Discorsi sui tempi Liturgici

Indice

Nei giorni di Pasqua

Sulla risurrezione dei corpi, contro i pagani

1 - Difficoltà nel concordare i racconti evangelici
2 - Sulla risurrezione corporea molte e contrapposte le opinioni
3 - Cristo ci ha liberati dalla colpa e dalla pena
4 - Dottrine di filosofi pagani circa la sopravvivenza
5 - La sapienza del mondo è stoltezza davanti a Dio

1 - Difficoltà nel concordare i racconti evangelici

In questi giorni, com'è risaputo dalla vostra Carità, si leggono solennemente i brani del Vangelo che riguardano la resurrezione del Signore.

I quattro Evangelisti non poterono tollerare che passassero sotto silenzio né la sua passione né la sua resurrezione.

È vero che delle molte cose compiute dal Signore Gesù non tutti narrarono tutto, ma l'uno qualcosa e l'altro qualche altra, tutti però rimasero perfettamente d'accordo nella verità.

L'evangelista Giovanni ci ricorda poi che molte gesta compiute dal nostro Signore Gesù Cristo non furono trascritte da alcuno degli Evangelisti. ( Gv 21,25 )

Egli compì tutto quello che allora era necessario si compisse, ma se ne scrisse solo quello che oggi ci è necessario leggere.

Per quanto poi concerne le cose che tutti e quattro gli Evangelisti raccontano e non omettono ( voglio dire tutto quello che si riferisce alla passione e resurrezione di Cristo ), dimostrare come nelle loro narrazioni non ci siano veri contrasti, è una fatica assai improba.

Ci sono stati anzi certuni che, nemici della propria anima, hanno preteso di trovare delle contraddizioni nei Vangeli.

Per questo, da parte di coloro che con l'aiuto del Signore ne avevano la capacità si è lavorato a fondo per mostrare che i Vangeli non sono in contrasto fra loro.

Ma, come vi accennavo, se mi mettessi a dimostrarvi questa verità e ne volessi intavolare un discorso esauriente dinanzi al popolo, la maggior parte degli ascoltatori si annoierebbe prima di giungere alla conoscenza della verità.

Pertanto, do per scontata la vostra fede, che cioè abbiate la fede, voi tutti che in gran folla siete qui convenuti e anche tutti coloro che, pur non essendo oggi qui, tuttavia sono fedeli: do per scontato che la loro fede sulla veridicità degli Evangelisti è così certa da non richiedere una trattazione da parte mia.

Uno che sappia anche difendere una tal fede potrà essere più dotto, ma non ha fede maggiore.

Uno ha la fede e la capacità di difendere la fede; un altro non ha questa capacità, non ha la facondia e l'istruzione necessaria per difendere la fede; tuttavia ha la stessa fede.

Quello che sa difendere la fede occorre per sostenere chi vacilla, non per chi è saldo.

Quando si difende la fede si curano le piaghe del dubbio e dell'incredulità; e colui che difende la fede è come un bravo medico, ma, se in te non c'è il male dell'incredulità, cosa potrà curare quel tal medico, se tu il male non ce l'hai?

Egli saprebbe adoperare le medicine, ma, nel caso tuo, il morbo non esiste.

Ora il medico non occorre a chi è sano ma a chi si sente male. ( Mt 9,12 )

2 - Sulla risurrezione corporea molte e contrapposte le opinioni

Non mi sembrerebbe, tuttavia, decisione saggia sorvolare su cose che vi si possono dire in breve - dato il tempo che abbiamo - e che voi potete agevolmente ascoltare.

Parliamo dunque della resurrezione, della quale il Signore, risuscitando se stesso, ci ha offerto un modello anticipato, affinché noi ci rendiamo conto di quel che dobbiamo sperare nei confronti del nostro corpo quando saremo giunti alla fine dei tempi.

Su questa resurrezione si discute molto e da molti: alcuni ne parlano da credenti, altri da increduli.

Coloro che ne discutono da credenti vogliono conoscere con maggiore accuratezza le cose per poter rispondere agli increduli; coloro che ne discutono da increduli argomentano a danno della propria anima, mettono in discussione l'onnipotenza di Dio e dicono: Come è mai possibile che un morto risorga?

Io ribatto: È Dio che opera, e tu dici che non può accadere?

Non ti dico: Presentami un cristiano e nemmeno un giudeo, ma: Presentami un pagano, un idolatra asservito al culto dei demoni; vedrai che nemmeno lui oserà negare l'onnipotenza di Dio.

Potrà non credere in Cristo, ma non potrà negare che Dio è onnipotente.

Ebbene quello che tu credi così ( fingo d'apostrofare un pagano ), quel Dio che tu credi essere onnipotente, io ti affermo che risuscita anche i morti.

Se dici che non ha tale potere sminuisci la sua onnipotenza.

Che se, al contrario, lo ritieni onnipotente, perché rigetti le mie parole a tale riguardo?

3 - Cristo ci ha liberati dalla colpa e dalla pena

Se ti venissimo a dire che la nostra carne risorgerà in modo che dovrà soffrire di nuovo la fame, la sete, le malattie ed essere sottoposta agli affanni e alla corruzione, avresti ragione a non crederci.

È infatti nel tempo presente che la nostra carne ha tali necessità e miserie.

E perché le ha? Per il peccato.

Abbiamo peccato nella persona di un solo uomo ( Rm 5,12-20 ) e tutti nasciamo soggetti a corruzione.

Causa di tutti i nostri mali è il peccato: non è infatti senza un perché che gli uomini soffrono i mali che la vita presente loro riserva.

Dio è giusto, così come è anche onnipotente: se non ce li fossimo meritati noi stessi, tanti mali non li soffriremmo.

Anzi, trovandoci a scontare delle pene meritate col peccato, il nostro Signore Gesù Cristo volle partecipare delle stesse nostre pene pur essendo personalmente esente da peccato.

Prendendo su di sé la nostra pena, egli che era senza colpa, eliminò da noi e la colpa e la pena.

Eliminò la colpa perdonando i peccati; eliminò la pena risorgendo dai morti.

Questo ha promesso anche a noi, che volle camminassimo nella speranza.

Perseveriamo e giungeremo al possesso della realtà.

La nostra carne risorgerà incorruttibile, risorgerà senza difetti, senza storture, senza la mortalità, senza l'affaticamento, senza l'appesantimento.

Ciò che ora ti reca molestia lassù ti sarà di ornamento.

Se dunque è un bene l'avere un corpo incorruttibile, perché non vogliamo sperare che Dio farà anche questa cosa?

4 - Dottrine di filosofi pagani circa la sopravvivenza

Tra i filosofi profani coloro che sono stati grandi e dotti e superiori agli altri hanno creduto nell'immortalità dell'anima umana.

Né lo hanno soltanto creduto ma l'hanno dimostrato con tutti gli argomenti di cui erano capaci, e tali argomentazioni hanno lasciato scritte per l'utilità dei posteri.

Sono libri che ciascuno può leggere.

E se questi filosofi li ho definiti superiori, è in rapporto agli altri che sono ad essi inferiori: ci sono infatti dei filosofi che asseriscono non esserci per l'uomo alcuna sopravvivenza dopo la morte.

Nei confronti di questi, quegli altri sono senza alcun dubbio da preferirsi; e, sebbene in molti punti si allontanino dalla verità, là dove erano migliori, dove si spinsero più in alto, essi furono più vicini alla verità.

Orbene, questi maestri che hanno avuto la convinzione e hanno parlato dell'immortalità dell'anima umana indagarono anche sui mali dell'umanità, ricercarono - per quanto era consentito agli uomini - le cause per cui i mortali sono soggetti a tribolazioni ed errori, e, non potendo saperne di più, affermarono che in una vita anteriore dovettero esserci delle colpe - non so quali - per cui i corpi divennero per le anime come delle prigioni.

Si domandò poi loro: Ma dopo, quando l'uomo sarà morto, che ci sarà?

Anche su questo problema spremettero le loro meningi e si sforzarono, per quanto era loro consentito, di trovare una ragione che fosse soddisfacente per sé e per gli altri.

Dissero: L'anima di chi vive male, l'anima che con una condotta decisamente cattiva si rende immonda, uscita dal corpo si rifugerà immediatamente in un altro corpo e sconterà in questo mondo le pene che le sono dovute: come vediamo che accade.

Quanto invece all'anima di chi è vissuto bene, uscita dal corpo se ne torna nell'alto dei cieli e lì ha la sua sede nelle stelle e nelle altre luci, sia quelle che vediamo sia quelle altre che, occulte e nascoste, popolano i cieli.

Lì dimenticano tutti i mali passati, al segno da nutrire anche vaghezza di tornare ad assumere un corpo e tornare daccapo a subire le miserie del tempo presente.

In una parola, tra le anime dei peccatori e quelle dei giusti, secondo loro, ci sarebbe questa differenza: che le anime dei peccatori immediatamente, cioè subito dopo la loro uscita dal corpo, si rifugiano in altri corpi, mentre le anime dei giusti rimangono per lungo tempo nell'imperturbabilità.

Non vi rimangono però per sempre ma a un certo momento sentono l'attrattiva di unirsi al corpo e dalle altezze dei cieli dove si trovano per la loro assoluta giustizia precipitano di nuovo fra i mali della vita presente.

5 - La sapienza del mondo è stoltezza davanti a Dio

Questo hanno affermato filosofi della massima levatura.

Al di sopra di questo i filosofi profani non sono riusciti a scoprire altro, per cui la nostra Scrittura può concludere, nei loro riguardi, che Dio ha reso stolta la sapienza di questo mondo.

E se così è per la sapienza, quanto di più non lo sarà per la stoltezza?

Se la sapienza del mondo è stoltezza dinanzi a Dio, quanto sarà lontana da Dio quella che veramente è stoltezza?

Eppure, in questo mondo c'è una stoltezza che giunge fino a Dio!

È quella di cui dice l'Apostolo: Siccome nel piano sapiente di Dio il mondo con la sua sapienza non riuscì a conoscere Dio, Dio si compiacque di salvare mediante la predicazione, che è una stoltezza, coloro che prestano fede.

E continua: I Giudei infatti esigono segni e i Greci ricercano la sapienza, noi al contrario predichiamo il Cristo crocifisso, scandalo per i Giudei e stoltezza per le Genti, mentre per coloro che sono stati chiamati, Giudei o Greci che siano, Cristo è potenza di Dio e sapienza di Dio. ( 1 Cor 1,20-24 )

Venne Cristo Signore, sapienza di Dio.

Tuona il cielo: azzittiscan le rane!

Sarà vero quello che ha detto la Verità; e, del resto, quel che ha detto nei riguardi dell'uomo e come tutto il genere umano si trovi immerso nel male in conseguenza di un peccato, è cosa notoria.

Occorre però credere nel Mediatore posto a far da ponte fra Dio e gli uomini. ( 1 Tm 2,5 )

( Fra Dio giusto e l'uomo peccatore è stato collocato un uomo giusto, che ha preso l'umanità da chi era in basso, la giustizia da chi era in alto.

Quindi a metà: una cosa presa da un lato e un'altra presa dall'altro.

Se infatti avesse preso tutt'e due le cose da lassù, sarebbe rimasto lassù; se avesse preso tutt'e due le cose da quaggiù, sarebbe uno prostrato come noi e non starebbe a metà ).

Orbene, se uno crede in questo Mediatore e vive con fede e rettitudine, quando uscirà dal corpo sarà nel riposo.

In un secondo momento poi riassumerà anche il corpo, non per soffrire ma per ornarsene, e vivrà eternamente con Dio.

Non ci saranno motivi che l'attraggano a tornare quaggiù, perché il suo corpo si sarà riunito a lui.

Pertanto, o carissimi, essendomi proposto di esporvi oggi quel che dicono i filosofi profani, dei quali Dio ha condannato la sapienza come un'effettiva stoltezza, su questo tema potremo intrattenerci anche domani con l'aiuto del Signore.

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