Weil

Simone ...

Filosofa e pensatrice religiosa francese ( Parigi 1909 - Ashford, Kent, 1943 ).

Di famiglia ebrea laica, allieva del filosofo Alain, fu professoressa di filosofia al liceo e operaia alle officine Renault, svolse lavoro agricolo, animò circoli di sindacalisti e riviste di intellettuali, si battè a fianco dei disoccupati, fiancheggiando il movimento anarco-sindacalista.

Pacifista, durante la seconda guerra mondiale ruppe però con il pacifismo francese favorevole al governo collaborazionista di Vichy ed entrò in "France Combattante" per appoggiare la lotta attiva contro i tedeschi.

Soggiornò a Marsiglia, a New York, con i genitori che cercavano riparo dalle persecuzioni antiebraiche, e infine a Londra, gravata interiormente dal rimorso di non poter essere in prima linea; morì nel sanatorio di Ashford.

Figura straordinaria di donna e filosofa, vita e pensiero formano nella sua esistenza un nucleo indissolubile.

La sua eccezionalità possiede tratti quasi esemplari per l'attenzione agli altri, l'autocoscienza e il senso di responsabilità, per l'ansia di essere presente nelle situazioni più gravi a fianco dei sofferenti, per la radicale vocazione all'universalità e all'assoluto.

Questi elementi di coraggio, dedizione totale e oblio di sé, proprio perché vissuti sino all'esasperazione, le comportarono non soltanto una tensione autodistruttiva, ma spesso anche irritazione e repulsione dagli altri.

La scelta esistenziale e filosofica di essere presente si sposa nella sua vita e parla nei suoi scritti con una forte esperienza del soprannaturale, mentre questa radice mistica nell'assoluto si accompagna in tutta la vita della Weil con lo sradicamento.

La formazione e la pratica della sua intellettualità furono perennemente aperte e multiformi, sprofondate deliberatamente nell'esperienza della sofferenza e del contatto personale con Dio.

In tutti i suoi scritti, da La Grecia e le intuizioni precristiane ai Quaderni, da La prima radice a L'ombra e la grazia, da Oppressione e libertà ad Attesa di Dio, è presente la ricerca del "punto d'intersezione del cristianesimo e di tutto quanto non è esso".

Tese a ritrovare la misteriosa congiunzione del Vangelo con tradizioni millenarie di popoli quali l'India, la Persia, l'Egitto, la Grecia: "Ogniqualvolta un uomo ha invocato con cuore puro Osiride, Dioniso, Krishna, Buddha, il Tao ecc., il Figlio di Dio ha risposto inviando lo Spirito Santo.

E lo Spirito Santo ha agito sulla sua anima, non impegnandolo ad abbandonare la sua tradizione religiosa, ma dandogli luce - e nel migliore dei casi la pienezza della luce - all'interno di tale tradizione".

Insieme si sentì perennemente attratta, quasi per desiderio di assimilazione, da Cristo: "Ogni volta che penso alla passione del Cristo - o alla crocifissione -, commetto il peccato d'invidia".

Eppure avvertì con dolorosa acutezza di non poter appartenere alla Chiesa visibile e istituzionalizzata, di dover cercare la confluenza, l'oscillazione, la possibile sutura di paganesimo e cattolicesimo, di non poter che essere "pecora fuori dal gregge, per testimoniare che l'amore del Cristo è essenzialmente tutta un'altra cosa".