Padri/Agostino/DisVari/391.txt Ai giovani 1 - In nessuna età l'uomo è libero dalle tentazioni, neppure nell'infanzia Rivolgo il mio discorso a voi, giovani, a voi la cui vita è in fiore, ma la cui anima corre pericolo. Nessuna epoca della vita, invero, nessuna età può essere libera dalle tentazioni, poiché ciascuna porta il peso della nostra carne corruttibile. E tutti i buoni, impegnati nella lotta per non essere vinti dall'avversario, sono esposti ai pericoli finché si cimentano contro di esso nella nostra condizione umana, la quale è come uno stadio dal fondo sabbioso. Appena l'uomo nasce al mondo, e inizia la sua vita piena di miseria con il pianto, quasi annunzio profetico della sua futura fatica, già è esposto alla tentazione, se non lui consapevolmente, attraverso i suoi genitori o le persone alle cui mani è affidato, nella sua debolezza, per essere nutrito: possono afferrarlo gli inganni del diavolo attraverso fasciature di esecrabili medicamenti o attraverso sacrileghi riti pagani, o anche, nel caso che la morte giunga precoce, perché si è trascurato di pronunciare le rinunce del battesimo, da cui viene la salvezza. In breve si può dire che nella prima età la creatura è sottoposta a tentazione quando è amata dai genitori nel mondo e viene trascurata nel Cristo. Infatti la creatura porta con sé la sua discendenza mortale e ha radici in quella ferita del peccato che dal velenoso dente del serpente fu inferta al primo uomo, dal quale noi siamo venuti. Per questo il santo Giobbe ritiene che nessuno sia puro dalla macchia del peccato, neppure l'infante che sia sulla terra da un giorno. ( Gb 4,14 sec LXX ) Ma senza parlare di chi è già nato, ecco che David grida con voce di pianto: Nella colpa sono stato generato, nel peccato mi ha concepito mia madre. ( Sal 51,7 ) Potrebbe sembrare superfluo il battesimo dei fanciulli appena nati, se non fossimo tutti morti in Adamo e se il peccato originale, attraverso la carne dei genitori, non si propagasse nella prole tramite la mortalità stessa, anche se è il Signore onnipotente che plasma la creatura mortale secondo la legge dell'ordine così come le dona l'immortalità, facendola rinascere con la sua grazia, lui che è l'ottimo Padre di misericordia. 2 - Anche nella vecchiaia l'uomo cede alle tentazioni Ma se neppure l'infanzia dell'uomo mortale è sottratta alle tentazioni a causa del legame con la corruzione della carne, delle età successive certamente però non si può dire cosa diversa. Si potrebbe forse pensare esente da esse la vecchiaia, quando nella carne che è vicina a diventare cadavere, sono diventati freddi il sangue e le membra della concupiscenza illecita e, nel corpo stanco e vicino alla morte, è ormai avvizzita la materia stessa della tentazione. Invece per lo più nei vecchi viziosi è tanto forte l'avidità del possesso e insaziabile la brama del ventre e della gola che, diversamente dai vecchi onesti che la saggezza rende sereni, essi sono per così dire sepolti nel vizio del bere. Sembra che i loro visceri secchi e corrosi si gonfino per essere irrorati dal liquido inebriante, quasi protesi a riacquistare il primitivo vigore. Quanto all'avidità di ricchezza, che è la radice di ogni male, essa accende nei vecchi, pur già divenuti frigidi, una brama di arricchirsi tanto più ardente quanto più presto essi dovranno abbandonare i beni acquistati. É un'insania che davvero stupisce: hanno fretta di caricarsi di spese più gravose quando sono giunti ormai al termine del cammino. 3 - La giovinezza è facilmente travolta dalle tempeste delle passioni Non è quindi libero dalle tentazioni né chi, nella prima età, è all'ingresso della vita né chi, giunto a vecchiaia, sta per uscirne, quindi né chi esiste da poco né chi tra poco non esisterà più. Collocata di mezzo, la giovinezza ardente, lontana ormai dalla debolezza della prima età e lontana anche dal torpore della vecchiaia, è scossa da frequenti e forti tempeste di tentazioni e spesso sopraffatta dai flutti del mondo che l'assalgono impetuosamente. Essa presume delle sue forze, mena vanto della propria bellezza, desidera rifulgere di beni temporali e gode di adornarsene. I giovani avvertono gli insegnamenti della verità come un veleno che dei malvagi tentano di propinare loro, i suggerimenti invece che dà loro il diavolo come un'esca che li attrae. L'amarezza che dà l'operare secondo " giustizia ", è medicina che guarisce la ferita prodotta dalle inclinazioni dell'età, mentre la dolcezza data dall'opera di " ingiustizia ", è trappola tesa dalla temerità. Questo il significato di quello che è scritto: Sono più dolci le ferite di un amico che i falsi baci di un nemico, ( Pr 27,6 ) e anche il significato delle parole di David: Mi corregga pure il giusto, con misericordia, e mi rimproveri, ma l'olio dell'empio non profumi il mio capo. ( Sal 141,5 ) La verità deve bruciare ma deve risanare; il consenso invece dell'adulatore blandisce, come olio del peccatore, ma inganna. Nella verità infatti viene smorzata la superbia, ma [ nella falsità ] è in pericolo la vita. Nel passo citato il profeta fa parlare uno che già desidera il medico e sopporta la mano che, curandolo, gli provoca acuta sofferenza; egli non cerca approvazioni di lode, ma desidera essere guarito dal travaglio che lo fa soffrire. É pericolosa la piaga della gioventù, perché i giovani si accendono di passioni, si gonfiano di speranze, si consumano nei piaceri, ma la loro è una speranza di disperati, speranza di cose che periscono, la quale stimola la passione senza soddisfarla e rende incapaci di sopportare il confronto con la verità. Disperando così anche dell'immortalità dell'anima, costoro amano dire: Mangiamo e beviamo perché domani moriremo, e amano quelli che dicono questo, mentre non vogliono né dire né sentir dire quest'altra esortazione della Scrittura: Siate sobri e giusti, e smettete di peccare. ( 1 Cor 15,32.34 ) Con insensato capovolgimento si ama la rovinosa blandizia del nemico e si rifiuta l'asprezza salutare del medico; è un pervertimento, questo, una stoltezza, da temere fortemente, specie nella giovinezza. 4 - La connessione tra lussuria e crudeltà Dal medesimo atteggiamento deriva anche il modo di ragionare di colui che si abbandona a scelleratezze e si inasprisce nelle colpe: Dicono tra sé sragionando: Breve e pieno di noia è il tempo della nostra vita; non c'è rimedio quando l'uomo è alla fine, e non si conosce nessuno che sia tornato dall'altro mondo. E continua: Su dunque, godiamoci i beni presenti e facciamo uso delle creature con l'ardore della giovinezza. Inebriamoci di vini squisiti e di profumi. E il passo prosegue su questo tono: chi scrive esprime la sua brama di piacere, e si fa voce di uomini che non hanno speranza di vita eterna, mentre ripongono ogni speranza nella carne corruttibile, che è come la sabbia di un torrente. Da tale sfrenatezza di piaceri e di turpitudini, quali putrefazione di vermi, voi vedete a quali colpe e delitti immani si passi. Una volta poi che la depravazione della turpe sfrenatezza delittuosa abbia corroso dentro e sovvertito l'animo, portandolo a detestare il richiamo severo della verità, ecco che cosa costoro dicono: Spadroneggiamo sul giusto povero, non risparmiamo le vedove, nessun riguardo per la canizie ricca di anni del vecchio. La nostra forza sia regola della giustizia, perché la debolezza risulta inutile. Tendiamo insidie al giusto perché ci è d'imbarazzo ed è contrario alle nostre azioni. Questo fu il comportamento che i Giudei empiamente idearono contro Gesù Cristo nostro Signore; il riferimento al Cristo risulta ancor più chiaro in quello che segue: Proclama di possedere la conoscenza di Dio e si dichiara figlio del Signore. E ancora poco sotto: Mettiamolo alla prova con insulti e tormenti per conoscere la mitezza del suo carattere. Condanniamolo ad una morte infame, perché secondo le sue parole il soccorso gli verrà. Ma fate attenzione al giudizio che lo Spirito Santo dà su costoro nella frase successiva: La pensano così, ma sbagliano, la loro malizia li ha accecati. ( Sap 2 ) Tutti gli orrendi delitti che si temono dagli uomini scellerati, nascono da tale turpitudine che mescola la più molle lussuria alla più dura crudeltà. Avevano appena detto: Godiamoci i beni presenti, e facciamo uso delle creature con l'ardore della giovinezza. Non lasciamoci sfuggire il fiore della primavera. Lasciamo ovunque i segni della nostra gioia. E ora invece dicono: Spadroneggiamo sul povero; non risparmiamo le vedove; nessun riguardo per la canizie ricca d'anni del vecchio. Tendiamo insidie al giusto. Mettiamolo alla prova con insulti e tormenti. Condanniamolo ad una morte infame. É la follia che segue all'ubriachezza; agli unguenti [ del piacere ] tengono dietro le torture, alle rose il sangue, alla letizia l'ira. Furono proprio costoro a legare, uccidere il Signore. Nessuno avrebbe potuto temere che le corone di fiori dei loro piaceri si mutassero in catene insanguinate, o prevedere dopo le dolci bevande gli aspri dolori, o prefigurarsi nei morbidi prati il legno atroce della croce. Eppure proprio la giovinezza, nella sua lussuria che aveva fatto dire: Facciamo uso delle creature con l'ardore della giovinezza, fu detta con immagine il fiore della vita. 5 - Esortazione ai giovani a volgere il loro amore alla sapienza A voi giovani dunque soprattutto rivolgiamo l'esortazione a farvi attrarre dalla bellezza della vera virtù. Non v'è bellezza di creatura terrena, non v'è splendore di metalli né amenità di boschi o splendore di fiori, non v'è ornamento del corpo, naturale o artificiale, né armonia di corde e tibie, né dolcezza di odori o piacere di sapore o abbraccio alcuno che possano reggere al confronto con la bellezza propria della sapienza, con il suo spirare, con la sua dolcezza, con il suo nutrimento. Non vi proibiamo di amare, bensì di amare in modo turpe. Se volete amare, amate la sapienza, adoperatevi a raggiungerla. Per non essere spaventati alla sua vista, mettete ordine dentro di voi. Come gli occhi lascivi si fissano sugli ornamenti del corpo, così essa guarda dentro, agli ornamenti del cuore. Questi ornamenti non li attingerete dalle vostre ricchezze; essa detesta i superbi e quelli che amano vantarsi di ciò che hanno: Che cosa possiedi che tu non abbia ricevuto? ( 1 Cor 4,7 ) É la sapienza stessa a donarci quello con cui possiamo piacerle. Solo che l'amiate, lei vi fa salvi; abbracciatela, e lei vi farà salire in alto; fatele onore, e lei vi cingerà il capo con la corona dei suoi doni. ( Pr 4,9 ) La sapienza è radiosa e indefettibile, facilmente è trovata da chi l'ama. ( Sap 6,13 ) Proponetevi di farla vostra, a lei volgete il vostro desiderio, ardete di amore per lei, per lei consumatevi. Rinnegate voi stessi perché lei non vi rinneghi, vedendovi compiaciuti di voi stessi. La sua compagnia non dà amarezza. ( Sap 8,16 ) Se sentite lo slancio di amare, amate lei; se siete belli, fatevi piacere a Dio; se siete giovani, impegnatevi a vincere il diavolo. L'angelo chiamò Daniele " l'uomo dei desideri ". ( Dn 10,11 ) I suoi desideri non erano che di aprirsi ardentemente alla bellezza della sapienza; per questo egli da giovane vinse la lascivia, quando fu prigioniero calpestò la superbia dei re, quando fu rinchiuso con i leoni, fece loro chiudere le fauci. 6 - Alle giovinette viene proposto l'esempio di Susanna, Anna e Maria Quanto a voi, giovinette, non ritenete estraneo a voi questo discorso. Vi parlo non per confondervi, ma per ammonirvi come mie figlie carissime: rifuggite dai desideri della vostra età giovanile. Se siete sposate, pensate a Susanna; se vedove, pensate ad Anna; se vergini, a Maria. Non presentatevi in pubblico a cercare la morte nella casa della vita, per il desiderio di ostentare agli occhi degli uomini il fiore del vostro stelo che presto sarà fieno. Infatti: Ogni uomo è come erba, e la sua gloria è come il fiore dell'erba. Che cosa farete quando l'erba seccherà e il fiore appassirà? Ma quella parola del Signore che dura sempre ( Is 40,6-8 ) e che voi disprezzate ora, nel superbo fiorire della vostra giovinezza, non credete che potrà facilmente raggiungere le vostre ceneri? Vi dico e vi ripeto scongiurandovi: Fuggite dai desideri della gioventù. Se prestate ascolto, se ubbidite, se accogliete le mie parole come parola di Dio con onore e timore, sarete belli davanti a Dio, e anche sani. Se invece vi prendete gioco di questa nostra ammonizione, magari nei vostri sollazzi d'amore, infliggerete a voi stessi una ferita mortale proprio con lo strumento che usa il medico per curare. É vero che i Giudei crocifissero il Signore - e questo ci fa inorridire, quando lo udiamo, e suscita in noi profonda esecrazione -; ma guardiamo anche che cosa pensavano della loro lussuria quando, riflettendo davanti ai solitari prati di delizie, dicevano: Non resti prato dove non sia passata la nostra lussuria. ( Sap 2,8 ) Ci chiediamo allora come potrebbe risparmiare Cristo, se potesse trovarlo sulla terra, uno che cerchi stimolo alla sua libidine non in prati solitari, ma nelle chiese affollate di Colui che regna nel cielo. Ecco, per la terza volta vi scongiuro di rifuggire dai desideri della giovinezza: riempitevi dei desideri di Daniele. Sin dalla vostra giovinezza, o figli, seguite l'insegnamento che vi è dato e conseguirete la sapienza fino alla vostra canizie. ( Sir 6,18 )