Cammino di perfezione

Capitolo 39

Prosegue sul medesimo argomento; dà consigli su tentazioni di vario genere e indica due mezzi per potersene liberare.

1. Guardatevi inoltre, figlie mie, da certe umiltà ispirate dal demonio che destano grande inquietudine per la gravità dei nostri peccati.

Egli suole opprimere con esse in vari modi, fino ad allontanare le anime dalla comunione e dal praticare l’orazione per conto proprio ( non essendone degne, suggerisce loro il demonio ).

Pertanto, quando si apprestano a ricevere il santissimo Sacramento, il tempo in cui avrebbero dovuto giovarsi delle grazie se ne va nell’indagare se si sono preparate bene o no alla comunione.

Lo scrupolo giunge a tali estremi che fa pensare all’anima di essere, a causa della sua indegnità, così abbandonata da Dio da mettere quasi in dubbio la sua misericordia.

Tutto quello di cui si occupa le sembra un pericolo, come le sembra senza alcun frutto tutto ciò che compie per servire il Signore, per apprezzabile che sia.

Le viene uno scoraggiamento da farle cadere le braccia, sentendosi impotente per qualunque opera buona, perché quel che è un bene in altri, le appare un male in se stessa.

2. State ora molto attente, figlie mie, a quello che vi dirò.

Può infatti talvolta essere umiltà e virtù il ritenervi tanto misere, e altre volte una grave tentazione.

Siccome io ci sono passata, la conosco.

L’umiltà non inquieta né turba né agita l’anima, per quanto grande essa sia, ma è accompagnata da pace, gioia e serenità.

Anche se, vedendo la propria miseria, l’anima intende chiaramente che merita di stare nell’inferno, se ne affligge, le sembra che a buon diritto tutti dovrebbero detestarla e non osa quasi invocare misericordia.

Ma se è vera umiltà, questa pena è accompagnata da una dolcezza intima e da una gioia tale che non vorremmo vederci privi di essa.

Non agita né opprime l’anima, anzi la dilata e la rende capace di servire meglio Dio.

L’umiltà proveniente dal demonio, invece, turba, agita, sconvolge tutta l’anima ed è causa di molta amarezza.

Credo che il demonio voglia farci credere di possedere l’umiltà per farci in cambio perdere, potendolo, la fiducia in Dio.

3. Quando vi troverete in questo stato, fate il possibile per distogliere il pensiero dalla vostra miseria e riponetelo nella misericordia di Dio, nel suo grande amore e in ciò che ha sofferto per noi.

Se è tentazione, non potrete farlo, perché il demonio non lascerà riposare il vostro pensiero, né applicarlo se non a cose che vi daranno maggior tormento; sarà già molto se riconoscerete che si tratta d’una tentazione.

Così è delle penitenze eccessive, di cui il demonio si serve per farci credere che siamo più penitenti di altre e che facciamo qualcosa di meritorio.

Se vi applicherete ad esse all’insaputa del confessore o della priora o se, essendovi stato ordinato di non farle, non le abbandonerete, è un’evidente tentazione.

Cercate – anche se debba procurarvi maggior pena – di ubbidire, perché in ciò vi è maggiore perfezione.

4. Un’altra tentazione assai pericolosa consiste in una certa sicurezza nel credere che in nessun modo potremo tornare agli stessi errori passati e ai piaceri del mondo e dire: « Ormai l’ho capito e so che tutto finisce e mi danno più piacere le cose di Dio ».

Questa tentazione, se si verifica al principio, è molto dannosa, perché con tale sicurezza non c’importa nulla esporci di nuovo a occasioni, ci cadiamo in pieno, e piaccia a Dio che la ricaduta non sia molto peggiore della caduta!

Infatti il demonio, se vede che l’anima può nuocergli e giovare alle altre, mette in opera tutte le sue risorse perché non si rialzi.

Così, per quante gioie e pegni d’amore il Signore vi dia, non sentitevi mai tanto sicure da non aver più paura di poter tornare a cadere e da non fuggirne le occasioni.

5. Procurate sempre di parlare di queste grazie e di queste gioie a chi vi può illuminare, senza nascondere nulla, e abbiate l’avvertenza, per quanto elevata sia la contemplazione, di cominciare e finire l’orazione con la conoscenza di voi stesse.

E se l’orazione viene da Dio, vostro malgrado e senza bisogno di tale avviso, lo farete anche più volte perché, in questo caso, essa porta con sé l’umiltà e ci lascia sempre più aperte a capire il poco che noi siamo.

Non voglio indugiarmi oltre, perché troverete molti libri su questi consigli.

Se ne ho parlato, è perché ci sono passata anch’io e molte volte mi sono vista in difficoltà.

Ma tutto quanto si può dire non serve a dare una completa sicurezza.

6. Allora, eterno Padre, che cosa dobbiamo fare se non ricorrere a voi e supplicarvi perché i nostri nemici non c’inducano in tentazione?

Gli attacchi aperti vengano pure, perché con il vostro aiuto potremo liberarcene più facilmente, ma tali insidie chi potrà scoprirle, mio Dio?

Abbiamo sempre bisogno d’invocare il vostro aiuto.

Diteci, Signore, qualche parola che possa illuminarci e rassicurarci.

Sapete bene che i più non seguono questo cammino e, se si deve percorrerlo con tante paure, saranno ancora meno quelli disposti ad intraprenderlo.

7. È una cosa strana, quasi che il demonio non tentasse anche coloro che non seguono il cammino dell’orazione, che tutti si meraviglino maggiormente nel vedere in inganno una sola anima di quelle che sono pervenute a un certo grado di perfezione, che non di centomila irretite pubblicamente in inganni e in peccati, e circa le quali non c’è da investigare se quel che fanno è buono o cattivo, perché si vede, mille miglia lontano, che sono in potere di Satana.

In verità, il mondo ha ragione, essendo talmente pochi quelli che il demonio riesce ad ingannare fra coloro che recitano il Pater noster, nel modo in cui abbiamo detto, che il fatto desta meraviglia come cosa nuova e insolita.

È infatti proprio di noi mortali passar sopra a ciò che si vede di continuo e meravigliarci molto di ciò che avviene raramente o quasi mai.

E sono gli stessi demoni a suscitare tale meraviglia, indotti dal loro interesse, perché perdono molte anime, per una che pervenga alla perfezione.

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