Ammirazione

Indice Spiritualità

Dizionario

1) Contemplazione estatica, venerazione: essere, stare in a. di qualcuno, di qualcosa.

2) Sentimento di profonda stima che coinvolge emotivamente

Sinonimo: considerazione, rispetto: suscitare, provare, esprimere a.


L'etimologia

Il termine in questione deriva dal latino admiratio/admirari, e rimanda alla parola mirus, cioè meraviglioso, mirabile.

È un guardare con meraviglia colui che, per sostanza morale, atteggiamenti di vita, successo professionale …, desta, appunto, la nostra ammirazione.

L'ammirazione: quella forza, quasi irresistibile

Persino persone che, alle volte, non conosciamo nemmeno.

Quando ammiriamo qualcuno, sentiamo un miscuglio di attrazione e devozione.

L'ammirazione porta allo stupore e al riconoscimento di qualità che, qualche volta, possiamo addirittura estremizzare troppo.

Si tratta di un sentimento che non sempre si comporta allo stesso modo.

Per esempio, non è la stessa cosa ammirare un maestro o una star del cinema.

C'è chi vede nell'ammirazione una sorta di invidia mascherata, un tentativo spontaneo di cercare in noi un riflesso di ciò che ci piace dell'altra persona.

Come dicevamo poco fa, il modo in cui ammiriamo qualcuno non è sempre lo stesso.

Quando sentiamo ammirazione per qualcuno che conosciamo e che fa parte della nostra vita, questa può essere anche un atto di riconoscenza nei confronti dell'appoggio che ci ha dato o, per esempio, di ciò che ci ha insegnato, come nel caso di un maestro, amico o familiare.

Possiamo anche ammirare una persona perché ci piace il suo carattere, la sua personalità, il suo modo di pensare o di vedere la vita, di affrontare le difficoltà della vita o per il suo aspetto fisico.

Possiamo provare ammirazione per qualcuno che fa il nostro stesso lavoro e che consideriamo un esempio da seguire, un modello che ci spinge ad imparare da lui o lei.

In questo senso, l'ammirazione diventa una sorta di riconoscimento dell'esistenza, in quella persona, di qualità o virtù importanti per noi.

Quell'individuo diventa un punto di riferimento, un modello che ci stimola a sforzarci e migliorarci.

Quando ammiriamo uno sconosciuto

Quando invece ammiriamo qualcuno che non conosciamo, di solito gli attribuiamo delle qualità che non sempre corrispondono alla realtà e che, a volte, arriviamo persino a idealizzare.

In questo senso, possiamo ammirare un attore o un cantante famoso per la loro popolarità o per la vita che immaginiamo abbiano.

C'è chi pensa che anche l'innamoramento porti con sé una certa dose di ammirazione nei confronti dell'altra persona.

Ci sono persone, per esempio, che sviluppano questo sentimento grazie ai valori che certe persone rappresentano, e che noi tutti riconosciamo come positivi.

Per esempio, Ghandi o Nelson Mandela sono due personaggi che grazie alla loro lotta pacifica e perseveranza hanno ottenuto trasformazioni molto positive nel mondo.

Anche il mistero che circonda la natura può suscitare ammirazione: un tramonto, un fenomeno astronomico o un paesaggio mozzafiato possono far nascere in noi dei sentimenti di ammirazione e sorprenderci.

Lo stesso Aristotele sosteneva che la filosofia fosse nata dall'ammirazione, perché l'uomo si è reso conto che il mondo intorno a lui era governato da leggi razionali più grandi di noi.

Ammirazione e schiavitù

Se potessimo sintetizzare con una sola parola il moto delle anime che accorrevano a Gesù, quella parola sarebbe "ammirazione".

Infatti, dopo la narrazione degli innumerevoli prodigi – miracoli di guarigione, risurrezioni, esorcismi, ecc. –, gli evangelisti insistono nel rivelare lo stato generale di stupore:

"Tutta la folla, al vederlo, fu presa da meraviglia",

"E tutti furono stupiti per la grandezza di Dio", o ancora,

"Tutti erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca" ( cfr. Mc 9,15; Lc 4,22 ).

Ma qual era la ragione di tanto incanto?

L'ammirazione nasce quando l'anima, a partire dagli effetti, desidera riconoscere la causa.

È la porta di ogni percorso metafisico, ossia, il primo sguardo dell'intelligenza, come ci indica l'origine stessa della parola: "volgere gli occhi a" ( ad + mirar ).

Se infatti un bel panorama ci incanta tanto, che dire dello sguardo divino del Redentore?

Come sappiamo, però, molti – come Giuda – negarono questo santissimo sguardo, preferendo la cecità dell'anima ai raggi del Sole di Giustizia.

La Madonna, al contrario, è stata l'archetipo delle anime ammirative:

nell'Annunciazione si è fatta "schiava del Signore" perché il Salvatore ha guardato alla sua umiltà ( Lc 1,38 ),

nella Visitazione il suo spirito ha esultato in Dio ( cfr. Lc 1,47 )

e nella Nascita di Gesù Ella ha potuto finalmente glorificare, insieme agli Angeli, la causa stessa dell'ammirazione.

Tra queste tre mozioni dell'anima di Maria – cioè la schiavitù, l'esultanza e la glorificazione di Dio – la prima è forse la più cruciale.

Infatti, nell'attitudine di schiavitù già si trovava in germe la sua obbedienza impareggiabile, il suo intimo amore per il Figlio e, infine, la consegna incondizionata ai disegni della Provvidenza, cioè a ciò che da sempre la Trinità aveva previsto ( "visto prima" ) per Lei.

La storia dei Santi, in particolare dei fondatori, non è altro che lo specchio di questa ammirazione primeva e della conseguente attitudine di schiavitù.

Infatti, fu sotto questo influsso che Mauro obbedì al suo padre spirituale Benedetto per salvare Placido.

Fu per contemplare le piaghe del Poverello che una schiera di anime si unì a Francesco, l' "altro Cristo crocifisso".

Fu quasi a prima vista che Don Bosco rimase ammirato dall'innocenza di Domenico Savio, dicendogli affettuosamente che era di "stoffa buona" ( dinanzi alla madre che era sarta ).

E la risposta del giovane sbocciò come in un flash: "Io sono la stoffa; lei sia il sarto che preparerà un bell'abito per il Signore"!


Tutti sono ammirati di Gesù, un uomo che parla con autorità, che guarisce gli infermi, che ha potere sui demoni.

Eppure questa ammirazione si rivela un sentimento incapace di andare in profondità.

Infatti il bene compiuto da Gesù costa, ha un prezzo da pagare: il prezzo del dono di sé, di tutta la sua vita.

La salvezza operata da Gesù è ammirevole e attraente proprio perché è vera.

Ma questo significa che oltre al miracolo che appare dobbiamo saper accogliere il peso da portare, il peso della croce, della fatica dell'amare, del dolore che costa donare tutta la propria vita per gli altri.

E tutti furono stupiti per la grandezza di Dio Lc 9,43-45

Concilio Ecumenico Vaticano II

La facoltà dell'…, fa parte dello scopo della cultura che mira alla perfezione totale dell'uomo GS 59

Catechismo della Chiesa Cattolica

Tali scoperte ci invitano ad una sempre maggiore ammirazione per la grandezza del Creatore 283