Assolutismo

Dizionario

1) Sistema politico in cui i poteri legislativo, esecutivo e giudiziario sono concentrati nella persona del sovrano

Sinonimo: dispotismo, tirannide

2) fig. Autoritarismo

Carattere o atteggiamento d'intransigenza, proprio di chi pensa e agisce o vuole imporre la sua volontà e le sue decisioni senza accettare opposizioni o limitazioni.


Regime politico che riconosceva al sovrano poteri non conferiti da alcuno, ma acquisiti per diritto divino, e quindi praticamente illimitati; in tempi moderni il termine è passato a designare qualsiasi forma di potere dittatoriale.

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Assolutismo deriva da "assoluto", forma in disuso del participio passato del verbo "assolvere" ( termine di origine latina composto da ab, "da", e solvere, "sciogliere", ovvero "sciogliere da", "liberare da qualsiasi legame" ).

L'assolutismo è quella forma politica in cui il sovrano non ha alcun limite al suo potere ( "è libero da qualsiasi legame" ) e può decidere in completa libertà dei suoi sudditi.

La forma di stato assolutista è caratterizzata da un governo che non è sottoposto a nessuna procedura di controllo politica o giudiziaria, nello stato assolutista tutto è alla mercé della volontà del sovrano.

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Quando si parla di Assolutismo o di periodo dell'assolutismo si fa riferimento ad una fase della storia europea continentale in cui il sovrano è considerato il fulcro dello Stato, con un potere centralizzato che può esercitare liberamente.

Cosa significa Assolutismo?

La parola "assoluto" deriva dal latino ab solutus, ovvero sciolto.

Dire che un monarca è assoluto significa dire che è sciolto, slegato dalle leggi del diritto positivo, cioè le leggi degli uomini.

Il sovrano assoluto non doveva sottostare alle leggi dello Stato, solo a quelle di Dio.

Generalmente l'Assolutismo si fa risalire al regno di Luigi XIV ( 1660-1715 ), detto il Re Sole, e termina invece con la Rivoluzione Francese, 1798.

Queste date non vanno intese come termini definitivi, ma come punti di riferimento entro cui sul suolo europeo si è costruito un nuovo modello di Stato, lo Stato Assoluto.

Il termine "Assolutismo" però non è contemporaneo al fenomeno ma fu creato nel Settecento e diventò popolare nell'Ottocento per indicare i sistemi di governo precedenti alla Rivoluzione Francese.

In origine aveva un'accezione negativa, che interpretava l'Assolutismo come un dominio arbitrario e incontrastato del re.

In realtà la teoria assolutistica è più complessa di così e vede sì il re al centro dello Stato, ma non per questo libero di agire a proprio piacimento.

Cosa c'era prima dell'Assolutismo?

Oggigiorno, nell'immaginario comune, siamo abituati a pensare al potere del re come un potere centralizzato: il sovrano è colui che ha il potere di decidere le leggi, di disporre della vita e della morte dei suoi sudditi, di comandare l'esercito e così via.

In realtà questa visione è falsata, soprattutto se facciamo riferimento ai sovrani medievali o della prima età moderna.

Il concetto stesso di monarca, e del suo ruolo, era diverso da come è generalmente immaginato.

Per questo la teorizzazione e poi la messa in pratica dell'Assolutismo rappresentano un elemento di novità.

Lo Stato premoderno era costituito da una pluralità di attori che dialogavano tra loro e scendevano a compromessi.

Il ruolo del sovrano in questo contesto non era di fare nuove leggi secondo un progetto che voleva portare avanti, ma giudicare secondo un diritto già stabilito.

Dobbiamo calarci in una realtà fortemente gerarchica e strutturata, in cui la prima cosa da rispettare è l'ordine naturale e farlo rispettare è compito del sovrano.

Per citare Bartolo da Sassoferrato, un famoso giurista del XIV secolo: "Iurisdictio et potestas idem sunt".

Un altro elemento che la nostra immagine falsata trascura è la rappresentatività.

Ovviamente non dobbiamo intenderla nel senso contemporaneo, ma il sovrano doveva confrontarsi con delle assemblee rappresentative, cetuali o territoriali.

Queste non si esprimevano sull'interesse generale, ma solo sul loro interesse.

Lo stesso potere centrale si legittimava provvedendo a dare ad ognuno ciò che gli spettava, secondo il sopracitato ordine naturale.

Verso l'Assolutismo

Con il tempo l'equilibrio di poteri tendeva a favorire sempre più il monarca.

In particolare, un passaggio importante si ha quando le assemblee cetuali, e questo accade un po' in tutte le monarchie, acconsentono ad un'imposta militare permanente pretesa dal re e svincolata dal controllo delle assemblee.

Che significa?

Che il re ha il controllo di una forza armata ordinaria con cui può imporre la sua autorità.

Ricordiamo che per Max Weber ( 1864-1920 ) lo Stato si caratterizza per avere il monopolio legittimo della coercizione fisica, cioè della violenza.

Quindi il potere nelle mani del re si avvicina sempre più al potere proprio di uno Stato.

Chi sono i teorici dello Stato assoluto?

I principali teorici dell'assolutismo sono Jean Bodin ( 1529-1596 ) e Thomas Hobbes ( 1588-1679 ), le cui opere maggiori, in cui affrontano l'argomento, sono rispettivamente I sei libri dello Stato e Il Leviatano.

Bisogna innanzitutto contestualizzare questi autori, che vivono nel periodo di rottura della cristianità occidentale, dopo la Riforma di Lutero e tutto ciò che ne consegue, guerre di religione comprese.

In questo clima di scontri e intolleranza il ruolo del sovrano diventa sempre più centrale per gestire la situazione emergenziale.

Secondo Bodin: « Chi è sovrano, insomma non deve essere in alcun modo soggetto al comando altrui, e deve poter dare la legge ai sudditi, e cancellare o annullare le parole inutili in essa per sostituirne altre, cosa che non può fare chi è soggetto a leggi o a persone che esercitano potere su di lui »

Il sovrano è l'unico interprete della legge, a cui non è soggetto.

Ma ciò non significa che la sua volontà sia legge.

Si deve sempre attenere alla legge naturale e alla volontà di Dio, a cui invece è soggetto.

Neanche il re può fare ciò che vuole ma deve rispettare le "leggi fondamentali" ovvero il diritto consuetudinario, ad esempio non è in suo potere alienare i beni di Stato.

Hobbes compie, poi, un altro passo avanti.

Da lui in poi si inizia a considerare il potere non più come qualcosa che discende da Dio, ma come frutto di un accordo tra uomini, di un patto.

Molti aspetti della vita sociale vengono riletti come costruzioni umane, non naturali, e quindi "artificiali".

Lo stato naturale dell'uomo per Hobbes è uno stato di conflittualità e pericolo, riassunto nella famosa frase: homo homini lupus, "ogni uomo è lupo per l'altro uomo".

Per proteggersi gli uomini hanno quindi dato potere al Sovrano e si sono sottomessi a lui.

Questa forma di protezione scelta dall'uomo, non più per causa divina, è la giustificazione dell'Assolutismo.

L'Assolutismo e Luigi XIV

Tra la seconda metà del Seicento e i primi decenni del Settecento si può notare nei sovrani europei una spinta accentratrice che cerca di concretizzare l'Assolutismo.

Il tentativo più riuscito è quello di Luigi XIV, tanto da essere considerato il simbolo dell'Assolutismo.

Le politiche portate avanti dal Re Sole miravano ad accentrare nelle sue mani il controllo della burocrazia e dell'esercito, due aspetti che sono molto importanti per la gestione di uno Stato.

Il fatto che un re si interessasse delle questioni di governo, anzi, che governasse egli stesso, era qualcosa di nuovo, diverso dal modo di procedere dei re precedenti, che di solito delegavano ai primi ministri.

Così si spiega il grande potere di Stato affidato fino ad allora a personaggi come Richelieu o Mazzarino.

Un altro fronte importante per rimarcare la superiorità del potere regio era quello ecclesiastico.

Come già accennato la questione religiosa non era solo un problema personale, ma collettivo.

La religiosità in età moderna era molto più pubblica di oggi: aderire ad una religione significava appartenere ad un gruppo sociale diverso da un altro, spesso visto come gruppo rivale.

In questo clima astioso Luigi XIV cercò di unificare il culto cattolico combattendo il giansenismo e gli Ugonotti.

Versailles: Simbolo dell'Assolutismo

La sfarzosa Reggia di Versailles rappresenta in concreto il potere raggiunto da Luigi XIV.

Il Re Sole mise appunto una complicata etichetta di corte, ben studiata da Norbert Elias nel libro La società di corte, che serviva proprio a presentarsi come il fulcro attorno al quale ruotava non solo la corte regia, ma lo Stato stesso.

Anzitutto costringendo i nobili a spostarsi nella Reggia con lui indeboliva il loro potere: per avere una posizione non potevano trovarsi nei luoghi che amministravano.

Inoltre, erano in competizione tra loro per ricevere i favori e l'approvazione del re.

Quelli che potevano sembrare frivoli cerimoniali di corte erano in realtà il modo di Luigi XIV di tenere in mano la nobiltà, il suo primo rivale nella gestione dello Stato.

Anche se probabilmente mai pronunciata, la celebre frase attribuita a lui "Lo Stato sono io" riassume bene ciò che Luigi XIV ha compiuto politicamente e Versailles era al contempo lo strumento e il simbolo di questo potere assoluto.

Il Settecento e l'Illuminismo

Nel Settecento, quasi paradossalmente, l'Assolutismo raggiunge la sua maturità.

Durante il XVIII secolo si forma e si diffonde una nuova corrente culturale: l'Illuminismo, fondato sul primato culturale della ragione.

Gli illuministi si scagliavano contro i privilegi di nascita, di status e il pregiudizio religioso, cioè la superstizione.

In campo politico l'Illuminismo criticava aspramente il regime tradizionale chiedendo un rinnovamento radicale delle istituzioni, a partire del sistema dell'Assolutismo.

Uno dei bersagli preferiti della critica illuministica era il ceto nobiliare.

Così come aveva fatto Luigi XIV, anche altri sovrani esautorarono i nobili dal portare avanti una propria politica indipendente, in questo modo però la nobiltà era diventata un peso per la società.

Viveva nel lusso senza però partecipare al miglioramento della società, alimentando così un sistema di privilegi e sfruttamento.

Cos'è l'Assolutismo illuminato?

Tradizionalmente si indicava la seconda fase dell'Assolutismo come "dispotismo illuminato", espressione usata in particolare dalla storiografia Ottocentesca.

Oggi si tende a preferire "assolutismo illuminato", per evitare la contraddittorietà che il termine "despotismo" solleva, dato che, come si è già detto, non si può parlare di un potere totale e volubile del sovrano.

I sovrani vengono incontro alle istanze dell'Illuminismo, attuando una serie di riforme volte a modernizzare lo Stato.

Il sistema di riforme aveva tra gli obiettivi principali ridurre i privilegi del clero e della nobiltà, così come eliminare i residui di particolarismi feudali.

Tra gli studiosi alcuni hanno parlato di un uso strumentale dell'Illuminismo da parte dei sovrani per indebolire la nobiltà e il clero e accentrare il potere, altri invece, hanno visto nell'Illuminismo un supporto ideologico per le riforme assolutistiche.

Comunque sia grandi sovrani illuminati come Caterina II di Russia, Federico II in Prussia, Maria Teresa d'Asburgo, Pietro Leopoldo in Toscana promossero riforme per rafforzare lo Stato.

In particolar modo si affermò il giurisdizionalismo, ovvero quella dottrina politica che affermava la superiorità del potere statale su quello ecclesiastico.

Un'altra tendenza trasversale era quella di modernizzare e accentrare la burocrazia.

I sovrani illuminati migliorarono l'istruzione pubblica ed il regime fiscale, estendendo le tasse e iniziando ad istituire i primi catasti.

Anche se tali riforme migliorarono le condizioni di vita dei sudditi, questi erano sempre soggetti all'autorità del sovrano, che emanava sì le riforme ma in modo paternalistico.

Anche se il potere regio non aveva più un'aura di sacralità i provvedimenti erano comunque considerati quelli di un padre di famiglia che si prende cura dei propri figli.

Quando finì l'Assolutismo?

Le riforme dei sovrani illuminati non bastarono però ad evitare il cambiamento senza precedenti che fu la Rivoluzione Francese.

Per questo motivo il 1789 è considerato l'anno che pone fine al periodo dell'Assolutismo.

Da qui in poi il suddito diventerà cittadino e il re perderà del tutto l'aura di sacralità che già si era indebolita.

Ovviamente non sono cambiamenti che avvengono in un giorno né bisogna sottovalutare le novità che ha introdotto l'Assolutismo, ponendo le basi per le nuove teorie dello stato moderno.

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La Chiesa Cattolica nel periodo dell'Assolutismo ed Illuminismo: 1680-1776/1789

Introduzione: il sistema sociale e politico, il clima culturale

a. Il sistema sociale

La caratteristica fondamentale può essere indicata nella parola disuguaglianza istituzionalizzata, che si esprime soprattutto in tre modi:

il predominio sociale della nobiltà,

l'organizzazione delle corporazioni professionali,

gli obblighi feudali di molti contadini.

Nel secolo XVIII, i nobili formano

nell'Europa intera il 3 o 4% della popolazione

nella Polonia il 15%

nella Spagna il 7,5%

nell'Ungheria il 4,5%

nella Francia l'1%

Si distinguono

dalla loro ricchezza e dal loro stile di vita;

dal modo di vestire, con privilegi esclusivi ( portare la spada );

dai privilegi cerimoniali, fiscali, legali.

Un piccolo gruppo di persone è dunque visto come superiore soltanto a causa della loro nascita; i non nobili non si ribellano, ma cercano di diventare nobili a loro volta o almeno di imitarli.

Nelle città le corporazioni professionali stabiliscono il posto di ciascuno nella società, anche con una disuguaglianza istituzionalizzata.

Nelle campagne parecchi contadini sono legati ai signori da obblighi feudali: sono tenuti a certe prestazioni o tasse

Tale disuguaglianza è vista come un "fatto naturale" oppure come "volontà di Dio".

L'insistenza della nobiltà sulla propria dignità cresce nella misura della perdita del potere politico

b. Sistema politico

Il sistema dominante è quello dell'assolutismo regale; in alcuni stati vi è un regime oligarchico.

Nasce un nuovo concetto di libertà.

L'assolutismo condiziona le relazioni tra Stato e Chiesa, con una particolare variante nell'assolutismo illuminato.

L'assolutismo.

Il termine assolutismo proviene dalla definizione di J. Bodin ( m. 1596 ) del concetto di sovranità: "Summa in cives ac subditos (a) le gibus potestas".

L'assolutismo classico si sviluppa dal feudalesimo nelle grandi monarchie come Spagna, Francia, Austria.

L'assolutismo illuminato ( chiamato anche dispotismo illuminato ) si sviluppa dopo il 1740 in Prussica, Russia, Austria, Baviera, Toscana, Parma, Napoli.

Un regime oligarchico si trova invece

in Gran Bretagna, dove la nobiltà ( il Parlamento ) risulta più forte del re e la strada verso l'assolutismo è bloccata;

nella Repubblica Polacca, una monarchia elettiva, predominata dalla nobiltà;

nelle piccole repubbliche come la Svizzera,

le Province Unite ( Olanda ),

Venezia, Genova.

Un nuovo concetto di libertà

La libertà era sempre vista come le libertà collettiva di un ceto/stato/gruppo di fronte al re; lottare per la libertà era lottare per i privilegi del gruppo; non per la libertà politica individuale.

L'assolutismo rafforza il potere dello stato impersonale: i ceti/stati/gruppi intermedi o semiautonomi, una volta base di differenziazione, perderanno la loro importanza.

Cresce l'eguaglianza di tutti nel non avere privilegi/potere/libertà.

Lottare per la libertà diventa lottare per quella individuale di fronte allo stato.

L'assolutismo di fronte alla Chiesa

Lo stato assoluto protegge l'unica vera religione ed inoltre sostiene la Chiesa con molti privilegi, ma poi la sottomette ai propri fini nel cosiddetto giurisdizionalismo ( ossia regalismo, in Francia nella forma del Gallicanesimo ).

La protezione e i privilegi:

lo stato combatte le eresie,

esercita assieme ai vescovi le censura dei libri religiosi,

osserva e fa osservare le feste di precetto,

punisce i sacrilegi,

fa suo il diritto canonico in materia matrimoniale ( non accetta il divorzio ),

accorda effetti civili ai voti religiosi;

la Chiesa gode di privilegi fiscali e dell'immunità giuridica per i membri del clero.

Lo stato controlla la Chiesa in molti modi e con molti mezzi; accanto ad una sorveglianza generale delle attività religiose sono da indicare il diritto di presentazione o nomina dei vescovi ( e altre cariche ecclesiali ) e l'esistenza del Placet o exequatur ( nessun documento può essere pubblicato senza permesso statale, neppure gli orari delle funzioni ).

L'assolutismo illuminato di fronte alla Chiesa

Ha luogo una ingerenza riformatrice chiamata "giuseppinismo".

Questo vale propriamente per l'Austria a causa dell'imperatore Giuseppe II.

È motivo ancora di discussione se il "giuseppinismo" sia stato una pura strumentalizzazione della Chiesa per motivi politici o invece un sincero tentativo di riforma religiosa.

c. Il clima culturale: l'illuminismo

Oltre ad essere una fase della storia della filosofia, esso rappresenta pure un clima culturale, una mentalità, un "modello di vita".

L'illuminismo è presente nelle discipline teologiche, nelle convenzioni sociali.

Le sue espressioni sono molte e parzialmente contraddittorie.

Per capire il fenomeno si indicano alcune radici:

1. l'empirismo ( Bacon )

2. il razionalismo ( Cartesio )

3. la rivoluzione scientifica ( Galilei )

Il risultato è un nuovo concetto astronomico circa il mondo ( si passa dal geocentrismo all'eliocentrismo ) con conseguenze psicologiche e soprattutto il crollo dell'autorità degli antichi in materia.

Alcuni padri dell'illuminismo sono: Leibniz, Newton, Voltaire, Diderot

Quali caratteristiche

L'illuminismo in quanto forma mentis sia un approccio alla realtà fisica ( la natura, il mondo ) e sociale, che è determinato non più dal passato, dalla tradizione e dall'autorità.

Poiché le scoperte scientifiche hanno fatto crollare l'autorità degli autori del passato riguardo alla natura, e così suscita il sospetto circa la loro autorità in campo sociale.

Si potrebbe anche dire che la visione del mondo cambia nel modo seguente: per l'uomo dell'Illuminismo il mondo

non è più qualcosa che viene retto da qualcosa o qualcuno al di fuori di esso,

non è più un mondo dove la Provvidenza deve prevedere e provvedere a tutto,

non è più un mondo che può muoversi soltanto grazie a una causa esteriore;

il mondo regge se stesso, e per giustificare il suo funzionare non c'è bisogno di ricorrere ad una forza esteriore.

Il mondo è omogeneo, aperto, immanente, infinito.

La causalità non è più qualcosa che dipende da Dio, ma semplicemente una semplice relazione tra diversi fenomeni e processi naturali.

Non devono più dominare nel mondo la passività, l'accettazione, l'obbedienza, l'umiltà, ma l'attività, la creatività, il progresso, il rischio, la fierezza.

L'uomo, che per la prima volta è in grado di oggettivare il mondo, sperimenta una certa liberazione; come soggetto si pone come superiore di fronte al mondo; il mondo non lo domina come una forza oscura, avendo scoperto le leggi che reggono il mondo, l'uomo che obbedisce ad esse rimane libero; inoltre è nata la speranza di dominare certe forze della natura.

Sotto l'ispirazione della libera analisi della realtà fisica, si comincia ad analizzare anche la realtà sociale, nella quale si trovano anche delle leggi "naturali" e con esse la speranza di ritrovare una maggiore armonia.

Una linea di forza è dunque che dalle scoperte scientifiche scaturisce una fiducia nella conoscenza esperienziale e nella forza della ragione umana autonoma; vi è un forte ottimismo riguardo al progresso dell'umanità verso una maggiore felicità, poiché si crede nell'aristocrazia dello spirito umano.

Non manca un pessimismo tra coloro che non hanno molta fiducia nella ragione umana come Hume, Rousseau.

L'illuminismo come critica religiosa

"dalla lotta alla superstizione alla difesa della tolleranza alla professione dell'ateismo"

Tra i cristiani, specialmente protestanti, l'illuminismo può generare una tendenza che dà più peso alla morale che al mistero; si tratta di un cristianesimo nel quale, positivamente, si cerca una relazione più pura ed essenziale, ma, che negativamente, tende a ridurre la fede più ad un atteggiamento morale utile anche per la società.

Tipico di questo periodo è il deismo: il Dio che si accetta è l'Essere supremo che garantisce l'esistenza e l'ordine del mondo, ma che non interviene né come Rivelatore né come Redentore; tutto è già dato "naturalmente nella creazione.

Si accetta Dio perché socialmente utile; ma non c'è un rapporto personale con Lui.

Relazione Chiesa-mondo

Il sistema sociale

La chiesa cattolica rispetta e rispecchia il sistema sociale del periodo.

L'inuguaglianza è vista come legata alla natura dell'uomo, in ogni caso alla natura caduta dopo il peccato di Adamo; è dunque secondo la volontà di Dio.

È accettato il predominio della nobiltà.

Nelle chiese la nobiltà avrà un posto riservato.

L'inuguaglianza si realizza anche tra i ministri della chiesa stessa.

Un primo fatto è la divisione tra alto clero e basso clero, secondo le funzioni.

Un secondo fatto è rappresentato dalla forte presenza della nobiltà nell'alto clero.

Il predominio aristocratico è ancora più forte che nella società civile.

Il sistema politico

La chiesa cattolica sembra sentirsi molto a suo agio con il sistema dell'assolutismo.

La forma di autorità paternalista piace al papato e ai vescovi.

La forma monarchica al papato per l'analogia con la sua autorità sulla chiesa, ai vescovi per quella sulle diocesi.

Vediamo il limite del compiacimento ecclesiale quando il re assoluto attacca i privilegi del clero stesso, per esempio l'esenzione delle tasse.

Importante poi è l'idea di obbedienza dovuta al re di diritto divino, in nessun caso si potrebbe fare la rivoluzione.

La cultura

Si nota la forte integrazione della Chiesa nell'arte del tempo, che viene anzi promossa da essa.

Notiamo però che il rapporto tra Chiesa e illuminismo sarà complesso.

La sfida dell'illuminismo per la Chiesa richiede risposte nuove.

La svolta filosofica portata da Cartesio e gli sviluppi nella fisica creano un grosso problema per la teologia; la filosofia che in essa era integrata nel medioevo non sembra più valida.

La visione cosmologica usata nel discorso teologico non sembra più valida e non sembra corrispondere ai fatti.

Il discorso teologico di Tommaso d'Aquino aveva integrato la filosofia di Aristotele, la cui autorità è stata negata dalle scoperte.

Nella sintesi teologica medievale il punto centrale è il concetto di ordine; il cosmo è un ordine unico, perfetto, invariabile e gerarchico, con l'uomo e la terra al centro.

La dottrina su Dio è legata a tale concetto: Dio è un Dio che ordina.

Dall'essere ordinato del cosmo, si potrà riconoscere Dio.

In Cartesio il punto di partenza passa dal cosmo al soggetto

L'idea di Dio è innata e non da trovare tramite una contemplazione del cosmo.

Nasce quindi la separazione tra teologia e filosofia del tempo.

La nascita di una nuova filosofia separata fa crollare l'unità sottesa al sapere teologico; la teologia appare come una delle molteplici forme del sapere.

Si arriva alla separazione tra teologia e scienze naturali.


Magistero

Messaggio Pio XII 24-12-1944
L'assolutismo di Stato
Catechesi paolo VI 9-7-1969
Educarsi all'uso schietto e magnanimo della libertà sottratto al dominio delle passioni