Cammino di perfezione

Capitolo 27

Tratta del grande amore che il Signore ci ha dimostrato con le prime parole del Pater noster e di quanto importi non fare alcun conto della propria discendenza, se vogliamo essere vere figlie di Dio.

1. Padre nostro che sei nei cieli.

Oh mio Signore, come si vede bene che siete Padre di un tal Figlio e che vostro Figlio è Figlio di un tal Padre!

Siate benedetto per sempre nei secoli!

Non bastava, Signore, che ci accordaste di chiamarvi nostro Padre alla fine della preghiera?

Ma voi fin dal principio ci riempite le mani, concedendoci un tale dono, per il quale il nostro intelletto dovrebbe sentirsi così colmo di grazia e la nostra volontà così impegnata da renderci impossibile pronunciare parola.

Oh, figlie mie, come verrebbe bene qui trattare della contemplazione perfetta!

Oh, come sarebbe conveniente che l’anima si raccogliesse in sé per meglio elevarsi al di sopra di se stessa, affinché questo santo Figlio le spiegasse cosa sia il luogo dove dice abita suo Padre, che è nei cieli!

Liberiamoci dalla terra, figlie mie, perché, dopo aver conosciuto l’eccellenza di un tale dono, non è giusto tenerlo in così poco conto da restare ancora in questo mondo.

2. Oh, Figlio di Dio e mio Signore, come potete darci, sin dalla prima parola, tanto bene?

Dopo esservi umiliato a tal punto di unirvi a noi nelle nostre richieste e farvi fratello di creature così povere e miserabili, come ci date in nome di vostro Padre tutto ciò che si può dare, volendo che ci abbia per figli?

E siccome la vostra parola non può venire meno, voi lo obbligate ad adempierla, il che non è cosa di poco peso, perché, essendo Padre, ci deve sopportare, per quanto gravi siano le nostre offese; perdonarci quando ritorniamo a lui, come il figliuol prodigo; consolarci nelle nostre sofferenze; procurarci di che vivere come si conviene a tal Padre, che è necessariamente migliore di tutti i padri del mondo, perché in lui non può esserci se non l’assoluta perfezione; e, infine, renderci partecipi e coeredi con voi.

3. O Signore, se voi, per l’amore che ci portate e per la vostra umiltà, non indietreggiate di fronte a nessun ostacolo …, quanto più, Signore, se, essendo disceso sulla terra ed essendovi rivestito della nostra carne, con l’assumere la nostra natura, sembra che in un certo qual modo siate obbligato a soccorrerci.

È giusto, poi, che vi prendiate cura dell’onore di vostro Padre, che, come voi dite, abita nei cieli.

Se voi vi siete votato a subire il disonore per amor nostro, lasciate libero vostro Padre: non lo obbligate a tanto per gente così miserabile come me, che gliene sarà ben poco riconoscente.

4. Oh, buon Gesù! Come avete chiaramente dimostrato che siete una cosa sola con lui e che la vostra volontà è la sua, e la sua è la vostra!

Quale chiara testimonianza!

Quanto è grande l’amore che nutrite per noi!

Avete fatto ricorso a ogni raggiro per nascondere al demonio di essere Figlio di Dio e, animato come siete dall’immenso desiderio del nostro bene, non c’è ostacolo che non superiate per farci intendere una verità così grande.

Chi poteva far questo se non voi, Signore?

Io non so come, con questa parola, il demonio non abbia compreso chi eravate, senza il minimo dubbio.

Almeno io vedo chiaramente, Gesù mio, che voi avete parlato, come Figlio prediletto, per voi e per noi e che avete la potenza di ottenere che si faccia in cielo quanto avete detto sulla terra.

Siate benedetto per sempre, Signor mio, così amante di dare, che nessun ostacolo può esservi d’impedimento.

5. Ebbene, figlie mie, non vi sembra un buon Maestro chi, per impegnarci a ad apprendere ciò che c’insegna, comincia col farci un così gran dono?

Vi sembra ora, dunque, che sia giusto, pronunciando con le labbra questa parola, non tralasciare di applicarvi anche la mente, tanto che il nostro cuore [ non ] si spezzi nel vedere un tale amore?

Qual è, infatti, in questo mondo il figlio che non cerchi di conoscere suo padre, quando sa che è buono, pieno di tanta maestà e di potenza?

Se non fosse così, non mi stupirei che non volessimo riconoscerci per figli suoi, perché il mondo è tale che, se il padre si trova in uno stato inferiore a quello del figlio, a lui sembra un disonore riconoscerlo per padre.

6. Questo no succede qui.

Dio voglia che nella nostra casa non ci siano mai simili sentimenti: sarebbe un inferno.

Al contrario, quella che è di più nobile famiglia abbia meno di ogni altra il nome di suo padre sulla bocca, perché tutte qui devono essere uguali.

Oh, collegio di Cristo, in cui, per volontà del Signore, aveva più autorità san Pietro, pur essendo un pescatore, che san Bartolomeo, che era figlio di re; Sua Maestà sapeva ciò che doveva accadere nel mondo, dove non si fa altro che discutere chi sia di miglior pasta, e se servirà per far mattoni o muri.

Dio mio, quanto ci diamo da fare!

Dio vi liberi, sorelle, da discussioni di tal genere, anche se fatte per scherzo; io spero che Sua Maestà vi concederà questa grazia.

Se qualcosa di simile si notasse in qualcuna di voi, vi si ponga subito rimedio, ed ella tema di essere come Giuda fra gli Apostoli; le vengano imposte penitenze fino a che capisca che non meritava d’essere tra voi neppure come la terra più vile.

Avete un buon Padre, che vi è dato dal buon Gesù; non riconoscetene altro qui con il quale intrattenervi; procurate, piuttosto, figlie mie, di essere tali da meritare di godere di lui e di gettarvi nelle sue braccia.

Ormai sapete che non vi allontanerà da sé se sarete buone figlie.

Chi, dunque, non farà di tutto per non perdere un tal Padre?

7. Oh, mio Dio, quanti motivi di consolazione ci sarebbero qui da esporre!

Ma per non dilungarmi troppo, voglio lasciare tali pensieri alla vostra intuizione.

Per quanto bizzarra possa essere la vostra immaginazione, fra un tal Figlio e un tal Padre dev’esserci sempre lo Spirito santo.

Che egli intervenga e infiammi i vostri cuori e li incateni col suo ardentissimo amore, se non basta a tal fine la considerazione di un così grande interesse!

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