Padri/Agostino/DisVari/386.txt L'amore dei nemici 1 - La carità cristiana abbraccia anche i nemici Vi esorto, fratelli, a volgere il vostro impegno alla carità. La divina Scrittura la celebra come bene senza pari. Non si deve pensare che Dio ci comandi di amarci l'un l'altro soltanto perché amiamo chi ci ama; non basta a Dio questo amore vicendevole. Egli ci vuole sospingere ad amare i nostri nemici: Amate i vostri nemici - dice - fate del bene a chi vi odia, pregate per i vostri persecutori, perché siate figli del vostro Padre celeste che fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni e fa piovere sopra i giusti e gli ingiusti. ( Mt 5,44-45 ) Di fronte però a questa richiesta di amare il nemico, tu vorresti forse rispondere che, nella tua debolezza, non ce la fai. Ma io ti esorto a fare uno sforzo: ci riuscirai. Soprattutto ti aiuterà la preghiera che rivolgerai a Colui che è il tuo giudice; quel giudice che nessuno può ingannare, sosterrà la tua causa. Ti puoi rivolgere a lui senza cancellieri che creano confusione, senza dover superare ostacoli di magistrati, senza avvocato da pagare perché presenti per te la supplica o dica le parole che tu non hai imparato a dire. Lui stesso, il Figlio di Dio, l'Unigenito uguale al Padre, che siede alla sua destra, a cooperare con lui, e che è tuo giudice, ti ha insegnato quelle poche parole che anche un analfabeta può apprendere e ripetere; con esse ti ha dato lo strumento per la tua causa, facendoti imparare il modo di pregare che è valido per la legge divina. A questo punto potresti forse chiedere se devi presentare tu stesso la tua preghiera o farne mediatore altri. Ma proprio Colui che ti insegnò a pregare presenta la tua preghiera, poiché tu eri nell'ingiustizia del peccato. Devi godere perché Colui che si fa ora tuo avvocato sarà un giorno tuo giudice. Quando dunque pregherai, sosterrai la tua causa pronunciando quelle poche parole essenziali: Rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori. ( Mt 6,12 ) Alla tua richiesta Dio a sua volta ti chiede che cosa tu offri a lui perché ti rimetta i tuoi debiti, quale offerta presenti, quale sacrificio interiore poni sui suoi altari. Il Signore stesso ti ha insegnato insieme sia che cosa chiedere sia che cosa offrire. Prima chiedi: Rimetti a noi i nostri debiti, e poi subito offri: come noi li rimettiamo ai nostri debitori. Tu sei debitore verso Colui che non può essere ingannato, ma qualcuno è debitore a te. Dio ti dice appunto che egli fa a te nei confronti del tuo debito quello che tu fai nel confronto del debito di altri verso di te. Il perdono che dai al tuo debitore è per Dio il dono che gli puoi offrire. Se gli chiedi misericordia, devi essere pronto a usar misericordia. Ricorda quello che dice la Scrittura: Misericordia voglio, non sacrifici. ( Os 6,6 ) Un'offerta a Dio che non sia accompagnata dall'esercizio della misericordia, non ti ottiene il perdono dei peccati. Tu però forse dici che non hai peccati, io ti rispondo che, benché tu stia in guardia, fratello, non puoi essere senza peccato per il fatto che vivi nella carne in questo mondo, ti muovi tra tribolazioni e angustie, esposto a innumerevoli tentazioni. É vero che, se tu non avessi debiti di cui chiedere la remissione, Dio ti rassicurerebbe quanto al peccato e non saresti tenuto a dare il tuo perdono ad altri, ma sarebbe bene che tu indagassi più a fondo se non v'è in te peccato. Se ti riconoscessi debitore, ti dovresti rallegrare che vi sia qualcuno debitore verso di te a cui fare quello che desideri sia fatto a te. Ma prestami ascolto ed esamina bene se appartieni a quei pochi buoni che possono pregare con verità di parola la preghiera insegnata dal Signore, che possano dire con verità: Signore, rimetti a me come anch'io rimetto. Devi rendere questa preghiera pienamente veritiera e dirla di tutto cuore, senza falsità o finzioni. Se chi ti ha offeso e ha peccato contro di te, ti chiede perdono e tu dai il tuo perdono, puoi certamente dire senza timore: Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori. Se non accogli la preghiera rivolta a te, non troverai accolta la tua preghiera; se chiudi a chi bussa, troverai chiusa la porta a cui busserai tu. Dio aprirà a te quando lo supplicherai, se tu avrai aperto con misericordia il tuo cuore a chi pregherà te. Mi rivolgo ora a chi chiede perdono ai suoi fratelli cristiani e non lo riceve. Ripeto che solo chi lo concede può a sua volta pregare con tranquillità; non sarà così invece se uno si sarà comportato con durezza. Dico dunque che non devi aver timore se non hai trovato perdono per una colpa commessa: ti devi rivolgere a Dio stesso, che è Dio tuo e di colui che hai offeso: poiché si tratta di debiti, il servo non potrà esigere il debito che il padrone ha rimesso. Ma può darsi il caso che uno che abbia peccato contro di te non ti chieda perdono e anzi pecchi ancora, per di più adirandosi: in tal caso che cosa devi fare? lo devi perdonare o no? Se tu non gli dai il tuo perdono, ma perché egli non te lo ha chiesto, puoi recitare la preghiera del Signore con tutta tranquillità, senza sentirti in colpa per non avergli dato il perdono non richiesto. Lui è rimasto con il suo debito che gli viene fatto pagare, certo gli viene fatto pagare. Ma in te ci sia quella carità perfetta che ti fa supplicare per chi non supplica: in questo caso preghi per uno che è in grave pericolo. 2 - Esempio di Cristo e di Stefano, che intercedono per i propri nemici A questo punto devi guardare al tuo Maestro e Signore: non è seduto in cattedra, ma appeso al legno della croce, e di lì volge lo sguardo intorno sui suoi nemici. Dice: Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno. ( Lc 23,34 ) Guarda a Colui che ti è maestro, e poi ascolta anche colui che se ne fece imitatore. Vedi che il Cristo allora domandò il perdono non per chi lo chiedeva a lui, ma per chi lo insultava e lo metteva a morte. Egli era medico, e non abbandonò il malato che, in preda a furia, si scatenava contro di lui. Impara anche tu a dire: Perdona loro perché non sanno quello che fanno. Poiché non cercano la salvezza, essi mettono a morte chi li salva. Ma forse ti chiedi quando mai sia in grado di fare anche tu quello che poté fare il Signore. Se però consideri che il Signore ebbe quel comportamento quand'era qui sulla croce, non su in cielo, vedi che non è giustificata la tua domanda. Egli, che è sempre in cielo con il Padre in quanto Dio, in quanto uomo è stato per te sulla croce, da cui offrirsi a tutti come modello da imitare. Per te fece risuonare quelle parole in modo che tutti udissero; se avesse pregato per quelli in silenzio, tu non avresti avuto in lui l'esempio. Se poi l'esempio del Signore è troppo alto per te, non deve esserlo l'esempio del suo servo. Se non riesci ad imitare il tuo Signore crocifisso, guarda al suo servo Stefano lapidato; si rivolge al Signore come suo fedele: Signore Gesù, accogli il mio spirito, e poi inginocchiandosi aggiunge: Signore, non tener conto del loro peccato, ( At 7,59.60 ) e dopo queste parole si addormenta nel riposo dell'amore. Egli trovò la pace più piena perché chiese la pace per i suoi nemici. Anch'egli non domandò il perdono per chi lo domandava a lui, ma per quelli che infierivano contro di lui lapidandolo e lo facevano morire. In lui tu hai l'esempio da cui imparare. Fa' attenzione: pregò per sé in posizione eretta, mentre si piegò in ginocchio pregando per quelli. Non pensiamo, fratelli, che egli abbia fatto così perché amasse quelli più di se stesso. Per sé pregava eretto in piedi in quanto era giusto e poteva ottenere facilmente di essere esaudito; pregando per quegli iniqui, doveva invece piegarsi in ginocchio. Egli dunque mostrò che l'amore va esteso anche ai nemici che non chiedono perdono. Per recitare dunque con tutta sicurezza la preghiera insegnataci dal Signore, dovete, fratelli, perdonare di cuore chi vi chiede perdono; avrete così la sicurezza che il Signore rimetta a voi i vostri peccati in questa vita mortale e nella vita eterna futura.