Cammino di perfezione

Capitolo 23

Tratta di quanto sia necessario, per chi ha cominciato il cammino dell’orazione, non tornare indietro, e insiste sull’importanza di procedere in esso con salda determinazione.

1. Dico, dunque, che è molto importante cominciare con ferma determinazione, per tante ragioni che, a dirle tutte, ci sarebbe da dilungarsi molto.

Ve ne voglio dire, sorelle, solo due o tre.

La prima è che, quando ci determiniamo a dedicare un po’ del nostro tempo ( non certo senza interesse, ma con enorme guadagno ) a chi tanto ci ha dato e ci dà di continuo, non è giusto non darglielo con assoluta generosità, ma solo come chi fa un prestito per riprendersi quello che ha dato.

Questo a me non sembra un dono.

Inoltre, colui al quale si è prestato qualcosa resta sempre un po’ dispiaciuto quando essa gli viene ripresa, specialmente se ne ha bisogno e se la riteneva già come sua, o se i due sono amici e se quello che gliel’ha prestata gli deve molte cose dategli senza alcun interesse.

A ragione, ciò gli sembrerà una grettezza e un segno di ben scarso affetto, se non vuol lasciargli in dono nemmeno una piccola cosa sua, non foss’altro come testimonianza d’amicizia.

2. Qual’è la sposa che, avendo ricevuto dal suo sposo molte gioie di valore, non gli dia almeno un anello, non per quel che vale, perché ormai tutto ciò che possiede gli appartiene, ma come pegno ch’ella sarà sua fino alla morte?

E merita forse meno questo nostro Signore perché ci prendiamo gioco di lui, prima dandogli e poi riprendendoci subito quel niente che gli abbiamo dato?

Almeno questo po’ di tempo che ci risolviamo a dedicargli – di tutto quello che sciupiamo per noi stesse o per chi non ce ne sarà grato –, visto che vogliamo darglielo, diamoglielo libere da ogni altro pensiero, staccate da preoccupazioni terrene, e con ferma decisione di non riprenderglielo mai più, nonostante le difficoltà, i contrasti o le aridità.

Consideriamo quel tempo come cosa non più nostra e pensiamo che ci può essere richiesto a buon diritto, se non vogliamo consacrarglielo interamente.

3. Dico interamente non nel senso che sia un riprendersi quanto abbiamo dato se tralasciamo l’orazione un giorno o anche più, a causa di legittime occupazioni o di una qualsiasi indisposizione.

Sia ben salda la volontà, perché il nostro Dio non è meticoloso, non bada a piccolezze.

Pertanto avrà di che esservi grato: qualcosa gli avete dato.

L’altro modo di agire va bene per chi non è generoso, anzi così avaro che non ha il coraggio di donare; è già molto che presti.

Comunque, faccia qualcosa, perché il Signore tiene conto di tutto e in tutto si adegua a ciò che desideriamo.

Nel tener conto di quel che facciamo non è affatto esigente, ma generoso: per quanto grande sia il nostro passivo, egli non esita a condonarlo.

È così attento a ricompensarci, che non abbiate a temere che un semplice levar d’occhi nel ricordo di lui resti senza premio.

4. Il secondo motivo è dato dal fatto che il demonio non ha mano libera di tentarci; teme molto le anime ben decise, perché sa per esperienza che lo pregiudicano moltissimo e che quanto egli ordisce a loro danno si converte a profitto di esse e d’altri, e ch’egli ne esce con perdita.

Ma non dobbiamo mai cessare di stare in guardia né fidarci troppo di questo, perché siamo in lotta con una genia di traditori che non osano, in generale, attaccare chi è vigilante, essendo assai vili; ma se si accorgono della nostra distrazione, possono recarci un gran danno.

E se vedono che qualcuno è incostante e non persevera nel bene, né ha la ferma decisione di farlo, non lo lasceranno in pace né giorno né notte; gli frapporranno paure e ostacoli a non finire.

Io lo so molto bene per esperienza; per questo ve ne posso parlare e vi dico che non c’è nessuno che sappia quanto ciò sia importante.

5. Il terzo motivo – di gran peso per l’argomento che trattiamo – è che allora si combatte con più coraggio.

Si sa ormai che qualunque cosa avvenga non si deve tornare indietro.

È come chi, impegnato in una battaglia, se sa che, una volta vinto, non gli sarà risparmiata la vita e che, se non muore nella mischia, dovrà morire subito dopo, combatte con maggiore accanimento e vuol vendere cara la pelle – come si dice – né teme troppo i colpi avversi, avendo presente l’importanza che ha per lui la vittoria, perché vincere equivale nel suo caso a vivere.

È, altresì, necessario cominciare con la sicurezza che, se non vogliamo lasciarci vincere, riusciremo vittoriosi; su questo non c’è il minimo dubbio: per quanto piccolo sia il guadagno che ne potremo ricavare, ci ritroveremo molto ricchi.

Non temete che il Signore, dopo averci chiamato a bere a questa fonte, ci lasci morire di sete.

Ve l’ho già detto e vorrei ripetervelo mille volte, perché il non conoscere bene la bontà del Signore per esperienza personale, anche se la si conosce per fede, rende le anime molto pavide.

È davvero un gran vantaggio aver fatto esperienza dell’amicizia e della dolcezza con cui tratta coloro che vanno per questo cammino, di cui paga, per così dire, tutte le spese.

6. Non mi meraviglio che coloro i quali non l’hanno provato esigano la sicurezza di un qualche interesse.

Ma voi già sapete che quest’interesse e del cento per uno fin da questa vita e che il Signore dice: Chiedete e vi sarà dato.

Se non credete a Sua Maestà, che ce lo assicura in vari passi del Vangelo, serve a poco, sorelle, che io mi rompa la testa a ripetervelo.

Dico, tuttavia, a chi avesse qualche dubbio, che non si perde nulla a farne la prova, perché ha questo di buono un tale viaggio: frutta più di quel che si chiede o che riusciremmo a desiderare.

Non c’è dubbio di sorta, io lo so, e posso portare la testimonianza di quelle fra voi che, per la bontà di Dio, ne hanno fatto esperienza.

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