Pacem

... in terris

Enciclica pubblicata da Giovanni XXIII l'11.IV.1963, a poche settimane dalla morte.

Dedicata alla pace tra i popoli, nel "rispetto dell'ordine stabilito da Dio", essa completa una riflessione sulla pace sviluppata a lungo da papa Roncalli, anche in occasione di significative crisi mondiali.

Infatti la figura di Giovanni XXIII aveva contrassegnato quella breve fase di distensione e di nuovi orizzonti pacifici per il mondo che si era espressa nel nuovo dialogo tra USA e URSS nell'era di Kennedy e di Kruscev.

L'enciclica ebbe una risonanza immensa in tutto il mondo, tra quegli "uomini di buona volontà" a cui era indirizzata.

Dal punto di vista dottrinale l'enciclica non era innovativa, ma la sua forza sta nella capacità di inserire la visione tradizionale del problema in un ragionamento semplice e incisivo.

I rapporti tra le nazioni e le "comunità politiche" sono inquadrati in un ampio riferimento ai diritti e ai doveri delle persone e delle comunità ( nn. 3-31 ).

I rapporti tra gli Stati dovrebbero regolarsi nella verità, secondo giustizia e con operante solidarietà: tutti elementi concretizzati nell'indicazione di problemi cruciali, quali l'equo trattamento delle minoranze, l'equilibrio tra ambiente, popolazione e risorse, il disarmo ( nn. 32-38 ).

L'interdipendenza tra gli Stati viene focalizzata come motivo fondamentale per una revisione dei rapporti giuridici internazionali, per costruire forme di autorità e solidarietà mondiali.

L'enciclica è divenuta ulteriormente famosa per alcuni aspetti particolari: in primo luogo l'acuta indicazione dei "segni dei tempi" nella promozione economico-sociale delle classi lavoratrici, nell'ingresso della donna nella vita pubblica e nella crescita dell'indipendenza e dell'uguaglianza tra le nazioni ( n. 18 ); secondariamente, per l'impostazione di apertura fiduciosa al dialogo con il mondo della parte conclusiva, dedicata al lavoro dei credenti cattolici per la pace.

Secondo Giovanni XXIII occorre la cooperazione con tutti gli uomini di buona volontà, sapendo distinguere "l'errore dall'errante" e - ancor più - alcune "false dottrine filosofiche" ( segnatamente si allude al marxismo ) dai "movimenti storici" a esse ispirati ma soggetti al continuo mutamento nella storia: con questi movimenti i credenti possono anche incontrarsi, al servizio del bene comune.