Cammino di perfezione

Capitolo 15

Tratta del gran bene del non discolparsi, anche se si è incolpati senza motivo.

1. Mi riempie di confusione la virtù che sto per consigliarvi, perché avrei dovuto praticarla almeno un po’, mentre vi confesso di aver fatto in essa ben scarso progresso.

Mi sembra che non mi manchi mai un motivo per persuadermi che sia maggior virtù scusarmi.

A volte ciò è lecito e sarebbe male non farlo, ma io non ho discrezione – o, per meglio dire, umiltà – nel farlo quando occorre.

È davvero, infatti, un segno di grande umiltà tacere quando si è accusati ingiustamente, attenendosi strettamente all’esempio del Signore, che ha lavato tutte le nostre colpe.

Vi prego, pertanto, di applicarvi con grande impegno alla pratica di questa virtù che apporta grandi vantaggi; nessuno, invece, ne vedo dal cercare di scusarci delle nostre colpe, salvo in quei casi in cui non dire la verità potrebbe esser causa di sofferenza o di scandalo.

Tali casi potranno essere riconosciuti da chi ha maggiore discrezione di me.

2. Credo sia molto importante abituarsi a praticare questa virtù o adoperarsi per ottenere dal Signore la vera umiltà, che ne è l’origine.

Chi è veramente umile, infatti, deve desiderare sinceramente di non essere tenuto in alcun conto, di venire perseguitato e condannato senza colpa, anche in cose gravi, perché, se vuole imitare il Signore, in che cosa può farlo meglio che in questo?

Qui, infatti, non sono necessarie forze fisiche né aiuti di altri, se non di Dio.

3. Io vorrei, sorelle mie, che ci applicassimo molto e facessimo penitenze nella pratica di queste grandi virtù.

Quanto a penitenze eccessive, sapete ormai che io vigilo attentamente per impedire che facciate troppe penitenze, perché possono nuocere alla salute, se fatte senza discrezione.

Quanto alle virtù interiori, non c’è da aver timore perché esse, per grandi che siano, non indeboliscono il corpo così da impedirgli di osservare la Regola, mentre fortificano l’anima.

Cominciando a vincersi  in cose assai piccole ci si abituerà – come ho detto altre volte – a riportare la vittoria nelle grandi.

Di queste cose io non ho mai potuto fare la prova, perché non ho mai sentito dire tanto male di me da non riconoscere che era ancora poco.

Infatti, anche se mi accusavano falsamente di una cosa, io vedevo che avevo offeso Dio in tante altre, e mi sembrava che mi facessero già una grande carità nel passarle sotto silenzio.

Così provavo più piacere nel vedermi accusata di colpe inesistenti che di quelle reali.

4. È di grande aiuto in questo esercizio considerare i vantaggi che si acquistano per qualunque via e come, tutto sommato, non ci accusino mai senza motivo, perché siamo sempre piene di difetti.

Il giusto cade sette volte al giorno: sarebbe, quindi, una menzogna dire che siamo senza peccato.

Pertanto, anche se non ci riconosciamo colpevoli di quello di cui ci accusano, non siamo mai esenti del tutto da colpa come lo era il buon Gesù.

5. Oh, Signor mio! Quando penso ai vostri molti tormenti che per nessun motivo meritavate, non so che dire di me, né dove avevo il cervello quando non volevo patire, né dove ho la testa ora, quando mi discolpo.

Voi lo sapete, mio Bene, che se possiedo qualcosa di buono, non mi è venuto da altre mani che dalle vostre.

Ebbene, Signore, vi importa forse più donare molto che poco?

Se non mi date ascolto per il fatto che non lo merito, non meritavo nemmeno le grazie che mi avete elargite.

È possibile che io debba desiderare che si pensi bene di una creatura così cattiva come me, quando si è detto tanto male di voi, che siete il Bene supremo?

Non lo si può soffrire, mio Dio, non lo si può soffrire.

Io vorrei tanto che non lo soffriste neppure voi, non permettendo che nella vostra serva vi sia qualcosa di sgradito al vostro sguardo.

Considerate, dunque, Signore, che io sono cieca e mi contento di ben poco.

Datemi luce voi e fate che io desideri sinceramente di essere disprezzata da tutti, avendo abbandonato tante volte voi che mi avete amata con tanta fedeltà.

6. Che è questo, mio Dio? Che speriamo di guadagnare nel compiacere le creature?

Che importa se esse ci incolpano, quando siamo senza colpa di fronte al Signore?

Oh, sorelle mie, noi non arriveremo mai a capire questa verità e così non riusciremo mai a essere perfette, se non prendiamo l’abitudine di meditarci sopra e di riflettere su quello che è e su quello che non è.

Inoltre, quand’anche non ci fosse altro vantaggio che la confusione in cui resta la persona che vi avrà incolpato nel vedere che voi, pur essendo esenti da colpa, vi lasciate condannare, questo sarebbe già una gran cosa; un tale esempio eleva a volte un’anima più di dieci prediche.

Tutte, infatti, poiché l’Apostolo e la nostra incapacità ci vietano di predicare con le parole, dobbiamo cercare di farlo con le opere.

7. Non pensate mai che debba restare segreto il male o il bene che farete, per quanto stretta sia la vostra clausura.

Credete forse, figlie mie, che, se non vi discolpate, non ci sarà nessuno che prenda le vostre difese?

Ricordate come rispose il Signore in difesa della Maddalena nella casa del fariseo e quando Marta accusava la sorella.

Egli non userà con voi il rigore che ha usato con se stesso, perché quando permise che un ladrone alzasse la voce a difenderlo, stava ormai sulla croce.

Sua Maestà pertanto indurrà sempre qualcuno a muoversi in vostra difesa, e se non lo farà, vuol dire che non ce ne sarà bisogno.

Questo io l’ho visto per esperienza ed è la pura verità, anche se non vorrei che pensaste a ciò, ma che vi rallegraste d’essere accusate: il tempo mi sarà testimone del profitto che vedrete nella vostra anima.

Si comincia, infatti, a conquistare la libertà e non importa se si dice male di noi più di quanto importi che se ne dica bene, anzi sembra che questo non ci riguardi.

Come quando due persone stanno parlando, ma poiché non si rivolgono proprio a noi, non ci preoccupiamo di dar loro una risposta, così è in questo caso: presa l’abitudine di non dover rispondere, ci sembra che non si rivolgano a noi.

Ciò sembrerà impossibile a chi, come noi, è particolarmente suscettibile e poco propenso alla mortificazione.

Al principio è certamente difficile, ma io so che, con la grazia del Signore, si possono raggiungere questa libertà, questa abnegazione e questo distacco da noi stessi.

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