Padri/Agostino/DisVari/369.txt Discorso tenuto nella Basilica Restituta Il giorno del Natale del Signore 1 - L'Eterno nasce nel tempo da Maria Il nostro Salvatore, nato dal Padre che sta al di fuori della successione dei giorni, ma dal quale questa successione è stata creata, volle avere sulla terra un giorno natale, che oggi celebriamo. Chiunque tu sia che guardi estatico questo giorno ammira piuttosto Colui che permane eterno al di là di ogni giorno, Colui che ha creato la successione dei giorni, che ha la sua nascita in un determinato giorno e libera dal male che è nel giorno. ( Mt 6,34 ) C'è ancora di che ammirare: chi lo ha generato è madre ed è vergine. E Colui che essa ha generato è un bambino ed è il Verbo. É giusto che i cieli abbiano parlato, che gli angeli abbiano cantato gloria, che i pastori si siano rallegrati, che i Magi si siano spostati, i re turbati, i bambini incoronati di gloria. Allatta, o madre, il nostro cibo; allatta il pane che viene dal cielo, posto in una mangiatoia come fosse innanzitutto cibo per i giumenti. Là infatti il bue riconobbe il suo proprietario, e l'asino la greppia del suo padrone. ( Is 1,3 ) Vale a dire i circoncisi e gli incirconcisi ( Col 3,11 ) che aderirono a quella pietra angolare, ( Ef 2,20 ) e le cui primizie furono pastori e Magi. Allatta, o madre, Colui che ti ha fatto tale da poter farsi lui stesso in te; che, concepito, ti ha dato il dono della fecondità e nato non ti tolse l'onore della verginità. Lui, prima di nascere, ha scelto il grembo da cui nascere e il giorno della nascita. Ed egli stesso ha creato ciò che scelse, per procedere da lì come sposo dal suo letto nuziale, ( Sal 19,6 ) per poter essere visto da occhi mortali e testimoniare la luce delle menti in analogia con la crescita annuale della luce del giorno. I Profeti avevano annunziato che il creatore del cielo e della terra avrebbe vissuto in mezzo agli uomini; ( Bar 3,38 ) l'angelo aveva annunziato che il creatore della carne e dello spirito sarebbe venuto ad assumere la carne. Giovanni nel grembo di sua madre salutò il Salvatore che era anche lui nel grembo materno. Il vecchio Simeone riconobbe Dio nel bambino; la vedova Anna ne riconobbe la vergine madre. Queste sono testimonianze della tua nascita, o Signore Gesù, verificatesi prima che si placassero i flutti al tuo passaggio sul mare, che si ritraessero davanti a te che glielo ordinavi; prima che il vento al tuo comando tacesse, che il morto ritornasse in vita al tuo richiamo, che il sole alla tua morte impallidisse, che la terra tremasse alla tua Risurrezione, prima che il cielo si aprisse alla tua Ascensione; prima che questi ed altri mirabili fatti tu compissi nel tempo della tua giovinezza. Eri ancora portato nelle braccia materne e già eri riconosciuto come Dio dell'universo. Tu piccolo bambino della stirpe d'Israele e insieme Dio con noi, l'Emmanuele. ( Mt 1,23 ) 2 - Il Verbo è Parola perennemente espressa e generazione permanente Che cosa mai è questa nascita del nostro Salvatore, per la quale egli è coeterno al Padre che lo genera! Il mondo rimase attonito che essa sia avvenuta da una vergine; i buoni fedeli la riconobbero e la tennero per sicura; gli infedeli ne risero; tremò l'orgoglio dei superbi, vinti. Che mai è quella nascita della quale si può dire che in principio era il Verbo e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio? ( Gv 1,1 ) Che cos'è questo Verbo? Chi l'avrebbe espresso non lo taceva prima e, una volta espresso, chi l'ha pronunziato non ha finito di esprimerlo. Questo Verbo è al di fuori del tempo: da lui sono stati fatti tutti i tempi. Egli non cominciò coll'aprirsi delle labbra di qualcuno né finì col loro chiudersi: Verbo che non riceve inizio dalla bocca di chi lo pronunzia e tuttavia apre la bocca dei muti. Verbo che non si produce nelle lingue faconde di nessuna gente e tuttavia rende eloquenti le lingue dei fanciulli. ( Sap 10,21 ) Qual è mai, dico, quella nascita alla quale il padre non lascia il posto con la sua morte, perché in effetti non la precede con la sua vita? Leviamo a lui l'anima nostra, per quanto lo possiamo, col suo aiuto, da tutte le regioni temporali e spaziali, dagli immensi spazi che avvertiamo sia nei tempi che nelle realtà sensibili, se in qualche modo riusciamo a capire che quello che genera non è anteriore al nato e che quello che è generato non è seguente al generante, Padre e Figlio: non ugualmente padri né ugualmente figli, ma ugualmente eterni; non l'uno e l'altro generanti, non l'uno e l'altro nascenti, ma non viventi l'uno senza l'altro. Pensiamo dunque, se ci riusciamo, al Padre che eternamente genera, al Figlio che eternamente nasce. E se non ci riusciamo, crediamolo. Non è confinato qui Colui di cui vogliamo parlare e tuttavia non sta lontano da ciascuno di noi: In lui infatti viviamo, ci muoviamo e siamo. ( At 17,28 ) Cerchiamo di trascendere la nostra carne in cui i padri vivono prima dei figli; poiché essi sono cresciuti per poter generare i figli e, mentre i figli crescono, essi da parte loro invecchiano; prima che nascano i figli, i padri sono già vissuti e, morti i padri, i figli vivranno. Cerchiamo di trascendere anche le nostre anime; anch'esse pensando generano qualche cosa, che hanno in sé, nel loro sapere; ma possono perderlo dimenticandolo, poiché non l'avevano in permanenza non sapendolo prima. Cerchiamo di trascendere tutte le cose materiali, temporali, mutevoli, per vedere al di sopra di tutto Colui dal quale sono state fatte tutte le cose. ( Gv 1,3 ) Il nostro salire è nell'intimo del cuore, perché il termine al quale rivolgiamo il nostro ascendere è lì vicino. Noi da lui siamo lontani in quanto da lui dissimili. A lui ascende ciò che in noi è " sua somiglianza " quella che in noi egli fece e riparò, quella per cui non essendo ancora perfetta palpita la debole vista e non può vedere l'inesprimibile bagliore della luce eterna. ( Sap 7,26 ) L'acume della mente non può percepire questo fulgore. Chi narrerà la sua generazione? ( Is 53,8 ) Ma il Verbo si è fatto carne e abitò tra di noi. ( Gv 1,14 ) 3 - Adorare la nascita umana di Dio Noi dunque dobbiamo lodare, amare, adorare questa nascita, che celebriamo oggi, questa in cui Dio si è degnato di venire attraverso la stirpe di Israele e farsi Emmanuele: Dio con noi nella debolezza della carne, non con noi nell'iniquità del cuore. Si avvicina a noi per ciò che ha assunto dalla nostra condizione e ci libera per ciò che gli rimase del suo livello - il Signore visitò infatti i suoi servi ( Lc 7,16 ) attraverso la debolezza mortale per farli liberi attraverso la verità immortale. Alludo ora a questo tipo di nascita, di cui è comunque capace anche l'umana fragilità, non a quella che rimane al di fuori del tempo, senza provenire da una madre, al di sopra di tutte le cose, ma a questa che è avvenuta nel tempo, senza padre, tra tutte le cose. Lodiamo, amiamo, adoriamo questo Figlio della Vergine, Sposo dei vergini, nato da Madre incorrotta e che nutre con incorruttibile verità, affinché noi possiamo essere vincitori, per la sua misericordia, dell'astuzia del diavolo, sconfitta. Il diavolo per ingannarci entrò a tradimento nell'animo femminile. Cristo, per liberarci, si fece avanti attraverso un incorrotto corpo di donna.