I connubi adulterini

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Libro II

Casi in cui la continenza è inevitabile

18.19 - Casi in cui la continenza è necessaria e casi in cui è volontaria

Dopo aver considerato e sviluppato tutto ciò, non rimane, a coloro che ci ascoltano con fede, che dire a noi ciò che fu detto al Signore: Se tale è la condizione dell'uomo rispetto alla moglie, non conviene sposarsi.

E a questi che cosa potremmo rispondere a nostra volta, se non quello che Egli rispose: Non tutti comprendono questa parola, ma solo quelli ai quali è concesso.

Infatti ci sono eunuchi che sono nati così dal grembo della madre, e ci sono eunuchi che sono stati fatti tali dagli uomini, e ci sono eunuchi che si sono resi tali da se stessi per il regno dei cieli.

Chi è in grado di intendere, intenda. ( Mt 19,10-12 )

Dunque, chi può, intenda ciò che non tutti possono intendere.

E possono intendere quelli ai quali la misericordia di Dio, occulta, ma non ingiusta, concede questa possibilità.

Fra tutti coloro che si fecero eunuchi da se stessi per il regno dei cieli, ve ne sono alcuni dell'uno e dell'altro sesso che ignorano il rapporto carnale; altri che l'hanno sperimentato, chi in maniera lecita e chi illecita, e se ne sono poi distolti.

Di questi ultimi, che l'hanno sperimentato in maniera lecita, alcuni non l'hanno sperimentato che in questa maniera, altri sia in quella lecita che in quella illecita.

Ci sono certo tra di essi quelli che conoscono solo il proprio coniuge, ma ci sono anche quelli che conoscono anche altre donne e ogni sorta di impudicizie.

Ma fra quelli che si rendono eunuchi per il regno dei cieli dopo aver conosciuto i rapporti carnali nel matrimonio, ci sono coloro che perdono il coniuge per la morte, oppure che di reciproco accordo fanno voto di continenza, o che, obbligati alla separazione, evitano di commettere adulterio risposandosi mentre il coniuge è ancora vivo.

Tutti costoro si rendono eunuchi per il regno dei cieli, non per esservi più splendenti, ma perché ad altra condizione non possono esservi.

Infatti quelli che hanno scelto la continenza al di fuori di questi casi di necessità, solo per il desiderio di un bene maggiore, sarebbero potuti entrare comunque fra gli eletti, benché fra quelli di minor merito, anche se si fossero limitati ad osservare la pudicizia coniugale.

Ma coloro che si contengono perché, essendo ancora vivo il primo coniuge, si fanno scrupolo di unirsi a un altro, devono avere per la loro salvezza una cura maggiore di quelli che hanno scelto la continenza per ricevere un premio più grande.

Essi entreranno certo nel regno dei cieli, se non diverranno adulteri.

Ma diverranno adulteri, se non resteranno continenti, perché, vivendo il primo coniuge, non saranno uniti da un secondo matrimonio, ma da un adulterio.

E se non saranno nel regno dei cieli, dove saranno, se non dove non c'è salvezza?

19.20 - Se c'è la fede, il fardello della continenza sarà leggero

Io esorto quindi costoro a fare quello che dovrebbero fare, se avessero coniugi sofferenti di lunghe malattie, o assenti in località che essi non possono raggiungere, o che si astengono dal rapporto coniugale per illecita avversione.

Lo facciano anche se hanno coniugi insudiciati dalla lordura di un adulterio, che sciolgono per questo la loro unione; non cerchino altri matrimoni, perché non saranno matrimoni, ma adultèri.

Infatti, essendo uomo e donna sottoposti alla stessa legge in questo legame, come la moglie, vivente il marito, sarà chiamata adultera, se si unisce a un altro uomo, ( Rm 7,3 ) così anche l'uomo, vivente la moglie, sarà chiamato adultero, se si unisce a un'altra donna.

Infatti, anche se è più grave il caso di chi ripudia senza il motivo della fornicazione, tuttavia chiunque ripudia la propria moglie e ne prende un'altra, è adultero. ( Lc 16,18 )

Non li intimorisca il fardello della continenza: sarà leggero, se sarà di Cristo; sarà di Cristo, se ci sarà la fede, che ottiene da Colui che ordina la forza di compiere ciò che ha ordinato.

Non li scoraggi il fatto che la loro continenza sembra provenire dalla necessità e non dal volere.

Anche coloro che la scelsero per loro volere la fecero diventare una necessità, perché ormai non potrebbero deviare da essa senza dannarsi; al contrario, quelli che vi sono stati spinti dalla necessità la rendono volontaria, se confidano non in se stessi ma in Colui da cui proviene ogni bene.

I primi si innalzarono ad essa con lo scopo di una gloria maggiore, per conseguire qualcosa di più elevato; i secondi si rifugiarono in essa con la preoccupazione della salvezza eterna, per non perire.

Ma gli uni e gli altri rimangano costanti, gli uni e gli altri procedano fino alla fine nella direzione a cui sono pervenuti, ardano d'entusiasmo, preghino supplicando.

Infatti quelli devono preoccuparsi della loro salvezza, per il timore di cadere dall'alto proposito che ha intrapreso la loro volontà; e questi non devono disperare della gloria, se scelgono di persistere nel sacrificio che ha loro imposto la necessità.

Può certo avvenire che, sotto la mano di Dio che atterrisce ed esorta, che dirige e adempie, l'inclinazione umana si volga al meglio; di conseguenza possono in seguito far voto di vivere con assoluta perseveranza senza matrimonio, senza alcun rapporto carnale, senza alcuna pratica impura della libidine.

E se anche il matrimonio viene sciolto dalla morte del coniuge e si apre la possibilità di nuove nozze, una promessa può escludere ciò che oramai si presenta come lecito, e ciò che era cominciato per necessità può essere portato a termine per ardore di carità.

Essi certo verranno ricompensati allo stesso modo di coloro che fecero questo voto di comune accordo con il coniuge o che senza essere stretti dal vincolo matrimoniale scelsero la continenza per raggiungere un bene maggiore.

Se invece essi restano continenti, ma con l'intenzione di risposarsi qualora muoia la donna che fa loro da ostacolo per un nuovo matrimonio, anche se sono essi a morire per primi in questo stato di continenza, non viene ascritta a loro merito se non la pudicizia coniugale.

Infatti solo per questa non fanno quello che farebbero, se fosse lecito.

Certo, vivere in continenza con questa intenzione è troppo poco per ricevere lo stesso premio di quella continenza che si sceglie del tutto liberamente, ma è abbastanza per evitare l'adulterio.

20.21 - La castità dell'uomo sia pari a quella della donna

Ricordati poi che io dico queste cose per l'uno e per l'altro sesso, ma specialmente per gli uomini, i quali si credono superiori alle donne proprio per non doversi degnare di essere loro pari nella pudicizia; e invece dovrebbero superarle in questa virtù, in modo che esse possano seguirli come guide.

Ma dal momento che la legge proibisce l'adulterio, se per scusare questa colpa si mette avanti la debolezza carnale dell'incontinenza, per molti sotto il nome di una falsa impunità si apre l'occasione di perdersi.

Infatti anche le donne possiedono la carne, eppure ad esse gli uomini non concedono alcuna di quelle libertà che sarebbero lecite a loro perché sono uomini.

Ma non sia mai che al sesso più forte sia assegnato come un onore ciò che si sottrae alla pudicizia: un giusto onore si deve alla virtù, non al vizio.

Gli uomini al contrario pretendono dalle donne, che pure hanno una carne, una castità assoluta.

Quando devono viaggiare lontano dalle mogli molto a lungo, esigono che esse trascorrano il fervore della giovinezza del tutto incontaminate da relazioni illecite.

E la maggior parte lo fanno, vivendo nel modo più pudico, soprattutto le donne di Siria, i cui mariti, occupati negli affari del commercio, le lasciano che essi sono giovani e le mogli adolescenti, e ritornano talvolta solo da vecchi, quando esse pure sono attempate.

Con ciò stesso viene loro comprovato con tutta evidenza che non è impossibile ciò che essi protestano di non potere.

Se infatti non lo potesse la debolezza degli uomini, molto meno lo potrebbe il sesso ancora più debole delle donne.

20.22 - La continenza del clero viene proposta come esempio

Dunque costoro fanno consistere la superiorità maschile esclusivamente nella licenza di peccare; ma quando cerchiamo di inculcare in essi il timore di perire in eterno, se mantengono relazioni adulterine, siamo soliti portare loro ad esempio la continenza dei chierici.

Questi per lo più sono designati contro la loro volontà ad assumersi questo stesso fardello, ma, una volta che lo hanno accettato, lo portano con l'aiuto di Dio fino al fine dovuto.

Diciamo dunque ad essi: Allora? Se anche voi foste costretti ad addossarvi questo peso dalla violenza del popolo, non custodireste castamente il dovere che avete accolto, rivolgendovi subito al Signore per ottenerne le forze alle quali prima non avevate mai pensato?

Ma, obiettano, li ripaga abbondantemente l'onore.

Rispondiamo: E a voi molto di più sia di freno il timore.

Se dunque molti ministri del Signore accettarono questo dovere imposto loro all'improvviso e inaspettatamente, nella speranza di risplendere più luminosi nell'eredità di Cristo, quanto più voi dovete vivere in continenza guardandovi dall'adulterio, nel timore non di risplendere di meno nel regno di Dio, ma di ardere nel fuoco della Gehenna?

Queste e altre considerazioni dello stesso genere facciamo, nelle nostre possibilità, a coloro che ad ogni costo vogliono risposarsi quando la moglie li abbandona o quando essi la ripudiano per adulterio, e che al divieto ci oppongono la debolezza della carne.

Ma ormai bisogna chiudere anche questo libro, e pregare Iddio perché non permetta che essi siano esposti alla tentazione dall'abbandono del coniuge; o se lo permette, perché il timore di porre a repentaglio la loro salvezza divenga per essi occasione di una castità maggiore o più sperimentata.

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