Padri/Agostino/EspSalmi/119_09.txt Salmo 119 (118) Discorso 9 1 - [v 21.] Il superbo non ha il senso della giustizia Le parole che il salmo soggiunge e che ora dobbiamo esporre ci invitano a pensare all'origine della nostra miseria. Sopra ci aveva detto: L'anima mia ha bramato avere in ogni tempo il desiderio delle vie della tua giustizia, averlo cioè tanto nelle prosperità come nelle avversità, poiché il gusto della giustizia dobbiamo averlo anche in mezzo ai disagi e ai dolori. Non sarebbe infatti conveniente amare la giustizia quando viviamo giorni sereni per abbandonarla quando arriva la burrasca. Al contrario dobbiamo tenerci uniti a lei ininterrottamente. È quanto ci inculca il salmo aggiungendo immediatamente: Tu hai rimproverato i superbi; maledetto chi si allontana dai tuoi comandamenti. Allontanarsi dai comandamenti di Dio è quel che fanno i superbi. Una cosa infatti, è trasgredire i comandamenti di Dio per fragilità o ignoranza e un'altra abbandonarli per superbia, come fecero i progenitori che, generandoci a questa vita mortale, ci immersero nei mali che sopportiamo. Li incantarono le parole: Sarete come dèi ( Gen 3,5 ) e così si allontanarono dal comandamento di Dio. Sapevano cosa egli aveva ordinato e con estrema facilità potevano rispettare il suo comando, dato che non avevano in sé alcuna debolezza che li distogliesse o ostacolasse o ritardasse; eppure per superbia lo trasgredirono. Sicché tutta la serie di malanni che rende dura e infelice la vita dei mortali è in certo qual modo un rimprovero continuato contro i superbi che si trasmette per eredità. In tal modo, quando Dio disse: Adamo, dove sei? ( Gen 3,9 ) non lo disse in quanto gli era sconosciuto il luogo dove l'uomo si nascondeva: era solo un rimprovero mosso a chi era stato superbo. Né voleva conoscere dove [ spiritualmente ] si trovasse, dopo il peccato, cioè lo stato di miseria a cui si era ridotto. Era solo una domanda con cui lo sgridava e richiamava [ a sé ]. E nota a questo riguardo cui come il salmo non dice: "Maledetti coloro che si allontanarono dai tuoi comandamenti", come riferendosi esclusivamente al peccato dei primi uomini, ma dopo aver detto: Tu hai rimproverato i superbi, dice: Maledetto chi si allontana. Era infatti necessario che, sulla base di quel primo esempio, tutti gli uomini temessero di trasgredire i comandamenti di Dio e amassero ininterrottamente la giustizia, per ricevere, sia pure frammisti con gli stenti della vita presente, i beni che avevamo perduti quando si era nella felicità del paradiso. 2 - [v 22.] Da schernitori del nome cristiano a testimoni di Cristo L'uomo però è superbo e non depone la sua alterigia nemmeno dopo la tremenda lezione che gli è toccata. Pur prostrato da una pena gravissima che lo condanna al lavoro e alla morte, egli si gonfia di superbia e vanità, scimmiottando l'ambizione di chi è destinato a cadere e beffandosi dell'umiltà di quanti si risollevano dalla caduta. Per uomini di questa sorta prega il corpo di, Cristo con le parole: Togli via da me lo scherno e il disprezzo, poiché ho ricercato le tue testimonianze. Testimonianza in greco si dice " martirio ": parola che noi usiamo ordinariamente in vece del corrispondente termine latino. Tanto è vero che, volendo designare coloro che affrontarono umiliazioni e tormenti al fine di rendere testimonianza a Cristo e lottarono fino alla morte in difesa della verità, noi li chiamiamo non " testimoni " ( come occorrerebbe chiamarli con parola latina ) ma " martiri ", che è una parola greca. Essendovi quindi l'espressione più che familiare e gradita, leggiamo le parole del salmo come se suonassero: Togli via da me lo scherno e il disprezzo, perché ho ricercato i tuoi martiri. Quando il corpo di Cristo pronuncia queste parole, dimostra forse di considerare una punizione il fatto che gli tocca subire obbrobri e derisioni da parte degli empi e dei superbi, mentre al contrario è per tali sofferenze che raggiunge la corona? Perché allora chiede che gli siano risparmiate, quasi fossero un peso grave ed insopportabile? Non dovremo per caso pensare che egli ( come ho detto prima ) preghi per i suoi stessi nemici, ai quali vede quanto sia dannoso il rinfacciare ai Cristiani la fedeltà al nome santo di Cristo quasi costituisca una vergogna? O non sarà per loro una disgrazia il persistere nella superbia, anzi il crescervi, al segno da disprezzare quella croce che, sebbene derisa dai Giudei, conteneva tutta la medicina dell'umiltà cristiana, la quale unica è in grado di guarirci da quell'alterigia e gonfiezza che ci portò a cadere e, una volta caduti, ci ha riempiti di orgoglio ancora più grande? Parli dunque il corpo di Cristo ( ora infatti sa amare i suoi nemici ( Mt 5,44 ) ) e dica al Signore suo Dio: Togli via da me lo scherno e il disprezzo, perché ho ricercato i tuoi martiri. Cioè: togli via da me gli scherni che mi tocca udire per aver io ricercato i tuoi martiri e il disprezzo che per lo stesso motivo subisco. Tu mi comandi di amare i nemici, ma io vedo che questi miei nemici in un continuo crescendo disprezzano e calunniano in me i tuoi martiri. Comportandosi così, essi sprofondano sempre più nella morte e nella rovina, mentre invece, se riuscissero a venerare in me i tuoi martiri, certamente riconquisterebbero la vita e sarebbero [ da te ] ritrovati. Difatti è avvenuto esattamente così. È una cosa che tutti constatiamo. Ecco, ad esempio, il martirio di Cristo. Anche per i profani, anche per la gente di questo mondo non è più una vergogna ma titolo ambito di vanto. E guardiamo alla morte dei santi di Dio. Essa è preziosa non solo agli occhi del Signore ( Sal 116,15 ), ma anche dinanzi agli uomini. I martiri non solo non vengono vilipesi ma si tributano loro onori insigni. Ripensiamo a quel figlio minore che, mentre se ne stava a pascere i porci ( mentre cioè tributava il suo culto ai demoni ), perseguitava la minuscola porzione [ di eredità ] che vedeva assegnata anzi tempo ( secondo lui ) ai pochissimi Cristiani. Eccolo ora predicare col massimo ardore religioso, fra tutti i popoli e in mezzo a nazioni sconfinate la gloria di quei martiri sui quali poc'anzi riversava gli insulti. Ora egli esalta con somme lodi coloro che prima disprezzava; e se prima era veramente morto, poi è tornato in vita; se era perduto, è stato ritrovato. ( Lc 15,15 ) È questo il grande profitto del ravvedimento, della conversione e della redenzione che viene offerto ai nemici del corpo di Cristo: profitto del quale or ora questo stesso corpo diceva: Togli via da me lo scherno e il disprezzo. E come se gli si chiedesse quale fosse il motivo d'un tale scherno e disprezzo, aggiunge: Poiché ho ricercato i tuoi martiri. 3 - [vv 23.24.] L'amore verso i nemici incantò e fece ravvedere i persecutori Dove sono ora quello scherno e quel disprezzo? Sono scomparsi, svaniti. Siccome i persecutori, un tempo perduti, ora sono stati ritrovati, lo scherno e il disprezzo sono stati eliminati. Quando invece la Chiesa così pregava, subiva ancora le umiliazioni. Dice: I principi sedevano e sentenziavano contro di me. La persecuzione era accanita, come dimostra il fatto che i principi la deliberavano seduti, cioè dall'alto della loro sede in Tribunale. Riferisci l'asserto al nostro Capo: troverai che i capi del giudaismo stavano seduti quando cercavano la maniera di uccidere Cristo. ( Mt 26,3 ) Riferiscila al suo corpo, cioè alla Chiesa: troverai re di questo secolo progettare e impartire ordini al fine di eliminare i Cristiani da tutto il mondo. I principi sedevano e sentenziavano contro di me; il tuo servo però si esercitava nelle vie della tua giustizia. E se ti piace conoscere quale fosse l'esercizio a cui si dedicava, cerca di capire le parole che aggiunge: Difatti le tue testimonianze sono la mia meditazione e le vie della tua giustizia la norma delle mie scelte. Ricorda quanto sopra dicevo, e cioè che le testimonianze altro non sono se non i martiri. Ricorda ancora come, tra le vie di giustizia indicate dal Signore, nessuna è più ardua e più mirabile di quella di amare i nemici. Subito comprenderai come si esercitasse in quei momenti il corpo di Cristo: meditava i suoi martiri e amava coloro dai quali riceveva scherni e derisioni e che, proprio a causa di quei martiri, lo perseguitava. ( Mt 5,44 ) Come infatti abbiamo inculcato sopra, egli non prega per sé ma per i persecutori quando dice: Togli da me lo scherno e il disprezzo. ( Sal 119,22 ) Questa dunque la situazione: I principi sedevano e sentenziavano contro di me, ma il tuo servo si esercitava nelle vie della tua giustizia. In che modo? Infatti le tue testimonianze sono la mia meditazione e le vie della tua giustizia la norma delle mie scelte. Deliberazione contro deliberazione. I principi si assidono e decretano di sbarazzarsi dei martiri di Cristo; i martiri col loro soffrire decretano di riscattare i nemici ormai perduti. Gli uni rendono il male per il bene; gli altri il bene per il male. Che sorpresa quindi che gli uni a furia di uccidere siano venuti meno, mentre gli altri morendo abbiano riportato vittoria? Che sorpresa, dico, che i martiri abbiano sopportato con somma pazienza la morte temporale loro inflitta dall'infuriare del mondo pagano e che i pagani, proprio per le preghiere dei martiri, siano potuti arrivare alla vita eterna, se è vero che il corpo di Cristo affronta le prove meditando i [ divini ] martiri e nella sua preghiera invoca il bene a vantaggio degli efferati persecutori dei martiri?