Padri\Agostino\ContrLPet\ContrLPet.txt Contro le Lettere di Petiliano Libro I Ai carissimi fratelli affidati alle cure della nostra amministrazione, Agostino augura salvezza nel Signore. 1.1 - Risposta di Agostino ad un certo donatista Voi sapete che abbiamo spesso cercato di portare a conoscenza di tutti il sacrilego errore degli eretici donatisti, e di confutarlo non tanto con le nostre, quanto con le loro parole. Ecco perché ad alcuni loro ragguardevoli esponenti abbiamo inviato delle lettere, non di comunione, certo, di cui già in passato, separandosi dalla Chiesa cattolica, si erano resi indegni; comunque non offensive, ma pacifiche. Con esse, li invitavamo a discutere con noi la questione che li ha strappati dalla santa comunione con il mondo, così che, fatto un attento esame della verità, volessero correggersi: non più difendendo la perversità dei loro antenati con una ostinazione più insensata, ma restituendosi alla radice cattolica per dare frutti di carità. Ma poiché sta scritto: Con quanti odiano la pace, io ero pacifico, ( Sal 120,6-7 ) essi hanno respinto così le mie lettere, proprio come odiano quella pace, che con esse si voleva assicurare. Ora, mentre mi trovavo nella Chiesa di Costantina ed erano presenti Assenzio e il mio collega Fortunato, vescovo della città, i fratelli mi consegnarono una lettera, che il vescovo di questo scisma, dicevano, aveva inviato ai suoi presbiteri, come risultava anche dall'intestazione. Leggendola, rimasi sorpreso che fin dalle prime battute, l'autore avesse reciso alla radice l'intera comunione del suo partito, per cui non volevo credere che quella lettera fosse di uno che, in mezzo a loro, gode fama di essere un personaggio di prim'ordine per dottrina e facondia. Ma poiché alla lettura erano presenti alcuni che conoscevano l'eleganza e la ricercatezza del suo stile, si misero a convincermi che il linguaggio era proprio il suo. Io tuttavia, chiunque ne fosse l'autore, pensai di doverla confutare, perché, quale che ne sia stato lo scrivente, non apparisse, di fronte agli ignoranti, come uno che aveva detto cose valide contro la Chiesa cattolica. 1.2 - Alcune tesi donatiste sul valore del battesimo La prima affermazione che fa, nella sua lettera, è questa. Egli dice che noi li accusiamo di avere un doppio battesimo, proprio noi che, sotto il nome di battesimo, macchiamo le nostre anime con un falso lavacro. Ma che giova riportare tutte le sue frasi offensive? Ora, una cosa è addurre le prove e un'altra discutere ribattendo gli insulti; perciò è meglio vedere in che modo egli cerca di dimostrare che noi non abbiamo il battesimo e che, di conseguenza, essi non ripetono quanto già c'era, ma danno ciò che non c'era. Egli dice: È alla coscienza di chi lo dà che si guarda: è essa che purifica la coscienza di chi lo riceve. E che succede se la coscienza di chi lo dà non si conosce, e forse è macchiata? Come può purificare la coscienza di chi lo riceve se, come egli dice, è alla coscienza di chi lo dà che si guarda; è essa che purifica la coscienza di chi lo riceve? Se infatti dice che non riguarda il battezzando, il male che si nasconde nella coscienza del battezzatore, forse questa ignoranza può impedire, a chi la ignora, di essere macchiato dalla coscienza del suo battezzatore. Dunque la coscienza macchiata di un altro, quando la si ignora, basta a non macchiare. Ma può anche purificare? 2.3 - Agostino chiede chiarimenti su queste affermazioni Come dunque si deve purificare chi riceve il battesimo, quando la coscienza di chi glielo dà è macchiata ed egli, che sta per riceverlo, non lo sa? Specie se si considera ciò che l'autore aggiunge, dicendo: Chi riceve la fede da un infedele, non riceve la fede ma una colpa? Ecco, un infedele sta per battezzare, ma il battezzando ne ignora l'infedeltà; che cosa credi che riceverà: la fede o una colpa? Se dici la fede, ammetti che da un infedele si può ricevere la fede, e non una colpa, e sarà falso ciò che hai detto: Chi riceve la fede da un infedele, non riceve la fede, ma una colpa; si viene infatti a scoprire che uno può ricevere la fede anche da un battezzatore infedele, di cui ignora l'infedeltà. Egli infatti non ha detto: " Chi riceve la fede da un infedele manifesto e noto, non riceve la fede, ma una colpa ", bensì: Chi riceve la fede da un infedele, non riceve la fede, ma una colpa; e questo è certamente falso, quando uno è battezzato da un infedele che nasconde la sua infedeltà. Se invece dici: " Anche quando il battezzatore infedele si nasconde, da lui non si riceve la fede, ma una colpa ", allora essi ribattezzino quanti risultano essere stati battezzati da quei scellerati, che restarono a lungo nascosti in mezzo a loro e che, in seguito, scoperti e confutati, sono stati condannati! 3.3 - Certo, per tutto il tempo che stavano nascosti, quanti vennero battezzati non poterono ricevere la fede, ma una colpa, se è vero che chi riceve la fede da un infedele, non riceve la fede, ma una colpa. Dunque si facciano battezzare dai buoni, per poter ricevere la fede, non una colpa. 3.4 - Può l'uomo essere certo della coscienza di un altro uomo? Ma come possono essere sicuri anche di questi, se è alla coscienza di chi battezza che si guarda, la quale però si nasconde allo sguardo di chi sta per essere battezzato? Così, se si sta alla loro affermazione, la salvezza spirituale diventa incerta, dato che, contro le sante Scritture che dicono: È meglio confidare nel Signore che confidare nell'uomo, ( Sal 118,8 ) e: Maledetto chiunque ripone la sua speranza nell'uomo, ( Ger 17,5 ) essi allontanano i battezzandi dal riporre nel Signore Dio la loro speranza, e li persuadono a riporla nell'uomo. Ne consegue che la salvezza non solo è incerta, ma è assolutamente inesistente, poiché sta scritto: La salvezza appartiene al Signore, ( Sal 3,9 ) e: Vana è la salvezza dell'uomo. ( Sal 60,13 ) Pertanto, chi ripone la speranza nell'uomo, anche se sa che si tratta di un giusto e di un innocente, è maledetto. Ecco perché anche l'apostolo Paolo rimprovera quanti dicevano di essere di Paolo: È stato forse crocifisso per voi Paolo? O è nel nome di Paolo, che siete stati battezzati? ( 1 Cor 1,13 ) 4.5 - Chi è l'origine, la radice e il capo del battezzato? Perciò, se erano in errore e, se non si fossero corretti, sarebbero morti, quelli che volevano essere di Paolo, quale speranza hanno quelli che cercano di essere di Donato? I Donatisti, infatti, vogliono dimostrare che l'origine, la radice e il capo del battezzato, non è altri che il suo battezzatore. Per cui capita che, essendo per lo più incerta l'identità del battezzatore, incerta l'origine, la radice, il capo, è incerta anche tutta la speranza. E dato che può capitare che la coscienza del battezzatore sia criminale e macchiata, e il battezzando lo ignora, ne consegue che, a causa dell'origine cattiva, della radice cattiva e del capo cattivo, la speranza del battezzato risulti vana e illusoria. In realtà, visto che egli nella sua lettera dice: Ogni realtà poggia su una origine e su una radice, e se non ha un capo non è niente; e visto che, per origine, radice e capo del battezzato, vuole che si intenda il ministro che lo battezza, che giova al povero battezzato ignorare la malvagità del suo battezzatore? Ignora infatti di avere un capo malvagio o, semplicemente, di non avere un capo. Tuttavia, che speranza ha colui che, lo sappia o no, ha un pessimo capo o non ha nessun capo? Che forse l'ignoranza stessa diventa capo di colui che, per battezzatore, ha un cattivo capo o non ha nessun capo? Ma chi lo crede è davvero senza capo. 5.6 - È Cristo il capo, l'origine e la radice Ora noi chiediamo, poiché egli ha detto: Chi riceve la fede da un infedele, non riceve la fede, ma una colpa; e poi ha aggiunto: Ogni realtà poggia su una origine e su una radice, e se non ha un capo non è niente; noi, ripeto, gli chiediamo: se, quando il battezzatore infedele non si conosce, colui che egli battezza riceve la fede, non una colpa e, in tal caso, sua origine, radice e capo non è il suo battezzatore, da chi riceve la fede? Dov'è la sua origine? Dov'è la radice da cui germina? Dov'è il capo da cui inizia? O forse, quando il battezzato ignora che il suo battezzatore è un infedele, allora è Cristo che dà la fede, è Cristo l'origine, la radice e il capo? O umana temerarietà e superbia! Perché, piuttosto non concedi che è sempre Cristo colui che dà la fede e che, dandola, fa il cristiano? Perché, non concedi che è sempre Cristo l'origine del cristiano? Che in Cristo affonda la sua radice il cristiano? Che è Cristo il capo del cristiano? In effetti, neppure quando ai credenti si elargisce la grazia spirituale mediante un dispensatore santo e fedele, è il battezzatore che lo giustifica e non, invece, quell'Unico, di cui è stato detto che giustifica l'empio? ( Rm 4,5 ) O è l'apostolo Paolo capo e origine di coloro che aveva piantati? O è Apollo la radice di coloro che aveva irrigati, e non piuttosto colui che aveva dato ad essi, nel credere, la fede, visto che Paolo stesso dice: Io ho piantato, Apollo ha irrigato, ma è Dio che ha fatto crescere; ora, non chi pianta è qualcuno, non chi irriga, ma chi fa crescere, Dio? ( 1 Cor 3,6-7 ) Non era lui la loro radice, ma colui che ha detto: Io sono la vite e voi i tralci. ( Gv 15,5 ) E come poteva essere anche il loro capo, se egli stesso dice che noi, pur essendo molti, siamo un solo corpo in Cristo, e se in molti passi proclama apertamente che Cristo è il capo di tutto il corpo? 6.7 - Conseguenze delle affermazioni dell'autore Perciò, chiunque riceve il sacramento del battesimo o da un ministro fedele o da uno infedele, riponga nel Cristo tutta la sua speranza, se non vuole essere un maledetto che ripone la sua speranza nell'uomo. ( Ger 17,5 ) Diversamente, se uno rinasce nella grazia spirituale tale e quale al suo battezzatore; e se quando è palese che il battezzatore è un uomo buono, è lui che dà la fede, è lui origine e capo del rinato, e quando, invece, si ignora che il battezzatore è infedele, allora è da Cristo che il battezzato riceve la fede, è da Cristo che egli ha origine, è in Cristo che ha la radice, ed è di Cristo che si gloria come capo, c'è da augurare a tutti i battezzandi, di avere dei battezzatori infedeli e non saperlo. Per quanto, infatti, ne abbiano di buoni, Cristo è certamente e incomparabilmente migliore; sarà lui quindi il capo del battezzato, se il battezzatore infedele si nasconde. 7.8 - Risposte cattoliche ai Donatisti Che se è da pazzi credere questo, ( è sempre Cristo, infatti, che giustifica l'empio, facendo, dell'empio, un cristiano; ( Rm 4,5 ) è sempre da Cristo che si riceve la fede; ( Gal 3,26 ) è sempre Cristo l'origine dei rigenerati ( Tt 3,5 ) e il capo della Chiesa ( Ef 5,23 ) ), che peso hanno queste parole, di cui i lettori superficiali non afferrano il senso profondo, ma soltanto il suono? Chi invece non si ferma ad ascoltare le parole con l'orecchio, ma penetra le espressioni anche con l'intelligenza, quando sente: È alla coscienza di chi da il battesimo che si guarda; è essa che purifica la coscienza di chi lo riceve, risponderà: " Spesso la coscienza dell'uomo mi è ignota, mentre sono certo della misericordia di Cristo ". Quando sente: Chi riceve la fede da un infedele, non riceve la fede, ma una colpa, risponderà: " Non è infedele Cristo, dal quale io ricevo la fede, non una colpa ". Quando sente: Ogni realtà ha una origine e una radice, e se un essere non ha un capo, non esiste, risponderà: " La mia origine è Cristo, la mia radice è Cristo, il mio capo è Cristo. Quando sente: Niente rinasce bene, se non c'è un buon seme che rigenera, risponderà: " Il seme che mi rigenera è la parola di Dio, che sono esortato ad ascoltare con sottomissione, anche se colui, tramite il quale l'ascolto, non mette in pratica ciò che dice, poiché mi rassicura la parola del Signore: Le cose che essi dicono, fatele, quelle che fanno, non le fate. Dicono infatti, ma non fanno. ( Mt 23,3 ) Quando sente: Che grande distorsione è credere che uno, colpevole dei propri crimini, può rendere innocente un altro? risponderà: " Non mi rende innocente, se non colui che è morto per i nostri delitti, ed è risuscitato per la nostra giustificazione ". ( Rm 4,25 ) Non è infatti nel ministro che mi battezza, che io credo, ma in colui che giustifica l'empio, perché la fede mi sia imputata a giustizia. ( Rm 4,5 ) 8.9 - Altre risposte Quando sente: L'albero buono produce frutti buoni, l'albero cattivo produce frutti cattivi. Si raccoglie forse, uva dalle spine? ( Mt 7,16-17 ) e: Ogni uomo buono dal tesoro del suo cuore trae il bene, mentre l'uomo cattivo dal tesoro del suo cuore trae il male, ( Mt 12,35 ) risponderà: " Questo è il frutto buono: che io sia un buon albero; questo è un uomo buono: che io produca un frutto buono, cioè opere buone. Ora questo me lo dà non chi pianta e chi irriga, ma solo colui che fa crescere, Dio ". ( 1 Cor 3,7 ) Infatti, se l'albero buono è il battezzatore buono, e il suo frutto buono è il fedele che ha battezzato, chi è stato battezzato da un ministro cattivo, anche non notorio, non potrà essere buono, poiché è nato da un albero cattivo. Una cosa, infatti, è un albero buono e un'altra, un albero sconosciuto, ma cattivo. Ora, se, quando un albero cattivo è sconosciuto, colui che viene battezzato da lui non nasce da lui, ma da Cristo, rinascono più santi e più giusti quanti vengono battezzati dai cattivi sconosciuti, che quanti vengono battezzati dai buoni palesi. 9.10 - Il battesimo dei morti Parimenti, quando sente: Chi è battezzato da un morto, a che gli giova questo lavacro? ( Sir 34,30 ) risponderà: Cristo vive, egli non muore più, e la morte non avrà più potere su di lui. ( Rm 6,9 ) Ora, di lui è stato detto: Questi è colui che battezza nello Spirito Santo. ( Gv 1,33 ) Vengono invece battezzati dai morti quanti si battezzano nei templi degli idoli. Essi non pensino di ricevere dai loro sacerdoti, quella che chiamano la santificazione, ma dai loro dei che, essendo uomini, sono talmente morti, da non essere né in terra e né nella pace del cielo; essi vengono veramente battezzati dai morti; anche se di queste parole della santa Scrittura si può fare una ricerca attenta, per una discussione e comprensione salutare. In effetti, se per morto in questo passo si intende un peccatore che battezza, ne consegue questa assurdità: che chi viene battezzato da un empio, anche sconosciuto, riceve un lavacro inutile, come colui che viene battezzato da un morto. Il testo, infatti, non dice: " Chi viene battezzato da un morto conosciuto ", ma: Chi viene battezzato da un morto. Ora, se essi considerano morto qualcuno, solo quando sanno che egli è peccatore; e lo considerano vivo anche quando sanno che è uno scellerato che con molta astuzia si nasconde nella loro comunione, dimostrano di possedere un orgoglio esecrabile, poiché attribuiscono a se stessi più di quanto concedono a Dio, fino ad arrivare a pensare che un peccatore noto ad essi, è morto, uno noto a Dio, è vivo. Inoltre, se si deve considerare morto solo un peccatore noto agli uomini, che diranno di Ottato, che ebbero paura di condannare come un criminale noto ad essi da molto tempo? Perché quanti sono stati battezzati da lui non li considerano battezzati da un morto? O forse egli era vivo perché la sua fede era il Conte. Questa arguta e spiritosa battuta, fatta da non so quale suo collega di alto rango, essi la ripetono spesso e la lodano, senza capire di far la fine dei superbissimo Golia, decapitandosi con la loro spada. ( 1 Sam 17,51 ) 10.11 - Se i Massimianisti condannati sono morti Infine, se essi non vogliono considerare morto né un criminale nascosto, e né quello palese, che però non è stato ancora condannato, ma soltanto quello palese e condannato, di modo che chiunque viene battezzato da lui, viene battezzato da un morto e il lavacro non gli giova, che diranno di quelli che hanno condannato per la bocca veritiera del loro concilio plenario, insieme a Massimiano e agli altri suoi ordinanti e cioè: Feliciano di Musti e Pretestato di Assuri, che vengono annoverati tra i dodici che ordinarono Massimiano e che eressero un altare contro il loro altare, quello davanti al quale sta Primiano? Sicuramente i Donatisti li annoverano tra i morti. Lo attesta la famosa sentenza del loro concilio, che allora, quando venne letta per essere approvata, l'acclamarono a gran voce, mentre se ora gliela leggiamo noi, restano muti; ed invece avrebbero fatto meglio a non rallegrarsene prima, quando fu proclamata, per non dolersene poi, quando fu divulgata. Ecco che vi si dice a proposito dei Massimianisti espulsi dalla loro comunione: I corpi di molti naufraghi vennero gettati contro gli scogli rocciosi da un'onda veritiera; e, come per gli Egiziani, i lidi erano pieni di cadaveri delle vittime che, anche nella morte, hanno subito la pena più grande di non trovare neppure una sepoltura, dopo che le acque vendicatrici ne hanno strappata l'anima. A tal punto i Donatisti riempiono di insulti i loro scismatici, da chiamarli perfino " morti insepolti: ma di certo avrebbero dovuto desiderarne la sepoltura, affinché, dalla massa di cadaveri giacenti insepolti sulla riva, in seguito, Ottato Gildoniano, avanzando con le sue bande armate, come un flutto impetuoso, non risucchiasse Feliciano e Pretestato. 11.12 - Se i Massimianisti ritornati presso i Donatisti sono morti Io chiedo loro se essi, rifluendo nel loro mare, sono ritornati vivi o sono ancora morti. Infatti, se, malgrado tutto, sono ancora morti, il loro lavacro non giova affatto a quanti si fanno battezzare da questi morti; se invece sono ritornati vivi, come può giovare il lavacro a coloro che essi hanno battezzato fuori, pur giacendo privi di vita, se è nel senso loro che va inteso il testo: Chi è battezzato da un morto, a che gli giova questo lavacro? ( Sir 34,30 ) In effetti, coloro che sono stati battezzati da Pretestato e Feliciano, quando questi erano ancora in comunione con Massimiano, ora li hanno con loro dentro e mescolati alla loro comunione, senza averli ribattezzati, e insieme ai loro battezzatori, cioè Feliciano e Pretestato. Di fronte a questo fatto, se essi non privilegiassero la loro ostinazione, ma riflettessero alla sicura fine della loro salvezza spirituale, si dovrebbero certamente svegliare e, recuperata la salute dello spirito, respirare nella pace cattolica; sempre che, deposto il tumore della superbia e vinta la rabbia dell'ostinazione, volessero pensare che immane sacrilegio è ripudiare il battesimo delle Chiese d'oltremare, la cui primogenitura abbiamo appreso dai Libri sacri, e accettare il battesimo dei Massimianisti, che essi condannarono con la loro bocca. 12.13 - I crimini non possono contaminare chi li ignora Quanto ai nostri stessi fratelli, figli delle ben note Chiese, essi non hanno conosciuto allora i fatti accaduti in Africa tanti anni fa, e non li conoscono ora; per cui i crimini rinfacciati agli Africani dal partito di Donato, anche se veri, poiché non li conoscevano, non potevano contaminarli. I Donatisti, invece, che si sono apertamente separati e divisi, pur dicendo di essere stati presenti anche all'ordinazione di Primiano, condannarono Primiano, ordinarono un altro vescovo contro Primiano, battezzarono al di fuori di Primiano, ribattezzarono dopo Primiano e, con gli amici, che egli aveva battezzato fuori, ma che nessuno ribattezzò dentro, ritornarono a Primiano. Se un rapporto così stretto con i Massimianisti non macchia i Donatisti, come poté, una diceria sugli Africani, contaminare degli stranieri? Se delle labbra, che si sono reciprocamente accusate si congiungono senza farsi del male, nel bacio di pace, perché nelle Chiese d'oltremare, molto lontane dal loro tribunale, non baciano come fedele cattolico uno che hanno condannato, ma lo esorcizzano come un empio pagano? Se per il bene della loro unità, essi hanno fatto la pace con i Massimianisti e li hanno riaccettati, noi non li biasimiamo solo perché si strangolano con la loro decisione; infatti, mentre per l'unità della loro setta, raccolgono particelle separatisi da loro, si rifiutano poi di ricucire alla vera unità, la loro stessa setta. 13.14 - Per la pace di Cristo dobbiamo sopportare i veri crimini Se per l'unità del partito di Donato, nessuno ribattezza coloro che sono stati battezzati nell'empio scisma; e i colpevoli di uno scisma tanto grave, che il loro concilio paragona a quelli antichi autori dello scisma, che la terra inghiottì vivi, ( Nm 16,31-35 ) se si sono separati, non si puniscono, se sono stati condannati, si reintegrano, perché all'unità del Cristo diffusa in tutto il mondo e della quale è stato predetto che dominerà da mare a mare e dal fiume fino ai confini del mondo, ( Sal 72,8 ) e quanto è stato predetto si vede e si mostra realizzato, perché, ripeto, a questa unità vera e perfetta, non si riconosce la legge della eredità, che risuona nei nostri comuni Libri: Ti darò in eredità le nazioni e i confini della terra in tuo possesso? ( Sal 2,8 ) Per l'unità di Donato non sono obbligati a richiamare ciò che hanno disperso, ma sono invitati ad ascoltare il grido delle Scritture. Perché non capiscono che è stata un'opera della misericordia di Dio verso di loro se, essi che accusavano la Chiesa cattolica di falsi crimini, dal cui contagio, per così dire, non volevano che fosse contaminata la loro troppa santità, per ordine di Ottato Gildoniano furono obbligati a riaccogliere i crimini veri e gravissimi, condannati dalla " bocca veritiera del loro concilio, come essi dicono, e a riunirli a sé? Si rendano conto, finalmente, come sono pieni di crimini veri dei loro seguaci, essi che ne inventano di falsi contro i loro fratelli ma seppure avessero detto la verità, dovrebbero finalmente capire quante cose vanno tollerate per la pace, e ritornare, per la pace di Cristo, alla Chiesa che non ha condannato dei fatti sconosciuti, visto che ad essi, per la pace di Donato, è piaciuto richiamare dei condannati. 14.15 - Documenti da portare nella discussione Perciò, fratelli, i fatti accaduti tra di loro riguardanti i Massimianisti, ci bastano per ammonirli e correggerli. Noi non rovistiamo vecchi archivi, non mettiamo sottosopra antiche biblioteche, non trasferiamo la nostra prova nelle regioni lontane, ma accantoniamo tutti i documenti dei nostri antenati, e rinviamo le testimonianze che gridano in tutto il mondo! 15.16 - Lo scisma dei Massimianisti Ecco le città di Musti e di Assuri! Sono ancora in questa vita e in questa Provincia, quelli che si sono separati e quelli dai quali si sono separati; quelli che hanno eretto un altare e quelli contro i quali lo hanno eretto; quelli che hanno condannato e quelli che sono stati condannati; quelli che hanno riaccolto e quelli che sono stati riaccolti; quelli che sono stati battezzati fuori e quelli che non sono stati ribattezzati dentro. Ora, se tutto questo, fatto per l'unità, macchia, tutti i macchiati chiudano la bocca; ma se tutto questo, fatto per l'unità, non macchia, si correggano e pongano fine alla lite. 16.17 - Ancora sui Massimianisti Ormai, delle parole della sua lettera anche l'autore può ridere. Egli, dopo aver utilizzato, come un ignorante e un menzognero, la citazione della Scrittura: Chi è battezzato da un morto, che vantaggio trae dal suo lavacro? ( Sir 34,30 ) si sforza di dimostrare in che senso un traditore va considerato morto alla vita; perciò aggiunge: È morto chi non ha meritato di nascere dal vero battesimo; è morto anche chi, generato dal legittimo battesimo, si è unito ai traditori. Ora, se i Massimianisti non sono morti, perché, i Donatisti, nel loro concilio plenario dicono che le rive rigurgitano di cadaveri dei loro morti? Se poi sono morti, come può vivere il battesimo che hanno dato? Inoltre, se Massimiano non è morto, perché, dopo di lui, si ribattezza? Se poi è morto perché, con lui non è morto Feliciano di Musti, suo consacrante, mentre insieme ad un non so quale traditore africano, poté morire un collega d'oltremare? O, se anche lui è morto, perché presso di te, dentro, vivono con lui, senza essere ribattezzati, quelli che lui, da morto, ha battezzato fuori? 17.18 - Comportamento contraddittorio dei Donatisti Poi aggiunge: Due individui non hanno la vita del battesimo: colui che non l'ha mai ricevuta, e colui che l'ha ricevuta, ma l'ha persa. Dunque non l'ha mai avuta chi è stato battezzato fuori, dai massimianisti Feliciano o Pretestato; questi stessi poi, persero ciò che avevano. Quando poi furono riammessi con i loro seguaci, chi ha dato a quelli che essi avevano battezzato, ciò che non avevano? E chi ha restituito a loro stessi ciò che avevano perso? Se poi essi portarono con sé la forma del battesimo, ma persero la sua virtù, a causa dell'empio scisma, perché la stessa forma, che sempre e ovunque è santa, tu la disprezzi nei Cattolici, che non hai ascoltati, e l'accetti nei Massimianisti che hai puniti? 17.19 - I Donatisti si contraddicono sulla consegna dei libri Tutte le accuse criminose che ha pensato di fare nei riguardi di Giuda, il traditore, non riguardano noi: essi infatti non hanno dimostrato che siamo traditori e, se anche provassero che nella nostra comunione alcuni nostri morti hanno consegnato i Libri, neppure questa consegna, da noi condannata e a noi odiosa, ci macchierebbe minimamente. Se essi stessi, infatti, non vengono macchiati dai crimini, che hanno condannati e poi riammessi, quanto meno potremmo essere macchiati noi, da quelli vociferati e condannati! Per quanto si inveisca contro i traditori, si pensi che io, con altrettante parole, potrei accusare loro. Ma con una netta distinzione: egli accusa davanti a me, uno che, essendo scomparso già da tempo, non posso giudicare per conoscenza diretta; io invece gli mostro uno che gli sta accanto e che, dopo essere stato condannato da lui, o almeno dopo essersene separato con uno scisma sacrilego, egli lo ha riaccolto senza togliergli la sua dignità. 18.20 - Si respinge l'obiezione donatista circa la persecuzione Malvagio traditore - egli dice - ti sei fatto persecutore e carnefice proprio contro di noi, che abbiamo custodito la legge! Se la legge l'hanno custodita i Massimianisti, quando si sono separati da te, custodiscila anche tu, che ti sei separato dalla Chiesa diffusa in tutto il mondo! Se poi vuoi discutere delle persecuzioni, ti rispondo subito: se avete subito qualche ingiustizia, non riguarda coloro che, per l'unità, tollerano lodevolmente gli autori di tali cattive azioni. Tu quindi non hai niente da rimproverare al frumento del Signore, che tollera la sua paglia fino alla vagliatura finale, e dal quale tu stesso non ti saresti mai separato, se il vento della tentazione non ti avesse portato via come paglia leggera, già prima della venuta del vagliatore. Io comunque l'unico fatto, che il Signore ha gettato in faccia ai Donatisti per chiudere loro la bocca, e per correggerli, se rinsaviscono, e per confonderli, se perseverano nella loro perversità, non lo lascio cadere: se quelli che subiscono una persecuzione sono più giusti di quelli che la fanno, allora sono più giusti i Massimianisti, la cui basilica è stata distrutta dalle fondamenta, ed essi stessi sono stati duramente perseguitati dalla scorta armata di Ottato. Quanto poi alle ordinanze del Proconsole, che i Primianisti hanno richiesto per cacciarli tutti dalle basiliche, sono ben note. Perciò se, nonostante l'odio degli imperatori verso la loro comunione, i Donatisti, hanno osato tanto nel perseguitare i Massimianisti, che cosa avrebbero fatto, se l'amicizia dei re avesse permesso loro di fare qualcosa? Se poi l'hanno fatto per correggere i malvagi, perché meravigliarsi se gli imperatori cattolici, con maggiore autorità, decidono di reprimere e di correggere loro, che cercano di ribattezzare tutto il mondo cristiano, pur non avendo nessun motivo per dissentire, visto che i cattivi, sebbene accusati di crimini veri, vanno tollerati per la pace, come testimoniano essi stessi, quando hanno accolto con tutti gli onori e con il battesimo dato fuori, quelli che avevano condannato? Pensino una buona volta a ciò che meriterebbero, da parte delle autorità cristiane, i nemici dell'unità cristiana diffusa in tutto il mondo! Perciò, se ricevono una punizione lieve, abbiano almeno un po' di pudore, affinché, quando incominciano a leggere i loro scritti, non li vinca il riso, non vedendo in se stessi ciò che pretendono di vedere negli altri, e vedendo ciò che rinfacciano agli altri. 19.21 - Perché i Donatisti nascondono il testo integrale delle lettere Che cosa vuol dire, costui, quando, nella sua lettera, cita quel testo in cui il Signore dice ai Giudei: Ecco, io vi mando dei profeti, dei sapienti e degli scribi, ma voi li ucciderete, li crocifiggerete e li flagellerete? ( Mt 23,24 ) Infatti, se vogliono che si intendano solo loro per sapienti, scribi e profeti, mentre noi saremmo persecutori dei sapienti e dei profeti, perché si rifiutano di parlare con noi, se sono stati inviati a noi? Infine, l'autore di quella lettera, a cui stiamo rispondendo, se venisse da noi sollecitato a riconoscerla come sua, sottoscrivendola di suo pugno, forse non lo farebbe: tanto è grande il timore di farci avere le loro parole! In effetti, poiché noi desideravamo di ottenere, in qualche modo, la seconda parte della lettera, visto che quelli che ce la consegnarono, non riuscirono a trascriverla tutta, nessuno degli interpellati ha voluto darcela, appena hanno saputo che noi stavamo rispondendo alla parte in nostro possesso. Così, benché leggano ciò che il Signore dice al profeta: Grida a squarciagola, non risparmiarti; scrivi con la mia penna i loro peccati, ( Is 58,1 ) questi Profeti del vero, inviati a noi, niente temono ed evitano tanto, quanto di farci sentire il loro grido: un timore che certamente non avrebbero, se di noi dicessero la verità. Non senza motivo, come sta scritto nel salmo, è stata chiusa la bocca di chi pronuncia menzogne. ( Sal 63,12 ) Se poi essi non accettano il nostro battesimo, perché siamo una razza di vipere, ( Mt 23,33; Mt 3,7 ) come costui ha scritto nella sua lettera, perché hanno accettato quello dei Massimianisti, dei quali il loro concilio ha detto: L'alveo di un grembo avvelenato tenne a lungo nascosti i frutti nocivi di un seme di vipera, e i sieri bagnati del delitto concepito si sciolsero, con il lento calore, in membra di aspidi? E non è forse di essi, che anche nel concilio, è stato detto in seguito: Veleno di aspidi sotto le labbra di quelli, la cui bocca è piena di maledizione e di amarezza; i loro piedi sono veloci nello spargere il sangue; afflizione e infelicità sono sulla loro via, ed essi non conoscono la via della pace? ( Sal 14,3 ) Eppure, ora hanno dentro, con tutta la loro dignità, sia questi stessi e sia quelli battezzati da essi fuori. 20.22 - I Donatisti non sono profeti, ma falsi profeti Perciò, tutte queste espressioni sulla razza di vipere e sul veleno di aspidi sotto le loro labbra, e le altre pronunciate contro quelli che non hanno conosciuto la via della pace, se i Donatisti parlassero veramente con verità, riguardano essi piuttosto, dal momento che il battesimo di quelli, contro i quali si sono espressi in tal modo in questa sentenza del concilio, lo hanno accettato per la pace di Donato; e invece, il battesimo della Chiesa di Cristo diffusa in tutto il mondo, e dalla quale è giunta in Africa la stessa pace, lo ripudiano per fare ingiuria alla pace di Cristo. E allora, chi sono, piuttosto, i falsi profeti che vengono vestiti di pelli di pecore, ma che dentro sono lupi rapaci? ( Mt 7,15 ) Forse quelli che, o non conoscono i cattivi presenti nella Cattolica, e in buona fede comunicano con essi; o che non riescono a separarli dall'aia del Signore prima della venuta del vagliatore, e quindi li tollerano per la pace dell'unità? O forse quelli che compiono nello scisma i crimini, che rimproverano nella Cattolica e che, mentre fingono di fuggire, anche se incerti, i crimini che nell'unità vanno tollerati, accolgono poi nel loro scisma quelli palesi e da essi condannati? 21.23 - Si elencano alcuni frutti cattivi dei Donatisti Infine, c'è poi un altro detto che egli cita: Dai loro frutti li riconoscerete. ( Mt 7,16 ) Allora veniamo ai frutti. Voi ci rinfacciate la consegna dei Libri. Questa stessa, e con molta più verosimiglianza, la rinfacciamo anche noi a voi. E per non andare molto lontano, proprio a Costantina, i vostri antenati, all'inizio del loro scisma, consacrarono vescovo Silvano. Costui, quand'era ancora suddiacono, si dichiarò pubblicamente un traditore, stando agli Atti municipali. Ora, se voi portate delle prove contro i nostri antenati, la parità di condizione esige che le crediamo o entrambe vere o entrambe false. Se sono entrambe vere, senza dubbio voi siete colpevoli di scisma: voi che avete finto di fuggire, nella comunione del mondo, i delitti che avevate nella piccola frazione del vostro scisma. Se invece sono entrambe false, senza dubbio voi siete colpevoli di scisma: voi che, per delle false accuse di traditori, vi siete macchiati del mostruoso crimine della separazione. Che se poi noi vi portiamo alcuni fatti e voi non ne portate nessuno; oppure, se noi diciamo il vero e voi il falso, non c'è da discutere che dobbiamo chiudere ermeticamente le vostre bocche. 22.24 - Che resta da fare ai Donatisti E che? Se la santa e vera Chiesa di Cristo vi convincesse e superasse, quand'anche noi non avessimo prove della consegna dei Libri, neppure quelle false, e voi, invece, ne aveste alcune e vere, che altro vi resterebbe, se non di amare la pace, se volete o, se non volete, di stare almeno zitti? In effetti, qualunque prova ora portaste, con tutta semplicità e verità, vi direi: avreste dovuto portarla allora a tutta Chiesa e all'unità cattolica, già diffuse e stabilite in tante nazioni; così che ora voi sareste dentro, mentre quelli che voi avreste confutati, sarebbero stati messi fuori. Che se avete cercato di farlo, certamente non ci siete riusciti, per cui, vinti e adirati, vi siete separati dagli innocenti, che non potevano condannare delitti dubbi e commettere il mostruoso sacrilegio dello scisma. Se invece non avete neppure provato a farlo, è stata una cecità davvero odiosa ed empia separarvi dal frumento di Cristo, che cresce fino alla fine in tutto il campo, cioè in tutto il mondo, solo perché siete rimasti colpiti dalla presenza, nell'Africa, di poca zizzania. 23.25 - Altra contraddizione nei Donatisti Da ultimo, si dice che al tempo della persecuzione, alcuni hanno dato alle fiamme il Testamento. Ora, quale che sia il testo da cui prendete questa accusa, lo si legga. Una cosa è certa: all'inizio delle promesse del Testatore troviamo che fu detto ad Abramo: Nella tua discendenza saranno benedette tutte le nazioni. ( Gen 22,18 ) Quanto al senso di questo testo, l'Apostolo veritiero lo interpreta così: Nella tua discendenza - disse - cioè Cristo. ( Gal 3,16 ) E nessun tradimento ha potuto vanificare la fedeltà di Dio! Comunicate con tutte le nazioni, e allora gloriatevi di aver salvato il Testamento dalla distruzione del fuoco! Ma se vi rifiutate di farlo, quale partito si deve credere, piuttosto, che abbia cercato di bruciare il Testamento, se non quello che non ne accetta le citazioni? Quanto infatti è più sicuro e lontano da ogni sacrilega temerarietà, credere che successore dei traditori sia stato colui che ora perseguita, con la lingua, il Testamento, che, si dice, essi hanno perseguitato con il fuoco! Ci rinfacciate la persecuzione: vi risponde il frumento del Signore: O è stato giusto farlo, o lo ha fatto la nostra paglia. Che cosa replicate? Ci rinfacciate di non avere il battesimo: vi risponde ancora il frumento del Signore: La forma del sacramento non giova a niente neppure ad alcuni che sono dentro; ( At 8,13-14 ) come non giovava a Simon mago, che pure era battezzato; a maggior ragione non giova a quelli fuori. Tuttavia che il sacramento è in coloro che se ne vanno, lo si prova dal fatto che a quanti ritornano non si ridà. Ma allora, come puoi gridare contro il frumento? Puoi tu gridare senza molta impudenza contro questo frumento e definire i fedeli falsi profeti vestiti di pelli di pecore, ma che dentro sono lupi rapaci, per il fatto che essi, o non conoscono i malvagi presenti nell'unità cattolica o, per l'unità, tollerano quelli che conoscono? 24.26 - Se i Donatisti amassero la pace, non dividerebbero l'unità Ma esaminiamo i vostri frutti. Tralascio il dominio tirannico sulle città e soprattutto sui poderi altrui; il furore dei Circoncellioni e i culti sacrileghi e profani in onore delle vittime gettatesi spontaneamente dai dirupi; i baccanali degli ubriachi e il gemito decennale di tutta l'Africa sotto il solo Ottato Gildoniano. Tralascio tutte queste cose, perché tra voi ci sono quelli che dichiarano di provarne e di averne sempre provato dispiacere; ma dato che non riescono ad eliminarle dicono di tollerarle per la pace: e con ciò si autocondannano, perché, se amassero la pace, non dividerebbero l'unità. In effetti, che razza di pazzia è questa, voler abbandonare la pace nella stessa Pace e volerla conservare nello scisma? Ora, è per via di coloro che fingono di non vedere i mali del partito di Donato, che pure tutti vedono e biasimano, e che perfino di Ottato stesso dicono: " Che cosa ha fatto? Chi lo ha accusato? Chi lo ha confutato? Io non so, non ho visto, non ho sentito… ". È dunque per via di quanti fingono di ignorare fatti evidenti, che sono sorti i Massimianisti, di fronte ai quali si aprano i loro occhi e si chiudano le loro bocche! Ecco: apertamente si separano, apertamente innalzano altare contro altare, apertamente in un concilio vengono chiamati sacrileghi, vipere, piedi veloci nello spargere il sangue, e uomini paragonabili a Dathan, Abiran e Core. E, dopo essersi disprezzati con dure parole, si condannano, ma poi si riammettono apertamente nella loro dignità con i loro battezzati. Eccoli i frutti di quanti, per la pace di Donato, fanno queste cose, e così si coprono di pelle di pecora, e di quanti rifiutano la pace di Cristo in tutta la terra, e così dentro sono lupi rapaci. 25.27 - Lo scisma è il più grande frutto dei Donatisti Credo di non avere tralasciato niente di quanto egli ha detto nella lettera, almeno di ciò che ho potuto trovare nel frammento che sono arrivato ad avere. Ne pubblichino anche il resto: chissà che non vi si trovi qualcosa che si possa confutare? Quanto alle cose alle quali, con l'aiuto di Dio, abbiamo risposto, invito la vostra Carità, non solo a comunicarle a chi le chiede, ma anche ad inculcarle in chi non le chiede. Rispondano, se vogliono; e se non vogliono farlo a noi, mandino una lettera almeno ai loro; ma non ordinino di tenerla nascosta a noi. Che se lo fanno, rivelano apertamente i loro frutti, con i quali si dimostrano lupi rapaci vestiti di pelli di pecore che, di nascosto, insidiano il nostro gregge e, in pubblico, temono di rispondere ai pastori. ( Mt 7,15 ) Noi ad essi rinfacciamo solo il crimine dello scisma, in cui sono tutti pienamente coinvolti, e non i crimini di una parte di essi, dei quali alcuni affermano di rammaricarsi. Essi, invece, se non ci rinfacciano i crimini di altri, non hanno niente da rinfacciarci; e quindi non possono assolutamente difendersi dall'accusa di scisma. Infatti, sia a causa dei crimini falsi e da essi inventati, e sia a causa di quelli veri, ma commessi dalla paglia, si sono separati dall'aia del Signore e dal frumento innocente, che cresce in tutto il mondo, con un'empia rottura. 26.28 - L'errore dei Manichei Salvo ad aspettarvi da me anche la confutazione di alcune cose scritte su Mani. Ma su questo punto, la lettera non mi dispiace. Certo un errore molto nocivo e dannoso, qual è l'eresia manichea, e che la Cattolica combatte con fortissimi argomenti di verità, egli l'ha considerato una colpa assolutamente molto lieve e quasi meritevole di nessun rimprovero. L'eredità di Cristo, infatti, stabilita in tutte le nazioni, è garantita di fronte a tutte le eresie diseredate; ma, come dice il Signore: Come può, Satana, scacciare Satana? ( Mc 3,23 ) così: come può l'errore dei Donatisti distruggere l'errore dei Manichei? 27.29 - Tener conto dell'episodio dei Massimianisti Perciò, carissimi, sebbene, dopo essere stato confutato in molti modi, questo errore si possa sconfiggere; e sebbene per nessun'altra ragione, ma solo per l'impudenza ostinata egli osa contraddire la verità, tuttavia, per non appesantire la vostra memoria con una grande quantità di prove, ritenete solo l'episodio dei Massimianisti: ficcatelo nella loro testa, spingetelo nella loro gola, per bloccare le loro lingue ingannatrici; e con questa specie di giavellotto-tridente distruggete la loro calunnia come un mostro-tricipite. Ci rinfacciano la consegna di Libri, ci rinfacciano la persecuzione, ci rinfacciano il falso battesimo: rispondete al tutto solo con l'episodio dei Massimianisti. Che infatti i loro antenati hanno dato alle fiamme i Libri sacri, lo ritengono oscuro; ma che hanno riammesso nella loro dignità i contaminati dal sacrilegio dello scisma, questo, certo, non possono nasconderlo. Parimenti tutte le violentissime persecuzioni che, appena possono, scatenano contro tutti, le ritengono notizie oscure; ma, sebbene la persecuzione spirituale superi quella corporale, il fatto che essi hanno riammesso nella loro dignità i Massimianisti, che avevano perseguitato nel corpo e dei quali proprio essi dissero: I loro piedi sono veloci nello spargere il sangue, ( Sal 14,3 ) questo, certo, non possono nasconderlo. 28.29 - Quanto infine alla questione del battesimo, con cui ingannano i miseri, la ritengono oscura. E mentre dicono che non hanno il battesimo quelli che lo ricevono fuori la comunione dell'unica Chiesa, hanno riammesso nella loro dignità i Massimianisti e tutti quelli che costoro hanno battezzato nello scisma, fuori della comunione donatista. E questo, certo, non possono nasconderlo. 28.30 - Ma se sono fatte per la pace - essi dicono - queste cose non macchiano; ed è bene cambiare in misericordia il rigore della severità, per reinserire i rami tagliati. Ma con ciò si chiude tutta la causa, persa per loro, invincibile per noi. Infatti, se per tollerare i cattivi nello scisma, si ricorre al nome di pace, e se ne fa uno schermo di difesa, senza dubbio si commette un crimine orrendo e senza alcuna giustificazione: un crimine che viola la vera pace nell'unità del mondo. 29.31 - Conclusioni Queste, fratelli, sono le cose che, con instancabile mitezza dovete ritenere, praticare e predicare: amate gli uomini e uccidete gli errori; confidate nella verità, senza presunzione; lottate per la verità, senza crudeltà; pregate per quelli che rimproverate e confutate. Per questi, infatti, il profeta supplica Dio, dicendo: Riempi di vergogna la loro faccia, e cercheranno il tuo nome, Signore. ( Sal 83,17 ) Veramente il Signore lo ha già fatto, riempiendo pubblicamente la loro faccia della vergogna dei Massimianisti. Resta che sappiano vergognarsi per la salvezza. Così potranno cercare il nome del Signore, dal quale si sono allontanati con grande danno, visto che, invece del suo nome, esaltano il loro. Vivete e perseverate in Cristo; crescete e siate ricolmi della carità di Dio, tra voi e verso tutti, fratelli carissimi. Libro II 1.1 - Come Agostino discute con Petiliano Alla prima parte della lettera di Petiliano, la sola che siamo riusciti ad ottenere, abbiamo dato una risposta sufficiente, come ricordano quanti hanno potuto leggerla o ascoltarla. Ma poiché, in seguito, i fratelli ne hanno trovato il testo completo, lo hanno trascritto e ce lo hanno inviato, perché potessimo rispondere a tutta la lettera, non dovevo sottrarmi al compito di prendere la penna; non perché l'autore dica alcunché di nuovo, a cui non siano già state date varie e frequenti risposte, ma per aiutare i fratelli più lenti, che non sanno applicare a tutti i casi analoghi le cose dette altrove. Così per venire incontro a quanti mi spingono a rispondere a tutte e singole le questioni, io cercherò di discuterle quasi in forma di un contraddittorio faccia a faccia: premetterò il nome di Petiliano ai brani della sua lettera, e poi recensirò la mia replica sotto il mio nome, come se la discussione fosse trascritta dai notai. Così, nessuno potrà lamentarsi che io ho omesso qualcosa, o dire che egli non ha potuto capire, perché non è riuscito a distinguere i contendenti. E anche perché gli stessi Donatisti, che si rifiutano di discutere davanti a noi, nelle lettere che inviano ai loro fedeli, non sfuggano alla verità che replica loro punto per punto, come se parlassero con noi faccia a faccia. 1.2 - Come Petiliano comincia la sua lettera All'inizio della sua lettera, Petiliano ha detto: Petiliano, vescovo, ai carissimi fratelli preti e ai diaconi, costituiti nella diocesi ad essere ministri del santo Vangelo insieme a noi: " Grazia a voi e pace da Dio, nostro Padre, e dal Signore nostro Gesù Cristo ". 2.3 - Agostino: Riconosco il saluto dell'Apostolo. Di quanto dici veditela tu; considera, però, da dove hai appreso quanto dici. Così saluta Paolo i Romani, i Corinzi, i Galati, gli Efesini, i Colossesi, i Filippesi, i Tessalonicesi. Ma che razza di follia è, dunque, rifiutarsi di scambiare il saluto di pace con queste Chiese, nelle cui Lettere hai imparato il saluto di pace? 2.4 - Alcune accuse di Petiliano e le risposte di Agostino Petiliano: Ci rinfacciano un doppio battesimo, proprio quelli che, sotto il nome di battesimo hanno macchiato le loro anime con un falso lavacro. Certo, di fronte a queste oscenità, tutte le sporcizie sono più pulite di quelli che la loro acqua ha toccati e contaminati di infedele purezza. 2.5 - Agostino: Noi non siamo contaminati da un'acqua nostra e né purificati da una vostra; l'acqua del battesimo, dato nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, non è né nostra e né vostra, ma di colui del quale Giovanni ha detto: Quello sul quale vedrai discendere lo Spirito come colomba e fermarsi su di lui, questi è colui che battezza nello Spirito Santo. ( Gv 1,33 ) 3.6 - Petiliano: Si considera la coscienza di chi dà il battesimo; è essa che purifica la coscienza di chi lo riceve. 3.7 - Agostino: Della coscienza di Cristo siamo sicuri. Infatti, se scegli un qualunque uomo, la purificazione del battezzato sarà incerta, perché incerta è la coscienza del battezzatore. 4.8 - Petiliano: Chi riceve la fede da un infedele, non riceve la fede, ma una colpa. 4.9 - Agostino: Però non è infedele Cristo, dal quale il fedele riceve la fede, non una colpa. Egli infatti crede in colui che giustifica l'empio, perché, la sua fede gli sia imputata a giustizia. ( Rm 4,5 ) 5.10 - Petiliano: Ogni realtà ha un'origine e poggia su una radice; e se una cosa non ha un capo, non è nulla; e niente può rigenerare bene, se non è stato rigenerato da un buon seme. 5.11 - Cristo è il capo, l'origine e la radice del battezzato Agostino: E che, ti vuoi mettere al posto di Cristo e non ti vuoi sottomettere a lui? È lui l'origine, la radice e il capo di chi nasce; di lui non temiamo, come di un qualunque uomo, che, per caso, sia finto e pessimo, che deriviamo da un'origine pessima, che sorgiamo da una radice pessima, e ci conformiamo ad un capo pessimo. Quale uomo, infatti, è sicuro di un altro uomo, se sta scritto: Maledetto chiunque ripone la sua speranza in un uomo? ( Ger 17,5 ) Il seme, poi, dal quale siamo generati, è la parola di Dio, cioè il Vangelo. Perciò l'Apostolo dice: In Cristo Gesù io vi ho generati per mezzo del Vangelo. ( 1 Cor 4,15 ) E tuttavia egli a quelli che annunciavano il Vangelo senza retta intenzione, permette che lo annuncino, e se ne compiace, ( Fil 1, 16.18 ) perché, anche se lo annunciavano senza retta intenzione, in quanto cercavano i propri interessi e non quelli di Gesù Cristo, tuttavia ciò che annunciavano era retto. ( Fil 2,21 ) E il Signore aveva detto di alcuni di questi: Fate ciò che dicono, ma non fate ciò che fanno, perché, dicono e non fanno. ( Mt 23,3 ) Se dunque si annuncia con retta intenzione un messaggio retto, lo stesso annunciatore, poiché si unisce alla parola, partecipa a generare il credente; e anche se egli stesso non fosse rinato, il suo messaggio tuttavia sarebbe retto; il credente nasce non dalla sterilità del ministro, ma dalla fecondità della verità. 6.12 - Il battezzatore non trasmette né il peccato né la santità Petiliano: Ma se è così, fratelli, non è assurdo che un colpevole può rendere innocente un uomo, se il Signore Gesù Cristo dice: "Un albero buono dà frutti buoni, un cattivo dà frutti cattivi. Si raccoglie forse uva dalle spine? ". ( Mt 7,16-17 ) E ancora: " Ogni uomo buono dal tesoro del suo cuore trae il bene; ed ogni uomo malvagio dal tesoro del suo cuore trae il male "? ( Mt 12,35 ) 6.13 - Agostino risponde a questa tesi Agostino: Un uomo, anche se fosse immune dai suoi peccati, non può rendere innocente un altro, perché non è Dio: altrimenti, se dall'innocenza del battezzante ci si aspetta che nasca quella del battezzato, uno sarà tanto più innocente, quanto più innocente sarà colui che lo battezza; e sarà tanto meno innocente, quanto meno lo è anche colui che lo battezza. E se per caso colui che battezza nutre odio per qualcuno, questo lo si imputerà anche al battezzato. A che pro, quindi, questo misero corre al battesimo? Per ottenere il perdono dei peccati suoi, o per accollarsi quelli degli altri? O forse, come una nave mercantile, scarica gli uni e carica gli altri? Ora noi, per albero buono e i suoi frutti buoni, e per albero cattivo e suoi frutti cattivi, siamo soliti intendere gli uomini e le loro opere, come dimostrano le parole che hai citato: Ogni uomo buono trae dal tesoro del suo cuore il bene; e ogni uomo malvagio trae dal tesoro del suo cuore il male. ( Mt 12,36 ) Quando poi egli predica la parola di Dio o amministra il sacramento di Dio, se è malvagio, non predica o amministra del suo, ma si annovera tra quelli, di cui è stato detto: Ciò che dicono, fatelo; ciò che fanno, non lo fate: ( Mt 23,3 ) dicono, infatti, gli interessi di Dio, e fanno, invece, i propri. In realtà, se è come tu dici, e cioè, che frutto dei battezzatori si considerano i battezzati stessi, che grande male annunciate all'Africa, se sono spuntati tanti Ottato quanti ne ha battezzati Ottato. 7.14 - Il battesimo dei morti non giova Petiliano: Ripeto: " Chi è battezzato da un morto, non trova vantaggio dal suo lavacro. ( Sir 34,30 ) L'autore non ha asserito che il battezzatore è un corpo morto, esanime, e né il cadavere di un uomo steso a terra con violenza, ma uno che non ha lo Spirito di Dio e che è paragonato ad un morto, come lo rivela altrove a un discepolo, secondo quanto attesta il Vangelo. Un suo discepolo gli disse: " Signore permettimi di andare a seppellire mio padre ". Gesù gli rispose: " Seguimi, e lascia che i morti seppelliscano i loro morti ". ( Mt 8,21-22 ) Il padre di questo discepolo non era battezzato, e Cristo rimandò un pagano ai pagani. Salvo che non parlasse degli infedeli, un morto non può seppellire un morto. Un morto, quindi, non di una qualunque morte, ma uno colpito nella sua vita. In effetti, chi vive da criminale, è tormentato da una vita morta. Essere battezzati da un morto, quindi, è ricevere la morte e non la vita. Bisogna discutere e dire in che senso un traditore è considerato morto alla vita. È morto chi non ha meritato di nascere da un vero battesimo; è morto, egualmente, colui che, nato da un battesimo legittimo, si è unito a un traditore. Due sono i soggetti che non hanno la vita del battesimo; e chi non l'ha mai avuta, e chi l'ha avuta, ma l'ha persa. Dice infatti il Signore Gesù Cristo: " Verranno in lui sette spiriti più cattivi e quest'uomo sarà peggiore di prima ". ( Mt 12,45 ) 7.15 - Cristo non è morto, ma è vivo Agostino: Cerca con più diligenza in che senso è stato detto e in che senso bisogna intendere il testo della Scrittura che hai citato. Infatti, che morti sono soliti chiamarsi, in senso mistico, tutti i malvagi, è evidente; ma Cristo, che ha il battesimo vero che, a motivo dei difetti degli uomini, voi ritenete falso, è vivo e siede alla destra del Padre e non morirà più, neppure per la fragilità della carne; e la morte non avrà più potere su di lui. ( Rm 6,9 ) Farsi battezzare col suo battesimo, non è farsi battezzare da un morto; e se per caso i suoi ministri fossero falsi operai, ( 2 Cor 11,13 ) che cercano i propri interessi e non quelli di Gesù Cristo, ( Fil 2,21 ) e che annunciano il Vangelo senza retta intenzione, e predicano Cristo per invidia e per amore di contesa, ( Fil 1,15-17 ) a causa delle loro iniquità essi vanno considerati morti; ciò non ostante il sacramento del Dio vivente non muore neppure in un morto. Era morto, infatti, quel Simon Mago, battezzato da Filippo nella Samaria, che voleva comprare il dono di Dio col denaro, ( At 8, 13.18-19 ) ma viveva, per la sua condanna, il battesimo che aveva. 7.16 - Il caso dei Massimianisti Quanto sia falso ciò che egli dice: Due sono i soggetti che non hanno la vita del battesimo: chi non l'ha mai avuta e chi l'ha avuta, ma l'ha persa, puoi capirlo da questo: che ai battezzati che apostatano e che ritornano con la penitenza, il battesimo non si ridà; che se lo avessero perso, lo si ridarebbe. Di fatto, come possono battezzare i vostri morti, se si sta alla vostra interpretazione? Oppure non sono morti i vostri ubriachi ( per tacere di altro e dire solo cose note e di tutti i giorni ) se l'Apostolo dice della vedova: La vedova che si dà ai piaceri, anche se vive, è già morta? ( 1 Tm 5,6 ) Inoltre, in quel vostro concilio, con cui avete condannato Massimiano con i suoi consiglieri o i suoi ministri, ti sfugge con quanta eloquenza avete detto: Proprio come gli Egiziani, le rive sono piene di cadaveri per i quali, la pena più grande nella morte è di non ricevere neppure la sepoltura, dopo che le acque vendicatrici ne hanno strappato l'anima? E tuttavia se uno di essi, Feliciano, sia tornato in vita, vedetevela voi; ad ogni modo, presso di voi, dentro, egli ha coloro che ha battezzati, fuori, da morto. Come dunque viene battezzato da un vivo, colui che si veste del battesimo di Cristo vivo, così viene battezzato da un morto, colui che si immerge nel battesimo del morto Saturno o di qualunque altro morto. Intanto, diciamo velocemente che le parole che hai citate si possono comprendere senza problemi per nessuno di noi. Infatti, come le interpretate voi, cercate, non di liberare voi, ma di implicare noi con voi. 8.17 - Giuda fu apostolo, ed era morto Petiliano: Bisogna dimostrare, ho detto, e dire in che senso un traditore infedele è considerato morto alla vita. Giuda era un apostolo, benché tradì Cristo; e lui stesso, persa la dignità di apostolo, morì spiritualmente prima di morire, sospeso alla sua corda, come sta scritto: " Mi pento di avere tradito il sangue giusto; poi andò e si impiccò ". ( Mt 27,4-5 ) Con una corda morì il traditore, e una corda lasciò ai traditori; a proposito di lui Cristo Signore gridò al Padre: " Padre, quelli che mi hai dato, li ho conservati tutti; e di essi non si è perduto nessuno, salvo il figlio della perdizione, perché si adempisse la Scrittura ". ( Gv 17,12 ) In realtà, già da tempo Davide aveva emesso una sentenza contro colui che avrebbe consegnato Cristo agli infedeli: " Il suo ufficio lo prenda un altro; la sua moglie rimanga vedova e i suoi figli orfani ". ( Sal 109,8-9 ) Ecco quanto è lungimirante lo spirito dei Profeti: gli avvenimenti futuri li vede come presenti, sì da condannare un traditore moltissimi secoli prima della sua nascita! Infine, perché si adempisse questa profezia, san Mattia prese l'ufficio dell'apostolo perduto. ( At 1,25 ) Che nessuno stolto, nessun infedele discuta di questo: Mattia riportò un trionfo, non una ingiustizia; dalla vittoria di Cristo Signore, riportò le spoglie del traditore. E di fronte a questo fatto, come fai a rivendicare per te l'ufficio di vescovo, erede di un traditore più malvagio? Giuda ha tradito Cristo nella sua carne; tu, preso da furore spirituale, hai gettato il Vangelo alle fiamme sacrileghe. Giuda ha consegnato il Legislatore agli infedeli; tu hai consegnato agli uomini la legge di Dio o, per così dire, i suoi resti, per essere distrutta. Certo, se tu amassi la legge, come i giovani Maccabei, ti faresti uccidere per le leggi di Dio, se si può dire morte quella di uomini che, morendo per il Signore, li ha resi immortali. Uno di questi fratelli, lo sappiamo, apostrofò il sacrilego tiranno dei fratelli con questo grido di fede: " Tu, criminale ed empio, ci elimini dalla vita presente, ma il re del mondo, che regna in eterno e il cui regno non avrà fine, nella patria della vita eterna risusciterà noi, che siamo morti per le sue sante leggi ". ( 2 Mac 7,9 ) Se tu bruciassi il testamento di un defunto, non verresti punito come un falsario? Che ne sarà, dunque, di te, che hai bruciato la santissima legge del Dio giudice? Giuda, almeno in punto di morte, si pentì del suo tradimento; tu invece non solo non ti penti ma anzi, da traditore assai perverso quale sei, ti sei fatto persecutore e carnefice di noi che custodiamo la legge. 8.18 - Agostino risponde a questa obiezione Agostino: Nota la differenza tra le vostre parole malevole e le nostre affermazioni sincere! Presta un po' di attenzione. Hai amplificato l'accusa di consegna dei Libri sacri e, con parole piene di odio, come un inventore inesauribile, ci hai messo sullo stesso piano di Giuda, il perduto. Ti risponderò assai brevemente: " Non ho fatto ciò che dici, non ho consegnato i Libri; lanci false accuse; non le proverai mai ". Non pensi che tutto questo fumo di parole grosse, svanirà presto? O cercherai di provarle? Allora, prima dovresti farlo e poi potrai scagliarti contro di noi, come contro dei vinti, con tutte le invettive che vuoi. Ecco la prima leggerezza; ora senti la seconda. 8.19 - Petiliano non cita bene le testimonianze delle Scritture Tu stesso, parlando della profezia sulla dannazione di Giuda, ( Sal 109,8-9 ) hai detto: " Ecco come è lungimirante lo spirito dei Profeti: vede il futuro come se fosse presente, tanto da condannare il traditore molti secoli prima della sua nascita "; e non hai notato che la stessa profezia, che ha predetto con salda, certa e incrollabile verità, che un discepolo avrebbe tradito Cristo, ha anche predetto che tutto il mondo avrebbe creduto in Cristo. Perché vi hai notato l'uomo, che tradì Cristo, e non vi hai notato il mondo, per il quale Cristo è stato tradito? Chi ha tradito Cristo? Giuda. A chi lo ha consegnato? Ai Giudei. Che gli fecero i Giudei? Hanno forato le mie mani e i miei piedi, hanno contato tutte le mie ossa. Essi mi hanno guardato e osservato; si sono divise le mie vesti e sulla mia veste hanno tirato a sorte. ( Sal 22,17-19 ) Quanto sia grande ciò che è stato comprato a sì caro prezzo, leggilo poco dopo nel salmo: Si ricorderanno e torneranno al Signore tutti i confini della terra e si prostreranno davanti a lui tutte le famiglie dei popoli, perché del Signore è il regno ed egli dominerà le nazioni. ( Sal 22,28-29 ) Per ricordare le altre predizioni riguardanti la futura fede del mondo, chi può addurre gli altri innumerevoli testi profetici? Tu lodi la profezia, perché vi vedi l'uomo che ha venduto Cristo, ma non vi vedi il possesso, che il Cristo venduto ha comprato. Ecco la seconda leggerezza; ora ascolta la terza. 8.20 - I Donatisti non sono in comunione con l'eredità di Cristo Tra le molte parole della tua invettiva, hai detto: " Se tu bruciassi il testamento di un defunto, non verresti punito come un falsario? E allora che ne sarà di te, che hai bruciato la santissima legge del Dio giudice? Ma nel dire questo non hai prestato attenzione a ciò che certamente avrebbe dovuto colpirti: come sia potuto accadere che noi avremmo bruciato il Testamento, e ci saremmo stabiliti nell'eredità, che in esso è stata descritta, mentre voi, o meraviglia!, lo avete conservato, e avete perso l'eredità! Non è forse vero che in questo Testamento sta scritto: Chiedimi e ti darò in eredità le nazioni e in tuo possesso i confini della terra? ( Sal 2,8 ) Comunica con questa eredità, e rinfacciami, sul Testamento, ciò che vuoi. In effetti, che follia essersi rifiutati di dare alle fiamme il Testamento, proprio per contestare le profezie del Testatore? Noi, invece, pur avendo tra le mani gli Atti ecclesiastici e municipali, dove leggiamo che a consegnare i Libri divini, sono stati proprio quelli che, contro Ceciliano, consacrarono un altro vescovo, non vi insultiamo, non inveiamo contro di voi, non piangiamo le ceneri delle sacre Pagine che sono in mano a voi; e né contrapponiamo gli atroci tormenti dei Maccabei al sacrilegio del vostro orgoglio, dicendovi: Avreste fatto meglio a dare alle fiamme le vostre membra, anziché gli oracoli di Dio! Noi infatti non vogliamo essere così superficiali da suscitare un inutile scalpore contro di voi a causa di errori di altre persone, che avete condannate senza conoscerle. Ma il fatto di vedervi separati dalla comunione di tutto il mondo - che è il crimine più grande e più notorio, e che vi riguarda tutti -, se volessi ingrandirlo, mi mancherebbero, prima che il tempo, le parole. Se poi tu cerchi di difendere questo, rinfaccerai al mondo i crimini che, se sono da rinfacciare, capisci che a maggior ragione sei rimproverato, ma se non lo sono, non dovresti difenderti. Perché allora sbuffi contro di me, a proposito della consegna dei Libri, che non riguarda né me e né te, se ancora vige il patto di non rinfacciarci i delitti altrui; e se poi non vige più, riguarda più te che me? Comunque, anche se il patto vige, ritengo che sia molto giusto dire che dev'essere giudicato complice di colui che consegnò Cristo, colui che non si è consegnato a Cristo insieme a tutto il mondo. Voi dunque, dice l'Apostolo, siete stirpe di Abramo ed eredi secondo la promessa; ( Gal 3,29 ) e dice ancora: sarete eredi di Dio e coeredi di Cristo. ( Rm 8,17 ) E che questa stirpe di Abramo appartiene a tutte le nazioni, egli lo dimostra dalle parole dette ad Abramo: Nella tua stirpe saranno benedette tutte le nazioni. ( Gen 22,18; Gal 3,8 ) Perciò credo che sia giusta la mia richiesta: Consideriamo un po' il Testamento di Dio, che già da tempo è stato aperto; e colui che troviamo non coerede del tradito, giudichiamolo erede del traditore. Appartenga al venditore di Cristo colui che nega che Cristo è il compratore del mondo. Ora, egli, dopo la sua resurrezione si mostrò ai discepoli e, vedendoli dubbiosi, offrì ad essi le sue membra per farsi toccare e disse loro: Così sta scritto; era necessario che il Cristo patisse e risorgesse il terzo giorno; e nel suo nome si predicasse la penitenza e la remissione dei peccati in tutte le nazioni, a partire da Gerusalemme. ( Lc 24,46-47 ) Ecco da quale l'eredità vi allontanate! Ecco a quale erede resistete! Pensate forse che potrà risparmiare Cristo che cammina sulla terra, chi contesta Cristo che siede in cielo? Ancora non capite che tutto ciò che rinfacciate a noi, è alla sua parola che lo rinfacciate? Si promette un mondo cristiano, e si crede; si realizza la promessa, e si contesta! Pensate, vi scongiuro, quali e quanti castighi avreste dovuto subire per tanta empietà; eppure, se ne avete subito qualcuno, non lo so, non l'ho visto, non l'ho fatto. Oggi tu, che non subisci la violenza della mia persecuzione, rendimi ragione del tuo scisma. Ma insisterai con le tue accuse che, se non le provi, non toccano nessuno, se invece le provi, non toccano me. 9.21 - Petiliano: Avvolto come sei da tali crimini, non puoi essere un vero vescovo. 9.22 - Agostino: Da quali crimini? Li hai provati? Li hai mostrati? Anche se avessi mostrato i crimini di non so chi, che c'entra, questo, con la stirpe di Abramo, nella quale sono benedette tutte le nazioni? ( Gen 22,18 ) 10.23 - Esiste anche una persecuzione salutare Petiliano: Hanno mai perseguitato, gli Apostoli? O ha mai tradito, Cristo? 10.24 - Agostino: Potrei dirti che satana è il peggiore di tutti i malvagi, eppure l'Apostolo gli consegnò un uomo per la rovina della carne, perché lo spirito fosse salvato nel giorno del Signore Gesù; ( 1 Cor 5,5 ) e così quegli altri, dei quali dice: Li ho consegnati a satana, perché imparino a non bestemmiare. ( 1 Tm 1,20 ) Anche il Signore Cristo, dopo averli flagellati, cacciò dal tempio i mercanti disonesti, nell'episodio in cui troviamo citato quel testo della Scrittura che dice: Lo zelo della tua casa mi consuma. ( Gv 2,17 ) Vedi? Troviamo un apostolo traditore e Cristo persecutore! Potrei dirti questo e metterti in grande agitazione per costringerti a considerare non i lamenti di coloro che soffrono, ma l'animo di chi li fa soffrire. Ma non angosciarti, non lo dico; ma dico che alla stirpe di Abramo, presente in tutte le nazioni, non appartiene l'eventuale male che vi è stato fatto, probabilmente dalla paglia della messe del Signore, la quale, malgrado tutto, è anch'essa presente in tutte le nazioni. Voi, quindi, rendete ragione della vostra separazione. Ma prima osservate bene gli individui che avete, di cui non volete essere rimproverati; e considerate come è iniquo il vostro agire, quando ci rinfacciate le altrui iniquità, anche se, ciò che dite, riusciste a provarlo. Così, non vi sarà nessun motivo della vostra separazione. 11.25 - Chi sono i veri figli del traditore Petiliano: Ma alcuni diranno: " Non siamo figli di un traditore "; uno è figlio di colui del quale imita le opere. Figli certissimi, infatti, e quindi simili ai loro genitori, sono coloro che ha generati non questa carne e sangue, ma la vita e le opere simili a quelle dei loro genitori. 11.26 - Agostino: Fino a poco fa non dicevi niente contro di noi; ora hai incominciato a dire qualcosa, ma in nostro favore. La tua affermazione ti conduce a questo: se tu non dimostri che oggi noi, con cui tratti, siamo traditori, omicidi e autori di altri eventuali crimini, qualunque crimine mostrerai nei nostri predecessori, non lo puoi assolutamente rinfacciare a noi. Non possiamo, infatti, essere figli di coloro, di cui facciamo opere diverse. Vedi in che situazione ti sei messo. Se tu riuscissi a convincere di una colpa simile un nostro contemporaneo, che vive con noi, ciò non pregiudicherebbe affatto tutte le nazioni, che sono benedette nella discendenza di Abramo, ( Gen 22,18 ) e dalle quali tu, separandoti, sei considerato un sacrilego. Così, a meno che tu non conosca tutti gli uomini del mondo, cosa impossibile, e che non solo abbia appreso i loro costumi e le loro azioni, ma abbia anche dimostrato che sono tanto cattivi come tu dici, non hai motivo di rimproverare al mondo, che è nei santi, non so quali genitori, ai quali tu dimostri che essi sono simili. Né potrà esserti di aiuto, se anche riuscirai a dimostrarlo, il fatto che quelli che non sono peccatori, prendono sacramenti comuni con i peccatori. Prima, perché dovete guardare voi stessi: con chi li celebrate, a chi li date, da chi li ricevete, e non volete che vi siano rinfacciati; e poi, se è vero che sono figli di Giuda, che fu un diavolo tra gli Apostoli, quanti ne imitano le azioni, perché non chiamare figli degli Apostoli, quanti hanno in comune con i peccatori, non le azioni, ma i sacramenti di Dio, come gli Apostoli che consumarono la cena del Signore con il traditore? Perciò essi sono molto diversi da voi: voi infatti, a persone che hanno conservato l'unità, rimproverate ciò che fate voi che avete lacerato l'unità. 12.27 - Petiliano: Il Signore Cristo dice di sé ai Giudei: " Se non faccio le opere del Padre mio non mi credete ". ( Gv 10,37 ) 12.28 - Agostino: Ho già risposto sopra: questo è vero, ed è a favore nostro e contro di voi. 13.29 - Petiliano: I falsi e i menzogneri il Signore li rimprovera più volte, così: " Siete figli del diavolo; e fin dall'inizio egli fu accusatore, e non rimase nella verità ". ( Gv 8,44 ) 13.30 - Gli scismatici sono figli del diavolo Agostino: Noi non leggiamo: Egli fu accusatore, ma: Egli fu omicida. Cerchiamo poi in che senso il diavolo fu omicida fin da principio, e scopriamo che uccise il primo uomo, non brandendo la spada o colpendolo con la violenza fisica, ma inducendolo al peccato e facendolo cacciare dalla felicità del paradiso. Quello che allora era il paradiso, ora è la Chiesa. Dunque sono figli del diavolo, quelli che, separando gli uomini dalla Chiesa, li uccidono. Ma come per mezzo della parola di Dio, noi veniamo a sapere dov'è situato il paradiso, così mediante la parola di Cristo, apprendiamo dov'è la Chiesa. Egli infatti disse: In tutte le nazioni, cominciando da Gerusalemme. ( Lc 24,47 ) Pertanto, chiunque separa la gente da questa universalità, per condurla ad un partito qualsiasi, dimostra di essere figlio del diavolo e omicida. Ma anche il testo che hai citato per dire del diavolo: Egli fu accusatore e non rimase nella verità, vedi a chi si addice. Voi infatti accusate il mondo di crimini commessi da altri, che voi siete stati più capaci di accusare che confutare; e non siete rimasti nella verità di Cristo. Egli infatti dice che la Chiesa sta in tutte le nazioni, a partire da Gerusalemme; voi invece che sta nel partito di Donato. 14.31 - Chi sono i persecutori dei profeti Petiliano: Per tre volte Cristo presenta la demenza dei persecutori in questi termini: " Razza di vipere, come potrete sfuggire al giudizio della Geenna? Ecco: io vi mando profeti, sapienti e scribi, ma voi li ucciderete, li crocifiggerete e li flagellerete nelle vostre sinagoghe, finché ricada su di voi tutto il sangue giusto, che avete sparso sulla terra, dal sangue di Abele, il giusto, fino al sangue di Zaccaria, figlio di Barachia, che avete ucciso tra il tempio e l'altare ". ( Mt 23,33-35 ) Che forse sono davvero figli di vipere nella carne, o piuttosto serpenti nello spirito, che flagellano con malizia a tre lingue, con tatto mortale e con una spirale velenosa? Sono veramente diventati vipere, essi, che con i loro morsi hanno vomitato la morte sopra popoli innocenti. 14.32 - Agostino: sono i Donatisti Agostino: Se dicessi che tutto ciò riguarda i peccatori come voi, mi rispondereste: " Provalo ". E perché? Tu l'hai provato? Ora, se tu credi d'averlo provato solo perché lo hai detto, non c'è bisogno di ripeterlo. Leggi queste stesse parole in tuo favore e noi contro di voi. Così anch'io le ho provate, se questo è provare. Eppure impara che significa provare. Non vado, infatti, a cercare argomenti esterni, per provare che siete vipere. Ecco, è proprio delle vipere non avere in bocca la solidità della verità, ma il veleno della maledizione, come sta scritto: Veleno di aspidi sta sotto le loro labbra. E dato che questo testo ognuno può applicarlo all'altro, il salmista, come se gli si chiedesse chi sono coloro di cui parla, ha subito aggiunto: Quelli la cui bocca è piena di maledizione e di amarezza. ( Sal 14,3 ) Quando dunque dite tali cose contro uomini sparsi in tutto il mondo, e che non conoscete affatto, e dei quali moltissimi non hanno mai sentito nominare né Ceciliano e né Donato, e non li sentite rispondere, sommessamente: " Tutto ciò che dite non ci riguarda, non l'abbiamo visto, non l'abbiamo fatto, e ciò che dite, lo ignoriamo totalmente ", voi, che non cercate altro che dire ciò che non potete mai provare, che altro dimostrate se non di avere la bocca piena di maledizione e di amarezza? Vedi ora se voi riuscite a dimostrare di non essere vipere, senza dimostrare che tutti i Cristiani, di tutte le nazioni, sono dei traditori e degli omicidi, e non dei cristiani! Al contrario, se anche di tutte le persone sparse nel mondo, voi riusciste a conoscere e a mostrare la vita e le opere, già prima di farlo, poiché fate accuse avventate, la vostra bocca è viperina, la vostra bocca è piena di maledizione e di amarezza. Mostrateci ora, se potete, quale profeta, quale sapiente, quale scriba, abbiamo ucciso, crocifisso e flagellato nelle nostre assemblee! Badate che, nonostante tutto l'impegno, non proverete mai che Donato e Marcolo sono stati profeti, sapienti e scribi, perché non lo furono. Ma se anche ci riusciste, come fate a provare che sono stati uccisi da noi, se neppure li conoscevamo? E tanto meno li conosceva il mondo, che voi maledite con la vostra bocca velenosa? Ora, da che potete dimostrare che noi abbiamo un animo simile agli uccisori di coloro, che non potete neppure dimostrare che sono stati uccisi? Riflettete a tutte le accuse; vedete se qualcuna di esse, o circa il mondo o rivolta al mondo, potete dimostrarla: a quel mondo, però, che non vi stancate di maledire, e quindi dimostrate che sono vere, contro di voi, le false accuse che lanciate contro di lui. 14.33 - I Donatisti sono assassini dei Profeti perché rifiutano le profezie Del resto, se volessimo dimostrare che voi siete gli assassini dei Profeti, non andiamo molto lontano, per raccogliere, in ogni parte, le stragi che i vostri furiosi capi dei Circoncellioni e le solite bande di ubriaconi e di pazzi hanno compiuto fin dall'inizio dello scisma, e che non cessano mai di compiere. Prendo la più recente: Si citino gli oracoli divini, che rigiriamo nelle nostre e vostre mani: e prendiamo per assassini dei Profeti, quelli che scopriamo contestatori della parola dei Profeti. Che cosa si può dire più brevemente? Che cosa si può mostrare con più rapidità? Sareste più teneri se conficcaste un ferro nelle viscere dei Profeti, che cercare di uccidere con la lingua la parola dei Profeti! Dice il profeta: Si ricorderanno e si convertiranno al Signore tutti i confini della terra. ( Sal 22,28 ) Ecco, si realizza; ecco, si compie. Voi invece, non solo, di fronte a queste parole, vi otturate le orecchie incredule, ma anche contro ciò che già è compiuto, spalancate le vostre bocche cattive. Abramo sentì dire: Nella tua discendenza, saranno benedette tutte le nazioni, ( Gen 22,18 ) e: Credette e gli fu imputato a giustizia. ( Rm 4,3 ) Voi lo vedete realizzato e protestate e non volete che vi si imputi come ingiustizia; ma vi sarebbe giustamente imputato, anche se non credeste che non si è ancora realizzato ma solo promesso. Anzi, non solo voi non volete che vi si imputi a ingiustizia, ma, se per questa empietà subite qualche castigo, volete che vi si imputi a giustizia. Ora, se queste non possono definirsi persecuzioni dei Profeti, perché non si fanno con la spada, ma con la parola, per quale motivo Dio ha detto: Figli degli uomini, i loro denti sono come lance e saette, e la loro lingua come spada affilata? ( Sal 57,5 ) Ma se io raccogliessi tutte le testimonianze di tutti i Profeti sulla Chiesa diffusa nel mondo, voi tentereste di distruggerle e cancellarle con le vostre contestazioni? Ma ne siete impediti, perché in tutta la terra si è diffuso il loro suono e sino ai confini della terra le loro parole. ( Sal 19,5 ) Tuttavia ne citerò una sola, presa dalla bocca del Signore, il testimone dei testimoni: Era necessario che si adempissero tutte le cose che sono state scritte nella Legge, nei Profeti e nei Salmi su di me. Quali siano tutte queste cose ce le indichi lui stesso. Allora aprì loro l'intelligenza per comprendere le Scritture, e disse: Così sta scritto e così doveva essere: che il Cristo patisse e risorgesse dai morti, e nel suo nome si predicasse la penitenza e la remissione dei peccati per tutte le nazioni, incominciando da Gerusalemme. ( Lc 24,44-47 ) Ecco quanto sta scritto nella Legge, nei Profeti e nei Salmi, circa il Signore. Ecco ciò che il Signore ha spiegato di sé e della sua Chiesa: ha mostrato sé e rivelato essa. Voi invece, che resistete a queste testimonianze così evidenti e che, non potendo distruggerle, cercate di alterarle, che fareste se trovaste le membra dei Profeti, se siete così crudeli verso le parole dei Profeti, da non ascoltare neppure il Signore, il realizzatore, il rivelatore e l'interprete dei Profeti? In effetti, per quanto vi è possibile, uccidete anche lui, quando non cedete a lui. 15.34 - Un testo della Scrittura sui persecutori Petiliano: È di voi che Davide parla in questo testo contro i persecutori: " La loro gola è un sepolcro aperto; le loro lingue parlano con inganno; veleno di aspidi è sotto le labbra di quanti hanno la bocca piena di maledizione e di amarezza; i loro piedi sono veloci nello spargere il sangue. Afflizione e infelicità nelle loro vie; essi non hanno conosciuta la via della pace. Ai loro occhi non esiste il timore di Dio. Lo comprenderanno, forse, tutti gli operatori di iniquità, che divorano il mio popolo come il pane? ". ( Sal 14,3-4 ) 15.35 - I Donatisti sono persecutori delle anime perché dividono la Chiesa Agostino: Un sepolcro aperto è la loro gola: da essa emanano menzogne mortifere. Una bocca menzognera, infatti, uccide l'anima. ( Sap 1,11 ) Ma se niente è più vero delle parole di Cristo sulla sua Chiesa diffusa in tutte le nazioni, a partire da Gerusalemme, ( Lc 24,47 ) niente è più falso di quanto dite voi, nel partito di Donato. Le lingue ingannatrici, invece, le hanno quelli che, pur conoscendo le loro opere, non solo si dicono uomini giusti, ma anche giustificatori di uomini poiché di uno solo è stato detto: Egli giustifica l'empio, ( Rm 4,5 ) perché è giusto e giustificatore. ( Rm 3,26 ) Ormai, del veleno di aspidi e della bocca piena di maledizione e di amarezza, abbiamo parlato abbastanza. Quanto ai piedi veloci nello spargere il sangue, hai detto che li avevano anche i Massimianisti: ne è testimone la sentenza del vostro concilio plenario, più volte citata negli Atti proconsolari e municipali. Ora, che io sappia, essi non hanno ucciso nessuno fisicamente. Allora avete capito che si può spargere il sangue anche uccidendo spiritualmente le anime con la spada dello scisma, visto che lo avete condannato in Massimiano. Vedete, perciò, se non siano i vostri piedi veloci nello spargere il sangue, quando separate la gente dall'unità del mondo, se avete fatto bene a dirlo dei Massimianisti, che separarono alcuni dal partito di Donato. Possibile che non conosciamo la via della pace ( Sal 14,3; Is 59,7-8 ) noi, che ci sforziamo di conservare l'unità dello spirito nel vincolo della pace, ( Ef 4,3 ) e la conoscete voi, che al discorso, che tenne Cristo ai suoi discepoli dopo la resurrezione, tanto pacifico da iniziarlo con questo saluto: Pace a voi, ( Gv 20,19 ) vi opponete talmente, che dimostrate di non saper dire altro che questo: "Quanto hai detto tu sull'unità di tutte le nazioni, è falso; quanto diciamo noi sui crimini di tutte le nazioni è vero "? Le direbbero, questi, tale cose, se avessero davanti ai loro occhi il timore di Dio? Vedete, quindi, se ripetendo ogni giorno queste cose, voi non tentiate di ridurre il popolo di Dio diffuso nel mondo, come i denti consumano il pane. 16.36 - Petiliano: Il Cristo Signore ci ammonisce ancora: " Guardatevi dai falsi profeti; essi vengono a voi in vesti di agnelli, ma dentro sono lupi rapaci. Dai loro frutti li riconoscerete ". ( Mt 7,15-16 ) 16.37 - Lupi rapaci sono i Donatisti, i quali si coprono con pelli di pecora Agostino: Se ti chiedo da quali frutti riconoscete che siamo lupi rapaci, incominci a citare i crimini altrui, che però non sono mai stati provati neppure in quelli ai quali vengono attribuiti. Se invece me lo chiedi tu da quali frutti noi riconosciamo che i lupi rapaci siete voi, io ti rinfaccio il crimine dello scisma; certo, tu lo negherai, ma io te lo dimostrerò subito: perché tu non sei in comunione con tutte le nazioni e con le Chiese fondate dal lavoro degli Apostoli. A questo punto tu risponderai: " Io non comunico con i traditori e con gli omicidi ". Ti replica la discendenza di Abramo: "Eccoli i crimini: essi, o non sono veri o non sono miei ". Ma per ora li accantono; mostrami tu la Chiesa. Ora mi risuonerà quella voce, che il Signore mi ha esortato a non ascoltare nei falsi profeti, che mostrano le loro parti e cercano di separarci dal tutto: Ecco, il Cristo è qui; eccolo, è là. ( Mt 24,23 ) Ma fino a che punto pensi che manchino di buon senso le vere pecore di Cristo, alle quali fu detto: Non ci credete, tanto da ascoltare il lupo che dice: Ecco, è qui il Cristo, e non ascoltare il pastore che dice: In tutte le nazioni, a partire da Gerusalemme? ( Lc 24,47 ) 17.38 - Alcune accuse contro Agostino Petiliano: Sì, sì, malvagio persecutore, quale che sia il velo di bontà con cui ti coprirai; quale che sia il nome di pace con cui farai la guerra coi baci; quale che sia la parola di unità con cui seduci la gente; tu, che fino ad ora seduci e inganni, sei davvero un figlio del diavolo, visto che, con la tua condotta, riveli tuo padre. 17.39 - Agostino: Calcola che queste invettive le abbiamo lanciate noi contro di voi; e se vuoi sapere a chi si addicono di più, ricorda quanto ho detto in precedenza. 18.40 - Tu prendi illecitamente il titolo di vescovo Petiliano: Non mi meraviglio tanto che tu assuma illecitamente il titolo di vescovo. È questo l'autentico stile del diavolo: ingannare gli altri, pur di attribuirsi un titolo di santità, come dichiara l'Apostolo: " Nessuna meraviglia che Satana stesso si camuffi da angelo della luce e i suoi ministri da ministri di giustizia ". ( 2 Cor 11,14-15 ) Non mi meraviglio, quindi, che tu assuma il falso nome di vescovo. In effetti, anche gli angeli decaduti, amanti delle fanciulle di questo mondo e che si corruppero con la corruzione della carne, quantunque svestiti delle virtù divine, abbiano cessato di essere angeli, tuttavia conservano il nome di angeli e si considerano sempre angeli che, cessata la milizia divina e diventati simili al diavolo, passarono al suo esercito, come proclama il grande Dio: " Il mio spirito non dimorerà in eterno in queste persone, perché sono carne ". ( Gen 6,3 ) Ora, a questi colpevoli e a voi, Cristo Signore dirà: " Andate nel fuoco eterno, che il Padre mio ha preparato per il diavolo e i suoi angeli ". ( Mt 25,41 ) Ma se non ci fossero gli angeli cattivi, il diavolo non avrebbe i suoi angeli i quali, come dice anche il santo Apostolo, nel giudizio della resurrezione dovranno essere condannati dagli uomini santi: " Non sapete che giudicheremo gli angeli? ". ( 1 Cor 6,3 ) Se fossero veri angeli, gli uomini non potrebbero giudicare gli angeli di Dio. Così, anche i sessanta apostoli che, lasciati i Dodici con Cristo Signore, apostatarono dalla fede, agli occhi dei miseri sono ancora ritenuti apostoli, tanto che Mani e gli altri, in loro nome coinvolgono numerose anime in molte sette diaboliche, che essi hanno create per catturarle. In effetti, lo sciagurato Mani, se pure fu apostolo, va incluso tra i sessanta, anche se il suo nome non si trova tra i Dodici. In realtà, eletto Mattia al posto di Giuda, il traditore, per chiamata di Cristo fu ordinato come tredicesimo apostolo, Paolo, che si qualifica come l'ultimo degli apostoli, per evitare che, dopo di lui, nessuno si ritenesse apostolo. Ecco, infatti, che disse: " Io sono l'ultimo degli apostoli, e non sono degno di essere chiamato apostolo; perché ho perseguitato la Chiesa di Dio ". ( 1 Cor 15,9 ) E non vi lusingate, dicendo: " Paolo lo fece da giudeo ", sebbene anche voi ci fate del male come pagani. Voi conducete una guerra ingiusta, e noi non possiamo contrapporci. Voi infatti bramate vivere ed uccidere noi, la nostra vittoria, invece, è fuggire o essere uccisi. 18.41 - Bisogna provare, non parlare a vuoto Agostino: Vedi come citi i testi delle Scritture e come li interpreti: essi non c'entrano nulla con la questione che stiamo trattando. Certo, tu li hai citati per dimostrare che vi sono falsi vescovi, come vi sono falsi angeli e falsi apostoli. Lo sappiamo anche noi che esistono falsi angeli, falsi apostoli e falsi vescovi e, come dice un vero apostolo, falsi fratelli. ( 2 Cor 11,26 ) Ma poiché queste accuse possiamo farcele a vicenda da una parte e dall'altra, c'è bisogno di qualche prova, non di chiacchiere. Comunque, se vuoi sapere a chi si addice l'accusa di menzogna, ricorda quanto detto sopra e lo scoprirai; di modo che non annoiamo i lettori, ripetendo sempre le stesse cose. E tuttavia, che cosa può riguardare la Chiesa diffusa in tutto il mondo, ciò che tu potrai dire della sua paglia, che si trova con essa in tutto il mondo? Oppure ciò che hai detto di Mani o delle altre sette diaboliche? Se infatti non riguarda il grano, tutto ciò che si dice della paglia, che si trova con esso, quanto meno riguardano le membra di Cristo sparse in tutto il mondo, i mostri che, da molto tempo e apertamente, si sono separati. 19.42 - Un avviso di Cristo sulla persecuzione Petiliano: Il Signore Cristo ci ordina: " Quando gli uomini vi perseguiteranno in una città, fuggite in un'altra; che se anche in quest'altra vi perseguiteranno, fuggite in un'altra. In verità vi dico: non finirete di percorrere le città di Israele, finché venga il Figlio dell'Uomo ". ( Mt 10,23 ) Ora, se, riguardo ai Giudei e ai Pagani, egli ci ha messo sull'avviso, tu, che ti dichiari cristiano, non devi imitare le crudeltà delle genti. Oppure il vostro servizio a Dio comporta che siamo uccisi dalle vostre mani? Errate, errate, o miseri, se lo pensate. Dio infatti non ha dei carnefici per sacerdoti! 19.43 - Questo avviso non riguarda eretici o scismatici, ma i predicatori del Vangelo Agostino: Fuggire di città in città, di fronte alla persecuzione, non è stato ordinato o permesso agli scismatici, come voi, ma ai predicatori del Vangelo, che voi combattete. È facile provarlo: certamente voi ora state nelle vostre città, e nessuno vi perseguita. Dovete quindi uscire allo scoperto e rendere ragione della vostra separazione. Non è vero, infatti, che come la fragilità della carne viene scusata, quando cede alla violenza della persecuzione, così la verità deve cedere alla falsità. Del resto, se subite una persecuzione, perché non lasciate le città dove abitate, per adempiere il testo del Vangelo che citate? Se invece non la subite, perché non ci rispondete? Ma se voi, per rispondere a noi, temete di esporvi ad una persecuzione, come potete imitare i predicatori ai quali è stato detto: Ecco, vi mando come agnelli in mezzo ai lupi, ( Mt 10,16 ) e: Non temete coloro che uccidono il corpo, ma non possono uccidere l'anima? ( Mt 10,28 ) E come potete non contraddire al precetto dell'apostolo Pietro: Siate sempre pronti a dare una risposta a chi vi chiede ragione della vostra fede e della vostra speranza? ( 1 Pt 3,15 ) Infine, perché voi, con le vostre violentissime bande siete crudeli, anche se senza motivo, verso le chiese dei Cattolici, ovunque potete, come dimostrano innumerevoli esempi? Ma voi dite di difendere i vostri territori, e quindi vi opponete con bastoni e massacri a chiunque potete. Perché in questo caso non avete ascoltato la voce del Signore, che dice: Ma io vi dico di non opporti al malvagio? ( Mt 5,39 ) Ora, se qualche volta ci si può opporre legalmente ai violenti con la forza fisica, senza, trasgredire il precetto del Signore: Ma io vi dico di non opporvi al malvagio, perché non è possibile farlo anche per consentire che, per mezzo delle autorità regolari e legittime, un uomo pio cacci un empio, e uno giusto un ingiusto, dalle sedi che occupano illecitamente o che trattengono contro il diritto di Dio? Non è certo allo stesso modo che i falsi profeti subirono, da Elia, una persecuzione, come Elia stesso la subì da parte di un re criminale! ( 1 Re 18 ) Oppure, dato che il Signore fu flagellato dai persecutori, per questo dobbiamo paragonare ai suoi patimenti, quelli che egli cacciò dal tempio dopo averli flagellati? Quindi, non vi resta che ammettere, che non si deve cercare altro, se non la risposta a questa domanda: la vostra separazione dalla comunione col mondo, è stato un atto giusto o empio? Se si scopre che è stata un'azione empia non vi meravigliate se a Dio non manchino ministri per flagellarvi: la persecuzione, infatti, non viene da noi, ma, come sta scritto: Dalle vostre stesse azioni. ( Sap 11,21 ) 20.44 - Dice Petiliano: Voi avete ucciso tante volte il Cristo vivente Petiliano: Dal cielo Cristo Signore gridò a Paolo: " Saulo, Saulo, perché mi perseguiti? Ti è duro ricalcitrare al pungolo ". ( At 9,4-5 ) Allora lo chiamò Saulo, per imporgli, dopo il battesimo, un nuovo nome. Per voi, invece, non è duro perseguitare tante volte il Cristo nei suoi sacerdoti, malgrado il grido del Signore: " Non toccate i miei unti". ( Sal 105,15 ) Contate quanti sono i corpi dei santi: altrettante volte avete ucciso il Cristo vivente. Infine, se anche tu non fossi un sacrilego, non puoi essere santo: sei infatti un omicida. 20.45 - Agostino: Voi avete perseguitato i Massimianisti Agostino: Difendete voi stessi la persecuzione che subirono dai vostri, quelli che si separarono da voi con Massimiano; e nella vostra difesa troverete la nostra. Se infatti dite di non averla fatta voi, leggiamo gli Atti proconsolari e municipali; se dite di esservi comportati bene con loro, perché voi stessi respingete simili castighi? Se dite: " Ma noi non abbiamo fatto uno scisma ", si indaghi bene e, prima di sapere come stanno le cose, nessuno vi accusi di essere persecutori. Se dite che neanche gli scismatici avrebbero dovuto subire la persecuzione, chiedo se le legittime autorità non dovevano cacciarli neppure dalle basiliche, nelle quali tramavano per sedurre i deboli. Se dite che neppure questo si doveva fare, restituite prima le basiliche a Massimianisti, e poi discutete con noi. Se dite che dovevano farlo, allora chiedetevi quali castighi dovrebbero ricevere dalle autorità legittime quelli che, resistendo ad esse, resistono all'ordine di Dio. ( Rm 13,2 ) Perciò l'Apostolo dice con chiarezza: Non è senza motivo che porta la spada: egli infatti è vindice di ira verso colui che agisce male. ( Rm 13,4 ) Ma se dopo una più attenta ricerca della verità si scoprisse che gli scismatici non dovevano essere puniti neppure dai pubblici ufficiali e né cacciati dai luoghi dove progettavano le loro insidie e i loro inganni; e dite di essere dispiaciuti che i Massimianisti abbiano subito delle persecuzioni da parte di alcuni vostri seguaci, perché da tutto il campo del Signore, cioè da tutto il mondo, il frumento del Signore non dovrebbe gridare con maggior forza: "Neppure noi riguarda ciò che commette la nostra zizzania o paglia, perché ci dispiace "? Se voi riconoscete che, per avere la purificazione, basta dispiacervi di tutto il male che fanno i vostri, perché, allora, vi siete separati? Così su questo vi accusa la vostra stessa difesa. Se infatti voi non vi separate dai malvagi, che sono nel partito di Donato, poiché ciascuno porta il proprio fardello, ( Gal 6,5 ) perché vi siete separati dai malvagi di tutto il mondo, supposti o inventati? Forse per portare tutti insieme il fardello dello scisma? 20.46 - Questa accusa non viene provata E tuttavia noi vi chiediamo; mostrateci chi, dei vostri, è stato ucciso dai nostri. Veramente, che gli imperatori abbiano emanato una legge per uccidervi, io non lo ricordo. Quanto a coloro con i quali siete soliti alimentare il vostro immenso odio, e cioè Marcolo e Donato, per dirla con garbo non è certo se essi si siano gettati dal precipizio spontaneamente, come la vostra setta non cessa di offrirci esempi quotidiani, o se siano stati gettati per ordine di qualche autorità. In realtà, se è inverosimile che i maestri dei Circoncellioni si siano dati una morte, per essi consueta, non è più inverosimile che le autorità romane abbiano ordinato dei supplizi, per esse inconsueti? Quindi, di questa faccenda, che ritenete tanto odiosa, se è vera la vostra versione, che c'entra il grano del Signore? La paglia volata fuori accusi pure la paglia rimasta dentro; non la si potrà separare tutta, se non con l'ultimo ventilabro. Ma se è falsa, perché meravigliarsi se la paglia spazzata via dal soffio leggero dello scisma, si fa per dire, perseguita il grano del Signore con false accuse? Perciò, a tutte queste odiose accuse, il frumento di Cristo, che ha avuto l'ordine di crescere insieme alla zizzania nel campo, cioè in tutto il mondo, con chiara e ferma voce risponde: " Se quanto dite non lo provate, non riguarda nessuno; se invece lo provate, non riguarda me ". Ne consegue che quanti si sono separati dall'unità del frumento a causa dei crimini della zizzania e della paglia, proprio per il peccato del dissenso e dello scisma, non possono difendersi neppure dall'accusa di omicidio, poiché la Scrittura dice: Chi odia il suo fratello è omicida. ( Gv 3,15 ) 21.47 - Paolo, persecutore, venne guarito dal battesimo Petiliano: Dunque, come abbiamo detto, Cristo Signore ha gridato a Paolo: " Saulo, Saulo, perché, mi perseguiti? Ti è duro recalcitrare al pungolo ". E Paolo rispose: " Chi sei tu, Signore? ". Ed egli replicò: " Io sono il Cristo, il Nazzareno, che tu perseguiti ". Allora Saulo, tremando e stupito, disse: " Signore, che vuoi che io faccia? ". E il Signore a lui: " Alzati ed entra in città, e ti sarà indicato quel che devi fare ". E il racconto continua: " Saulo si alzò da terra e, aperti gli occhi, non vide niente ". O cecità vendicatrice della follia: tu offuschi la luce degli occhi del persecutore con una nube, che solo il battesimo farà scomparire! Vediamo ora che successe nella città. " Anania ", sta scritto, " entrò da Saulo e, dopo avergli imposte le mani, gli disse: Saulo, fratello mio, il Signore Gesù che ti è apparso sulla via, lungo il viaggio, mi ha mandato a ridarti la vista e riempirti di Spirito Santo. E subito caddero dai suoi occhi come delle squame e ci vide. Si alzò e fu battezzato ". ( At 9,4-6.8.17-18 ) Ora, visto che Paolo, liberato col battesimo dal reato di persecuzione, riebbe gli occhi innocenti, perché tu, persecutore e traditore, accecato da un falso battesimo, non vuoi farti battezzare da coloro che perseguiti? 21.48 - Neppure questa accusa viene provata Agostino: Ma tu non provi né che è un persecutore e né che è un traditore, colui che vuoi ribattezzare. E se lo provi di qualcuno, non bisogna ribattezzare né un persecutore e né un traditore se già è stato battezzato col battesimo di Cristo. Quanto a Paolo, bisognava battezzarlo, proprio perché non era mai stato lavato con questo battesimo. Quindi, non ha niente di simile alla causa che stiamo trattando l'esempio di Paolo che avete voluto citare. Ma se tu non lo avessi inserito, alla tua puerile declamazione non avresti trovato uno spazio per dire: O cecità vendicatrice della follia, che solo il battesimo farà scomparire! Con quanta più forza, infatti, bisogna gridare contro di voi: O cecità vendicatrice della follia!, non paragonabile a quella di Paolo, ma di Simone, e che neppure dopo il battesimo è scomparsa da voi? ( At 8,9-19 ) In effetti, se i persecutori devono farsi battezzare da quelli che essi hanno perseguitato, Primiano si faccia battezzare dai Massimianisti, che con tanta violenza perseguitò. 22.49 - Come Giuda il traditore voi non avete la pace e il battesimo Petiliano: Ma ci opponete sempre questo testo: disse Cristo agli apostoli: " Chi si è lavato una volta, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi; ma è tutto puro ". Se tu esamini a fondo queste parole, sarai colpito da quelle che seguono: Ecco infatti come parlò, dicendo: " Chi si è lavato una volta, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi; ma egli è tutto puro. E voi siete puri, ma non tutti ". ( Gv 13,10 ) Si espresse così per via di Giuda, che stava per tradirlo. Dunque, tu che sei diventato traditore, hai perso il battesimo. Infine, dopo che l'apostolo traditore di Cristo fu condannato, il Signore lo ribadì in modo più completo agli undici così: " Voi siete già puri per la parola che vi ho annunciata; rimanete in me e io in voi ". ( Gv 15,3.4 ) E ancora, sempre agli undici: " Vi do la mia pace, vi lascio la mia pace ". ( Gv 14,27 ) Ora, visto che queste cose il Signore le disse agli undici apostoli, come abbiamo detto, dopo la condanna del traditore, voi, che siete traditori, non avete la pace e il battesimo. 22.50 - Neppure la presenza di Giuda contaminò gli Apostoli Agostino: Se dunque un traditore ha perso il battesimo, chiunque battezzato da voi diventasse in seguito un traditore e volesse ritornare da voi, lo si ribattezzi. Se non lo fate, voi stessi dichiarate apertamente che è falso ciò che è stato detto: Se dunque tu sei diventato traditore, hai perso il battesimo. Se egli, infatti, lo ha perso, ritorni e lo riceva; ma se ritorna e non lo riceve, non l'aveva perso. Inoltre, se il Signore disse agli apostoli: Voi siete già mondi, ( Gv 15,3 ) e: Vi do la mia pace, ( Gv 14,27 ) proprio perché il traditore se n'era già andato, non era dunque monda e pacifica la Cena in cui istituì il grande sacramento, che dette a tutti prima che egli uscisse. Ma se voi osate parlare alla cieca, che altro possiamo fare noi se non gridare: O cecità vendicatrice dell'ira di quanti pretendono di essere dottori della legge, come dice l'Apostolo, ma non comprendono né ciò che dicono e né di che parlano. ( 1 Tm 1,7 ) Tuttavia, se non te l'avesse impedito il tuo ostinato accecamento, non ti era difficile comprendere e vedere che il Signore non disse, alla presenza di Giuda: " Non siete ancora mondi ", ma: Voi già siete mondi. E vi aggiunse: Non tutti, perché vi era presente chi non era mondo. E tuttavia, se egli con la sua presenza avesse macchiato gli altri, il Signore non avrebbe detto loro: Voi già siete mondi, bensì: Non siete ancora mondi. Ma, dopo la sua uscita, disse loro: Voi già siete mondi, senza aggiungere: Ma non tutti, poiché ormai se n'era andato colui che, anche se fosse stato presente, gli Apostoli, come fu detto loro, erano mondi, ma non tutti, perché lì c'era un solo immondo. Perciò, con queste parole, il Signore ha meglio dichiarato che, in un unico gruppo di persone, che ricevono gli stessi sacramenti, l'impurità di pochi non può nuocere ai puri. Certo, se credete che in mezzo a noi ci sia gente simile a Giuda, ripeteteci queste parole: Siete puri, ma non tutti. Voi invece non dite questo, ma, per colpa di alcuni impuri, dite: Siete tutti impuri. Non è questo che il Signore disse ai discepoli, pur essendo presente Giuda; e quindi chi lo dice, non lo ha appreso dal maestro buono. ( Lc 18,18 ) 23.51 - Petiliano: Voi uccidendo battezzate con il sangue della vittima Petiliano: Voi dite che noi ripetiamo il battesimo. Tutt'altro. Siete voi che lo fate, voi che uccidete i battezzati; noi lo diciamo non perché voi battezzate ma perché, quando uccidete qualcuno, lo fate battezzare nel suo sangue. Infatti, il battesimo di acqua e di Spirito, una volta estratto il sangue del martire, è quasi diventato doppio. Ecco perché lo stesso Salvatore nostro, che prima era stato battezzato da Giovanni, annunciò che doveva ricevere un secondo battesimo, non già di acqua o di Spirito, ( Gv 3,5 ) ma di sangue, nella croce della Passione. Come sta scritto: " Gli si accostarono i due discepoli, figli di Zebedeo, dicendogli: Signore, quando sarai nel tuo regno, fa' che sediamo uno alla tua destra e uno alla tua sinistra. Rispose Gesù: Chiedete una cosa difficile. Potete voi bere il calice che io sto per bere, ed essere battezzati con il battesimo con cui sarò battezzato io? Gli risposero: Lo possiamo. E disse loro: È vero, il calice che io sto per bere, lo potete bere, e sarete battezzati col battesimo col quale io sarò battezzato ", ( Mc 10,35-39 ) ecc. Se questi sono due battesimi, con il vostro odio ci fate un elogio, lo confessiamo. Quando infatti uccidete i nostri corpi, non riceviamo un secondo battesimo, ma al nostro battesimo si aggiunge anche quello di sangue, come Cristo. Vergognatevi, vergognatevi, persecutori; rendete martiri simili a Cristo quelli che, dopo l'acqua del vero battesimo, li bagna e battezza il sangue. 23.52 - La vostra separazione dalla Chiesa è una morte vera Agostino: Primo: rispondiamo subito che non siamo noi ad uccidervi, ma vi uccidete da voi stessi con una morte vera, poiché vi strappate dalla radice viva dell'unità. E poi, se quanti vengono uccisi, vengono battezzati nel loro sangue, tutti i ladri, gli iniqui, gli empi, i criminali, uccisi dopo la condanna, vanno ritenuti martiri, poiché vengono battezzati con il loro sangue. Se invece ad essere battezzati con il loro sangue sono soltanto quelli che vengono uccisi per la giustizia, poiché di essi è il regno dei cieli, ( Mt 5,10 ) vedi, ti prego, che prima bisogna chiedersi perché soffrite, e poi che cosa soffrite. Perché, allora, riempirsi la bocca, prima di giustificare i fatti? Perché sciogliere la lingua, prima di verificare la vita? Se hai creato lo scisma, sei un empio; se sei un empio, morirai come un sacrilego, perché sarai punito per la tua empietà. Ma se morirai come un sacrilego, come puoi essere battezzato con il tuo sangue? O forse dici: Non ho fatto lo scisma? Questo è da vedere; perché gridi prima della prova? 23.53 - I crimini di altri non rendono né noi né voi colpevoli Oppure dici: Anche se sono un sacrilego, tu non mi devi uccidere? Un conto è la questione dell'atrocità del mio gesto, di cui non dai mai una vera prova, e un conto quella del battesimo del tuo sangue, di cui falsamente ti vanti. In realtà, né io uccido te e né tu provi che sei stato ucciso da altri; e né, se lo provi, ha a che fare con me chiunque ti abbia ucciso: sia che l'abbia fatto legalmente con l'autorità datagli dal Signore, e sia che, come paglia nella messe del Signore, abbia commesso il crimine, spinto da qualche cattiva passione. Come non ha niente a che fare con te, colui che, di recente, con irresistibile forza, accompagnato anche dai militari, non per paura di qualcuno, ma per far paura a tutti, ha oppresso vedove, ucciso fanciulli, rubato patrimoni altrui, divise famiglie, amministrato i beni degli innocenti; li ha venduti e ne ha diviso il ricavato con i padroni in lacrime. Potrebbe sembrare che sono io che invento queste cose se, non avendone fatto il nome, non si capisce di chi parlo. Se sono vere, come esse non riguardano voi, così quel che dici tu non riguarda noi, anche se dicessi il vero. Ma se poi su questo vostro collega, giusto e innocente, si è inventata una falsa notizia, non bisogna assolutamente credere a una notizia, messa in giro per accusare degli innocenti come traditori dei Libri sacri o come assassini. Al che si aggiunge, che io parlo di uno che è vissuto con voi, i cui anniversari voi celebravate con tanta solennità, al quale avete dato il bacio di pace durante i misteri, nelle cui mani ponevate l'Eucaristia, e al quale voi stessi porgevate la vostra mano per riceverla, e le cui orecchie, sorde ai tanti lamenti dell'Africa, temevate di offendere parlando con franchezza, e che uno di voi, non so chi, per averlo appena sfiorato con molto garbo, per dirgli che aveva il Conte per dio, ricevette grandi elogi. Tu, invece, ci rinfacci quelli, con i quali noi non siamo mai vissuti, che non abbiamo mai visti in volto, e che, quando essi vivevano, noi, o eravamo fanciulli o, forse, non eravamo neppure nati. Che è tutta questa iniquità e malvagità, di voler imporre a noi i pesi di persone sconosciute, quando voi non volete portare il peso dei vostri amici? Grida la divina Scrittura: Vedevi il ladro e correvi con lui. ( Sal 50,18 ) Se non ti ha contaminato uno che tu hai veduto, perché mi rinfacci uno che io non ho potuto vedere? Oppure dici: " Io non ho corso con lui, perché, non ne approvavo le azioni "? Però ti accostavi all'altare con lui. Via, per difenderti, distingui bene, e di' che un conto è correre verso il peccato, come corsero i due vecchi che insidiavano la castità di Susanna, e un conto è ricevere il sacramento del Signore insieme ad un ladro, come fecero gli Apostoli che, insieme a Giuda, ricevettero anche la prima cena. Ti aiuto a difenderti: ma perché non noti con quanta più facilità, nella tua difesa, hai assolto le nazioni e i confini della terra, dove si estende l'eredità di Cristo? Se infatti tu hai potuto vedere il ladro, e con lui partecipare ai sacramenti, e tuttavia non coinvolgerti nel peccato, quanto meno nazioni molto distanti poterono avere in comune, anche se quel che voi dite e mostrate fosse vero, le malefatte dei traditori e dei persecutori africani, pur avendo in comune con essi i sacramenti? O forse dici: " Io ho visto in lui il vescovo, non il ladro "? Di' pure ciò che vuoi; voglio aiutarti anche in questa difesa; e in essa il mondo viene assolto dalle vostre accuse. Se infatti a voi è stato permesso ignorare la vita di un uomo conosciuto, perché al mondo non è permesso ignorare quelli sconosciuti? A meno che ai Donatisti è permesso non sapere ciò che non vogliono sapere, e alle nazioni non è permesso non sapere ciò che non possono sapere. 23.54 - Neppure Ottato ti ha fatto ladro O forse dici: " Un conto è il furto e un conto la consegna dei Libri sacri o la persecuzione "? Ammetto che sono realtà diverse; né ora dobbiamo affannarci a mostrarne la diversità. Bada al sommario. Se quel ladro non ti rese ladro, poiché tu odi il furto, chi può rendere traditori o omicidi quelli che odiano e il tradimento e l'omicidio? Perciò, prima ammetti di essere tutto il male che fu Ottato, che tu conoscevi, e poi rinfacciami tutto il male che furono quelli, che io non ho conosciuto. Non dirmi: " Ma quelli erano mali grandi e questi piccoli ". Prima infatti devi confessare i piccoli mali che ti riguardano, non perché possa confessarli anche io, ma perché almeno ti possa permettere di dire, nei miei riguardi, non so quali grandi mali. Ottato, che tu conoscevi, ti rese ladro perché era un tuo collega o no? Rispondi. Se dici: " No, non mi ci fece ", io ti chiedo: Forse perché non lo era neppure lui? O perché non lo sai? O perché lo disapprovasti? Se perché non lo era neppure lui, a maggior ragione noi non dobbiamo credere che furono proprio come tu dici, quelli di cui ci accusate. Se infatti di Ottato non bisogna credere a ciò che dicono i Cristiani, i Pagani, i Giudei e, da ultimo, i nostri e i vostri, quanto meno bisogna credere a ciò che voi dite degli altri? Se perché non lo sai, ti rispondono tutte le nazioni: " A più forte ragione noi non sappiamo tutto ciò che di loro ci rinfacci ". Se è perché lo disapprovasti, ti rispondono con la stessa voce: " Anche se non li hai mai provati, noi tuttavia disapproviamo questi crimini ". Se poi dici: " Ecco, Ottato mi ha reso ladro; io lo conoscevo perché era mio collega e perché frequentavo l'altare con lui, sebbene commettesse questi crimini; ma non mi preoccupo, perché è un peccato leggero, mentre essi ti hanno fatto traditore e omicida ". Io rispondo: non ammetto di essere stato fatto, anch'io, traditore e persecutore dai peccati degli altri, solo perché tu hai ammesso di essere stato fatto ladro dal peccato di un altro: non è infatti da un nostro giudizio, ma dalla tua bocca che sei stato fatto ladro. Noi infatti diciamo che ciascuno porta il suo peso, come attesta l'Apostolo; ( Gal 6,5 ) tu, invece, non per aver commesso un furto o per averlo approvato, ma per aver ritenuto che il peccato commesso da un altro ti riguardava, ti sei sobbarcato al peso di Ottato, più grosso delle tue spalle. In effetti, come dice l'Apostolo parlando dei cibi: So e sono certo, nel Signore Gesù, che non c'è niente di impuro; ma è impuro tutto ciò che uno ritiene impuro. ( Rm 14,14 ) Con lo stesso criterio si può dire che i peccati degli altri non riguardano chi li disapprova; ma se uno crede che lo riguardano, lo riguardano veramente. Di conseguenza, tu non puoi considerarci né traditori e né omicidi, anche se riuscissi a provare qualche crimine nei riguardi di coloro che partecipano ai sacramenti con noi. Quanto a te, anche se disapprovi le azioni di Ottato, noi ti riteniamo un ladro, non per una nostra calunnia, ma per un tuo giudizio. E perché tu non creda che si tratta di un peccato lieve, leggi l'Apostolo che dice: I ladri non possederanno il regno di Dio. ( 1 Cor 6,10 ) Ora, tutti quelli che non possederanno il regno di Dio, non staranno certamente alla destra, tra quelli ai quali si dirà: Venite, benedetti del Padre mio: ricevete il regno preparato per voi fin dall'origine del mondo. ( Mt 25,34 ) E se non staranno alla destra, dove staranno, se non alla sinistra, tra quelli ai quali si dirà: Andate nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli? ( Mt 25,41 ) Invano quindi, ti rassicuri giudicando lieve un peccato che separa dal regno di Dio e manda al fuoco eterno! Quanto sarebbe meglio se ti rifugiassi in una sincera confessione e dicessi: " Ciascuno di noi porterà il proprio peso, e il ventilabro finale separerà la paglia dal grano "? ( Gal 6,5; Mt 3,12 ) 23.55 - Ma evidentemente temi una risposta immediata: Perché, allora, quando cercavi di imporre agli uni i pesi degli altri, voi avete osato separarvi, prima del ventilabro finale, dalla messe del Signore diffusa in tutto il mondo? Pertanto voi, che disapprovate i fatti dei vostri, mentre cercate di evitare l'accusa di scisma, che tutti avete commesso, vi addossate anche i peccati, che non avete commesso; e mentre quell'eloquente uomo che è Petiliano, teme che io possa dire di non essere proprio ciò che, a suo parere, fu Ceciliano, è costretto a dire di essere, lui, ciò che, come ben sa, fu Ottato. O forse tu non sei uguale a colui di cui l'Africa intera proclama l'identità? Ma allora neppure noi siamo come quelli che voi ci rinfacciate, o perché il vostro errore lo sospetta, o perché la vostra follia lo fa credere falsamente, o perché la verità lo prova; e molto meno lo è il frumento del Signore in tutte le nazioni, che di essi non ha neppure sentito il nome. Non esiste dunque nessuna ragione perché periate nel grave delitto della separazione e nel sacrilegio dello scisma. E tuttavia, se per questa grande empietà, ricevete, per giudizio divino, qualche castigo, dite perfino di essere battezzati nel vostro sangue; sì che sarebbe poco male non addolorarvi di essere divisi, se non vi gloriaste perfino di essere puniti. 24.56 - Petiliano: Insistete sempre con questo testo: " Chi si è lavato una volta, non ha motivo di lavarsi se non i piedi ". ( Gv 13,10 ) Una volta, è ciò che ha un autore; una volta, è ciò che la verità stabilisce. 24.57 - Agostino: Il battesimo dato nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, ha per autore Cristo, ( Mt 28,19 ) e non un uomo qualunque; e Cristo è la Verità, ( 1 Gv 5,6 ) non un uomo qualunque. 25.58 - Petiliano: Tu sei un colpevole e amministri delle falsità: io non ripeto un battesimo, che tu non hai mai dato. 25.59 - Agostino: Ma che noi siamo dei rei, tu non lo provi; e se un reo battezza con un battesimo falso, non hanno il battesimo vero quanti si fanno battezzare non solo dai vostri rei palesi, ma anche da quelli nascosti. Se infatti dare il battesimo è dare un dono di Dio, come può dare un dono di Dio chi è colpevole davanti a Dio, se si ammette che un colpevole non può dare il battesimo vero? Così, infatti, aspettate che anche per voi sia colpevole, come se, ciò che darà, fosse vostro. 26.60 - Che cos'è il battesimo cattolico Petiliano: Se mischi il falso e il vero, spesso la falsità assume forme di verità. Sì, sì, la pittura raffigura la realtà dell'uomo e con i colori esprime come verità una parvenza di verità. Sì, sì, la lucentezza dello specchio cattura il volto, per riflettersi negli occhi di chi vi si specchia. Sì, sì, esso mostra i suoi lineamenti a chi si avvicina, tanto che l'aspetto di chi avanza gli corre incontro; e tanto è forte l'illusione, che gli stessi occhi che si rimirano, si conoscono come se fossero in un altro. La stessa immagine dell'ombra, quando è ferma, raddoppia in gran parte gli oggetti, e divide con inganno l'unità. È forse questo vero, solo perché l'immagine inganna? Ma altro è dipingere un uomo, altro è generarlo. In effetti, chi, ad un padre che desidera dei figli, gli dipinge dei bambini falsi? E chi si aspetta i veri eredi dall'inganno della pittura? È proprio da pazzi, lasciata la realtà, amare la pittura! 26.61 - La santità del battesimo non dipende dalla santità del ministro Agostino: Possibile che non ti vergogni di definire una falsità il battesimo di Cristo, anche se lo trovi in un uomo molto falso? Lungi da me credere che il frumento del Signore, al quale è stato ordinato di crescere in mezzo alla zizzania, in tutto il campo, cioè in questo mondo, fino alla mietitura, cioè alla fine del mondo, sia scomparso per le vostre maledizioni! ( Mt 13, 24-30.36-43 ) Nondimeno, che esso si trovi nella zizzania, che il Signore ci ha ordinato di non raccogliere, ma di sopportare fino alla fine, o che si trovi nella paglia, che solo il ventilabro finale separerà totalmente, ( Mt 3,12 ) chi osa chiamare falso il battesimo, dato e ricevuto nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo? Quanto a coloro che, dopo essere stati convinti dalla testimonianza di donne rese gravide, siano essi vescovi o preti vostri, voi deponete dalle loro dignità, ( visto che tali esempi sono molto diffusi ), io chiedo: prima di convincerli, erano mentitori o veritieri? Certamente dirai: " mentitori ". Perché, allora, avevano e davano il battesimo? Perché, in loro, la falsità umana non corrompeva la verità divina? Non sta forse scritto con tutta verità: Lo Spirito Santo che ammaestra, fuggirà gli ipocriti? ( Sap 1,5 ) E visto che questi ipocriti, lo Spirito Santo li fuggiva, perché restava in essi la verità del battesimo, se non perché lo Spirito Santo fuggiva la falsità dell'uomo e non la verità del sacramento? Inoltre, se il battesimo vero lo hanno anche i mentitori, colui che lo ha ( e benché lo abbia ricevuto dal battezzatore più mentitore, è sempre lo stesso ), ha ciò che hanno i veritieri? Perciò devi capire che il tuo discorso è piuttosto colorato di tinte puerili, e quindi colui, che trascurata la parola viva si diletta di simili trucchi, invece della verità ama la pittura. 27.62 - C'è un solo battesimo Petiliano: L'apostolo Paolo dice: " C'è un solo Dio, una sola fede, un solo battesimo ". ( Ef 4,5 ) Noi ne professiamo uno solo. Infatti, è certo che quanti ne vedono due, sono pazzi. 27.63 - È il battesimo di Cristo Agostino: Parlate contro di voi, ma, essendo pazzi, non ve ne accorgete. Ammettono due battesimi, quelli che credono che uno lo hanno i giusti e uno gli ingiusti, mentre esso non è né degli uni e né degli altri, ma in entrambi è uno solo, ed è di Cristo, benché essi non siano una cosa sola; ma, ciò che unico, i giusti lo hanno per la salvezza, gli ingiusti per la rovina. 28.64 - L'immagine non è la verità Petiliano: Ora, per fare un paragone, il sole ai pazzi sembra doppio, sebbene una nube oscura spesso si addensi, e il suo aspetto opaco, colpito dallo splendore, mentre rinvia i raggi solari, dia l'impressione di emettere raggi propri. Accade più o meno lo stesso nella fede del battesimo: un conto è cercare le immagini e un conto conoscere la verità. 28.65 - Il comportamento dei Donatisti Agostino: Che dici, ti prego? Quando una nube densa, colpita dai raggi del sole, li riflette, due soli appaiono solo ai pazzi o anche a tutti quelli che osservano? Ma poiché ai pazzi sembrano due soli, sembrano apparire solo ad essi. Ma se il mio ammonimento non ti infastidisce, vedi piuttosto se, per caso, dire certe cose e parlare così non sia una follia. È vero che tu hai voluto dire che i giusti hanno la verità del battesimo, gli ingiusti, invece, la parvenza. Ma se è così, mi azzardo a dire che la parvenza si trovava in quel vostro personaggio, il cui dio non era Dio, ma un certo Conte; la verità, invece, era o in te o in colui che tirò fuori, con eleganza, questa battuta, quando gli disse: " Il suo dio è il Conte ". Ebbene, distinguete quelli che tutt'e due hanno battezzato e, in alcuni, approvate il battesimo vero, da altri, invece, togliete la parvenza e introducete la verità. 29.66 - L'esempio del magistrato Petiliano: Ma per parlare di alcuni aspetti secondari: può forse, chi non è magistrato di curia, amministrare la giustizia, oppure quanto egli dice è conforme al diritto, malgrado egli, come persona privata, sovverta il diritto pubblico? O piuttosto il colpevole, non solo non giova, ma, con il suo operato, si dimostra un falsario? 29.67 - Quest'esempio non interessa affatto i Cattolici Agostino: E che succede se questo magistrato privato e falsario dà a uno la legge dell'imperatore? Non è forse vero che, quando questi la confronta con coloro che l'hanno, e scopre che è identica, non bada a colui dal quale l'ha ricevuta, ma alla legge che ha ricevuto? In verità il falsario, quando dà un qualcosa della sua falsità, è falso; quando invece dà una verità non sua, quantunque egli non sia veritiero, è vero tuttavia ciò che dà. 30.68 - Petiliano: Ma se uno sa a memoria le preghiere del sacerdote, è forse sacerdote perché, con lingua sacrilega, recita in pubblico le preghiere del sacerdote? 30.69 - La verità del battesimo non dipende dalla verità del sacerdote Agostino: Parli come se ora stessimo cercando chi è un vero sacerdote, e non qual è il vero battesimo. Per essere, infatti, un vero sacerdote, bisogna rivestirsi non solo del sacramento, ma anche della giustizia, come sta scritto: I tuoi sacerdoti si rivestano di giustizia. ( Sal 132,9 ) Chi, invece, è sacerdote per il solo sacramento, come il sacerdote Caifa, persecutore dell'unico e vero sacerdote, quantunque non sia un sacerdote veritiero, è però vero ciò che dà, se non dà ciò che è suo, ma di Dio; come di Caifa stesso fu detto: Egli non disse questo da se stesso, ma, essendo sacerdote, profetizzò. ( Gv 11,51 ) E tuttavia, per usare il tuo stesso testo, se tu ascolti da uno, sia pure profano, la preghiera del sacerdote, conforme alle parole e agli insegnamenti del Vangelo, gli puoi forse dire: " Non è vera ", anche se egli non solo non è un sacerdote vero, ma non è neppure sacerdote se anche l'apostolo Paolo disse che era vero un verso di un non so quale profeta Cretese, che non era annoverato tra i profeti di Dio? Disse infatti: Uno di essi, proprio un loro profeta, ha detto: I Cretesi sono sempre bugiardi, male bestie e ventri pigri. Questa testimonianza è vera. ( Tt 1,12-13 ) Se dunque l'Apostolo, presa la testimonianza di un non so quale straniero, poiché la trovò vera, la testimoniò anche lui, perché noi, ovunque troviamo ciò che è di Cristo, e vediamo che è vero, anche se chi lo possiede è perverso e bugiardo, non distinguiamo il difetto, che è dell'uomo, e la verità, che non è sua, ma di Dio, e diciamo: " Questo sacramento è vero ", come egli disse: Questa testimonianza è vera? Che forse diciamo: " Anche quest'uomo è veritiero", solo perché diciamo: " Questo sacramento è vero "? Come l'Apostolo: ha forse inserito quel profeta nel gruppo dei profeti di Dio perché confermò la verità che trovò in lui? Similmente, lo stesso Apostolo, mentre si trovava ad Atene, tra gli altari degli idoli ne notò uno sul quale stava scritto: Al Dio ignoto. E prese questa testimonianza per edificare gli Ateniesi in Cristo, tanto da citarla nel suo discorso, e aggiungere: Colui che voi onorate, pur senza conoscerlo, noi ve lo annunciamo. ( At 17,23 ) Che forse egli, per il fatto che tra gli altari degli idoli trovò quell'altare, sia pure eretto dai sacrileghi, per questo condannò e rifiutò quanto vi era di vero o, a causa della verità, che aveva letto, li esortò a imitare anche i sacrilegi dei pagani? In seguito, però, volendo far conoscere, come riteneva giusto, anche quel Signore, ad essi ignoto, ma a lui noto, disse, tra l'altro: In verità, egli non è lontano da ciascuno di noi. In lui, infatti, viviamo, ci muoviamo e siamo; come anche alcuni dei vostri hanno detto. ( At 17,27-28 ) Che forse anche in questo caso, visto che aveva trovato testimonianze di verità presso i sacrileghi, per via di queste, approvò loro o, per causa loro, condannò queste? Ma è fatale per voi sbagliare sempre, fino a quando a causa dei vizi degli uomini violate i sacramenti di Dio, o pensate che a causa dei sacramenti di Dio, che non vogliamo violare in voi, noi ci assumiamo anche il sacrilegio del vostro scisma. 30.70 - Da dove viene il potere di battezzare Petiliano: Ogni potere viene da Dio, ( Rm 13, 1 ) non lo detiene l'uomo, come il Signore Gesù Cristo rispose a Pilato: " Non avresti nessun potere su di me, se non ti fosse dato dall'alto ". ( Gv 19,11 ) E Giovanni dice: L'uomo non può fare niente, se non gli viene dato dal cielo ". ( Gv 3,27 ) Dimostrami, dunque, traditore, quand'è che hai ricevuto il potere di contraffare i misteri. 31.71 - Quando la Cattolica ha perso il potere di battezzare? Agostino: Dimostrami tu, piuttosto, quand'è che tutto il mondo, in cui è diffusa l'eredità di Cristo, e una moltitudine di nazioni, nelle quali gli Apostoli hanno fondato le Chiese, ha perso il potere di battezzare! Non lo dimostrerai mai; non solo perché li calunni e non li dimostri traditori, ma perché, anche se li dimostri tali, il delitto di alcuni malvagi ignoti o ipocriti, da tollerare come paglia e zizzania, non può annullare le promesse di Dio, sì che nella discendenza di Abramo non siano benedette tutte le nazioni. ( Gen 22,18 ) Promesse dalle quali voi siete estranei, perché vi rifiutate di avere l'unità con tutte le nazioni. 32.72 - Il battesimo è uno, ma consacrato in tre fasi Petiliano: Sebbene il battesimo sia uno solo, è però stato consacrato in tre fasi: Giovanni ha dato l'acqua senza invocare il nome della Trinità, come ha dichiarato lui stesso: " Io vi battezzo con l'acqua della penitenza; poi verrà un altro, più grande di me, di cui non sono degno di portare i sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco ". ( Mt 3,11 ) Cristo ha dato lo Spirito Santo, come sta scritto: " Soffiò su di loro e disse: Ricevete lo Spirito Santo ". ( Gv 20,22 ) E lo stesso Fuoco Paraclito venne sugli Apostoli, ardendo tra fiamme crepitanti. O vera Divinità, che fu vista accendersi, ma non bruciare, come sta scritto: " E all'improvviso venne dal cielo un rombo, come di vento impetuoso, e riempì tutta la casa dove erano riuniti gli Apostoli; e apparvero lingue come di fuoco che si dividevano. Si posarono su ciascuno di loro, e tutti furono ripieni di Spirito Santo, e incominciarono a parlare varie lingue, come lo Spirito Santo dava loro di parlare ". ( At 2,2-4 ) Ora tu, persecutore, non hai neppure l'acqua della penitenza; tu infatti non hai il potere di Giovanni, che fu ucciso, ma di Erode, che l'uccise. Tu, traditore, non hai lo Spirito Santo di Cristo; Cristo infatti si consegnò alla morte, non consegnò alla morte. Per te c'è, all'inferno, un fuoco spirituale, ardente, che con lingue digiune, può lambire e bruciare in eterno le tue membra, senza consumarle, come sta scritto del supplizio dei dannati all'inferno: " Il loro fuoco non si estinguerà ". ( Is 66,24 ) 32.73 - Petiliano è maldicente, non sincero Agostino: Tu sei un insultatore maldicente, non un dialettico convincente. Quando la smetti, finalmente, di dire queste cose che, se non le provi, non riguardano nessuno, e se invece le provi, non riguardano assolutamente l'unità del mondo, che è nei santi, come nel suo frumento? Se anche noi volessimo ribattere insulti con insulti forse possiamo anche noi insultare con eloquenza. Possiamo anche noi dire: Tra fiamme crepitanti: ma non mi suona mai eloquente, un discorso sconveniente. Possiamo anche noi dire: Ti lambiscono con lingue digiune, ma non vogliamo che i nostri scritti, se li legge qualche persona di buon senso, li giudichi digiuni del succo della serietà, e che essa stessa, non potendosi nutrire di nessuna idea utile, soffra di un inutile digiuno. Ecco, io dico che i vostri Circoncellioni, non perché crepitano, ma perché precipitano, ardono delle fiamme della follia. Se tu rispondi: " Che ci importa? ", e perché tu, quando mi rinfacci i crimini che vuoi, a tua volta non potresti sentirti dire: " Noi li ignoriamo "? Se tu rispondi: " Non lo provate ", perché il mondo non potrà, a sua volta, replicarti: " Ma neppure voi lo provate "? Facciamo un patto, se vuoi: tu non rinfacci a noi i cattivi, che consideri nostri, né io a voi i vostri. Così vedrai, dopo questo patto tanto giusto, approvato e sottoscritto, che non hai niente da rinfacciare alla stirpe di Abramo diffusa in tutte le nazioni. Viceversa, io trovo un grande crimine da rinfacciarti: perché vi siete separati empiamente dalla discendenza di Abramo, presente in tutte le nazioni? Certamente non sai come giustificarti. Purifichiamoci dunque, entrambi, dai crimini degli altri. Quanto a te, se non sei in comunione con tutte le nazioni benedette nella stirpe di Abramo, questo è un grave crimine, non di alcuni di voi, ma di tutti voi. 32.74 - Il significato delle lingue nella Pentecoste Comunque tu sai e ricordi, che lo Spirito Santo è venuto affinché quelli che allora riempiva, potessero parlare varie lingue. Che significava questo segno e questo prodigio? E perché ora lo Spirito Santo viene dato in modo che nessuno di quelli, a cui viene dato, possa parlare tutte le lingue? Certamente perché allora questo miracolo significava che tutte le nazioni avrebbero creduto e che il Vangelo sarebbe stato annunciato in tutte le lingue. Il che è stato predetto tanto tempo prima nel salmo: Non vi sono lingue e non vi sono parole, delle quali non si oda il suono. ( Sal 19,4 ) Ed è stato detto per quelli che, ricevuto lo Spirito Santo, avrebbero parlato tutte le lingue. Ma poiché il Vangelo sarebbe stato annunciato in tutte le lingue della terra e poiché il miracolo significava che il corpo di Cristo sarebbe risuonato in tutto il mondo e in tutte le lingue, il salmo prosegue dicendo: In tutta la terra si diffuse il loro suono e fino ai confini del mondo le loro parole. ( Sal 19,5 ) Ne consegue che la vera Chiesa non si può nascondere a nessuno. Ecco perché il Signore stesso dice nel Vangelo: Non può restare nascosta una città posta su un monte. ( Mt 5,14 ) E quindi lo stesso salmo aggiunge: Ha posto la sua tenda nel sole, cioè, nella visibilità, come si legge nel Libro dei Re: Ciò che tu hai fatto di nascosto, lo riavrai alla luce del sole. ( 2 Sam 12,12 ) Ed egli, come uno sposo che esce dal suo talamo, esultò come un gigante sulla via; e la sua corsa dalla sommità del cielo. Ecco: vi trovi la venuta del Signore nella carne. E la sua corsa fino alla sommità del cielo. Ecco: vi trovi la passione e la resurrezione: E non v'è chi possa ripararsi dal suo calore. ( Sal 19,6-7 ) Ecco: vi trovi l'avvento dello Spirito Santo, che Cristo mandò in forma di lingue di fuoco, per mostrare il fervore della carità, che certamente non possiede chi non conserva con la Chiesa, presente in tutte le nazioni, l'unità dello spirito nel vincolo della pace. ( Ef 4,3 ) 32.75 - La vera spiegazione dei testi della Scrittura Inoltre, l'aver detto che il battesimo è uno solo, ma consacrato in tre fasi, e l'avere assegnata ciascuna di esse a tre persone, sì da attribuire l'acqua a Giovanni, lo Spirito Santo al Signore Gesù Cristo, e la terza, il fuoco, allo Spirito Santo disceso dall'alto, vedi un po' che grande errore è stato! Certo, ti ha portato a pensarlo, questa frase di Giovanni: Io battezzo con acqua, ma colui che verrà dopo di me è più grande di me; egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. ( Mt 3,11 ) Non hai voluto considerare che i tre elementi non sono stati assegnati, separatamente, ai tre: l'acqua a Giovanni, lo Spirito Santo a Cristo, il fuoco al Paraclito, ma che questi tre appartengono, piuttosto, a due persone: l'acqua a Giovanni e gli altri due al Signore. Giovanni, infatti, non disse: " Io vi battezzo con acqua, ma colui che viene dopo di me, e del quale io non sono degno di portare i calzari, è più grande di me. Egli vi battezza nello Spirito Santo, e chi invece verrà dopo di lui, il Paraclito, vi battezzerà col fuoco ", bensì: Io vi battezzo con acqua, ma colui che viene dopo di me, vi battezzerà nello Spirito Santo e fuoco. Egli attribuì un elemento a sé, e due a lui. Vedi? Ti ha ingannato il numero! Nota ancora. Tu hai detto che il battesimo è uno solo, ma consacrato in tre fasi: l'acqua, lo Spirito Santo e il fuoco; e hai indicato tre persone per ciascuna: Giovanni per l'acqua, Cristo per lo Spirito, il Paraclito per il fuoco. Ora, se l'acqua di Giovanni appartenesse al battesimo, di cui si proclama l'unità, non avrebbero dovuto farsi ribattezzare, per ordine dell'apostolo Paolo, quanti aveva saputo essere stati battezzati da Giovanni; ( At 19,1-6 ) essi infatti avevano già l'acqua che, a tuo dire, appartiene allo stesso battesimo. Bastava che ricevessero lo Spirito e il fuoco, che mancavano a Giovanni, per completare il battesimo, consacrato, come affermi, in tre fasi. Ma visto che, con la sua autorità, l'Apostolo ordinò loro di farsi battezzare, è stato ben chiarito che l'acqua di Giovanni non appartiene al battesimo di Cristo, ma a un'altra economia, rispondente alla necessità del tempo. 32.76 - Non vi sono due Spirito Santo Infine come mai, volendo dimostrare che lo Spirito Santo è stato dato da Cristo, hai preso la testimonianza del Vangelo in cui si legge che Cristo, risorto dai morti, alitò sul volto dei discepoli e disse: Ricevete lo Spirito Santo? ( Gv 20,22 ) E volendo mostrare l'ultimo elemento, che hai nominato con il battesimo, nelle lingue di fuoco, apparse con la venuta del Paraclito, hai ritenuto di dire: E questo fuoco, il Paraclito, discese sugli Apostoli, ardendo come fiamme crepitanti, quasi che altro sia lo Spirito Santo, che egli diede soffiando sul volto degli Apostoli, e altro quello che scese sugli Apostoli dopo la sua ascensione. Ci sono forse due Spirito Santo? Chi è così pazzo da dirlo? Pertanto, è stato sempre Cristo a dare lo stesso Spirito Santo, sia soffiando sul volto dei discepoli e sia mandandolo dall'alto nel giorno di Pentecoste, con una sicura assicurazione del mistero. Quindi, non è che Cristo ha dato lo Spirito Santo, e il Paraclito il fuoco, quasi per compiere la promessa: In Spirito Santo e fuoco; ( Mt 3,11 ) ma il medesimo Cristo ha dato lo Spirito Santo con il suo soffio, quand'era in terra, mentre, stando in cielo, lo ha mostrato con le lingue di fuoco. ( At 2,3 ) In effetti, affinché tu sappia che non si è adempiuta questa parola: Egli vi battezzerà in Spirito Santo, ( Mt 3,11 ) solo quando Cristo alitò sul loro volto, di modo che non pensassero di doversi battezzare, alla venuta del Paraclito, non nello Spirito, ma nel fuoco, ricordati della chiarissima Scrittura, e vedi che cosa il Signore disse loro quando ascese al Cielo: Perché Giovanni ha battezzato con acqua, ma voi sarete battezzati nello Spirito Santo, che riceverete fra non molti giorni, nella Pentecoste. ( At 1,5 ) C'è una testimonianza più chiara? Secondo la tua opinione, invece, egli avrebbe dovuto dire: "Giovanni ha battezzato con acqua, voi invece siete stati battezzati nello Spirito Santo, quando vi ha alitato in faccia; ma d'ora in poi sarete battezzati nel fuoco, che riceverete fra non molti giorni ". Così si sarebbero completate le tre fasi, con le quali tu dici che è stato consacrato il battesimo. Ne consegue che tu ancora non conosci il senso del testo: Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco, ( Mt 3,11 ) e temerariamente vuoi insegnare ciò che non sai! 33.77 - Come possono battezzare nel nome della Trinità quelli che sono in comunione con i traditori? Petiliano: Ma per analizzare a fondo il battesimo nel nome della Trinità, vediamo ciò che Cristo Signore disse ai suoi Apostoli: " Andate, battezzate le nazioni nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi comando". ( Mt 28,19-20 ) A chi insegni, traditore? Chi condanni? A chi insegni, traditore? Chi uccidi? Infine: A chi insegni? Forse a chi hai reso omicida? Come dunque puoi battezzare nel nome della Trinità? Non puoi chiamare Dio, tuo Padre. Se infatti Cristo Signore ha detto: " Beati i pacifici, perché saranno chiamati figli di Dio ", ( Mt 5,9 ) tu, che non hai la pace del cuore, non hai Dio per Padre. Come dunque puoi battezzare nel nome del Figlio, tu che tradisci il Figlio di Dio, e non lo imiti né nelle sofferenze e né nella Croce? Come puoi battezzare nel nome dello Spirito Santo, se lo Spirito Santo è venuto su quegli Apostoli, che non furono traditori? Ma se Dio non vi è Padre e non nascete veramente dall'acqua del battesimo, nessuno di voi è pienamente nato e non avete, o empi, né un padre e né una madre. E non debbo, io, allora, battezzare gente di tal fatta, anche se, come i Giudei lavano, per così dire, la carne, vi lavaste migliaia di volte? 33.78 - Se i peccatori non possono battezzare, non lo hanno potuto fare neppure i vostri Agostino: Bene, ti eri proposto di analizzare a fondo il battesimo nel nome della Trinità, e ci avevi resi molto attenti, ma purtroppo, e per voi è certo molto facile, ben presto sei ritornato ai soliti insulti. E questo lo fai con eloquenza. Ti scegli, infatti, quelli che vuoi e contro essi inveisci quanto vuoi; e se nel tuo ampio discorso, uno cerca di inserire questa brevissima parola: " dimostralo", ti trovi chiuso in spazi strettissimi. E questo te lo dice la stirpe di Abramo, nella quale tutte le nazioni sono benedette, ( Gen 22,18 ) e quindi non si preoccupano se da te sono maledette. E tuttavia, visto che tu tratti del battesimo, che ritieni vero solo quando si trova in un uomo giusto, e falso quando si trova in un ingiusto, ecco che anch'io, se esamino il battesimo dato nel nome della Trinità, secondo il tuo criterio, potrò dire con più eloquenza, come ritengo, che non ha Dio per padre chi ha il Conte per dio; e che non crede suo il Cristo, se non colui per il quale egli ha sofferto; e che non ha lo Spirito Santo chi, anche se in modo molto diverso, ha incendiato la misera Africa con lingue di fuoco. Come dunque può avere il battesimo? Come può darlo nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo? Ormai tu capisci certamente che il battesimo si può trovare in un uomo iniquo e può essere dato da un uomo iniquo; un battesimo non iniquo, ma santo e vero, non perché esso è suo, ma perché è di Dio. Ma di questo io non ti accuso: che tu non cessi di fare verso non so chi del mondo e, ciò che è più intollerabile, del fatto che neppure di essi puoi provare niente. Ma io non so come si possa tollerare che, non solo accusate i santi dei peccati degli iniqui, ma che anche al santo battesimo, che in qualunque iniquo è sempre santo, associate il crimine causato dal contatto con i peccatori, fino a dire che il battesimo è tale quale al ministro dal quale lo si ha o lo si dà o lo si prende. Del resto, se l'uomo diventa tale e quale al ministro con cui si è accostato ai misteri, e se perfino i sacramenti diventano tali e quali agli uomini in cui sono, agli uomini santi basta per avere consolazione sentire un falso crimine che li accomuna con il santo battesimo. Vedete come vi condannate con la vostra bocca, se anche i vostri fedeli sobri, al contatto con i vostri ubriachi, diventano ubriachi, e se i vostri fedeli misericordiosi, al contatto con i rapitori, diventano rapitori, e se, tutto quanto si trova nei malvagi presso di voi, sono costretti a esserlo quelli che non lo sono; e il battesimo stesso, in tutti i vostri immondi è immondo, e secondo la diversità della stessa immondezza, è diverso se è costretto ad essere tale e quale a colui dal quale si ha e si dà. Queste cose sono certamente false, e quindi non ci nuocciono, quando le dite contro di noi e non guardate voi; a voi, invece, nuocciono; infatti, poiché dite cose false, esse non ricadono su di noi, ma poiché le credete vere, ricadono su di voi. 34.79 - Petiliano: Se agli Apostoli fu lecito battezzare quelli che Giovanni aveva lavati con il battesimo di penitenza, non sarà lecito a me battezzare voi, sacrileghi? 34.80 - Petiliano si contraddice Agostino: Dove è andato a finire quanto avevi detto sopra, che non c'è un battesimo di Giovanni e uno di Cristo, ma uno solo, consacrato in tre fasi, delle quali, Giovanni ha dato l'acqua, Cristo lo Spirito Santo e il Paraclito il fuoco? Perché gli Apostoli hanno ripetuto l'acqua in quelli ai quali Giovanni l'aveva già data; un acqua che faceva parte dell'unico battesimo consacrato in tre fasi? Vedi bene come sia indispensabile che ciascuno sappia ciò che dice. 35.81 - Petiliano: Lo Spirito Santo non può essere infuso in uno per l'imposizione della mano del vescovo, se non precede l'acqua che genera una coscienza pura. 35.82 - La santità del battesimo è distinta dalla santità di chi lo dà e di chi lo riceve Agostino: In queste tue poche parole, vi sono due errori: uno, certo, non riguarda molto la nostra questione, ma ti accusa di ignoranza. Infatti, senza alcuna imposizione delle mani, lo Spirito Santo venne su centoventi persone, su Cornelio il Centurione, e su quanti erano con lui, anche prima del loro battesimo. ( At 1,15; At 2,4; At 10,44 ) Il secondo errore, invece, pone totalmente fine, con queste parole, a tutta la nostra causa. Tu dici, infatti, che deve precedere l'acqua che genera la coscienza pura, perché possa seguire lo Spirito Santo. Di conseguenza, o ogni acqua consacrata nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo fa una coscienza pura, non in virtù dei ministri o dei battezzatori, ma di colui che, essendo senza macchia, ha istituito questo battesimo o, se l'acqua che fa coscienza pura non la fa se non la pura coscienza, e del ministro e del battezzando, come vi comportate con quelli che scoprite essere stati battezzati da coloro che, non ancora scoperti, avevano la coscienza macchiata? Sopratutto se tra i battezzati, c'è qualcuno che confessa di avere avuto la coscienza cattiva quando è stato battezzato, forse perché avrebbe voluto cogliere l'occasione per commettere un crimine? Quando dunque vi sarà chiaro che né chi ha amministrato il battesimo e né chi lo ha ricevuto, aveva una coscienza pura, pensate forse di ribattezzarlo? Non lo dirai mai, né lo farai mai. La purezza del battesimo, quindi, è totalmente distinta dalla purezza o immondezza della coscienza, sia di chi lo dà e sia di chi lo riceve. Ed ora, osa dire che ebbe una coscienza pura quel truffatore, rapitore, oppressore dei fanciulli e delle vedove, quel separatore di coniugi, traditore, venditore e spartitore dei patrimoni altrui. Osa anche dire che ebbero una coscienza pura, quelli che difficilmente all'epoca sono mancati, i quali, non per Cristo e né per la vita eterna, ma per conciliare le amicizie terrene e saziare le brame terrene ambirono farsi battezzare da lui. Del resto, se non osi dire che avevano la coscienza pura, quelli che trovi battezzati nel loro numero, dà loro l'acqua della coscienza pura che non hanno ricevuto; che se non lo fai, smettila di accusarci di ciò che non sai, per non vederti costretto a rispondere contro di voi ciò che sai. 36.83 - Petiliano: Certamente lo Spirito Santo non poté venire in voi, che neppure il battesimo di penitenza ha purificati, ma, ed è verità, ha sporcati l'acqua di un traditore della quale dovete pentirvi! 36.84 - Noi siamo Cattolici, perché non abbandoniamo l'unità, mentre voi siete eretici Agostino: Veramente che noi siamo traditori, non solo non lo provate voi, ma neppure i vostri padri poterono provarlo dei nostri padri; che se fossero stati dimostrati tali, sicuramente non sarebbero nostri padri, stando alla tua precedente affermazione, se noi non ne avessimo imitato le azioni. Comunque, le loro colpe non ci avrebbero sradicati dall'unità e dalla stirpe di Abramo, nella quale tutte le nazioni sono benedette. ( Gen 22,18 ) Nondimeno, se l'acqua di Cristo è diversa dall'acqua del traditore, perché Cristo non fu un traditore, perché non sarebbero diverse l'acqua del Cristo e l'acqua del ladrone, perché certamente Cristo non fu un ladrone? Tu, dunque, battezza dopo il tuo ladrone, ed io battezzerò dopo il traditore che non è né mio e né tuo o, se bisogna credere ai documenti addotti, è mio e tuo; se invece bisogna credere alla comunione di tutto il mondo, più che al partito di Donato, non è mio, ma tuo. Seguiamo una dottrina migliore e più saggia: poiché, stando alla parola dell'Apostolo: Ciascuno di noi porterà il proprio peso, ( Gal 6,5 ) né quel ladrone è vostro, non siete tutti ladroni, e né ogni traditore è vostro o nostro, non siamo tutti traditori. E quindi siamo cattolici noi, che, secondo questa dottrina, non lasciamo l'unità, mentre siete eretici voi, che per via dei crimini di alcune persone, veri o falsi che siano, non volete conservare la carità con la stirpe di Abramo. 37.85 - Paolo ha ribattezzato? Petiliano: Ebbene, facciamoci illuminare dalle opere degli Apostoli e istruire dai loro Atti. Ecco che cosa vi sta scritto: " Avvenne che, mentre Apollo era in Corinto, Paolo, attraversate le regioni dell'altopiano, venne ad Efeso. Ed avendo incontrato alcuni discepoli, disse loro: Avete ricevuto, al momento di credere, lo Spirito Santo? Ma quelli gli risposero: Non abbiamo nemmeno sentito dire che ci sia uno Spirito Santo. E Paolo disse loro: Con quale battesimo siete stati battezzati? Gli risposero, dicendo: Col battesimo di Giovanni. Ma Paolo replicò: Giovanni ha battezzato con un battesimo di penitenza, dicendo al popolo di credere in colui che sarebbe venuto dopo di lui, Gesù Cristo nostro Signore. Sentito questo, vennero battezzati nel nome del nostro Signore Gesù Cristo; e dopo che Paolo impose loro le mani, lo Spirito Santo discese su di loro e parlavano in diverse lingue e profetizzavano. In tutto erano circa dodici persone ". ( At 19,2-7 ) Ora, se quelli vennero battezzati per ricevere lo Spirito Santo, perché voi, se volete ricevere lo Spirito Santo, non accettate, dopo le vostre menzogne, un vero rinnovamento? Ora, se ciò che noi facciamo è un male, perché ci cercate? E se invece è un crimine, per prima cosa condannate Paolo; certo Paolo lavò ciò che era stato lavato, mentre noi vi diamo il battesimo che ancora non c'è. Infatti, come abbiamo spesso detto, voi non battezzate con un vero battesimo, ma disonorate con il vuoto nome di un falso battesimo. 37.86 - Paolo ha battezzato quelli che non avevano il battesimo di Cristo Agostino: Noi non accusiamo Paolo, che ha dato a quelle persone il battesimo di Cristo, perché esse non avevano il battesimo di Cristo, ma di Giovanni, stando alla loro risposta. Esse infatti, interrogate con quale battesimo fossero state battezzate, risposero: "Con il battesimo di Giovanni ", che non c'entra con il battesimo di Cristo, e non è né una sua parte e né una sua fase. Altrimenti, o allora si ripeteva l'acqua del battesimo di Cristo o, se la perfezione del battesimo di Cristo richiedeva, allora, due lavacri, è meno perfetto ora, poiché non si dà l'acqua che dava Giovanni. Ma ciascuna di queste opinioni è empia e sacrilega. Paolo, dunque, dette il battesimo di Cristo a quelli, che non avevano il battesimo di Cristo, ma di Giovanni. 37.87 - Il battesimo di Giovanni era figura del battesimo di Cristo Quanto al motivo per cui a quell'epoca è stato necessario il battesimo di Giovanni, che oggi non lo è più, lo abbiamo esposto altrove, e ora con la nostra questione non c'entra, se non per ribadire che il battesimo di Giovanni e quello di Cristo erano diversi, come diverso è stato il battesimo col quale, dice l'Apostolo, furono battezzati i nostri Padri nella legge e nel mare, quando, per mezzo di Mosè, attraversarono il Mar Rosso. ( 1 Cor 10,1-2 ) La Legge e i Profeti, infatti, fino a Giovanni Battista, possedevano dei misteri premonitori della realtà futura; ( Lc 16,16 ) i sacramenti del nostro tempo, invece, testimoniano che è giunta quella realtà da essi annunciata per il futuro. Pertanto Giovanni, di tutti i suoi predecessori, è stato il più vicino annunciatore di Cristo. E poiché i giusti e i Profeti del passato desideravano vedere il compimento di ciò che, per rivelazione dello Spirito Santo, vedevano nel futuro, tanto che il Signore stesso disse: Molti giusti e Profeti hanno desiderato vedere ciò che voi vedete e non lo videro; ascoltare ciò che voi ascoltate, e non lo ascoltarono, ( Mt 13,17 ) per questo è stato detto che Giovanni era più che un profeta e che, tra i nati di donna, nessuno era stato più grande. ( Lc 7,26-28 ) Infatti, ai giusti precedenti è stato dato solo di predire il Cristo, a lui, invece, è stato dato di predirlo assente e di vederlo presente; così vediamo che a lui si manifestò quel che essi desiderarono. E quindi il sacramento del suo battesimo appartiene ancora al tempo della predizione del Cristo, ma all'ultimissima fase; poiché, fino a lui vi erano stati solo i preannunciatori della prima venuta del Signore; mentre ora, di questa venuta, ci sono gli annunci e non più i preannunci. Ma il Signore, per insegnarci la via dell'umiltà, si degnò ricevere i sacramenti del suo preannuncio, che trovò in terra, non come mezzo di purificazione per lui, ma come esempio di pietà per noi: e cioè, per mostrarci con che devozione dobbiamo ricevere i sacramenti, che testimoniano che egli è già venuto, visto che lui stesso non ha disdegnato di ricevere quelli che prefiguravano questa venuta. Ora Giovanni, pur essendo molto vicino al Cristo e coetaneo di poco meno di un anno, tuttavia, quando battezzava precedeva la venuta del Cristo, per cui di lui sta scritto: Ecco, io mando il mio angelo davanti a te, per prepararti la tua via. ( Ml 3,1; Mc 1,2 ) E egli stesso predicava di sé, dicendo: Dopo di me viene uno più forte di me. ( Mc 1,7 ) Così, anche la circoncisione all'ottavo giorno data ai Padri, preannunciava la giustificazione nella spogliazione delle concupiscenze della carne, ( Col 2,11 ) in virtù della resurrezione del Signore, avvenuta dopo il settimo giorno, cioè il sabato, nell'ottavo giorno, cioè la domenica, tre giorni dopo la sepoltura; e tuttavia Cristo ricevette da bambino la stessa circoncisione della carne, che preannunciava la giustificazione. E come la Pasqua, celebrata dai Giudei, nell'uccisione dell'agnello preannunciava la passione del Signore e il suo passaggio da questo mondo al Padre, eppure il Signore celebrò con i suoi discepoli quella Pasqua del preannuncio quando essi gli chiesero: Dove vuoi che ti prepariamo la Pasqua? ( Mt 26,17 ) così ricevette anche il battesimo di Giovanni, che era il preannuncio prossimo del suo. Ma come altro è la circoncisione dei Giudei, altro la Pasqua, che essi ancora celebrano con l'agnello ed altro, invece, il sacramento del corpo e del sangue del Signore, che noi riceviamo, così altro è stato il battesimo di Giovanni ed altro quello di Cristo. I sacramenti antichi preannunciavano quelli attuali, mentre questi, una volta che si sono compiuti quelli, vengono proclamati. E quantunque anche Cristo li ha ricevuti, essi a noi non sono necessari, perché abbiamo ricevuto colui che essi annunciavano. Ma dopo l'avvento del Signore, chiunque ricevesse gli antichi sacramenti, deve istruirsi anche in quelli cristiani; chiunque, invece ne è istruito, non deve essere costretto a tornare indietro. 37.88 - Per questo si doveva battezzare dopo Giovanni Perciò non create fumo col battesimo di Giovanni. Quale che ne sia la ragione e la natura: o quella che io ho spiegato o un'altra migliore e più sicura, è chiaro che altro è stato il battesimo di Giovanni e altro è quello di Cristo. Il primo venne chiamato battesimo di Giovanni, come attesta la risposta data a coloro che hai ricordati, e la domanda fatta dal Signore ai Giudei: Il battesimo di Giovanni veniva dal cielo o dagli uomini? ( Mt 21,25 ) L'altro battesimo, invece, non si chiama né di Ceciliano, né di Donato, né di Agostino, né di Petiliano, ma battesimo di Cristo. Ebbene, se tu ci consideri sfacciati, perché non vogliamo battezzare nessuno dopo di noi, malgrado vediamo che si è battezzato dopo Giovanni che, certo, è incomparabilmente più grande di noi, sono forse uguali Giovanni e Ottato? Sembra una domanda ridicola, eppure io credo che voi non li riteniate uguali, ma riteniate più grande Ottato: ora, dopo Giovanni l'Apostolo ha battezzato, dopo Ottato voi non osate farlo. Forse perché Ottato era nella vostra unità? Ora io non so con quale animo si possa sostenere questo: che l'amico del Conte, il cui dio era il Conte, era nell'unità, mentre l'amico dello Sposo ( Gv 4,29 ) era fuori dell'unità. Che se Giovanni era pienamente nell'unità e fu di gran lunga più insigne e più grande, non solo di Ottato, ma di tutti voi e noi, eppure, dopo di lui l'apostolo Paolo battezzò, perché voi, dopo Ottato, non battezzate? A meno che la vostra cecità vi metta in tali difficoltà da costringervi a dire che Ottato poteva dare lo Spirito Santo e Giovanni no. Se poi non lo dite, per evitare che perfino gli insensati scherniscano la vostra insensatezza, che cosa risponderete alla domanda, perché, dopo Giovanni fu necessario battezzare e dopo Ottato non è necessario farlo, se non perché quelli erano stati battezzati col battesimo di Giovanni, mentre quanti si fanno battezzare con il battesimo di Cristo, sia che li battezzi Paolo e sia che li battezzi Ottato, tra i battesimi degli uni e degli altri non c'è nessuna differenza, benché ce ne sia tanta tra Paolo e Ottato? Ritornate dunque, o prevaricatori, alla saggezza, ( Is 46,8 ) e non misurate i sacramenti divini dal comportamento e dalle azioni degli uomini! Essi infatti sono santi grazie a colui al quale appartengono; ma, celebrati degnamente, danno il premio; celebrati indegnamente, la condanna. E quand'anche non siano una sola cosa quelli che celebrano il sacramento di Dio degnamente, e quelli che lo celebrano indegnamente, ( 1 Cor 11,29 ) esso è sempre uno, che lo si celebri degnamente o indegnamente; e non per farlo diventare migliore o peggiore, ma per la vita o la morte dei celebranti. Quanto poi a ciò che hai detto: che in coloro che Paolo ha battezzato dopo Giovanni, ha lavato ciò che era già stato lavato, certamente non lo avresti detto, se avessi riflettuto un poco su quanto dicevi. Se infatti il battesimo di Giovanni aveva bisogno di purificazione, era senza dubbio sporco. Perché continuare ad incalzarti? Ricorda o leggi, e vedi da dove Giovanni lo ha ricevuto; scoprirai contro chi hai lanciato questa bestemmia; e quando lo avrai scoperto, battiti almeno il petto, se non riesci a frenare la lingua. 37.89 - Gli eretici sono da cercarsi perché sono eretici E poi, quanto a quella che vi sembra una bella frase: Se in questo noi facciamo male, perché ci cercate? perché non ricordate, una buona volta, che non si cercano se non i perduti? O, non accorgersi di questo, fa parte della perdizione? Anche la pecora, infatti, avrebbe potuto dire al pastore, molto a sproposito: " Se faccio male ad allontanarmi dal gregge, perché mi cerchi? ", senza capire che il motivo per cui crede che non bisogna cercarla, è il solo per cui la si cerca. Ora, chi vi cerca, o per mezzo delle sue Scritture o dei pacifici predicatori cattolici, o dei flagelli delle tribolazioni temporali, se non colui che in tutte le cose vi elargisce questa misericordia? Noi quindi vi cerchiamo, per trovarvi; tanto infatti vi amiamo, perché viviate, quanto odiamo il vostro errore, perché scompaia chi vi perde, finché esso non perisce. Dio voglia che vi cerchiamo in modo da trovarvi anche, e di ciascuno di voi poter dire: Era morto ed è tornato in vita; era perduto ed è stato ritrovato. ( Lc 15,32 ) 38.90 - Petiliano: " Se voi dite di avere la Cattolica, sapete che catholicos è un vocabolo greco, che significa unico o tutto. Ma voi non siete nel tutto, perché vi siete ritirati in un partito. 38.91 - Il significato del termine Cattolico Agostino: Per la verità della lingua greca io ho imparato pochissimo, anzi quasi niente; eppure non credo di essere spudorato se dico di sapere che o{lon non significa uno solo, ma tutto, e kaq_o{lon, secondo il tutto, donde l'appellativo di Cattolica, come dice il Signore: Non spetta a voi sapere i tempi o i momenti che il Padre ha posto in suo potere; ma riceverete su di voi la potenza dello Spirito Santo, e mi sarete testimoni in Gerusalemme e in tutta la Giudea e nella Samaria e fino agli estremi confini della terra. ( At 1,7-8 ) Ecco perché si chiama Cattolica. Ma voi andate ad urtare ad occhi così chiusi contro il monte che, secondo la profezia di Daniele, crebbe da una piccola pietra e riempì tutta la terra, ( Dn 2,35 ) da dirci che ci siamo ritirati in un partito e non siamo in quel tutto, la cui comunione si diffonde in tutta la terra. Ma, allo stesso modo se tu mi dicessi che io sono Petiliano, non saprei come smentirti, se non ridendo di un burlone o dolendomi di un insipiente, così vedo che ora devo fare questo; ma siccome non credo che tu scherzi, vedi che cosa resta. 39.92 - Non c'è nessun rapporto tra il partito di Donato e quello di Macario Petiliano: Non c'è nessun rapporto tra la luce e le tenebre, ( 2 Cor 6,14 ) tra il miele e l'amarezza, tra la vita e la morte, tra l'innocenza e la colpevolezza, tra l'acqua e il sangue; né tra la morchia e l'olio. E benché abbiano in comune la feccia, tutte le impurità si depositano. Ecco la sentina dei vizi : È nelle parole di Giovanni: " Sono usciti da noi, ma non erano dei nostri "; ( 1 Gv 2,19 ) se infatti fossero stati dei nostri, sarebbero restati con noi. L'oro non resta con le sue impurità; tutti i metalli preziosi vengono purificati. Sta scritto infatti: " Come la fornace prova l'oro, così la sofferenza della tribolazione prova i giusti ". ( Sap 3,6 ) Non è una parte della mitezza, la crudeltà; né la religione del sacrilegio; e né il partito di Macario può essere assolutamente nostro, solo perché macchia i nostri riti imitandoli. L'armata nemica é solo una parte, che completa una realtà ostile; e se veramente si dice un partito, incorra nella giusta sentenza di Salomone: " Scompaia il loro partito dalla terra ". ( Pr 2,22 ) 39.93 - Petiliano non vede tutta la realtà del mondo Agostino: Proferire queste frasi e non provare affatto, che altro è se non delirare? Consideri la zizzania per il mondo e non consideri il grano, benché sia stato ordinato di lasciarli crescere entrambi in tutto il mondo. Consideri la stirpe del maligno, che sarà separata al tempo della mietitura, ( Mt 13, 24-30. 36.43 ) e non consideri la stirpe di Abramo, nella quale sono benedette tutte la nazioni. ( Gen 22,18 ) Quasi che voi siate già una massa purificata, un miele genuino, un olio raffinato, un oro puro, o la facciata bianca di una parete. Per tacere degli altri vizi, che forse gli ubriachi formano il partito dei sobri? O gli avari si annoverano nel partito dei sapienti? E se i miti si chiamano luce, la rabbia dei Circoncellioni dove la mettiamo, se non tra le tenebre? Perché, allora, il battesimo dato tramite costoro presso di voi, è valido, e lo stesso battesimo di Cristo, dato tramite uno qualsiasi in tutto il mondo, non è valido? Tu vedi, certamente, il perché vi siete separati dalla comunione del mondo: non certo per essere tutti ubriachi né tutti avari né tutti violenti, ma per essere tutti eretici, e quindi tutti empi e sacrileghi. 39.94 - I Donatisti sono paglia; il significato del termine Macario Quanto al fatto che chiamate il mondo, che gode della comunione cristiana, il partito di Macario, quale persona, sana di mente, lo direbbe? Ma poiché noi diciamo che voi siete del partito di Donato, cercate uno per poter dire che noi siamo del suo partito, e trovandovi in grandi difficoltà, indicate un non so chi, forse conosciuto in Africa, ma nelle altre zone del mondo, ignoto. Perciò ecco che vi risponde la stirpe di Abramo da tutta la terra: " Questo Macario, di cui ci fate partigiani, non lo conosciamo affatto ". Replicate dicendo che voi non conoscete Donato! Ma anche se dicessimo che siete il partito di Ottato, chi di voi può dire di non conoscere Ottato, se non di vista, forse, come neppure Donato? Ma voi gioite, evidentemente, a sentir nominare Donato; forse anche a sentir nominare Ottato? Ed allora, che vi giova Donato, se Ottato vi ha inquinati tutti? Che vi giova la sobrietà di Donato, se vi ha tutti macchiati l'ubriachezza dei Circoncellioni? Che vi giova, stando alla vostra opinione, l'innocenza di Donato, se vi ha macchiati la rapacità di Ottato? Ecco dove sta il vostro errore: credere che sia più efficace l'iniquità di un uomo, per contaminare, che la sua giustizia, per purificare. Quindi, se due persone, una giusta e l'altra ingiusta, frequentano insieme i sacramenti divini, ma in modo che, né la prima imiti l'ingiustizia della seconda, e né la seconda la giustizia della prima, voi non dite che, per questo fatto, ambedue diventano giuste, ma ambedue ingiuste, per cui anche il sacramento santo, che ricevono insieme, diventa immondo e perde la sua santità. Ma dove trova tali avvocati, l'iniquità, che delirano a tal punto da ritenerla vittoriosa? Perché, allora, vi vantate del nome di Donato in un errore tanto perverso, nel quale non è Petiliano che merita di essere ciò che fu Donato, ma è Donato che è costretto ad essere ciò che fu Ottato? Dica, invece, la casa di Israele: La mia parte è il Signore; ( Sal 73,26 ) dica la stirpe di Abramo in tutte le nazioni: O Signore, sei parte della mia eredità. ( Sal 16,5 ) Essa infatti sa in che termini, Caifa, nel Vangelo, parla della gloria del Dio beato. ( 1 Tm 1,11 ) Del resto anche voi, grazie al sacramento che è in voi, come fece Caifa, persecutore del Signore, profetizzate senza saperlo. ( Gv 11,51-52 ) Infatti, ciò che in greco è makavrio, in latino è beato. In questo senso, noi siamo del partito di Makarios. Che cosa, infatti, è più beato del Cristo, a cui noi apparteniamo, a cui si richiamano e si convertono tutti i confini della terra, e a cui prestano adorazione tutte le famiglie delle nazioni? ( Sal 22,28 ) Quanto poi alla maledizione finale, malamente presa da Salomone, il partito di Makarios, cioè di questo beato, non teme di sparire dalla terra. Una frase rivolta agli empi, voi tentate di rivolgerla all'eredità di Cristo e, con sacrilega empietà, sostenete che questo è accaduto. In realtà, parlando degli empi, Salomone disse: Scompaia il loro partito dalla terra. ( Pr 2,22 ) Voi, invece, quando ripetete questi testi della Scrittura: Ti darò in eredità le nazioni, ( Sal 2,8 ) e: Si ricorderanno e si convertiranno al Signore tutti i confini della terra, ( Sal 22,28 ) e sostenete che questa promessa è già scomparsa dalla terra, volete applicare all'eredità di Cristo quanto è stato predetto della sorte degli empi; ma mentre l'eredità di Cristo resta e cresce, voi, che parlate così, sparite. Non sempre, infatti, è il sacramento di Dio a farvi profetizzare, dato che, in questo caso, la vostra follia vi porta ad augurare il male. Ma conta di più la predizione dei Profeti, che la maledizione dei falsi profeti! 40.95 - Petiliano: Anche l'apostolo Paolo grida: " Non vi unite con gli infedeli. Quale rapporto c'è, infatti, tra la giustizia e l'iniquità? Quale unione tra la luce e le tenebre? Quale intesa tra Cristo e Belial? Quale comunione tra il fedele e l'infedele? ". ( 2 Cor 6,14-15 ) 40.96 - Lo stesso sacramento può essere per la salvezza o per la condanna Agostino: Conosco le parole dell'Apostolo; ma come possano favorirti, non lo vedo proprio. Chi di noi dice che c'è un rapporto tra la giustizia e l'iniquità, anche se il giusto e l'ingiusto, come Giuda e Pietro, comunicano agli stessi sacramenti? In verità, da una unica realtà santa, Giuda riceveva la condanna e Pietro la salvezza; come tu del resto, supposto che eri diverso, ricevevi il sacramento con Ottato, ma non eri, come lui, un ladrone. Oppure la rapina non è un'iniquità? Chi è tanto folle da dirlo? Perciò, quale rapporto c'era tra la tua giustizia e la sua iniquità, quando vi accostavate all'unico altare? 41.97 - Petiliano: Per impedire il sorgere di scismi, Paolo ci ha insegnato ancora: " Mi riferisco al fatto che ciascuno di voi dice: Io sono di Paolo, io di Apollo, io di Cefa, ed io di Cristo. È stato forse diviso Cristo? È stato forse crocifisso per voi Paolo? O è nel nome di Paolo che siete stati battezzati? ". ( 1 Cor 1,12-13 ) 41.98 - Agostino: Ricordatevi lettori di questa citazione: Petiliano la cita dall'Apostolo. Avreste mai pensato che lo avrebbe citato per noi e contro di lui? 42.99 - Petiliano: Quel che Paolo ha detto ai semplici e ai giusti, io lo dico a voi, ingiusti: È forse diviso Cristo, perché voi vi separaste dalla Chiesa? 42.100 - Agostino: Temo che qualcuno pensi che il copista di questa opera sia incorso in un errore e che qui abbia scritto: " Petiliano ha detto ", dove avrebbe dovuto scrivere: " Agostino risponde ". Ma io ho capito che hai fatto: hai quasi voluto prevenirci, per timore che questo testo lo citassimo noi. Ma che cosa hai ottenuto, se non una ripetizione? Se dunque ci prendi tanto gusto a sentir quanto è contro di voi, ti prego, Petiliano, ascoltalo da me: È stato forse diviso Cristo, perché voi vi separaste dalla Chiesa? 43.101 - È forse morto per voi Giuda? Petiliano: È forse morto per voi, appeso alla sua corda, Giuda, il traditore? O voi vi conformate alla sua condotta e, imitando le sue azioni, rapite i tesori della Chiesa e vendete alle potenze di questo mondo, noi, eredi di Cristo? 43.102 - Per noi non è morto Giuda, ma Cristo Agostino: Per noi non è morto Giuda, ma Cristo, al quale la Chiesa diffusa nel mondo dice: Ho risposto ai miei insultatori, poiché ho sperato nelle tue parole. ( Sal 119,42 ) Quando dunque io sento le parole del Signore, che dice: Mi sarete testimoni in Gerusalemme, e in tutta la Giudea e la Samaria, e fino all'estremità della terra; ( At 1,8 ) e quelle del profeta: Per tutta la terra si è diffusa la loro voce, e fino ai confini della terra le loro parole, ( Sal 19,5 ) la mescolanza corporale dei cattivi non mi turba affatto, se so dire: Accetta il tuo servo nel bene; non mi calunnino i superbi. ( Sal 119,122 ) Non mi preoccupo, quindi, di un vuoto calunniatore, poiché ho un bravo promettitore. Se poi vi lamentate dei beni o dei luoghi ecclesiastici, che avevate e che non avete più, anche i Giudei possono dirsi giusti e accusare noi di ingiustizia, poiché la terra nella quale regnarono con empietà, ora l'hanno i Cristiani. Che c'è di indecoroso, se le basiliche che avevano gli eretici, ora le hanno, sempre per volere del Signore, i Cattolici? Per tutti i loro simili, cioè per tutti gli empi e gli iniqui, vale la parola del Signore: Vi sarà tolto il regno e sarà dato ad una nazione che pratica la giustizia. ( Mt 21,43 ) O è stato scritto invano: Le fatiche degli empi nutriranno i giusti? ( Sal 105,44 ) Di conseguenza, dovete più stupirvi di possedere ancora qualcosa, che di avere perso qualcosa! Ma neppure di questo vi stupite: una parete imbiancata, infatti, cade poco a poco. Osservate i Massimianisti: vedete quali luoghi avevano e da quali commissari imperiali e assalitori ne sono stati espulsi! E se subire tutto ciò è giustizia e procurarlo è ingiustizia, abbi il coraggio di dirlo, se ci riesci. Innanzitutto, perché siete stati voi a procurarlo ed essi a subirlo, e poi, perché, secondo la regola di questa giustizia, tu sei sfavorito. Infatti, mentre essi vennero espulsi dalle antiche basiliche, dai giudici inviati dagli imperatori cattolici, tu non sei stato cacciato dalle basiliche dell'unità, neppure per ordine degli imperatori. Per qual motivo, se non perché sei inferiore non solo agli altri tuoi colleghi, ma anche a quelli stessi che voi avete certamente condannato come sacrileghi, per bocca del vostro concilio plenario? 44.103 - Petiliano: Con il nostro battesimo noi ci rivestiamo, come sta scritto, di Cristo tradito; ( Gal 3,27 ) con il vostro contagio voi vi rivestite di Giuda, il traditore. 44.104 - Siamo stati battezzati nel nome di Cristo, non nel nome di Giuda Agostino: Anch'io potrei dire: " Col vostro contagio voi vi rivestite di Ottato, traditore, ladro, oppressore, separatore "; ma che la voglia di replicare con gli insulti non mi spinga alla falsità; in realtà, né voi vi siete rivestiti di Ottato e né noi di Giuda. Quindi, se uno viene da noi e dichiara di essere stato battezzato nel nome di Ottato, lo si battezzerà nel nome di Cristo; e quanto a voi, tutti quelli che venivano da noi e che avete battezzati, se hanno dichiarato di essere stati battezzati nel nome di Giuda, il traditore, noi non condanniamo il vostro agire; se invece erano stati battezzati nel nome di Cristo, non vedete quale grande errore fate, nel ritenere che i sacramenti di Dio variano secondo la varietà dei vizi degli uomini, o che vengono sporcati dalle lordure di una qualsiasi vita? 45.105 - Due sono le vie: la via della vita e la via della morte Petiliano: Ma se questi sono le parti, non ci danneggiano i nomi dei compartecipi. Vi sono infatti due vie: una stretta, per la quale procediamo noi, e l'altra è per gli empi, nella quale essi periranno. ( Mt 7,13-14 ) E tuttavia, l'uguaglianza del vocabolo si distingue da lontano, perché la via della giustizia non sia contaminata dall'avere in comune il nome. 45.106 - In che senso intendere il piccolo numero Agostino: Hai temuto il confronto tra la vostra moltitudine e la moltitudine del mondo, e hai scelto di rifugiarti nella lode del piccolo numero, che cammina per la via stretta. Magari ti fossi rifugiato non nella sua lode, ma nella via stessa: avresti certamente visto che questo piccolo numero si trova nella Chiesa di tutte le nazioni; ma che i giusti vengono considerati pochi in confronto ai molti ingiusti, allo stesso modo che il grano di una messe molto fertile, in confronto alla paglia può dirsi poco; ma una volta raccolto e ammassato riempie il granaio. Infatti, come per il dolore dei luoghi perduti, così pure, se pensi che queste siano ingiustizie, ti supereranno gli stessi Massimianisti. 46.107 - La citazione del primo salmo, sul vero beato Petiliano: Nel primo salmo Davide divide empi e beati, non creando, è chiaro, dei partiti, ma separando la santità dagli empi. " Beato l'uomo che non cammina nel consiglio degli empi, e non sta nella via dei peccatori ". Ritorni sulla via della giustizia, chi errava per perdersi. " E non siede sulla cattedra della corruzione ". Se vi ammonisce così, miseri, perché vi sedete? " Ma nella legge del Signore è la sua volontà e medita giorno e notte la legge. E sarà come un albero piantato lungo il corso delle acque, che dà il frutto a suo tempo. E le sue foglie non cadranno, e tutto ciò che farà riuscirà bene. Non così, non così gli empi, ma come pula che il vento disperde dalla faccia della terra ". Essa riempie gli occhi e li acceca. " Perciò gli empi non sorgeranno nel giudizio e né i peccatori nell'assemblea dei giusti, poiché il Signore conosce le vie dei giusti e il cammino degli empi andrà in rovina ". ( Sal 1 ) 46.108 - Chi è un uomo beato Agostino: Chi non sa distinguere, nelle Scritture, queste due specie di uomini? Ma voi, maldicenti, rinfacciate anche al frumento i crimini della paglia e, pur essendo solo paglia, vi vantate di essere solo frumento. I profeti, invece, che sono veritieri, dicono che queste due specie di uomini, prima della vagliatura, che si farà nel giudizio, vivono mescolate in tutto il mondo, cioè in tutto il campo del Signore. Comunque io ti invito a leggere questo primo salmo in greco, così non oserai più accusare il mondo di essere il partito di Macario, perché forse capirai a quale Macario si riferisce il partito di tutti i santi, che in tutte le nazioni vengono benedetti nella stirpe di Abramo. ( Gen 22,18 ) Infatti, mentre il latino dice: Beato l'uomo, il greco dice: makavrio ajnhvr. Viceversa, il Macario che voi odiate, se è stato cattivo, non è in questa comunione e non la danneggia; se poi è stato buono, dimostri il suo operato, affinché trovi gloria in se stesso e non in altri. ( Gal 6,4 ) 47.109 - Citazione del Salmo 23 Petiliano: Quanto al nostro battesimo, il salmista ne ha cantato le lodi: " Il Signore è mio pastore e nulla mi manca; in un pascolo verdeggiante mi ha collocato. Mi ha condotto ad acque di ristoro, ha cambiato la mia anima. Mi ha condotto per i sentieri della giustizia, a causa del suo nome. E anche se camminerò tra le tenebre della morte ", se il mio persecutore mi uccide, egli ha detto: " non temerò il male, poiché tu sei con me, Signore. La tua verga e il tuo bastone mi danno conforto ". Con questi Davide vinse Golia, protetto dall'unzione del crisma. " Hai preparato davanti a me una mensa contro quanti mi affliggono; hai profumato di olio il mio capo, e il tuo calice inebriante è davvero colmo. La tua misericordia mi accompagnerà tutti i giorni della mia vita, per farmi abitare nella casa del Signore, per la durata dei miei giorni ". ( Sal 23 ) 47.110 - Questo salmo parla della Chiesa universale Agostino: Questo salmo parla di coloro che ricevono bene il battesimo e usano santamente questo santo dono. In effetti, queste parole non riguardano Simon Mago, che pure ricevette lo stesso battesimo santo; e se non volle farne un uso santo, non per questo lo contaminò o sostenne che bisognava ripeterlo. Ma dato che hai ricordato Golia, considera il salmo che lo riguarda, e vedi che è stato vinto nel cantico nuovo. In esso, infatti, si dice: O Dio, ti canterò un cantico nuovo, sul salterio a dieci corde, ti celebrerò. ( Sal 144,9 ) E vedi se di questo cantico nuovo, fa parte chi non comunica con il mondo. Altrove, infatti, si dice: Cantate al Signore un cantico nuovo, cantate al Signore, tutta la terra. ( Sal 96,1 ) È tutta la terra, quindi, nella cui unità voi non siete, che canta il cantico nuovo; ed è a tutta la terra che si riferiscono anche le parole: Il Signore è il mio pastore, e nulla mi mancherà. ( Sal 23,1 ) Esse non sono parole della zizzania, anche se viene tollerata nella messe fino alla mietitura; non sono parole della paglia, ma del grano; e benché siano alimentati entrambi insieme da una stessa pioggia, e triturati insieme sulla stessa aia in attesa di essere separati dal ventilabro finale, questi due hanno in comune un solo battesimo, anche se non sono una sola cosa. Ma se il vostro partito fosse la Chiesa di Dio, certamente ammetteresti che questo salmo non riguarda le bande furiose dei Circoncellioni. Viceversa, se anche questi sono condotti per i sentieri della giustizia, perché negate che sono vostri compagni, quando ve li rinfacciamo, sebbene il piccolo numero della vostra setta per lo più non lo confortino la verga e il bastone di Dio, ma le fruste di coloro dai quali vi sentite garantiti anche di fronte alle leggi romane? E incappare in essi, che altro è se non camminare nell'ombra della morte? Ma chi ha con sé il Signore non teme il male. Tuttavia non oserai certo dire che le parole cantate in questo salmo riguardano anche questi violenti; e nondimeno, non solo ammettete che essi hanno il battesimo, ma lo proclamate anche. Dunque, non le cantano se non coloro che si rinnovano con l'acqua santa, come tutti i giusti di Dio e non coloro che, usandone male, si rovinano, come quel mago battezzato da Filippo. E tuttavia in entrambi essa è unica e santa. Non le cantano se non quanti staranno alla destra, eppure pecore e capri pascolano insieme sotto un solo pastore in attesa di essere segregati per ricevere il dovuto. Non le cantano se non quanti ricevono la vita dalla mensa del Signore, come Pietro, e non la condanna, come Giuda; eppure, per entrambi essa fu unica, ma per entrambi non produsse lo stesso solo effetto, perché essi non erano una sola cosa. Non le cantano se non quanti sono unti con l'olio santo anche nello spirito, come Davide, e non quanti sono consacrati solo nel corpo, come Saul; eppure, pur avendo entrambi ricevuto l'unico sacramento, per essi non fu diverso il sacramento, ma il merito. Non le cantano se non quanti ricevono con cuore nuovo, il calice del Signore per la vita eterna, e non quanti mangiano e bevono la propria condanna, come dice l'Apostolo; ( 1 Cor 11,29 ) eppure, per entrambi, che non sono una sola cosa, il calice è uno solo: ( Sal 23,7 ) esso inebria i martiri a conquistare i beni del cielo, e non i Circoncellioni a disonorarsi nei precipizi. Ricordatevi, dunque, che non è ai sacramenti di Dio che nuoce la cattiva condotta delle persone, e fa sì che essi o non esistano affatto o siano meno santi, ma è agli stessi cattivi, perché li abbiano a testimonianza della loro condanna e non come sostegno alla loro salvezza. Certo, avresti dovuto considerare almeno le ultime parole di questo salmo e capire che, per via di quelli che apostatano dopo aver ricevuto il battesimo, non tutti quelli che ricevono questo santo battesimo possono dire: Per abitare nella casa del Signore per la lunghezza dei miei giorni. ( 2 Cor 12,2 ) Eppure, e per quanti sono stabili e per quanti cadono, sebbene non siano una sola cosa, il battesimo è solo uno. E benché non siano entrambi santi, il battesimo è santo in entrambi, visto che anche gli apostati, se ritornano, non vengono battezzati come se lo avessero perso, ma si umiliano per aver arrecato un'offesa al sacramento che restava in loro. 48.111 - Petiliano: Ma perché non diciate di essere santi, prima di tutto dichiaro: chi non è innocente, non ha la santità. 48.112 - Il sacramento di Dio è sempre santo, anche negli uomini cattivi Agostino: Mostraci il tribunale dove sei stato seduto, per farti comparire davanti il mondo; e gli occhi con i quali hai scrutato ed esaminato, non dico le coscienze di tutti, ma almeno le azioni, per giudicare che esso ha perso l'innocenza. Colui che è stato rapito fino al terzo cielo ( 1 Cor 4,3 ) dice: Ma nemmeno giudico me stesso, ( 2 Cor 12,2 ) e tu ardisci pronunciare un giudizio su tutta la terra, nella quale si espande l'eredità di Cristo! Inoltre, se ritieni assoluta la tua affermazione: Chi non è innocente non ha la santità, domando: " Se Saul non aveva la santità del sacramento, che cosa onorava Davide in lui? Se poi aveva l'innocenza, perché perseguitava un innocente? In realtà, fu per la santa unzione che lo onorò vivo e lo vendicò ucciso; e poiché aveva tagliato appena un lembo della sua veste, trepidò e si batté il petto". ( 1 Cor 4,3 ) Ecco: Saul non aveva l'innocenza, eppure aveva la santità, non della sua vita ( questa nessuno può averla senza l'innocenza ), ma del sacramento di Dio che anche nei malvagi è santo. 49.113 - Non basta conoscere la Sacra Scrittura Petiliano: In effetti, se voi, perfidi, conoscete la Legge, io, senza recare offesa alla Legge potrei dire questo: anche il diavolo la conosce. Infatti, nella vicenda del giusto Giobbe, rispose sulla Legge, al Signore Dio, quasi come un giusto, come sta scritto: " Il Signore disse al diavolo: hai osservato il mio servo Giobbe, e hai visto che sulla terra non vi è uno simile a lui: Un uomo senza malizia, vero adoratore di Dio; che si astiene da ogni male e che persevera nella rettitudine; ma tu hai chiesto di distruggere, senza motivo, tutti i suoi beni. Il diavolo rispose al Signore e gli disse: Pelle per pelle! Tutto ciò che l'uomo ha, lo darà per la sua anima. ( Gb 2,3-4 ) Ecco, parla secondo la Legge, chi trama contro la Legge. E egli ardì tentare anche Cristo Signore con i suoi discorsi, come sta scritto: " E il diavolo condusse Gesù nella città santa, e lo pose sul pinnacolo del tempio e gli disse: Gettati giù, poiché sta scritto: Egli ha comandato ai suoi angeli di sostenerti con le loro mani, affinché il tuo piede non inciampi contro la pietra. Gesù gli disse: Sta anche scritto: Non tenterai il Signore Dio tuo ". ( Mt 4,5-7 ) Sì, tu conosci la Legge, ripeto, come il diavolo, che viene sconfitto nei suoi tentativi e si vergogna delle sue azioni. 49.114 - Il diavolo è il maestro del traditore ed ha cercato di persuadere Cristo a buttarsi dal precipizio Agostino: Ti potrei chiedere, per la verità, in quale legge si trovano scritte le parole dette dal diavolo, quando accusò il santo uomo Giobbe presso Dio, se io mi fossi proposto di dimostrare che proprio quella Legge, che a tuo dire il diavolo conosceva, tu non la conosci; ma dato che non è questa la nostra questione, la tralascio. Ma tu ti sei sforzato di presentare il diavolo, come un esperto della Legge, quasi che noi ritenessimo giusti tutti quelli che conoscono la Legge. Quale vantaggio tu ne tragga, quindi, dall'aver voluto citare questo testo sul diavolo, non lo vedo; salvo quello, forse, di farci ricordare che voi ne siete gli imitatori. Infatti, come egli, contro il latore della Legge, citava le parole della Legge, così anche voi, sempre con parole della Legge, accusate quelli che non conoscete, per contestare le promesse di Dio, scritte nella stessa Legge. Inoltre, vorrei che mi dicessi: I vostri confessori, quando si gettano dai precipizi, a chi rendono testimonianza? A Cristo, che respinse il diavolo, che gli suggeriva di fare lo stesso, o piuttosto al diavolo, che suggerì a Cristo di farlo? Due sono le forme di morte, molto squallide e anormali, di quelli che si suicidano: la corda e il precipizio. Ora, nella prima parte della tua lettera, tu hai detto : Il traditore morì con la corda e ai traditori ha lasciato una corda: questo non ci riguarda affatto. E infatti noi non veneriamo col titolo di martiri quelli che si sono impiccati. Con quanta più credibilità, invece, noi possiamo dire contro di voi: " Il maestro del traditore, il diavolo, cercò di convincere Cristo a gettarsi nel precipizio e fu respinto "? Come vanno definiti, allora, quelli che persuase a farlo e fu ascoltato? Come, se non nemici di Cristo e amici del diavolo? Discepoli del seduttore e condiscepoli del traditore? Entrambi infatti hanno imparato da un unico maestro a darsi spontaneamente la morte: egli con la corda, essi con il precipizio. 50.115 - Petiliano: Per distruggere, una per una, le tue prove, dico: se vi chiamate sacerdoti, ecco che cosa ha detto, il Signore, dei sacerdoti, per mezzo del profeta: La vendetta del Signore si abbatte sui falsi sacerdoti! 50.116 - Non basta maledire, bisogna provare Agostino: Chiediti, piuttosto, se dici la verità, e non come maledire; che cosa mostrare, non che cosa rinfacciare. 51.117 - Petiliano: Se voi, miseri, rivendicate una cattedra, l'ho detto prima: avete certamente quella che Davide, profeta e salmista, ha chiamato cattedra della corruzione. ( Sal 1,1 ) Essa infatti è stata lasciata per voi; ed è giusto, perché i santi non vi si possono sedere. 51.118 - Petiliano non porta prove, ma lancia solo insulti Agostino: Purtroppo non vedi che queste non sono prove, ma sterili insulti. È infatti la stessa cosa che ho detto poco fa: Ripetete le parole della Legge, ma non riflettete contro chi le rivolgete; come il diavolo, che pronunciava le parole della Legge, senza sapere a chi si rivolgeva. Egli voleva gettare in basso il nostro Capo, che stava per ascendere in alto; voi, invece, volete circoscrivere ad una piccola zona il corpo di questo Capo, che è diffuso in tutto il mondo. Proprio poco fa tu hai detto che noi conosciamo la Legge e parliamo secondo la Legge, ma che ci vergogniamo dei fatti. Lanci accuse senza provarle, ma se anche le provassi di alcuni, non pregiudicherebbero tutti gli altri. Comunque, se nel mondo tutti fossero come tu, con tanta leggerezza, li accusi, che cosa ti ha fatto la cattedra della Chiesa di Roma, sulla quale si è seduto Pietro e sulla quale oggi siede Anastasio? O quella della Chiesa di Gerusalemme, sulla quale si è seduto Giacomo e sulla quale oggi siede Giovanni, e alle quali noi siamo uniti nella unità cattolica, e dalle quali voi vi siete separati con empia follia? Perché tu chiami cattedra di corruzione la cattedra apostolica? Se è per colpa delle persone, le quali, come tu pensi, parlano della Legge ma non la osservano, che forse il Signore Gesù Cristo, per colpa dei Farisei, dei quali disse: Dicono e non fanno, mancò di rispetto alla cattedra di Mosè, sulla quale essi sedevano? Non approvò, forse, quella cattedra e, con tutto l'onore per la cattedra, rimproverò loro? Disse infatti: Siedono sulla cattedra di Mosè; fate quello che dicono, ma non fate quello che fanno; dicono, infatti, e non fanno. ( Mt 23,3 ) Se pensaste a questo, non bestemmiereste per via delle persone che incolpate, la cattedra apostolica, alla quale non comunicate. Ma che altro è se non non sapere che dire e, tuttavia, non poter fare altro che maledire? 52.119 - Il vostro sacrificio è immondo Petiliano: Se voi credete di celebrare sacrifici, ecco che cosa dice di voi, uomini pieni di iniquità, Dio stesso: " Un criminale, dice, " mi offre in sacrificio un vitello, come se uccidesse un cane; egli mi porta fior di farina, come se versasse sangue di porco ". ( Is 66,3 ) Via, riconoscete il vostro sacrificio, voi che già avete versato sangue umano. E ancora: " I loro sacrifici sono come i pani dei funerali: chi ne mangerà resterà contaminato ". ( Os 9,4 ) 52.120 - Il sacrificio è tale e quale a colui che si accosta per offrirlo Agostino: Noi sosteniamo che un sacrificio è tale e quale a colui che si accosta ad offrirlo o si accosta a riceverlo; e che mangiano sacrifici di costoro, quanti vi accedono tali e quali sono essi. Quindi, se ad offrire il sacrificio a Dio, è un uomo cattivo, e da questi lo riceve un uomo buono, per ciascuno esso è tale e quale come è lui stesso, poiché sta anche scritto: Tutto è puro per i puri. ( Tt 1,15 ) Grazie a questa dottrina veritiera e cattolica, voi stessi non siete stati macchiati dal sacrificio offerto da Ottato, se ne riprovavate la condotta. In effetti, il suo pane era, sì, pane di dolore, e tutta l'Africa piangeva per le sue iniquità, ma il male dello scisma, che vi riguarda tutti, costituisce un pane di dolore, che vi accomuna tutti. Infatti, secondo la sentenza del vostro concilio, Feliciano di Musti versò sangue umano. Infatti, all'atto della condanna, avete detto: I loro piedi sono veloci nello spargere il sangue. ( Sal 14,3; Rm 3,15 ) Vedi, dunque, quale sacrificio offre, il sacerdote che avete, pur avendolo condannato come sacrilego; e se pensate che questo non vi porti alcun danno, prego, che danno può portare al mondo, l'inconsistenza delle vostre calunnie? 53.121 - Le vostre preghiere non vi giovano a niente Petiliano: Se inoltrate una supplica al Signore o gli rivolgete una preghiera, non ve ne viene nessun vantaggio. La vostra coscienza macchiata di sangue, infatti, vanifica le vostre deboli preghiere, poiché il Signore Dio ascolta più la coscienza pura che le preghiere, come dice il Signore Gesù Cristo: " Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma solo colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli ". ( Mt 7,21 ) La volontà di Dio è certamente buona; ecco perché nella preghiera santa chiediamo: " Sia fatta la tua volontà in cielo e in terra ": ( Mt 6,10 ) perché, visto che la sua volontà è buona, ci doni cose buone. Voi dunque non fate la volontà di Dio, perché ogni giorno commettete il male. 53.122 - Agostino corregge con misura i Donatisti Agostino: Tutte queste accuse, se noi le facciamo a voi, non pensi che un ascoltatore, se ha buon senso, ci giudicherà folli litiganti, anziché cristiani? Perciò noi non replichiamo ad insulti con insulti. " Il servo del Signore, infatti, non deve litigare, ma essere mite con tutti, pronto ad ascoltare e a correggere, con moderazione, chi la pensa diversamente ". ( 2 Tm 2,24-25 ) Se dunque vi rinfacciamo quelli che presso di voi, ogni giorno, compiono il male, litighiamo come sciocchi, accusandoci a vicenda. Se invece vi ammoniamo, affinché, come voi non volete che vi si rinfaccino quei delitti, così noi non vogliamo che ci rinfacciate quelli di altri, vi correggiamo con discrezione, sperando che un giorno vi ravvediate. Secondo Petiliano anche i peccatori possono invocare il nome di Cristo. 54.123 - Petiliano: Ma qualora scacciaste i demoni, io non lo so, neppure questo vi gioverebbe; infatti, non è alla vostra fede e né ai vostri meriti, che i demoni cedono, ma è nel nome del Signore Gesù Cristo che vengono cacciati. 54.124 - Agostino: Ringrazio Dio perché finalmente tu hai ammesso che l'invocazione del nome di Cristo può valere per la salvezza degli altri. Perciò intendi bene: quando si invoca il nome di Cristo, i peccati altrui non pregiudicano la salvezza degli altri. Ma a noi non occorre il tuo giudizio per sapere come invocare il nome di Cristo, ma il giudizio di colui che invochiamo; solo lui infatti può sapere con che animo lo si invoca. E tuttavia le sue parole ci rassicurano che esso viene invocato per la salvezza da tutte le nazioni benedette nella stirpe di Abramo. ( Gen 22,18 ) 55.125 - Petiliano respinge i miracoli dei Cattolici Petiliano: Se anche operaste prodigi e miracoli, neppure in questo caso il Signore, per la vostra malvagità, vi riconoscerebbe. Il Signore dice, infatti: " In quel giorno molti mi diranno: Signore, Signore, nel tuo nome abbiamo profetizzato, nel tuo nome abbiamo cacciato i demoni, e nel tuo nome abbiamo compiuto molti prodigi. Allora dirò loro: poiché non vi conosco, allontanatevi da me, operatori di iniquità ". ( Mt 7,22-23 ) 55.126 - Il miracolo più grande è la carità Agostino: Conosciamo le parole del Signore. Del resto, anche l'Apostolo dice: Se avessi una fede tale da trasportare le montagne, ma non ho la carità, sono un niente. ( 1 Cor 13,2 ) Ora dobbiamo vedere chi ha la carità: scoprirai che l'hanno solo quelli che amano l'unità. In effetti, quanto al potere di cacciare i demoni e di fare miracoli, dato che molti non compiono questi prodigi, eppure fanno parte del regno di Dio, e molti invece li compiono, ma non vi fanno parte, non si devono gloriare, nel caso possano farli, né i nostri, né i vostri. Il Signore infatti volle che non se ne rallegrassero neanche gli Apostoli, che davvero potevano farli in modo salutare e utile, quando disse loro: Non rallegratevi se i demoni vi obbediscono, ma rallegratevi che i vostri nomi sono scritti in cielo. ( Lc 10,20 ) Perciò il testo del Vangelo che hai citato, io potrei citarlo a te, se ti vedessi compiere segni e prodigi, e tu a me, se mi vedessi fare altrettanto. Non diciamoci, dunque, ciò che possiamo dirci entrambi, ma togliamo ogni ambiguità e, visto che stiamo cercando dov'è la Chiesa di Cristo, ascoltiamo quel che dice lui, che l'ha acquistata con il suo sangue: Sarete miei testimoni in Gerusalemme e in tutta la Giudea, nella Samaria e in tutta la terra. ( At 1,8 ) E colui che non è in comunione con questa Chiesa, diffusa su tutta la terra, vedrai con chi non è in comunione, se ascolti di chi sono queste parole. C'è forse una cosa più insensata dell'essere in comunione con i sacramenti del Signore e non esserlo con le parole del Signore? Questi stolti diranno: Nel tuo nome abbiamo mangiato e bevuto, e sentiranno dirsi: Non vi conosco; ( Mt 7,22 ) essi infatti mangiano il sacramento del suo Corpo e del suo Sangue e non riconoscono nel Vangelo le sue membra sparse in tutto il mondo; e quindi, nel giudizio non saranno annoverati tra esse. 56.127 - Bisogna seguire la legge del Signore: non uccidere Petiliano: Ma se è vero, come voi pensate, che seguite con purezza la legge del Signore, discutiamo di questa legge santissima, secondo la legge. L'apostolo Paolo dice: " La legge è buona, purché se ne faccia un uso legittimo ". ( 1 Tm 1,8 ) Ma che dice la Legge? " Non uccidere ". ( Es 20,13 ) Caino, il parricida, lo ha fatto una sola volta, mentre voi uccidete i fratelli più spesso. 56.128 - Agostino: Non vogliamo essere simili a voi. Non ci mancano testi da citare, come tu citi questi; né verità da sapere, visto che tu non le sai; e né da mostrare, visto che tu non le mostri. 57.129 - Non commettere adulterio Petiliano: Sta scritto: " Non fornicare ". ( Es 20,14 ) Ciascuno di voi, se è casto nella carne, è adultero nel cuore, perché falsifica la santità. 57.130 - Agostino: Sinceramente queste parole si possono applicare ad alcuni dei nostri e dei vostri, che però, se noi due li disapproviamo, non sono né nostri e né vostri. Ora, ciò che tu affermi contro alcuni, e non lo riscontri in essi, vuoi che noi lo accettiamo, come se lo hai riscontrato, non contro alcuni figli degeneri della stirpe di Abramo, ma contro tutte le nazioni, che sono benedette nella stirpe di Abramo. ( Gen 22,18 ) 58.131 - Non portare falsa testimonianza Petiliano: Sta scritto: " Non portare una falsa testimonianza ". ( Es 20,16 ) Quando voi sostenete, davanti ai re di questo mondo, che noi tratteniamo i vostri beni, non inventate forse delle falsità? Voi siete falsi testimoni, perché resistete alla verità e lo avete mostrato nella condanna dei Massimianisti. 58.132 - Agostino: Se i beni che voi trattenete non sono nostri, non erano vostri neppure quelli che avete ricevuto dai Massimianisti. Se poi quelli erano vostri, perché essi commisero il sacrilegio dello scisma, non stando in comunione con il partito di Donato, rifletti sui luoghi che voi occupate e l'eredità con la quale non state in comunione; e pensate quale risposta dare, non ai re di questo mondo, ma a Cristo Re. Ora, di lui è stato detto: E regnerà da un mare all'altro mare, e dal fiume fino ai confini della terra. ( Sal 72,8 ) Da quale fiume, se non da quello dove è stato battezzato e dove una colomba, segno grande di carità e di unità, discese su di lui? Ma voi non siete in comunione con questa unità e ancora conservate i luoghi dell'unità; voi ci fate venire in odio i re del mondo, sebbene siano stati i consoli ad ordinare di cacciare i vostri scismatici dai luoghi del partito di Donato. Non è un discorso campato in aria: le persone vivono, le città attestano, si leggono gli Atti proconsolari e municipali. Taccia, finalmente, la voce calunniatrice, che oppone i re del mondo a tutto l'universo: fu per mezzo dei loro proconsoli che uno scisma non poté rispettare uno scisma. Quando dunque diciamo che trattenete i nostri beni, non mostriamo di dire falsa testimonianza, a meno che voi non dimostriate che noi non siamo nella Chiesa di Cristo; il che, per la verità, non cessate di dire, ma mai sarete in grado di dimostrare. Anzi, quando lo dite, accusate di falsa testimonianza, non noi, ma Cristo stesso. Noi, sì, siamo nella Chiesa preannunciata dalla sua stessa testimonianza e attestata ai suoi testimoni, là dove egli dice: Sarete miei testimoni in Gerusalemme, in tutta la Giudea e nella Samaria e fino a tutta la terra. ( At 1,8 ) Che voi invece siete falsi testimoni, lo dimostriamo non solo dalla vostra opposizione a questa verità, ma anche dal processo col quale avete lottato con lo scisma di Massimiano. Se infatti voi agivate secondo la legge di Cristo, con quanta più conformità alla legge decidono gli imperatori cristiani, se possono giudicare secondo la legge i proconsoli pagani? Che poi avete pensato di chiedere aiuto anche alle leggi di un impero terreno, non vi biasimiamo. Anche Paolo lo fece quando, per contrastare gli iniqui, si dichiarò cittadino romano. ( At 22,25 ) Ma io chiedo; quali leggi terrene hanno stabilito di cacciare i Massimianisti dalle basiliche? Non ne troverai proprio nessuna. Ma evidentemente per poterli cacciare vi siete serviti delle leggi emanate contro gli eretici, e tra questi anche contro voi stessi: avete prevalso contro i deboli come se foste più forti. Perciò essi, non potendo assolutamente reagire, si dichiarano innocenti, come il lupo di fronte al leone. Tuttavia, le leggi emanate contro di voi, non le usereste certamente contro gli altri, se non dietro una falsa testimonianza. Se infatti quelle leggi sono giuste, allontanatevi anche voi dai luoghi, che occupate; se poi sono false, perché, in nome loro, avete cacciato gli altri? Che dire poi, se sono vere e se in nome loro voi non avreste potuto cacciare gli altri, se non con l'inganno? In effetti, fu per osservarle, che i giudici decisero di cacciare gli eretici; perciò i primi ad essere cacciati dovevate essere proprio voi; ma voi vi siete dichiarati cattolici, per essere risparmiati dalle leggi con le quali opprimevate gli altri. Veditela tu, che cosa voi pensate di voi stessi: per queste leggi, comunque, voi non siete cattolici. Perché, allora, o voi siete sfuggiti a delle leggi vere, con una falsa testimonianza, o avete usate delle leggi false, per opprimere gli altri? 59.133 - Non desiderare Petiliano: È stato detto: " Non desiderare la roba del tuo prossimo ". ( Es 20,17 ) Voi invece rubate tutti i nostri beni, per averli voi. 59.134 - Tutti i beni dei Donatisti sono della Chiesa Agostino: Tutto quanto possedeva l'unità apparteneva solo a noi, che siamo stabiliti nell'unità non secondo le calunnie degli uomini, ma secondo le parole di Cristo, nel quale tutte le nazioni della terra sono benedette; e che a causa dei cattivi che non possiamo separare dal frumento del Signore prima della vagliatura del giudizio non ci separiamo dalla società del grano. E se voi, già separati, avete incominciato a possedere dei beni, poiché il Signore ve li ha tolti e li ha dati a noi, non per questo desideriamo la roba d'altri: è stato infatti per ordine di colui che è il padrone di tutto, che essi sono diventati nostri, e giustamente, perché li usavate per lo scisma, e noi per l'unità. Diversamente, anche il primo Popolo di Dio, avrebbero potuto accusarlo di desiderare la roba d'altri, quelli che vennero cacciati dal cospetto degli Ebrei, perché usavano male di quella terra. Gli stessi Giudei, ai quali fu tolto il regno, secondo le parole del Signore, e dato ad una nazione, che operava la giustizia, ( Mt 21,43 ) possono accusare la Chiesa di Cristo, di desiderare la roba d'altri, perché essa possiede la terra dove regnavano i persecutori di Cristo. Dopodiché, quando vi si dice: " Voi desiderate la roba d'altri, poiché avete cacciato i Massimianisti dalle basiliche ", voi non trovate alcuna risposta. 60.135 - Petiliano: In nome di quale legge vi mostrate cristiani, se agite contro la legge? 60.136 - Agostino: Ti va di litigare, non di discutere. 61.137 - Il Vangelo vi condanna Petiliano: Cristo Signore, poi, dice: " Chi mette in pratica questo e lo insegna, sarà considerato grande nel regno dei cieli ". Ecco invece come condanna, voi, miseri: " Chi trasgredisce uno solo di questi precetti, sarà considerato il più piccolo nel regno dei cieli ". 61.138 - Come Agostino interpreta le parole del Vangelo citate da Petiliano Agostino: Quando citi, in modo distorto, i testi della Scrittura, che non hanno niente a che vedere con la nostra questione, non mi preoccupo troppo. Quando invece essi ci impediscono di discutere, se non vengono citati con esattezza, non penso che ti debba adirare se ti ricordo il testo esatto. Ecco, il testo che ora hai citato, non dice così, ma: Chi trasgredirà uno solo di questi precetti più piccoli e insegnerà a farlo, sarà considerato il più piccolo nel regno dei cieli; chi li osserverà e insegnerà a farlo, sarà considerato grande nel regno dei cieli. E proseguendo, dice: Vi dico che se la vostra giustizia non sarà maggiore di quella degli Scribi e dei Farisei, non entrerete nel regno dei cieli. ( Mt 5,19-20 ) Altrove il Signore si rivolge ai Farisei e li rimprovera perché dicono e non fanno. Ed agli stessi si rivolge qui, dicendo: Chi trasgredirà e insegnerà a farlo, cioè, insegnerà con le parole, ciò che smentisce coi fatti. Ed appunto dei Farisei egli ordinò che la nostra giustizia deve essere più grande. Eppure il Signore ha voluto che, per colpa dei Farisei, ai quali voi ci paragonate, non certo per la saggezza, ma per la malevolenza, noi non dobbiamo abbandonare la cattedra di Mosè, che sicuramente era figura della sua. Così, pur affermando che essi, che sedevano sulla cattedra di Mosè, dicevano e non facevano, invita però la gente a fare ciò che dicono e a non fare ciò che fanno; ( Mt 23,2-3 ) a non abbandonare la cattedra della santità e a non dividere l'unità del gregge per colpa dei cattivi pastori. 62.139 - Altre parole del Vangelo portate da Petiliano Petiliano: Ancora: " Ogni peccato che l'uomo commette, è fuori del suo corpo "; ( 1 Cor 6,18 ) ma " chi pecca contro lo Spirito Santo, non sarà perdonato né nel mondo presente e né in quello futuro ". ( Mt 12,31-32 ) 62.140 - Sul peccato contro lo Spirito Santo Agostino: Neppure questo testo sta scritto così. Vedi come ti sei sbagliato. Scrivendo ai Corinzi, l'Apostolo dice: Qualunque peccato l'uomo commette, è fuori del suo corpo; la fornicazione, invece, è nel suo corpo. ( 1 Cor 6,18 ) Ma altro è questo testo, e altro quello che il Signore pronunciò nel Vangelo: Qualunque peccato e bestemmia sarà rimessa agli uomini; ma chi avrà peccato contro lo Spirito Santo, non sarà perdonato né nel mondo presente e né in quello futuro. ( Mt 12,31-32 ) Tu invece che hai fatto? Hai iniziato con una frase dell'Apostolo e hai concluso con una del Vangelo, come se fossero un tutt'uno. Penso che non l'hai fatto per inganno, ma per errore. Comunque, nessuno dei due testi riguarda la nostra questione. E come mai tu lo abbia citato e in che senso lo abbia citato, proprio non lo vedo. A meno che, visto che in precedenza hai detto che sono condannati dal Signore quelli che trasgrediscono anche uno solo di questi precetti, tu abbia pensato a quante persone avete, che trasgrediscono non uno solo ma molti precetti; e per evitare l'obiezione abbia voluto introdurre, di passaggio, questa distinzione di peccati: un conto è trasgredire un precetto, facile a perdonarsi, e un conto è il peccato contro lo Spirito Santo, che non si perdona né in questo e né nell'altro mondo. Per timore del contagio dei peccati, non hai voluto tacere su questo; e inoltre, per timore della profondità della questione, superiore alle tue capacità, l'hai voluta liquidare alla svelta, con tanta trepidazione; così che, come i frettolosi, per l'agitazione, sono soliti vestirsi e calzarsi a rovescio, tu non hai voluto badare né al contenuto, né allo scopo e né al tempo e al senso del testo. Quanto alla natura del peccato, che non si rimetterà né in questo mondo e né nell'altro, siete così lontani dal conoscerla, che, pur ritenendoci colpevoli di esso, ce ne promettete la remissione mediante il vostro battesimo. Ma come è possibile, se è un peccato che non si rimette né in questo mondo e né nell'altro? 63.141 - Beati i poveri Petiliano: Ma con che cosa osserverete i comandamenti di Dio? Cristo Signore dice: " Beati i poveri di spirito, perché di essi è il regno dei cieli ". ( Mt 5,3 ) La malizia della vostra follia persecutrice, vi fa respirare solo le ricchezze. 63.142 - Agostino: Via, queste cose ditele piuttosto dei vostri Circoncellioni. 64.143 - Beati i miti Petiliano: " Beati i miti perché possederanno la terra ". ( Mt 5,4 ) Voi, quindi, che non siete miti, avete perso tanto il cielo quanto la terra ". 64.144 - La Chiesa è universale Agostino: Ascoltate per un'ennesima volta queste parole del Signore: Mi sarete testimoni in Gerusalemme e in tutta la Giudea e nella Samaria e fino a tutta la terra. ( At 1,8 ) Come mai non hanno perso il cielo e la terra quelli che, per non comunicare con tutta la terra, disprezzano le parole di colui che siede nel cielo? In realtà, sulla vostra mitezza, bisogna consultare non le tue parole, ma le fruste dei Circoncellioni! Dirai: " Che ci interessa? ". Come se noi ve lo dicessimo per avere questa risposta. È per questo, infatti, che il vostro scisma vi riguarda: perché non volete che il peccato di altri vi riguardi, eppure non per altro motivo vi siete separati da noi, se non per averci rinfacciati i peccati altrui. 65.145 - Beati coloro che piangono Petiliano: " Beati quelli che piangono, perché saranno consolati ". ( Mt 5,5 ) Ma voi, nostri assassini, fate piangere noi, non piangete voi. 65.146 - I Donatisti arrecarono un grande lutto al grido di lode a Dio Agostino: Riflettete un po' quanto dolore ha procurato a tanta gente il grido delle vostre bande: Lodi a Dio! Voi ripetete: " E noi che c'entriamo? "; E io replicherò: E che c'entriamo, noi, con quanto dici tu? Che c'entra il mondo? Che c'entrano quelli che dal sorgere del sole fino al tramonto lodano il nome del Signore? ( Sal 113,3 ) Che c'entra la terra, che canta il cantico nuovo? ( Sal 96,1 ) Che c'entra la stirpe di Abramo, nella quale sono benedette le nazioni? ( Gen 22,18 ) Ecco: il sacrilegio dello scisma riguarda solo voi, proprio perché le malefatte dei vostri non c'entrano con voi; allora capite che neppure il mondo c'entra con i fatti di coloro, per colpa dei quali vi siete separati, anche se li provaste. 66.147 - Petiliano: " Beati coloro che hanno fame e sete di giustizia, perché saranno saziati ". ( Mt 5,6 ) Ma la vostra giustizia è avere sete del nostro sangue. 66.148 - Agostino: Che altro potrei dirti, o uomo, se non che sei un calunniatore? Veramente, ad avere fame e sete di voi, è l'unità di Cristo: magari vi inghiottisse! Cessereste di essere eretici. 67.149 - Petiliano: " Beati i misericordiosi, perché otterranno misericordia ". ( Mt 5,7 ) Come potrei chiamarvi misericordiosi, se tormentate i giusti? Non potrei chiamarvi comunione criminale, visto che contaminate le anime? 67.150 - I Donatisti non osservano la beatitudine della misericordia Agostino: Non provate né che voi siete giusti e néche noi infliggiamo castighi agli altri, per quanto ingiusti. E tuttavia, come l'adulazione ingannatrice è spesso crudele, così la giusta correzione è sempre misericordiosa. In realtà, c'è un testo che voi non capite: Il giusto mi emenderà con misericordia e mi rimprovererà. Il salmista, infatti, dopo aver parlato dell'asprezza della correzione misericordiosa, subito continuò a parlare della dolcezza della dannosa adulazione, e disse: Ma l'olio del peccatore non profumerà il mio capo. ( Sal 141,5 ) Perciò tu, fai attenzione dove sei chiamato e da dove sei richiamato. Da che conosci, infatti, quale animo ha verso di te, colui che ritieni crudele? Comunque lo abbia, ciascuno porta il suo peso, ( Gal 6,5 ) e presso di voi e di noi. Ma il peso dello scisma, che portate tutti, buttatelo via, per portare i vostri pesi buoni nell'unità e, se potete, correggere, con misericordia, quanti portano i pesi cattivi nell'unità; e, se non potete, tollerateli con spirito di pace. 68.151 - Beati i puri di cuore Petiliano: " Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio! ". ( Mt 5,9 ) Quando potrete vedere Dio, voi, che per l'immonda malizia, avete la cecità del cuore? 68.152 - Qual è la vera e grande cecità dei Donatisti Agostino: Ma che dici? Siamo forse noi che rinfacciamo a tutte le nazioni, fatti sconosciuti riferiti dalla gente e che ci rifiutiamo di capire le profezie che Dio ha fatte circa tutte le nazioni? Eccola la grande cecità di cuore! Se poi non ammettete di averla, è una cecità del cuore ancora più grande! 68.153 - Beati i portatori di pace Petiliano: " Beati i pacifici, perché saranno chiamati figli di Dio ". ( Mt 5,9 ) Voi camuffate la pace coi crimini, e cercate l'unità con la guerra. 68.154 - I Cattolici predicano la pace del Vangelo e fanno la guerra della carità Agostino: Noi non facciamo la pace coi crimini, ma predichiamo la pace del Vangelo; e se l'avrete con il Vangelo, l'avrete anche con noi. Il Signore risorto, offrendosi agli occhi dei discepoli, non solo per farsi vedere, e alle loro mani per farsi toccare, si introdusse così: Pace a voi. ( Lc 24,36 ) E come si doveva conservare questa pace, lo spiegò con le seguenti parole. Infatti, poi, aprì la loro mente all'intelligenza delle Scritture, e disse loro: Così sta scritto: era necessario che il Cristo soffrisse e risorgesse il terzo giorno; e nel suo nome si predicasse la penitenza e la remissione dei peccati in tutte le nazioni, a partire da Gerusalemme. ( Lc 24,45-47 ) Siate in pace con queste parole e non sarete in discordia con noi. In effetti, se cerchiamo l'unità con la guerra, il Signore non potrebbe elogiare con parole più nobili la nostra guerra, visto che sta scritto: Amerai il prossimo tuo come te stesso, ( Mc 12,31; Rm 13,9 ) e ancora: Nessuno odia mai la sua carne. ( Lv 19,19; Ef 5,29 ) Eppure la carne brama contro lo spirito e lo spirito contro la carne. ( Gal 5,17 ) Che se nessuno ha in odio la sua carne, e tuttavia ha desideri contrari alla sua carne, ecco: si cerca l'unità con la guerra, per ridurre in servitù il corpo castigato. ( 1 Cor 9,27 ) Quanto alla lotta dello spirito contro la carne, fatta non per odio, ma per amore, la fanno gli uomini spirituali contro i carnali; e ciò che fanno verso se stessi, lo fanno anche contro gli altri, poiché amano il prossimo come se stessi; ( Mc 12,31 ) ma la lotta degli spirituali è la correzione nella carità, e la loro spada è la parola di Dio. Ad essa li incita la tromba dell'Apostolo, che risuona con grande forza: Predica la parola, insisti a tempo opportuno e inopportuno, rimprovera, esorta, rinfaccia con tutta longanimità e dottrina. ( 2 Tm 4,2 ) Vedete? Non usiamo la spada, ma la parola; voi, invece, non date risposte vere, ma lanciate accuse false; non correggete i vostri errori, ci rinfacciate gli altrui. Cristo dice una vera testimonianza sul mondo; voi dite, in contrasto con Cristo, una falsa testimonianza contro il mondo. Ora, se noi credessimo a voi anziché a Cristo, saremmo pacifici; ma poiché crediamo a Cristo anziché a voi, voi dite che camuffiamo la pace coi nostri crimini. E malgrado diciate e facciate questo, ardite perfino affermare: Beati i pacifici, perché saranno chiamati figli di Dio. ( Mt 5,9 ) 69.155 - Dobbiamo cercare la pace Petiliano: L'apostolo Paolo dice: " Vi scongiuro, fratelli, io prigioniero nel Signore, di camminare degnamente nella vocazione alla quale siete stati chiamati, con tutta umiltà e mitezza e con pazienza, sopportandovi a vicenda nella carità, e sforzandovi di conservare l'unità dello spirito nel vincolo della pace ". ( Ef 4,1-3 ) 69.156 - La pace vera è nel sopportare il male Agostino: Se non vi limitaste a pronunciare queste parole, ma le ascoltaste, anche i mali conosciuti li sopportereste per amore della pace, e non ne inventereste, per amore della discordia, di sconosciuti; almeno perché, in seguito, avete imparato a sopportare, per l'unità di Donato, i mali arcinoti e arcifamosi di Ottato. Che follia è questa? Si sopportano i malvagi noti, per non frazionare quanto è frazionato, e si accusano quelli ignoti, per non restare nella integrità. 70.157 - Petiliano: Il profeta vi dice: " Pace, pace, ma dov'è la pace? ". ( Ger 8,11 ) 70.158 - La pace è nella Chiesa universale Agostino: Sei tu che ce lo dici, non il profeta. Quindi rispondiamo a te. Se cerchi dov'è la pace, apri gli occhi e vedi chi è colui di cui è stato detto: Egli eliminerà le guerre fino ai confini della terra. ( Sal 46,10 ) Se cerchi dov'è la pace, apri gli occhi verso la città che non può restare nascosta, perché sta sopra un monte; ( Mt 5,14 ) apri gli occhi anche verso questo monte, e Daniele ti mostri che esso cresce da una piccola pietra e riempie tutta la terra. ( Dn 2,34-35 ) Quanto a te, se il profeta dice: Pace, pace, dov'è la pace? ( Ger 8,11 ) che cosa mostrerai? Il partito di Donato, sconosciuto alle innumerevoli nazioni alle quali è noto Cristo? No, non è questo partito che non può restare nascosto. Per quale motivo, se non perché non sta posto sopra il monte? È lui la nostra pace; lui che ha fatto di due popoli uno, ( Ef 2,14 ) e non Donato, che di uno ne ha fatti due. 71.159 - I Cattolici non sono beati, ma rendono dei martiri beati Petiliano: " Beati coloro che sono perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli ". ( Mt 5,10 ) Voi non siete beati, ma rendete beati i martiri, le cui anime popolano i cieli e della cui memoria fiorisce la terra. Voi dunque non li onorate, ma create i martiri, che noi onoriamo. 71.160 - I Donatisti si gettano giù dai precipizi e non sono martiri Agostino: Certo, se non fosse stato detto: Beati coloro che sono perseguitati per la giustizia, ( Mt 5,10 ) ma: " Beati quelli che si gettano dai precipizi ", i vostri martiri popolerebbero il cielo. Sì, dai loro corpi vediamo spuntare molti fiori, ma, come suol dirsi:" Un fiore di cenere! ". 72.161 - I Cattolici non sono beati, perché falsificano gli insegnamenti del Vangelo Petiliano: Visto che, falsificando i comandamenti, non siete beati, Cristo Signore vi condanna con le sue sentenze: " Guai a voi, Scribi e Farisei ipocriti, che chiudete il regno dei cieli in faccia agli uomini; voi infatti non vi entrate e non lasciate entrarvi gli altri. Guai a voi, Scribi e Farisei ipocriti, che percorrete il mare e la terra per fare anche un solo proselita; e quando lo avete fatto, lo rendete due volte figlio della Geenna. Guai a voi, Scribi e Farisei ipocriti, che offrite la decima della menta, dell'aneto e del comino, e trascurate i precetti più importanti della legge: la giustizia, la misericordia e la fede. Bisognava osservare questi e non omettere quelli. Guide cieche, che filtrate il moscerino e ingoiate il cammello. Guai a voi, Scribi e Farisei ipocriti, che siete simili ai sepolcri imbiancati, che dal di fuori appaiono belli, mentre dentro sono pieni di ossa di morti e di ogni putridume. Così, anche voi: di fuori apparite giusti alla gente, di dentro siete pieni di ipocrisia e di iniquità ". ( Mt 23, 13-15. 23-24.27-28 ) 72.162 - I Farisei non davano due volte la circoncisione Agostino: Dimmi: in quanto hai detto, c'è una parola che una bocca maldicente e ingiuriosa come la vostra non possa dire, a sua volta, contro di voi? Ma da quanto io ho detto prima, chi vuole può vedere che esse possono rivolgersi contro di voi non come sterili insulti, ma come vere testimonianze. Tuttavia, visto che mi capita l'occasione, non posso tralasciare di dire questo: È certo che l'antico popolo di Dio non aveva il battesimo ma la circoncisione. Ora io pongo una questione: Supponiamo che i Farisei, contro i quali sono rivolti questi anatemi, avessero fatto un proselito che, se li avesse imitati, sarebbe diventato, come sta scritto, due volte figlio della Geenna. Supponiamolo. Allora io ti chiedo: Se questi si fosse corretto e avesse voluto imitare Simeone, Zaccaria e Natanaele, i Farisei avrebbero giudicato di circonciderlo di nuovo? E se voi pensate che questo sia un discorso ridicolo - quantunque voi, nel vostro comportamento e nelle vostre ciarle, ci assimiliate ai Giudei -, perché battezzate dopo di noi? Ora, se voi agite così, quanto siamo più coerenti e migliori noi, che non battezziamo dopo di voi, come i suddetti proseliti che, una volta circoncisi dai malvagi Farisei, non dovevano più essere circoncisi! Inoltre, se i Farisei si sono seduti sulla cattedra di Mosè, alla quale il Signore ha reso onore, ( Mt 23,2-3 ) perché voi, a causa di quelli che, a torto o a ragione, paragonate ai Farisei, oltraggiate la cattedra degli Apostoli? 73.163 - I Cattolici sono lupi rapaci Petiliano: Noi cristiani non ci spaventiamo per queste parole. Che voi sareste stati operatori di iniquità, ce lo ha predetto Cristo Signore: " Vi mando ", disse, " come agnelli in mezzo ai lupi ". ( Mt 10,16 ) Siete rabbiosi come i lupi: fate o preparate insidie alle Chiese, non diversamente dai lupi, che azzannano il gregge con forza e rapidità; dalle fauci impregnate di sangue, respirano rabbia. 73.164 - I Donatisti sono veramente lupi e non pecore, perché non ascoltano la voce del pastore Agostino: Vorrei ritorcere questo discorso contro di voi, ma senza usare questi termini; li trovo troppo sconvenienti o, meglio, sciocchi. Bisognava dimostrare con prove certe e non con sterili insulti, che noi siamo lupi e voi pecore. Oppure, quando io dico: "Noi siamo le pecore e voi i lupi ", tu credi che ci sia differenza, perché usi termini ampollosi? Ma bada bene a come provo le mie affermazioni. Lo voglia o no, tu sai che nel Vangelo il Signore ha detto: Le mie pecore ascoltano la mia voce e mi seguono 259. ( Gv 10,27 ) Sono molte le voci del Signore su vari argomenti. Per esempio, se uno dubita che il Signore è veramente risorto con lo stesso corpo, e gli si leggono le sue parole: Toccate e vedete: uno spirito non ha carne e ossa come invece vedete che ho io; ( Lc 24,39 ) ed egli, dopo averle ascoltate, si rifiuta di piegarsi a credere al suo corpo risorto, non lo si annovera, certo, tra le pecore, perché ha sentito la sua voce e non l'ha seguita. Così anche ora: visto che noi stiamo dibattendo questa questione: Dov'è la Chiesa?, quando nello stesso passo del Vangelo, dove si dice che Cristo, dopo la resurrezione, si offrì ai discepoli dubbiosi, per farsi toccare, noi leggiamo le parole successive, nelle quali egli ha mostrato la futura estensione della Chiesa: Poiché così sta scritto: era necessario che il Cristo soffrisse e risorgesse il terzo giorno, e nel suo nome si predicasse la penitenza e la remissione dei peccati in tutte le nazioni, a partire da Gerusalemme, ( Lc 24,46-47 ) e tuttavia voi vi rifiutate di fare comunione con tutte le nazioni in cui esse si sono realizzate, come potete essere pecore del Pastore, la cui voce, dopo averla sentita, non solo non la seguite, ma la contestate? E che certamente voi non siete pecore, lo dimostriamo da quanto detto; che invece siete lupi, ascoltate come ve lo dimostriamo. In effetti, poiché dalle parole di Cristo appare dove è la Chiesa, è chiaro dove è il suo ovile. Perciò, quanti separano le pecore da questo ovile, che il Signore ha indicato e presentato con parole sicurissime, non dico a motivo di crimini falsi ma, e questo è evidente, dubbi; e dopo averle sottratte e allontanate dalla vita dell'unità e della carità, le uccidono, non sono forse, essi, i lupi rapaci? Ma anch'essi lodano e predicano Cristo Signore. Essi dunque sono quelli di cui Cristo stesso ha detto: Sono vestiti di pelli di pecora, ma dentro sono lupi rapaci. Dai loro frutti li riconoscerete. ( Mt 7,15-16 ) Pelle di pecora sono le lodi di Cristo; frutti di lupo i vostri denti maledetti. 74.165 - I Cattolici sono dei traditori Petiliano: Miserabili traditori! Certo, conveniva che la Scrittura si compisse! Ma mi duole che voi avete meritato di compiere la parte della malvagità. 74.166 - I Donatisti sono dei miserabili eretici Agostino: Potrei dirlo più io: " Miserabili traditori ", se volessi, o meglio, se la giustizia mi persuadesse a rinfacciare a voi tutti i misfatti di alcuni dei vostri. Ma poiché l'accusa: " Miserabili eretici ", vi riguarda tutti, posso ripetere le altre tue parole. Sta scritto infatti: È necessario che vi siano eresie, affinché vengano alla luce quanti, tra di voi, sono di provata virtù. ( 1 Cor 11,19 ) Era dunque necessario che la Scrittura si compisse, ma mi duole che voi avete meritato di compiere la parte della malvagità. 75.167 - Cristo ci ha comandato la carità Petiliano: Contro le vostre crudeltà, il Signore Gesù Cristo ci ha raccomandato pazienza sincera e innocenza. Che cosa dice infatti? " Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate a vicenda come io ho amato voi ", e: " In questo sapranno tutti che siete miei discepoli, se avrete amore vicendevole ". ( Gv 13,34-35 ) 75.168 - Voi non amate la carità Agostino: Se queste parole, molto estranee alla vostra condotta, voi non le portaste alla superficie del vostro discorso, come potrebbe coprirvi una pelle di pecora? 76.169 - I Cattolici sono quei falsi fratelli che perseguitavano Paolo Petiliano: L'apostolo Paolo, che pure aveva subìto persecuzioni senza limiti, da parte dei Gentili, ne subì di più gravi da parte dei falsi fratelli, come egli stesso attesta: " Spesso oppresso dai pericoli da parte dei Gentili, da parte dei Giudei, da parte dei falsi fratelli ". ( 2 Cor 11,26 ) E dice ancora: " Siate miei imitatori, come io lo sono di Cristo ". ( 1 Cor 4,16 ) Perciò, quando voi ci assalite come dei falsi fratelli, le vostre minacce ci fanno imitare la pazienza del maestro Paolo. 76.170 - Ma Paolo li sopportava Agostino: Si tratta certamente dei falsi fratelli di cui lo stesso Apostolo si lamenta in un altro passo dove elogia la schietta sincerità di Timoteo: Non ho nessuno che sia in piena sintonia e che si prenda vera cura di voi; tutti, infatti, cercano loro interessi e non quelli di Gesù Cristo. ( Fil 2,20-21 ) Certamente egli parlava di coloro che, al momento in cui scriveva questa lettera, erano con lui. Non che dovunque, infatti, tutti i cristiani cercassero i loro interessi e non quelli di Gesù Cristo. Egli dunque si lamentò, come ho detto, di coloro che erano con lui quando scriveva questa lettera. Chi sono gli altri, infatti, ai quali accenna altrove quando scrive: Al di fuori lotte, al di dentro timori, ( 2 Cor 7,5 ) se non quelli che egli temeva tanto più fortemente, quanto più erano dentro? Se dunque tu volessi imitare Paolo, saresti tollerante verso i falsi fratelli standotene dentro, e non ti faresti calunniatore degli innocenti standotene fuori. 77.171 - La fede non giova a chi non ha la carità Petiliano: Che tipo di fede è la vostra, senza la carità? Dice infatti Paolo: " Se anche parlassi le lingue degli uomini e possedessi la scienza degli angeli, ma non ho la carità, sono come un bronzo che risuona o un cembalo che tintinna. E se avessi la profezia e conoscessi tutti i misteri, e avessi tutta la scienza, e avessi tutta la fede da trasportare le montagne, ma non ho la carità, sono un niente. E se distribuissi tutte le mie sostanze ai poveri, e se dessi il mio corpo per essere bruciato, ma non ho la carità, niente mi giova ". ( 1 Cor 13,1-3 ) 77.172 - La carità non giova fuori dalla Chiesa Agostino: L'ho detto poco fa: ti vuoi coprire di pelle di pecora, di modo che, se fosse possibile, la pecora possa sentire che la mordi, prima di presentire la tua venuta. Non è forse questo l'elogio della carità che suole confutare le vostre calunnie con la sua luminosa verità? O forse queste armi non saranno più nostre, perché voi avete tentato di impossessarvene per primi? Veramente si tratta di dardi vivissimi; da qualsiasi parte vengono lanciati, sanno chi colpire. Se li scagliamo noi, si attaccheranno a voi; se li scagliate voi, si ritorceranno contro di voi. Ora, con queste parole dell'Apostolo, che proclamano la sovraeminenza della carità, vogliamo mostrarvi che niente giova agli uomini, anche se hanno i sacramenti e la fede, se non c'è la carità; così che, quando venite all'unità cattolica, possiate capire ciò che vi si dà, e quanto valga ciò che non avevate: la carità cristiana, infatti, non si custodisce se non nell'unità della Chiesa. E possiate constatare che, senza la carità, voi non siete niente, anche se possedete il battesimo e la fede, e se potete trasportare per mezzo suo anche le montagne. Se poi questa è anche la vostra opinione, non odiamo o disprezziamo in noi né i sacramenti, che conosciamo, né la stessa fede, ma conserviamo la carità, senza la quale, e con i sacramenti e con la fede, non siamo niente. Ora, conserviamo la carità, se abbracciamo l'unità; abbracciamo l'unità, se non la riduciamo, con le nostre parole, in un partito, ma la riconosciamo, con le parole di Cristo, nell'unità. 78.173 - La carità non perseguita nessuno Petiliano: " La carità è longanime e benigna; la carità non è invidiosa, non si vanta, non si gonfia, non è ambiziosa, non cerca i suoi interessi " - ma voi cercate quelli degli altri - " non si adira, non pensa male, non gode dell'ingiustizia, ma gioisce della verità; tutto scusa, tutto sopporta; la carità non passerà mai ". ( 1 Cor 13,4-8 ) Per dirla in breve: egli vuol dire che la carità non perseguita, non aizza gli imperatori contro la gente, non ruba la roba d'altri, non uccide le persone che spoglia. 78.174 - Chi ha la carità si compiace della verità Agostino: Quante volte dovrò ripeterti che se questo non lo provate, non riguarda nessuno, se lo provate non riguarda noi, come non riguardano voi le malefatte che i vostri compiono ogni giorno: i delitti dei criminali, le lussurie degli ubriaconi, la cecità di quelli che si precipitano, la tirannia dei rapitori? Chi non coglie la verità di quanto proclamo? Ma ora, se in te ci fosse la carità, si compiacerebbe della verità. Con quanta finezza sotto una pelle di pecora si dice: La carità tutto scusa, tutto tollera! ( 1 Cor 13,7 ) ma appena si arriva alla verifica i denti di lupo non si possono coprire! Ora, poiché la carità, in forza di quanto è stato detto: Sopportandovi a vicenda e sforzandovi di conservare l'unità dello spirito nel vincolo della pace, ( Ef 4,2-3 ) ti costringerebbe, anche se conoscessi dei mali, non ad approvarli, ma a tollerarli, se non potessi impedirli, di modo che, per via dei malvagi, che dovranno essere separati col ventilabro finale, tu non rompa, oggi, il vincolo della pace con la società dei buoni, ecco che tu, scosso fuori dal vento della leggerezza, rinfacci al grano i crimini della paglia e, quanto pensi che valga per i cattivi, lo ritieni valido a motivo del contagio anche per i buoni. E sebbene il Signore abbia detto: Il campo è questo mondo, e la mietitura la fine del mondo ( Mt 13,38-39 ) e, riguardo al frumento e alla zizzania: Lasciateli crescere entrambi, fino alla mietitura, ( Mt 13,30 ) tu ti affanni, con i tuoi discorsi, a far credere che il frumento è già scomparso in tutto il mondo ed è rimasto solo nella piccola frazione vostra; vuoi che Cristo sia ritenuto bugiardo e tu veritiero. Certamente tu parli contro la tua coscienza. Non c'è nessuno, infatti, che leggendo, in qualche modo, il Vangelo, osa dire in cuor suo che in tutte le nazioni dove quasi all'unisono si risponde: Amen, e si canta: Alleluia, ( Tb 13,22 ) non esistono cristiani. Eppure, perché il partito di Donato, che non fa comunione col mondo, non si scopra in errore, se anche un angelo del cielo potesse vedere tutto il mondo e ti dicesse che al di fuori della vostra comunione, non esistono, in nessuna parte, uomini innocenti e buoni, senza dubbio ti compiaceresti dell'iniquità del genere umano e ti glorieresti di aver detto la verità, prima di conoscerla. Come dunque puoi avere la carità che non si compiace dell'iniquità? Ma non illuderti: nel campo, cioè nel mondo, c'è il frumento del Signore che cresce fino alla fine dei tempi. Cristo lo ha detto; e Cristo è la verità. ( Gv 14,6 ) Abbi la carità e si compiaccia della verità. E se anche un angelo del cielo ti evangelizza contro il Vangelo, sia anatema. ( Gal 1,8 ) 79.175 - Non esiste una legge per perseguitare i Donatisti Petiliano: Infine, quale motivo avete per perseguitarci? Vi chiedo, miserabili: pensate forse di poter peccare con l'autorità della legge? 79.176 - I Donatisti peccano contro la legge Agostino: Il peccatore non pecca con l'autorità della legge, ma contro l'autorità della legge. Ma tu mi chiedi se abbiamo un motivo per perseguitarvi. Io, a mia volta, ti chiedo: Chi parla in questo salmo: Colui che denigrava il suo prossimo in segreto, io lo perseguitavo? ( Sal 101,5 ) Cerca, quindi, il motivo o il modo della persecuzione: non accusare genericamente, con tanta incompetenza, i persecutori dei cattivi. 80.177 - Cristo non ha perseguitato nessuno Petiliano: Io dico, al contrario, che Gesù Cristo non ha perseguitato nessuno: Egli era venuto a stabilire la fede, non con la costrizione, ma con l'invito a credere. Poiché gli Apostoli non vedevano di buon occhio alcune sette, gli dicono: " Molti impongono le mani nel tuo nome e non sono dei nostri ". Gesù rispose: " Lasciateli stare; se non sono contro di voi, sono per voi ". ( Lc 9,49-50 ) 80.178 - Fuori dalla Chiesa vale il battesimo conferito nel nome della Trinità Agostino: Perché non dici che esporrai molto più liberamente idee tue che non hanno riscontro nelle Scritture? Se infatti volessi citare testimonianze delle sante Scritture, prenderesti forse quelle che non vi si trovano? Quanto alle vostre menzogne, anche se molto numerose, padroni voi di dirle. Dove sta scritto il testo che hai citato? E quando venne fatta al Signore questa domanda? E quando il Signore ha dato questa risposta? Queste parole: Molti, infatti, impongono le mani nel tuo nome, e non sono dei nostri, non le ha mai dette nessun discepolo al Figlio di Dio; per cui, egli neppure avrebbe potuto rispondere: Lasciateli stare: se non sono contro di voi, sono per voi. In realtà, nel Vangelo leggiamo qualcosa di simile a proposito di uno che cacciava i demoni nel nome del Signore, ma non lo seguiva insieme ai discepoli, nel passo in cui il Signore disse: Non glielo proibite; chi non è contro di voi, è per voi. ( Lc 9,50 ) E a dimostrare che vi fossero delle sette, verso le quali sembra che il Signore si sia mostrato rispettoso, il testo non è affatto adatto. Ma se una certa somiglianza di espressione, ti ha tratto in inganno, non è una menzogna, è un errore umano; se invece hai voluto gettare una nebbia di falsità negli occhi delle persone ignoranti delle sacre Scritture, affliggiti, vergognati e correggiti. Comunque, proprio di questo fatto, che venne riferito al Signore, è bene parlare. Come allora, fuori della comunione dei discepoli, la santità del nome di Cristo era molto efficace, così ora, fuori della comunione ecclesiale, è efficace la santità del battesimo: la consacrazione del battesimo, infatti, non si fa se non nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Ora, chi è tanto folle da dire che, anche fuori della comunione della Chiesa, il nome del Figlio è efficace, mentre il nome del Padre e quello dello Spirito Santo non lo è? Oppure, che esso può guarire un uomo, ma non consacrare il battesimo? È certo, tuttavia, che fuori la comunione della Chiesa, del vincolo santissimo dell'unità, e del sovraeminente dono della carità, non ottiene la vita eterna, né chi viene liberato dal demonio e né chi viene battezzato; così come non la ottengono quelli che, per la comunione dei sacramenti sembrano dentro, ma per la loro cattiva condotta sono ritenuti fuori. Quanto poi al fatto che Cristo ha perseguitato anche corporalmente, coloro che cacciò dal tempio con i flagelli, già ne abbiamo parlato sopra. 81.179 - Petiliano: Il santo apostolo Paolo dice: " In qualunque modo, purché si annunci Cristo ". ( Fil 1,18 ) 81.180 - L'esempio di Paolo è contro i Donatisti, perché non conservano l'unità Agostino: Parli contro di te; eppure, poiché parli per amore della verità, se l'ami, quanto dici torna a tuo vantaggio. Ora io ti chiedo: di chi parla, l'apostolo Paolo, in questo testo? Ricordiamolo per un attimo, se vuoi. Alcuni annunciano il nome di Cristo per invidia e per spirito di contesa, altri con retta intenzione; questi ultimi lo fanno per amore, perché sanno che io sono stato posto per la difesa del Vangelo; i primi, invece, lo fanno per spirito di ribellione, senza retta intenzione, pensando di procurare sofferenze a me che sono in catene. Ma che importa? Purché, in ogni modo, o per ipocrisia o per sincerità, il Cristo sia annunciato. Di questo io mi rallegro e me ne rallegrerò ancora. ( Fil 1,15-18 ) Ora vediamo che costoro annunciavano certamente un messaggio santo, retto e vero, non però con retta intenzione, ma per invidia e spirito di contesa; senza carità e rettitudine. Certo, poco fa mi sembrava che tu proclamassi contro di noi le lodi della carità, prese dal testo dell'Apostolo, in cui si dice che se non c'è la carità, tutto quello che c'è non giova a niente. Ecco, in costoro non c'era la carità, eppure c'era l'annuncio di Cristo, e l'Apostolo dichiara di compiacersene. Infatti, non si compiace del loro male, ma del bene del nome di Cristo. In lui, infatti, c'era la carità, che non gode dell'ingiustizia, ma si rallegra della verità. ( 1 Cor 13,6 ) L'invidia che era in loro, è un male specifico del diavolo; per questa, infatti, cadde e precipitò. Ora, quei malvagi, che l'apostolo Paolo rimprovera in questi termini, e nei quali c'era quel grande bene, di cui l'Apostolo si rallegra, dov'erano? Dentro o fuori? Libero tu di scegliere. Se dentro, ecco, Paolo li conosceva, ma non ne restava contaminato; così come non contaminerebbero voi nell'unità del mondo, quelli contro i quali lanciate non so quali accuse vere, o ne inventate di false. Perché allora vi siete separati? Perché, a causa del sacrilegio di uno scisma scellerato, siete morti? Se invece erano fuori, ecco, anche in coloro che sono fuori, e che certamente non possono far parte della vita eterna, poiché non hanno la carità e non conservano l'unità, è comunque presente la santità del nome di Cristo, e la loro predicazione l'Apostolo approva con gioia, proprio per la santità del nome, anche se li detesta. A ragione, quindi, non ingiuriamo questo nome, quando vengono da noi quelli che erano fuori; ma essi li correggiamo, il nome lo onoriamo. Vedete dunque come siete empi quando, in coloro, le cui azioni rimproverate come volete, disprezzate anche il sacramento del nome di Cristo, che in essi è santo! In verità questi, di cui parlò l'Apostolo, come le tue parole mostrano, credi che erano fuori dalla Chiesa. Così, nel momento in cui temi di subire una persecuzione da parte dei cattolici, e parlandone susciti odio verso di noi, hai confermato, negli eretici, il nome di Cristo, al quale tu, ribattezzando, arrechi oltraggio. 82.181 - Gli uomini non devono essere costretti alla fede Petiliano: Se dunque un'autorità così importante della fede, non ha avversato nessuno, perché tu perseguiti per costringere la gente a contaminarsi? 82.182 - Noi non costringiamo alla fede, ma alla salvezza Agostino: Non vi perseguitiamo, se non come la verità perseguita la falsità. Non ci riguarda, se qualcuno vi ha perseguitati in modo diverso, come non riguarda voi, se i vostri fanno cose simili. Noi non vi costringiamo a farvi contaminare, ma vi esortiamo a farvi guarire. 83.183 - I Donatisti non costringono alla fede Petiliano: Se fosse lecito costringere uno con la legge, sia pure a fare il bene, voi stessi, miseri, avreste dovuto essere costretti alla nostra purissima fede. Ma, lungi dalla nostra coscienza, costringere uno alla nostra fede! 83.184 - L'autorità deve salvaguardare dal male Agostino: Certo, nessuno deve essere costretto a venire alla fede, controvoglia; Dio, tuttavia, con la sua severità, o meglio, con la sua misericordia, suole punire l'infedeltà con il flagello delle tribolazioni. E che? Il fatto che una vita perfetta si sceglie per libera volontà, per questo una pessima condotta non si punisce con perfetta legalità? Comunque, la disciplina vindice di una vita malvagia, è invertita; essa non arriva se non quando si è disprezzata la dottrina di una vita buona. Se dunque contro di voi sono state emanate delle leggi, esse non vi costringevano a fare il bene, ma vi proibivano di fare il male. Nessuno infatti può fare il bene, se non lo sceglie e non lo ama: e questo dipende dalla libera volontà. Il timore delle pene, invece, anche se non suscita il gusto di una buona coscienza, trattiene almeno la cattiva cupidigia nell'intimo del pensiero. Ma chi ha emanato contro di voi leggi, che reprimevano la vostra audacia? Non sono stati quelli che, come dice l'Apostolo, non è senza motivo che portano la spada; essi infatti sono ministri di Dio e vindici di ira verso chi fa il male? ( Rm 13,4 ) Tutta la questione, quindi, sta in questo: sapere se voi siete senza peccato; voi a cui il mondo rinfaccia il sacrilegio di un grave scisma. Se trascurate di esaminare questa questione, parlate a vuoto e, pur vivendo come briganti, vi vantate di morire come martiri. E poiché temete il rigore della legge, la reazione della gente, o siete impari per resistere, non dico contro tanta gente, ma contro tante nazioni cattoliche, vi gloriate perfino di essere mansueti perché non costringete nessuno a passare al vostro partito. Così fa anche il nibbio: quando, per lo spavento, non riesce ad afferrare i pulcini, si dà il nome di colombo. Quand'è, infatti, che avete potuto far del male, e non lo avete fatto? Così dimostrate che ne avreste fatto molto di più, se aveste potuto. Quando Giuliano in odio alla pace di Cristo, vi restituì le basiliche dell'unità, che stragi avete compiute, se anche i demoni esultavano con voi, perché avevate riaperto i loro templi! Chi può ricordarle? Al tempo della guerra di Firmo, che cosa non ha subito, da parte vostra, Rogato il Mauro? Chiediamolo alla Mauritania di Cesarea! E al tempo di Gildone, per il fatto che un vostro collega fu il suo più caro amico, lo sanno i Massimianisti che cosa hanno sofferto! E quanto a Feliciano stesso, che ora sta con voi, se potesse dichiarare sotto giuramento se è vero che Ottato lo ha costretto a ritornare, contro voglia, nella vostra comunione, non oserebbe muovere le labbra, specie se il popolo di Nusti, testimone di quei fatti, lo stesse a guardare in faccia. Ma costoro, come ho detto, vedano le sofferenze che hanno subite da quelli, insieme ai quali avevano inflitto queste torture a Rogato! La stessa Chiesa cattolica, che pure era sostenuta dai principi cattolici, che comandavano per terra e per mare, fu assalita con ferocia e accanimento dalle bande armate di Ottato. Ed è stato proprio questo episodio, a costringerci a invocare contro di voi, per la prima volta, presso il Vicario Serano, " la nota legge delle dieci libbre d'oro ", che nessuno di voi versa più; e ci accusate di crudeltà! Quale maggiore mitezza che punire con una semplice pena pecuniaria i vostri crimini così grandi? Ma chi può raccontare i particolari di tutte le violenze che voi, senza l'approvazione di giudici o di altre autorità, commettete ovunque potete nei territori soggetti alla vostra sovranità? Chi di noi, nella sua gente, non ne ha saputo qualcosa dai suoi predecessori, o non lo ha sperimentato lui stesso? Non è forse vero che ad Ippona, dove io vivo, non mancano quanti ricordano che il vostro Faustino durante il suo regno, aveva ordinato, visto che i Cattolici erano in minoranza, che nessuno cuocesse il pane per loro, tanto che un fornaio, inquilino di un nostro diacono, gettò il pane del proprietario non ancora cotto e, senza essere condannato all'esilio da una legge, gli rifiutò ogni rapporto non solo in Ippona, ma anche nella sua patria; e non solo nella sua patria, ma anche nella sua casa? E che dire di ciò che è successo di recente e che ancora mi addolora? Non è forse vero che il vostro Crispino di Calamina, che pure aveva comprato una proprietà ad enfiteusi, con un solo colpo di terrore non esitò, ad immergere nelle acque di un terreno degli imperatori cattolici, le cui leggi vi hanno proibito di stare persino nelle città, e a ribattezzare quasi ottanta persone che emettevano dolorosi lamenti? Non sono stati forse questi fatti che vi hanno costretto a subire anche le leggi di cui vi lagnate? Leggi che, se anche sono molto meno severe di quanto meriti il vostro delitto, sono però importanti? Ma è proprio vero che i vostri Circoncellioni, che militano in bande furiose sotto il vostro comando, non ci caccerebbero con le loro violente incursioni da tutte le nostre campagne, se noi non trattenessimo nelle città come ostaggi voi che, comunque non volete sopportare, se non per timore, almeno per pudore, la presenza del pubblico e il rimprovero delle persone oneste? Non dire, quindi: Lungi, lungi dalla nostra coscienza spingere uno ad entrare nella nostra fede. Voi infatti, lo fate dove potete; e dove non lo fate, è perché non potete: o per paura delle leggi o per paura dell'odiosità, o per l'opposizione della moltitudine. 84.185 - Dio lascia liberi di credere o no Petiliano: Cristo Signore dice: " Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre! ". ( Gv 6,44 ) Ma perché non lasciate che ciascuno segua il suo libero arbitrio, visto che il Signore Dio ha dato agli uomini il libero arbitrio, pur indicando alle persone la via della giustizia, perché nessuno si perda perché non la conosce? Egli dice: "Ho posto davanti a te il bene ed il male, il fuoco e l'acqua: scegli ciò che vuoi ". ( Sir 15,16-17 ) Proprio per questo libero arbitrio, voi, miseri, avete preferito scegliere non l'acqua, ma il fuoco. " Tuttavia " - dice il Signore - " scegli il bene, affinché tu viva ". ( Dt 30,19 ) Tu che non vuoi scegliere il bene, ti sei condannato a non vivere. 84.186 - Dio lascia gli uomini liberi anche attirandoli Agostino: Se io ti ponessi la questione: come può, Dio Padre, attrarre al Figlio gli uomini che ha lasciato liberi, forse la risolveresti con difficoltà. Come li può attirare, infatti, se ha lasciato a tutti la libertà di scegliere? Eppure sono vere tutt'e due le cose, ma solo pochi sono in grado di comprenderlo con l'intelligenza. Ora, come è possibile che il Padre attiri al Figlio coloro che ha lasciato nel libero arbitrio, così è possibile che ciò che le leggi ci ammoniscono a fare, con la minaccia delle pene, non tolga il libero arbitrio. Tutto ciò che di pesante e di molesto un uomo soffre, lo ammonisce a riflettere sui motivi delle sue sofferenze; così, se si accorge di soffrire per la giustizia, scelga come un bene sopportare queste sofferenze per la giustizia; se invece si accorge di soffrire per l'ingiustizia, e pensa di faticare e di tormentarsi infruttuosamente, cambi in meglio la sua volontà, e simultaneamente si liberi, sia dalla sofferenza sterile e sia dall'ingiustizia, che di certo gli arrecheranno danni molto più gravi e dannosi. Quanto a voi, se i re adottano provvedimenti contro di voi, prendeteli come ammonimenti a riflettere sui motivi di queste sofferenze. Se è a causa della giustizia, veramente essi sono i vostri persecutori, mentre siete beati voi, che soffrite a causa della giustizia, e possederete il regno dei cieli; ( Mt 5,10; 1 Pt 2,20 ) se invece è a causa dell'iniquità del vostro scisma, che cosa sono essi se non i vostri censori, mentre voi, come tutti i colpevoli dei vari crimini che scontano con le leggi le loro colpe, siete certamente infelici in questo mondo e in quello futuro? Nessuno quindi vi toglie il libero arbitrio; ma state bene attenti alle scelte che fate: se convertirvi e vivere in pace o se perseverare nella malizia e sopportare i veri supplizi, denominandoli falsamente martirio. Ma egli si rivolge a voi, come se soffriste pene indegne, per la giustizia, o come se, per la vostra iniquità, soffriste qualche pena degna; benché commettiate tante cose indegne, e regniate nell'impunità, e siate tanto folli da spaventare più con le " lodi a Dio ", che con la tromba della guerra; e tanto mistificatori da attribuire il gesto spontaneo dei vostri, che si gettano dai precipizi, alle nostre persecuzioni. 84.187 - C'è una grande differenza tra le parole dei Donatisti e le parole di Cristo Quasi fosse un precettore molto benigno, egli dice: Tu che non vuoi scegliere il bene, sei condannato a non vivere. Ecco: se credessimo alle vostre accuse, vivremmo bene; ma poiché crediamo alle promesse di Dio, ci condanniamo a non vivere. Hai fatto bene, credo, a ricordare ciò che dissero gli Apostoli ai Giudei, quando proibirono loro di predicare Cristo. Perciò lo diciamo anche noi, perché ci rispondiate: Che è meglio, obbedire a Dio o agli uomini? ( At 5,29 ) " Traditori, turificatori, persecutori ", sono parole di uomini contro altri uomini. " Solo nella comunità di Donato è rimasto Cristo ": sono parole di uomini che esaltano la gloria dell'uomo nel nome di Cristo, per diminuire la gloria di Cristo stesso. Sta scritto, infatti: Un popolo numeroso è la gloria del re, un popolo piccolo è la rovina del principe. ( Pr 14,28 ) Esse quindi sono parole di uomini. Al contrario, queste del Vangelo: Bisognava che Cristo patisse e risorgesse il terzo giorno, e nel suo nome, si predicasse la penitenza e la remissione dei peccati in tutto il mondo, a partire da Gerusalemme ( Lc 24,46-47 ) sono parole di Cristo che proclamano la gloria ricevuta dal Padre nell'estensione del suo regno. Dopo avere sentito entrambi le parti, preferiamo scegliere la comunione della Chiesa; e alle parole degli uomini, anteponiamo quelle di Cristo. Ti prego: chi può dire che abbiamo scelto il male, se non chi dice che Cristo ha insegnato il male? 85.188 - Dio non ordinò di dare la morte agli scismatici Petiliano: Ha forse Dio ordinato di mettere a morte gli scismatici? Se lo avesse ordinato, dovreste essere uccisi dagli Sciti e dai Barbari, non dai Cristiani. 85.189 - Agostino: ma noi non siamo scismatici Agostino: Si calmino i vostri Circoncellioni, e tu non spaventarci coi Barbari. Se poi vuoi sapere se gli scismatici siamo noi o siete voi, non interroghiamo né me e né te, ma Cristo: sia lui a indicarci la sua Chiesa. Leggi il Vangelo e ti darà la risposta: In Gerusalemme, in tutta la Giudea e nella Samaria, e fino all'estremità del mondo. ( At 1,8 ) Chi dunque non sta nella Chiesa, non lo si interroghi più ma, se viene corretto, si converta o, se viene corretto, non si lamenti. 86.190 - Dio non si rallegra del sangue Petiliano: Il Signore Dio non si è mai compiaciuto del sangue umano. Egli infatti ha voluto che il fratricida Caino restasse in vita come carnefice. 86.191 - I Donatisti uccidono tutti gli uomini con l'odio Agostino: Se Dio non ha voluto che si uccidesse l'assassino del fratello, ma che rimanesse in vita come carnefice, può significare che il re, il cui cuore è nelle mani di Dio, ( Pr 21,1 ) e che emana molte leggi per ammonire e correggere, non ha emanato nessuna legge per ordinare di uccidervi; forse perché siano tormentati con il supplizio del parricida Caino, carnefice a vita, tutti i vostri seguaci, che si ostinano a restare tenacemente nello scisma sacrilego. Leggiamo, infatti, che molte persone furono uccise per pietà dal servo di Dio, Mosè. Tanto che, nella preghiera che fece al Signore per il loro empio sacrificio, supplicò così: Signore, se tu vuoi rimettere i loro peccati, rimettili; altrimenti cancellami dal tuo libro, ( Es 32,31-32 ) si rivela chiaramente la sua indicibile carità e misericordia. Che dire dunque? Che forse diventò subito crudele perché, sceso dal monte, ordinò di uccidere tante migliaia di persone? Considerate quindi se per caso non sia per una più grande collera di Dio che, con le tante leggi emanate contro di voi, nessun imperatore abbia mai ordinato di uccidervi. Oppure credete che non siete da paragonare a quel fratricida? Sentite che cosa dice il Signore per mezzo del profeta: Dal sorgere del sole fino al tramonto, il mio nome è glorificato tra le nazioni; e in ogni luogo salirà un incenso al mio nome e si offrirà una vittima pura. Il mio nome è grande tra le nazioni, dice il Signore onnipotente. ( Ml 1,11 ) Ma questo sacrificio fraterno, sul quale il Signore posa il suo sguardo, voi mostrate di odiarlo con le vostre calunnie; e se qualche volta sentirete che dal sorgere del sole fino al tramonto il nome del Signore viene lodato ( Sal 113,3 ) e questo è il vivo sacrificio di cui è stato detto: Immola a Dio un sacrificio di lode, ( Sal 50,14 ) il vostro volto si avvilirà come il volto di quell'omicida. Ma dato che non potete uccidere tutto il mondo, sarete ritenuti rei per il vostro stesso odio; dice infatti Giovanni: Chi odia il proprio fratello è omicida. ( 1 Gv 3,15 ) Voglia il cielo che un nostro fratello innocente s'imbatta piuttosto nei colpi dei vostri Circoncellioni, per essere ucciso, che nella vostra lingua, per essere ribattezzato. 87.192 - Cristo morendo ha stabilito il modo di morire e non di uccidere Petiliano: Noi dunque vi avvertiamo, se ci ascoltate volentieri, e se non ci ascoltate volentieri vi avvertiamo che Cristo Signore ha insegnato ai cristiani non come uccidere, ma come morire. In effetti, se egli amasse quelli che non accettano di morire uccisi, non avrebbe voluto farsi uccidere per noi. 87.193 - I Donatisti non seguono la forma di Cristo perché sono persecutori Agostino: Magari i vostri martiri seguissero il suo modo di morire: non si getterebbero dai precipizi, come non lo fece il Signore, malgrado il suggerimento del diavolo. ( Mt 4,6-7 ) Ma voi, quando perseguitate con false testimonianze i nostri padri, anche morti, da chi avete appreso questo modo? E che voi cerchiate di macchiarci con i crimini di persone ignote, mentre non volete sentirvi rinfacciare le malefatte dei vostri, da chi avete appreso questo modo? Ma noi ci inorgogliamo troppo, nel nostro sdegno, quando vi vediamo dire falsa testimonianza perfino contro il Signore, dal momento che egli stesso ha promesso ed ha mostrato la sua Chiesa in tutte la nazioni, ( Lc 24,47 ) e voi lo contestate! Questo tipo di persecuzione non lo avete appreso neanche dai Giudei persecutori; essi infatti hanno perseguitato il corpo di colui che camminava sulla terra, e voi il vangelo di colui che siede nel Cielo. Quel Vangelo che subì le fiamme di feroci re, con più moderazione di quanto subisca dalle vostre lingue. In effetti, alle loro fiamme, l'unità sopravvisse, alle vostre chiacchiere, non è riuscita a sopravvivere. Quelli che desideravano eliminare le parole del Signore bruciandole, non pensavano che si potessero disprezzare anche leggendole. Essi quindi non avrebbero esercitato, sul Vangelo, le loro fiamme, se voi non aveste prestato loro, contro il Vangelo, le vostre lingue. In quella persecuzione, il Vangelo di Cristo veniva cercato da alcuni persecutori, consegnato da alcuni timorosi, bruciato da alcuni distruttori, nascosto da alcuni amici, combattuto da nessun contestatore. Passata la persecuzione delle nazioni, ne avete conservati gli aspetti più scellerati: quanti perseguitavano il nome di Cristo, non hanno creduto a Cristo; quanti si onorano del nome di Cristo, contestano Cristo. 88.194 - L'esempio di Pietro Petiliano: Eccovi ora la prova più completa, che ad un cristiano non è lecito procurare la rovina degli altri. Il primo a darcela è stato Pietro, come sta scritto: " Pietro colpì l'orecchio del servo del principe dei Giudei e lo recise. Ma Gesù gli disse: Pietro nascondi la tua spada nel fodero, chi infatti usa la spada morirà di spada ". ( Mt 26,51-52 ) 88.195 - I Circoncellioni usano le fruste contro i Cattolici Agostino: Perché allora non mettete a tacere le armi dei Circoncellioni con queste parole? O credete di parlare contro il Vangelo se dite: " Chi usa la frusta, morirà di frusta? ". Scusateci, quindi, se neppure i nostri padri riuscirono a trattenere coloro che gettarono Marcolo nel precipizio, fatto di cui vi lamentate. Nel Vangelo non sta scritto: " Chi getta uno dal precipizio, muoia di precipizio ". Voglia Dio che, come sono passati questi falsi avvenimenti, così cessino i bastoni dei Circoncellioni! Forse voi vi adirate perché noi togliamo le armi alle vostre bande, se non con le leggi almeno con le parole, dicendo che esse colpiscono solo con le fruste. Si sa, questa era la loro vecchia armatura, ma ora ne hanno fatti di progressi! In effetti, tra una gozzoviglia e l'altra, insieme a donne senza marito, si prendono ogni libertà di accompagnarsi, vagabondare, divertirsi, bere e pernottare insieme. Essi hanno appreso non solo a roteare le fruste, ma anche a vibrare la spada e a far girare le fionde! Perché allora io non dovrei dire loro ( e Dio solo sa con che animo lo dico e con che animo lo ascoltano ): " Pazzi "; se non altro Pietro, anche se spinto da un moto d'animo ancora carnale, la sua spada la conficcò nel corpo di un persecutore, per difendere il corpo di Cristo. Le vostre armi, invece, sono ripartite contro Cristo: il suo corpo, di cui egli è capo, cioè la sua Chiesa ( Col 1,18 ) diffusa in tutte le nazioni. Detto questo egli ascese al cielo, ( At 1,8-9 ) dove non avrebbe potuto seguirlo il furore dei Giudei; ma il vostro furore combatte le membra del suo corpo, che egli ha raccomandate ascendendo al cielo. Per difendere queste membra si accaniscono contro di voi e vi resistono quanti, nella Cattolica, sono ancora di poca fede, e hanno lo stesso animo che ebbe Pietro quando impugnò la spada nel nome di Cristo. Ma ci corre una grande differenza tra la vostra persecuzione e la loro. Voi siete simili al servo del sacerdote dei Giudei, perché per obbedire ai vostri capi vi armate contro la Chiesa cattolica, cioè contro il corpo di Cristo; mentre essi sono come Pietro: lottano anche con il corpo, per il corpo di Cristo, cioè la Chiesa. Ma se si dice loro di stare calmi, come fu detto a Pietro, a più forte ragione bisogna dire a voi di deporre il furore dell'eresia e di unirvi a quelle membra, per le quali essi lottano in questo modo. Ma voi siete stati offesi da loro, e quindi odiate anche noi; e come se aveste perso l'orecchio destro, non ascoltate Cristo che siede alla destra del Padre. Ma a chi parlare? E quando parlare loro? Non riesco a trovare nemmeno un momento per farlo, visto che anche la mattina ruttano di vino, o perché sono già ubriachi o perché continuano ad esserlo. Anzi, minacciano pure; e non solo essi, ma anche i loro vescovi, sempre pronti a dire che i loro fatti non li riguardano. Che il Signore ci doni il cantico dei gradini, per poter dire: Con quelli che odiavano la pace, io ero pacifico; quando parlavo loro, essi mi combattevano senza motivo. ( Sal 120,6-7 ) Così canta in tutta la terra, il Corpo di Cristo, che viene combattuto dagli eretici: qui da alcuni, lì da altri, e da tutti gli altri eretici ovunque si trovino. 89.196 - Morire per Cristo giova ai Cristiani Petiliano: Cristo ha insegnato che bisogna subire la morte per la fede, anziché darla agli altri per favorire la propria comunione. La cristianità cresce nelle persecuzioni. Nessuno, infatti, condurrebbe una vita fedelissima, se i fedeli temessero la morte. Dice infatti il Signore Gesù Cristo: " Se il chicco di grano, che cade in terra, non muore, rimane solo; ma se muore, porta molto frutto ". ( Gv 12,24-25 ) 89.197 - I Donatisti perseguitano il grano di Cristo in tutto il mondo Agostino: Vorrei sapere chi è stato il primo del vostro partito a buttarsi dal precipizio. Certamente è stato un grano molto fertile, dal quale germogliò la rigogliosa massa dei cadaveri che si sono buttati dai precipizi. Ora, giacché ricordate le parole del Signore, che disse di essere grano destinato a morire e a portare molto frutto, perché odiate il frutto che cresce rigogliosamente in tutto il mondo, e gli rinfacciate i crimini della paglia e della zizzania, quelli che avete sentiti o quelli che avete inventati? 90.198 - Voi siete la zizzania e le spine Petiliano: Ma voi spargete le spine e la zizzania, non la semente. È quindi bene che bruciate con esse nell'ultimo giorno. Non è una maledizione, ma ogni coscienza piena di spine, è raggiunta dalla condanna di Dio. 90.199 - E voi che cosa siete? Agostino: Almeno la rievocazione della zizzania avrebbe dovuto farti venire in mente anche il grano; entrambi infatti, hanno avuto l'ordine di crescere nel campo sino alla mietitura. ( Mt 13,30 ) Voi invece fissate l'occhio penetrante della vostra malignità solo sulla zizzania e, contro l'insegnamento di Cristo, sostenete che nel mondo, tranne che in Africa, è cresciuta solo essa. 91.200 - Come Cristo, i cristiani subiscono persecuzioni Petiliano: Dov'è il passo, in cui il Signore dice: " Se ricevi uno schiaffo prepara l'altra guancia "? ( Mt 5,39 ) Dov'è l'altro in cui si narra che ricevette gli sputi sulla faccia, colui che, con il suo sputo santissimo, aprì gli occhi al cieco? Dov'è il passo in cui l'apostolo Paolo dice: " Se qualcuno vi colpisce sulla faccia "? E l'altro in cui dice ancora: " Colpi senza misura, stragi frequenti, in carceri ancora più frequenti"? ( 2 Cor 11,20-23 ) Egli ricorda ciò che patì, non ciò che fece patire. Alla fede cristiana bastava avere sofferto da parte dei Giudei: perché, miseri, la fate soffrire anche voi? 91.201 - Sono i Circoncellioni a perseguitare i Cristiani Agostino: Ma è proprio vero che voi, se ricevete uno schiaffo, porgete l'altra guancia? Non è certamente questa la fama che vi hanno procurato le vostre bande scorrazzando qua e là per tutta l'Africa e compiendo ignobili turpitudini! Volesse Dio che la gente avesse stretto con voi questo patto: che almeno secondo l'antica legge rivendicaste l'occhio per occhio, dente per dente, ( Dt 19,21 ) e non alzaste la frusta per le cose sentite! 92.202 - Si parla dei re che perseguitano i cristiani Petiliano: Che c'entrate voi con i re del mondo, che la cristianità ha visti sempre come nemici? Per dirtela in breve: Fu un re che perseguitò i fratelli Maccabei; ( 2 Mac 7 ) un re che, essendo sacrilego, fece gettare i tre fanciulli alle fiamme, non sapendo che fossero religiose; ( Dn 3 ) un re che cercò la vita del Salvatore, quand'era bambino; ( Mt 11,16 ) un re che gettò in pasto ai leoni, così credeva, il santissimo Daniele. ( Dn 6 ) E lo stesso Cristo Signore fu l'iniquo giudice di un re a condannarlo. ( Mt 27,26 ) Ecco perché l'Apostolo grida: " Tra i perfetti annunciamo la sapienza, non la sapienza di questo mondo, né dei principi di questo mondo, la quale svanisce; ma parliamo la sapienza di Dio nel mistero, che fu nascosta, che Dio stabilì prima di tutti i secoli per la nostra gloria e che nessuno dei principi di questo mondo ha conosciuta. Se infatti l'avessero conosciuta, non avrebbero crocifisso il Signore della maestà ". ( 1 Cor 2,6-8 ) Ma questo è stato detto degli antichi re pagani. Quanto a voi, gli imperatori di questo mondo, che desiderano essere cristiani, non li lasciate essere cristiani, perché con l'artificio e la nebbia della vostra menzogna attirate alla vostra malvagità questi credenti in buona fede, per indurli a rivolgere contro i cristiani le armi preparate per essere usate contro i nemici dello stato; e con i vostri consigli, li inducete a credere di rendere onore a Dio se uccidono noi che vi siamo odiosi; dice infatti il Signore: " Verrà un tempo in cui chi vi ucciderà crederà di rendere onore a Dio ". ( Gv 16,2 ) A voi dunque, maestri di malvagità, non importa niente se i re della terra desiderano essere pagani, Dio non voglia, o cristiani, visto che non cessate di armarli contro la famiglia di Cristo. Non sapete, o non avete letto, che più grave del crimine di chi uccide, è quello di chi persuade a uccidere? Gezabele aveva istigato suo marito a uccidere un uomo giusto e anche povero, ma entrambi, marito e moglie, morirono di uguale supplizio. ( 1 Re 21 ) E non è che voi, nello spingere i re, siete diversi da come spesso li ha spinti a compiere un reato la sottile persuasione femminile! In effetti, fu attraverso la figlia che la donna di Erode chiese ed ottenne che le fosse portata la testa di Giovanni su un piatto a tavola. ( Mt 14,8-9 ) E Ponzio Pilato, i Giudei lo costrinsero al punto di far crocifiggere Cristo Signore, e vollero che il suo sangue rimanesse sempre vindice su di loro e sui loro figli. ( Mt 27,24-26 ) È così, dunque, che voi peccatori vi coprite del nostro sangue. Infatti, non è che, se anche ci percuote il giudice, non siano piuttosto le vostre calunnie. Dice il profeta Davide parlando a nome del Signore: " Perché fremono le nazioni e i popoli meditano vani progetti? Si sono sollevati i re della terra, e i principi si sono radunati contro il Signore e contro il suo Cristo. Rompiamo i loro vincoli e scuotiamoci di dosso il loro giogo. Ma colui che abita nei cieli riderà di loro e il Signore li schernirà; allora egli parlerà loro nella sua ira e li sconvolgerà nel suo furore. Io invece sono stato stabilito re dal Signore, sopra il suo monte santo di Sion per predicare il precetto del Signore. Il Signore mi ha detto: figlio mio sei tu, io oggi ti ho generato: chiedimi e ti darò in eredità le nazioni e in tuo possesso i confini della terra. Tu le reggerai con lo scettro di ferro, le romperai come vasi d'argilla ". Quanto a questi re, per togliere ad essi la passione di perseguitare i Cristiani, quasi per ignoranza o incoscienza, e non farli perire, il profeta diede loro questi ammonimenti e questi precetti. Oh se questi precetti, che essi non conoscono, glieli insegnassimo noi! Ma voi glieli avreste senza dubbio mostrati, se aveste voluto che vivessero, o almeno, terza ipotesi, se la vostra malizia avesse permesso loro di leggerli. Il primo salmo di Davide li esorta caldamente a vivere e regnare da cristiani; essi hanno confidato in voi, e voi li avete malvagiamente ingannati. Voi, infatti, inventate per essi le cose cattive, le buone, invece, le nascondete. Leggano finalmente, sia pure con ritardo, il testo, che avrebbero dovuto leggere da tempo. Che dice? " Ed ora, o re, intendete, istruitevi voi che giudicate la terra, servite il Signore nel timore ed esaltatelo con timore; prendete i suoi insegnamenti perché, il Signore non si adiri e voi perdiate la retta via. Quando la sua ira si infiammerà contro di voi, beati tutti quelli che confidano in lui". ( Sal 22,1-9 ) Gli imperatori, ripeto, voi li istigate con i vostri suggerimenti, come fecero i Giudei con Pilato, lo abbiamo detto, sebbene questi, lavandosi pubblicamente le mani abbia gridato: " Sono innocente del sangue di questo giusto! ". ( Sal 2,10-13 ) In realtà, come può dirsi innocente da un delitto, colui che lo ha commesso? Ma per tacere degli antichi, negli esempi che portate, considerate il grande numero di imperatori e di giudici vostri, morti per averci perseguitati! Tralascio Nerone, il primo persecutore dei Cristiani, come pure Domiziano, che gli fu molto simile, Traiano, Geta, Decio, Valeriano, Diocleziano. Anche Massimiano morì. Quelli poi che imposero di purificare e di bruciare i Libri del Signore, primo Marcellino, che fu vescovo dei Romani, ma anche il Cartaginese Mensurio, e Ceciliano, si ridussero come faville o cenere nelle stesse fiamme sacrileghe. Morì Macario, morì Ursazio, e tutti i vostri Conti morirono, sempre per vendetta di Dio. Ursazio, abbattuto dai barbari in guerra, fu sbranato dai crudeli artigli degli avvoltoi e dai morsi delle fameliche zanne dei cani. Non è forse un assassino, colui che, sotto la spinta del vostro impeto, fece come il re Acab, il quale, convinto da una donna, uccise un povero giusto? ( Mt 27,24 ) Così non cessate di massacrare anche noi, giusti e poveri: poveri, certo, rispetto alla ricchezza del mondo: in realtà, della grazia di Dio non siamo poveri. E se anche non lo fate con le mani, massacrate certamente con la lingua omicida. Sta scritto, infatti: " La morte e la vita sono nelle mani della lingua ". ( Pr 18,21 ) Perciò, tutti quelli che sono stati uccisi, li hai uccisi tu, che sei un istigatore. La mano del carnefice, infatti, non si infiamma che con la tua lingua; e il crudele calore del cuore alle tue parole si accende contro il sangue degli altri: sangue giusto, vindice di chi lo sparge. 92.203 - Le contraddizioni di Petiliano Agostino: Se io a questo brano, che tu hai esposto con tanta ampiezza e facondia, e in cui, a proposito dei re del mondo, parli con odio verso di noi, dessi una risposta adeguata e degna, temo che accuseresti anche me di aver voluto aizzare la collera dei re contro di voi. E quantunque tu con la forza di questa invettiva ti sia scagliato, come è vostro costume, contro tutti i cattolici in genere, certamente non trascuri me. Io comunque cercherò di dimostrare, se posso, che a suscitare la collera contro i re sei stato più tu, con le tue affermazioni, che io, con le mie risposte. Prima di tutto considera tu stesso come ti contraddici. Hai esordito così: Che c'entrate, voi, con i re del mondo, che la cristianità ha visti sempre come nemici? Con queste parole ci proibisci di avere rapporti con i re del mondo. Poco dopo dici: Quanto a questi re, per togliere ad essi il desiderio di perseguitare i Cristiani, quasi per ignoranza o incoscienza, e non farli perire, il profeta diede loro questi ammonimenti e questi precetti. Oh se questi precetti, che essi non conoscono, glieli insegnassimo noi! Ora, voi glieli avreste senza dubbio insegnati, se aveste voluto che restassero in vita. Come vuoi, quindi, che noi diventiamo maestri dei re? Certo, se i nostri hanno un'amicizia con i re cristiani e ne fanno buon uso, non commettono nessun peccato, se invece alcuni se ne vantano, commettono un peccato più leggero del vostro. Voi, poi, che ci fate questi rimproveri, che c'entravate con un re pagano e, ciò che è più grave, un apostata e un nemico del nome cristiano, Giuliano, che voi, supplicandolo di restituirvi le basiliche, quasi fossero vostre, lo elogiaste dicendogli che presso di lui aveva posto solo la giustizia? Con queste parole - penso che il latino lo capiate - avete chiamata giustizia l'idolatria e l'apostasia di Giuliano. Si conserva l'istanza dei vostri antenati, il provvedimento ottenuto, e gli Atti in cui lo allegarono. Svegliatevi e state attenti: è ad un nemico di Cristo, un apostata, un avversario dei cristiani, un servo dei demoni, che Ponzio, sì, il vostro Ponzio, proprio lui, si rivolse in questi termini! Ed ora andate e dite: Che c'entrate voi con i re del mondo? e, da sordi che siete, leggete ad un popolo di sordi questo testo che, come essi, non volete ascoltare: Tu vedi la paglia nell'occhio del tuo fratello, ma non vedi la trave nel tuo occhio. ( Mt 7,3 ) 92.204 - Spesso la Scrittura dice che i re anno aiutato i fedeli Tu dici: Che c'entrate voi con i re del mondo, che la cristianità ha sempre visti come nemici? Dopo di che, hai cercato di elencare quei re, che i giusti hanno avuto per nemici, ma non hai considerato che se ne possono contare di più, che essi hanno avuto per amici. Il nostro padre Abramo fu ritenuto un grande amico da quel re, al quale Dio ordinò di non toccare sua moglie, e ne ricevette anche dei doni. ( Gen 20 ) Anche Isacco, suo figlio, godette della grande amicizia di un re. ( Gen 26 ) E Giacobbe, al re che lo accolse con onore in Egitto, diede anche una benedizione. ( Gen 47 ) E che dire del figlio Giuseppe che, dopo le sofferenze del carcere, nel quale la sua castità fu provata come l'oro col fuoco, venne elevato dal faraone a grande dignità? Egli giurava per la sua salute, ( Gen 41,41; Gen 42,15 ) non come chi è esaltato dall'orgoglio, ma come chi è grato della benevolenza? La figlia del re adottò Mosè. ( Es 2,10 ) Davide, spinto dall'iniquità di un re d'Israele, si rifugiò presso un re straniero. ( 1 Sam 27 ) Elia corse davanti al carro di un re molto cattivo, non dietro un suo ordine, ma per un gesto spontaneo di ossequio. ( 1 Re 18,44-46 ) Eliseo, alla donna ospitante che voleva ottenere qualcosa dal re per sua intercessione, credette di dovergliela offrire, spontaneamente, lui stesso. ( 2 Re 4,13 ) Ma veniamo, al tempo della cattività del popolo di Dio: In questo caso, per dirla in termini più moderati, ti ha colpito una sorprendente amnesia. Infatti, per dimostrare che la cristianità ha sempre visto i re come dei nemici, hai ricordato l'episodio dei tre fanciulli e di Daniele, e i castighi subiti da parte di re persecutori; e non ti sei lasciato ammaestrare dai particolari, non affini, ma totalmente identici, come il comportamento del re stesso, che dopo il miracolo delle fiamme inoffensive: lodò e proclamò Dio, e rese onore agli stessi fanciulli; e la stima che il re ebbe per Daniele, che non rifiutò i doni di cui lo ricolmò. E proprio per rendere il dovuto onore all'autorità del re, come appare chiaramente dalle sue parole, non gli fece mancare il dono, che Dio gli aveva dato, rivelandogli e interpretandogli il suo sogno. Perciò, visto che i nemici del santo profeta, che ne erano stati folli e sacrileghi accusatori, avevano costretto il re a gettarlo, contro sua voglia, nella fossa dei leoni, questi, pur facendolo con rammarico, sperò che, con l'aiuto del suo Signore, si salvasse. Pertanto quando Daniele, rimasto sano e salvo, perché Dio frenò la rabbia dei leoni, sentì la voce premurosa ed amica del re che lo chiamava, rispose lui stesso dal fondo della fossa con una benedizione: O re, vivi per sempre! ( Dn 6,21 ) Perché tu, una volta che hai portato il discorso sulle amicizie dei re con i santi, e hai ricordato le esperienze e gli esempi di questi servi di Dio, o non hai visto o non hai voluto vedere o, ma non so come potresti scusarti, li hai visti e conosciuti, ma li hai taciuti? Ma se, come difensore di una pessima causa, non te lo avesse impedito la passione di sostenere una falsità, e questa stessa non ti avesse allontanato, contro la tua volontà e a tua insaputa, dalla luce della verità, certamente senza alcuna difficoltà avresti ricordato alcuni re buoni, e altri, invece, cattivi; alcuni amici dei santi, ed altri nemici. E poi ci meravigliamo che i vostri Circoncellioni si gettano dai precipizi! Chi ti correva dietro, ti prego? Quale Macario, quale soldato ti inseguiva? Certo, nell'abisso di questa falsità, non ti ci ha spinto nessuno di noi. Perché, allora, sei stato il primo ad andarci ad occhi chiusi, al punto che, dopo aver detto: Che c'entrate voi con i re del mondo, non hai esitato ad aggiungere: Che la cristianità ha sempre visti come nemici? Possibile che tu non abbia pensato e né immaginato che potessero pensarlo i lettori dei tuoi scritti, che tanti esempi di re ti gridano: " Non sa di che parla "? 92.205 - I Donatisti inoltrarono una supplica a Giuliano O forse tu, per il fatto che hai ricordato solo i re antichi, ritieni di non essere andato contro di loro, poiché non hai detto: "La giustizia li ha sempre visti come nemici, ma: La cristianità li ha sempre visti come dei nemici? Forse hai voluto far capire che essi hanno odiato i giusti, da quando questi hanno incominciato a chiamarsi Cristiani? Che cosa vogliono significare, allora, gli esempi dell'antichità, coi quali, ciò che hai detto con imprudenza, hai cercato di dimostrarlo con più imprudenza? Che forse i Maccabei, i tre fanciulli e Daniele, non hanno fatto quelle cose, né le hanno sofferte prima della nascita di Cristo in terra? Perché, in seguito, voi, come ho ricordato poco fa, avete inoltrato un'istanza a Giuliano, il vero nemico della cristianità? Perché gli avete richieste le basiliche? Perché avete detto che presso di lui aveva posto solo la giustizia? Se un nemico della cristianità ascolta questi elogi, che cosa sono quelli dai quali li ascolta? Costantino, al contrario, che non fu mai nemico del nome cristiano, ma ne fu sempre molto orgoglioso, memore della speranza che aveva nel Cristo; e che fu sempre giustamente per l'unità, non meritò di essere accettato né da voi e né da quelli che gli si appellarono. Tutti e due vissero nell'epoca cristiana, ma non tutti e due furono cristiani. Che se entrambi furono nemici della cristianità, perché ad uno vi siete solo appellati e un altro lo avete supplicato in questi termini? Su richiesta dei vostri padri Costantino aveva concesso un tribunale episcopale sia a Roma che ad Arles; nel primo, avete accusato presso di lui, nel secondo, vi siete appellati a lui. Ma se, com'è vero, uno di essi aveva creduto in Cristo e l'altro apostatato da Cristo, perché quello cristiano, favorevole all'unità, lo si disprezza, e quello apostata, favorevole alla divisione, lo si loda? Costantino ordinò di togliervi le basiliche, Giuliano di restituirvele. Volete sapere quale di queste decisioni conviene alla pace cristiana? La prima la prese uno che credeva in Cristo, la seconda uno che aveva abbandonato Cristo. O quanto desidereresti dire: "Fecero male a supplicare Giuliano in quei termini ", ma noi che c'entriamo? Se lo dicessi, anche in queste parole vincerebbe la Cattolica, i cui santi sparsi in tutto il mondo c'entrano molto meno in tutto ciò che dite di chiunque volete e come volete. Ma non puoi dire che è stato un male a supplicare Giuliano in quei termini. Le vostre autorità vi tappano la bocca, vi legano la lingua: È stato Ponzio a farlo, è stato Ponzio a supplicare, è stato Ponzio a definirlo un apostata giustissimo; è stato Ponzio a dichiarare che presso l'apostata c'era posto solo per la giustizia. E che fu Ponzio a supplicarlo così, lo rivelò Giuliano stesso nel suo scritto, senza giri di parole, facendone il nome. Ci sono le vostre allegazioni; non è una notizia incerta, ma l'attestano pubbliche testimonianze. O forse tu credi che, se l'apostata, contro l'unità di Cristo, ha ceduto alla vostra richiesta, sia vero ciò che è stato detto, e cioè che " presso di lui c'era posto solo per la giustizia "? E che gli imperatori cristiani, se stabiliscono, contro la vostra volontà, ciò che credono valido per l'unità di Cristo, sono detti nemici della cristianità? Siano pure insipienti gli eretici, ma poi tornino ad essere sapienti, per non essere più eretici. 92.206 - I Donatisti quando perseguitano i Cattolici credono di rendere onore a Dio Ma tu dirai: " Quando si è adempiuto questo detto del Signore: Verrà un tempo in cui chi vi ucciderà, crederà di rendere onore a Dio "? ( Gv 16,2 ) Certo, non poté dirlo dei pagani, che perseguitavano i cristiani, non per Dio, ma per i loro idoli. Ma non vi accorgete che, se fosse stato detto degli imperatori, che si rallegrano del nome cristiano, la prima cosa che certamente avrebbero ordinato, era la vostra morte? E questo non l'hanno mai ordinato. Ma i vostri, resistendo alle leggi con un atteggiamento ostile, pagano i castighi meritati; e quanto alle loro morti spontanee, mentre sanno che a noi sono odiose, non credono che per loro sono dannose. Ma se essi pensano che il Signore ha parlato per i re che onorano il nome di Cristo, cerchino di sapere ciò che la Cattolica ha patito in Oriente, sotto il regno dell'ariano Valente. Ecco, posso avere un esempio, dal quale capire che si è adempiuta questa parola del Signore: Verrà un tempo in cui chi vi ucciderà, crederà di rendere un onore a Dio; di modo che gli eretici non considerino un titolo di gloria, ciò che gli imperatori cattolici decidono contro il loro errore. Tuttavia ricordiamo che il tempo dopo l'ascensione del Signore, si è compiuto: la sacra Scrittura, che ne è testimone, è nota a tutti. I Giudei credevano di rendere un onore a Dio, quando uccidevano gli Apostoli. E tra quelli che credevano di rendere un onore a Dio, ci fu anche il nostro Saulo, quando ancora non era nostro; così che questo fatto, egli l'annovera tra le sue glorie passate, e da dimenticare. Dice infatti: Ebreo da Ebrei, quanto alla legge fariseo, quanto allo zelo, persecutore della Chiesa. ( Fil 3,5-6 ) Così egli credeva di rendere onore a Dio quando faceva ad altri ciò che poco dopo subì lui stesso. In effetti, quaranta Giudei avevano congiurato di ucciderlo, quando si rivelò al tribuno, per sfuggire alle loro insidie circondato da una scorta armata. ( At 23,12-13 ) Ma ancora non c'era chi gli diceva: " Che c'entri tu, non con i re, ma con i tribuni e le scorte imperiali? Non c'era chi gli diceva: " Come osi cercare la protezione dai militari, quando essi hanno condotto alla passione il tuo Signore? ". No, ancora non c'erano questi deliri, ma già da allora si preparavano contro quelli futuri, questi esempi. 92.207 - Gli esempi portati dai Donatisti non sono pertinenti alla nostra questione Al contrario, tu hai osato avanzare questa terribile proposta: Non parliamo dei fatti antichi: considerate, nei vostri esempi, i molti imperatori e giudici che sono morti per averci perseguitato. Appena ho letto questa proposta nella tua lettera, aspettavo con grande attenzione di sentire ciò che avresti detto e conoscere il numero di costoro; quand'ecco, quasi ignorandomi, tu hai preso a citare Nerone, Domiziano, Traiano, Geta, Valeriano, Decio, Diocleziano, Massimiano. È vero, sono molti; ma tu ti sei completamente dimenticato di quelli, contro cui parlare. Ma questi non furono tutti pagani e, in generale, perseguitarono il nome cristiano per favorire i loro idoli? Risvegliati, dunque: questi infatti non furono della nostra comunione. Essi perseguitavano tutta l'unità, sia quella, dalla quale siamo usciti noi, come voi credete, e sia quella, dalla quale siete usciti voi, come Cristo insegna. Tu invece ti eri proposto di dimostrare che i nostri imperatori e i nostri giudici, avendovi perseguitato, erano morti. O forse pretendi che noi non calcoliamo questi re, perché li hai omessi e li hai citati dicendo: Taciamo di Nerone, e sotto questa omissione hai percorso tutti gli altri? Ma che bisogno c'era, allora, di menzionare persone che non c'entrano? Ma che importa a me? Li lascio con te. Almeno ora vengano fuori i re che hai promesso in gran numero. A meno che non si trovino, perché, come hai detto, sono morti. 92.208 - Si parla di Macario e di Ursazio Tu poi prosegui e fai i nomi di quei vescovi, che voi siete soliti accusare della consegna dei Libri. E noi continuiamo a replicare: " O non lo provate, e non riguarda nessuno, o lo provate, e non riguarda noi. Essi portarono il proprio fardello, o buono o cattivo. ( Gal 6,5 ) Noi crediamo che era buono; comunque, era il proprio. Come i vostri malvagi non portarono il vostro fardello, così, voi non portate il loro: il fardello peggiore, però, quello comune a tutti voi, è lo scisma ". Lo abbiamo detto spesso. Allora, tira fuori, non i nomi dei vescovi, ma quello dei nostri imperatori e giudici che, per avervi perseguitato, morirono. Te lo eri proposto, lo avevi promesso, e ci avevi resi attentissimi. Ascolta - tu dici -: Macario è morto, Ursazio è morto, e gli altri vostri Conti morirono ugualmente per vendetta di Dio. Hai fatto solo due nomi, e di questi nessuno è stato imperatore. Chi n'è soddisfatto, ti chiedo? Non ne sei insoddisfatto tu stesso? Prometti di citare un gran numero di imperatori e giudici nostri, morti per avervi perseguitato e, passando sotto silenzio gli imperatori, fai i nomi di due giudici o Conti. La frase che aggiungi, infatti: E tutti gli altri vostri Conti morirono anch'essi per vendetta di Dio, non interessa la nostra questione. In questo modo, già da tempo avresti potuto chiudere il discorso, senza fare alcun nome. Come mai i nostri imperatori, quelli della nostra comunione, non li hai menzionati? Hai forse temuto di essere divenuto colpevole di lesa maestà? Dov'è il coraggio dei Circoncellioni? E inoltre, che ne fai dei tanti, che hai nominati sopra, e che possono dirti, molto giustamente: " Che volevi da noi? ". In effetti, essi non hanno dato nessun contributo alla tua causa; eppure li hai nominati. Inoltre, che uomo sei tu, che citi i morti, ma hai paura di nominarli? Almeno di giudici e di Conti, che dai a vedere di non temere, avresti dovuto nominarne parecchi. Ti sei invece limitato a Macario e Ursazio. Possibile che i moltissimi si riducono a due? Sai tu che cosa abbiamo imparato da fanciulli? Metti che mi chiedi: il numero due è singolare o plurale? Che altro posso rispondere, se non ch'è plurale? Ma anche ora la risposta non mi manca. Tolgo Macario: non mi hai detto, infatti, com'è morto. O forse, i vostri persecutori, se non resteranno quaggiù immortali, quando moriranno, li ritenete morti per causa vostra? Che direste, se Costantino non fosse regnato tanto a lungo e tanto felicemente, egli che, per primo, prese molti provvedimenti contro il vostro errore? Che direste, se Giuliano non fosse stato strappato tanto presto dalla vita, egli che vi dette le basiliche? Quando farete tacere le vostre ciance, se neppure ora volete tacere? Noi comunque non diciamo che Giuliano è morto presto, perché vi ha dato le basiliche. Su questo potremmo essere altrettanto eloquenti, ma non vogliamo essere altrettanto vuoti. Inoltre, come dicevo, dei due escludo Macario. In effetti, pur avendone proposto due, lui e Ursazio, hai ripetuto il nome di Ursazio, per mostrarci quale morte meritò, e hai detto: Ursazio, caduto in uno scontro coi barbari, venne sbranato dagli artigli crudeli degli avvoltoi e dalle zanne avide dei cani. Dal che risulta chiaro che, poiché solete avere maggiore odio per Macario, tanto da definirci macariani e non ursaziani, ti saresti fermato a parlare di lui molto più a lungo, se della sua morte avessi potuto dire alcunché di simile. Di questi due, quindi, che hai citato al plurale, tolto Macario, resta Ursazio, che è un nome proprio singolare. Dov'è finita la tua promessa, tanto minacciosa e terribile, di citarne moltissimi? 92.209 - Si respinge l'argomento di Petiliano Quanto tutto ciò sia ridicolo, ormai lo capiscono, penso, quelli che sanno un po' la lingua. Tu, infatti, dopo aver detto: È morto Macario, è morto Ursazio, ed ugualmente, colpiti dalla vendetta di Dio, sono morti tutti i vostri Conti, come se noi esigessimo le prove - in realtà un lettore o un uditore non potrebbe fare altro - hai aggiunto subito una grande prova per dimostrare che tutti i nostri Conti sono morti, colpiti dalla vendetta di Dio. Ursazio, hai detto, caduto in uno scontro coi barbari, fu sbranato dagli artigli crudeli degli avvoltoi e dalle zanne fameliche dei cani. In tal modo un altro, che come te non sa che dire, potrebbe anche lui sostenere che tutti i vostri vescovi sono morti in carcere, colpiti dalla vendetta di Dio e, richiesto di portare le prove, aggiungere subito: " Ottato, accusato di essere un satellite di Gildone, morì di questa stessa morte ". Vedete le sciocchezze che siamo costretti a sentire, discutere e ribattere; il nostro grande timore è che i deboli che hanno un'intelligenza più lenta, corrano rapidamente verso i vostri lacci. Quanto ad Ursazio, se è vissuto bene, e se è veramente morto in quel modo, lo conforterà questa promessa di Dio: Del vostro sangue chiederò conto a tutti i viventi. ( Gen 9,5 ) 92.210 - Una spiegazione sul salmo secondo Quanto all'accusa di suscitare contro di voi l'ira dei re di questo mondo, perché non li istruiamo nella divina Scrittura, ma proponiamo loro la nostra malizia, io non penso affatto che i re siano tanto sordi alle parole dei Libri divini, ma che piuttosto temiate che le conoscano bene. Vi piaccia o no, essi frequentano la Chiesa e, se noi taciamo, tendono l'orecchio ai lettori; e per non parlare degli altri, ascoltano spesso con molta attenzione questo stesso salmo che tu hai citato. Tu infatti hai detto che noi non li istruiamo e non permettiamo a quanti vogliono, di conoscere questa Scrittura: Ed ora, o re, intendete; istruitevi, voi giudici della terra. Servite il Signore con timore ed esultate davanti a lui con tremore. Imparate i suoi insegnamenti, affinché il Signore non si adiri, ( Sal 2,10-12 ) ecc. Credete: queste parole si cantano ed essi le ascoltano. Ma di certo ascoltano anche la prima parte dello stesso salmo, quella che tu, se non sbaglio, non hai voluto tralasciare, proprio perché non si capisse che la temevi. Essi quindi, ascoltano anche questi versetti: Il Signore mi ha detto: Mio figlio sei tu, io oggi ti ho generato. Chiedimi e ti darò in eredità tutte le nazioni e in tuo possesso i confini della terra. ( Sal 2,7-8 ) Ed ascoltandoli si meravigliano che vi siano di coloro che contestano questa eredità di Cristo, e tentano di ridurla a un'esigua regione della terra e, meravigliati, forse si chiedono, per via di ciò che ascoltano dopo: Servite il Signore con timore: quale servizio possono prestare in quanto re. Tutti, infatti, devono servire Dio, in modi diversi: alcuni secondo la loro umana condizione, altri con i loro doni diversi; tanto che, nelle realtà umane, uno fa una cosa e uno ne fa un'altra. Non è infatti che l'eliminazione degli idoli della terra, predetta da tanto tempo, ( Is 2,18; Zc 13,2 ) potrebbe ordinarla un qualsiasi privato. I re della terra, quindi, salvo la comunione con il genere umano, proprio perché sono re, possono servire il Signore in una forma che non possono fare quanti non sono re. 92.211 - Si tratta dei tre fanciulli gettati nella fornace di fuoco Assorti in questi pensieri, i re ascoltano anche il racconto dei tre fanciulli, che tu stesso hai menzionato: avviene nelle grandi solennità. Questo racconto della sacra Scrittura, infatti, si canta nella Chiesa, quando la festività stessa rende più ferventi coloro che, nel resto dell'anno, sono più indolenti. Ora, che cosa passa nell'animo degli imperatori cristiani, quando sentono che tre fanciulli furono gettati in una fornace di fuoco ardente, per essersi rifiutati di obbedire al re, che voleva indurli a compiere l'iniquità di adorare una statua? ( Dn 3,1-24 ) Non pensano forse che la pia libertà dei santi non può essere vinta né dal potere dei re e né dalla crudeltà della pena, e gioire di non far parte del numero di tali re, che punivano come sacrileghi, i dispregiatori degli idoli? Viceversa, quando in seguito ascoltano che il re stesso, intimorito, non solo dal grande miracolo di fanciulli, ma anche dalle fiamme, che servirono Dio, anche lui si mise a servire Dio, ad esultare con tremore ( Sal 2,10-11 ) e a imparare i suoi insegnamenti, non capiscono, forse, che questi fatti sono stati scritti e si leggono in una celebrazione solenne, proprio per essere proposti ad esempio, sia ai servi di Dio, perché non cedano ai re, fino a commettere un sacrilegio, e sia agli stessi re, perché credano a Dio e lo adorino? E poiché essi, dopo l'ammonizione del salmo, che tu stesso hai inserito nei tuoi scritti, desiderano comprendere, istruirsi, servire il Signore nel timore ed esultare con tremore ed imparare i suoi insegnamenti, pensate con che attenzione ascoltano le parole che il re disse in seguito. Disse infatti che avrebbe emanato un decreto per i propri sudditi, affinché tutti quelli che avessero bestemmiato il Dio di Sidrac, Misac e Abdenago, fossero uccisi, e le loro case distrutte. ( Dn 3,96 ) Ora, se essi sentono che il re emanò questo decreto, perché non fosse più bestemmiato il Dio, che moderò le fiamme e liberò i tre fanciulli, certamente pensano ai provvedimenti da prendere nel loro regno, affinché nei loro fedeli non si disprezzi quello stesso Dio che perdona i peccati e libera tutto il mondo. 92.212 - Se i re perseguitano i Donatisti non sono persecutori Vedi: quando i re cristiani adottano misure contro di voi e a favore dell'unità cattolica, forse sulle vostre labbra li accusate di essere ignoranti delle sacre Scritture, ma nel vostro cuore vi addolorate che siano molto dotti. Chi può tollerare la vostra sacrilega ed odiosa ipocrisia di prendere l'unico caso di Daniele per accusare i re, perché un re lo fece gettare nella fossa dei leoni, e di non lodare i re, perché un re lo elevò a grandi onori, soprattutto perché, quando lui venne gettato nella fossa, il re stesso credeva più che si salvasse, che morisse e per la preoccupazione non mangiava? Ora voi osate dire ai Cristiani: Che c'entrate voi con i re del mondo?, perché un re perseguitò Daniele e non osate guardare lo stesso Daniele farsi interprete fedele dei sogni dei re, chiamare signore il re, e riceverne doni e onori? Così anche nel caso dei tre fanciulli, che si rifiutarono di adorare una statua e vennero gettati nelle fiamme: ( Dn 3,1-24 ) vi servite dei re per attizzare le fiamme dell'odio, e che un re li abbia lodati e onorati, lo tacete e nascondete? Ecco: il re è stato un persecutore quando ha fatto gettare Daniele ai leoni. E che? Quando, riavutolo salvo, si rallegrò e si compiacque, e gettò i suoi nemici alle stesse belve per essere sbranati e mangiati, fu un persecutore o no? Voglio una risposta. Se infatti lo fu, perché Daniele stesso non gli si oppose, visto che, soprattutto per la grande familiarità, lo poteva fare molto facilmente? E ci dite di dissuadere i re dal perseguitare la gente! Se invece non fu un persecutore, perché vendicò con piena giustizia un crimine commesso verso un santo uomo, come debbono punire, i re, il disprezzo dei sacramenti di Cristo, se le membra del profeta, solo per essere state esposte a questo rischio, attirarono questa punizione? Parimenti, io riconosco, ed è chiaro, che il re è stato un persecutore, quando ha fatto gettare alle fiamme i tre fanciulli, che si rifiutarono di adorare una statua; ma chiedo se fu un persecutore quando emanò il decreto di uccidere e devastare le case di quanti bestemmiavano l'unico vero Dio. Se infatti fu persecutore, perché alle parole di un persecutore, voi rispondete: " Amen "? ( Dn 2-6 ) Se invece non lo fu, perché considerate persecutori, coloro che vi dissuadono dalla follia della bestemmia? Se infatti vi costringono a pregare un idolo, essi assomigliano all'empio re, voi ai tre fanciulli. Se poi vi proibiscono di opporvi a Cristo, voi siete empi, se vi opponete; ma che cosa siano essi, se ve lo proibiscono con il terrore, io non lo dico: trova tu, un termine diverso, se non vuoi chiamarli pii imperatori. 92.213 - Ravvediti dunque Se a ricordare questi fatti di Daniele e dei tre fanciulli fossi stato io, forse tu avresti protestato e gridato che ai nostri giorni non si devono prendere esempi di altri tempi. Ringrazio Dio che sei stato tu stesso a citarli, e certamente per i tuoi fini; ma ti accorgi che essi sono piuttosto andati nella direzione che non volevi. Oppure il vostro non è un inganno, ma un errore umano? Dio voglia che sia così! Correggilo, allora. Non temere: non ne sarai sminuito. Tutt'altro: è segno di intelligenza superiore, spegnere con l'ammissione le fiamme dell'animosità, che evitare con la ragione le nebbie della falsità. 93.214 - Petiliano: Dov'è la legge di Dio, dov'è la vostra cristianità, se compite e ordinate stragi e morti? Stragi e morti non le facciamo e non le ordiniamo. 93.215 - Agostino: A questo proposito, vedi che cosa dicono i coeredi di Cristo ( Rm 8,17 ) in tutto il mondo: stragi e morti non le facciamo e non le ordiniamo; e voi siete molto più crudeli di quelli che le compiono. Voi le commettete negli spiriti delle persone, contro la vita eterna. 94.216 - Petiliano: Se ci volete per amici, perché ci attirate contro il nostro volere? Se invece ci immaginate nemici, perché uccidete i nemici? 94.217 - I Cattolici agiscono con carità verso i Donatisti Agostino: Né vi attiriamo contro il vostro volere, e né vi uccidiamo come nemici, ma tutto ciò che vi facciamo, benché lo facciamo contro il vostro volere, lo facciamo per amore perché, se volete, possiate correggervi e, corretti, possiate vivere. Certo, nessuno evita volentieri i difetti; eppure, perché un fanciullo impari a studiare di buona voglia, lo si schiaffeggia contro sua voglia; e per lo più lo fa qualche suo amico carissimo. Questo vi direbbero i re, se vi colpissero! La loro autorità, infatti, Dio l'ha ordinata a questo fine; ma anche quando essi non colpiscono, voi gridate lo stesso! 95.218 - Petiliano: Ma che logica e che incoerenza nella vostra leggerezza. Mentre con un termine sbagliato ci chiamate eretici, desiderate poi vivamente la nostra comunione! 95.219 - Noi non desideriamo la comunione degli eretici Agostino: Se desiderassimo vivamente la comunione degli eretici, non cercheremmo di correggervi dall'eresia; ma se discutiamo con voi per farvi smettere di essere eretici, come fate a dire che desideriamo vivamente la comunione con gli eretici? Il dissenso e la divisione vi rendono eretici, la pace e l'unità, cattolici. Quando dunque venite da noi, cessate di essere ciò che odiamo, e cominciate ad essere ciò che amiamo. 96.220 - Petiliano: Scegliete finalmente una risposta ad una delle due domande: Se voi siete innocenti, perché ci inseguite con la spada? E se dite che noi siamo colpevoli, perché ci cercate, voi, gli innocenti? 96.221 - Agostino confuta il sottile dilemma di Petiliano Agostino: O sottile dilemma! O meglio eccessiva verbosità. Non è forse vero che, di solito, si propone di scegliere una delle due domande e di dare una risposta, quando non si possono scegliere tutte e due? In effetti, se tu mi proponessi di scegliere di rispondere ad una delle due domande: Noi, siamo innocenti o colpevoli? O anche di scegliere tra le altre due: Voi siete colpevoli o non lo siete?, non potrei che sceglierne una sola. Ma ora tu mi proponi di scegliere tra queste due: se noi siamo innocenti, o se voi siete colpevoli; e delle due, vuoi che io scelga una sola, e dia una risposta. Io, invece, non voglio affermarne una sola: le affermo tutt'e due: che noi siamo innocenti e voi colpevoli. Siamo innocenti, diciamo, dalle vostre false e calunniose accuse. Tutti noi, nella Cattolica, possiamo dire, con retta coscienza, di non aver consegnato i Libri sacri; di non aver approvate le preghiere agli idoli; di non aver ucciso nessuno, e non aver commesso quei mali, che siete soliti rinfacciarci. E dire che gli autori di questi crimini, che comunque non avete provati, hanno chiuso il regno dei cieli non a noi, ma a se stessi, in quanto ciascuno di noi porta il proprio fardello. ( Gal 6,5 ) Ecco la prima risposta. E diciamo che tutti voi, e non alcuni di voi, siete tutti colpevoli e scellerati, non dei crimini che si commettono presso di voi, e che voi condannate, ma del crimine dello scisma, che è un gravissimo sacrilegio, dal quale nessuno di voi può dirsi immune, fin quando non entra in comunione con tutte le nazioni; salvo che non voglia dire che sulla Chiesa, che si diffonde in tutte le nazioni a partire da Gerusalemme, Cristo ha mentito. ( Lc 24,47 ) Ecco la seconda risposta. Ecco, te ne ho date due, mentre tu volevi che ne dessi una sola. Certamente avresti dovuto aspettarti che potevamo darle tutte e due e almeno pregarci, se volevi, di darne una sola, vedendo che potevamo darle tutt'e due. 96.222 - Continua la confutazione di Petiliano Se voi siete innocenti, dici, perché ci inseguite con le armi? Via, date uno sguardo alle vostre bande, che sono armate non solo di fruste, come usavano i vostri padri, ma di scuri, lance e spade; e riconoscete chi è, piuttosto, che dovrebbe dire: Perché ci inseguite con le armi? Ora, tu dici, se dite che siamo colpevoli, perché ci cercate, voi, gli innocenti? Ti rispondo brevemente. Sapete perché voi, colpevoli, siete cercati dagli innocenti? Perché finiate di essere colpevoli e incominciate ad essere innocenti. Ecco, ho scelto entrambe le nostre domande, ed ho risposto ad entrambe le vostre. Ora scegli tu, una delle due: siete innocenti o colpevoli? Non puoi rispondere: siamo l'una e l'altra cosa; fallo pure, se ti va bene. Certo, non potete essere innocenti nella stessa questione, in cui siete colpevoli. Se siete innocenti, non meravigliatevi che i fratelli cerchino di portarvi alla pace; se poi siete colpevoli, non meravigliatevi che i re vi cerchino per punirvi. Ma poiché di queste due ipotesi, una la rivendicate voi, l'altra la sentite da noi - voi rivendicate l'innocenza, da noi sentite che la vostra vita è empia -, ascoltate ciò che dico: Se voi siete innocenti, perché contestate la testimonianza di Cristo? Se invece siete colpevoli, perché non vi rifugiate nella sua misericordia? La sua testimonianza riguarda l'unità del mondo, la sua misericordia la carità fraterna. 97.223 - Petiliano: Infine, lo abbiamo detto spesso, che è presunzione quella vostra di confidare nei re, se Davide dice: " È meglio sperare nel Signore, che nell'uomo; è meglio sperare nel Signore che nei principi! ". ( Sal 118,8-9 ) 97.224 - I Donatisti supplicando Giuliano riposero la loro speranza in un uomo Agostino: Noi non speriamo negli uomini ma, per quanto possiamo, li invitiamo a sperare nel Signore; e né speriamo nei principi ma, per quanto possiamo, li invitiamo a sperare nel Signore. E se ai principi chiediamo un sostegno all'unità della Chiesa, non significa che speriamo in essi. Neppure l'Apostolo, infatti, sperò nel tribuno, come in un principe, che gli concesse una scorta armata; e neppure nella stessa scorta come se sperasse in quegli uomini, che l'accompagnavano numerosi per sottrarlo alle insidie dei peccatori. ( At 23,12-33 ) E il fatto che voi stessi abbiate chiesto all'imperatore di restituirvi le basiliche, noi non vi rimproveriamo, come se aveste sperato in Giuliano come principe, ma vi rimproveriamo di aver disperato della testimonianza di Cristo, dalla cui unità avete separato le stesse basiliche. Le avete ricevute per ordine di un nemico di Cristo, e in ciò disprezzaste gli ordini di Cristo. Infatti, avete ritenuto valida e vera questa decisione di Giuliano: Alla richiesta di Rogaziano, Ponzio, Cassiano, e di altri vescovi e anche chierici, si aggiunga, infine, anche questo: si aboliscano le misure prese contro di loro, ingiustamente, senza rescritto, e si ripristini pienamente l'antica situazione; e avete ritenuto falsa e invalida questa decisione di Cristo: Sarete miei testimoni in Gerusalemme, in tutta la Samaria, nella Giudea e fino all'estremità della terra. ( At 1,8 ) Vi scongiuriamo, correggetevi; ritornate all'unità del mondo, assai manifesta, per ripristinare pienamente l'antica situazione, non nel senso delle parole dell'apostata Giuliano, ma delle parole di Cristo salvatore. Abbiate pietà della vostra anima. Noi non mettiamo più a confronto Costantino e Giuliano, per dimostrare quanto siano diversi. Non diciamo: Se è vero che voi non avete sperato in un uomo e in un principe, quando avete detto a un uomo, a un imperatore pagano e apostata, che presso di lui c'era posto solo per la giustizia - con suppliche e rescritti, come sta scritto e attestano gli Atti allegati, che hanno impegnato tutto il partito di Donato -, molto meno dovete accusare noi di sperare in un uomo o in un principe, sia quando, senza cadere nell'adorazione sacrilega, chiediamo qualcosa a Costantino e ad altri imperatori cristiani e sia quando essi stessi, senza che noi glielo chiediamo, in quanto credono di dover rendere conto al Signore, che li fa tremare con le parole, che tu stesso hai citate: E ora, o re, comprendete ( Sal 2,10 ) e con molte altre, prendono l'iniziativa di emanare decreti a favore dell'unità della Chiesa cattolica. Ma lasciamo Costantino. Vi opponiamo Cristo e Giuliano - e dico poco -, un Dio e un uomo; il Figlio di Dio e un figlio della Geenna; il Salvatore delle nostre anime e l'assassino della propria anima. Come mai, per rivendicare il possesso delle basiliche seguite l'Editto di Giuliano, e per abbracciare la pace della Chiesa non seguite il Vangelo di Cristo? Anche noi gridiamo: Quanto è stato fatto in modo sbagliato, si riporti all'antica condizione. È più antico il Vangelo di Cristo, che il rescritto di Giuliano; è più antica l'unità della Chiesa di Cristo, che l'unità del partito di Donato; sono più antiche le suppliche della Chiesa al Signore per l'unità di Cristo, che quelle di Rogaziano, Ponzio, Cassiano a Giuliano, per il partito di Donato. O forse agiscono erroneamente i re quando proibiscono la divisione, e agiscono rettamente i vescovi quando dividono l'unità? Si agisce erroneamente quando, per difendere la Chiesa, i re si sottomettono alla testimonianza di Cristo, e si agisce rettamente quando, per negare la Chiesa, i vescovi contestano la testimonianza di Cristo? Vi scongiuriamo: non contro il Vangelo, ma secondo il Vangelo, ascoltate anche quelle parole di Giuliano, al quale avete rivolto una supplica in quei termini; e le cose fatte in modo sbagliato, riportatele tutte all'antica condizione. 98.225 - Nuova accusa di Petiliano contro i Cattolici Petiliano: È a voi, è a voi, miseri, che mi rivolgo. A voi che, terrorizzati dalle persecuzioni, poiché cercate le vostre ricchezze e non le anime, non amate tanto la fede erronea dei traditori, quanto la malvagità di coloro, di cui vi siete assicurata la protezione. Voi avete agito come i naufraghi che, in mezzo alle onde, si immergono nei flutti che stanno per travolgerli e con grande pericolo di vita si dirigono verso ciò che temono; e come i furiosi tiranni che, per non temere nessuno, affrontano il pericolo per farsi temere. Così, così, voi cercate rifugio nella fortezza della malvagità, per osservare, senza alcun pericolo, i mali e le pene degli innocenti. Ma se schivare il pericolo è ripararsi sotto un muro che crolla, è anche riprovevole fiducia dare fiducia a un ladrone. Infine, è uno stolto guadagno perdere le vostre anime per non perdere le ricchezze. Dice infatti Cristo Signore: " Se guadagni tutto il mondo e perdi la tua anima, che darai in cambio della tua anima? ". ( Mt 16,26 ) 98.226 - Agostino esorta i Donatisti a salvare le loro anime e non a salvare i loro beni Agostino: Questa esortazione sarebbe utile, lo ammetto, se la si usasse in una causa giusta. Hai fatto benissimo a dissuadere la gente dal preferire le ricchezze alla loro anima. Ma voi che avete ascoltato queste parole, ascoltate un po' anche noi. Queste cose le diciamo anche noi, ma ascolta in che senso. Se i re minacciano di togliervi le ricchezze, perché non siete giudei secondo la carne, o perché non venerate idoli e demoni, o perché non passate a nessuna eresia, ma restate nell'unità cattolica, scegliete piuttosto di perdere le vostre ricchezze, che non morire voi stessi; ma non preferite altro, neppure la vita temporale, alla salvezza eterna che è in Cristo. Se invece i re minacciano danni e condanne, perché siete eretici, allora essi vi spaventano non per crudeltà, ma per misericordia; e voi non li temete, non perché siete forti, ma perché siete ostinati. Sentite che dice Pietro: Che gloria c'è ad essere puniti, perché siete peccatori? ( 1 Pt 2,20 ) Così non avete le consolazioni terrene, nel mondo presente, e la vita eterna, nel mondo futuro; ma qui i tormenti degli infelici, là i supplizi degli eretici. Vedi dunque, fratello, con cui ora sono impegnato, che tu prima devi dimostrare di possedere la verità, e solo allora puoi esortare gli uomini ad essere disposti, per conservarla, a privarsi dei loro beni temporali. Ma se tu non lo dimostri perché non puoi; e non puoi non per mancanza di intelligenza, ma perché la tua causa è sbagliata; perché con le tue esortazioni ti affretti a rendere gli uomini mendicanti ed ignoranti, bisognosi e sbandati, cenciosi, litigiosi, affamati ed eretici, che perdono i beni temporali in questo mondo, e trovano le pene eterne nel giudizio di Cristo? Un figlio accorto che si allontana dal nido dei serpenti, per timore della frusta del padre, il padre non lo bastona e non lo uccide. Quello, invece, che disprezza i dolori della correzione per la sua cattiva volontà, lo bastona e lo uccide. Ma tu, eloquente oratore, non capisci che chi, per la pace di Cristo, si priva di tutti i beni terreni, ha Dio, e chi, per la pace di Donato, perde appena pochi spiccioli, non ha la testa. 99.227 - Noi siamo poveri di spirito e non ricchi Petiliano: Noi, poveri di spirito, ( Mt 5,3 ) non temiamo per le ricchezze, ma temiamo le ricchezze. Noi, che non abbiamo nulla e possediamo tutto, ( 2 Cor 6,10 ) riteniamo che la nostra ricchezza è l'anima; e con le nostre sofferenze e il nostro sangue ci procuriamo le ricchezze eterne del cielo. Il Signore infatti dice: " Chi perde i propri beni, riceverà il centuplo ". 99.228 - La povertà senza la carità è niente Agostino: Anche in questo caso vale la pena citare il testo autentico. Quando infatti un errore che fai o hai fatto nel capire la Scrittura, non crea alcun ostacolo al mio progetto, non mi preoccupo. Ora, non sta scritto: Chi perderà i suoi beni, ma: Chi perderà la sua anima a causa mia. ( Mt 16,25 ) E per quanto riguarda i beni, non sta scritto: Chi perderà, ma: Chi lascerà; ( Mt 19,29 ) e non riguarda solo i beni pecuniari, ma anche molti altri. Intanto, tu non hai perso i beni; se poi li hai lasciati, visto che ti glori della tua povertà, io non lo so. E se per caso lo sa il mio collega Fortunato, dato che vivete nella stessa città, egli non mi ha mai informato perché non glielo ho mai chiesto. Comunque, anche se li hai lasciati, sei stato tu stesso, nella tua lettera, a citare contro di te questo testo dell'Apostolo: Se io distribuisco tutti miei beni ai poveri, se do il mio corpo alle fiamme, ma non ho la carità, non mi giova a niente. ( 1 Cor 13,3 ) Se infatti aveste la carità, non rinfaccereste al mondo, che non conosce e che non conoscete, i crimini degli Africani, neppure quelli provati. Se aveste la carità, non la camuffureste con le vostre calunnie, ma la riconoscereste chiaramente nelle parole del Signore: Fino a tutta la terra. ( At 1,8 ) Se poi non li hai lasciati, perché ti glori come se li avessi lasciati? Possibile che abbiate tanta paura delle ricchezze, voi che non avete niente, e possedete tutto? Dillo al tuo amico Crispino, che di recente ha comprato un terreno nei pressi della nostra Ippona, per immergervi le persone nel profondo! Il perché lo so fin troppo. Forse tu non lo sai; per questo gridi con sicumera: Noi temiamo le ricchezze. Mi sorprende che questo tuo grido, per giungere a noi, abbia scavalcato proprio lui. Infatti, tra Costantina, dove vivi tu, e Ippona, dove vivo io, Calama, che è la sua città, è certamente più vicina a noi; comunque è tra le due città. Perciò mi sorprende che non sia stato lui a raccogliere, per primo, il tuo grido, e a respingerlo per non farlo giungere a noi, e a proclamare contro di te, con molta più eloquenza, le lodi delle ricchezze. In realtà le ricchezze, non solo egli non le teme, ma le ama. Per il resto, prima di pubblicare queste notizie, leggiglile; se non le corregge, risponderemo. Quanto a te, se davvero sei povero, hai costì mio fratello Fortunato: è più facile che la tua povertà possa piacere al mio collega, che al tuo. 100.229 - Sui fratelli nemici Petiliano: Noi viviamo nel timore di Dio, e tutte le pene e le stragi che ci procurate con le vostre spade, non le temiamo. Ma questo solo evitiamo: di farci massacrare le anime dalla vostra odiosa comunione. Il Signore dice infatti: " Non temete quelli che uccidono il corpo, perché non possono uccidere l'anima; ma temete piuttosto colui che ha il potere di mandare nel fuoco della Geenna e il corpo e l'anima ". ( Mt 10,28 ) 100.230 - Voi fate strage delle anime Agostino: Ciò che dici lo fate voi, non con la spada visibile, ma con quella di cui è stato detto: Figli degli uomini, i loro denti sono armi e saette, e la loro lingua è una spada affilata. ( Sal 57,5 ) È appunto con questa spada, che accusa e calunnia il mondo sconosciuto, che voi trucidate le anime di fedeli ignoranti. Ma se accusi come abominevole la comunione tra di noi, allora ti giudico dalla tua bocca, non dalla mia: che tu scenda o salga, esca o entri, giri o rigiri, sei tale e quale a Ottato. Se poi rientri nel tuo cuore, e scopri di non esserlo, non perché egli non abbia partecipato ai sacramenti con te, ma perché tu lo hai deplorato, assolverai il mondo dai crimini altrui, e scoprirai di essere tutti implicati nel crimine dello scisma. 101.231 - Voi fate pesare sulle vostre anime i delitti dei colpevoli Petiliano: Voi, dunque, che con il vostro falsissimo battesimo volete lavarvi più che rinascere, non solo non deponete i vostri peccati, ma caricate le vostre anime di quelli altrui. Appena infatti l'acqua dei peccatori si svuota dello Spirito Santo, subito si riempie completamente dei peccati dei traditori. Perciò, chiunque tu sia, o misero, che ti fai battezzare con quest'acqua, se volevi liberarti dalla menzogna, ti bagni di falsità; se volevi eliminare i crimini della carne, visto che ti accosti alla coscienza dei peccatori, ti bagni anche della colpa; se volevi spegnere il fuoco dell'avarizia, ti bagni di frode, ti bagni di crimine, ti bagni di follia. Infine, se tu credi che il battezzato riceve la stessa fede del ministro, un omicida che battezza, bagna il fratello del suo sangue. E così, tu che eri venuto al battesimo innocente, te ne ritorni parricida. 101.232 - Chi acclama le parole di Petiliano non ha le orecchie in testa, ma la testa nelle orecchie Agostino: Mi piacerebbe parlare con coloro che, lette o ascoltate queste parole, hanno applaudito: costoro infatti non hanno le orecchie in testa, ma la testa nelle orecchie. Comunque le leggano, le rileggano e le meditino; e ne percepiscano, non solo il suono, ma il senso. Innanzitutto esaminiamo l'ultima frase: E così, dici, tu che eri venuto al battesimo innocente, te ne ritorni parricida, Rispondimi prima: Chi è venuto al battesimo innocente, tranne colui che non venne a farsi battezzare per purificare una sua iniquità, ma per offrire a noi una testimonianza di umiltà? Quale colpa, infatti, si può rimettere a un innocente? Oppure tu sei così eloquente, da mostrarci un'innocenza colpevole? Non ascolti la Scrittura che dice: Nessuno davanti a te è puro dal peccato, neppure un bambino che ha solo un giorno di vita sulla terra? ( Gb 14,4-5 ) Perché, infatti, si corre alla remissione dei peccati anche con i bambini? Perché non ascolti l'altro testo: E nel peccato sono stato concepito? ( Sal 51,7 ) Inoltre, se ritorna parricida chi era venuto senza il peccato di parricidio, poiché lo battezza un parricida, tutti quelli che ritornarono dopo essere stati battezzati da Ottato, sono diventati tanti Ottato. Andate ora, e accusateci di eccitare contro di voi la collera dei re! Avete forse paura di trovare tanti satelliti di Gildone, quante sono state le persone che Ottato ha potuto battezzare? E infine, non vedi che la tua affermazione è scoppiata come una vescica, e non solo ha fatto un suono vuoto, ma lo ha fatto nella vostra testa? 101.233 - L'affermazione di Petiliano è contro la Scrittura Ormai le altre precedenti tesi, che ci siamo proposti di confutare, si possono sintetizzare così: il battezzato ritorna dal battesimo tale e quale al suo battezzatore. Ma Dio non voglia che se tu, dicendo queste cose, dimostri di essere delirante, i tuoi battezzati ritornino altrettanto deliranti! Quanto suona bene la tua frase: Ti bagni di frode, ti bagni di crimine e ti bagni di follia! In realtà se tu non fossi non dico bagnato di follia ma ripieno, non ci insulteresti in questo modo! Tacciamo degli altri: possibile che i non avari che vengono a farsi battezzare dai tuoi colleghi o dai tuoi preti avari, ritornano avari? E che tutti i sobri che corrono alla pozza del vino, per farsi battezzare, ritornano ubriachi? E con queste idee e convinzioni osate perfino citare contro di noi il testo: È meglio sperare nel Signore che sperare nell'uomo; è meglio sperare nel Signore che sperare nel principi. ( Sal 118,8-9 ) Ma che altro voi insegnate, vi prego, se non a sperare, non nel Signore, ma nell'uomo, quando dite che il battezzato diventa tale e quale al battezzatore? E, poiché rivendicate la primogenitura sul battesimo, non insegnate che gli uomini vi credano e che quanti vorrebbero sperare nel Signore, sperino nei principi? No, essi non ascoltino voi, ma piuttosto i testi che hai citato e che sono contro di voi, e un qualcosa ancora più terribile: cioè che non solo: È meglio sperare nel Signore che sperare nell'uomo, ( Sal 118,8 ) ma anche: È maledetto chi ripone la sua speranza nell'uomo. ( Ger 17,5 ) 102.234 - Petiliano: Imitate almeno i Profeti che temettero di vedere le loro sante anime ingannate da un falso battesimo. Fu Geremia il primo a dire che l'acqua degli empi è ingannevole. " È un'acqua ingannevole " - disse - " non ispira fiducia ". ( Ger 15,18 ) 102.235 - Il vero significato del testo di Geremia 15,18 Agostino: Un uomo ignorante delle Scritture, che ascolta queste parole e non pensa che tu sia tanto forviato da non sapere ciò che dici, né tanto ingannatore da indurre a tacere colui che inganni, pensa che il profeta Geremia, desiderando il battesimo, abbia voluto cautelarsi contro il battesimo di ministri empi, e che quindi si sia espresso in tal modo. Perché prima di citare il suo testo, hai detto: Imitate almeno i Profeti che temettero di vedere le loro sante anime ingannate da un falso battesimo: come se al tempo di Geremia ci si purificasse con il sacramento del battesimo? Non lo hai forse fatto in quanto i Farisei, usando quelle abluzioni che il Signore disapprovò, lavavano quasi continuamente se stessi, i letti, i calici e le stoviglie, come si legge nel Vangelo? ( Mc 7,4 ) E Geremia quindi, come avrebbe potuto parlare come se desiderasse il battesimo, ma non volesse farsi battezzare dagli empi? Egli si espresse in quel modo per lamentarsi del popolo infedele, i cui pessimi costumi lo facevano soffrire, ma non si coinvolgeva nelle loro azioni. Egli però non si separò con il corpo dal popolo, e non cercò sacramenti diversi da quelli che il popolo giudaico riceveva secondo la legge, e adatti a quel tempo. Egli chiamò piaga quel popolo, che conduceva una vita cattiva; piaga che feriva gravemente il cuore del giusto; ma si riferiva a se stesso e raffigurava in se stesso i fatti che vedeva nel futuro. Ecco le sue parole: Ricordati di me Signore, visitami, e scampami dai miei inseguitori e rendimi innocente dai miei persecutori, non attendere; sappi come io sopporto a causa tua queste offese da coloro che disprezzano le tue parole. Distruggili, e la tua parola sarà la mia gioia e la letizia del mio cuore, Signore onnipotente. Non mi sono seduto nell'assemblea di quelli che si divertivano, ma ho temuto la tua mano; mi sono seduto a parte, poiché ero pieno di amarezza. Perché mi affliggono quanti prevalgono su di me? La mia ferita è profonda, chi mi guarirà? Essa è diventata come un'acqua ingannevole che non ispira fiducia. ( Ger 15,15-18 ) Tutto il testo rivela il pensiero del profeta; ma lo colgono solo quelli che non cercano di piegare la lettura del testo alla loro causa perversa. Geremia disse che la sua ferita era diventata per lui come un'acqua ingannevole, che non ispira fiducia; ma per sua piaga egli volle intendere quelli che lo rattristavano con la loro vita cattiva. Anche l'Apostolo ha detto in proposito: Al di fuori lotte, al di dentro timori; ( 2 Cor 7,5 ) e ancora: Chi è debole, ed io non lo sono? E chi si scandalizza ed io non brucio? ( 2 Cor 11,29 ) Geremia non sperava nella loro conversione, perciò disse: Come guarirò?, come se egli dovesse essere sempre nel dolore, finché esistessero dei peccatori, tra i quali lui fosse costretto a vivere. Quanto al popolo, viene spesso significato con il vocabolo acqua: lo si vede nell'Apocalisse dove veniamo a sapere, non per una nostra congettura, ma per una chiara interpretazione del testo, che le molte acque simboleggiano molti popoli. ( Ap 17,15 ) Quindi non bestemmiare il sacramento del battesimo per via di un'interpretazione distorta o meglio di un errore; anche se lo trovi in un uomo molto cattivo: neppure nel bugiardo Simone, infatti, l'acqua del battesimo, che aveva ricevuto, era mendace; ( At 8,13 ) e né tanti vostri bugiardi danno un'acqua mendace, quando battezzano nel nome della Trinità. Essi infatti non cominciano ad essere bugiardi quando, scoperti e convinti, confessano i loro crimini, ma già lo erano quando, benché adulteri e criminali, facevano finta di essere casti e innocenti. 103.236 - Petiliano: Davide disse ancora: " L'olio del peccatore non profumerà il mio capo ". ( Sal 141,5 ) Chi definisce, egli, un peccatore? Me che tollero i tuoi crimini, o te che perseguiti l'innocente? 103.237 - Il traditore non è lo stesso che il persecutore Agostino: Rispondo a nome del corpo di Cristo, che è la Chiesa del Dio vivente, colonna e fondamento della verità, ( 1 Tm 3,15 ) diffusa in tutto il mondo in forza del Vangelo, che viene predicato, come dice l'Apostolo: In ogni creatura che è sotto il cielo. ( Col 1,23 ) Rispondo a nome del mondo, del quale Davide, le cui parole tu non comprendi, dice: L'ha stabilito sulla terra, e non sarà mosso; ( Sal 93,1 ) tu invece sostieni che i peccati di altri non solo lo hanno mosso, ma lo hanno fatto scomparire totalmente. A nome suo, dunque, rispondo: No, io non perseguito l'innocente. Ora Davide ha detto: Olio del peccatore, e non: del traditore; non del turificatore; non del persecutore, ma: del peccatore. Che cosa dovrai fare, quindi, secondo la tua interpretazione? Prima di tutto vedere se tu stesso sei un peccatore. Non dirmi: Non sono un traditore, non sono un turificatore, non sono un persecutore. Neppure io, a Dio piacendo, sono niente di queste tre cose; e non lo è neppure il mondo, che non si smuoverà. Ma se hai coraggio, di': Non sono un peccatore. Infatti, Davide parla di olio del peccatore. Ora, se tu hai un peccato qualunque, anche lieve, come puoi dimostrare di non aver niente a che vedere con le parole: Olio del peccatore? Allora io chiedo: tu preghi con la preghiera del Signore? E se non preghi con la preghiera che il Signore ha insegnato ai suoi discepoli, dove hai imparato un'altra che superi, per i tuoi meriti più grandi, i meriti degli Apostoli? Se invece tu preghi come il Maestro si è degnato di insegnare, perché dici: Rimetti a noi i nostri debiti, come noi il rimettiamo ai nostri debitori? ( Mt 6,12 ) Ora, noi non chiediamo il perdono dei peccati rimessici nel battesimo. Dunque le parole di questa preghiera, o non ti permettono di essere intercessore o ti rivelano peccatore. Ed ora vadano e ti bacino il capo quelli che hai battezzati, e i cui capi morirono con il tuo olio. Ma tu vedi che cosa sei e che cosa pensi di te. È possibile che Ottato, che i Pagani, i Giudei, i Cristiani, i vostri, i nostri, in tutta l'Africa chiamano ladro, traditore, oppressore, separatore e, non amico e né cliente, ma satellite di colui, al quale uno di voi disse che aveva il Conte per dio, non sia stato, neppure lontanamente, un peccatore? Che faranno, dunque, quelli ai quali ha unto il capo un reo di un'accusa capitale? Non vi baciano forse il capo anche quelli, i cui capi giudicate molto negativamente con la vostra interpretazione? Almeno denunciateli ed esortateli a curarsi! O forse bisogna curare il vostro capo, visto che delirate tanto? Dirai: Dunque, che cosa ha detto Davide? Perché me lo chiedi? Chiedilo a lui. Ti risponderà col versetto che precede: Il giusto mi correggerà con misericordia e mi rimprovererà; ma l'olio del peccatore non profumerà il mio capo. ( Sal 141,5 ) Che c'è di più semplice? Che c'è di più chiaro? Ha detto: Preferisco essere curato da un rimprovero misericordioso, che ingannato e pervertito, con una specie di unzione del capo, da una blanda adulazione. Identico concetto che la Scrittura esprime altrove con altre parole: Meglio le ferite di un amico, che i baci spontanei di un nemico. ( Pr 27,6 ) 104.238 - Citazione del Salmo 141,5 Petiliano: Ecco come egli loda il profumo della concordia tra i fratelli: " Quant'è buono e piacevole per i fratelli abitare insieme! È come l'unguento sparso sul capo, che scorre sulla barba, la barba di Aronne; che scorre sul lembo del suo vestito. Come la rugiada dell'Hermon, che scende sui monti di Sion. Il Signore infatti vi ha mandato la benedizione e la vita per sempre ": ( Sal 133,1-3 ) Ecco, egli dice, l'unità si unge come si ungono i sacerdoti! 104.239 - Il senso allegorico di questo salmo Agostino: Dici il vero. L'antico sacerdozio possedeva l'unzione poiché era figura del corpo di Cristo, che viene salvato dalla compattezza dell'unità. In effetti, il nome di Cristo viene da crisma, cioè dall'unzione. Gli Ebrei lo chiamano messia: parola che riecheggia la lingua punica, come moltissime, o quasi tutte le parole ebraiche. Ma che significa, in quel sacerdozio, il capo, la barba, l'orlo del vestito? Per quanto il Signore mi concede di capire, il capo è il Salvatore del corpo: quello di cui l'Apostolo dice: Egli è il capo del corpo, cioè la Chiesa. ( Col 1,18 ) Per barba non è sconveniente intendere la forza. Dunque, su quelli che nella Chiesa sono forti e si attaccano al suo orlo, tanto da predicare con franchezza la verità, discende da Cristo stesso, come dal capo, l'unguento santo, cioè la santificazione dello spirito. Per orlo del vestito possiamo intendere la parte superiore del vestito, dove chi si veste infila il capo. Esso significa i fedeli perfetti che sono nella Chiesa. È nell'orlo, infatti, che consiste la perfezione di un vestito. Tu ricordi certamente ciò che venne detto a quel ricco: Se vuoi essere perfetto, va', vendi tutto quanto possiedi e dallo ai poveri, e avrai un tesoro nel cielo; poi vieni e seguimi! ( Mt 19,21-22 ) Ma quegli se ne andò triste: trascurò la perfezione e scelse la defezione. Ma vennero forse meno, per questo, quelli sui quali scorreva l'unguento dell'unità dal capo fin quasi all'orlo del vestito, perché l'abbandono dei beni terreni li aveva resi perfetti? In realtà, anche non volendo parlare degli Apostoli, dei prelati e dei dottori che stavano con loro, per sapere chi sono gli uomini più eminenti e più forti significati nella parola barba, leggi gli Atti degli Apostoli, e vedi coloro che depositavano ai piedi degli Apostoli il ricavato dei loro beni venduti; nessuno considerava niente di proprio, ma avevano tutto in comune, e lo si distribuiva a ciascuno come aveva bisogno; e avevano un cuore solo e un'anima sola in Dio. ( At 4,32-35 ) Sta scritto così; tu lo sai. Riconosci dunque che è buono e piacevole che i fratelli abitino insieme; riconosci la barba di Aronne; riconosci l'orlo del vestito spirituale. Interroga la Scrittura stessa per sapere da dove hanno avuto inizio queste cose, e vi troverai scritto: da Gerusalemme. È a partire da quest'orlo del vestito, che si intesse tutta l'unità in tutte le nazioni. È attraverso quest'orlo che il capo è entrato nella veste, perché Cristo potesse rivestirsi della diversità del mondo; è in quest'orlo del vestito, infatti, che si è manifestata la diversità delle lingue. Perché, dunque, resistete al capo, dal quale discende l'unguento dell'unità, cioè la fragranza dell'amore spirituale? Perché, ripeto, resistete al capo che attesta e dice: E nel suo nome sarà predicata la remissione dei peccati in tutte le nazioni, a partire da Gerusalemme? ( Lc 24,47 ) E perché in questo unguento, volete vedere il sacramento del Crisma che, nel genere dei segni visibili è certamente sacrosanto come il battesimo, ma che può trovarsi anche in uomini malvagi, che consumano la vita nelle opere della carne? Uomini che non possederanno il regno dei cieli e, di conseguenza, non appartengono né alla barba di Aronne, né all'orlo del suo vestito e né ad alcuna giuntura della sua veste sacerdotale? Dove le metterai le note opere della carne, ricordate dall'Apostolo: La fornicazione, l'impurità, la lussuria, l'idolatria, i sortilegi, le inimicizie, le contese, le rivalità, le animosità, le discordie, le eresie, le invidie, le ubriachezze, le orgie, e cose simili; io vi annuncio e vi ho già annunciato, che quanti fanno queste cose, non possederanno il regno di Dio? ( Gal 5,19-21 ) Tolgo le fornicazioni che si fanno di nascosto; quanto alle impurità, interpretale come vuoi; tolgo anch'esse; aggiungiamoci anche i sortilegi: nessuno infatti confeziona e distribuisce veleni in pubblico; tolgo anche le eresie, perché così volete voi; e quanto all'idolatria, non so se devo toglierla, visto che l'Apostolo cita anche l'avarizia, che furoreggia in pubblico. ( Col 3,5 ) Tolto tutto questo. Possibile che presso di voi non ci sia nessun lussurioso, nessun avaro, nessun accanito fomentatore di inimicizie, nessun litigioso, geloso, violento, attaccabrighe, ubriaco e crapulone? Possibile che presso di voi nessuno di questi viene unto e muore con questi vizi come peccatore notorio e pubblico? Se dici che non c'è nessuno perché la passione per la lite ti fa mentire apertamente, vedi che non sia tu uno di questi. Se invece sei lontano da questi peccatori, non per la separazione del corpo, ma per la diversità della vita, e osservi con dolore tali folle attorno ai vostri altari, che diremo noi, visto che sono stati unti con l'olio santo e, come l'Apostolo dichiara con limpida verità, non possederanno il regno di Dio? Faremo noi un'offesa sacrilega alla barba di Aronne e all'orlo del suo vestito, credendo che bisogna metterli in essi? Non sia mai! Distingui dunque il sacramento visibile e santo, che può trovarsi nei buoni e nei cattivi - negli uni come premio, negli altri come condanna - dall'unzione invisibile della carità, che è propria dei buoni. Distinguili, distinguili. E che Dio distingua e separi te dal partito di Donato, e ti riconduca alla Cattolica, dalla quale essi ti hanno strappato ancora catecumeno, per legarti con il vincolo di un onore letale! Quanto alla rugiada dell'Hermon sopra i monti di Sion, ( Gal 5,21 ) prendila come vuoi: una cosa, tuttavia, è certa: voi non siete sul monte di Sion, poiché non siete nella città posta sul monte; quella che possiede il segno sicuro di non poter restare nascosta. ( Mt 5,14 ) Essa quindi è nota a tutte le nazioni; mentre il partito di Donato è ignoto a molte nazioni. Dunque non è esso la Chiesa. 105.240 - Petiliano: Guai a voi, che violando ciò che è santo, dividete l'unità. Dice infatti il profeta: " Se pecca il popolo, il sacerdote pregherà per lui, ma se pecca il sacerdote, chi pregherà per lui? ". ( 1 Sam 2,25 ) 105.241 - Bisogna pregare anche per i sacerdoti Agostino: Poco fa, trattando dell'olio del peccatore, mi sembrava di ungerti la fronte per farti dire, se osavi, che tu stesso non eri un peccatore. Ecco lo hai detto. O crimine! O mostruosità! Qualificandoti come sacerdote, infatti, e citando questo testo del profeta, che altro hai detto se non che tu sei assolutamente immune dal peccato? Se infatti hai un peccato, chi pregherà per te, se è vera la tua interpretazione? È così infatti che vi proponete alle persone semplici, ricordando il testo del profeta: Se pecca il popolo, il sacerdote pregherà per lui; ma se pecca il sacerdote chi pregherà per lui? ( 1 Sam 2,25 ) perché vi credano senza peccato ed affidino alle vostre preghiere la purificazione dei loro peccati! Che grandi uomini siete: eccelsi, celesti, divini; anzi, non siete neppure uomini, ma angeli, voi che pregate per la gente e non volete che la gente preghi per voi! Sei forse, tu, più grande di Paolo; più perfetto di questo grande Apostolo, che si raccomandava alle preghiere di quelli che ammaestrava? Perseverate nella preghiera, egli disse, e vigilate in essa rendendo grazie; e pregate anche per noi affinché Dio ci apra la porta della parola ed io possa predicare il mistero di Cristo, per il quale mi trovo in catene, e manifestarlo in modo debito. ( Col 4,2-4 ) Ecco, si prega per l'Apostolo, ma non vuoi che lo si faccia per il vescovo! Non vedi che superbia diabolica è la tua? Si prega per l'Apostolo perché manifesti il mistero di Cristo come si deve. Perciò, se voi aveste popolazioni devote, dovresti esortarle a pregare per te, perché tu possa parlare in modo debito. Sei forse più giusto dell'evangelista Giovanni, che disse: Se diciamo di non avere il peccato, inganniamo noi stessi e la verità non è in noi? ( 1 Gv 1,8 ) E infine, sei più giusto di Daniele, che tu hai citato in questa lettera, dicendo: Il re propose Daniele, un uomo molto giusto, ai morsi delle fiere, che egli riteneva crudeli? In realtà non li riteneva se è vero, come dimostra il contesto, che con il cuore pieno di affetto disse a Daniele: Il tuo Dio, che servi assiduamente, ti libererà. ( Dn 6,16 ) Ma di ciò abbiamo già parlato a lungo. Ora restiamo al tema. Daniele era un uomo molto giusto; e questo lo sappiamo non dalla sua testimonianza, che alla nostra causa basta, ma dalla testimonianza dello Spirito di Dio, che ha parlato anche per mezzo di Ezechiele, là dove egli ha nominato tre personaggi eccelsi per santità: Noè, Daniele e Giobbe, gli unici, a suo dire, che potevano essere sottratti alla terribile giustizia di Dio, che minacciava tutti gli altri. ( Ez 14,14 ) Ora, se un'uomo giustissimo, uno dei tre menzionati, prega così: Io pregavo e confessavo i miei peccati e quelli del mio popolo davanti al Signore Dio mio, ( Dn 9,20 ) tu dici di essere senza peccato, solo perché sei sacerdote; e se il popolo pecca, tu preghi per lui, ma se pecchi tu, chi pregherà per te? In realtà tu, per la tua grande arroganza ed empietà, ti mostri indegno dell'intercessione di quel sacerdote, che il profeta ha voluto intendere nelle parole che tu non comprendi. Ora perché nessuno possa indagare sul significato di queste parole sarò io, per quanto il Signore lo concede, a spiegarle. Tramite il profeta, Dio preparava gli animi della gente a desiderare un sacerdote, per il quale nessuno potesse pregare. Egli era prefigurato all'epoca del primo popolo e del primo tempio, quando tutto era figura della nostra. Per questo solo il Sommo Sacerdote entrava nel Santo dei Santi a pregare per il popolo, che però non entrava con il sacerdote all'interno del Santo dei Santi. ( Lv 16; Eb 9,7 ) Così ha fatto questo Sommo Sacerdote: egli è entrato nei penetrali del cielo, in un Santo dei Santi più vero, e noi, invece, restiamo ancora quaggiù. Ma egli intercede per noi. Perciò il profeta ha detto: Se pecca il popolo, il Sacerdote pregherà per lui, ma se pecca il sacerdote chi pregherà per lui?, cioè: Desiderate un sacerdote che non possa peccare, e che pertanto non abbia bisogno della nostra preghiera. Ecco perché mentre la gente pregava per gli Apostoli, ( At 14,22 ) per questo Sommo Sacerdote, Maestro e Signore degli Apostoli, non pregava. Ascolta ciò che dichiara e insegna Giovanni: Fratelli - egli dice - vi scrivo queste cose perché non pecchiate, e se qualcuno ha peccato abbiamo un avvocato presso il Padre: Gesù Cristo giusto; egli è espiazione per i nostri peccati. ( 1 Gv 2,1-2 ) Giovanni ha detto: abbiamo, e poi: per i nostri peccati. Impara l'umiltà per non cadere, anzi, per risorgere definitivamente. In effetti, se tu non fossi caduto, non avresti parlato così. 106.242 - Petiliano: Non pretenda d'essere immune dal peccato il laico; glielo impedisce questo divieto: " Non farti complice dei peccati altrui ". ( 1 Tm 5,22 ) 106.243 - Non essere complici è lo stesso che non approvare Agostino: Ti perdi totalmente con la tua superbia, come si dice, poiché non vuoi comunicare con il mondo con la tua umiltà. Questo divieto non riguarda il laico; e tu non sai in che senso è stato detto. Scrivendo a Timoteo, l'Apostolo gli dava un consiglio, che già gli aveva dato altrove: Non disprezzare la grazia che è in te, e che ti è stata data con l'imposizione delle mani del presbitero. ( 1 Tm 4,14 ) E molte altre prove mostrano che Timoteo non era un laico. Ora, dicendogli: Non farti complice dei peccati altrui, Paolo volle sottintendere: con il consenso e l'approvazione. Perciò gli suggerì subito come fare: Conservati puro, gli disse. ( 1 Tm 5,22 ) Certo, Paolo non si fece complice dei peccati altrui, perché tollerò nell'unità visibile, la presenza di falsi fratelli, di cui prova dolore; ( 2 Cor 11,26 ) e né gli Apostoli, suoi predecessori, si fecero complici del furto e del delitto di Giuda, perché parteciparono alla santa cena insieme a lui, che già aveva venduto il Signore, e che il Signore aveva indicato. 107.244 - Petiliano: C'è anche un'altra espressione con cui l'Apostolo stesso equipara i complici di una coscienza cattiva: " Sono degni di morte ", disse, " e quelli che fanno tali cose, e quelli che le approvano ". ( Rm 1,32 ) 107.245 - Altro è approvare una cosa altro tollerarla Agostino: Comunque tu abbia inteso le tue parole, non mi preoccupo. Esse sono vere. Ecco quanto insegna la Cattolica: c'è una grande differenza tra coloro che approvano tali cose, e se ne compiacciono, e coloro che le tollerano, e se ne dispiacciono. I primi diventano paglia, e seguono la sterilità della paglia; i secondi, dato che sono grano, aspettano d'essere separati da Cristo il vagliatore.( Mt 13,24-40 ) 108.246 - Petiliano esorta i Cattolici a venire alla Chiesa Petiliano: Venite dunque alla Chiesa, o popoli, e fuggite i traditori, se non volete perire con loro. Se volete conoscere facilmente l'ottimo giudizio che essi, benché colpevoli, danno della nostra fede, sentite: Io battezzo i loro corrotti, ed essi ricevono, Dio non voglia, i miei battezzati. Certamente non lo farebbero se trovassero delle manchevolezze nel nostro battesimo. Vedete, dunque, come è santo ciò che diamo: un nemico sacrilego ha temuto di distruggerlo. 108.247 - La Chiesa non si trova nel partito di Donato, ma in tutto il mondo Agostino: Contro questo errore abbiamo già parlato a lungo in quest'opera e altrove. Ma poiché voi ritenete di trovare in questa affermazione un sostegno molto grande alla vostra vanità, tanto da pensare di doverla collocare alla fine della lettera, così che, essendo quasi l'ultima, potesse imprimersi nell'animo dei lettori, ti rispondo brevemente. Negli eretici noi approviamo il battesimo, non degli eretici, ma di Cristo; così come nei fornicatori, negli immondi, nei lussuriosi, negli idolatri, nei rancorosi, nei litigiosi, nei gelosi, nei violenti, nei settari, negli invidiosi, negli ubriachi, nei mangioni, approviamo un battesimo, non di essi, ma di Cristo. E tutti costoro, tra i quali sono stati inseriti anche gli eretici, non possederanno il regno di Dio, come dice l'Apostolo; ( Gal 5,19-21 ) quindi apparterranno alla sinistra come il diavolo. Essi non vanno considerati nel corpo di Cristo, che è la Chiesa, semplicemente perché partecipano col corpo ai suoi sacramenti. Dunque, sebbene i sacramenti siano santi anche in costoro e, per quelli che li amministrano e li ricevono indegnamente, servano a maggiore condanna, costoro non sono in quell'organismo della Chiesa, che cresce in Dio nei membri di Cristo. La Chiesa sta sulla Pietra, come dice il Signore: E su questa pietra edificherò la mia Chiesa, ( Mt 16,18 ) mentre essi edificano sulla sabbia, come dice il Signore stesso: Chi ascolta le mie parole e non le osserva, è simile ad un uomo stolto che edifica la sua casa sulla sabbia. ( Mt 7,26 ) Ora tu non credere che la Chiesa, che sta sulla pietra, è presente in una sola regione della terra e non si diffonde fino ai confini della terra. Perciò ascolta la sua voce nel salmo: è la voce di chi geme in mezzo ai mali del suo pellegrinaggio. Essa dice: Dai confini della terra io ho gridato verso di te, poiché il mio cuore era nell'angoscia. Tu mi hai innalzata sulla roccia; mi hai guidata, perché tu sei stata mia speranza, torre di fortezza davanti ai miei nemici. ( Sal 61,3-4 ) Vedete? Essa grida dai confini della terra! Dunque essa non sta solo in Africa o nei soli Africani, che dall'Africa mandano a Roma un vescovo per pochi Montesi, o nella casa di una sola donna nella Spagna. Vedete come si innalza sulla pietra. Dunque in essa non vanno annoverati tutti quelli che edificano sulla sabbia, cioè, che ascoltano le parole di Cristo e non le mettono in pratica. Costoro, tuttavia, e presso di noi e presso di voi, hanno e danno il sacramento del battesimo. Vedete? La loro speranza è Dio, Padre, Figlio, e Spirito Santo, e non Pietro, non Paolo e, molto meno, Donato e Petiliano. Non è vostro, perciò, il sacramento che noi temiamo di distruggere, ma è di Cristo: e questo è santo anche nei sacrileghi. Ora, noi non possiamo accettare quanti provengono da voi, se non distruggiamo ciò che è vostro. Distruggiamo l'infedeltà del disertore, non il carattere dell'imperatore. Del resto, considera tu stesso e cancella la tua affermazione: Io battezzo i loro corrotti, ed essi accettano, Dio non voglia, i nostri battezzati. Di fatto, tu non battezzi dei corrotti, ma li ribattezzi per infettarli del tuo errore. E noi non accettiamo i tuoi battezzati, ma distruggiamo il tuo errore, che li fa tuoi, e accettiamo il battesimo di Cristo, che ne ha fatto dei battezzati. È stato opportuno, quindi, il tuo inciso: Dio non voglia. Tu hai detto: Essi ricevono, Dio non voglia, i miei battezzati. In realtà, mentre volevi far capire: Dio non voglia che li ricevano!, per timore che ricevessimo i tuoi, io lo intendo come se tu, senza accorgertene, abbia detto: Dio non voglia che siano miei. Certo, Dio non voglia che siano tuoi, quelli che passano alla Cattolica. Che essi vi passino non per essere nostri battezzati, ma per essere nostri compagni, e per essere, con noi, i battezzati di Cristo. Libro III 1.1 - Petiliano ha risposto con insulti, non con argomenti Ho letto, o Petiliano, la tua lettera appena ho potuto. In essa hai fatto chiaramente capire che contro la Chiesa cattolica e a favore del partito di Donato, non sei riuscito a dire alcunché di degno, e che non ti è stato permesso tacere. Che turbamenti hai subito, che tempesta si è scatenata nel tuo animo, mentre leggevi la risposta che io ho dato, con tutta la brevità e chiarezza possibile, ad un frammento della tua lettera, che mi era capitato tra le mani! Tu hai visto di quanta solidità goda, e di quanta viva luce brilli la verità che noi seguiamo e difendiamo, che non sei riuscito a portare un solo argomento contro di essa, per confutarla e respingerla. Hai anche notato che verso di te era rivolta l'attesa di molti suoi lettori, desiderosi di sapere che cosa avresti detto, che cosa avresti fatto, come te la saresti cavata, e per quale delle tante strettoie in cui la parola di Dio ti aveva bloccato, ti saresti aperto un varco. Ma a questo punto tu, che dopo aver rigettata l'opinione di persone superficiali, avresti dovuto dirigerti verso la vera e sana dottrina, hai fatto proprio quello che la Scrittura ha predetto di costoro: Hai amato la malizia piuttosto che la bontà, la parola di iniquità più che la parola di equità. ( Sal 52,5 ) Inoltre, se io volessi replicare ai tuoi insulti con altri insulti, che altro saremmo se non due insultatori, sì che alcuni nostri lettori ci disprezzerebbero, spinti da vera serietà, come abietti individui, e altri vi attingerebbero con gusto e malizioso piacere? Per parte mia, quando io replico a qualcuno a viva voce o per iscritto, anche se mi ha aggredito con accuse ingiuriose, modero e reprimo, per quanto il Signore me lo concede, gli stimoli di una inutile indignazione; e pensando all'uditore o al lettore, non faccio in modo di dimostrarmi superiore a lui con gli insulti, ma di essergli salutare confutandone l'errore. 1.2 - Agostino lascia Petiliano e si rivolge ai lettori In effetti, se quanti esaminano i tuoi scritti hanno un po' di buon senso, che vantaggio ha portato alla causa in oggetto sulla comunione cattolica o sul partito di Donato, il fatto che tu, accantonato un impegno, in un certo senso pubblico e mosso da rivalità personale, ti sei messo ad attaccare con maligni insulti la vita di un uomo, quasi che l'oggetto della questione fosse lui? Hai giudicato così male, non dico i cristiani, ma l'intera umanità, da non pensare che i tuoi scritti potessero cadere nelle mani di persone sagge che si sarebbero messe al di sopra delle nostre persone e avrebbero piuttosto esaminata la nostra questione, non badando a chi siamo o come siamo, ma solo alla validità dei nostri argomenti per la verità o contro l'errore. È di questi che avresti dovuto temere il giudizio; è di questi che avresti dovuto prevenire le critiche, per non farli sospettare che saresti stato a corto di argomenti, se non ti fossi prefisso un avversario contro cui lanciare ogni specie di insulti. Ma evidentemente sei stato preso dalla stessa leggerezza e vanità di alcuni che si compiacciono di ascoltare i litigi di avversari eloquenti e che, attratti dall'eloquenza con cui essi si insultano, non colgono la verità con cui si confutano. Allo stesso tempo io penso che tu abbia fatto in modo che anch'io, tutto preso dalla mia difesa, mi distraessi dalla causa intrapresa, e così, agli occhi della gente, rivolta alle parole non di due disputanti, ma litiganti, restasse oscura la verità, di cui temete la manifestazione e la diffusione. Ma che cosa potrei fare io, ora, per contrastare questo disegno, se non accantonare la mia difesa e attenermi all'argomento, dal quale nessun mio accusatore possa distogliere la mia attenzione? Esalterò con l'elogio della mia voce di servo la casa del mio Dio, di cui ho amato la bellezza; ( Sal 26,8 ) io invece mi umilierò e sarò nell'abiezione. Ho infatti preferito di essere un abietto nella casa del mio Dio, piuttosto che abitare nelle tende degli eretici. ( Sal 84,11 ) Perciò, o Petiliano, interromperò per un po' il mio discorso con te e lo rivolgerò a coloro che tu, con i tuoi insulti, hai cercato di separare da me, quasi che il mio sforzo fosse di indirizzare gli uomini a me e non invece con me a Dio. 2.3 - E si rivolge ad essi con le parole di Paolo Ascoltate, dunque, voi tutti che avete letto gli insulti che Petiliano, più per rabbia che per riflessione, ha vomitato contro di me. Innanzitutto mi rivolgerò a voi con le parole dell'Apostolo, che certamente, quale che io sia, sono vere. Così, ogni uomo ci consideri ministri di Cristo e dispensatori dei misteri di Dio. Ora quel che si richiede dai dispensatori, è che ciascuno sia trovato fedele. Quanto a me, importa molto poco l'essere giudicato da voi o da un tribunale umano; anzi, non giudico neppure me stesso. ( 1 Cor 4,1-3 ) Quanto alle parole successive, anche se non oso riferirle a me, e dire: Non mi sento colpevole di niente, ( 1 Cor 4,4 ) tuttavia davanti a Dio, pieno di fiducia dico: Di nessuna delle accuse, che Petiliano mi ha rivolto, riguardanti il periodo della mia vita successivo al giorno del mio battesimo in Cristo, io sono consapevole. Non per questo, però, sono giustificato, ma chi mi giudica è il Signore. Pertanto, non giudicate niente prima del tempo, finché venga il Signore e illumini i segreti delle tenebre e riveli i pensieri del cuore; e allora per ciascuno vi sarà la lode da Dio. Questa verità, fratelli, l'ho trasfigurata in me, affinché, al di là di quanto è stato scritto, non ci si gonfi per uno contro un altro. ( 1 Cor 4,4-6 ) Pertanto, che nessuno si glori nell'uomo; tutto è vostro, voi siete di Cristo, e Cristo è di Dio. ( 1 Cor 3,21-23 ) Lo ripeto: Che nessuno si glori nell'uomo. Insisto ancora: Che nessuno si glori nell'uomo! ( 1 Cor 3,21 ) Se in noi notate qualcosa di lodevole, riferitela a lode di colui, dal quale viene ogni cosa ottima e ogni dono perfetto; esso infatti viene dall'alto, discende dal Padre dei lumi, presso il quale non c'è mutamento e né ombra di variazione. ( Gc 1,17 ) Che cosa abbiamo, infatti, che non abbiamo ricevuta? E se l'abbiamo ricevuta, non gloriamocene come se non l'avessimo ricevuta. ( 1 Cor 4,7 ) E per tutto il bene che avete conosciuto in noi, siate imitatori nostri, se però noi lo siamo di Cristo. ( 1 Cor 4,16 ) Se invece sospettate o credete o vedete in noi qualche male, ( At 25,18 ) seguite il consiglio del Signore, che vi rassicura ed esorta a non lasciare la sua Chiesa per i difetti degli uomini: ciò che noi diciamo, fatelo; mentre il male che credete o vedete che noi facciamo, non fatelo. ( Mt 23,3 ) Non è il momento di giustificarmi davanti a voi, perché, trascurata la mia causa, ho incominciato a raccomandarvi una verità per voi salutare: Che nessuno si glori nell'uomo; ( 1 Cor 3,21 ) è infatti maledetto chi pone la sua speranza nell'uomo. ( Ger 17,5 ) Se io conservo e osservo questo precetto del Signore e dell'Apostolo, anche se, nella mia causa, dovessi soccombere ed essere sconfitto - come il mio nemico desidera e ritiene - uscirà vittoriosa la causa che io servo. In effetti, se voi manterrete con grande fermezza, quanto io vi esorto e vi sollecito, e cioè che è maledetto l'uomo che pone la sua speranza nell'uomo, così che nessuno si glori nell'uomo, non lascerete mai l'aia del Signore per via della paglia, né di quella che ora vola portata via dal vento della superbia, e né di quella che verrà separata nella vagliatura finale; ( Mt 3,12 ) non fuggirete la grande casa, per via dei vasi destinati ad usi ignobili; ( 2 Tm 2,20 ) non uscirete dalle reti rotte, per via dei pesci cattivi, che devono essere separati sulla spiaggia. ( Mt 13,47-48 ) Né, per via dei capri, che il pastore separerà per collocarli alla sua sinistra, lascerete i buoni pascoli dell'unità; ( Mt 25,32-33 ) e né per via della zizzania che vi è mischiata, vi separerete con un empio scisma dalla società del grano, il cui capo è il grano mortificato e moltiplicato, che cresce nel mondo fino alla mietitura. ( Mt 13,24-40 ) Il campo è il mondo, infatti, non l'Africa; e la mietitura è la fine dei tempi, ( Mt 13,38-39 ) non il tempo di Donato. 3.4 - Le parole dell'Apostolo ammoniscono la paglia e frumento a non dividersi Certamente voi riconoscete perché sono state date queste similitudini del Vangelo: il loro unico scopo è di far capire che nessuno deve gloriarsi nell'uomo e nessuno, per orgoglio, parteggi per l'uno contro l'altro, e si divida, dicendo: Io sono di Paolo, visto che non è stato certo crocifisso per voi Paolo, e che non è stato nel nome di Paolo, e meno ancora nel nome di Petiliano o di uno dei nostri, che siete stati battezzati. ( 1 Cor 1, 12.13 ) Esse sono state date perché voi impariate, prima della vagliatura e per il tempo in cui la paglia viene triturata con il frumento, e i pesci buoni nuotano coi cattivi nelle reti del Signore, piuttosto a sopportare la mescolanza dei cattivi per amore dei buoni, che a violare la carità dei buoni per colpa dei cattivi. Naturalmente questa mescolanza non è eterna, ma temporanea; non è spirituale, ma corporea. Né gli angeli potranno sbagliare quando raccoglieranno i cattivi di mezzo ai giusti e li getteranno nel camino di fuoco ardente. ( Mt 13,49-50 ) Il Signore sa chi sono i suoi. E se è vero che chiunque invoca il nome del Signore, ( 2 Tm 2,19 ) non può, nel frattempo, allontanarsi dagli iniqui con il corpo, si allontani dall'iniquità. Nel frattempo, infatti, è lecito allontanarsi e separarsi dai cattivi con la vita, la condotta, il cuore e la volontà. Questa separazione bisogna sempre mantenerla; quanto alla separazione corporea, invece, si deve attendere la fine del mondo con fiducia, con pazienza e con fortezza. È appunto per questa attesa che è stato detto: Attendi il Signore, comportati con coraggio; si conforti il tuo cuore, attendi il Signore. ( Sal 27,14 ) Veramente, la palma più grande che spetta alla tolleranza, è vivere tra i falsi fratelli, che si sono furtivamente introdotti, e che cercano i propri interessi, non quelli di Gesù Cristo, ( Fil 2,21 ) senza turbare, con tumulti e dissensi temerari, la carità di quelli che non cercano i propri interessi, ma quelli di Gesù Cristo, e senza rompere, con orgoglio ed empie lotte, l'unità della rete del Signore, che raccoglie ogni genere di pesci, mentre viene tirata alla riva, cioè, alla fine dei tempi. Come succede quando uno crede di essere qualcosa ed è niente, ( Gal 6,3 ) e inganna se stesso; e quando pensa che, per giustificare la separazione delle popolazioni cristiane, sia sufficiente il giudizio suo e dei suoi, che dicono di conoscere molto bene certi malvagi indegni della comunione dei sacramenti della religione cristiana. Tuttavia di tutto ciò che dicono di conoscere a proposito di alcuni, non riescono a convincere la Chiesa, la quale, come è stato predetto, è diffusa in tutte le nazioni. E quando essi lasciano la comunione di coloro, che appena conoscono, abbandonano la sua unità; se invece avessero la carità che tutto sopporta, essi dovrebbero sopportare, in una sola nazione, il male che conoscevano, proprio per evitare di separarsi dai buoni, ai quali non potevano mostrare, in tutte le nazioni, le altrui malvagità. ( 1 Cor 13,7 ) Quindi, pur non entrando nella discussione della causa, nella quale prove fortissime dimostrano che essi hanno calunniato degli innocenti, è certamente più credibile che le false accuse di consegna le abbiano inventate proprio quelli che non hanno esitato a commettere il crimine molto scellerato dello scisma. Infatti, posto che sia vero tutto ciò che essi hanno propalato circa la consegna dei Libri, non avrebbero assolutamente dovuto abbandonare la comunione dei cristiani, per un fatto che essi conoscevano ed altri ignoravano: comunione che la Scrittura divina proclama fino ai confini della terra. 4.5 - La tolleranza non è negligenza della disciplina ecclesiastica Questo io non lo dico perché si trascuri la disciplina della Chiesa, e si permetta a ciascuno di fare ciò che vuole, senza incorrere in alcuna correzione e punizione medicinale, e senza temere la dolcezza e la severità della carità. Che ne sarebbe, infatti, dell'esortazione dell'Apostolo: Correggete gli inquieti, consolate i pusillanimi, accogliete i deboli, siate pazienti con tutti. Badate di non rendere a nessuno male per male? ( 1 Ts 5,14-15 ) Con l'ultima frase, poi: Badate di non rendere a nessuno male per male, egli ha chiaramente mostrato che non è rendere male per male, correggere gli inquieti, sebbene sia l'inquietudine la causa per cui si riceve il castigo della correzione. Quindi, non è un male il castigo della correzione, benché sia un male la colpa; esso infatti non è l'arma di un nemico che ferisce, ma il bisturi di un medico che amputa. Questo accade nella Chiesa: è lo spirito di dolcezza interiore, ( Gal 6,1 ) che arde della gelosia di Dio; è il timore che la vergine casta, fidanzata all'unico sposo Cristo, possa corrompersi, in alcuni suoi membri, nella castità che le dona Cristo, come avvenne di Eva, che fu sedotta dall'astuzia del serpente. ( 2 Cor 11,2-3 ) Comunque, Dio non voglia che i servi del padre di famiglia dimentichino il comando del loro Signore, e si accendano tanto forte dell'ardore di santa indignazione contro l'abbondante zizzania che, nel desiderio di raccoglierla prima del tempo, ( Mt 13,29-30 ) possano sradicare anche il frumento. Di questo peccato, comunque, i Donatisti sarebbero colpevoli anche se riuscissero a provare che i crimini di cui accusano i traditori, che hanno calunniato, sono veri. Essi infatti, nella loro empia presunzione si sono separati, non solo dai fedeli iniqui, di cui cercavano di fuggire la compagnia, ma anche da quelli buoni, che si trovano in tutte le nazioni, e ai quali non riuscivano a dimostrare i crimini che pure dicevano di conoscere. E con loro hanno condotto nella stessa rovina molte persone sulle quali godevano di una certa ascendenza, ma che erano incapaci di capire che non bisogna assolutamente abbandonare l'unità della Chiesa diffusa in tutto il mondo, a causa dei peccati altrui. Così, anche se essi sapevano che i crimini rinfacciati ad alcuni erano veri, questa conoscenza faceva perire il fedele debole, per il quale Cristo è morto. ( 1 Cor 8,11 ) Costui, infatti, irritato per il male compiuto da altri, faceva perire in sé il bene della pace, che condivideva con i fratelli buoni: dei quali, alcuni non avevano mai sentito parlare di questi fatti; altri avevano avuto paura di credere alla leggera a fatti non discussi e non provati; e ad altri, infine, spinti da pacifica umiltà, quali che siano stati i fatti, li avevano rimessi ai giudici ecclesiastici dei paesi d'oltremare. L'intera causa, infatti, fu portata davanti a loro. 5.6 - L'unità richiede che ci si sopporti a vicenda con amore Voi, dunque, prole santa dell'unica Madre cattolica; voi che siete sudditi del Signore, evitate con tutta la vigilanza possibile, l'esempio di tale crimine ed errore. Infatti, per quanto colui che vuole attrarvi al suo seguito rifulga della luce di dottrina e di fama, e si vanti d'essere una pietra preziosa, ricordatevi che la donna forte e l'unica sposa del suo unico amabile Sposo, descritta dalla santa Scrittura nell'ultimo libro dei Proverbi, ( Pr 31,10 ) è più preziosa delle pietre preziose. Nessuno dica: " Lo seguirò, perché lui mi ha fatto cristiano", o: " Lo seguirò, perché lui mi ha battezzato ". Non chi pianta è qualche cosa, né chi irriga, ma colui che fa crescere, Dio. ( 1 Cor 3,7 ) E Dio è carità, e chi rimane nella carità, rimane in Dio e Dio in lui. ( 1 Gv 4,16 ) Non bisogna seguire nessuno contro l'unità di Cristo, anche se predica il nome di Cristo, e se possiede e amministra il sacramento di Cristo. Ciascuno esamini il proprio comportamento, e allora troverà gloria soltanto in se stesso e non in altri; ciascuno infatti porterà il proprio fardello, ( Gal 6,4-5 ) cioè il fardello di dover rendere conto, poiché ciascuno di noi renderà conto di se stesso. Pertanto non giudichiamoci più a vicenda. ( Rm 14,12-13 ) Quanto poi ai pesi della reciproca carità, portate scambievolmente i vostri pesi, e così adempirete la legge di Cristo. Chi infatti crede di essere qualcosa, mentre è niente, inganna se stesso. ( Gal 6,2-3 ) Sopportiamoci dunque a vicenda con amore, e operiamo per conservare l'unità dello spirito nel vincolo della pace. ( Ef 4,2-3 ) Fuori di questa pace, chiunque raccoglie, non raccoglie con Cristo; ma chiunque non raccoglie con Cristo, disperde. ( Mt 12,30 ) 6.7 - La tolleranza delle false accuse arreca un'immensa consolazione Che dunque si parli di Cristo o della sua Chiesa o di qualunque altra verità, che riguarda la vostra fede e la vostra vita, io non dico che noi non ci dobbiamo assolutamente paragonare a colui che ha detto: Anche se noi …; ma che è assolutamente vero il seguito: Anche se un angelo dal cielo vi annunciasse una cosa diversa da ciò che voi avete ricevuto, nelle Scritture legittime ed evangeliche, sia anatema. ( Gal 1,8-9 ) Quando noi discutiamo di queste cose con voi e con tutti quelli che desideriamo guadagnare a Cristo e, tra le altre verità, predichiamo anche la santa Chiesa, così come leggiamo che è stata promessa nella Lettera di Dio e la vediamo realizzata in tutte le nazioni, da quelli che desideriamo attrarre al suo grembo pacifico, invece di ringraziamenti, riceviamo fiamme di odio; come se li avessimo relegati noi in quel partito, a favore del quale non trovano alcunché da dire, o se fossimo stati noi ad ordinare ai Profeti e agli Apostoli, molto tempo prima, di non inserire nei loro scritti nessun testo dal quale risultasse che il partito di Donato è la Chiesa di Cristo. Per la verità, carissimi, quando noi ascoltiamo false accuse da parte di coloro che colpiamo con l'annuncio della parola di verità e la confutazione delle vane ciarle del loro errore, proviamo, come sapete, un'immensa consolazione. In effetti, se per le accuse che mi fanno, la testimonianza della mia coscienza non si leva contro di me davanti a Dio, là dove l'occhio mortale non penetra, non solo non devo rattristarmi, ma rallegrarmi ed esultare, perché grande è la mia ricompensa nei cieli. ( Mt 5,12 ) Non bisogna infatti vedere quanto è amaro, ma quanto è falso ciò che ascolto e quanto è verace colui, nel cui nome ascolto e a cui viene detto: Un profumo diffuso è il tuo nome. ( Ct 1,2 ) Ha diritto a diffondersi in tutte le nazioni il profumo di colui che i Donatisti, che ci maledicono, si sforzano di circoscrivere nell'ambito di una sola piccola zona dell'Africa. Perché allora sentirsi a disagio per le calunnie di quelli che diminuiscono la gloria di Cristo? Di quelli che a sfavore del loro partito e della loro contesa, hanno questa antica predizione sulla sua ascensione al Cielo e sull'effusione del suo nome come un profumo: Esaltati sopra i cieli, o Dio, e su tutta la terra la tua gloria? ( Sal 57,12 ) 7.8 - La sopportazione di accuse false ci assomiglia a Cristo Quando noi proclamiamo queste ed altre profezie divine, per contrastare le loro vuote chiacchiere umane, i nemici della gloria di Cristo ci colpiscono solo con aspri insulti. Dicano pure quello che vogliono: il Signore ci incoraggia con queste parole: Beati quelli che soffrono persecuzioni per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli. Beati sarete voi, quando vi perseguiteranno, vi malediranno e, mentendo, diranno ogni male contro di voi, a causa mia. ( Mt 5,10-11 ) Le prime parole: Per la giustizia, le ha ripetute poi: A causa mia. Egli infatti si è fatto per noi sapienza e giustizia e santificazione e redenzione; affinché, come sta scritto, chi si gloria, si glori nel Signore. ( 1 Cor 1,30-31 ) Ora, visto che egli dice: Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli, ( Mt 5,12 ) se io, con retta coscienza, ritengo le parole: Per la giustizia e: A causa mia, chiunque vuol diminuire volontariamente la mia reputazione, aumenta involontariamente la mia ricompensa. Non che Cristo, infatti, si sia limitato a darmi, molto tempo fa, un insegnamento fatto di sole parole, senza confermarlo con il suo esempio. Segui la testimonianza delle sante Scritture: vi troverai che Cristo è risuscitato dai morti, è asceso al cielo, e siede alla destra del Padre. Segui le calunnie degli avversari: crederai che egli è stato rubato dal sepolcro dai suoi discepoli. Che altro dobbiamo sperare noi che, secondo le possibilità che egli ci dona, ne difendiamo la casa dai suoi nemici? Se hanno chiamato Beelzebub il padre di famiglia, quanto più i suoi domestici! ( Mt 10,25 ) Se dunque soffriremo con lui, con lui anche regneremo. ( 2 Tm 2,12 ) Se poi non è solo la collera dell'accusatore a ferirmi l'orecchio, ma è la verità dell'accusa a pungermi la coscienza, che mi giova se il mondo intero mi esalta con frequenti elogi? Non sono gli elogi di chi loda, a guarire una coscienza cattiva, come non è l'ingiuria di chi offende, a ferire una coscienza retta. Neppure in questo caso tuttavia, la vostra speranza, riposta nel Signore, viene delusa, ( Sal 62,8 ) anche se forse noi siamo, in segreto, quelli che l'avversario desidera far credere, proprio perché questa speranza non l'avete riposta in noi e né da noi avete mai sentito parlarne. Perciò, quali che noi siamo, voi siete sicuri perché avete imparato a dire: Spero nel Signore e non sarò turbato, ( Sal 26,1 ) e: Spererò in Dio, non temerò ciò che mi fa l'uomo; ( Sal 56,11 ) e a quanti si sforzano di condurvi alle altezze degli uomini superbi, sapete rispondere: Io confido nel Signore, perché dite alla mia anima: vola nel monte come un passero? ( Sal 11,2 ) 8.9 - I cristiani trovano sicurezza solo in Cristo E ad essere sicuri non siete solo voi, che vi compiacete della verità di Cristo che è in noi, comunque e dovunque essa venga predicata: voi l'avete ascoltata con piacere dal ministero della nostra lingua, e per questo nutrite sentimenti buoni e benigni anche verso di noi, quali che noi siamo, in quanto riponete la vostra speranza in colui, la cui misericordia verso di voi ci concede di annunciarla. Ma la stessa sicurezza riguarda anche tutti voi che avete ricevuto il sacramento del santo battesimo dal nostro ministero: non è in noi, infatti, che siete stati battezzati, ma è in Cristo. ( Gal 3,27 ) Quindi, non vi siete rivestiti di noi, ma di Cristo; né io vi ho chiesto di convertirvi a me, ma al Dio vivente; né di credere in me, ma nel Padre e nel Figlio e nello Spirito Santo. E se voi avete risposto con cuore sincero, vi ha fatti salvi non la rimozione di sporcizie della carne, ma la testimonianza di una buona coscienza; ( 1 Pt 3,21 ) non un servo, vostro collega, ma il Padrone; non l'araldo, ma il Giudice. Non è vero, come ha detto Petiliano, senza riflettere, che: Si considera la coscienza di chi battezza santamente perché è essa che purifica la coscienza del battezzato. Quando infatti viene dato un dono di Dio, anche se la coscienza non è santa, essa dà una cosa santa; che poi essa sia santa o no, colui che riceve non può accorgersene; ma può considerare ciò che gli viene dato come un dono conosciuto da colui che è sempre santo, chiunque sia il ministro che lo dà, e riceverlo con tutta sicurezza. Se infatti le parole proclamate dalla cattedra di Mosè non fossero state sante, la Verità non avrebbe detto: Ciò che dicono, fatelo. Se poi quelli che donavano sante parole, fossero stati anche essi santi, non avrebbe detto: Ciò che fanno, non fatelo. Dicono, infatti, e non fanno. ( Mt 23,2-3 ) Certo non si coglie uva dalle spine, poiché non nasce dalle radici delle spine. ( Mt 7,16 ) Se poi un tralcio si è impigliato alle siepi di spine, non per questo ci si spaventa del frutto che vi pende: si scansano le spine e si coglie l'uva. 9.10 - Nessuno si glori neppure negli uomini buoni Pertanto, come spesso ho detto e ribadisco con forza: quali che noi siamo, voi che avete Dio per Padre e la sua Chiesa per Madre siete sicuri. Infatti, anche se i capri pascolano insieme alle pecore, non staranno alla destra; anche se viene triturata insieme al frumento, la paglia non entrerà nel granaio; anche se i pesci cattivi nuotano insieme ai buoni dentro le reti del Signore, non saranno gettati nei vasi. Nessuno si glori, nemmeno in un uomo buono; nessuno fugga i beni di Dio, neppure in uno cattivo! 10.11 - Petiliano non ha detto la verità su Agostino Questo basta, carissimi fratelli cristiani cattolici, alla presente questione. Se voi lo ritenete con cattolica carità, poiché siete un solo gregge al sicuro sotto un solo Pastore, io non mi preoccupo troppo che un nemico mi ricopra di insulti, perché sono un vostro compagno di gregge o perché sono certamente il vostro cane da guardia, purché mi spinga ad abbaiare più per la vostra difesa, che per la mia. Tuttavia, se per questa causa fosse necessaria una difesa, farei un discorso molto breve e semplice: esporrei tutto il periodo della mia vita, antecedente al mio battesimo in Cristo; parlerei delle mie passioni e dei miei errori, e li biasimerei e detesterei insieme a voi, per non dare l'impressione che, per difendere quel periodo, io cerchi la gloria mia e non quella di colui che, per sua grazia, mi ha liberato anche da me stesso. Perciò, quando sento criticare la mia vita passata, quale che sia l'animo con cui lo si fa, non sono ingrato fino al punto di dolermene; anzi, quanto più si accusa il mio difetto, tanto più io lodo il mio medico. Perché dunque dovrei affannarmi a difendere i miei errori trascorsi e cancellati, dei quali Petiliano ha detto molte cose certamente false, e moltissime altre, che pure erano vere, non le ha dette? Quanto al periodo della mia vita, successivo al battesimo, ritengo superfluo parlare a voi, che mi conoscete, di ciò che può essere noto alla gente. Quanti invece non mi conoscono, non devono essere così ingiusti verso di me da credere, sul mio conto, più a Petiliano che a voi. In effetti, se non bisogna credere ad un amico che ti loda, non bisogna neppure credere ad un nemico che ti calunnia. Restano i sentimenti segreti dell'uomo, dove è testimone la sola coscienza, che però non può essere testimone davanti agli uomini. ( Rm 2,15-16 ) Su questo piano Petiliano mi definisce un manicheo; ma parla della coscienza di un altro; mentre io, che parlo della mia coscienza, non mi sento di esserlo. Scegliete voi a chi credere. Tuttavia, dal momento che questa breve e semplice difesa non è necessaria, poiché oggetto della questione non è il merito di un uomo qualsiasi, ma la verità della santa Chiesa, anch'io dovrei dire parecchie cose a quanti, nel partito di Donato, avete letto gli insulti che Petiliano ha scritto contro di me; insulti che io non ascolterei, se non m'importasse niente della vostra perdizione, e non nutrissi sentimenti di cristiana carità. 11.12 - Invito ai lettori ad un giudizio imparziale Che meraviglia quindi, che quando io trascino dentro, con la terra e la paglia, anche il grano scosso sull'aia del Signore, subisco la violenza della polvere che si solleva o, che quando cerco con zelo le pecore smarrite del mio Signore vengo lacerato dalle siepi di lingue spinose? Vi scongiuro: deponete per un istante la vostra faziosità, e giudicate con equità tra me e Petiliano. Io voglio farvi conoscere la causa della Chiesa, e lui la mia. Per quale motivo, se non perché mentre egli non osa dire che non crede alle testimonianze che io porto insistentemente nella causa della Chiesa - si tratta di testimonianze dei Profeti, degli Apostoli, e dello stesso Signore dei Profeti e degli Apostoli, Cristo -, voi invece, su tutto ciò che gli piace dire sul mio conto, credete facilmente ad un uomo contro un altro uomo, e a un uomo vostro contro un uomo estraneo? E se io, sui fatti della mia vita, porto i testimoni, che difficoltà ha lui a dire che non sono credibili? E a convincervi subito di questo, tanto che chiunque spende una parola in mio favore, subito verrà visto come nemico del partito di Donato e, per questo, anche vostro? Trionfa, quindi, Petiliano. Quando egli mi lancia contro ogni sorta di insulti, voi tutti lo acclamate e applaudite. Ha scoperto di poter vincere questa causa, purché ne siate voi i giudici. Non cerca né testimoni e né prove: per lui provare è parlare, visto che contro colui che voi odiate fortemente, lancia un mare di insulti. In effetti, visto che mentre si leggono le testimonianze forti e limpide della divina Scrittura, a favore della Chiesa cattolica, egli, con vostro rammarico, resta muto, allora ha scelto un terreno in cui egli, col vostro consenso, parla anche se vinto. Ma se pure per migliaia di volte ripetesse contro di me solo queste accuse o altre più scellerate, quale che io sia, per la causa che tratto, mi basta che la Chiesa, per la quale parlo, sia invincibile. 12.13 - Le armi della giustizia che stanno a destra e a sinistra Io sono un uomo dell'aia di Cristo: paglia, se cattivo, grano, se buono. E non è la lingua di Petiliano il ventilabro di questa aia; quindi, tutto il male che egli ha detto della sua paglia, anche se è vero, non pregiudica affatto il suo frumento; e tutte le invettive e le calunnie che ha lanciate contro il frumento, servono a fargli esercitare la fede in terra, e ad accrescergli la ricompensa nei cieli. Per i santi servi di Dio, infatti, che combattono il santo combattimento di Dio, non contro Petiliano e né contro la loro stessa carne e sangue, ma contro i principati e le potestà e i principi di queste tenebre, ( Ef 6,12 ) cioè tutti gli avversari della verità, ai quali vorremmo dire: Un tempo anche voi eravate tenebre, ora invece siete luce nel Signore; ( Ef 5,8 ) per i servi di Dio, dicevo, che combattono questa battaglia, tutti gli insulti e tutte le accuse, che i nemici lanciano contro di loro, e che procurano ad essi una cattiva fama presso i maligni e i creduloni, sono armi che essi portano a sinistra. Anche con esse si sconfigge il diavolo. Infatti, quando per la nostra buona fama siamo messi alla prova, per vedere se ci inorgogliamo; e per la cattiva fama siamo messi alla prova per vedere se amiamo i nemici che ci trafiggono, sconfiggiamo il diavolo con le armi della giustizia a destra e a sinistra. Parlando di queste armi, l'Apostolo dice: Con le armi della giustizia a destra e a sinistra, e subito, quasi per spiegarne lo scopo, aggiunge: Per la gloria e per il disonore, per la buona e la cattiva fama, ( 2 Cor 6,7-8 ) eccetera. Così, la gloria e la buona fama, le annovera tra le armi di destra; tra quelle di sinistra, invece, annovera il disonore e la cattiva fama. 13.14 - Contro l'odio bisogna imitare l'esempio di Cristo Se dunque io sono un servo di Dio e un soldato di valore, Petiliano si scagli come vuole contro di me, come un eloquente insultatore; debbo forse io provare fastidio che egli mi ha colpito da fabbro molto esperto di armi della sinistra? Bisogna che io le usi con molta abilità nella lotta a sostegno del mio Signore, per colpire colui, contro il quale combatto una battaglia invisibile, e che usa la sua pervertissima e antichissima astuzia, e la sua scaltrezza, per spingermi a odiare Petiliano, e quindi a non osservare il precetto di Cristo: Amate i vostri nemici. ( Lc 6,35 ) Allontani da me questo odio, la misericordia di colui che mi ha amato e ha dato se stesso per me, fino a dire sulla croce: Padre, perdona loro, perché non sanno ciò che fanno ( Lc 23,34 ) e che mi ha insegnato a dire, di Petiliano e di simili miei nemici: Signore, perdona loro, perché non sanno quello che dicono. 14.15 - Petiliano usa le invettive perché non sa rispondere Inoltre, se, come io mi propongo, otterrò che rimoviate dai vostri spiriti ogni parzialità e che siate giudici equi tra me e Petiliano, vi mostrerò che costui non ha risposto ai miei scritti. Così capirete che egli, trovandosi a corto di verità, è stato costretto a rinunciare alla causa e a lanciare tutti gli insulti possibili, contro chi ha condotto la causa in modo da non farlo rispondere. Benché quanto dirò brilli di tanta chiarezza, se i vostri cuori fossero lontani da me per spirito di parte e per odio verso di me, vi basta solo leggere entrambi gli scritti: riconoscerete certamente, presso di voi e dentro i vostri cuori, che io ho detto la verità. 14.16 - A quale questione importantissima Petiliano non risponde Io, infatti, in risposta alla prima parte della sua lettera, che allora mi era capitata tra le mani, accantonato il vaniloquio ingiurioso e sacrilego di queste espressioni: Ci rinfacciano un doppio battesimo, proprio essi che, sotto il nome di battesimo, hanno sporcato le loro anime con un falso lavacro. Uomini immondi, al cui confronto tutte le sporcizie sono più pulite; ad essi è toccato in sorte di sporcare l'acqua con una purezza perversa, ho ritenuto di dover discutere e confutare la frase: È alla coscienza di chi dà il battesimo che si guarda; perché è essa che purifica la coscienza di chi lo riceve, ed ho chiesto da chi deve essere purificato colui che riceve il battesimo, quando la coscienza di chi glielo dà è macchiata e lui, che sta per riceverlo, non lo sa. 15.17 - Si esaminino i suoi scritti E ora leggete il mare di insulti che egli, gonfio di orgoglio e di ira, ha lanciato contro di me, e vedrete se ha risposto alla mia domanda: Da chi deve essere purificato chi riceve il battesimo, quando la coscienza di chi glielo lo dà è macchiata, e lui, che sta per riceverlo, non lo sa? Vi scongiuro: cercate bene, sfogliate tutte le pagine, contate tutti i versetti, analizzate tutte le parole, studiate tutte le sillabe, e ditemi, se lo trovate, dove ha risposto alla domanda: Quando la coscienza di chi battezza è macchiata, da chi deve farsi purificare la coscienza colui che sta per ricevere il battesimo, e lo ignora? 15.18 - L'aggiunta dell'avverbio santamente non è rilevante Che interesse poteva avere, per la nostra questione, l'aggiunta di una parola, che io, a suo dire, avrei tolto? Egli infatti sostiene di avere scritto così: È alla coscienza di chi battezza santamente, che si guarda, perché è essa che purifica quella del battezzato. Ora, perché sappiate che io non l'ho tolta, vi dico che l'aggiunta non mi impedisce affatto di porre la domanda, e né la sua mancanza l'agevola. Io infatti lo interrogo ancora con le stesse parole, e chiedo una risposta: Se è alla coscienza di chi dà santamente il battesimo, che si guarda, perché è essa che purifica quella di chi lo riceve, da chi deve farsi purificare la coscienza chi lo riceve, quando la coscienza di chi glielo dà è macchiata e lui, che sta per riceverlo, non lo sa? Esigete una risposta, e non permettete a nessuno di evadere la questione e di rifugiarsi negli insulti. Se è alla coscienza di chi dà santamente il battesimo che si guarda - notate che non ho detto: Di chi dà il battesimo, ma ho aggiunto: Di chi lo dà santamente -. Ripeto, se è alla coscienza di chi dà il battesimo santamente che si guarda, perché è essa che purifica quella di chi lo riceve, da chi viene purificata la coscienza di chi lo riceve, quando la coscienza di chi glielo dà è macchiata e lui, che sta per riceverlo, non lo sa? 16.19 - Alcune accuse contro Petiliano E ora vada; e con il petto ansimante e la gola gonfia, mi accusi di essere un dialettico; anzi non accusi me, ma la stessa dialettica, come artefice di menzogna, e la deferisca al tribunale del popolo; e contro di essa spalanchi la bocca e gridi con la forza di un avvocato forense. Parli come vuole presso gli ignoranti: disgusterà i dotti, ingannerà gli indotti. Per via della mia retorica, mi bolli pure col nome del retore Tertulo, l'accusatore di Paolo; ( At 24,1 ) per la sua professione di avvocato, nella quale vanta la sua antica potenza, si imponga il nome di paracleto, e deliri dicendo non di essere l'omonimo dello Spirito Santo, ma di esserlo stato. Quanto alle immondezze dei Manichei, le ingigantisca a piacere; e coi suoi latrati cerchi pure di ritorcerle contro di me. Legga gli Atti dei condannati, noti a lui e ignoti a me; e ciò che ha fatto quel tale che in passato era mio amico, e che, in mia assenza, vi ha inserito il mio nome più che altro per difendere se stesso: e un delitto già giudicato lo muti in calunnia, ma non saprei con quale nuovo e arbitrario diritto. Legga pure i titoli delle mie lettere, posti arbitrariamente da lui o dai suoi, e si rallegri come se raccogliesse in essi le mie confidenze. E gli eulogi del pane, dati con semplicità e gioia, li disprezzi pure e li ridicolizzi chiamandoli pesce guasto e follie; e abbia un concetto così negativo del vostro buon senso, che presuma di essere creduto quando racconta che a una donna vennero dati dei filtri amorosi, e che il marito non solo lo sapeva, ma ne era complice. E quanto a ciò che in preda all'ira, ha scritto di me ancora prete, il mio futuro vescovo ordinante, Petiliano lo usi pure contro di me. E che ha chiesto e ottenuto dal santo concilio il perdono delle offese fatte a noi, non lo attribuisca a merito mio: tanto egli ignora o dimentica la mitezza cristiana e il precetto evangelico che, del perdono dato con clemenza a un fratello, che lo aveva umilmente chiesto, ne ha fatto un capo di accusa. 17.20 - Altre accuse Continui pure a straparlare a vuoto di ciò che non conosce affatto o con cui abusa dell'ignoranza di molta gente, e servendosi della confessione di una certa donna, che disse di essere stata catecumena tra i Manichei, e che sarebbe stata anche religiosa nella Cattolica, dica e scriva, sul loro battesimo, tutto ciò che vuole. Egli non sa o finge di non sapere che tra i Manichei, i catecumeni non vengono denominati così, come s'usa per candidati a ricevere il battesimo. Con questo nome essi indicano anche i così detti uditori, cioè persone che non riescono a osservare i precetti creduti più santi e più grandi; precetti che vengono osservati, invece, da quelli che i Manichei ritengono di potere indicare ed onorare col nome di eletti. E che io sia stato un presbitero dei Manichei, lo sostenga pure, o ingannato o ingannatore, con stupefacente superficialità. E certe espressioni del quarto libro delle mie Confessioni, che risultano chiarissime ai lettori, che le interpretano in se stesse e nel contesto precedente e seguente, egli le citi pure e le critichi nella sua interpretazione. Da ultimo, quanto a tacciarmi di ladro delle sue parole, perché ne avrei tolte due, visto che le ho reinserite, esulti come un vincitore. 18.21 - Ma nessuna risposta Certamente in tutto questo, come voi potete conoscere e riconoscere leggendo, Petiliano ha dato pieno sfogo all'irruenza della sua lingua; tuttavia in nessun passo ha spiegato come si purifica la coscienza di uno che riceve il battesimo, quando ignora che la coscienza di colui che glielo dà è macchiata. Io invece, durante o dopo il suo grande strepito e, come egli pensa, assai spaventoso, rinnovo con pacatezza e con chiarezza, come si dice, la stessa domanda, e lo sollecito a darmi almeno una risposta: " Se è alla coscienza di chi dà il battesimo che si bada, perché è essa che purifica quella di chi lo riceve, da chi si deve far purificare colui che ignora la coscienza macchiata di chi glielo dà? ". Ma su questo io non trovo, nella sua lettera, nessuna risposta. 19.22 - Forse uno di voi mi dirà: Tutti i suoi discorsi miravano a denigrare te e, attraverso te, coloro con cui tu fai comunione, perché né essi e né quelli, che tu ti sforzi di portare alla vostra comunione, continuassero a stimarti una persona importante. Del resto, se egli ha citato un brano della tua lettera, è da questo che si deve partire per vedere se non ha dato nessuna risposta. Allora facciamo così: partendo da questo brano, esaminiamo i suoi scritti, tranne il proemio, nel quale ho voluto predisporre l'animo del lettore e perciò ho tralasciato alcune parole più offensive che rispettose del tema. Egli dice, ripeto: È alla coscienza di chi dà il battesimo che si bada, perché è essa che purifica quella di chi lo riceve. E che succede se la coscienza di chi lo dà è nascosta e, forse, è macchiata? Come può purificare la coscienza di chi lo riceve se, com'egli dice, è alla coscienza di chi lo dà che si bada, perché è essa che purifica quella di chi lo riceve? Se egli dice che non spetta al battezzato, conoscere il male nascosto nella coscienza del battezzatore, forse quest'ignoranza gli servirà per non essere contagiato, a sua insaputa, dalla coscienza di chi lo battezza. Essa quindi potrebbe bastare ad impedire che la coscienza macchiata di un altro, quando la si ignora, contamini. Ma può purificare? E se non lo può, come si deve purificare chi riceve il battesimo, quando la coscienza di chi glielo dà è macchiata, e chi sta per riceverlo non lo sa; tanto più che egli aggiunge questa frase: Chi riceve la fede da un infedele, non riceve la fede, ma una colpa? 20.23 - Petiliano non confuta le parole di Agostino Petiliano ha citato tutto questo brano della mia lettera per confutarlo. Vediamo se lo ha fatto e se vi ha dato almeno una risposta. Vi aggiungo infatti le parole che egli mi accusa di avere tolte, e riformulo la stessa domanda, anche più brevemente; del resto con l'aggiunta di queste due parole, egli ha dato un notevole contributo alla brevità di questa proposizione: Se è alla coscienza di chi battezza santamente, che si bada, poiché è essa che purifica la coscienza del battezzato; e, se chi riceve coscientemente la fede da un infedele, non riceve la fede, ma una colpa, da chi viene purificata la coscienza del battezzato quando egli ignora che la coscienza di colui che lo battezza è macchiata; e quando, a sua insaputa, riceve la fede da un infedele? Ti chiedo: da chi viene purificata? Ce lo dica, non cambi argomento, non copra di nebbia gli ignoranti. E infine, dopo tanti tortuosi giri di parole, ci dica una buona volta: da chi viene purificata la coscienza del battezzato, quando la coscienza del battezzante infedele si nasconde, se è alla coscienza di chi battezza santamente che si bada, perché è essa che purifica quella del battezzato; e che chi riceve coscientemente la fede da un infedele, non riceve la fede ma una colpa? Egli, a sua insaputa, riceve il battesimo da un infedele, che non ha la coscienza che battezza santamente, ma l'ha macchiata e nascosta. Da chi viene purificato? Da chi riceve la fede? Se infatti uno non viene purificato e non riceve la fede, quando il battezzatore infedele e macchiato si nasconde, perché, quando egli viene scoperto e condannato, il battezzato non si fa ribattezzare per purificarsi e ricevere la fede? Se poi dal battezzatore infedele e macchiato, quantunque nascosto, il battezzato viene purificato e riceve la fede, da hi viene purificato, e da chi riceve la fede, visto che il battezzatore non ha la coscienza santa, che purifica la coscienza del battezzato? Lo dica, risponda: da chi viene purificato, da chi riceve la fede, se veramente è alla coscienza di chi battezza santamente che si bada, perché è essa che purifica quella di chi lo riceve, e questa non c'è quando il battezzatore infedele e macchiato si nasconde? A questo non è stata data nessuna risposta. 21.24 - Petiliano gira intorno alla questione per non rispondere Ma ecco che, messo alle strette dalla scelta dell'argomento, Petiliano mi assale di nuovo come nebbia e vento, per oscurare il sereno della verità e, a cortissimo di argomenti, diventa facondo non proclamando la verità, ma vomitando inutili insulti. Conservate, dunque, con grande accuratezza e fermezza, la risposta che dovete dare alla domanda: da chi viene purificata la coscienza di chi riceve il battesimo, quando la coscienza di chi glielo dà è macchiata, per impedire che il suo soffio ve la strappi dalle mani e voi stessi siate trascinati dall'oscura tempesta di un discorso così confuso, che vi impedisce totalmente di sapere da dove esso è partito e dove bisogna ritornare. Vedete come quest'uomo erra qua e là quando, per portare avanti la causa intrapresa, non riesce a stare fermo. Vedete quante cose dice, pur non avendo niente da dire. Dice che io sono viscido e sfuggente, ma che egli mi trattiene; che non provo e non sostengo le mie obiezioni; che invento cose incerte invece di dire quelle certe; che non permetto ai lettori di credere la verità, ma faccio in modo che abbiano sospetti e dubbi più gravi. Dice che ho lo spirito riprovevole di Carneade, l'accademico. Si sforza anche di interpretare il pensiero degli Accademici sulla falsità o l'inganno dei sensi dell'uomo. E anche in questo caso, senza sapere ciò di cui parla, attribuisce loro queste frasi: la neve è nera, benché sia bianca, e nero è anche l'argento; una torre sembra rotonda o rotondeggiante, mentre è lunga; il remo nell'acqua appare spezzato, mentre è intatto. E perché tutto questo? Perché dopo che egli ha detto: È alla coscienza di chi lo dà, o: È alla coscienza di chi lo dà santamente che si bada; perché è essa che purifica quella di chi lo riceve, io gli ho replicato: che succede quando la coscienza di chi lo dà è nascosta e, forse, macchiata? È questa la neve nera, l'argento nero, la torre rotonda, e non lunga? Il remo nell'acqua, che sembra spezzato, ed invece è intatto? Veramente io ho detto che si tratta di una cosa, che si può immaginare, ma che può non esistere: che la coscienza di chi battezza sia nascosta e che, forse, sia macchiata. 21.25 - Una citazione del poeta Terenzio Petiliano insegue il suo pensiero e grida: Che significa: "Che succede se … "? Che significa: " Forse… " se non il procedere esitante, indeciso e incostante dell'uomo dubbioso? Un procedere che il tuo poeta così descrive: " Che succede se ora torno a quelli che dicono: Che succede se, ora, il cielo tuona? ". Via, pensi forse che la mia affermazione: Che succede se la coscienza di chi battezza è nascosta e, forse, macchiata, sia uguale a questa: Che succede se ora il cielo tuona? Veramente io ho detto: Che succede se … È possibile, infatti, che la coscienza si nasconda, ed è possibile che non si nasconda. Di fatto, se il pensiero o il peccato del battezzatore non si conosce, certamente la sua coscienza si nasconde al battezzato; se invece il suo peccato si manifesta, allora essa non si nasconde. Ho detto: E forse è macchiata … È possibile, infatti, che essa si nasconda, ma sia pura; come è possibile che si nasconda, ma sia macchiata. Perciò ho detto: Che succede se …, e: E forse … Tu pensi che la mia espressione sia simile a questa: Che succede se, ora, il cielo tuona? Quante volte gli uomini sono stati convinti, e hanno confessato di avere avuto una coscienza macchiata e adultera, mentre battezzavano altri uomini ignari di questo; e appena il loro delitto è stato scoperto, sono stati degradati? Eppure il cielo non ha tuonato! Che ci stanno a fare qui, Pilo e Furio, che difesero l'ingiustizia contro la giustizia? Che ci sta a fare qui, l'ateo Protagora, che negò l'esistenza di Dio? Sembra che fosse proprio lui quello di cui il profeta ha predetto: Lo stolto ha detto in cuor suo: non c'è Dio. ( Sal 14,1 ) Che ci fanno qui, costoro? Perché se n'è fatto il nome, se non per chiamarli in soccorso di uno, che non ha proprio niente da dire, e al quale non basta certamente averne fatto il nome, perché creda di avere discusso la causa, e di aver risposto a ciò, a cui, in realtà, non ha risposto? 22.26 - Agostino non ha sottratto le parole dal testo di Petiliano Da ultimo, se queste due o tre parole: Che succede se … e: Forse … sono insopportabili fino al punto di far ridestare gli Accademici, che dormono da molto tempo: Carneade, Pilo, Furio e Protagora, la neve nera, il tuono del cielo e altre simili sciocchezze e assurdità, eliminiamole. Non è che senza di esse non si possa dire ciò che vogliamo. Ecco: basta la domanda che Petiliano ha posto poco dopo e che ha preso dalla mia lettera: Da chi deve farsi purificare, uno che riceve il battesimo, quando la coscienza di chi glielo dà è macchiata, e lui, che sta per riceverlo, non lo sa? Qui non c'è: Che succede se … e: Forse … Si risponda, quindi. Ma attenti! Egli potrebbe replicare: Tu cavilli, ma io ti costringo alla regola della fede, per non farti divagare ancor più. Perché con questi sciocchi argomenti, ti distogli dalla vita per guardare gli errori? Perché turbi la ragionevolezza della fede con ipotesi irragionevoli? Mi bastano solo queste sole parole per fermarti e confutarti. È Petiliano che parla così, non io. Sono parole della lettera di Petiliano; io vi ho aggiunto solo quelle due che egli mi accusa di aver tolte; e tuttavia ho mostrato che il senso della mia domanda, alla quale egli non risponde, resta immutato ed è molto più conciso e chiaro. Le due parole sono, santamente e conscientemente. E così il testo non è: La coscienza di chi lo dà, ma: La coscienza di chi lo dà santamente; e non: Chi riceve la fede da un infedele, ma: Chi, coscientemente, riceve la fede da un infedele … Veramente non sono stato io a toglierle: io non le ho trovate nel codice che mi è stato consegnato. Può darsi che sia stato lacunoso. Ma non è assolutamente incredibile che anche qui si ridesti l'odiosità accademica, per sostenere che dire codice lacunoso, equivale a dire la neve è nera. Perché io non potrei ricambiare il suo sospetto temerario, dicendo che è stato lui stesso ad aggiungere in seguito le parole, che mi attribuisce di avere sottratto, visto che il codice, che non si adira, può sostenere questa nota di errore, senza indurmi a fare un giudizio temerario? 23.27 - Ancora su queste parole In verità la prima espressione, chi dà santamente, non mi impedisce affatto di porre la domanda, che sta tanto a cuore a Petiliano. Egli vuol sapere se io dico: Se è alla coscienza di chi lo dà … o, se è alla coscienza di chi lo dà santamente che si bada, poiché è essa che purifica quella di chi lo riceve, da chi deve farsi purificare chi riceve il battesimo, quando la coscienza di chi glielo dà è macchiata, e lui, che sta per riceverlo, non lo sa? Quanto all'altra aggiunta: Coscientemente, quella che non ci fa dire: Chi riceve la fede da un infedele, ma: Chi, coscientemente, riceve la fede da un infedele, non riceve la fede, ma una colpa, riconosco di aver parlato come se essa non ci fosse, e detto cose di cui accetto facilmente la soppressione, poiché costituivano più una remora alla mia facilità di parola, che un aiuto alla mia capacità di dare risposte. Quanto è più facile, infatti, e quanto più chiaro e più breve dire: Se è alla coscienza di chi dà il battesimo santamente che si bada, perché è essa che purifica la coscienza di chi lo riceve e: Se chi, coscientemente riceve la fede da un infedele, non riceve la fede, ma una colpa, da chi viene purificato il battezzato al quale la coscienza macchiata del battezzatore non santo si nasconde? E da chi riceve la vera fede colui che, senza saperlo, si fa battezzare da un infedele? Mi si dica da chi; e allora l'intera questione del battesimo si chiarirà; allora verrà alla luce tutto ciò che cerchiamo. Ma lo si deve dire; non passare il tempo a maledire. 24.28 - Petiliano parla a vuoto Perciò, qualunque sia lo scopo per cui Petiliano potrebbe far uso di queste due parole, o per accusarmi di averle tolte o per gloriarsi di averle fatte aggiungere, vedete che niente mi impedisce di porre la domanda, alla quale egli non sa dare una risposta, ma non riesce neppure a tacere. Ecco perché si scaglia ancora contro di me e, starei per dire, si allontana dalla causa, se mai vi si è avvicinato. E come se si trattasse di me e non della verità della Chiesa e del battesimo, dice che io ho ragionato dopo avere eliminate le due parole, per tutelare la mia coscienza dall'accusa di avere ignorato la coscienza sacrilega di colui che, come lui dice, è stato il mio inquinatore. Ma se fosse così l'avverbio: coscientemente, se lo avessi aggiunto io, mi avrebbe giovato, se l'avessi soppresso, danneggiato. In effetti, se io avessi voluto impostare la mia difesa in maniera da far credere che ho ignorato la coscienza del mio battezzatore, avrei potuto considerare a mio favore il fatto che Petiliano non ha detto, genericamente: Chi riceve la fede da un infedele, ma: Chi, coscientemente, riceve la fede da un infedele, non riceve la fede, ma una colpa, e quindi vantarmi di avere ricevuto non una colpa, ma la fede, in quanto ho detto: Io non ho ricevuto conscientemente la fede da un infedele ma, essendo uomo, non ho potuto conoscere la coscienza dell'uomo che mi ha battezzato. Vedete dunque e, se potete, contate quante parole inutili sono state dette per la frase: ho ignorato, che egli mi attribuisce di aver detta, ma che io non ho mai detta, poiché né si trattava di me, perché io la dicessi, e né in colui che mi ha battezzato si manifestò qualche crimine, che potesse indurmi a dire, per la mia difesa, che io ignoravo la sua coscienza. 25.29 - Come Petiliano gira intorno alla questione Comunque Petiliano, pur di non rispondere a quanto ho detto, immagina ciò che non ho detto, e distoglie la gente dal fare attenzione a ciò che lui deve dire, per evitare di dare una doverosa risposta. Spesso intercala: Io ignoravo, tu dici, e risponde: Ma se tu ignoravi …, e quasi mi convince a non dire più: Io ignoravo. Passa a parlare di Mensurio, Ceciliano, Macario, Taurino, Romano, e sostiene che, essi hanno compiuto atti contro la Chiesa di Dio, che io non potevo non sapere, poiché sono un africano e piuttosto avanzato in età, sebbene, come sento dire, Mensurio sia morto nell'unità della comunione prima dello scisma del partito di Donato. Quanto alla causa di Ceciliano ho letto che i Donatisti lo deferirono a Costantino; che i vescovi, che l'imperatore aveva assegnati come giudici, lo assolsero una prima e una seconda volta, e che una terza volta fu l'imperatore stesso ad assolverlo poiché i Donatisti si erano appellati a lui. Quanto poi a Macario, Taurino e Romano, risulta che tutto ciò che essi hanno fatto, grazie al loro potere giudiziario o esecutivo, per l'unità e contro il loro tenace furore, l'hanno fatto secondo le leggi, che gli stessi Donatisti, che deferirono la causa di Ceciliano al tribunale dell'imperatore, costrinsero a emanare e ad applicare contro se stessi. 25.30 - Agostino non è stato condannato come manicheo Tra le molte cose totalmente estranee alla questione, egli dice che io sarei stato colpito da una sentenza del proconsole Messiano, e perciò sarei scappato dall'Africa. E prendendo a pretesto questa falsità - che se non l'ha inventata lui, l'ha certamente raccolta con malizia da persone maliziose che l'hanno inventata -, con stupefacente leggerezza non ha avuto paura, di conseguenza, non solo a dirne molte altre, ma anche a scriverle. Eccole: quando sono venuto a Milano davanti al console Bautone e dato che allora esercitavo la professione di retore, ho pronunciato un elogio all'indirizzo di questo console, alle calende di gennaio, durante una grande assemblea e sotto lo sguardo della folla; e terminato questo viaggio, io sarei rientrato in Africa dopo la morte del tiranno Massimo. Ora, il proconsole Messiano ha ascoltato i Manichei dopo il consolato di Bautone, come lo dimostra la data degli Atti che Petiliano stesso ha inserita. Se poi vi fossero dei dubbiosi o degli increduli e fosse necessario provare queste notizie, potrei portare numerosi uomini famosi nel mondo, e testimoni molto credibili, di tutto quel periodo della mia vita. 26.31 - Non si risponde alla vera questione Ma perché fare queste ricerche? Perché subire o creare inutili ritardi? Che forse in questo caso troveremmo una risposta alle domande: Da chi deve farsi purificare la coscienza di colui che riceve il battesimo, e che ignora la coscienza macchiata di chi glielo dà? E da chi riceve la fede colui che, non sapendolo, viene battezzato da un infedele? Petiliano, che aveva tratto questo argomento dalla mia lettera, per dare una risposta, ha detto ciò che ha voluto, ma non ciò che la causa richiedeva. Quante volte ha detto: Se ignoravi, quasi che io avessi detto, ma non l'ho mai detto, che ignoravo la coscienza del mio battezzatore? Mi è parso che non facesse altro che dimostrare, con la sua lingua cattiva, che io non ignoravo la malvagità di quelli presso i quali ho ricevuto il battesimo, e con i quali sono in comunione: certamente capiva molto bene che l'ignoranza non mi avrebbe reso colpevole! Ecco dunque: se io ignoravo, come egli ha ripetuto molto spesso, sarei senza dubbio innocente da tutte le loro malvagità. Da chi, dunque, vengo purificato io che, ignorando la coscienza di chi battezza non santamente, non potrei essere assolutamente impedito dai suoi crimini? Da chi potrei ricevere la fede io che, a mia insaputa, fossi battezzato da un infedele? Non invano Petiliano ha detto e ridetto: Se ignoravi …: egli non voleva permettere che fossi ritenuto innocente; e con ciò egli faceva senza dubbio capire che la coscienza di uno che a sua insaputa riceve la fede da un infedele, non viene violata, quando egli ignora che la coscienza di chi lo battezza non santamente è macchiata. Ci dica dunque da chi vengono purificati costoro; da chi ricevono la fede e non una colpa? Ma non vi inganni. Non parli molto senza dire niente ma, senza parlare molto, dica molte cose. Inoltre, mi viene in mente un'idea e non devo lasciarmela sfuggire: se io sono colpevole, perché non ignoravo, tanto per usare le sue parole, e non ignoravo perché sono un africano e quasi vecchio, che almeno non siano colpevoli i fanciulli delle altre parti del mondo! Questi tuttavia che, né per origine e né per età, hanno potuto conoscere le vostre accuse, vere o false che siano, se incappano in voi, li ribattezzate senza alcun riguardo. 27.32 - Agostino incalza con le sue domande Ma ora il problema è un altro. Risponda piuttosto alla domanda: visto che, per non sentirsi costretto a rispondere, ha divagato a lungo. Da chi viene purificata la coscienza di colui che riceve il battesimo, ma ignora la coscienza macchiata del battezzatore, se è alla coscienza di chi battezza santamente che si bada, perché è essa che purifica quella del battezzato? E da chi riceve la fede colui che, a sua insaputa, viene battezzato da un infedele, se chi riceve conscientemente la fede da un infedele, non riceve la fede, ma una colpa? Messi da parte gli insulti lanciati senza criterio contro di me, restiamo in attesa; vediamo se in seguito risponde alle nostre domande tanto insistenti. Mi piace notare la grande loquacità di una sua frase con cui pensa di abbattermi e distruggermi con molta facilità. Egli dice: Ma torniamo all'oggetto del tuo sogno: quello con cui credi di descrivere ogni battezzatore. Ti converrebbe immaginare cose verosimili, visto che non vedi la verità. Petiliano ha pronunciato queste sue parole, mentre stava per citare le mie. Perciò ha proseguito: Ecco, tu dici, un infedele sta per battezzare, ma il battezzando ignora la sua infedeltà. Non completa la frase e la mia domanda, ma subito comincia a interrogarmi, e dice: Chi è costui che tu presenti? Da dove è uscito? Perché credi di vedere colui che immagini, per non vedere colui che dovresti vedere, esaminare con attenzione e approvare? Ma poiché capisco che tu ignori il rito del sacramento, ti dico in breve: avresti dovuto esaminare il tuo battezzatore ed essere esaminato da lui. Che cosa potevamo aspettarci? Che dicesse da chi viene lavata la coscienza del battezzato che ignora la coscienza macchiata di chi lo battezza non santamente? E da chi riceve la fede, e non un peccato, colui che, non sapendolo, riceve il battesimo da un infedele? Ecco, abbiamo sentito che se uno desidera ricevere la fede e non un peccato, deve esaminare con grande scrupolo il battezzatore, per scoprire se la sua coscienza è santa: è essa, infatti, che purifica la coscienza del battezzato. In effetti, chi non l'ha esaminata e, non sapendolo, ha ricevuto il battesimo da un infedele, proprio perché non ha esaminato la coscienza di chi glielo dava, e ne ha ignorato le macchie, non riceve la fede, ma una colpa. Che gli ha giovato credere che fosse importante aggiungere l'avverbio coscientemente, che egli mi ha accusato di avere tolto? In realtà, quando non ha accettato che si dicesse: chi riceve la fede da un infedele, non riceve la fede, ma un peccato, pareva che volesse aprire una speranza a chi ignora. Ma adesso che gli si chiede da chi riceve la fede colui che, a sua insaputa, viene battezzato da un infedele, risponde che egli avrebbe dovuto esaminare il suo battezzatore. Senza dubbio Petiliano non permette ad uno sfortunato di essere ignorante, visto che non gli propone altra possibilità di ricevere la fede, che quella di riporre la sua speranza nell'uomo che lo battezza. 28.33 - La speranza dell'uomo non va riposta negli uomini È questo ciò che aborriamo in voi; è questo ciò che la parola di Dio condanna, quando proclama con grande verità e chiarezza: Maledetto l'uomo che ripone la sua speranza nell'uomo. ( Ger 17,5 ) È questo che la santa umiltà e carità dell'apostolo Paolo vieta, quando proclama: Nessuno si glori nell'uomo! ( 1 Cor 3,21 ) È questo ciò che accresce contro di noi gli impulsi di infondate calunnie e di asprissimi insulti, così che, distrutto l'uomo, non resta più nessuna speranza a quelli ai quali noi amministriamo la parola e il sacramento di Dio, in virtù del ministero che ci è stato affidato. Ecco, noi rispondiamo loro: Fino a quando conterete sull'uomo? ( Sal 62,4 ) Ecco, risponde loro la veneranda società cattolica: Non è forse a Dio, che la mia anima si assoggetterà? Da lui viene la mia salvezza; è lui il mio Dio, il mio difensore: non me ne allontanerò mai. ( Sal 62,2-3 ) In effetti, che motivo hanno avuto, i Donatisti, per allontanarsi dalla casa di Dio, se non la constatazione di vasi destinati ad usi ignobili, ( 2 Tm 2,20 ) di cui essa non sarà priva fino al giorno del giudizio? Vasi che essi hanno finto di non poter tollerare, benché dagli Atti e dagli scritti del tempo appaia chiaramente che questi vasi erano essi stessi, e che furono essi stessi ad accusare e calunniare gli altri? Ora, perché non avvenga che per questi vasi destinati ad usi ignobili, il servo di Dio o il buon fedele, o chi sta per ricevere la fede nel battesimo, sconvolto dalla loro presenza, abbandoni la grande casa, che è l'unica casa del grande Padre di famiglia, il versetto appena citato recita: Non è forse a Dio che si assoggetterà la mia anima? A Dio quindi, non all'uomo. È da lui, infatti, che viene la mia salvezza, non dall'uomo. Petiliano, invece, pur di non affidare a Dio un uomo, per farlo purificare e mondare, almeno quando la coscienza di colui che battezza non santamente si nasconde, e quando, non sapendolo, egli riceve la fede da un infedele, ha detto: Ti dico in breve: avresti dovuto esaminare il battezzatore, ed essere esaminato da lui. 29.34 - L'esempio di Giovanni Battista è contro Petiliano Vi scongiuro, notate bene: io gli domando: Come si purifica la coscienza di colui che riceve il battesimo, quando ignora che la coscienza di chi lo battezza è macchiata, se è alla coscienza di chi lo dà santamente che si bada, perché è essa che purifica quella di chi lo riceve? E da chi riceve la fede colui che, a sua insaputa, viene battezzato da un infedele, se chi riceve coscientemente la fede da un infedele, non riceve la fede, ma un peccato? E per tutta risposta Petiliano mi dice che bisogna esaminare sia il battezzatore che il battezzando. E per giustificare questa risposta, che non crea alcun problema, porta l'esempio di Giovanni, che sarebbe stato esaminato da quelli che gli chiesero di dire loro chi fosse ( Gv 1,22 ) e che, a sua volta, avrebbe esaminato quelli che apostrofò così: Razza di vipere, chi vi ha insegnato a fuggire l'ira ventura? ( Mt 3,7 ) Che c'entra, questo, col nostro tema? Che c'entra, questo, con la nostra questione? Dio aveva reso a Giovanni la testimonianza di grandissima santità, poiché lo aveva fatto precedere da una chiarissima profezia, e sul suo concepimento e sulla sua nascita. I suoi interpellanti, che già lo credevano santo, volevano che dicesse loro chi santo fosse, e se fosse proprio lui il Santo dei Santi, cioè il Cristo Gesù. Giovanni infatti riscuoteva tanta stima che avrebbero subito creduto a qualunque cosa avesse detto di sé. Se poi con tale esempio si vuole dire questo: Oggi dobbiamo esaminare ogni battezzatore, allora chiunque parla di sé deve essere creduto. Ora, chi è quell'ipocrita, che certamente lo Spirito Santo fugge, come sta scritto, ( Sap 1,5 ) il quale non desidera che di lui si abbia una grande stima e si adopera per raggiungerla con tutte le parole possibili? Comunque, quando ad uno si chiede chi è, e egli risponde di essere un fedele dispensatore di Dio e di non avere la coscienza macchiata da nessun crimine, basta questo esame o bisogna esaminare con cura la sua condotta e la sua vita? Certo, è così. Ma non sta scritto che hanno fatto quest'esame coloro che nel deserto del Giordano chiesero a Giovanni chi fosse. 30.35 - Questo esempio non riguarda la nostra questione Perciò questo esempio non c'entra niente con la questione in discussione. Ciò che invece sollecita questa premura, è più questo testo dell'Apostolo: Siano prima messi alla prova, e se non hanno nessun peccato, esercitino il loro servizio. ( 1 Tm 3,10 ) Ma visto che questo lo si fa abitualmente e con sollecitudine, dall'una e dall'altra parte, come spiegare che la falsità di molti è stata scoperta solo dopo l'esercizio di questo ministero, se non perché spesso l'attenzione degli uomini fallisce e perché molti, che prima erano buoni, poi diventano cattivi? Questo accade così spesso, che nessuno può ignorarlo o dimenticarlo. Ed allora, perché Petiliano ci insegna, con una frase breve e offensiva, che il battezzando deve esaminare il suo battezzatore, quando noi gli chiediamo da chi deve farsi purificare la coscienza colui che riceve il battesimo, se la coscienza di chi glielo dà non santamente si nasconde, visto che è alla coscienza di chi battezza santamente che si bada, poiché è essa che purifica la coscienza del battezzato? Poiché vedo che tu non conosci il rito del sacramento, egli dice, allora ti dico brevemente: Avresti dovuto esaminare il battezzatore, ed essere da lui esaminato. Che risposta! Egli vede intorno a sé, in molti luoghi, una grande moltitudine di uomini, battezzata da coloro che prima parevano giusti e casti, ma che, in seguito, scoperti i loro crimini, sono stati confutati e cacciati, e crede di poter sfuggire alla forza della domanda con cui gli chiediamo da chi viene purificata la coscienza di un battezzato, quando ignora la coscienza macchiata di chi non lo battezza santamente, se è alla coscienza del battezzatore santo che si bada, perché è essa che purifica quella del battezzato, solo perché risponde seccamente: bisogna esaminare il battezzatore. Non c'è niente di più triste che dissentire dalla verità che ci assedia così strettamente da rendere impossibile l'uscita. Noi chiediamo: da chi riceve la fede uno che, a sua insaputa, è battezzato da un infedele? Ed egli ci risponde: Avrebbe dovuto esaminare il suo battezzatore. Dunque, visto che non lo esamina e senza saperlo riceve la fede da un infedele, non riceve la fede, ma una colpa. E allora, perché non ribattezzare quelli che risultano battezzati dai peccatori quando erano ancora nascosti, e che poi sono stati scoperti e confutati? 31.36 - Alcune domande di Agostino Ma dov'è - egli dice - l'avverbio " coscientemente ", che ho aggiunto, per cui non avrei detto: " Chi riceve la fede da un infedele …", ma: " Chi, coscientemente, riceve la fede da un infedele, riceve non la fede, ma una colpa? ". Dunque riceve la fede e non una colpa chi, senza saperlo, l'ha ricevuta da un infedele. Ecco perché io chiedo da chi l'ha ricevuta. A questo punto, messo alle strette, Petiliano risponde: Avrebbe dovuto esaminare. Bene, avrebbe dovuto. Non l'ha fatto o non l'ha potuto fare. Che ne pensate? È stato purificato o no? Se lo è stato, chiedo: da chi? Certo non ha potuto lavarlo la coscienza macchiata di colui che non lo ha battezzato santamente, e che egli non conobbe. Se poi non è stato lavato, ordinategli di farsi lavare. Non lo fate? Dunque è stato lavato. Diteci da chi. Dite almeno voi ciò che egli non ha detto. Io vi pongo la stessa domanda, alla quale Petiliano non ha saputo rispondere: Ecco, un infedele sta per battezzare, ma il battezzando ignora la sua incredulità. Che cosa pensate voi: riceverà la fede o una colpa? Bastano le domande fatte finora. Rispondete o cercate attentamente le risposte di Petiliano: troverete i suoi insulti confutati. Egli mi accusa con un certo scherno di proporre verità apparenti, perché non so vedere la verità. E dopo aver anche citato le mie parole e dimezzata la mia frase, ha detto: Tu dici: ecco un infedele sta per battezzare, ma il battezzando ignora la sua incredulità. Poi continua: Chi è costui? E donde è uscito?; come se si trattasse di uno o di due casi, e se tutto il mondo, dall'una e dall'altra parte, non ne fosse pieno. Perché chiedermi chi è costui o da dove è uscito, e piuttosto non guardarsi intorno e vedere che sono rare le Chiese, in città come in campagna, che non abbiano uomini colpiti dal crimine e cacciati dal clero? Costoro pur nascondendosi e desiderando passare per buoni, anche se erano cattivi, e passare per casti, anche se erano corrotti, erano certamente ipocriti, e certamente lo Spirito Santo, come sta scritto, li fuggiva. ( Sap 1,5 ) È dunque da questa folla, ancora nascosta, che è uscito l'infedele che ho presentato. Perché allora mi chiedi da dove è uscito, tu che chiudi gli occhi davanti a tanta folla, di cui anche a considerare solo quelli che poterono essere convinti e cacciati, il loro suono basta a guidare i ciechi? 32.37 - Il caso di Quodvultdeus Che dire del caso riportato nella sua lettera: il caso di Quodvultdeus, che dopo essere stato da voi convinto di aver commesso due adulteri e cacciato, i nostri hanno accolto? Che dire, dunque? Senza pregiudizio verso di lui, che ha dimostrato e persuaso della bontà della sua causa, potrei dire: quando presso di voi gli adulteri non ancora scoperti battezzano, che cosa si riceve da loro, la fede o una colpa? Certamente non la fede: essi infatti non hanno la coscienza per battezzare santamente e purificare quella di chi viene battezzato. Ma neppure un peccato, perché è stato aggiunto l'avverbio: Chi coscientemente riceve la fede da un infedele, non riceve la fede, ma un peccato. Ora, le persone che sono state battezzate da costoro, certamente non sapevano chi fossero. Ma se esse non hanno ricevuto la fede da questi, che non avevano la coscienza di chi battezza santamente; e se non hanno ricevuto neppure il peccato, in quanto sono state battezzate non nella conoscenza dei loro crimini, ma nell'ignoranza, sono rimaste e senza fede e senza peccato. Esse quindi non sono nel numero di questi criminali, ma non possono neppure trovarsi nel numero dei fedeli, in quanto da essi non hanno potuto ricevere un peccato, ma neppure la fede. Eppure vediamo che voi le annoverate nel numero dei fedeli, e che nessuno di voi pensa di ribattezzarle, ma di ratificare il battesimo ricevuto. Quindi hanno ricevuto la fede, ma non da quelli che non avevano la coscienza di chi battezza santamente: la coscienza che purifica quella di chi viene battezzato. E allora, da chi l'hanno ricevuta? Questa è la mia ansia, questa la mia insistente richiesta, questa la mia fortissima sollecitazione per avere una risposta. 33.38 - Si discutono altri passi della lettera di Petiliano Ed ora osservate Petiliano: per non rispondere o per non farsi vedere imbarazzato di non avere saputo rispondere, si muove qua e là, passando da un insulto all'altro e portando molte accuse, ma nessuna prova. E quando, per difendere la sua causa, si sforza di resistere con un certo accanimento, viene sconfitto con estrema facilità su tutti i punti. E tuttavia non risponde mai all'unica nostra domanda: Se è alla coscienza di chi dà santamente il battesimo, che si bada, poiché è essa che purifica quella di chi lo riceve, da chi viene purificato chi lo riceve, se la coscienza di chi glielo dà è macchiata ed egli, che sta per riceverlo, non lo sa? Infatti, dopo aver citato il brano della mia lettera, ha presentato me, che ponevo la domanda, e ha mostrato se stesso, che non dava una risposta. Dopo aver detto le cose che ho già ricordate, nelle quali ho fatto vedere che egli non ha risposto alla mia domanda; e dopo che, messo sotto pressione, è stato costretto a dire che il battezzatore deve essere esaminato dal battezzato e il battezzato dal battezzatore; e dopo essersi sforzato di sostenere la sua tesi con l'esempio di Giovanni, sperando di incontrare uditori molto negligenti e ignoranti, ha citato altri testi della Scrittura che non riguardano il nostro tema. Se l'eunuco disse a Filippo: Ecco l'acqua, che cosa mi impedisce di essere battezzato? ( At 8,36 ) è perché sapeva che i perduti ne sono impediti. Se Filippo non gli impedì di ricevere il battesimo, è perché l'eunuco, durante la lettura, aveva dimostrato di credere a Cristo; come se Filippo lo avesse impedito a Simon Mago. Se i Profeti hanno temuto di essere ingannati da un battesimo falso, tanto che Isaia disse : È un acqua ingannevole, che non ispira fiducia, ( Ger 15,18 ) è perché voleva mostrare che presso gli infedeli l'acqua è ingannevole: anche se queste parole non le ha dette Isaia, ma Geremia riferendosi agli uomini mendaci, e chiamando il popolo, in senso simbolico, acqua: se ne ha una prova molto chiara nell'Apocalisse. ( Ap 17,15 ) E Davide ha detto: L'olio del peccatore non ungerà il mio capo, anche se parlava dell'adulazione dell'adulatore, che inganna con falsi elogi, che fanno montare la testa a chi li riceve. Questa spiegazione si trova nel salmo, nelle parole che precedono immediatamente la frase citata. Davide infatti dice: Il giusto mi biasimerà e mi rimprovererà con misericordia, ma l'olio del peccatore non ungerà il mio capo. ( Sal 141,5 ) Che c'è di più chiaro di questa affermazione? Che c'è di più evidente? Davide preferisce essere rimproverato con misericordia dalla severa correzione del giusto, per guarire, che essere unto dalle dolci carezze dell'adulatore, per non insuperbire. 34.39 - Petiliano porta l'esempio di Paolo Petiliano ricorda anche che l'apostolo Paolo ha esortato a non credere a ogni spirito, ma a mettere alla prova gli spiriti per vedere se sono da Dio. ( 1 Gv 4,1 ) Come se ci dovessimo preoccupare di separare il frumento dalla paglia ora, prima del tempo, più che di impedire che la paglia possa ingannare il frumento; o come se una verità, detta da uno spirito bugiardo, la si debba respingere perché l'ha detta uno spirito odioso. Chi lo pensasse sarebbe tanto folle quanto sostenere che Pietro non avrebbe dovuto dire: Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente, ( Mt 16,16 ) perché già l'avevano detto i demoni. ( Mt 8,29; Mc 1,24; Lc 8,28 ) Quindi, se il battesimo di Cristo, amministrato da un ingiusto o da un giusto, non è altro che il battesimo di Cristo, un ministro accorto e un buon fedele devono evitare l'iniquità dell'uomo, senza condannare i sacramenti di Dio. 34.40 - Il caso di un certo vescovo In tutto questo Petiliano non risponde alla domanda: Se è alla coscienza di chi dà santamente il battesimo che si bada, poiché è essa che purifica quella di chi lo riceve, come si deve purificare colui che lo riceve da chi ha la coscienza macchiata, e lui che sta per riceverlo non lo sa? Un suo collega di Thubursicubure, un certo Cipriano, sorpreso in un postribolo con una donna molto disonesta, fu deferito a Primiano di Cartagine e condannato. Ora, quando costui, prima d'essere scoperto e cacciato, battezzava, non aveva certamente la coscienza di un battezzatore, che purifica quella del battezzato. E allora, come sono stati lavati quelli che, oggi, dopo la sua condanna, non vengono certamente lavati di nuovo? Non c'era bisogno che io ne facessi il nome, se non si trattasse di impedire a Petiliano di ripetere: Chi è costui? Da dove è uscito? Perché i vostri non hanno esaminato questo battezzatore, così come, secondo Petiliano, è stato esaminato Giovanni? O forse lo hanno esaminato, nei limiti in cui degli uomini hanno potuto esaminare un uomo ma, poiché egli si era nascosto a lungo dietro la maschera di un'astuta ipocrisia, non sono riusciti a scoprirlo? 35.40 - Non era ingannevole la sua acqua? O l'olio del fornicatore non è l'olio di peccatore? O, come dice la Cattolica con grande verità, quell'acqua e quell'olio non erano di chi li amministrava, ma di colui del quale si invocava il nome? E perché coloro che si facevano battezzare da questo falso che si nascondeva, non provavano il suo spirito, poiché non era da Dio? Lo Spirito Santo che ammaestra, infatti, fuggiva gli ipocriti. ( Sap 1,5 ) Oppure fuggiva lui, ma i suoi sacramenti, benché amministrati da lui, non li fuggiva? Infine: certamente voi non negate la loro purificazione. Allora, vedete se per giustificare quelli che, dopo la sua condanna, voi non vi preoccupate di purificare, potete trovare, dopo che spesso avete diffuse tante nebbie, un passo dove Petiliano risponde alla domanda: da chi sono stati purificati costoro, se è alla coscienza di chi battezza santamente che si bada, poiché è essa che purifica quella del battezzato? Quell'impuro nascosto non poteva avere questa coscienza. 35.41 - Ora egli non dà nessuna risposta alla nostra insistente domanda. In seguito poi si lascia andare a lunghi discorsi. Egli dice: Se i Profeti e l'Apostolo hanno prudentemente temuto di questo, con che faccia tu dici che per i veri credenti il battesimo di un peccatore è santo? Come se io o un qualunque cattolico dicessi che il battesimo, che si dà o si riceve tramite il ministero del peccatore, è il battesimo del peccatore e non di colui nel cui nome il credente viene battezzato. Dopodiché egli si spinge a parlare di Giuda il traditore, e contro di lui dice tutto il male possibile, servendosi di testimonianze che di lui i profeti avevano dato molto tempo prima. Sembra quasi che voglia sommergere con l'empietà del traditore Giuda, la Chiesa di Cristo diffusa nel mondo, di cui ora stiamo trattando, ma senza considerare - e l'esempio di Giuda lo avrebbe dovuto ammonire - che non bisogna dubitare che essa è la Chiesa di Cristo, che si espande in tutte le nazioni, poiché si tratta di una verità profetizzata tanto tempo prima; così come non bisogna dubitare che Cristo doveva essere tradito da uno dei suoi discepoli, perché anche questo è stato profetizzato. 36.42 - Il caso del battesimo dei Massimianisti Ma proprio dopo questo discorso, ecco che Petiliano passa a trattare il nostro argomento: l'accettazione del battesimo dei Massimianisti, che essi avevano condannati. Anche se, nel porre la questione, egli preferisce usare più le sue parole che le mie: noi infatti non diciamo che il battesimo dei peccatori deve giovarci, e né che esso è dei peccatori o di qualunque altro uomo, ma riconosciamo che è di Cristo. Ecco le sue proposizioni: Tu ti ostini ad affermare che il battesimo dei peccatori vi deve giovare, in quanto anche noi, come hai detto, rispettiamo il battesimo di quei peccatori che abbiamo giustamente condannato. Ecco, appena è passato a trattare la questione, come ho detto, tutto il suo spirito battagliero, anche apparente, gli è venuto meno. Non ha trovato dove andare, da dove uscire; non è riuscito ad avvistare un varco per dove evadere di nascosto e né ad aprirlo con la forza. Ha detto: Sebbene in un secondo libro io dimostrerò tutta la differenza che c'è tra di noi: tra i nostri e i vostri che voi dite innocenti, nel frattempo voi, prima liberatevi dai crimini dei vostri colleghi, e che voi ben conoscete, e dopodiché chiedeteci conto su quelli che cacciamo. Chi risponderebbe così? Chi, se non chi combatte una verità e non trova parole contro di essa? Ora, supponiamo che anche noi usassimo le stesse parole: Voi, nel frattempo, prima liberatevi dai crimini, a voi noti, dei vostri colleghi, e poi rinfacciateci qualche crimine dei cattivi, che vedete in mezzo a noi: in questo caso, saremmo entrambi vincitori o vinti? Tutt'altro. Il vincitore, per la sua Chiesa e nella sua Chiesa, è colui che nella sua Scrittura ci ha insegnato che nessuno deve gloriarsi nell'uomo, ma che chi si gloria, si glori nel Signore. ( 1 Cor 3,21 ) Ecco: con la parola di verità noi diciamo che il credente non è giustificato dal ministro che lo battezza, ma da colui di cui sta scritto: A chi crede in colui che giustifica l'empio, la fede è computata come giustizia: ( Rm 4,5 ) noi infatti non ci gloriamo in un uomo ma, quando ci gloriamo, con la sua grazia ci sforziamo di gloriarci nel Signore. Così siamo al sicuro, qualunque errore o crimine venga provato a carico degli uomini della nostra comunione! Presso di noi tutti i cattivi, sia quelli totalmente nascosti e sia quelli noti solo ad alcuni, a causa dei buoni, che non li conoscono e che non possono essere confutati presso di loro, vengono tollerati per amore del vincolo dell'unità e della pace, in modo da non sradicare, insieme alla zizzania, anche il frumento. A tal punto essi portano il peso della propria malvagità, che nessuno vuol condividerla con loro, salvo quelli che si compiacciono della loro iniquità. In effetti noi non temiamo che i loro battezzati non possano essere giustificati; essi infatti credono in colui che giustifica gli empi, affinché la loro fede sia computata come giustizia. ( Rm 4,5 ) 37.43 - Nel mondo ci sono moltissimi peccatori che però non contaminano la Chiesa Inoltre, nella nostra comunione, né colui che è stato allontanato da noi per il peccato di sodomia, come dice Petiliano, e non è stato rimpiazzato da un altro e né restituito al nostro stesso collegio - ma egli non sa quello che dice -, e né l'altro che, a suo dire, è stato penitente presso di voi, comunque si possano o non si possano difendere le loro cause, riescono a pregiudicare minimamente la Chiesa di Dio, che si diffonde in tutte le nazioni e cresce nel mondo fino alla mietitura. Ora, se quanti voi accusate sono veramente cattivi, allora non sono più in essa, ma nella sua paglia. Se invece sono buoni, per il fatto che li diffamiate con accuse ingiuste, essi vengono provati come l'oro, e voi bruciati come si brucia la paglia. Quanto agli altri peccati, non contaminano la Chiesa che, secondo profezie molto degne di fede, è diffusa in tutto il mondo e attende la fine del tempo come del suo approdo. Quando vi arriverà non avrà più i pesci cattivi, insieme ai quali ha potuto sopportare con innocenza il naturale disagio entro le stesse reti del Signore, per tutto il tempo in cui non dové separarsi da essi per impazienza. Non per questo, tuttavia, i fermi, diligenti e saggi dispensatori di Cristo trascurano la disciplina della Chiesa, quando i crimini sono tanto evidenti che nessun motivo plausibile potrebbe giustificarli. Vi sono innumerevoli prove a carico di quelli che sono stati o vescovi o chierici di un altro grado del ministero e che, una volta degradati, o se ne sono andati per pudore in altre regioni, o sono passati a voi e ad altre eresie; oppure sono restati nelle loro regioni e sono conosciuti. Ve n'è una moltitudine così grande in tutta la terra, che se Petiliano, moderando un po' le sue temerarie invettive, ci avesse riflettuto sopra, non sarebbe mai caduto in una affermazione tanto manifestamente falsa e vuota, quando ha pensato di dire: Nessuno di voi è innocente, per il fatto che non condannate nessun colpevole. 38.44 - La Chiesa condanna vescovi e ministri cattivi In effetti, anche tralasciando gli altri abitanti delle diverse zone - è raro infatti trovare un luogo dove questo tipo di persone sia assente -, dove è evidente che anche nella Chiesa cattolica si usa condannare i capi e i ministri iniqui, è il caso di Onorio di Milevi, di cui Petiliano è ben informato. Quanto a Splendonio, un diacono condannato nella Cattolica, Petiliano lo ribattezzò e lo ordinò prete. La sua condanna, avvenuta in Gallia e inviata a noi dai fratelli, fu letta in pubblico su proposta del nostro collega Fortunato proprio a Costantina; in seguito però, lo stesso Petiliano, avendone esperimentato le odiose insidie, lo ha respinto. Ora il caso di Splendonio non avrebbe dovuto fargli capire che anche nella Cattolica si degradano i malvagi? Mi stupisco nel vedere in quale abisso di leggerezza egli aveva il cuore, quando dettava questa ardita frase: Nessuno di voi è innocente, se nessun colpevole viene condannato. Perciò, nella Chiesa cattolica, i malvagi mescolati con il corpo ai buoni, ma separati nello spirito, portano il loro fardello sia quando, per l'umana fragilità, non si conoscono, e sia quando, per rispetto della disciplina, sono condannati. Perciò sono sicuri, purché non condividano i loro peccati con il consenso e la partecipazione, tutti coloro che da essi ricevono il battesimo di Cristo. Infatti anche se venissero battezzati da ministri buonissimi, non sarebbero giustificati se non da colui che giustifica l'empio: a quanti infatti credono in colui che giustifica l'empio, la fede viene imputata come giustizia. ( Rm 4,5 ) 39.45 - La sentenza contro i Massimianisti condanna i Donatisti Voi invece, quando vi si rinfaccia il caso dei Massimianisti, condannati dalla sentenza del concilio dei trecentodieci e respinti da questo stesso concilio, citato in tanti Atti proconsolari e municipali; e che voi, dopo che li avete scacciati dalle basiliche che occupavano, con le ordinanze dei giudici e le milizie ausiliarie cittadine, avete nuovamente accolti e onorati, senza mettere in discussione il loro battesimo, con quelli che essi avevano battezzato fuori della vostra comunione, non trovate una risposta da dare. In realtà è la vostra opinione, non vera, ma comunque vostra, che vi sconfigge: voi infatti sostenete che nella stessa comunione dei sacramenti, alcuni periscono a causa dei crimini degli altri, e che ciascuno è tale e quale al suo battezzatore: se è colpevole, colpevole; se è innocente, innocente. Ma se questo è vero, tralascio innumerevoli altri esempi, i crimini dei Massimianisti, la cui efferatezza i vostri hanno così amplificato in un affollato concilio, da assimilarli a quelli di coloro che la terra inghiottì vivi, ( Nm 16 ) vi hanno certamente rovinati. Se poi i crimini dei Massimianisti non vi hanno rovinato, allora le vostre idee sono false; e molto meno hanno potuto rovinare il mondo, i crimini incerti e non dimostrati degli Africani. Perciò, come scrive l'Apostolo: Ciascuno porta il proprio fardello. ( Gal 6,5 ) Il battesimo di Cristo, quindi, non è di nessuno, ma solo di Cristo; e invano Petiliano promette che in un secondo libro parlerà di ciò che ci interessa dei Massimianisti. Ha una idea sbagliata dell'intelligenza degli uomini, se pensa che non capiscono che egli non ha niente da dire. 40.46 - Senza la carità dell'unità, i sacramenti di Cristo non danno la salvezza Ora se il battesimo, che Pretestato e Feliciano amministrarono nella comunione di Massimiano, era loro, perché in coloro che essi avevano battezzato, lo avete accolto come battesimo di Cristo? Se poi era veramente di Cristo, come lo è, e non poteva giovare a quanti lo avevano insieme al crimine dello scisma, che cosa potete dire di aver donato, voi, a quelli che avete accolto con lo stesso battesimo, se non questo: che essi non erano obbligati a ricevere il sacramento del santo lavacro come se non lo avessero, una volta che il crimine scellerato dello scisma era stato cancellato mediante il vincolo della carità, ma che se prima il battesimo che avevano era dannoso, da quel momento incominciava ad essere utile? Dunque, ciò che la vostra comunione non ha dato loro, poiché gli scismatici non potevano darlo ad altri scismatici, ora ve lo dà la comunione cattolica : non farvi ricevere il battesimo, che non vi manca, ma far fruttificare quello ricevuto. Tutti i sacramenti di Cristo, senza la carità dell'unità di Cristo si hanno non a nostra salvezza, ma a nostra condanna. Ma poiché secondo la vostra dottrina, non certo vera, la causa della scomparsa del battesimo di Cristo dalla terra sono stati non so quali traditori, è giusto che non troviate che cosa rispondere alla questione che riguarda l'accettazione del battesimo dei Massimianisti. 40.47 - Petiliano non ha risposto alla questione posta da Agostino Riflettete, dunque, e impegnatevi a ricordare come mai Petiliano non ha dato risposte neppure alle domande, che si era poste lui stesso, per far vedere che diceva qualcosa. Viceversa, se egli ha totalmente abbandonato da tempo questo impegno, e non ha voluto dirci niente, lo ha fatto certamente perché non ha potuto. E fino al termine del suo libro non parlerà mai del brano preso dalla prima parte della mia lettera, per confutarlo. E nonostante che io vi abbia aggiunto le due parole, che mi ha accusato di avere tolte, come se fossero state le sue armi più forti, egli giace indifeso senza trovare una risposta alla domanda: Se è alla coscienza di chi battezza santamente, che si bada, perché è essa che purifica quella di chi lo riceve, da chi viene purificata la coscienza del battezzato che ignora che la coscienza del battezzatore non è santa ed è macchiata? E se chi coscientemente riceve la fede da un infedele, non riceve la fede, ma un peccato, da chi riceverà la fede, e non un peccato, colui che, non sapendolo, viene battezzato da un infedele? Ora, che Petiliano, da quando ha incominciato a parlare non ha dato nessuna risposta a queste domande, è evidente. 40.48 - In seguito si è messo a criticare, con la sua bocca ingiuriosa, monasteri e monache, accusando anche me di avere istituito questo genere di vita; un genere di vita che egli non conosce affatto o meglio, finge di non sapere che il mondo lo conosce molto bene. Poi, asserendo che io ho detto che il battezzatore è Cristo, ha aggiunto anche alcune frasi della mia lettera, come se io avessi esposto una mia opinione, e non la vostra e la sua; e ha quasi inveito contro di me con grande violenza, come se fossero idee mie, quando invece la frase che egli biasima, non è mia, ma vostra e sua. E in seguito lo dimostrerò chiaramente, per quanto ne sarò capace. Si è poi sforzato di insegnarci, con molte e inutili parole, che non è Cristo che battezza, ma che si battezza nel suo nome, contemporaneamente nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. E sulla Trinità ha detto tutto ciò che ha voluto e ha potuto. Ha detto che Cristo è il centro della Trinità. Poi, a partire dal nomi dei maghi Simone e Bar Iesu ci ha ricoperti di una valanga di offese. Dopodiché, ha lasciato poco a poco in sospeso la causa di Ottato di Tamugadi, per non lasciarsi vincere dalla vergogna di non aver saputo, né lui e né i suoi, darne un giudizio; e a questo proposito mi accusa di averlo incalzato con le mie domande. 41.49 - Da ultimo, ponendo fine alla sua lettera, egli esorta e avverte i suoi a non lasciarsi sedurre da noi; e compiange i nostri, perché li avremmo fatti più cattivi di quanto erano. Ora, fatta questa accurata analisi e discussione di tutte queste cose, ciò che risulta con sufficiente chiarezza dalla lettera di Petiliano, è che egli non dà nessuna risposta alla domanda che gli ho fatta all'inizio della mia lettera: Se, come egli dice, è alla coscienza di chi dà il battesimo, o meglio, aggiungendo la parola che egli ritiene fondamentale, se è alla coscienza di chi dà santamente il battesimo, che si bada, perché è essa che purifica quella di chi lo riceve, da chi deve farsi purificare colui che riceve il battesimo, se la coscienza di chi lo battezza è macchiata e lui, che sta per riceverlo, lo ignora? Nessuna meraviglia, quindi, che un uomo impegnato a difendere l'errore, vistosi incalzato dalla forza della verità che gli veniva contro, abbia preferito spirare invettive insensate più che camminare con la verità che non può essere vinta. 41.50 - Perché Petiliano non ha risposto E ora vi scongiuro: fate attenzione a queste poche parole e vi mostrerò chiaramente di che cosa Petiliano ha avuto paura, per non aver risposto alla questione; e così metterò in luce ciò che egli ha cercato di oscurare. Certamente egli poteva rispondere, quando gli abbiamo chiesto da chi deve farsi purificare colui che riceve il battesimo, quando la coscienza di chi glielo dà è macchiata, e lui, che sta per riceverlo, non lo sa; e dire con molta semplicità: Dal Signore Dio; e con grande fiducia: Si, è Dio che purifica la coscienza di chi riceve il battesimo, quando questi ignora che la coscienza di chi non battezza santamente è macchiata. Ma quest'uomo, che la dottrina della vostra setta aveva già costretto a riporre la purificazione del battezzando nella coscienza del battezzatore, e quindi aveva detto: È alla coscienza di chi battezza, o di chi battezza santamente, che si bada, perché è essa che purifica quella di chi lo riceve, ha avuto paura di far credere che è meglio ricevere il battesimo da un uomo cattivo, ma nascosto, che da uno manifesto, ma buono; in questo caso, infatti, non sarebbe stata la coscienza di chi battezza santamente a santificarlo, ma la stessa sublime santità di Dio. Così, per paura di cadere in questa assurdità, o meglio, follia, e di non trovare via d'uscita, non ha voluto dire da chi un battezzando deve farsi purificare la coscienza, quando la coscienza di chi non lo battezza santamente è macchiata, e lui non lo sa. E dopo aver creato un grande scompiglio con litigi e rumori, ha preferito evadere la domanda che gli era stata fatta, piuttosto che rispondere all'interrogante, che lo avrebbe subito soffocato. Comunque non gli passò mai per la mente che le nostre lettere avrebbero potuto leggerle persone di buon senso; e che le sue avrebbero potuto leggerle persone che già avevano letto le mie, alle quali egli ha fatto finta di rispondere. 42.51 - Cristo è sempre la radice, il capo e l'origine del battezzato Certo, quanto vi ho detto ora, è stato messo in grande evidenza nella mia stessa lettera: quella a cui egli, nei suoi scritti, non ha saputo replicare. E considerate un po', vi prego, ciò che ha fatto; e sebbene siate favorevoli a lui e ostili a noi, sopportatemi, se potete, con equanimità. Poiché nella sua prima lettera, la sola che avevo avuto tra le mani e alla quale ho risposto all'inizio, Petiliano aveva mostrato di riporre tutta la speranza del battezzando nel battezzatore, ed aveva detto: Ogni essere ha una origine e una radice, e se una cosa non ha un capo non esiste; poiché, ripeto, Petiliano si era espresso così, e non voleva intendere, per origine, radice e capo del battezzando, se non il battezzatore, io ho aggiunto e detto: Noi allora chiediamo: se il battezzatore è un infedele che si nasconde, il battezzato riceve la fede o un peccato? E se non è il battezzatore l'origine, la radice e il capo del battezzato, da chi, costui, riceve la fede? Da quale origine nasce, da quale radice germina, da quale capo inizia? Ma non sarà, per caso, che quando il battezzato non sa che il suo battezzatore è infedele, allora è Cristo che dà la fede, è Cristo l'origine, la radice e il capo? Perciò anche ora dico e grido come gridai allora: O umana temerarietà e superbia! Perché allora non permetti che sia sempre Cristo a dare la fede e a fare, con questo dono, un cristiano? Perché non permetti che sia sempre Cristo l'origine del cristiano? Che il cristiano affondi la sua radice nel Cristo? Che sia Cristo il capo del cristiano? Infatti, anche quando ai credenti viene distribuita la grazia spirituale mediante un dispensatore santo e fedele, chi giustifica non è questo dispensatore, ma quell'unico dispensatore, di cui è stato detto che giustifica l'empio. ( Rm 4,5 ) È forse l'apostolo Palo il capo, l'origine e la radice di quelli che aveva piantati? È forse Apollo la radice di coloro che aveva irrigati, e non invece colui che li aveva fatti crescere, visto ciò che Paolo dice ancora: " Io ho piantato, Apollo ha irrigato, ma è Dio che ha fatto crescere; e pertanto non chi pianta e né chi irriga è qualcosa, ma chi fa crescere, Dio? ". ( 1 Cor 3,6-7 ) Quindi la loro radice non era Paolo, ma colui che ha detto: " Io sono la vite e voi i tralci ". ( Gv 15,5 ) Del resto, come poteva essere lui, il loro capo, se afferma che noi, pur essendo molti, siamo un solo corpo in Cristo? E se in molti passi proclama apertamente che il capo di tutto il corpo è Cristo? Perciò, che il sacramento del battesimo lo dia un dispensatore fedele o lo dia uno infedele, il battezzato riponga tutta la sua speranza in Cristo, perché non si avveri che è maledetto ogni uomo, che ripone la sua speranza nell'uomo. ( Ger 17,5 ) 43.52 - Se fosse diversamente ne seguirebbe una grande assurdità Nella mia prima lettera di risposta a Petiliano, credo di aver puntualizzato tutto questo con chiarezza e sincerità. Ma l'ho voluto ricordare anche ora, per inculcarlo e raccomandarlo, perché non riponiamo la nostra speranza nell'uomo, ma crediamo che è Cristo Dio colui che purifica e giustifica quanti credono in colui che giustifica l'empio, perché la loro fede sia imputata come giustizia, ( Rm 4,5 ) sia che il ministro del battesimo è un santo e sia che è un empio e un ipocrita, che lo Spirito Santo fugge. ( Sap 1,5 ) Allora io aggiunsi che altrimenti ne seguirebbe una grande assurdità, e dissi ciò che ripeto ora: Diversamente, se uno rinasce nella grazia spirituale tale e quale a colui che lo battezza; e se, quando è palese che il ministro che lo battezza è buono, è lui stesso che dà la fede, è lui stesso l'origine, la radice e il capo di colui che rinasce; mentre quando il battezzatore infedele si nasconde, allora è da Cristo che egli riceve la fede, è da Cristo che trae origine, è in Cristo che si radica, ed è di Cristo capo che si gloria, dobbiamo augurarci che quanti si fanno battezzare trovino battezzatori infedeli, e non lo sappiano. In effetti, per quanto essi possano essere buoni, Cristo è certamente e incomparabilmente migliore; e allora sarà lui il capo del battezzato, se il battezzatore infedele si nasconde. Ma se credere questo è una grande follia - è sempre Cristo, infatti, che giustifica l'empio, e che di un empio fa un cristiano; è sempre da Cristo che si riceve la fede; è sempre Cristo l'origine dei rinati e il capo della Chiesa -, che valore hanno quelle parole, di cui i lettori superficiali non colgono il profondo significato, ma si fermano solo al suono? Queste le cose che dissi allora; e queste stanno scritte nella mia lettera. 44.53 - Il senso delle espressioni albero buono e albero cattivo In seguito, poco dopo, Petiliano aveva detto: Se questa, fratelli, è la realtà, non è forse una perversità pensare che un uomo colpevole dei propri crimini, possa rendere innocenti gli altri, viste le parole del Signore Gesù Cristo: " Un albero buono produce frutti buoni, un albero cattivo frutti cattivi. Che forse si raccolgono uve dalle spine? ". ( Mt 7,17 ) E ancora: " Ogni uomo buono, dal buon tesoro del suo cuore tira fuori cose buone; ogni uomo cattivo, dal tesoro del suo cuore, tira fuori cose cattive "? ( Mt 12,35 ) Ma poiché con queste parole egli mostrò apertamente che bisogna prendere il battezzatore come un albero, e il battezzato come un frutto, io gli avevo risposto: Se l'albero buono è il buon battezzatore, e chi viene battezzato da lui è il suo frutto buono, allora chiunque viene battezzato da un ministro cattivo, anche non palese, non può essere buono: egli infatti è il prodotto di un albero cattivo. Altro è un albero buono, e altro un albero nascosto, eppure cattivo. Ma che altro volevo far capire, con questo discorso, se non quanto avevo scritto prima, e cioè, che per albero e per il suo frutto, non dobbiamo intendere chi battezza e chi viene battezzato, ma che, per albero dobbiamo intendere l'uomo, e per il suo frutto, la sua opera e la sua vita? E che questa, per chi è buono è sempre buona, e per chi è cattivo è cattiva, onde evitare l'assurda conseguenza che un battezzato è cattivo se riceve il sacramento da un ministro cattivo, ma nascosto, come frutto di un albero nascosto, eppure cattivo? Ma da parte sua nessuna replica. 45.54 - Petiliano inganna ascoltatori, lettori, e accusa Agostino Affinché non diciate, né lui e né uno di voi, che quando il battezzatore è un cattivo che si nasconde, il battezzato non è frutto suo, ma di Cristo, ho subito fatto presente l'assurdità che da questo insano errore sarebbe derivata; e ho ripetuto, sia pure in termini diversi, quanto avevo detto prima: Se, quando un albero cattivo è nascosto, chiunque si fa battezzare da lui, non nasce da lui, ma da Cristo, ne consegue che rinascono più giusti e più santi quanti vengono battezzati dai cattivi nascosti, che quanti si fanno battezzare dai buoni palesi. Ora, Petiliano, stretto fortemente da tutte queste difficoltà, ha saltato le premesse da cui scaturivano queste conclusioni; e nella sua risposta ha parlato delle assurde conseguenze del suo errore, presentandole come se le avessi inventate io, mentre io ne avevo parlato proprio per fargli vedere tutto il male che sarebbe scaturito dalla sua opinione, e indurlo a cambiarla. Ora egli fa questo inganno agli ascoltatori e ai lettori, e dispera totalmente che vengano letti i nostri scritti, perciò si mette a lanciare violente e insolenti invettive contro di me, come se io avessi pensato che tutti i battezzati devono augurarsi di incontrare battezzatori infedeli, che non conoscono, visto che, per quanto buoni ne abbiano, Cristo è incomparabilmente migliore; e Cristo sarà il capo del battezzato, se il battezzatore nasconde la sua infedeltà; inoltre, come se io avessi pensato che rinascono più giusti e santi quanti vengono battezzati dai cattivi nascosti, che quanti vengono battezzati dai buoni palesi, mentre ho solo ricordato questa incredibile sciocchezza, perché è una necessaria conseguenza dell'opinione di quanti credono, con Petiliano, che il battezzato si rapporta al suo battezzatore come il frutto all'albero da cui nasce: è buono, se nasce dall'albero buono, è cattivo, se nasce dall'albero cattivo. Ma quando gli chiediamo di dirci di chi è frutto, secondo loro, colui che viene battezzato da un malvagio occulto - visto che essi non osano ribattezzarlo -, allora si vedono costretti a rispondere che egli non è frutto di questo cattivo che si nasconde, ma di Cristo. Di qui la conseguenza, che essi rifiutano di accettare e ritengono folle chi la pensa, che se il battezzato è frutto del suo battezzatore, solo quando viene battezzato da un uomo buono e palese; mentre, quando viene battezzato da uno cattivo e nascosto, non è frutto suo, ma di Cristo, allora rinascono più santi e più giusti quanti ricevono il battesimo dai cattivi che si nascondono, che quanti lo ricevono dai buoni che si manifestano. 46.55 - Ma qui dimostra come la forza della verità lo abbia vinto Quando Petiliano mi attribuisce tutto questo, come una mia opinione, e poi passa ad inveire contro di me con grande violenza e veemenza, dimostra certamente, con la sua durissima invettiva, come sia empio avere questa opinione; e perciò tutto ciò che, per via di questa opinione, ha pensato di dire a me, in pratica si scopre che lo ha detto a se stesso, che ne è un convinto sostenitore. Egli mostra tutta la grandezza della forza della verità che lo ha vinto, poiché non riesce a trovare altra via d'uscita, che pensare di attribuirmi la sua opinione. È come se i cristiani, che l'Apostolo rimproverò perché dicevano che non esiste la resurrezione dei morti, si fossero rivolti all'Apostolo che aveva detto: Neppure Cristo è risorto, ( 1 Cor 15,13 ) e lo avessero accusato di aver detto che è vana la predicazione degli Apostoli, che è vana la fede dei credenti, e che essi sono trovati falsi testimoni contro Dio, poiché predicavano che Dio ha risuscitato Cristo. Così Petiliano ha voluto fare a me: egli infatti non sperava che la gente potesse leggere i miei scritti, ai quali non ha saputo dare una risposta; però ha desiderato ardentemente che la gente credesse che egli l'aveva data. Ora, se con l'Apostolo qualcuno avesse fatto questo: letto l'intero brano della sua lettera avesse ripreso le prime parole da cui dipende, come ogni lettore capisce, tutto il resto, ecco che la calunniosa accusa si sarebbe ritorta in faccia agli accusatori. Analogamente, se si riprende la prima parte della mia lettera, si capisce che quando Petiliano lancia contro di me le sue accuse, queste si ritorcono con più forza sulla sua faccia, da dove egli si è sforzato di rimuoverle. 46.56 - Paolo corresse l'errore sulla resurrezione dei morti In effetti quando l'Apostolo redarguisce quelli che negavano la resurrezione dei morti, corregge dalla assurdità, a cui vanno incontro, sia pure contro il loro volere, tutti i sostenitori di questa opinione; di modo che, se provano orrore nel dire un'empietà, correggano l'audacia di credere una falsità. Quindi dice loro: Se non esiste la resurrezione dei morti, neppure Cristo è risorto; ma se Cristo non è risorto, è vana la nostra predicazione, e vana è anche la vostra fede, e noi veniamo trovati falsi testimoni, noi che abbiamo testimoniato contro Dio che ha risuscitato il Cristo, mentre non lo ha risuscitato. ( 1 Cor 15,13-15 ) Così, se essi hanno paura di dire che Cristo non è risuscitato, e dei danni e delle empietà che ne conseguono, rinuncino a quest'opinione insensata e contraria alla fede: che non esiste la resurrezione dei morti. Quindi, se tu togli la frase posta all'inizio del tuo ragionamento: Se non esiste la resurrezione dei morti, tutto il resto non ha senso e non va attribuito all'Apostolo; se invece ricollochi all'inizio questa premessa, e scrivi: Se non esiste la resurrezione dei morti, ne conseguirà: Neppure Cristo è risorto, e: vana è la nostra predicazione, vana è anche la vostra fede, e il resto che vi è connesso. Queste cose l'Apostolo le ha dette con esattezza e saggezza, visto che tutto il male che li aveva colpiti, era imputabile a quelli che negavano la resurrezione dei morti. Così è anche nella mia lettera: togli queste parole: Se uno rinasce nella grazia dello spirito, tale quale al suo battezzatore; e: quando è evidente che il battezzatore è buono, è lui che dona la fede, è lui l'origine e la radice e il capo di colui che nasce; quando invece il battezzatore nasconde la sua infedeltà, allora è da Cristo che il battezzato riceve la fede, è da Cristo che trae origine, è in Cristo che si radica, è di Cristo che si gloria come capo. Ripeto: togli queste parole, che fanno da premessa a tutto il resto, e ne risulta una proposizione pessima e da attribuirsi a me: Tutti i battezzati si augurino di avere dei battezzatori infedeli e di non conoscerli. In effetti, per quanto buoni essi siano, Cristo è certamente e incomparabilmente migliore. Sarà Cristo, allora, il capo del battezzato, se il battezzatore nasconde la sua infedeltà. ( 1 Cor 15,13-15 ) Vi si ricollochino, invece, le vostre affermazioni, e allora si scopre che la proposizione che ne dipende e vi è connessa, non esprime il mio pensiero; e tutto il male che contiene, si ritorce contro la vostra opinione. Analogamente, togli le parole: Se l'albero buono è il buon battezzatore, sì che il battezzato sia il suo frutto buono; e se, quando l'albero cattivo resta nascosto, chiunque viene battezzato da lui, non nasce da lui, ma da Cristo; togli, ripeto, queste parole che siete costretti ad ammettere come idee della vostra setta e della lettera di Petiliano, e mi si imputerà questa stolta conseguenza: Rinascono più santi e più giusti quanti vengono battezzati dai cattivi occulti, che quanti vengono battezzati dai buoni palesi. Viceversa, ricolloca la premessa da cui questa conseguenza deriva, e subito ti accorgerai che ho avuto ragione a reinserirla per correggervi, e che tutto ciò che giustamente vi dispiace, ricade sulla vostra faccia. 47.57 - I Donatisti assomigliano a quelli che Paolo rimproverò Pertanto, come quelli che negavano la resurrezione dei morti non avrebbero mai potuto difendersi dai molti mali che l'Apostolo ha dedotto, per confutarli, da queste parole: Neppure Cristo è risorto, ( 1 Cor 15,13 ) e da altre simili empietà, se non avessero cambiato opinione e confessato la resurrezione dei morti, così anche voi, se non volete farvi imputare ciò che noi diciamo per convincervi e correggervi, e cioè che rinascono più santi e più giusti quanti vengono battezzati dai cattivi occulti che dai buoni palesi, cambiate opinione e non riponete nell'uomo la speranza dei battezzati. Infatti, se voi la riponete in lui, vedete che cosa io dico, di modo che non ci sia chi, per una seconda volta, tolga una frase e attribuisca a me un'opinione che io cito per rimproverarvi e correggervi. Vedete ciò che dico; è da questo che dipende ciò che dirò: se voi riponete la speranza dei battezzandi nel battezzatore; e se questo battezzatore, come ha scritto Petiliano, lo costituite origine, radice e capo del battezzato; e se per albero buono prendete il battezzatore buono, mentre per il suo frutto buono, prendete il battezzato, ci costringete a chiedervi da quale origine proviene, da quale radice germoglia, a quale capo si congiunge, da quale albero nasce, chi viene battezzato da un ministro cattivo che si nasconde. Ora, dipende proprio da questa domanda, alla quale Petiliano, come ho ricordato più volte, non ha risposto, ossia da chi viene purificato colui che riceve il battesimo, quando ignora la coscienza macchiata di colui che non lo battezza santamente. Egli infatti sostiene che è la coscienza di chi battezza, o di chi battezza santamente, l'origine, la radice, il capo, il seme, e l'albero, dal quale esiste, dal quale si propaga, dal quale inizia, dal quale germina e dal quale nasce la santificazione del battezzato. 48.58 - Si esortano i Donatisti ad eliminare la loro opinione Ma quando vi chiediamo da chi viene purificato colui che, nella vostra comunione, non ribattezzate neppure se vi risulta che ha ricevuto il battesimo da un ministro che, a causa della sua malvagità nascosta, non aveva certamente la coscienza del battezzatore santo, che cosa ci rispondete? Che egli viene purificato da Cristo o da Dio, sebbene anche Cristo sia Dio benedetto nei secoli su tutte le cose, ( Rm 9,5 ) o dallo Spirito Santo, Dio anche lui, poiché la Trinità è un solo Dio. Ecco perché Pietro, che aveva detto a un tale: Tu hai osato mentire contro lo Spirito Santo, subito proseguì e aggiunse dicendo che cos'era lo Spirito Santo: Non hai mentito ad un uomo ma a Dio. ( At 5,3-4 ) Infine, anche se voi dite che il battezzato viene lavato e purificato da un angelo, quando ignora che la coscienza di chi non lo battezza santamente è macchiata, vedete che cosa sta scritto dei santi che risorgeranno alla vita eterna: che saranno uguali agli angeli di Dio. ( Mt 22,30 ) Dunque chi viene lavato da un angelo, è più lavato che se lo lavasse la coscienza di un qualsiasi uomo. Perché, allora, non volete che io vi dica: Se l'uomo purifica solo quando è manifestamente buono, mentre, quando è cattivo e si nasconde, poiché non ha la coscienza di chi battezza santamente, in questo caso non è più lui che battezza, ma è Dio o un angelo, allora rinascono più buoni e più giusti quanti vengono battezzati dai cattivi che si nascondono, che dai buoni che si manifestano? Questa idea vi ripugna? Veramente dovrebbe ripugnare a tutti. Allora eliminate la premessa da cui essa nasce, correggete la premessa a cui si riallaccia. Non preceda quella premessa, e non seguirà questa conclusione. 49.59 - Nel battesimo Cristo santifica non con il ministero del corpo, ma con un'azione invisibile miracolosa Perciò non dite: È alla coscienza di chi battezza santamente che si bada, perché è essa che purifica la coscienza del battezzato, se non volete che vi si risponda: Quando la coscienza macchiata del battezzatore si nasconde, chi purifica la coscienza del battezzato? E poiché voi risponderete: O Dio o un angelo, in quanto non avete altra risposta, sarete confusi da questa conseguenza: Ecco che rinascono più santi e più giusti quanti vengono battezzati dai cattivi occulti, poiché li battezza o Dio o un angelo, che quanti vengono battezzati dai buoni palesi, che non possono certamente essere paragonati a Dio o agli angeli! Su, dite ciò che proclama la Verità e la Chiesa cattolica: che non solo se il ministro del battesimo è cattivo, ma anche se è santo e buono, non è nell'uomo che dobbiamo riporre la nostra speranza, ma è in colui che giustifica l'empio e che imputa a giustizia la fede dei credenti in lui. ( Rm 4,5 ) Quando infatti noi diciamo: È Cristo che battezza, non diciamo che egli opera con il suo ministero visibile, come crede o vuol far credere Petiliano, ma che opera mediante una grazia misteriosa e una potenza misteriosa, nello Spirito Santo, come disse di lui Giovanni Battista: Questi è colui che battezza nello Spirito Santo. ( Gv 1,33 ) E neppure diciamo, come fa Petiliano, che ormai egli ha smesso di battezzare, ma diciamo che opera ancora, non con il ministero del suo corpo, bensì con l'azione invisibile della sua maestà. La frase: È lui che battezza, non significa che egli regge il corpo dei credenti e lo immerge nell'acqua, ma che egli purifica in modo invisibile. E questo lo fa per tutta la Chiesa. Infatti, bisogna credere all'apostolo Paolo, che ha detto: E voi, mariti, amate le vostre mogli, come anche Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei, al fine di santificarla, purificandola con il lavacro di acqua nella parola. ( Ef 5,25-26 ) Ecco, è Cristo che santifica; ecco, è Cristo che mediante il lavacro dell'acqua nella parola, dove sembrano operare visibilmente i suoi ministri, è sempre lui che battezza, è sempre lui che purifica. Nessuno, quindi, si appropri di ciò che è di Dio. Solo allora è sicura la speranza degli uomini: quando si fissa in colui che non può ingannare, poiché: È maledetto chiunque pone la sua speranza nell'uomo; ( Ger 17,5 ) e: Beato l'uomo la cui speranza è il Signore Dio. ( Sal 40,5 ) Così, l'amministratore fedele riceverà la ricompensa della vita eterna; mentre l'amministratore infedele, anche se distribuisce gli alimenti del Signore ai suoi colleghi, li rende inutili; e Dio non voglia, per colpa della sua infedeltà. Il Signore infatti disse: Ciò che dicono fatelo, ciò che fanno non lo fate. ( Mt 23,3 ) Perciò ci ha dato questo insegnamento contro i cattivi amministratori, per farci accettare da loro i benefici di Dio, e evitare le loro malvagità con una vita diversa. 50.60 - Petiliano non ha sfiorato neppure tutti gli argomenti di Agostino Ma se alle prime parole della mia lettera Petiliano non ha risposto, e questo è evidente, e quando ha tentato di farlo, ha fatto vedere di non esserne capace, che dire di quelle parti dei miei scritti, alle quali non ha neanche tentato di rispondere, e non ha neppure sfiorate? Tuttavia se qualcuno possiede i miei e i suoi scritti, e vuole riesaminare queste importanti questioni, credo che possa capire con quanta forza sono state confermate. Ve lo mostrerò con brevi accenni: riprendete i testi delle sante Scritture e, almeno durante la lettura, notate i testi che egli ha citato contro di noi, e quelli che io, nella mia risposta, ho citato contro di voi; e vedete con quali prove io ho mostrato che i testi che lui ha citati non sono contrari a noi ma, piuttosto, a voi. Quanto ai miei, invece, che sono strettamente connessi, non li approfondisce; e quanto all'unico testo dell'Apostolo, che ha tentato di trattare a suo favore, vedrete che non ha trovato una via d'uscita. ( 1 Cor 1,13 ) 50.61 - Si riesaminano le tesi di Petiliano In verità, la parte della lettera che Petiliano ha scritto ai suoi, dall'inizio fino a dove dice: Il Signore ci dà questo comando: "Se gli uomini vi perseguitano in una città, fuggite in un'altra; e se vi perseguitano anche in essa, fuggite in un'altra ancora ", ( Mt 10,23 ) è stata la prima a venire nelle nostre mani; e ad essa abbiamo risposto. La nostra risposta è venuta anche nelle mani di Petiliano; egli ha replicato con la lettera che stiamo confutando, e noi gli dimostriamo che non ha risposto alla nostra. Ora, nella parte del suo scritto, a cui abbiamo già risposto, si trovano citazioni della Scrittura, che egli ha ritenute contrarie a noi: L'albero buono produce frutti buoni, e l'albero cattivo, frutti cattivi. Si raccoglie forse uva dalle spine? ( Mt 7,16-17 ) E ancora: Ogni uomo buono trae frutti buoni dal tesoro del suo cuore; ogni uomo cattivo trae, dal tesoro del suo cuore, frutti cattivi. ( Mt 12,35 ) E ancora: Chi viene battezzato da un morto, che vantaggio riceve dal suo lavacro? ( Sir 34,26 ) Con queste testimonianze Petiliano ha voluto mostrare che il battezzato diventa tale e quale al suo battezzatore. Io invece gli ho mostrato in che senso esse vadano intese, e che non servono al suo scopo. Quanto invece agli altri testi rivolti agli uomini cattivi e criminali, io ho ben dimostrato che non sono stati scritti contro il frumento del Signore che, secondo la profezia e la promessa, è diffuso in tutto il mondo, ma piuttosto contro di voi. Riprendiamone la lettura e li troverete. 50.62 - Riassunto delle tesi di Agostino Al contrario, le citazioni che io ho fatto a favore della tesi della Chiesa cattolica, sono queste: quanto al battesimo, non attribuire al battezzatore la rigenerazione, la purificazione, la giustificazione, che sono doni della grazia di Dio. Quindi: È meglio confidare nel Signore che confidare negli uomini, ( Sal 118,8 ) e: Maledetto chiunque ripone la sua speranza nell'uomo. ( Ger 17,5 ) Ancora: Del Signore è la salvezza; ( Sal 3,9 ) e: vana è la salvezza dell'uomo; ( Sal 60,13 ) perché: Né chi pianta e né chi irriga conta alcunché, ma solo colui che fa crescere, Dio, ( 1 Cor 3,7 ) e colui nel quale si crede giustifica l'empio, perché la sua fede gli sia imputata a giustizia. ( Rm 4,5 ) Inoltre, a favore dell'unità della Chiesa di Cristo, diffusa in tutto il mondo, e con la quale voi non comunicate, io ho ritenuto che sono state predette, riguardo a Cristo, queste testimonianze: Egli dominerà da mare a mare, e dal fiume fino all'estremità della terra, ( Sal 72,8 ) e: Ti darò in eredità le nazioni e in tuo possesso i confini della terra. ( Sal 2,8 ) E quanto al testamento fatto da Dio ad Abramo, si legga a favore nostro, cioè della comunione cattolica, questo testo: Nella tua discendenza saranno benedette tutte le nazioni. ( Gen 22,18 ) Questa discendenza l'Apostolo la interpreta così: E alla tua discendenza, cioè Cristo. ( Gal 3,16 ) Da questo testo appare che in Cristo riceveranno la benedizione, non solo gli Africani o l'Africa, ma tutte le nazioni nelle quali si diffonde la Chiesa cattolica, promessa da tanto tempo. Quanto alla paglia, che resti con il grano fino alla vagliatura finale, e nessuno, a motivo delle calunnie dei crimini altrui, con cui cerca di scusare il sacrilegio del proprio scisma, lasci e abbandoni la comunione di tutte le nazioni. Inoltre, per evitare che a causa dei cattivi amministratori, cioè dei prelati, la società cristiana si divida, ho citato anche l'altro testo: Fate ciò che essi dicono, ma non fate ciò che fanno. Dicono infatti, e non fanno. ( Mt 23,3 ) Ora, Petiliano non ha indicato un metodo diverso di interpretare queste citazioni delle sante Scritture, per mostrare che esse non sono favorevoli a noi e contrarie a voi; e non ha neppure voluto sfiorarle; anzi, con il chiasso delle sue invettive si è proposto che, nei limiti del possibile, nessuno pensasse alle mie citazioni, una volta che, letta la mia lettera, volesse leggere la sua. 51.63 - Un argomento preso da una lettera di Paolo si ritorce contro Petiliano Quanto alla citazione degli scritti dell'apostolo Paolo, che egli ha cercato di commentare a suo favore, vediamone un po' il commento: Tu mi hai detto, egli dice, che l'apostolo Paolo rimprovera quanti dichiaravano di essere di Paolo, dicendo loro: " È stato forse crocifisso per voi Paolo? O è nel nome di Paolo che siete stati battezzati? ". ( 1 Cor 1,13 ) Perciò, se erano in errore quelli che volevano essere di Paolo e che, senza una conversione sarebbero periti, che speranza possono avere quelli che vollero essere di Donato? I Donatisti si propongono di dimostrare che l'origine, la radice e il capo del battezzato, altri non sia che il suo battezzatore. Queste parole e la testimonianza di Paolo, egli le ha prese dalla mia lettera, e si era proposto di confutarle. Vedete se ha mantenuto il proposito. Egli dice: Il tuo discorso è vuoto, superbo, puerile, insipiente, e lontanissimo dalla regola della nostra fede. Tu infatti avresti ragione se noi avessimo detto: È nel nome di Donato che siamo stati battezzati, o: Donato che è stato crocifisso per noi, o: È nel nome nostro che siamo stati battezzati. Ma poiché non lo abbiamo detto e non lo diciamo, in quanto seguiamo la formula trinitaria, tu, che dici queste cose, sei un insipiente. Ora, se tu credi che è nel nome nostro o di Donato che noi siamo stati battezzati, commetti un errore sciagurato, e nello stesso tempo confessi questo sacrilegio: che nel nome di Ceciliano contaminate dei poveri disgraziati. Eccola la replica di Petiliano alle mie parole! Egli non si accorge o, meglio, strepita per non farsi accorgere di non aver dato alcuna risposta alla causa in discussione. Chi non vede, infatti, come abbiamo fatto bene a citare questo testo dell'Apostolo, se voi stessi dite che non è nel nome di Donato che siete stati battezzati, e non è Donato che è stato crocifisso per voi, eppure è proprio a causa del partito di Donato che vi separate dalla comunione della Chiesa cattolica? Siete come quelli che Paolo biasimava: essi non dicevano certamente di essere stati battezzati nel nome di Paolo o che era stato crocifisso per loro Paolo, eppure sul nome di Paolo creavano uno scisma. Perciò, come a quelli, per i quali non era stato crocifisso Paolo, ma Cristo, e che, pur essendo stati battezzati nel nome di Cristo e non di Paolo, dicevano: Io sono di Paolo, l'Apostolo dice giustamente: È forse stato crocifisso per voi Paolo? O è nel nome di Paolo che siete stati battezzati?, di modo che si unissero a colui che fu crocifisso per loro e nel cui nome erano stati battezzati, e non si dividessero sul nome di Paolo; così, a maggior ragione è giusto dire a voi, che non dichiarate: è nel nome di Donato che siamo stati battezzati, però volete essere del partito di Donato: È forse stato crocifisso per voi Donato? O è nel nome di Donato che siete stati battezzati? Voi sapete, infatti, che per voi è stato crocifisso Cristo, e che è nel nome di Cristo che siete stati battezzati. Eppure è proprio a causa del nome e del partito di Donato che voi, contro l'unità di Cristo, che è stato crocifisso per voi e nel cui nome siete stati battezzati, vi accanite con grande tenacia. 52.64 - Agostino riassume le tesi di Petiliano Che Petiliano nei suoi scritti si è impegnato a dimostrare che l'origine, la radice e il capo del battezzato non sono altro che il suo battezzatore, e che il mio discorso non era vuoto, puerile e insipiente, riprendete l'inizio della sua lettera, al quale allora risposi e lo vedrete. Anzi, se state attenti ve lo ricordo io: È alla coscienza di chi battezza santamente, egli ha detto, che si bada, perché è essa che purifica quella del battezzato: infatti chi coscientemente riceve la fede da un infedele, non riceve la fede, ma una colpa. E come se gli si chiedesse: Come lo provi? Risponde: Ogni essere poggia su un'origine e una radice, e se un cosa non ha il capo, non esiste; e una cosa non rigenera bene, se non è stata rigenerata da un buon seme. Ma se è così, fratelli, non è una grande perversità dire che un colpevole può rendere innocente un altro, visto quanto dice il Signore: " Un albero buono, produce frutti buoni; un albero cattivo, frutti cattivi. Si raccolgono, forse uve dalle spine? ". ( Mt 7,16-17 ) E ancora: " Ogni uomo buono dal tesoro del suo cuore tira fuori il bene; ogni uomo cattivo dal tesoro del suo cuore tira fuori il male "; ( Mt 12,35 ) e ancora: " Chi viene battezzato da un morto, che vantaggio riceve dal suo lavacro? ". ( Sir 34,30 ) Dove egli vuole arrivare con tutto questo, lo vedete: egli vuole dimostrare che è la coscienza di chi battezza santamente - per timore che chi riceve la fede da un infedele non riceva la fede, ma una colpa - l'origine, la radice, il capo, il seme del battezzato. Egli, vuole dimostrare che è alla coscienza di chi battezza santamente che si bada, perché è essa che purifica quella del battezzato; e che non riceve la fede, ma una colpa, colui che conscientemente riceve la fede da un infedele; perciò ha subito aggiunto: Ogni essere poggia su un'origine, una radice e, se qualcosa non ha un capo non esiste; e una cosa non rigenera bene, se non è stata rigenerata da un buon seme. E per timore che qualcuno fosse così lento di intelligenza, e ancora non capisse che si riferiva a colui che amministra il battesimo, in seguito lo spiega e dice: Ma se è così, fratelli, non è forse una grande perversità che chi è colpevole dei propri peccati, può rendere innocente un altro, visto quanto dice il nostro Signore Gesù Cristo: " Un albero buono produce frutti buoni, un albero cattivo produce frutti cattivi. Si raccolgono forse uve dalle spine? ". E per timore che qualche cieco ascoltatore o lettore, affetto da incredibile durezza di cuore, non veda che sta parlando di un uomo che battezza, aggiunge un testo che contiene il vocabolo uomo: "Ogni uomo buono dal tesoro del suo cuore tira fuori cose buone; ed ogni uomo cattivo dal tesoro del suo cuore tira fuori cose cattive "; e ancora: " Chi viene battezzato da un morto, che vantaggio riceve dal suo lavacro? ". Sì, ormai è chiaro; sì, non occorre né un interprete né un commentatore e né alcuno per provare che i Donatisti si sono impegnati a dimostrare che origine, radice e capo del battezzato non è altro che il battezzatore. Eppure, schiacciato dalla violenza della verità, e quasi immemore di quanto aveva detto, Petiliano in seguito mi concede che è Cristo l'origine e la radice dei rigenerati e il capo della Chiesa, e non un qualsiasi uomo dispensatore e ministro del battesimo. Infatti, dopo aver detto che gli Apostoli battezzavano nel nome di Cristo, e che ritenevano Cristo il fondamento che ci fa cristiani; e dopo averlo dimostrato con testimonianze delle sacre Scritture, quasi che noi lo negassimo, dice: Dov'è ora quella voce con la quale tu fai crepitare le piccole e continue questioni; e con la quale hai detto con odio e orgoglio molte cose oscure su Cristo, per Cristo e in Cristo, in contrasto con la tua umana leggerezza e superbia? Ecco è Cristo l'origine del cristiano, è Cristo il capo, è Cristo la radice. All'udire queste cose, che avrei dovuto fare, io, se non ringraziare Cristo, che lo ha indotto a tale confessione? Dunque è falso quanto egli ha detto all'inizio della sua lettera, volendo convincere che è alla coscienza di chi battezza santamente, che si bada, perché è essa che purifica quella del battezzato; e che quando uno riceve coscientemente la fede da un infedele non riceve la fede, ma una colpa. Egli infatti voleva mostrare quanto sia grande il potere dell'uomo che battezza, e aveva aggiunto come prova importante, questa: Ogni essere ha un'origine e una radice; e se una realtà non ha capo, non esiste. Ma in seguito, quando dice le nostre stesse cose: Ecco è Cristo l'origine del cristiano, è Cristo il capo, è Cristo la radice, egli annulla l'affermazione precedente: È la coscienza di chi battezza santamente, l'origine, il capo e la radice del battezzato. Così, trionfa la verità. Così, un uomo che desidera il battesimo di Cristo, non deve riporre la sua speranza nell'uomo, ma accostarsi con sicurezza a Cristo stesso, come all'origine che non cambia, alla radice che non si svelle, al capo che non si abbatte. 53.65 - Il ruolo del ministro nel battesimo secondo Petiliano e Agostino Chi non si accorge come sia profonda la sorgente di orgoglio dalla quale è scaturito questo commento di Petiliano al testo dell'Apostolo: Colui che ha detto: " Io ho piantato, Apollo ha irrigato, ma è Dio che fa crescere ", ( 1 Cor 3,6 ) che cosa ha inteso dire se non: Io ho fatto un uomo catecumeno in Cristo, Apollo lo ha battezzato, e quanto noi abbiamo fatto, Dio lo ha confermato? Perché allora Petiliano non ha aggiunto e commentato anche le parole dell'Apostolo, che io ho raccomandato molto vivamente: Non chi pianta è qualcosa e né chi irriga, ma solo colui che fa crescere? ( 1 Cor 3,7 ) Certo, se volesse commentarle con il criterio usato per le altre, senza dubbio ne seguirebbe che né chi fa il catecumeno e né chi battezza è qualcosa, ma solo Dio che fa crescere. Ma che importanza può avere, ora, per la nostra questione, sapere se le parole dell'Apostolo: Io ho piantato, Apollo ha irrigato, siano da prendersi proprio in questo senso: Io ho fatto un catecumeno, Apollo lo ha battezzato, o se abbiano un altro senso più vero e più appropriato? Ecco, per adesso seguiamo il suo commento: né chi fa un catecumeno, né chi battezza è qualcosa, ma solo colui che fa crescere, Dio. Ora, ci corre molta differenza tra il dire ciò che hanno fatto gli altri e farlo. colui che fa crescere, infatti, non conferma l'albero o la vite, ma li crea. Per questa crescita, anche un bastone che si pianta, mette le radici e germoglia. Con questa crescita, anche un seme gettato in terra, germina. Ma perché dilungarci in questa discussione? Basterebbe che, secondo lui, non chi fa un catecumeno e non chi lo battezza, è qualcosa, ma solo colui che fa crescere, Dio. Ma quand'è che Petiliano lo dirà con tale chiarezza da farci capire che né Donato di Cartagine è qualcosa, né Gennaro e né Petiliano? Fino a quando il suo orgoglio tollererà che egli creda di essere qualcosa, mentre è niente, e inganni se stesso? ( Gal 6,3 ) 54.66 - Infine, anche poco dopo, pur avendo stabilito e progettato di riconsiderare le parole dell'Apostolo, che noi gli avevamo rinfacciate, non ha voluto inserire la nostra frase, ma ne ha inserita un'altra, per dare un po' di fiato al suo orgoglio di uomo. Ha detto: Riprendiamo le parole dell'Apostolo, che tu ci avevi rinfacciate. Egli disse: " Chi è Apollo? Chi è Paolo? Ministri di colui al quale avete creduto ". ( 1 Cor 3,5 ) Che altro vuole dirci, per esempio, se non: Chi è Donato di Cartagine, chi è Gennaro, chi è Petiliano, se non ministri di colui al quale avete creduto? Ma non è questo il testo dell'Apostolo, che ho citato; io ne ho citato un altro, che lui non ha voluto ricordare: Né chi pianta è qualcosa, né chi irriga, ma colui che fa crescere, Dio. ( 1 Cor 3,7 ) Petiliano, invece, ha voluto inserirvi il testo dell'Apostolo, in cui questi interroga chi è Paolo, chi è Apollo, e risponde: Ministri di colui al quale avete creduto. Questo il toro dalla nuca eretica lo ha potuto sopportare. Quanto all'altra frase, invece, quella in cui l'Apostolo non ha interrogato e non ha risposto che cosa egli era, ma ha detto solo che non era niente, Petiliano non ha potuto assolutamente sopportarla. Ma io voglio sapere se un ministro di Cristo non è niente. Chi potrà dirlo? Ma allora, come può essere vero: Né colui che pianta è qualcosa, né colui che irriga, ma solo colui che fa crescere, Dio, se non nel senso che, per un verso è qualcosa e per un verso è niente? In effetti, per amministrare e dispensare la parola e il sacramento, il ministro è qualcosa; per purificare e santificare, è niente. Infatti, questi due ultimi effetti li opera nell'uomo interiore solo colui che ha creato tutto l'uomo e che, pur restando Dio, si è fatto uomo: quello cioè di cui sta scritto: È con la fede che purifica i loro cuori, ( At 15,9 ) e: A chi crede in colui che giustifica l'empio. ( Rm 4,5 ) Questa testimonianza che sta nel mio brano, Petiliano l'ha voluta citare; mentre quella che sta nel suo, non l'ha né commentata e né citata. 55.67 - Anche i ministri cattivi, come Giuda, possono battezzare Il ministro, quindi, cioè il dispensatore della parola e del sacramento del Vangelo, se è buono, diventa compartecipe del Vangelo; ma se è cattivo, resta, in ogni caso, un dispensatore del Vangelo. Se è buono, lo dispensa volentieri; se è cattivo, cioè se cerca i propri interessi e non quelli di Gesù Cristo, lo dispensa malvolentieri, e per altri scopi. Vedi ciò che ha detto l'Apostolo: Se dunque lo faccio volentieri, ricevo la ricompensa; se invece lo faccio malvolentieri, è un compito che mi è stato affidato. ( 1 Cor 9,17 ) Quasi dicesse: Se sono buono, annuncio il bene, e lo raggiungo anch'io; se invece sono cattivo, annuncio il bene e basta. Ha forse detto: Se lo faccio malvolentieri, non sono un dispensatore? Pietro e gli altri lo annunciarono come buoni; Giuda, invece, malvolentieri; eppure, quando il Signore lo inviò insieme a loro, egli lo annunciò. Gli uni ricevettero la ricompensa, a Giuda venne solo affidato un compito. Quelli che in seguito al loro annuncio, hanno accolto il Vangelo, non li ha purificati e santificati colui che pianta e irriga, ma colui che fa crescere. Eppure noi non diciamo che Giuda non ha battezzato quand'era ancora tra i discepoli, e quando accadeva ciò che sta scritto: Non era lui che battezzava, ma i suoi discepoli. ( Gv 4,2 ) Orbene, se non aveva ancora tradito Cristo egli che aveva la borsa e vi sottraeva l'intero deposito ( Gv 12,6 ) e che, in quanto custode del denaro non poteva essere innocente, fu comunque dispensatore della grazia, senza danneggiare quanti la ricevevano? O, se voi non ammettete che egli abbia battezzato, ammettete certamente che ha evangelizzato. E se per voi questo è una cosa minima e di poco conto, vedete come giudicate lo stesso apostolo Paolo, che disse: Il Signore non mi ha mandato a battezzare, ma ad evangelizzare. ( 1 Cor 1,17 ) Aggiungete che incomincerebbe ad essere più importante Apollo che, battezzando, ha irrigato, di Paolo che, evangelizzando, ha piantato, benché proprio per questo egli rivendichi per sé il compito di padre verso i Corinzi, e non conceda questo appellativo ai pedagoghi, che essi avrebbero avuto dopo di lui. Egli dice, infatti: Aveste pure migliaia di pedagoghi in Cristo, non avreste molti padri; sono io infatti, che vi ho generati in Cristo mediante il Vangelo. ( 1 Cor 4,15 ) Dice loro: Vi ho generati; rivolto a quelli stessi ai quali altrove ha detto: Ringrazio Dio per non aver battezzato nessuno di voi, tranne Crispo e Gaio e la famiglia di Stefania. ( 1 Cor 1,14.16 ) Li aveva generati non da se stesso, ma per mezzo del Vangelo. Ora, chi lo facesse malvolentieri e senza ricevere la ricompensa, cioè cercando i propri interessi e non quelli di Gesù Cristo, dispenserebbe egualmente una ricchezza divina; e se a dispensarla fosse un uomo cattivo, non la renderebbe né cattiva e né inutile per chi la riceve bene. 56.68 - A maggior ragione i ministri buoni Ora, se è giusto dire questo del Vangelo, quanto più bisogna dirlo del battesimo, che è così strettamente legato con il Vangelo, che senza di esso non si può giungere al regno dei cieli! Ma se si accosta il Vangelo al sacramento si ha la giustizia. Infatti colui che ha detto: Se uno non è rinato dall'acqua e dallo Spirito, non entrerà nel regno dei cieli, ( Gv 3,5 ) ha anche detto: Se la vostra giustizia non sarà maggiore di quella degli Scribi e dei Farisei, non entrerete nel regno dei cieli. ( Mt 5,20 ) La forma del sacramento si dà mediante il battesimo, la forma della giustizia mediante il Vangelo; l'una senza l'altra non conduce al regno dei cieli. Nondimeno, mentre possono battezzare perfettamente anche i meno dotti, evangelizzare perfettamente è un'opera molto più difficile e rara. Ecco perché il Dottore dei Gentili, che è di gran lunga il più grande di tutti, venne inviato ad evangelizzare, non a battezzare, perché questo compito potevano esercitarlo molti, quello, invece, pochi; e tra questi egli era il più eminente. Ciò non ostante, mentre in alcuni suoi passi leggiamo: Il mio vangelo, ( 2 Tm 2,8 ) viceversa, la frase: Il mio battesimo, non l'ha mai usata, nemmeno per dire che esso era di colui che lo amministrava. In effetti, solo il battesimo dato da Giovanni, è stato chiamato: battesimo di Giovanni. ( At 19,3 ) Questo infatti è il dono più grande che questo personaggio ha ricevuto per il suo incarico: che il segno precursore del battesimo, prendesse il nome dal suo dispensatore. Quanto al battesimo che amministravano i discepoli di Cristo, invece, non fu chiamato col nome di nessuno di loro, perché si capisse che era di colui del quale è stato detto: Cristo amò la Chiesa e consegnò se stesso per lei, per santificarla, purificandola con il lavacro dell'acqua nella parola. ( Ef 5,25-26 ) Se dunque il Vangelo, che è certamente di Cristo, e che però il ministro può dire suo in virtù del suo ufficio di dispensatore, lo si può ricevere senza danno anche da un cattivo dispensatore, facendo quello che costui dice e non quello che fa, quanto più può ricevere il battesimo di Cristo, che nessun Apostolo ha amministrato ed ha osato dire suo, e senza subire il contagio di un ministro cattivo, chiunque in buona fede si accosta a Cristo? 57.69 - Di alcuni veri traditori Ora, se dopo aver riportato le testimonianze della Scrittura, citate da Petiliano, io non ho tralasciato di dimostrare che esse non erano contro di noi; mentre egli di quelle che ho citato io, in parte non le ha neppure toccate, e in parte, di quelle che ha voluto esaminare, ha mostrato di non saper fare altro che distorcerne il senso, non occorrono lunghe esortazioni e ammonizioni per farvi vedere ciò che dovete accettare e ciò che dovete evitare. È forse stato solo nelle testimonianze delle sacre Scritture, che egli si è rivelato così, e magari nei documenti umani che narrano i fatti dello scisma ha mostrato di valere qualcosa? Proprio no: anche negli altri, quantunque sia superfluo prenderli in esame dopo le testimonianze delle sante Scritture, che cosa ha citato? Che cosa ha provato? Benché si sia scagliato con veemenza contro i traditori, e abbia proclamato contro di essi molte testimonianze delle sante Scritture, non ha detto una sola parola per dimostrare che i traditori siamo noi. Io invece gli ho ricordato che Silvano di Cirta, di cui egli, dopo alcuni altri, è stato successore, benché fosse ancora suddiacono, è stato citato come traditore dagli Atti municipali. Contro questo fatto egli non ha ardito aprire il becco. E di certo voi vedete che stretto rapporto lo obbligava a rispondere: si trattava di dimostrare che un suo predecessore, che non solo era suo collega, ma anche, per così dire, concattedratico, era innocente dal crimine della consegna; soprattutto perché voi, tutta la vostra causa la fondate su questo fatto; tanto da chiamare traditori, quelli che immaginate o credete che siano stati, tramite la comunione, i successori dei traditori. Ora Petiliano, che per esigenze della vostra stessa causa si sentirebbe in obbligo di difendere con tutti i mezzi uno del vostro partito, sia pure il vescovo di Rusicadde o di Calama o di qualunque altra città, se io lo chiamassi traditore perché gli Atti municipali lo hanno dimostrato, sul suo predecessore è stato zitto. Per quale motivo, se non perché egli, in questo caso non ha trovato tanta nebbia da diffondere, per ingannare almeno le persone più ritardate di mente e più immerse nel sonno? Del resto, che altro avrebbe potuto dire, se non che le accuse a Silvano erano false? Ma leggiamo gli Atti: verifichiamo il tempo in cui il fatto è accaduto e in cui è stato riferito al giudice consolare Zenofilo. Di fronte agli Atti come potrebbe resistere Petiliano, accerchiato com'è da ogni parte, dalla causa della Cattolica, che è sacrosanta di fronte alla vostra, che è pessima? Per questo io desidero riportare il brano della mia lettera, al quale egli ha voluto far credere di aver risposto con questa lettera che sto confutando. Lo cito proprio per farvi vedere come sia imbattibile questo brano, contro il quale egli non ha saputo trovare argomento più sicuro del silenzio. 58.70 - Petiliano non ha risposto assolutamente ad una domanda di Agostino Poiché Petiliano aveva citato contro di noi quel testo del Vangelo in cui il Signore dice: Verranno a voi sotto vesti di pelle, dentro, invece, sono lupi rapaci; li riconoscerete dai loro frutti, ( Mt 7,15-16 ) io gli ho risposto e detto: Dunque esaminiamo i frutti, io subito ho continuato, e ho aggiunto : Voi ci rinfacciate la consegna dei Libri; la stessa che, con molta più credibilità, noi rinfacciamo a voi. Tanto per non andare lontano. Proprio a Costantina, i vostri antenati, all'inizio del loro scisma, consacrarono vescovo Silvano. Costui, quand'era ancora suddiacono, si dichiarò in pubblico di essere un traditore, stando agli Atti municipali. Ora, se voi portate delle prove contro i nostri antenati, la parità di condizione esige che le crediamo o entrambe vere o entrambe false. Se sono entrambe vere, senza dubbio voi siete colpevoli di scisma: voi che avete finto di fuggire, nella comunione del mondo, i delitti che avevate nella piccola frazione del vostro scisma. Se invece sono entrambe false, senza dubbio voi siete colpevoli di scisma: voi che, per delle false accuse di traditori, vi siete macchiati del mostruoso crimine della separazione. Che se poi noi vi portiamo dei dati e voi non ne portate nessuno; oppure, se noi diciamo il vero e voi il falso, è indiscutibile che le vostre bocche debbano essere ermeticamente chiuse. E che? Se la santa e vera Chiesa di Cristo vi convincesse e superasse, quand'anche noi non avessimo prove della consegna dei Libri, neppure quelle false, e voi, invece, ne aveste alcune e vere, che altro vi resterebbe, se non di amare la pace, se volete o, se non volete, di stare almeno zitti? In effetti, qualunque prova ora portaste, con tutta semplicità e verità vi direi: avreste dovuto portarla allora a tutta Chiesa e all'unità cattolica, già diffuse e stabilite in tante nazioni; così che ora voi sareste dentro, mentre quelli che voi avreste confutati, sarebbero stati messi fuori. Che se avete cercato di farlo, certamente non ci siete riusciti, per cui, vinti e adirati, vi siete separati dagli innocenti, che non potevano condannare delitti dubbi e commettere il mostruoso sacrilegio dello scisma. Se invece non avete neppure provato a farlo, è stata una cecità davvero odiosa ed empia separarvi dal frumento di Cristo, che cresce fino alla fine in tutto il campo, cioè in tutto il mondo, solo perché siete rimasti colpiti dalla presenza, nell'Africa, di poca zizzania. A questo brano, che io ho citato dalla mia prima lettera, Petiliano non ha dato nessuna risposta. E certamente voi vedete che tutta la causa in discussione è racchiusa in queste poche parole. Che poteva tentare di dire se, qualunque cosa avesse detto, sarebbe stato sconfitto? 58.71 - Una nuova confutazione di Petiliano Quando a proposito dei traditori, noi portiamo prove contro i vostri e voi contro i nostri - seppure voi ne portiate qualcuna, ciò che fin ad oggi non lo sappiamo affatto: in tal caso Petiliano non avrebbe omesso di inserirla nei suoi scritti, visto con quanta diligenza si è preoccupato di citare e inserire i passaggi degli Atti che toccano la causa -, quando dunque, come dicevo, sia noi che voi portiamo tali prove, certamente esse sono o tutt'e due vere o tutt'e due false; o vere le nostre e false le vostre, o vere le vostre e false le nostre. Altre possibilità non le vedo. 59.72 - Conclusioni Ma in tutte e quattro le ipotesi, la verità sta dalla parte della comunione cattolica. Infatti, se entrambe sono vere, non dovevate mai lasciare la comunione del mondo, a causa dei peccatori come quelli che stavano anche tra di voi. Se entrambe sono false, visto che non c'era nessun crimine di consegna, si sarebbe dovuto evitare il gravissimo crimine dello scisma. Se le nostre sono vere e le vostre false, da tempo non avete niente da dire. Se le vostre sono vere e le nostre false, abbiamo potuto sbagliare, insieme al mondo, sulla iniquità degli uomini, ma non sulla verità della fede. La discendenza di Abramo diffusa in tutte le nazioni, infatti, non doveva assolutamente badare a ciò che voi dicevate di conoscere, ma a ciò che dimostravate ai giudici. Da chi potremo conoscere i fatti di coloro che i vostri antenati hanno accusato, quand'anche fossero vere le colpe rinfacciate, se i giudici della causa o la Chiesa ovunque diffusa, che non doveva attenersi se non alle sentenze dei giudici, avessero giudicato quelle accuse, non vere, ma false? Dio non assolve i crimini degli uomini, a tal punto che altri uomini non possano conoscerli; e tuttavia io credo che non sia giusto ritenere colpevole colui che, sapendo che un uomo non è stato ancora convinto di peccato, lo crede innocente. Perché allora dovrebbe essere colpevole il mondo, se non ha potuto conoscere la verità del delitto degli Africani? E non ha potuto perché nessuno gliene ha parlato; o gliene ha parlato, ma esso ha preferito credere al giudizio dei giudici, che alle lagnanze dei vinti? Ora Petiliano va lodato perché, accortosi di non potere assolutamente confutare il mio brano, lo ha passato sotto silenzio. Ma non va assolutamente lodato per il fatto che, di fronte a tutti gli altri argomenti egualmente inconfutabili, ha cercato di coprirli con la nebbia delle parole, e ha creduto di poterli oscurare. Va lodato anche perché mi ha fatto causa, pur avendo perso la sua causa. Anche sul mio conto, non ha detto niente che non fosse assolutamente falso o non colpevole o non pertinente. A questo punto voi, che io ho costituiti giudici tra me e lui, siete in grado di discernere tra il vero il falso, tra il molle e il solido, tra il turbato e il calmo, tra il malato e il sano, tra le profezie divine e le supposizioni umane, tra le dimostrazioni e le incriminazioni, tra le prove e le invenzioni, tra la trattazione di una causa e l'abbandono di una causa? Se lo siete, benissimo; ma se non lo siete, noi non ci pentiamo di esserci presa cura di voi, poiché, anche se non volgete il vostro cuore verso la pace, la nostra pace ritorna a noi. ( Mt 10,13 )