Padri/Agostino/DisVari/368.txt Discorso del Vescovo Agostino Sul passo della Scrittura: " Chi ama la propria anima, la perderà ". 1 - Non si può odiare né la propria carne né la propria anima Mentre ci veniva fatta poco fa la lettura divina, o fratelli, abbiamo ascoltato il Signore dirci: Chi ama la propria anima, la perderà. ( Gv 12,25 ) Questa frase sembra affermare il contrario di quello che dice l'Apostolo: Nessuno mai ha in odio la propria carne. ( Ef 5,29 ) Se uno non ha in odio la propria carne, a maggior ragione non odia la sua anima, perché l'anima conta molto più della carne, perché questa è la dimora dove abita l'anima; l'anima domina, la carne serve, la prima quindi è superiore, l'altra è sottoposta. Perciò se nessuno odia la propria carne, nessuno può avere in odio la propria anima. Dunque il passo del Vangelo che ci è stato letto, ci pone un problema non da poco. Si può intendere la frase: Chi ama la propria anima, la perde, nel senso che l'amore per la propria anima fa correre il rischio di perderla. Ma se non si deve amare la propria anima per non rischiare di perderla, è segno che essa sta a cuore: e proprio per questo non la si vuole perdere. Come interpretare dunque? Se amando la mia anima, la perdo, per non perderla, non la devo amare. Ma se il motivo che mi impedisce di amarla, è che temo di perderla, proprio questo timore dice che l'amo. Anche in un altro passo il Signore dice: Se un uomo ricco riesce a guadagnare anche il mondo intero, ma perde la sua anima, che vantaggio ne avrà? ( Mt 16,26 ) Dunque l'anima va amata al punto da preferirla al guadagno del mondo intero. Ma chi ama la sua anima, viene anche messo in guardia a non perderla proprio con l'amarla. Non si deve dunque amarla, se non si vuole perderla; ma il timore stesso di perderla dice che la si ama. 2 - C'è un cattivo amore della propria anima, e un odio giusto C'è dunque chi ama la propria anima in modo sbagliato, e la parola di Dio intende correggere appunto questo modo: non chiede che si abbia in odio la propria anima ma che la si ami nel modo giusto, perché quelli che la amano malamente, la perdono e, come per un capovolgimento, ottengono proprio il contrario di quello che vorrebbero. Amando in modo sbagliato la propria anima, la si perde; odiandola nel modo giusto, la si salva. Si può dunque amare in modo sbagliato e odiare in modo giusto: il modo sbagliato nasce da un odio, il modo giusto da amore. Si ama malamente la propria anima, quando si vive nell'iniquità; e il Signore c'insegna che questo amore sbagliato nasce da un odio: Chi ama il male detesta la sua anima. ( Sal 11,6 ) Ma proseguendo dice anche: Chi odia la sua vita in questo mondo - qui allude al giusto odio che viene dall'amore -, la conserverà per la vita eterna. ( Gv 12,25 ) Sta infatti molto a cuore quello che si desidera conservare per la vita eterna. Che cosa può mai valere, in confronto, un bene che si può amare per breve tempo? O vieni strappato via tu da esso, o esso viene strappato a te: nel primo caso non c'è più chi lo ami, nel secondo viene a mancare l'oggetto stesso dell'amore; in entrambi i casi dunque non vale la pena di amare. Dobbiamo invece volgere il nostro amore a quello che può durare in eterno. Se vuoi avere salva la tua anima per l'eternità, devi averla temporaneamente in odio. Dunque l'odio giusto è dettato da amore, mentre l'amore perverso è dettato da odio. 3 - Il retto amore della propria anima s'impara staccandosi dai desideri del mondo Cerchiamo di capire a quale modo di amare la propria anima ci riferiamo. Non si deve certo pensare che i martiri avessero in odio la loro anima. Oggi vedete che se è in pericolo la vita di qualcuno - s'intende questa vita terrena -, gli amici si adoperano in ogni modo a difenderla: si recano di corsa alla Chiesa, si rivolgono al vescovo perché intervenga, se può far qualcosa, e accorra senza indugi. Ci si dà da fare per una vita. Tutti sono presi da sgomento e non esitano a interrompere ogni altra faccenda per intervenire subito: è apprezzata la sollecitudine, è riprovato il ritardo. Il motivo e il fine sono sempre lo stesso: si vuole difendere una vita, si vuole che non muoia un uomo. Eppure anche i martiri sapevano amare la propria vita. Ora si è solleciti a difendere questa vita terrena, a salvare un uomo, perché si ritiene ingiusta la morte di un uomo. Ma se in difesa di questa vita terrena si è disposti a correre per cento miglia, ci dobbiamo chiedere quanto più si dovrebbe correre per difendere la vita eterna. Ci si adopera a guadagnare alla vita di un uomo pochi giorni - che sono per di più incerti, perché l'uomo, salvato dalla morte oggi, può morire domani -, e si corre per un guadagno limitato - perché pochi sono i giorni della nostra vita, anche se giungiamo alla vecchiaia -; a maggior ragione si dovrebbe correre in vista della vita eterna. Invece si è pigri a impegnarci per la vita eterna per la quale si dovrebbe avere ogni sollecitudine: a stento si trova chi muova anche pochi passi lenti per acquistarla. Se ne deduce che, mentre abbonda quell'amore dell'anima che è rovinoso, pochissimi hanno l'amore giusto. Come infatti non v'è nessuno che non ami la sua anima, così non v'è nessuno che non ami la propria carne: in questo senso può risultare vero sia, come ha detto l'Apostolo, che nessuno mai ha preso in odio la sua carne, ( Ef 5,29 ) sia anche che non si ama la propria anima. Noi dunque, fratelli, dobbiamo imparare ad amare la nostra anima: consideriamo che ogni piacere terreno è passeggero e distinguiamo tra amore utile e amore dannoso; serviamoci dell'amore buono per ostacolare l'altro finché l'amore sbagliato scompaia e avanzi l'amore buono. Questo non può entrare in coloro che non vogliono staccarsi dall'altro amore: gli uomini sono in genere così pieni di quello sbagliato che non possono ricevere in sé quello buono: si devono svuotare dell'uno per ricevere l'altro. Li vediamo infatti pieni di amore per i piaceri carnali, per la vita presente, per l'oro e l'argento, per i beni di questo mondo. Sono come vasi già colmi: non si può versare del miele in un vaso che non sia stato svuotato dall'aceto. Si versi dunque via quello che riempie il vaso, per ricevere quello di cui si è mancanti. Il primo atto è la rinuncia a questo mondo, poi segue la conversione a Dio. La rinuncia è l'atto di svuotarsi, la conversione è un riempirsi: è un movimento non solo fisico, ma anche interiore. 4 - Naturale è l'amore per se stessi. Come amare le cose inferiori Ci domandiamo ora come possa crescere questo amore buono: esso ha un suo momento d'inizio, una sua crescita, un suo compimento. E noi dobbiamo sapere chi di voi ha dato inizio alla sua conversione per esortarlo a progredire, chi invece non ha ancora cominciato, per sollecitarlo a cominciare, chi è già andato oltre l'inizio, per stimolarlo verso la perfezione. Anzitutto, carissimi, se osservate con attenzione, vedete che tutti gli uomini nell'amare partono dall'amore di sé e in funzione di se stessi amano ogni altra cosa. Amano l'oro in quanto prima amano se stessi e poi l'oro; infatti quando uno morirà, non ci sarà più chi possieda l'oro. Quindi l'amore parte sempre dall'amore di se stessi, e non può essere diversamente. Non v'è neppure bisogno di ammonire alcuno ad amare se stesso, perché è cosa innata, e non solo negli uomini: anche gli animali vedete come rifiutino di morire e amino se stessi, e questo è proprio non solo degli animali grossi, come cammelli o elefanti, ma anche delle mosche o di piccolissimi vermi. Tutti rifuggono dalla morte, e l'amore di sé serve a conservare la propria vita: cercano di conservarla in vari modi, chi correndo via velocemente, chi rifugiandosi in nascondigli, altri opponendo resistenza e combattendo. Tutti gli esseri animati lottano per la vita, non vogliono morire, vogliono conservarsi. Da questo amore di sé parte anche l'amore volto a qualcos'altro; se indaghiamo, vediamo che viene fatto oggetto di amore o qualcosa d'inferiore o qualcosa di superiore all'uomo. Se è cosa inferiore a te, la devi amare o per averne un conforto o per lavorarla o per usarne, senza però legarti a essa. Se per esempio è l'oro l'oggetto del tuo amore, non ti devi legare a esso, perché non c'è paragone di valore tra te e l'oro: questo è materia lucente, ma tu sei fatto a immagine di Dio per essere illuminato da lui. Anche l'oro è cosa creata da Dio, non però a sua somiglianza, come sei tu; il creatore stesso dunque pose l'oro al di sotto di te. Ci si deve quindi tenere lontani dall'amore per le cose inferiori, assumendole per l'uso, senza però attaccarsi a esse con un legame d'amore che diventerebbe in certo modo un vincolo. Non devi rendere le cose parte di te stesso così da sentirti tormentato dal dolore quando cominciassero a esserti tolte. Ti esorto dunque a elevarti al di sopra dell'amore per le cose inferiori a te e a cominciare invece ad amare le creature pari a te, in cui amare quello che tu stesso sei. Non è necessario che mi dilunghi. In breve, se vorrai, potrai. 5 - Quale l'ordine da seguire nell'amore vero perché giunga alla perfezione Secondo quale ordine noi possiamo avere il vero amore, la vera carità, ce lo insegna il Signore stesso nel Vangelo con molta chiarezza: Ama il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutte le tue forze; e il prossimo tuo come te stesso. ( Mt 22,37.39 ) Dunque per prima cosa ama Dio, poi impara ad amare te stesso, quindi amerai il prossimo allo stesso modo di te stesso, perché se non avrai imparato ad amare te stesso, non potrai amare neppure il prossimo secondo verità. Infatti parecchie persone credono di amare se stesse in modo legittimo quando rapinano beni altrui, si ubriacano, si danno ai piaceri carnali, conseguono guadagni ingiusti, spargendo calunnie. Costoro devono prestare ascolto alla Scrittura: Chi ama l'ingiustizia, odia la sua anima. ( Sal 11,6 ) Uno che ami l'ingiustizia, manifesta con ciò odio per se stesso, e non so come possa avere amore per Dio e il prossimo. Volendo dunque rispettare l'ordine del vero amore, tu devi operare secondo giustizia, amare la misericordia, fuggire la lussuria; devi cominciare a voler bene non solo agli amici, ma anche ai nemici, come ha ordinato il Signore. E una volta che ti sia impegnato a osservare fedelmente questi comandamenti, salendo di virtù in virtù come su per gradini, potrai meritare di amare Dio con tutto il tuo animo, con tutte le tue forze. E quando sia giunto a questa perfezione, riterrai sterco tutte le passioni del mondo e potrai dire insieme con il profeta: É bello per me aderire a Dio. ( Sal 73,28 )