Padri/Agostino/DisVari/347.txt Del timore di Dio 1 - Le Scritture esortano con insistenza al timore di Dio Innumerevoli passi della Scrittura ci insegnano, o fratelli, il timore di Dio e ce ne dicono l'utilità. Da tanta ricchezza di insegnamenti ne ricorderò e illustrerò alcuni per quanto il breve tempo a disposizione me lo permetterà, e vi sollecito a prestare volentieri attenzione. La sapienza è un bene che riempie di gioia chi l'ha e di desiderio chi ancora non lo possiede. Ma dice la Scrittura: Principio della sapienza è il timore di Dio. ( Sal 111,10; Sir 1,16; Pr 1,7 ) Se a chiunque piace regnare, nel salmo lo Spirito ammonisce: E ora, sovrani, siate saggi; istruitevi, giudici della terra: servite Dio con timore e con tremore esultate. ( Sal 2,10-11 ) Perciò anche Paolo dice: Attendete alla vostra salvezza con timore e tremore. ( Fil 2,12 ) E ancora leggiamo: Se desideri la sapienza, osserva la giustizia, e il Signore te la concederà. ( Sir 1,23 ) Poiché molti, come possiamo constatare, non osservano la giustizia, mentre aspirano con ardore alla sapienza, la Scrittura li ammonisce che non possono arrivare a quello che desiderano se non osservando quello che trascurano. Osserva - dice - la giustizia, e il Signore ti concederà la sapienza che desideri. Ma solo chi teme Dio può osservare la giustizia: Colui che è senza timore non potrà essere giustificato. ( Sir 1,28 ) Certo se il Signore concede la sapienza solo a chi osserva la giustizia, chi è senza timore non potrà essere trovato giusto. E si ritorna così alla affermazione che ho citato all'inizio: Principio della sapienza è il timore di Dio. 2 - L'itinerario dal timore alla sapienza secondo Isaia Anche il profeta Isaia, raccomandandoci di coltivare i sette ben noti doni dello Spirito, arriva al timore di Dio cominciando dalla sapienza, come discendendo dall'alto verso di noi per insegnare a noi a salire: comincia da quello a cui noi desideriamo arrivare, e arriva a quello dal quale dobbiamo cominciare. Su di lui si poserà lo spirito del Signore, spirito di sapienza e di intelligenza, spirito di consiglio e di fortezza, spirito di conoscenza e di timore del Signore. ( Is 11,2-3 ) Come dunque egli discende dalla sapienza al timore, non per calare di grado, ma per insegnare, così noi dobbiamo salire dal timore alla sapienza, non montando in superbia, ma volendo progredire. Principio della sapienza è il timore del Signore: ( Sal 111,10; Sir 1,16 ) il cammino comincia dalla valle del pianto di cui parla il salmo: Ha disposto nel suo cuore i gradini di ascesa dalla valle delle lacrime. La valle è simbolo dell'umiltà, poiché umile è colui che per il timore di Dio si strugge nelle lacrime della confessione e della penitenza: Dio non disprezza un cuore affranto e umiliato. ( Sal 51,19 ) Ma non tema di restare giù nella valle, perché Dio, che non disprezza il cuore affranto e umiliato, ha preparato lui stesso i gradini di ascesa con cui innalzarci fino a lui, come dice il salmo: Ha disposto nel suo cuore i gradini di ascesa dalla valle delle lacrime al luogo disposto per lui. ( Sal 84,6-7 ) Dove si compie l'ascesa? e da dove? e verso dove? É un cammino che si compie nel cuore partendo dalla valle del pianto per salire al luogo che ha disposto: questo è il luogo della quiete e della pace dove si trova la sapienza splendente e incorruttibile. Volendo appunto guidarci per gradi d'insegnamento, Isaia procede discendendo dalla sapienza al timore, dal luogo della pace, che è eterna, alla valle delle lacrime, che appartiene al tempo: vuole che noi non restiamo fermi alla confessione di penitenza che ci fa soffrire in gemiti e pianti, ma dalla nostra valle saliamo al monte spirituale sul quale è fondata la città santa Gerusalemme, nostra eterna madre, e possiamo godervi di una letizia che nulla più possa turbare. Egli quindi pone prima la sapienza, luce imperitura della mente, e passa all'intelletto perché si capisca che alla sapienza si giunge dall'intelletto, e così di seguito: all'intelletto si giunge dal consiglio, al consiglio dalla fortezza, alla fortezza dalla scienza, alla scienza dalla pietà, alla pietà dal timore. Quindi la salita alla sapienza parte dal timore perché: Principio della sapienza è il timore del Signore. Dalla valle del pianto si sale al monte della pace. 3 - Parallelo tra i sette gradi di Isaia e le otto beatitudini del Vangelo É scritto infatti: Beati i poveri in spirito perché di essi è il regno dei cieli: ( Mt 5,3 ) sono questi gli umili che qui nella valle offrono a Dio tremando il loro cuore affranto e umiliato. Di lì salgono alla pietà non opponendo resistenza alla volontà di Dio, sia quando essa si esprime nelle sue parole, ed essi non ne capiscono il senso, sia nel suo manifestarsi nell'ordine e nel governo del creato, dove la maggior parte degli avvenimenti non si compie in modo conforme ai desideri particolari degli uomini, e quindi si deve dire: Non come voglio io, ma come vuoi tu, Padre. ( Mt 26,39 ) Infatti è detto: Beati i mansueti perché erediteranno la terra: ( Mt 5,4 ) s'intenda non la terra dei mortali, ma quella di cui è scritto: Tu sei la mia speranza, la mia sorte nella terra dei viventi. ( Sal 142,6 ) Per questa loro pietà essi meriteranno di salire alla scienza: non solo conosceranno il male dei propri peccati passati, per cui piansero nel primo grado della penitenza, ma capiranno anche quale male sia inerente alla nostra condizione mortale di lontananza dal Signore, anche quando arride la felicità terrena. É scritto infatti: Chi accresce il sapere, aumenta il dolore, ( Qo 1,18 ) e anche: Beati gli afflitti perché saranno consolati. ( Gal 6,14 ) Dal pianto essi si elevano alla fortezza perché il mondo sia per essi crocifisso, ed essi per il mondo, perché non si spenga la carità in questo mondo perverso e iniquo, ma si continui a patire la fame e la sete di giustizia finché saranno saziate nella immortale società dei santi e degli angeli: Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia perché saranno saziati. ( Mt 5,5.6 ) Ma la nostra vita è esposta al turbamento delle tentazioni e degli scandali per cui fu detto: Guai al mondo per gli scandali!, ( Mt 18,7 ) ma quando qualcosa di colpevole si insinua a poco a poco in noi quasi furtivamente, sorprendendo la nostra debolezza di uomini, non deve mancare il consiglio. In questa vita mortale non si può raggiungere un grado di fortezza così alto che, nella continua lotta che si deve combattere con l'astuto avversario, non si possa talvolta essere feriti. Questo vale soprattutto nelle tentazioni della lingua, per cui: Chi dice al fratello stupido … sarà sottoposto al fuoco della Geenna. ( Mt 5,22 ) Dunque avere il consiglio comporta che si faccia quello che dice il Signore: Perdonate e vi sarà perdonato. ( Lc 6,37 ) Come infatti il quinto dei gradini dell'ascesa che Isaia insegna, è il consiglio, così la quinta delle beatitudini proclamate dal Vangelo dice: Beati i misericordiosi perché troveranno misericordia. ( Mt 5,7 ) Segue in Isaia come sesto grado l'intelletto: una volta che il cuore è purificato da tutte le false vanità inerenti alla carne, esso può volgersi con tutta purezza al suo fine. Perciò al sesto posto sta anche l'altra parola del Signore: Beati i puri di cuore perché vedranno Dio. ( Mt 5,8 ) Una volta poi che si sia giunti al fine, il cammino è concluso: si trova quiete e si esulta nella pienezza della pace. Tale fine è costituito da Cristo Dio, poiché è scritto: Fine della legge è Cristo perché sia data la giustizia a chiunque crede. ( Rm 10,4 ) Sapienza di Dio è Cristo, Cristo è Figlio di Dio: in lui si diventa sapienti, in lui si diventa figli di Dio, e questa è la pace vera ed eterna. Quindi come la sapienza occupa il settimo grado nell'ordine ascendente, che Isaia percorre in senso discendente per farsi nostro maestro, così il Signore, che è colui che ci fa salire, pone come settima beatitudine: Beati gli operatori di pace perché saranno chiamati figli di Dio. ( Mt 5,9 ) Poiché abbiamo ricevuto queste promesse e siamo diretti a Dio per tale cammino in salita, dobbiamo sopportare tutte le asprezze e le fatiche di questo mondo: non lasciamoci piegare dalla sua crudeltà, vinta la quale godremo la pace eterna. A questo ci esorta l'ottava beatitudine, mostrandoci ormai il fine che raggiungeremo: Beati i perseguitati per causa della giustizia perché per essi è il regno dei cieli. ( Mt 5,10 )