Padri/Agostino/DisVari/378.txt Sulla Pentecoste 1 - Lo Spirito Santo è caparra della vita eterna a noi pellegrini É gradita a Dio questa solennità nella quale si manifesta intensa la vostra pietà e fervido il vostro amore, che sono appunto effetto della presenza dello Spirito. Lo insegna l'Apostolo quando dice: L'amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato. ( Rm 5,5 ) Lo Spirito Santo venne e riempì centoventi uomini riuniti in uno stesso luogo: lo abbiamo appreso dal passo degli Atti degli Apostoli che ci è stato letto. Erano riuniti in attesa della promessa di Cristo, ( At 1-2 ) poiché egli aveva loro ordinato di rimanere in città finché fossero rivestiti di una forza dall'alto. Io infatti - aveva detto - manderò su di voi quello che ho promesso. ( Lc 24,43 ) Chi ha promesso è fedele, e generoso nel dare. Salito in cielo, egli invia quello che aveva promesso quando era qui sulla terra. Noi così abbiamo la caparra della vita eterna e del regno dei cieli. Colui che non ci ha defraudato di quello che di recente ci aveva promesso, non può certo defraudarci di quello che ci aspettiamo nel futuro. É consuetudine che quando gli uomini, stipulato tra di loro un contratto, si lasciano con l'impegno di un pagamento, ricevano o diano una caparra, la quale dà garanzia che sarà effettuato il pagamento di cui la caparra è anticipo. Cristo ci ha dato la caparra dello Spirito Santo con la quale lui, che comunque non ci potrebbe ingannare, ha voluto renderci sicuri del compimento della sua promessa, anche se pur senza la caparra egli l'avrebbe certo mantenuta. Che cosa ha promesso? Ha promesso la vita eterna di cui è caparra lo Spirito che ci ha dato. La vita eterna è possesso di chi è giunto alla dimora; la sua caparra è la consolazione di chi è ancora in viaggio. É più esatto dire caparra che pegno: i due termini sembrano simili, ma v'è fra loro una differenza non trascurabile di significato. Sia con il pegno che con la caparra si vuol garantire che sarà mantenuto ciò che si è promesso, ma mentre il pegno viene restituito quando sia stato adempiuto a ciò per cui lo si era ricevuto, la caparra invece non viene restituita ma le viene aggiunto quanto completa il dovuto. Noi dunque abbiamo la caparra: essa ci deve far aspirare ad attingere alla sorgente stessa da cui essa ci è venuta. Ci è stata data quale anticipo l'aspersione dello Spirito Santo: chi ne avverte lo stillare desidera attingere alla fonte. La caparra ci è stata data proprio perché la fame e la sete non ci facciano venir meno durante il nostro cammino. Ma solo se sappiamo di essere pellegrini, avvertiamo la fame e la sete; solo se sappiamo di essere lontani, proviamo il desiderio della patria, e tale desiderio ci rende penoso l'essere qui pellegrini. Se invece uno prova attaccamento al luogo del suo pellegrinare, dimentica la patria e non aspira più a tornare in essa. Ma la nostra patria è tale che non si può preferirle niente altro. Può capitare che quando gli uomini si arricchiscono fuori della loro patria, dove invece vivevano nel bisogno, non vogliano più ritornarvi. Ma noi siamo nati tutti lontano dal nostro Signore da quando egli comunicò l'alito della vita al primo uomo. La nostra patria sono i cieli, nostri concittadini gli angeli. Dalla nostra patria, per sollecitarci al ritorno, ci sono inviate lettere che ogni giorno vengono lette alla gente. Teniamo dunque in poco conto questo mondo e volgiamo piuttosto il nostro amore a Colui che lo ha creato.