Bollandisti

Dizionario

1) Si chiamano bollandisti quei gesuiti che continuano la pubblicazione degli Acta Sanctorum, una raccolta agiografica iniziata dal padre Jean Bolland S.J. nel 1643.


Membri della società scientifica che dalla metà circa del '600 cura l'edizione critica della documentazione sui santi, pubblicandola nella serie dei volumi degli Acta Sanctorum ( Atti dei Santi ).

La designazione è derivata dal nome del fondatore, il gesuita belga Jean Bolland ( 1596-1665 ).

La ricerca erudita e la relativa produzione, condotte dal gruppo con un metodo severo e con notevole cura, segnarono fin dagli inizi preziose acquisizioni non solo nel campo prettamente religioso ma anche in quello delle discipline storiche.

Dopo la sospensione dell'attività dovuta alla soppressione dei gesuiti ( v. ), il gruppo venne ricostituito nel 1837 e riprese con impegno il primitivo progetto, aggiornandolo via via al progresso delle metodologie storiografiche.

Dal 1882 pubblica gli Analecta Bollandiana con edizioni di testi agiografici e di studi critici.

v. Agiografia

L'ideologia dei Bollandisti coincide con il loro metodo scientifico: l'agiografia ha un senso ( e dunque anche un valore apologetico ) nella misura in cui sia ricerca di storicità.

Il santo è un uomo realmente esistito, che ha storicamente seguito l'esempio di Cristo; pubblicare gli acta dei santi significa pubblicare i documenti a riprova di questa reale esperienza.

* * *

I Bollandisti sono studiosi gesuiti belgi impegnati nella monumentale pubblicazione degli Acta Sanctorum ossia una raccolta critica di documenti e dati coevi relativi ai santi.

Essi continuano l'opera del loro confratello Jean Bolland ( 1596-1665 ), ( da costui è derivata la denominazione ) che proseguì il primo progetto ideato da H. Rosweyde ( 1569-1629 ): "Fasti Sanctorum quorum vitae in belgicis bibliothecis manuscriptae asservantur", pubblicato nel 1607.

Jean Bolland decide di ampliare l'opera inserendo tutti i santi secondo l'ordine liturgico, accompagnando con il commento ogni voce.

All'impresa si associa Godefroid Henschen ( 1601-81 ) che gli viene affidato il commento dei santi del mese di febbraio, mentre Bolland lavora su quello di gennaio.

Nel 1659 aderisce all'opera il maggiore dei primi Bollandisti, Daniel Papebroch ( 1628- 1714 ).

I due primi volumi degli Acta, consacrati ai santi di gennaio, sono pubblicati ad Anversa nel 1643, e altri tre nel 1658.

Il Papebroch compila i diciannove successivi, fino al 6° di giugno, pubblicati nel 1794.

Il metodo storico dei Bollandisti, sospettato ingiustamente d'iconoclastia, soffre le critiche del monaco benedettino Jean Mabillon ( 1632-1707 ) e dei carmelitani.

Dal 1695 al 1717 alcuni volumi sono messi addirittura all'Indice.

Le edizioni dei Bollandisti sono tre: di Anversa ( 1643-1770 ), di Venezia ( 1734-70 ) e di Parigi ( 1863-70 ).

Il primo periodo di tanta mole di lavoro è incentrato sulla figura di D. Papebroch, sotto la cui direzione l'opera giunse al 25º volume; in questo periodo la critica bollandista non esita ad eliminare tutte le incerte narrazioni agiografiche.

Dichiara falsa, inoltre, la leggenda sull'origine dei carmelitani, sollevando una controversia che porta alla condanna da parte dell'Inquisizione di Spagna di tutta l'opera scritta da Papebroch ( la condanna è revocata nel 1715 ).

Altro periodo dell'attività bollandiana è legato ai padri G. B. du Sollier ( 1669-1740 ) e G. Stiltingh, che continuano a adoperare i criteri critici dei loro predecessori, anche se in tono nettamente minore, portando a compimento i sette tomi di luglio e i primi tre di agosto.

Nel 1773 la Compagnia di Gesù è soppressa, ed i Bollandisti nel 1775 sono costretti a rifugiarsi da Anversa a Bruxelles, fino al 1786, e nell'invasione francese del Belgio del 1792 la biblioteca e tutti i documenti sono dispersi.

Con la restaurazione della Compagnia di Gesù ( 1814 ), la ripresa è affidata alla forte personalità di Victor de Buck ( 1817-76 ), che per primo intuisce l'importanza dell'archeologia cristiana applicata alla critica agiografica.

Innovazione importante di questo periodo è l'aggiunta delle lingue orientali da parte dei padri E. Carpentier e J. Matagne.

L'opera di rinnovamento storico e critico è continuata dal padre Charles de Smedt ( 1833-1911 ), autore di un libretto divenuto notissimo, Principes de la critique historique ( 1872 ), nel quale indica i caratteri con cui la verità storica si manifesta a chi veramente la cerca; combatte inoltre ogni spirito di tendenziosità, facendo della ricerca un problema tecnico, in cui solo un metodo sicuro applicato con rigore scientifico può ridurre al minimo il margine degli errori, instaurando in tal modo una vera critica testuale; provvede di conseguenza al censimento di tutte le fonti agiografiche.

Dal 1877 l'opera dei Bollandisti è proseguita da un insigne studioso, H. Delehaye ( 1859-1941 ), considerato ancora oggi il maggior studioso moderno di agiografia; prima membro e poi presidente del Collegio dei Bollandisti collabora alla pubblicazione di opere di grande rilievo: Les legendes Hagiographiques ( 1906 ), Les origines du culte des Martyrs ( 1912 ), Les passions des martyrs et les genres litteraires ( 1921 ).

Dopo la sua morte l'opera è affidata a P. Peeters ( 1887-1950 ), che studia in modo particolare i martiri di Georgia, Armenia, Siria, Persia, Egitto, e Bisanzio.

I Bollandisti pubblicano oltre agli Acta Sanctorum la rivista trimestrale, Analecta bollandiana, fondata nel 1882 da Ch. de Smedt, e le tre serie di fonti agiografiche: Bibliotheca hagiographica latina ( 1898-1901 ), Bibliotheca hagiographica graeca ( 1909 ) e Bibliotheca hagiographica orientalis ( 1910 ).