Padri/Agostino/DisVari/341.txt Sul triplice aspetto di Cristo rivelato dalle Scritture 1.1 - Tre aspetti di Cristo nelle Scritture Il Signore nostro Gesù Cristo, o fratelli, per quanto noi abbiamo potuto scorgere nelle Pagine sante, ( e cioè ) quando è annunziato nella Legge e nei Profeti o nelle Lettere degli Apostoli o quando si mostra per la fede nei fatti storici che conosciamo dal Vangelo, lo si vede e così lo si proclama in tre modi. Il primo modo è in quanto Dio, per quella divinità per cui è uguale e coeterno al Padre, prima dell'assunzione della natura umana. Il secondo modo è in quanto, assunta la natura umana, si legge e si intende che lo stesso che è Dio è anche uomo, e lo stesso che è uomo è anche Dio, e, per questa straordinaria caratteristica di superiorità, non resta al livello degli uomini, ma è mediatore e capo della Chiesa. Il terzo modo è quello, in un certo senso, del Cristo totale nella pienezza della Chiesa, cioè in quanto Capo e Corpo secondo quell'uomo perfetto ( Ef 4,13 ) in cui ognuno di noi è membro. Questa connotazione di Cristo si predica ai credenti e si propone come oggetto di speculazione ai sapienti. Non possiamo, in tanto breve tempo, passare in rassegna né spiegare tutte le documentazioni scritturali che avallano questa triplice connotazione di Cristo, tuttavia non possiamo lasciare queste affermazioni senza prova. Data, almeno in parte, qualche testimonianza, sarà poi affare vostro cercare e trovare nelle Scritture le altre che qui, per la ristrettezza del tempo, non possiamo ricordare. 2.2 - Primo aspetto: Cristo Verbo Per quanto si attiene alla prima maniera di presentare il Signor nostro Gesù Cristo Salvatore, unico Figlio di Dio, ad opera del quale furono fatte tutte le cose, vi si ricollega quel famoso, splendido passo del Vangelo secondo Giovanni: In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio. Egli era in principio presso Dio. Tutte le cose per mezzo di lui furono fatte, e senza di lui nulla fu fatto. Ciò che è stato fatto in lui era la vita; e la vita era la luce degli uomini; e la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l'hanno accolta. ( Gv 1,1-5 ) Mirabili e stupende parole queste, che vanno accolte ancor prima di essere penetrate a fondo. Quando vi si pone davanti una pietanza [ accade ] che l'uno ne prenda una parte e l'altro un'altra; a tutti lo stesso cibo, non ad ognuno interamente tutto il cibo. Così ora un certo cibo e una certa bevanda di parole sono posti davanti alle vostre orecchie e tutto il discorso giunge a tutti. Forse, quando parlo io, succede che uno si prenda una sillaba e l'altro un'altra, l'uno una parola e l'altro un'altra? Se fosse così dovrei dire tante parole quanti sono gli uomini che vedo, perché a ognuno giunga almeno una parola. Ma io, di parole, facilmente ne dico di più di quanti sono gli uomini qui adunati, eppure tutte nel loro insieme giungono a tutti. La parola dell'uomo dunque non si divide in sillabe perché tutti la possano udire e si [ dovrebbe forse ] dividere in parti il Verbo di Dio perché sia in ogni luogo? [ Possiamo forse presumere ] fratelli, di paragonare in qualche modo queste nostre parole che suonano e passano a quel Verbo perenne senza mutamento? Io stesso perché ora ne ho parlato, ho forse fatto un tale paragone? Ho voluto comunque farvi pensare che quello che Dio mostra nelle cose materiali vi può essere utile per credere quello che ancora non sapete scorgere nelle parole spirituali. Ma passiamo ad esempi più validi: le parole infatti risuonano e passano. Entrando nel campo dei concetti, provate a pensare alla giustizia. Supposto che uno si trovi in Occidente e pensi alla giustizia, egli vi pensa nella sua totalità, proprio come uno che si trova in Oriente. L'uno e l'altro la vedono completa. Vedere infatti la giustizia come principio a cui attenersi nell'azione è condizione per agire con giustizia. Come uno la vede interiormente, così in conformità agisce all'esterno. Ma come farebbe a vederla se essa non fosse presente nell'interno? Per il fatto che egli si trova in un determinato luogo, si potrà dire che lì egli non possa essere partecipe del pensiero di un altro [ che si trova in un luogo diverso ]? Quando tu, posto qui [ materialmente ], vedi col pensiero ciò che un altro in un altro lontanissimo luogo ugualmente vede col pensiero, e tutto ti appare nella sua completezza e così a lui, ebbene, poiché le realtà spirituali e divine sono ovunque nella loro completezza, puoi credere allora che il Verbo è totalmente nel Padre ed è totalmente nell'incarnazione. Questo devi credere del Verbo di Dio, che è Dio presso Dio. 3.3 - Secondo aspetto: Cristo Dio e uomo Ma ecco ora un altro aspetto, un altro modo di presentare Cristo, un altro [ aspetto ] che la Scrittura fa palese. Ciò che ho detto finora riguarda Cristo prima dell'incarnazione. Ora ascolta quello che proclama la Scrittura: Il Verbo si è fatto carne ed ha dimorato fra noi. ( Gv 1,14 ) Se tacesse sull'umanità del Verbo inutilmente ci parlerebbe della sua divinità colui che ha scritto: In principio era il Verbo e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era in principio presso Dio. Tutte le cose per mezzo di lui furono fatte e senza di lui nulla fu fatto. ( Gv 1,1-3 ) Perché io veda un giorno quella divinità, è venuto qui a vivere con me; per darmi la purificazione necessaria a quella contemplazione, è venuto a soccorrere la mia debolezza. Si è fatto uomo prendendo dalla natura umana la stessa natura umana. A chi giaceva ferito sulla via venne in aiuto col " giumento " della carne, ( Lc 10,30-37 ) per formare e far crescere la nostra fede debole con il sacramento della sua incarnazione; per rendere limpido il nostro intelletto a vedere quella divinità che non ha mai perduto. Ha incominciato infatti ad essere uomo ma non ha mai cessato di essere Dio. Dunque questo ci è insegnato riguardo al Signore nostro Gesù Cristo in quanto mediatore, in quanto capo della Chiesa, perché egli è Dio-Uomo e Uomo-Dio, così come dice Giovanni: Il Verbo si è fatto carne ed ha dimorato fra noi. 3.4 - Cristo presentato in ambedue i modi dall'Apostolo L'uno e l'altro di questi aspetti di Cristo li trovate in quel notissimo capitolo dell'apostolo Paolo [ dove ] dice [ di lui che ]: Sussistendo in forma di Dio non reputò una usurpazione l'essere uguale a Dio. ( Fil 2,6 ) Il che equivale a dire: In principio era il Verbo e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. ( Gv 1,1 ) Come potrebbe l'Apostolo dire: Non considerò un'usurpazione essere uguale a Dio, se a Dio non fosse uguale? Se poi il Padre è Dio ed egli non è Dio, come sarebbe uguale? In corrispondenza a quanto dice [ Giovanni ] che il Verbo era Dio, abbiamo in Paolo questo passo: Non giudicò un'usurpazione essere uguale a Dio, e come l'uno diceva: Il Verbo si è fatto carne e ha dimorato tra noi, ( Gv 1,14 ) l'altro, parallelamente, spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo. ( Fil 2,7 ) Fate attenzione. Disse che spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo proprio perché si è fatto uomo, perché il Verbo si è fatto carne e ha dimorato tra noi. E che cosa è questo " si spogliò "? Non perse la divinità, ma si rivestì dell'umanità, mostrando agli uomini ciò che non aveva prima di farsi uomo. Apparendo in questo aspetto si spogliò: tenendo nascosto l'alto grado della sua maestà e mettendo in vista la carne, vestito della sua umanità. Egli è Mediatore e Capo della Chiesa per il fatto che si è annientato assumendo la forma di servo. Non dice: " Assumendo la forma di Dio ". Parlandosi della forma di Dio [ Paolo ] non usa il verbo " assumere ", ma dice: Pur sussistendo in forma di Dio non giudicò un'usurpazione l'essere uguale a Dio. E invece, quando giunge a parlare della condizione del servo, dice: Assumendo la forma di servo. Per questo è Mediatore e Capo della Chiesa e per lui ci riconciliamo con Dio, per il mistero dell'umiltà, della passione, della risurrezione, dell'ascensione e del giudizio futuro per cui si potranno udire le due ben note realtà future sebbene Dio abbia parlato una volta sola. ( Sal 62,12 ) Quando si potranno udire? Quando renderà a ciascuno secondo le sue opere. ( Mt 16,27 ) 4.5 - Guardarsi dall'eresia ariana. La provocazione della scienza Tenendo ben ferma questa dottrina, non stupitevi che vi siano tra gli uomini delle controversie, che si diffondono insidiosamente, come una cancrena, dice l'Apostolo. ( 2 Tm 2,17 ) Ma voi state all'erta su ciò che ascoltate e salvaguardate la purezza della vostra [ anima ], come se foste stati fidanzati, dall'amico dello sposo, all'unico sposo, vergine casta da offrire a Cristo. La vostra verginità sia nella vostra anima. La verginità fisica è di pochi, nella Chiesa. La verginità dell'anima è richiesta invece a tutti i fedeli. È questa la verginità che il serpente vuole corrompere e a proposito di lui dice l'Apostolo: Vi ho fidanzati a un solo sposo per presentarvi a Cristo quale vergine casta. E temo che, come il serpente con la sua astuzia sedusse Eva, così i vostri sensi si lascino corrompere, deviando dalla sincerità e dalla purezza che è in Cristo. ( 2 Cor 11,2-3 ) I vostri sensi sono le vostre menti. Questa è l'interpretazione più rispondente perché s'intendono per sensi anche quelli del corpo, il senso della vista, dell'udito, dell'olfatto, del gusto, del tatto. Quello che l'Apostolo temeva si corrompesse è la nostra mente, dove risiede l'integrità della fede. Orsù, anima, conserva la tua verginità, che si dovrà poi fecondare nell'amplesso del tuo sposo. Munite di spine le vostre orecchie, come è stato scritto. ( Sir 27,28 ) Alcuni fratelli deboli sono stati turbati dalla questione degli Ariani, ma per misericordia del Signore la fede cattolica ha vinto. Egli infatti non ha abbandonato la sua Chiesa e se ha lasciato che fosse temporaneamente turbata, lo ha fatto perché stesse sempre in rapporto di supplica con lui e da lui fosse rinsaldata come su ferma roccia. Ma il serpente sibila ancora, non si rassegna a tacere. Cerca, con una certa qual promessa di scienza, di estromettere l'uomo dal paradiso che è la Chiesa, per non lasciarlo ritornare a quel paradiso dal quale il primo uomo venne estromesso. 5.6 - Satana agisce ora nella Chiesa come una volta nel paradiso terrestre. Il Figlio in quanto Dio uguale al Padre, in quanto servo minore Cercate di capire, fratelli. Quello che avvenne in quel paradiso, oggi ancora si verifica nella Chiesa. Nessuno ci induca ad uscire da questo paradiso. Basta che ne siamo usciti una volta. Almeno dopo quell'esperienza, emendiamoci. Il serpente è sempre lo stesso: suggerisce disonestà ed empietà. [ Può capitare che ] prometta l'impunità, come l'ha promessa là, dicendo: Voi non morirete mai. ( Gen 3,4 ) Tali suggerimenti egli insinua per far vivere male i cristiani oggi. " Forse che Dio - dice - farà perire tutti? Forse condannerà tutti? Dio afferma: Sì, condannerò, ma anche perdonerò a quelli che cambieranno vita. Mutino il loro comportamento. Muterò le mie minacce ". Chi mormora insidiosamente è sempre lui, [ il serpente ], e dice: " Guarda, c'è un passo dove sta scritto: Il Padre è maggiore di me ( Gv 14,28 ) e tu dici che è uguale al Padre? ". Io accetto il passo che tu riferisci, ma ne accetto anche un altro, perché due ne leggo. Il fatto è che tu ne accetti uno solo e l'altro lo rifiuti, mentre li puoi leggere con me, l'uno e l'altro. L'espressione: Il Padre è maggiore di me certo che l'accetto, non da te, ma dal Vangelo. E tu accetta dall'Apostolo l'altra espressione, che il Figlio è uguale al Padre. Uniscile, l'una e l'altra. Accórdale l'una con l'altra. Chi ha parlato per bocca di Giovanni nel Vangelo, ha parlato per mezzo di Paolo nell'Epistola. Dio non può contraddirsi. Ma tu non vuoi capire la concordanza della Scrittura. Tu ami fare questioni. " Ma io - dici - ho la mia prova nel Vangelo [ dove è scritto ]: Il Padre è maggiore di me ". Ma anch'io ho nel Vangelo la prova [ lì dove dice ]: Io e il Padre siamo una cosa sola. ( Gv 10,30 ) In che modo può essere vera l'una cosa e l'altra? In che modo c'insegna l'Apostolo [ che ]: Io e il Padre siamo una cosa sola? [ Ce lo spiega così: ] Egli, avendo forma di Dio, non reputò una usurpazione la sua uguaglianza a Dio. Ascolta ancora: Il Padre è maggiore di me. Ma spogliò se stesso prendendo forma di servo. ( Fil 2,6.7 ) Ecco, io ti ho mostrato in che senso il Padre è più grande: tu mostrami in che cosa [ il Figlio ] non è uguale. Perché noi leggiamo l'una cosa e l'altra. È minore del Padre in quanto Figlio dell'uomo, è uguale al Padre in quanto Figlio di Dio, perché il Verbo era Dio. Il Mediatore è Dio e uomo: come Dio uguale al Padre, come uomo minore del Padre; è dunque insieme uguale e minore: uguale nella forma di Dio minore, nella forma di servo. Dimmi dunque com'è uguale e insieme minore, se forse in una parte uguale e in un'altra minore. Ecco, eccettuato il fatto di aver assunto la carne, mostrami dov'è uguale e dove minore. Voglio vedere come farai a dimostrarmelo. 6.7 - Il Figlio di Dio prima dell'incarnazione non è in alcun modo minore del Padre Pensare secondo la carne, badate, è stolta empietà. È stato scritto che: Pensare secondo la carne è morte. ( Rm 8,6 ) Férmati qui. Io prescindo per il momento dal resto e neppure parlo ancora della incarnazione del Signore nostro Gesù Cristo, unico Figlio di Dio, ma, come se non fosse ancora avvenuta questa incarnazione che è avvenuta, medito con te queste parole: In principio era il Verbo e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era in principio presso Dio. ( Gv 1,1-2 ) Considero insieme con te anche quest'altro passo: Lui, avendo forma di Dio non reputò un'usurpazione la sua uguaglianza con Dio. ( Fil 2,6 ) Mostrami dunque qui dove, dei due, uno può essere più grande e uno più piccolo. Che ne dici? Vorresti forse dividere Dio secondo diverse qualità, cioè determinate maniere di essere corporali o animali, quelle in cui noi possiamo scorgere delle differenze? Secondo natura potrei parlare così, ma Dio sa che così voi non potete capire. Dunque, tornando al discorso precedente, prima che il Verbo assumesse la carne, prima che si facesse carne e abitasse tra noi, mostrami dove è minore, dove è uguale al Padre. Forse che Dio può essere differenziato per cui il Figlio per un verso gli è minore e per un altro uguale? Come se, presi in esame determinati corpi, dicessimo che uno è uguale all'altro in lunghezza ma inferiore in forza. Spesso infatti si danno due corpi uguali per statura, ma riguardo alla forza uno superiore, l'altro inferiore. Vorremmo pensare che Dio e il Figlio sono come corpi? Lo vorremmo pensare di Colui che fu completo in Maria, completo nel Padre, completo nella natura umana e completo sopra agli spiriti angelici? Allontani Dio tali pensieri dal cuore dei cristiani. Su questa strada potresti arrivare a dire: Uguali in altezza e in forza, diversi di colore. Ma il colore non c'è se non nelle realtà fisiche. In lui c'è invece luce di sapienza. Próvati a dirmi il colore della giustizia. Dal momento che le realtà spirituali non hanno colore, tu a Dio non daresti tali attributi se avessi sul viso il colore della vergogna. 6.8 - Identità tra Figlio e Padre Che mi dirai, dunque? Forse che in quanto a potenza sono uguali, ma che il Figlio è minore in sapienza? Dio sarebbe ingiusto se avesse dato a una minore sapienza un uguale potere. Se poi sono uguali in sapienza ma il Figlio è minore in potenza, Dio sarebbe stato geloso comunicando una potenza minore a una uguale sapienza. In Dio tutti gli attributi non sono che una identica realtà. Non c'è in lui la potenza in modo distinto dalla sapienza o la fortezza in modo distinto dalla giustizia e dalla castità. Quando parli di uno qualunque di questi attributi di Dio, non puoi intendere che siano differenziati e nulla del resto si può dire in modo appropriato. Questo modo di parlare si addice piuttosto alle anime, in cui la luce divina penetra in modo particolare e le investe secondo le qualità proprie di ciascuna, così come questa nostra luce visibile illumina i corpi fisici: se scompare la luce, tutti i corpi hanno lo stesso colore, o, meglio, nessun colore. Quando la luce arriva e illumina i corpi, per quanto essa sia una sola, li colora in diverse maniere, secondo le loro diverse proprietà. Allo stesso modo ricevono impressione le anime che sono sotto la benefica influenza di una luce che da nulla è influenzata e prendono forma da chi non riceve forma da altri. 7.9 - La giustizia di Dio: insufficiente espressione umana Tuttavia, o fratelli, noi usiamo tali espressioni riguardo a Dio solo perché non ne troviamo di migliori. Do a Dio l'attributo di giusto perché, tra le parole umane, non ne trovo una migliore. Ma lui è oltre la giustizia. È detto nelle Scritture: Dio è giusto e ama la giustizia. ( Sal 11,7 ) Nelle Scritture si legge anche che Dio si pente, ( Gen 6,7 ) che Dio non sa. ( Gen 18,21 ) Cose da inorridire. Come può Dio non sapere, Dio pentirsi? Tuttavia salutarmente la Scrittura è scesa a questo livello di espressioni, che ti fanno orrore, proprio perché così tu non pensi che siano definite in modo adeguato quelle realtà che reputi grandi. " Ma allora - mi puoi domandare - che cosa si può dire di Dio in modo adeguato? ". Uno potrebbe risponderti che, appunto, Dio è giusto. Ma un altro, che va più a fondo, ti direbbe che questa espressione è al di sotto della sua maestà e che così ci si esprime impropriamente riguardo a Dio, ma piuttosto in modo conforme al livello umano. Se uno si appoggia alle Scritture perché lì è scritto: Il Signore è giusto, si può controbattere a ragione che nelle Scritture si trova anche l'espressione che Dio si pente. E poiché è chiaro che il pentirsi non va inteso nel senso comune, nel senso riferito agli uomini che si pentono, così bisogna convenire che l'espressione " giusto " non è applicabile alla suprema grandezza di Dio. E tuttavia la Scrittura fa bene ad usare un tale linguaggio perché, attraverso queste inadeguate parole, l'animo sia gradatamente portato al livello di ciò che non si può esprimere. Tu dici: Dio giusto. Ma cerca di pensare a qualcosa che sia oltre la giustizia, così come sei solito pensarla nell'uomo. " Eppure - tu mi dici - le Scritture hanno proprio detto: giusto ". Ma esse hanno anche detto che Dio si pente, che non sa, cose che non osi ripetere. Orbene, come hai capito che quelle espressioni, che esiti a pronunciare, sono motivate dal basso livello della tua comprensione, così anche queste altre, che consideri superiori, sono dette per un'intelligenza che abbia una consistenza maggiore. Chi poi riesce a trascendere questi concetti e comincia a pensare, per quanto è concesso all'uomo, qualcosa di adeguato riguardo a Dio, troverà, per lodarlo, solo il silenzio delle parole, nella voce inesprimibile del cuore. 8.10 - Il Figlio è totalmente uguale al Padre Dunque, fratelli, poiché in Dio potenza e giustizia sono la stessa cosa ( qualunque attributo tu gli conferisca, tu di lui dici sempre la stessa cosa e va da sé che non è mai nulla di adeguato ) non puoi dire che il Figlio è uguale al Padre per la giustizia e non per la potenza, o sì per la potenza e no per la scienza. L'uguaglianza su di un punto postula l'uguaglianza su tutto; tutti gli attributi che gli dài sono equivalenti, hanno lo stesso valore. Mi basta dunque che tu ammetta di non poter dire in che modo il Figlio è diverso dal Padre se non ammettendo una differenziazione nella sostanza stessa di Dio. E se la supponi, sei fuori dalla verità e non ti accosti a quel santuario divino dove si scorge il vero in pura chiarità. Poiché non puoi parlare di uguaglianza da una parte e di disuguaglianza dall'altra, perché in Dio non vi sono parti, non puoi dire che per un aspetto è uguale e per un altro è disuguale perché in Dio non vi sono qualità differenti, non puoi affermare [ del Figlio ] che è uguale, se non intendendo totalmente uguale. Ne consegue che non puoi dire di lui che è inferiore se non in quanto assunse la condizione di servo. Abbiate, fratelli, sempre a mente questa verità: se accettate nelle Scritture un determinato principio, la luce stessa di questo principio vi chiarirà tutte le cose. Secondo quanto si è detto, ovunque troverete che il Figlio è uguale al Padre, dovete ritenere tale uguaglianza riguardo alla natura divina. Lo riterrete inferiore solo secondo la forma, che assunse, di servo. Questo trova riscontro nella Scrittura, lì dove è detto: Io sono colui che sono, e ancora: Io sono il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe. ( Es 3,14-16 ) Così avrete compreso quello che egli è nella sua natura e nella sua misericordia. Penso di aver detto abbastanza del modo in cui il nostro Signore Gesù Cristo, Salvatore nostro, Capo della Chiesa mediatore nostro, per mezzo del quale ci riconciliamo con Dio, si presenta nelle Scritture come Dio e come uomo. 9.11 - Terzo aspetto: il Cristo totale capo e corpo C'è una terza maniera in cui il Cristo totale può essere presentato: in quanto Chiesa, come capo e insieme come corpo. Infatti capo e corpo sono l'unico Cristo; non perché senza corpo non sia intero, ma perché si è degnato di essere totalmente con noi Colui che, anche senza di noi, è completo; non solo in quanto è Verbo, Figlio unigenito uguale al Padre, ma anche nella sua stessa umanità che assunse e con la quale è, insieme, Dio e uomo. Resta da stabilire, fratelli, in qual modo noi siamo il suo corpo e lui, con noi, l'unico Cristo. Dove troviamo che l'unico Cristo è capo e corpo, vale a dire corpo col suo capo? In Isaia la sposa con il suo sposo parlano come se fossero una persona sola, al singolare. È uno solo che parla, e state attenti a cosa dice: Come a uno sposo mi cinse il diadema. Mi adornò di gioielli come una sposa. ( Is 61,10 ) Come sposo e sposa. La stessa persona è chiamata sposo in quanto capo, è chiamata sposa in quanto corpo. Sembrano due e invece sono uno. Altrimenti in che modo saremmo membra di Cristo? L'Apostolo si esprime molto chiaramente: Voi siete il corpo di Cristo e sue membra. ( 1 Cor 12,27 ) Tutti insieme siamo membra e corpo di Cristo: non solo noi che ci troviamo qui in questo luogo, ma tutti su tutta la terra. E non solo noi che viviamo in questo tempo, ma che dire? dal giusto Abele sino alla fine del mondo, fino a quando ci sarà generazione umana. Qualsiasi giusto faccia il suo passaggio in questa vita, tutta l'umanità presente e non solo di questo luogo, e tutta l'umanità futura, tutti formano l'unico corpo di Cristo e ciascuno ne è membro. Se dunque tutti ne formano il corpo e i singoli sono le membra, è lui il capo di questo corpo. Egli è - dice l'Apostolo - il capo del corpo, cioè della Chiesa, il primogenito, colui che tiene il primato su tutte le cose. ( Col 1,18 ) E poiché di lui dice ancora che è capo di ogni principato e di ogni potestà, ( Col 2,10 ) è chiaro che questa Chiesa, ora pellegrina, si salda a quella Chiesa celeste dove abbiamo gli angeli come concittadini, ai quali noi saremo pari dopo la risurrezione dei corpi: una uguaglianza che ci arrogheremmo con impudenza se la Verità stessa non ce l'avesse assicurato: Saranno uguali agli angeli di Dio; ( Lc 20,36 ) e ci sarà una sola Chiesa, la città del grande Re. 10.12 - Cristo e Chiesa sono l'unico Cristo Concludendo, dunque, Cristo nelle Scritture è presentato talvolta in modo da far capire che è il Verbo, uguale al Padre, talvolta che è il Mediatore: Il Verbo si è fatto carne, per abitare tra noi; ( Gv 1,14 ) o come quando si dice che quell'Unigenito, per mezzo del quale sono state fatte tutte le cose, non reputò una usurpazione la sua uguaglianza con Dio, ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo … facendosi obbediente fino alla morte, e alla morte di croce. ( Fil 2,6-8 ) Talvolta infine Cristo è presentato in modo da far capire che è insieme capo e corpo: lo dice chiaramente lo stesso Apostolo quando [ commenta ] ciò che è detto del marito e della moglie nel libro della Genesi: I due diventeranno una sola carne. ( Gen 2,24 ) Seguiamolo mentre commenta perché non sembri che azzardiamo congetture nostre. Saranno - dice - i due una carne sola. E aggiunge: Questo mistero è grande. E per non lasciar credere che ci si riferisca all'unione dei due sessi secondo natura, aggiunge: Io parlo in rapporto a Cristo e alla Chiesa. ( Ef 5,31-32 ) Va sempre riferito a Cristo e alla Chiesa ciò che è detto nel passo: I due formeranno una carne sola, pertanto non sono più due ma una carne sola. ( Mt 19,5-6 ) Lo stesso rapporto che c'è tra sposo e sposa c'è tra capo e corpo perché il capo della moglie è il marito. Sia che dica capo e corpo, sia che dica sposo e sposa, intendetelo riferito ad uno solo. Per queste ragioni lo stesso Apostolo, quando era ancora Saulo, si sentì dire: Saulo, Saulo, perché mi perseguiti? ( At 9,4 ) Perché il corpo è attaccato al capo. E quando quel predicatore di Cristo dovette subire dagli altri le persecuzioni che egli ad altri aveva inflitto, diceva: Per completare nel mio corpo ciò che manca alle sofferenze di Cristo, ( Col 1,24 ) mostrando così che la sua sofferenza apparteneva alle sofferenze di Cristo. [ Queste parole ] non vanno intese come riferite al capo che, ormai in cielo, non patisce nulla, ma al corpo, cioè alla Chiesa, corpo che col suo capo è l'unico Cristo. 11.13 - La sposa di Cristo sia senza macchia e ruga Mostratevi dunque corpo degno di tale capo, sposa degna di tale sposo. Quel capo non può avere se non un corpo degno di lui né un tal marito una sposa che non sia degna di lui. Per farsela comparire - dice San Paolo - davanti, la sua Chiesa tutta gloriosa, senza macchia né ruga o alcunché di simile. ( Ef 5,27 ) Questa è la sposa di Cristo, senza macchia né ruga. Non vuoi avere macchia? Fa' come è scritto: Lavatevi, purificatevi, togliete le cattiverie dai vostri cuori. ( Is 1,16 ) Non vuoi avere ruga? Prostenditi in croce. Non basta infatti soltanto purificarsi, bisogna prostendersi in croce per essere senza macchia e senza ruga. Mediante la purificazione si portano via i peccati, mediante il prostendersi in croce si realizza il desiderio della vita eterna per cui Cristo si è lasciato crocifiggere. Ascolta ciò che dice lo stesso Paolo, una volta purificato: Ci ha fatto salvi non per merito di opere giuste compiute da noi, ma in forza della sua misericordia, mediante il lavacro della rigenerazione. ( Tt 3,5 ) Ascolta ancora lui disteso sulla croce: Dimentico del passato e proteso verso il futuro, corro verso la mèta per conseguire il premio a cui Dio mi ha chiamato in Cristo Gesù. ( Fil 3,13-14 )