Padri/Agostino/DisVari/346b.txt Su questo pellegrinaggio terreno 1 - Siamo in cammino: nei cieli è la nostra patria In questa nostra vita, carissimi fratelli, noi siamo in cammino come pellegrini, lontano dalla Gerusalemme celeste che è la patria dei santi: ce lo insegna in modo chiaro l'apostolo Paolo: Finché viviamo nel corpo, siamo pellegrini, lontano dal Signore. ( 2 Cor 5,6 ) E poiché ogni pellegrino ha indubbiamente una patria, noi dobbiamo conoscere quale sia la patria verso la quale ci dobbiamo affrettare, mettendo da parte allettamenti e piaceri di questa vita, verso la quale siamo diretti e nella quale soltanto possiamo trovare riposo. Dio ha disposto che non avessimo quiete vera altrove perché, se anche qui avessimo quiete, non avremmo desiderio di tornare là. Dice nostra patria la Gerusalemme celeste, non quella terrena che - come insegna ancora l'Apostolo - è schiava insieme con tutti i suoi figli: ( Gal 4,25 ) essa è stata data come segno della rivelazione futura agli uomini carnali che in essa adorano l'unico Dio, al quale però chiedono ancora una felicità terrena. Ma v'è l'altra Gerusalemme, quella che l'Apostolo dice posta nei cieli: La Gerusalemme di lassù è la nostra madre. ( Gal 4,26 ) La dice madre in quanto metropoli, che significa appunto città-madre. Dunque ci dobbiamo affrettare verso di essa, ben conoscendo di essere pellegrini e ancora in cammino. 2 - Chi ama procede correndo L'uomo che ancora non crede nel Cristo, non è neppure in cammino: va errando e anche se egli pure cerca la patria, non sa per quale via e dove cercarla. Dico che cerca la patria perché ognuno cerca la quiete, cerca la beatitudine. Chiunque, interrogato se desideri essere felice, risponde senza esitazione di desiderarlo perché questa è l'aspirazione propria dell'uomo; ma gli uomini ignorano per quale via raggiungerla o dove si trovi, e perciò vanno errando. Non va errando chi non si muove. Se non si sa per dove andare, è facile deviare. Ci riconduce sulla via il Signore e, quando diventiamo fedeli aderendo con la fede al Cristo, già cominciamo a camminare sulla via, anche se ancora non siamo in patria. E se siamo ben consapevoli di essere cristiani esortiamo tutti quelli che ci sono più cari, che ancora errano tra le vane credenze e le eresie, a porsi sulla via e a camminare. Ma dobbiamo anche esortarci a vicenda noi che già siamo in cammino, perché, se è vero che arrivano in patria solo quelli che sono sulla via, però non tutti quelli che sono in cammino giungono alla mèta. Se chi non è sulla via è esposto a pericolo maggiore, gli altri tuttavia non possono ancora essere sicuri che i piaceri che si trovano sulla via stessa non li ostacolino, frenando il loro slancio verso la patria, nella quale soltanto si trova riposo. Quello che fa avanzare sulla via è l'amore di Dio e del prossimo. Chi ama corre, e la corsa è tanto più alacre quanto più è profondo l'amore. A un amore debole corrisponde un cammino lento, e se addirittura manca l'amore, ecco che uno si arresta sulla via, e se rimpiange la vita mondana, è come se volgesse indietro lo sguardo, ( Lc 9,62 ) non mirando più alla patria. Non giova che uno si metta sulla via e poi invece di camminare torni indietro. Se uno si è posto sulla via, cioè, fuori di immagine, si è fatto cristiano cattolico, e guarda indietro volgendo ancora il suo amore al mondo, non fa che ritornare là donde era partito. Addirittura smarrisce la via e torna a errare colui che cede alle insidie del nemico che ci tenta e assale durante il nostro cammino, ed eccolo staccarsi dalla Chiesa cattolica per seguire un'eresia o tornare ai riti pagani o a credenze superstiziose, che sono tutte trappole del diavolo. 3 - La Chiesa è la via, aperta a tutti, fondata sulla pietra Dal momento dunque, fratelli, che siamo cristiani cattolici, corriamo su questa via che è costituita dall'unica Chiesa di Dio, quale è annunciata nelle sacre Scritture. Perché nessuno avesse qualche scusa, Dio ha voluto che essa fosse ben palese a tutti: fu annunciato che si sarebbe estesa nel mondo, e fu mostrata a tutto il mondo. Non ci deve inquietare il moltiplicarsi di eresie o scismi: ci turberebbe piuttosto che non ci fossero, dal momento che furono anch'essi preannunciati. É data testimonianza al Vangelo sia da quelli che restano nella Chiesa cattolica sia da quelli che ne sono usciti. Che cosa voglio dire? Testimoniano che è vero tutto quello che è scritto nel Vangelo. Fu annunciato che la Chiesa di Dio, estesasi tra le genti, sarebbe stata una, fondata sulla pietra e tale che su di essa non avrebbero prevalso le porte degli inferi. Porta degli inferi significa l'inizio del peccato perché è scritto: Stipendio del peccato è la morte, ( Rm 6,23 ) e dire morte equivale a dire inferno. La Scrittura spiega anche che cosa costituisca l'inizio del peccato: Inizio di ogni peccato è la superbia. ( Sir 10,15 ) Quindi la superbia è la porta degli inferi. Indagando le cause che hanno prodotto le eresie, si vede che esse nacquero dalla superbia, perché la superbia spinge gli uomini a servirsi, per loro fini, di eresie e scismi, quando essi vantano le loro capacità e la loro santità e mirano ad attrarre la gente staccandola dal Cristo. Ma da questi figli della superbia che sono tutte le eresie e gli scismi, non viene vinta la Chiesa cattolica, come appunto è stato predetto: Le porte degli inferi non prevarranno contro di essa. ( Mt 16,18 ) 4 - Come vincere le insidie del diavolo Pertanto, fratelli, torno al punto da cui ero partito: noi siamo sulla via. Corriamo dunque con l'amore di Dio e la carità verso i fratelli, dimentichi degli interessi transitori. Questa via richiede uomini forti, rifiuta i pigri. Vi si incontrano frequenti assalti di tentazioni perché il diavolo tende insidie a ogni svolta, ( 1 Pt 5,8 ) cerca di insinuarsi ovunque, di riprendere possesso di tutti, o almeno cerca di far deviare o ritardare il cammino, impigliando con i lacci delle eresie e degli scismi o inducendo in qualche falsa credenza. Il tentatore agisce attraverso il timore o attraverso la brama di piaceri: dapprima appunto si serve di questa, facendo promesse e offrendo attrattive piacevoli. Se poi si trova di fronte a una persona che disprezza tali seduzioni e ha già chiuso la porta ai desideri mondani, comincia a tentare attraverso la porta del timore. Se voi, dopo aver chiusa la porta delle brame terrene, rinunciando ai desideri del mondo, ancora temete di perdere quello che possedete, non avete ancora chiuso la porta del timore. Siate dunque saldi nella fede: ( 1 Pt 5,9 ) non lasciatevi ingannare da attraenti promesse né spingere in errore da minacce. Il regno dei cieli è più grande di tutte le promesse del mondo, e più tremenda di tutte le sue minacce è la geenna. Se dunque volete sfuggire a ogni timore, temete le pene eterne che Dio vi minaccia. Se volete vincere tutte le brame colpevoli, desiderate la vita eterna che Dio vi promette. In tal modo voi chiudete la porta al diavolo, e la aprite a Cristo.