Cammino di perfezione

Capitolo 25

Dice quanto bene riceva un’anima che fa con perfezione la preghiera vocale, e come avvenga talvolta che Dio la elevi da questa preghiera a favori soprannaturali.

1. E perché non crediate che si tragga poco profitto dal pregare vocalmente con perfezione, vi dico che, mentre state recitando il Pater noster o un’altra preghiera vocale, può darsi benissimo che il Signore vi elevi a contemplazione perfetta.

Sua Maestà fa vedere così che ascolta chi gli parla e gli rivela la sua grandezza sospendendogli l’intelletto, arrestandogli l’immaginazione, fermandogli – come si dice – le parole in bocca in modo che, anche se vuole, non può parlare se non a prezzo di grandi sforzi.

2. L’anima capisce che questo divino Maestro la sta istruendo senza rumore di parole, nella sospensione delle potenze che, altrimenti, se operassero, le sarebbero di danno piuttosto che di vantaggio; tali potenze godono senza sapere come godano.

L’anima va bruciando d’amore e non sa come ami; sa che gode di ciò che ama e non sa come ne goda.

Capisce chiaramente che non è un godimento di cui l’intelletto sarebbe mai riuscito ad avere il desiderio; la volontà l’accoglie senza sapere in che modo.

Quando arriva a capire qualcosa, vede che non è un bene da potersi meritare con tutte le sofferenze della terra.

È un dono del Signore della terra e del cielo che dona da par suo.

Questa, figlie mie, è contemplazione perfetta.

3. Da ciò capirete la differenza che c’è fra la contemplazione e l’orazione mentale, perché la seconda, ripeto, consiste nel pensare e intendere di che cosa parliamo, con chi parliamo e chi siamo noi che osiamo rivolgere la parola a un così gran Signore.

Considerare tutto questo e altre cose del genere, come, ad esempio, il poco che abbiamo fatto per lui e il molto che siamo obbligate a servirlo, è orazione mentale.

Non pensate ad astruserie di altro genere, né vi spaventi il suo nome.

Recitare il Pater noster, l’Ave Maria o ciò che vorrete, è orazione vocale.

Ma considerate un po’ che musica stonata sarà senza quella mentale: perfino le parole avranno spesso un suono discordante.

In queste due specie di orazione noi possiamo far qualcosa, con l’aiuto di Dio; nella contemplazione di cui ho parlato or ora, nulla; è Sua Maestà a far tutto; si tratta di opera sua che supera le nostre umane possibilità.

4. Siccome ho trattato della contemplazione a lungo, quanto meglio mi è stato possibile, nella relazione della mia vita che ho detto d’aver scritto per farla vedere ai miei confessori – i quali me l’avevano comandato –, non ne parlo qui se non sfiorando l’argomento.

Quelle tra voi che avranno la grazia di essere elevate dal Signore allo stato di contemplazione vi troveranno alcuni argomenti e consigli che il Signore mi ha concesso di riuscire a esporre, dai quali potranno ricevere conforto e profitto.

Questo è il mio parere e anche quello di alcune persone che hanno visto questo libro e che lo stimano degno di attenzione.

Che vergogna per me esortarvi a tenere in considerazione una cosa di cui io sono l’autrice!

Il Signore sa con quale confusione scrivo gran parte di queste pagine.

Sia egli benedetto, per il fatto di sopportarmi tanto!

Quelle che – ripeto – sperimentassero l’orazione soprannaturale, cerchino di avere quel libro dopo la mia morte; le altre non hanno motivo di leggerlo.

Si sforzino solo di mettere in pratica ciò che ho detto in questo.

Lascino fare al Signore, che è colui al quale spetta concedere un simile dono.

Egli non ve lo negherà se non vi arrestate nel cammino, ma vi sforzate di arrivare alla fine.

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