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La parabola del ricco epulone e di Lazzaro

Narrata in Lc 16,19-31

1 - La parabola serve ai ricchi per capire l'insania del loro comportamento
2 - Giustizia della condanna dell'uomo ricco
3 - Come il povero diventi per il ricco via al cielo

1 - La parabola serve ai ricchi per capire l'insania del loro comportamento

Il passo del Vangelo di Luca che è stato letto, ha certo richiamato voi, cari santi fratelli, così come ha richiamato me, a fare bene attenzione a due personaggi che esso presenta: il ricco con la sua opulenza, il mendicante con la sua povertà, uno che sovrabbonda di cibi, l'altro che viene meno per la fame.

Entrambi uomini, entrambi vivono in un corpo mortale, ma sono molto diversi perché diversa è la loro vita pur essendo identica la loro natura fisica.

E l'uno e l'altro sono soggetti alla morte, ma uno lo si vedeva in vita banchettare sontuosamente mentre l'altro appariva miserabile e disgraziato: uno gustava i cibi squisiti apprestati per lui ad arte dai suoi cuochi, l'altro aspettava le briciole che cadessero dalla sua mensa.

Ora prestino bene ascolto i ricchi che rifiutano pietà: considerino che nasciamo tutti con un'unica legge di vita, unica per tutti è la luce, unica l'aria che respiriamo, unica anche la morte che chiude la nostra vita: e se non sopraggiungesse la morte, il povero neppure resisterebbe in vita.

Vedete però: il povero Lazzaro, che giaceva piagato e nudo, viene sollevato dalle mani degli angeli nel seno di Abramo; invece il ricco magnifico e sazio viene rinchiuso nel carcere del Tartaro.

Chiediamo dove siano finite le sue vesti di bisso, l'abbondanza e le ricchezze in cui viveva.

Certo tutto come ombra svanisce nella morte: Non abbiamo portato nulla in questo mondo e non porteremo via nulla. ( 1 Tm 6,7 )

Non possiamo prendere o portar via nulla da tenere con noi, ma se lo potessimo, saremmo addirittura pronti a divorare uomini vivi.

Quali mai avide brame ci possiedono?

Le stesse belve mostrano di avere una qualche misura, dato che ghermiscono la preda quando hanno fame, ma la risparmiano quando sono sazie.

Inestinguibile è solo l'avidità del ricco che rapina sempre beni senza che mai ne sia sazio, senza che lo freni timor di Dio o rispetto dell'uomo: non risparmia il padre, non riconosce la madre, non obbedisce al fratello, non tiene fede all'amico, opprime la vedova, depreda il pupillo; riconduce in schiavitù chi aveva acquistato la libertà; fabbrica un falso testamento per impadronirsi dei beni di un morto, come se anche lui che si comporta in tal modo, non dovesse poi morire a sua volta.

Ci si deve proprio chiedere quale follia sia codesta che fa perdere la vita e cercare la morte, acquistare denaro e perdere il cielo.

Nessuno pensa a Dio, ma tutti attende il giudizio nella morte.

2 - Giustizia della condanna dell'uomo ricco

Giustamente è stato detto a chi è ricco: Hai ricevuto beni durante la tua vita, e Lazzaro parimenti mali; ora invece lui è consolato e tu sei in mezzo ai tormenti. ( Lc 16,25 )

Ai ricchi che rifiutano misericordia, sono rivolte queste parole: imparino che subiranno pene quelli che rifiutano aiuto, imparino che il povero riceve ristoro e conforto, il ricco è travagliato da pene insostenibili.

Questi si rivolge al padre Abramo: Ti supplico, padre Abramo, almeno manda Lazzaro a mettere la punta di un dito nell'acqua e a rinfrescarmi la lingua.

Io soffro terribilmente in queste fiamme. ( Lc 16,24 )

Ma Abramo gli risponde: Figlio mio, ricordati che durante la vita hai ricevuto molti beni, e Lazzaro parimenti molte sofferenze.

Le ricchezze sono ricambiate con pene, la miseria con il refrigerio: in cambio della porpora ecco le fiamme, in cambio della nudità ecco il ristoro, perché giusta è la bilancia e non inganna nel peso.

É scritto: Con la stessa misura con cui voi trattate gli altri, Dio tratterà voi. ( Mt 7,2 )

Al ricco appunto è negata misericordia nel tormento perché non volle usare misericordia nella sua vita, e quando tra le sofferenze invoca pietà, non viene esaudito perché sulla terra non accolse le suppliche del povero.

3 - Come il povero diventi per il ricco via al cielo

Se però ricco e povero sono tra loro antitetici, è vero che sono reciprocamente necessari.

Nessuno sarebbe nel bisogno se essi si sostenessero l'un l'altro, nessuno sarebbe travagliato se si aiutassero tra loro.

Ci sono i ricchi perché ci sono i poveri, e i poveri perché ci sono i ricchi.

Al povero spetta di chiedere e al ricco di donare: Dio ricambia con doni grandi i nostri piccoli doni, e da un piccolo atto di pietà nasce un frutto abbondante di bene.

Il povero si può dire un campo fecondo che rende presto frutti al padrone.

E usiamo un'altra immagine: il povero è la via del cielo per la quale si va al Padre.

Se non vuoi uscire da questa strada, comincia a distribuire del tuo: spezza i lacci che ti tengono schiavo del tuo patrimonio in questa vita, per essere libero di salire al cielo; lìberati dal gravame delle ricchezze, dai legami a cui hai vincolato la tua libertà, lìberati dalle ansie e dai fastidi che da troppi anni ti tormentano.

Dona a chi chiede, per poter tu stesso ricevere, da' a chi ha bisogno se non vuoi essere arso nelle fiamme: dona a Cristo qui in terra, per ricevere da lui il ricambio in cielo.

Dimentica quello che sei e poni la tua attenzione a quello che sarai.

La vita presente è fragile e declina nella morte, non è possibile restare in essa, si è costretti tutti a passar via.

Camminiamo in essa anche senza volerlo e ne usciamo senza desiderarlo, poiché siamo malvagi.

Se però mandassimo davanti a noi qualcosa troveremmo di là qualcosa ad accoglierci.

Quello che diamo ai poveri, lo mandiamo avanti a precederci là, quello invece che strappiamo loro, lo abbandoniamo totalmente qui.

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