Padri/Agostino/EspSalmi/146.txt Salmo 146 (145) Discorso al popolo 1 - Eleviamoci al di sopra della terra I cantici divini sono la letizia del nostro spirito quaggiù dove nemmeno il pianto è privo di gioia. Per il fedele che peregrina in questo mondo non c'è ricordo più soave di quello della città da cui è lontano; nello stesso tempo però il ricordo di quella città durante l'esilio non lo lascia senza dolore e gemito. Meno male che c'è la speranza certa del nostro ritorno, la quale consola e sospinge anche chi si sente triste nel suo peregrinare. Che le parole di Dio afferrino il vostro cuore, e il vostro padrone rivendichi per sé la roba sua, cioè le vostre menti, in modo che non si volgano ad altre mete. Ciascuno di voi sia interamente qui per non essere qui. Cioè: sia interamente preso dalla parola di Dio che echeggia qui in terra per essere afferrato da Dio ed elevato oltre la terra. Dio infatti è con noi affinché noi siamo con lui. Per essere con noi egli si abbassò fino a noi; parimenti perché noi siamo con lui ci fa salire fino a sé. E di passaggio notate com'egli non disdegnò la nostra condizione di pellegrini, lui che, avendo creato l'universo, non è estraneo ad alcun luogo. 2 - [v 2.] L'amico di Dio vive nella gioia Ecco come canta il salmo. È la voce di uno ( se volete, è la vostra voce ), di uno che esorta la sua anima a lodare Dio e dice a se stesso: Loda, anima mia, il Signore. Nelle tribolazioni e nelle prove della vita presente succede a volte che, vuoi o non vuoi, l'anima assapori il turbamento. Se ne parla in un altro salmo, dove è detto: Perché sei triste, anima mia, e perché mi turbi? ( Sal 43,5 ) Per sgombrarla dal suo turbamento le si suggerisce una gioia, motivata non dal possesso reale di un bene ma dalla sua speranza, e a lei turbata e angustiata, triste e afflitta, si dà questa esortazione: Spera nel Signore poiché ancora potrò confessare a lui. Ripose nella confessione il motivo della speranza per cui si sarebbe dovuta risollevare, quasi che la sua anima, per turbarlo e immergerlo nella tristezza, l'avesse così apostrofato: Ma come osi dirmi di sperare nel Signore? me ne allontanano i peccati di cui mi sento responsabile. Io conosco le colpe che ho commesse e tu vieni a dirmi: Spera nel Signore? Le hai commesse, è vero; ma qual è il fondamento della tua speranza? Perché confesserò a lui. Come è in odio a Dio chi scusa i propri peccati, così chi li confessa ne viene sgravato. Orbene, questa speranza noi l'abbiamo ricevuta e per conseguenza, possedendo questa speranza, non possiamo non essere nella gioia. Per quanto la vita presente ci riservi delle difficoltà e sia piena di uragani e di tempeste, la nostra anima è impavida perché sostenuta da questa speranza; anzi gode nella speranza, come dice l'Apostolo: Lieti nella speranza, pazienti nella tribolazione. ( Rm 12,12 ) Ecco l'anima dotata d'una forza che, per così dire, la solleva a Dio e la pone in condizione di lodarlo. Le si dice infatti: Loda, anima mia, il Signore. 3 - Il corpo e l'anima Ma chi è che parla così e a chi parla? Che diremo, fratelli? Sarà la carne a dire: Loda, anima mia, il Signore? È però possibile che la carne dia un buon suggerimento all'anima? Per quanto sia stata domata e, con la forza elargita dal Signore, talmente assoggettata al nostro servizio da potersi dire schiava perpetua, la carne al massimo potrà non esserci di ostacolo. E poi è chiaro, o carissimi, che a chiedere consigli si va da chi ci è superiore. Orbene, cosa buona è la nostra anima e cosa buona il nostro corpo, essendo tutt'e due stati creati da colui che fece tutte le cose perfettamente buone: ( Gen 1,31 ) ciascun elemento è quindi, nel suo genere, buono. Tuttavia dice l'Apostolo: Il corpo in verità è morto per il peccato. ( Rm 8,10 ) Ci sarebbe, è vero, anche l'altro corpo, a noi promesso ma non ancora posseduto, del quale gioiosamente speriamo la redenzione, come dice l'Apostolo: Noi gemiamo in noi stessi aspettando l'adozione, la redenzione del nostro corpo. Siamo, stati infatti salvati nella speranza; ora la speranza [ di ciò ] che si vede non è speranza. Ciò che infatti uno vede, come fa a sperarlo? Ma se speriamo in cose che non vediamo, le aspettiamo mediante la pazienza. ( Rm 8,23-25 ) È dunque una realtà buona il nostro corpo; tuttavia a causa del peccato al presente esso è mortale, misero, corruttibile, mutevole, al segno che non ha in se stesso alcuna stabilità, nemmeno per un attimo di tempo. È tale insomma che indubitatamente ci viene fatto di desiderare la sua redenzione, per la quale ( una buona volta! ) non sia più così. Ma come sarà in futuro il corpo? Lo descrive in un altro passo lo stesso Apostolo: Bisogna che questo [ corpo ] corruttibile si rivesta d'incorruttibilità e questo [ corpo ] mortale si rivesta d'immortalità. ( 1 Cor 15,53 ) Ma anche quando il nostro corpo avrà queste doti, sarà cioè celeste e spirituale, angelico e contornato di angeli, nemmeno allora sarà tale da poter dare consigli all'anima. Il corpo infatti, per il fatto stesso di essere corpo, sarà sempre inferiore all'anima, e al vaglio si troverà sempre che qualsiasi anima, anche la più insignificante, è superiore a qualsiasi corpo, sia pur superdotato. 4 - L'anima è superiore al corpo Non vi sembri, per così dire, sballata l'idea che un'anima insignificante, un'anima qualsiasi, anche peccatrice, sia superiore ad ogni corpo, per quanto robusto e di notevole prestanza. Non gli è superiore in meriti ma nella realtà oggettiva. Ammettiamo pure che un'anima sia peccatrice e insudiciata da impure concupiscenze; comunque, per quanto sporco, l'oro è sempre di maggior pregio che non il piombo, per quanto ripulito. Percorra pure la vostra fantasia tutta la serie delle cose create: vedrete che quanto vi diciamo non ha nulla di inverosimile, che cioè ogni anima, anche la più malfamata, merita più apprezzamento di qualsiasi corpo, sebbene anche il corpo abbia il suo pregio. Sono due cose diverse, l'anima e il corpo. Biasimo l'anima, elogio il corpo: l'anima la biasimo perché è cattiva, il corpo lo elogio perché è sano. È sempre, tuttavia, nel suo ordine che lodo o disapprovo l'anima, come è nel suo ordine che lodo o disapprovo il corpo. Se mi interroghi cosa sia meglio, quello che ho disapprovato o quello che ho lodato, riceverai una risposta sorprendente. È vero che ho biasimato una cosa ed elogiato l'altra; se però mi si chiede cosa sia superiore, debbo rispondere che quanto ho biasimato supera ciò che ho elogiato. Se ti meravigli di queste due affermazioni, rifletti alle altre due cose, sempre a portata di mano, cioè all'oro e al piombo di cui or ora ti parlavo. Ecco ho biasimato l'oro: quell'oro non è bello, è sporco, non splende, non è libero dalle scorie. Questo piombo invece è eccellente, non potrebbe essere più ripulito. Ho biasimato l'uno, ho elogiato l'altro, e ho posto dinanzi a te i due metalli, sparlando dell'uno e tessendo l'elogio dell'altro. Al termine del mio parlare in prò dell'uno e a discredito dell'altro, domandami pure quale dei due metalli valga di più. Ti risponderò: L'oro, sporco quanto si voglia, vale più che non il piombo più purificato. Ma perché questa superiorità? e perché l'hai biasimato? Perché l'ho biasimato? Perché quell'oro non è ancora quel che potrebbe essere. E cosa potrebbe essere? Un oro puro e più bello. L'ho biasimato per il fatto che ancora non è oro puro. E il piombo perché l'hai elogiato? Perché è stato purificato in maniera tale che non potrebbe esserlo di più. Analogamente, tu dici che un cavallo è ottimo, mentre di un uomo dici che è pessimo; tuttavia più che non il cavallo che hai lodato tu stimi certamente l'uomo di cui hai mal parlato. Se infatti ti si interrogasse quale di questi due esseri sia superiore, risponderesti: L'uomo. Non per i suoi meriti, ma per la sua natura. Così in campo professionale. Chiami ottimo, ad esempio, un calzolaio e critichi un legale, supposto che non conosca una gran copia di leggi. Hai elogiato il calzolaio, hai criticato il dottore in legge. Ebbene, chiediti chi di questi due sia superiore: un dottore in legge, per quanto ignorante, è più stimato di un abilissimo calzolaio. Mi presti attenzione la vostra Carità! In questa maniera, mentre decantiamo certe cose e ne vituperiamo altre, se ci si interroga, spesse volte alle cose che lodiamo preferiamo quelle che vituperiamo. Ora, la natura dell'anima è molto superiore alla natura del corpo, è di una dignità molto più elevata: è una realtà spirituale, incorporea, vicina alla natura stessa di Dio. È una realtà invisibile che regge il corpo, muove le membra, controlla i sensi, produce i pensieri, determina le azioni, riceve l'immagine di un'infinità di cose. E chi sarebbe in grado, o fratelli carissimi, di elogiare come conviene l'anima? E se si è incapaci di lodare l'anima, come si avrà modo di lodare colui che ha formato l'anima? Eppure, la sua benevolenza è così grande che l'autore del salmo può dire: Loda, anima mia, il Signore. Chi può lodare Dio? Se dicesse all'anima: Loda te stessa, forse ne risulterebbe [ anche qui ] incapace. Ma le dice: Loda Dio. Sforzati con tutto l'ardore della tua pietà: verrai meno nella sua lode, ma è per te cosa più utile venir meno lodando Dio che non progredire lodando te stessa. In effetti, quando tu lodi Dio, anche senza spiegare ciò che vuoi, il tuo pensiero si dilata verso le realtà interiori, e l'esserti così dilatato ti rende più capace di accogliere colui che lodi. 5 - La razionalità e l'istinto di Dio Rimane da concludere quanto cominciato a dire sopra. Chi è che dice: Loda, anima mia, il Signore? Non lo dice la carne. Si trattasse pure di un corpo angelicato, è inferiore all'anima e non può dar suggerimenti a chi gli è superiore. Ben miserabile sarebbe l'anima qualora si attendesse consigli dal corpo. Il corpo, quando obbedisce a dovere, è servo dell'anima: questa dirige, l'altro è diretto; questa comanda, l'altro serve. Come potrebbe il corpo dare all'anima un simile consiglio? Chi dunque dice: Loda, anima mia, il Signore? Nell'uomo non troviamo altri elementi all'infuori del corpo e dell'anima. L'uomo nella sua totalità è questo: spirito e carne. Non sarà quindi la stessa anima che sì rivolge a se stessa, si dà per così dire un comando e si esorta e sollecita? Eccola infatti fluttuare in preda a certi turbamenti, sia pure limitatamente a qualche sua parte. C'è però un'altra parte, che chiamano intelletto o ragione: è quella facoltà con cui pensa alla sapienza, fin da ora aderisce al Signore e sospira a lui. Ebbene, questa facoltà avverte nelle parti a lei inferiori dei turbamenti o dei moti secolareschi; avverte delle brame per cose terrene, constata come certi suoi desideri tendano ad effondersi al di fuori abbandonando Dio che sta dentro. In tale situazione l'anima richiama se stessa a volgersi dall'esterno all'interno, dalle cose inferiori a quelle superiori, e dice: Loda, anima mia, il Signore. Cos'è che ti attrae nel mondo? Cosa vorresti lodare? Cosa amare? Da qualunque parte ti volgi con i sensi del corpo, ti si parano dinanzi il cielo e la terra; ma qualunque cosa ami sulla terra è terreno, qualunque cosa ami nello stesso cielo è corporeo. Eppure tu queste cose, sparse ovunque nel creato, le ami e le elogi; ma come non lodare l'autore di queste cose che lodi? Effettivamente fino ad ora sei vissuta troppo ingolfata [ nelle cose materiali ]; frustata dalla molteplicità dei tuoi desideri, ne porti le ferite. Sei piagata, divisa in una quantità di amori, sempre inquieta, mai serena. Raccogliti in te stessa! Se fuori di te c'è qualcosa che ti piace, cerca chi ne sia l'autore. Sulla terra non c'è nulla che, ad esempio, valga più di questa o quella cosa: dell'oro, dell'argento, degli animali, degli alberi, di tutte le cose belle. Pensa a tutta la terra! E nel cielo cosa c'è che sia più meraviglioso del sole, della luna e delle stelle? Pensa all'immensità del cielo. Tutte queste creature nel loro insieme sono perfette in bontà perché Dio fece tutte le cose perfettamente buone. Ovunque risalta la bellezza dell'opera, la quale a sua volta ti indirizza all'artefice. Se ammiri la costruzione, ama il costruttore. Non ti succeda che, ingombrato dalle cose create, ti distacchi da chi le fece. In effetti, le cose che ingombrano il tuo spirito sono creature inferiori a te, mentre tu sei stato creato inferiore soltanto a lui. Occorre quindi che ti tenga unito a chi ti è superiore, se vorrai tenere sotto i tuoi piedi le cose inferiori; se al contrario ti allontani da chi ti è superiore, le cose inferiori si tramuteranno per te in strumenti di castigo. È una realtà di fatto, fratelli miei. L'uomo ha ricevuto il corpo perché gli facesse, per così dire, da servo; per padrone egli ha Dio, il corpo per servo. Sopra di sé ha il suo Creatore, sotto di sé ciò che è stato creato per servirlo; nel mezzo ha sede l'anima razionale, a cui è stato imposto l'obbligo di aderire a chi le è superiore e di governare chi le è inferiore. Non potrà mai governare chi le è inferiore se non si lascia lei stessa governare da chi le è superiore. La vedi in balia di chi le è inferiore? Vuol dire che ha abbandonato chi le è superiore. Ha perso il potere di governare chi un tempo governava, perché lei stessa s'è rifiutata di farsi governare da chi prima la governava. Torni finalmente all'ordine! Lodi [ Dio ]! Illuminata dalla luce di Dio, l'anima matura una decisione: a ciò riesce in forza della sua razionalità, nella quale concepisce delle determinazioni stabili, attinte all'eternità del suo Creatore. Là scorge qualcosa che sente di dover temere e lodare, amare e desiderare con tutto l'affetto. Non lo possiede ancora, non se n'è ancora appropriata; ne è solo attanagliata da una specie di fulgore, ma non è ancora così robusta da rimanere fissa [ a contemplarlo ]. In tale situazione, chiama a raccolta tutta se stessa; vuole per quanto è possibile la sanità [ completa ] e dice: Loda, anima mia, il Signore. 6 - Divagazioni moleste disturbano la nostra lode Ma cos'è questa esortazione, fratelli? Non è forse vero che già lodiamo il Signore, che ogni giorno gli cantiamo inni, che nei limiti delle nostre capacità ogni giorno ne risuonano le nostre labbra e il nostro cuore si effonde nella lode di Dio? Cos'è mai ciò che lodiamo? Grande cosa è ciò che lodiamo, mentre è ancora fragile ciò di cui disponiamo per lodarlo. Come farà il lodante ad adeguarsi alla sublimità del lodato? Ecco una persona [ che loda ]: sta in piedi, canta a Dio qualche inno che può essere magari d'una certa lunghezza; non di rado però, mentre le sue labbra si muovono al canto, il suo pensiero svolazza dietro non so quali desideri. La nostra mente quindi era in certo qual modo intenta alla lode di Dio, mentre l'anima, distratta da brame di vario genere o ingolfata nelle preoccupazioni e negli affari, vagabondava a destra e a sinistra. Ecco allora intervenire la razionalità. Notando dalla sua posizione preminente questo vagabondare, si volge, per così dire, all'anima inquieta e in preda a fastidi e l'apostrofa: Loda, anima mia, il Signore. Cosa stai lì a preoccuparti delle altre cose? perché affannarti dietro a cose terrene e mortali? Sta' con me, loda il Signore. Ma l'anima, schiacciata dal peso [ delle preoccupazioni terrene ] e incapace di trovare un'adeguata consistenza, risponde a un dipresso alla mente: Loderò il Signore nella mia vita. Che significa: Nella mia vita? Significa che adesso mi trovo nella morte. Orbene, prima rivolgi a te stesso l'esortazione dicendo: Loda, anima mia, il Signore. L'anima tua ti risponderà: Lo lodo come meglio posso, scarsamente, fiaccamente, debolmente. Perché? Perché finché siamo uniti al corpo siamo esuli lontano dal Signore. ( 2 Cor 5,6 ) Perché lodi il Signore in codesta maniera, non gli tributi una lode perfetta e continuata? Interroga la Scrittura. È perché il corpo corruttibile appesantisce l'anima e l'abitazione terrena aggrava la mente dai molti pensieri. ( Sap 9,15 ) Toglimi il corpo che appesantisce l'anima e loderò il Signore; liberami da quest'abitazione che spinge al basso la mente nei suoi molti pensieri, affinché dalle cose [ dove sono disperso ] mi raccolga nell'unità; e allora loderò il Signore. Finché però sono come sono, non posso lodarlo: sono troppo appesantito. E allora? Te ne starai in silenzio e rinuncerai a lodare perfettamente il Signore? Loderò il Signore nella mia vita. 7 - Nella vita mortale ci conforta la speranza Che significa: Nella mia vita? Mia speranza tu sei quaggiù. Lo ripetiamo: Quaggiù tu sei la mia speranza; mia porzione invece non lo sei quaggiù ma nella terra dei viventi. ( Sal 142,6 ) Questa infatti è terra di morienti: da qui dobbiamo andarcene; l'importante è per quale destinazione. In effetti, peregrina quaggiù il cattivo e vi peregrina il buono. Non è che passi il buono mentre il cattivo resta, né che passi il cattivo restando il buono: passa l'uno, e passa l'altro, diretti naturalmente non verso l'identica meta. Erano due: il povero coperto di piaghe che giaceva alla porta del ricco e il ricco vestito di porpora e bisso, dedito ogni giorno a sontuosi banchetti. Stavano quaggiù tutt'e due, poi tutt'e due se ne andarono da questa vita, non però ad uno stesso luogo. Diversi luoghi li accolsero, perché erano indirizzati da diversi meriti. Il povero passò al seno di Abramo, il ricco passò fra i tormenti dell'inferno. Vicini col corpo qui in terra: l'uno dentro casa, l'altro accanto all'uscio; dopo la morte talmente lontani l'uno dall'altro che Abramo poté dire: Tra noi e voi è stato fissato un grande abisso. ( Lc 16,19-26 ) Concludendo, fratelli, siccome al presente nostro cibo è la speranza, la nostra vita quaggiù non è perfetta; sarà perfetta quella che ci è stata promessa. Quaggiù esperimentiamo gemiti, tentazioni, angustie, dispiaceri e pericoli; verrà tempo in cui l'anima nostra loderà il Signore come merita d'essere lodato, come viene detto in quell'altro salmo: Beati coloro che abitano nella tua casa; ti loderanno nei secoli dei secoli. ( Sal 84,5 ) Allora tutta la nostra occupazione sarà la sua lode. Quando sarà questo? Nella mia vita. In effetti quella d'adesso cos'è? T'avrebbe potuto rispondere: La mia morte. Ma perché tua morte? Perché sono esule lontano dal Signore. E se essere a lui uniti è vivere, star lontani da lui è morire. Ma c'è qualcosa che ti consola? Sì, la speranza. Difatti vivi in forza della speranza: quindi loda [ Dio ] per la speranza, canta per la speranza. Non cantare per ciò che ti è causa di morte; canta per ciò che ti fa vivere. Causa della tua morte è il mondo presente con le sue tristezze; nella speranza del mondo avvenire hai la vita. Dice: Loderò il Signore nella mia vita. 8 - Ma come loderai il tuo Signore? Salmeggerò al mio Dio finché sono. Che sorta di lode è mai questa? Salmeggerò al mio Dio finché sono. Considerate, miei fratelli, come dovrà essere quell'esistenza. Se la lode sarà eterna, anche l'esistere sarà eterno. Ecco, anche adesso esisti, ma forse che salmeggi al tuo Dio per tutta la tua esistenza? Ecco, un momento fa salmeggiavi: ti sei girato per intraprendere un'occupazione qualsiasi; non salmeggi più, pur continuando ad esistere. Ecco, esisti ma non salmeggi. Può anche succedere che, sospinto da una voglia disordinata verso un qualsiasi oggetto, non solo non canti più il salmo ma offendi l'orecchio di Dio; eppure continui ad esistere. Quale sarà la lode che eleverai per tutta la durata del tuo essere? Perché poi dire: Finché sono? Che per caso arrivi il momento in cui l'esistere non sarà più? Tutt'altro! Lo stesso durare sarà eterno e quindi sarà veramente durevole. Difatti, tutto ciò che ha un limite nel tempo, per quanto si voglia lungo, non è durevole. Salmeggerò al mio Dio finché sono. 9 - [v 3.] Non l'uomo, ma Dio, ci dona la salvezza Bene dunque! loderai il Signore nella tua vita, salmeggerai a colui che sarà tuo Dio finché dura il tuo essere. Bene! Quanto ti serve per sostenerti quaggiù aspettalo da lui. Non ci abbandoni mai la speranza finché stiamo nel presente esilio e nella prova, finché ci tocca affrontare l'insidiosa malvagità del nemico, finché ci rumoreggiano tutt'all'intorno le tentazioni del mondo, finché ci troviamo da ogni parte oppressi dalle fatiche e dalle ambasce. Cosa faremo di conseguenza? Ascolta come continua [ il salmo ]: Non confidate nei potenti. Fratelli, è un affare serio quello che ci viene affidato. È parola divina e dall'alto risuona ai nostri orecchi. Capita infatti in questo mondo, ve lo dico subito, che l'anima umana quando è messa alla prova da non so quale sventura disperi del Signore e preferisca sperare nell'uomo. Prova a dire a un tizio sul quale s'è abbattuta una qualche tribolazione: C'è quel tale dei tali, quella persona ragguardevole, che potrebbe liberarti. Lo vedi sorridere, gode, riprende vigore. Se invece gli si dice: Ti libererà Dio, quasi s'irrigidisce congelato dalla disperazione. Ti si promette l'aiuto di un mortale e godi; ti si promette l'intervento di chi è immortale e sei triste! Ti si promette la liberazione ad opera di uno che come te ha bisogno d'essere liberato, ed esulti di gioia come per un aiuto veramente efficace; ti si promette [ l'intervento di ] quel liberatore che non ha bisogno di chi lo liberi e resti nella disperazione prendendo la cosa come una celia … Guai a pensieri di questo genere! pensieri estremamente peregrini nei quali si nasconde una morte davvero infelice e grandemente rovinosa. Avvicinati, comincia a desiderare, comincia a ricercare e a riconoscere il tuo Creatore. Egli non abbandonerà la sua creatura, a meno che non sia la creatura stessa ad abbandonarlo. Volgiti dunque a colui al quale dici: Loderò il Signore nella mia vita, salmeggerò al mio Dio finché sono. ( Sal 146,2 ) Così il salmista: pieno com'è dello Spirito in tutta la sua abbondanza, viene a darci dei suggerimenti. Ci vede distanti mille miglia, vede il nostro peregrinare lontano, osserva che non solo ci rifiutiamo di lodare Dio ma non vogliamo nemmeno sperare in lui. Per questo ci dice: Non confidate nei potenti né nei figli dell'uomo, in cui non c'è salvezza. La salvezza è nell'unico Figlio dell'uomo, e in lui non c'è per il fatto che è figlio dell'uomo ma Figlio di Dio, non per quel che ha preso di tuo ma per quel che di se stesso ha conservato. In nessun uomo dunque c'è la salvezza, se è vero che anche in Cristo in tanto c'è salvezza in quanto è Dio, egli che è sopra tutte le cose Dio benedetto nei secoli. Di Cristo è stato detto: Da loro è Cristo secondo la carne. ( Rm 9,5 ) Da chi? Dai giudei, dai patriarchi: da loro proviene Cristo secondo la carne. Ma forse che l'essere secondo la carne è tutto Cristo? No. Difatti non per essere secondo la carne egli è sopra tutte le cose Dio benedetto nei secoli. Quindi in lui c'è la salvezza perché la salvezza è del Signore, come dice un altro salmo. Del Signore è la salvezza e sopra il tuo popolo la tua benedizione. ( Sal 3,9 ) Quanto agli uomini, è infondato quel che si arrogano, cioè di poter dare la salvezza. La diano a se stessi! Dillo in faccia al superbo: Tu ti glori dicendoti capace di salvarmi. Salva te stesso. Vedi se lo puoi. Se rifletterai per bene sulla tua fragilità, vedrai che questa salvezza non ce l'hai ancora. Quindi non starmi a sollecitare" che me l'attenda da te; aspettiamola piuttosto insieme [ da chi può darla ]. Non confidate nei potenti né nei figli dell'uomo, in cui non c'è salvezza. Ecco avanzare non so quali capoccioni, provenienti da non so dove. Mi dicono: Io battezzo, e il battesimo che do io è santo; se lo riceverai da un altro non ricevi nulla, se lo ricevi da me ricevi qualcosa. O uomo, o superuomo, ti piace proprio tanto essere di quei figli dell'uomo, o di quei superuomini, nei quali non si trova la salvezza? E sarebbe, secondo te, vero che io ho la salvezza perché me l'hai data tu? E sarebbe vero che quel che tu dài è roba tua? O non piuttosto diremo che tu sei, insieme con altri, uno che dà? Potremo dire almeno questo, cioè che tu dài [ qualcosa ]? Lasciamo pur dire alla cannella che essa dà l'acqua; lasciamo dire al canale che lui riversa l'acqua; e in tal senso lasciamo dire all'araldo che anche lui libera [ il condannato ]. Ma io vedendo l'acqua voglio sapere quale ne sia la fonte; ascoltando la voce del banditore penso piuttosto al giudice. Non potrai essere assolutamente tu l'autore della mia salvezza. Lo è colui che mi dona sicurezza, mentre nei tuoi riguardi io sono insicuro. E ad essere insicuro nei tuoi riguardi non sono soltanto io, ma, se non sei presuntuoso, tu stesso ti senti come me. In conclusione, la salvezza mi è data da colui che è al di sopra di tutte le cose, poiché del Signore è la salvezza. Tu sei un figlio dell'uomo, tu sei magari un superuomo, ma ascolto la voce del salmo: Non confidate nei potenti né nei figli dell'uomo, in cui non c'è salvezza. 10 - [v 4.] Nessuno ci illuda sulla nostra destinazione Secondo il parere della maggior parte degli uomini, cosa sono, insomma, questi figli dell'uomo? Vuoi sapere cosa siano? Uscirà il suo spirito e tornerà nella sua terra. Ecco, l'uomo parla e questo è tutto: egli non sa quanto tempo gli resti per parlare. Ecco uno che minaccia: egli non sa quanto tempo potrà vivere. Improvvisamente uscirà il suo spirito ed egli se ne tornerà alla sua terra. Forse che il suo spirito uscirà quando lui vorrebbe? Uscirà, e uscirà anche quando lui non vorrebbe, e a sua insaputa se ne tornerà alla terra. Uscito lo spirito, il corpo ritorna alla terra. A fare tali ragionamenti è, come sembra, la carne; difatti parole come queste: Abbi fiducia in me, io posso darti questo e quest'altro, non possono pronunciarle se non coloro dei quali è detto che sono carne. ( Gen 6,3 ) Orbene, uscirà il suo spirito e tornerà nella sua terra: in quel giorno periranno tutti i suoi pensieri. Dov'è andata a finire tanta boria? dove la superbia? dove l'alterigia? Ma può darsi che sia passato dalla parte felice, fra i giusti! Supponendo però che per lui ci sia questo passaggio! Quanto a colui che or ora parlava come parlava, non saprei dove sia andato a finire. È certo che egli parlava con superbia e vorrei dire che non so dove finiscano uomini di questo tipo; ho però davanti agli occhi un altro salmo e vi trovo che il passaggio di uomini come questo è un cattivo passaggio. Ho visto l'empio esaltato al di sopra dei cedri del Libano; passai ed ecco non c'era più, lo cercai e non fu trovato il suo posto. ( Sal 37,35-36 ) Ecco una persona fedele [ a Dio ]: passa e non trova l'empio; arriva a una meta dove l'empio non c'è. Dunque, fratelli, ascoltiamo tutti [ la parola di Dio ]; fratelli amati da Dio, ascoltiamo tutti. In qualsiasi tribolazione, in qualsiasi desiderio dei beni divini, non riponiamo la nostra fiducia nei superuomini e nemmeno nei figli dell'uomo, nei quali non c'è salvezza. Tutto quello che ci circonda è mortale, transitorio, caduco. Uscirà il suo spirito e tornerà nella sua terra: in quel giorno periranno tutti i suoi pensieri. 11 - [v 5.] Intimo il rapporto fra Dio e l'uomo Che faremo, se non dovremo sperare nei figli dell'uomo né nei potenti? che faremo? Beato colui il cui soccorritore è il Dio di Giacobbe. Non se l'aiuta quell'uomo o quell'altro, e nemmeno se quello o quell'altro angelo, ma beato se il suo soccorritore è il Dio di Giacobbe. In effetti, fu Dio l'aiuto di Giacobbe, colui che di Giacobbe fece un Israele. ( Gen 32,28 ) Grande aiuto! Un Israele, cioè uno che già vede Dio. Così anche per te. Sebbene costretto a vivere quaggiù, sebbene pellegrino non in grado di vedere Dio, se avrai come aiuto il Dio di Giacobbe, da Giacobbe che sei, diventerai un Israele e riuscirai a vedere Dio. Allora scomparirà ogni pena e ogni gemito, passeranno le preoccupazioni assillanti e subentreranno le lodi gioiose. Beato colui il cui soccorritore è il Dio di Giacobbe, cioè di questo stesso Giacobbe. Ma perché è beato se ancora sta sospirando nella vita presente? La sua speranza [ è ] nel Signore suo Dio. Ecco perché beato: perché la sua speranza [ è ] nel Signore suo Dio. In lui è ora la sua speranza, un giorno egli sarà il suo possesso. Fratelli, non sarà stato per caso uno sbaglio l'aver io affermato che Dio sarà nostro possesso? E se avessi affermato che egli è la nostra eredità? Tu sei la mia speranza, la mia porzione nella terra dei viventi. ( Sal 142,6 ) Tu sarai la mia porzione ereditaria. Ma anche tu sarai [ sua ] proprietà e [ lo ] possederai. Sì! Tu sarai possesso di Dio e Dio sarà tuo possesso. Tu sarai suo possesso nel senso che da lui sarai fatto prosperare, Dio sarà tuo possesso in quanto tu gli presterai un culto. Difatti è vero che tu onori Dio e sei da Dio tenuto a caro. Si dice giustamente: lo ho a cuore Dio; ma in che senso sono a cuore a Dio? Lo troviamo presso l'Apostolo. Dice: Voi siete campo di Dio, edificio di Dio. ( 1 Cor 3,9 ) E il Signore: Io sono - dice - la vite, voi i tralci e il mio Padre è l'agricoltore. ( Gv 15,1-5 ) Iddio ti usa delle attenzioni affinché tu porti frutto; e così anche tu usi le tue attenzioni verso Dio per essere fecondo. Buon per te che Dio ti tratti con attenzione, come anche che tu possa trattarci lui! Se Dio-provvidenza abbandona l'uomo, l'uomo diventa una solitudine; se l'uomo devoto abbandona Dio, è sempre l'uomo che diventa deserto. Non che Dio cresca perché tu gli ti unisci, com'anche egli non decresce se tu da lui ti allontani. Dunque, egli sarà nostro possesso nutrendoci, noi saremo suo possesso facendoci reggere da lui. 12 - [v 6.] Abbiamo un Dio veramente grande La sua speranza [ è ] nel Signore suo Dio. Chi è questo Signore suo Dio? Statemi attenti, fratelli! Ci sono molti che hanno una pleiade di divinità e le chiamano loro signori e loro dèi. Ma dice l'Apostolo: Sebbene ci siano dei cosiddetti dèi sia in cielo sia sulla terra, come ci sono molti dèi e molti signori, tuttavia per noi c'è un Dio solo, il Padre, da cui provengono tutte le cose e un solo Signore, Gesù Cristo, per mezzo del quale esistono tutte le cose. ( 1 Cor 8,5-6 ) Sia dunque lui, il Signore tuo Dio, la tua speranza. La tua speranza sia riposta in lui. Anche colui che venera Saturno ripone nel signore suo dio la propria speranza, e ve la ripone ancora chi venera Marte, Nettuno o Mercurio. Dico di più: ve la ripone anche chi venera il proprio ventre, coloro cioè di cui sta scritto: Loro dio è il ventre. ( Fil 3,19 ) Dunque, dio di uno è questo, dio di un altro è quello. Qual è il dio di questo beato? Dice infatti che la sua speranza è nel Signore suo Dio. Ma chi è questo dio? Miei fratelli, abbiamo un Dio veramente grande. Benediciamo il suo santo nome perché s'è degnato renderci sua proprietà. Non vedi ancora [ questo] Dio e, non vedendolo, non puoi amarlo pienamente; ma le cose che vedi è stato lui a farle. Quindi, se ammiri il mondo, perché non ammirare il Creatore del mondo? Guardi al cielo e rimani sbigottito; Osserva il numero infinito delle stelle, controlla le svariate sorte di semi o le incalcolabili specie dei viventi, tanto quelli che nuotano nelle acque, quanto quelli che strisciano sulla terra o svolazzano per l'aria o sorvolano il cielo. Tutti questi esseri, quanto sono grandi! quanto straordinari! quanto belli! quanto meravigliosi! Ecco, colui che ha creato tutte queste cose, egli è il tuo Dio. Riponi in lui la tua speranza, se vuoi essere beato. La sua speranza [ è ] nel Signore suo Dio. Quale? Colui che ha fatto il cielo e la terra, il mare e tutte le cose ce si trovano in essi. Noi abbiamo un Dio veramente grande! 13 - Dio ha cura di noi e di tutti gli esseri creati Fissatevi in mente, fratelli, come Dio sia grande, buono e capace di fare tutte queste cose, e domandatevi: Cosa avrà mai pensato ( se è lecito usare questo verbo parlando di Dio ), cosa avrà pensato Dio nel fare il cielo e la terra, il mare e tutte le cose che si trovano in essi? Chi parla così sembrerebbe quasi orientato a dire: Vedo, certo, tutte queste cose grandiose, so che Dio ha fatto il cielo, la terra e il mare. Riguardo a me, però, come risulta che Dio mi computa fra le sue opere? ed è proprio vero che io rientro fra le cose di cui egli ha cura? è proprio vero che adesso egli pensa a me e conosce che sono fra i viventi? Ma cosa dici mai? Non ti s'insinui in cuore questo pensiero errato; sii di quelli parlando dei quali poc'anzi dicevamo: Loderò il Signore nella mia vita, salmeggerò a lui finché sono. Ma il salmista apostrofa altra gente, certi tiepidi che non saprei identificare, e a loro rivolge le sue esortazioni. Sembra quasi abbia timore che essi si disperino della propria sorte per non essere nel computo di Dio. Sono, questi, dei pensieri che passano per la testa a molti. Giungono ad abbandonare Dio e ad immergersi in ogni sorta di peccati perché convinti che Dio non si curi di quello che essi fanno. Ascolta la parola di Dio e non disperarti! Chi s'è preoccupato di crearti, non si curerà di sostentarti? Non è forse tuo Dio colui che ha fatto il cielo, la terra e il mare? Se avesse enumerato soltanto queste cose, forse tu avresti potuto replicargli: Il Dio che ha creato il cielo, la terra e il mare è certo un gran Dio, ma chi mi assicura che egli ha cura anche di me? Ti si direbbe: Ma se lui ti ha fatto! Come? forse che sono io il cielo o la terra o il mare? È lapalissiano: io non sono né il cielo né la terra né il mare. Sono soltanto uno che sta in terra. Meno male che mi concedi questo, che cioè stai sulla terra! Ascolta dunque come Dio non ha creato soltanto il cielo, la terra e il mare. Egli ha fatto il cielo e la terra, il mare e tutto ciò che in essi si trova. Se dunque [ ha fatto ] tutto ciò che in essi si trova, naturalmente ha fatto anche te. Dico poco: Te; egli ha fatto il passero, la locusta, il vermicciattolo. Non c'è creatura che egli non abbia fatta, e di tutte le creature egli ha cura. Non è una cura che consista in precetti; solo all'uomo infatti ha dato dei precetti. Al riguardo dice il salmo: Tu, Signore, salverai uomini e animali; secondo l'abbondanza della tua misericordia, o Dio. ( Sal 36,7-8 ) Dice: L'abbondanza della tua misericordia. Secondo questa abbondanza salverai gli uomini e gli animali. E l'Apostolo: Forse che il Signore ha cura dei buoi? Da un lato dunque Dio non si cura dei buoi, dall'altro tu, Signore, salverai gli uomini e gli animali. Sono forse fra loro contrastanti le due affermazioni? Cosa dice in realtà l'Apostolo? Forse che Dio s'interessa dei buoi? Nel precetto invece di non mettere la museruola al bue che trebbia ( 1 Cor 9,9; Dt 25,4 ) non c'è forse un'affermazione che Dio ha cura dei buoi? Certamente ha voluto riferirsi a dei buoi particolari. Dio infatti non si dà pensiero d'istruirti sul come ti debba comportare con i buoi: la natura umana di per se stessa conosce questo, in quanto l'uomo è fatto in modo che per intuito sa governare il suo bestiame. Né su questo ha ricevuto da Dio particolari precetti, ma [ come debba comportarsi ] da Dio gli è stato così cacciato in mente che anche senza alcun precetto lo sa fare. Così l'ha creato Dio. Però, come sa governare il bestiame, così si lasci governare dall'Altro. Dico: governare da colui da cui ha ricevuto il precetto. Orbene, a prendere alla lettera il precetto, Dio non ha cura dei buoi; in conformità però della Provvidenza universale, con la quale creò tutte le cose e governa il mondo, tu, Signore, salverai gli uomini e gli animali. 14 - Dio provvidente è predicato dal Vecchio e dal Nuovo Testamento Mi stia attenta la vostra Carità! Su questo punto potrebbe, forse, qualcuno obiettarmi: Che Dio non si cura dei buoi, è espressione del Nuovo Testamento; l'altra invece, cioè: Tu, Signore, salverai uomini e animali, è del Vecchio Testamento. Ora, ci sono certuni che calunniosamente affermano che questi due Testamenti non sono tra loro in armonia. Cosa farò per non ammettere che una cosa sia detta nel Vecchio e un'altra nel Nuovo Testamento e [ l'avversario ] non mi obblighi a cercare nel Nuovo Testamento un'espressione equivalente a Tu, Signore, salverai uomini e animali? Nel Nuovo Testamento nulla è tanto autorevole quanto il Vangelo, e se io troverò nel Vangelo che tutte le cose create rientrano nell'ambito della Provvidenza divina, nessuno oserà più contraddirmi. O che potrebbe l'Apostolo essere in disaccordo col Vangelo? Ascoltiamo lo stesso Signore, il principe e maestro degli Apostoli. Dice: Guardate gli uccelli del cielo. Essi non seminano né mietono né raccolgono nei granai; eppure il vostro Padre celeste li nutre. ( Mt 6,26 ) Dunque, non solo l'uomo ma anche questi animali rientrano nel piano della Provvidenza divina, in quanto sono da lei nutriti, non in quanto abbiano ricevuto una legge [ positiva ]. Ne segue che, per quanto concerne il dare la legge, Dio non s'interessa dei buoi, ma quanto al fatto di creare, nutrire, governare e reggere, tutte le cose rientrano nell'ambito della Provvidenza di Dio. Non è forse vero - diceva il nostro Signore Gesù Cristo - che due passeri si vendono per un soldo, eppure nessuno di essi cade in terra senza la volontà del Padre vostro? Ora voi quanto più di un passero non valete? ( Mt 10,29-31 ) Non dire dunque: Non fo parte di ciò che Dio cura. Dio ha cura della tua anima e del tuo corpo, avendo egli creato e la tua anima e il tuo corpo. O forse dici: Fra tanta moltitudine [ di esseri ] Dio non può tener conto di me. A questo riguardo s'aggiungeva nel passo citato del Vangelo un detto magnifico: I capelli del vostro capo sono tutti contati. 15 - [v 7.] Dio tutore del diritto e della giustizia Or dunque, il mio Dio, colui nel quale è riposta la mia speranza, è quel Dio che ha fatto il cielo e la terra, il mare e tutto ciò che in essi si trova. Per quanto riguarda poi me personalmente, cosa fa verso di me? Egli custodisce la verità in eterno. Inculca l'amore e il timore di Dio. Egli custodisce la verità in eterno. Qual è la verità [ che custodisce ] in eterno? qual è questa verità e dove la custodisce? Egli è giudice di coloro che ricevono ingiustizia. Si prende la vendetta di coloro che, fratelli, subiscono ingiustizie; in loro favore farà il giudizio. In favore di chi? Di coloro che subiscono ingiustizie, castigando tutti gli autori d'ingiustizia. Se pertanto egli protegge chi è oggetto d'ingiustizia ed è pronto a castigare gli ingiusti, esaminati prontamente e vedi in quale delle due categorie vuoi essere. Vedi, osserva diligentemente se vuoi essere fra coloro che subiscono ingiustizie o fra coloro che le commettono. Verso di te infatti muove celermente la voce dell'Apostolo che ti dice: Orbene, è proprio una iattura che abbiate dei giudizi tra di voi. Perché piuttosto non sopportare l'ingiustizia? ( 1 Cor 6,7 ) Rimprovera certuni che ricusano di accettare l'ingiustizia. Non ti esorta a subire delle molestie ma l'ingiustizia. Non ogni molestia infatti è ingiustizia: ad esempio, non sono ingiustizie le pene che subisci meritatamente. Potresti magari obiettargli: Veramente, anch'io fo parte del numero di quelli che hanno subito ingiustizie; difatti ho sofferto questo in quel tal posto e quello per questo motivo. Vedi però se hai veramente subìto un'ingiustizia. I briganti sopportano molte pene ma nessuna ingiustizia. Gli assassini, i malèfici, i ladri, gli adùlteri, i corruttori, tutti costoro affrontano molti mali ma non subiscono alcuna ingiustizia. Una cosa è infatti subire l'ingiustizia e un'altra subire una tribolazione o una pena o un fastidio o il supplizio. Considera da che parte ti trovi, vedi cosa hai combinato, vedi il motivo per cui soffri, e subito vedrai di che sorta sia la tua sofferenza. Il diritto e l'ingiustizia sono due realtà contrarie: si chiama infatti diritto ciò che è conforme a giustizia. E nota come non tutto ciò che si chiama diritto sia in effetti diritto: che dire infatti se uno volesse legalizzare un diritto contrario alla giustizia? Se è ingiusto non è nemmeno un diritto! Vero diritto pertanto è solo quello che è conforme a giustizia. Ebbene, considera sempre le opere da te compiute, non le pene che subisci. Se hai agito secondo la legge, quel che subisci è un'ingiustizia; se invece hai commesso delle ingiustizie, la tua pena è legittima. 16 - Polemica con i Donatisti Perché vi ho detto queste cose, fratelli? Per farvi comprendere che non debbono gloriarsi gli eretici quando subiscono delle pene per gli interventi dei principi terreni. Non possono annoverarsi fra coloro che soffrono ingiustamente né dire: Ecco, il salmo mi consola; io infatti venero quel Dio che è giudice di quanti ricevono ingiustizia. Saggiamente dovrò prima investigare se tu davvero subisci un'ingiustizia. Se hai agito nella legalità, quel che subisci è un'ingiustizia. Ma è proprio legittimo esorcizzare Cristo? È proprio legittimo erigere un contraltare mossi da spirito di ribellione e superbia? è legittimo che, una volta placata [ la ferocia ] dei persecutori, vi mettiate a lacerare la tunica di Cristo ( Gv 19,24 ), la Chiesa di Cristo? Se tutto questo non è secondo giustizia, è giusto ciò che soffri a motivo del tuo agire. Non sei di quelli che subiscono ingiustizie. Nel Vangelo poi leggo qualcosa ancora più esplicito. Dice: Beati coloro che soffrono persecuzione. Aspetta! perché tanta fretta? perché dici: Sono io? Aspetta, ripeto; làsciamelo leggere tutto. Hai udito: Beati coloro che soffrono persecuzione, e già cominciavi ad arrogarti non so quali diritti. Se permetti, te lo leggerò per intero. Vedi come continua. Dice: Beati coloro che soffrono persecuzione a causa della giustizia. ( Mt 5,10 ) Dillo adesso: Sono io [ quel tale ]. Se hai la faccia di dire ancora: Sono io, riprendiamo con l'esporre da capo le cose elencate sopra; ovvero, per non andare troppo per le lunghe, io mi limiterei a domandarti questo soltanto: Se ti succedesse di condannare una persona senza conoscerne la causa, oseresti in tal caso affermare d'aver rispettato la giustizia? Ovvero, se per lo stesso motivo avessi avuto delle grane, potresti forse dire che hai subito un torto? Ma tu ti ergi sfacciatamente sull'alto del tribunale del tuo cuore ( ma ne sarai senz'altro precipitato! ) e osi giudicare una persona senza conoscerne la causa! Se facessi una tal cosa nei confronti di un singolo individuo, saresti reo d'ingiustizia; lo fai nei confronti dell'intero mondo abitato e pretendi d'essere giusto? Fratelli carissimi, chi è che subisce le ingiustizie se non la Chiesa cattolica, che ne deve affrontare di ogni sorta e colore? Geme fra i tanti scandali degli eretici; vede come a forza di cattive insinuazioni e di truffe le vengano strappati dal seno i figli ancor deboli; vede i bambini strascinati per non so quali nascondigli di sataniche spelonche, li vede ribattezzati, vede Cristo esorcizzato in loro e, sempre in loro, vede ucciso non l'elemento mortale per cui sono uomini ma quell'elemento per cui sono destinati a vivere in eterno. Si suggerisce alla gente di dire: Non sono cristiano, e questo lo si chiama giustizia! Dicono ancora: Ecco, tu vai dal vescovo; guàrdati però bene dal dirgli che sei cristiano. Se infatti dirai che sei cristiano, non potrai ricevere [ il nostro battesimo ]; per poterlo ricevere devi dire che non lo sei. Che suggerimenti dài, o cristiano? che cosa insegni? Certo tu sei perseguitato; ma quanto non è più esatto dire che sei persecutore? Quando gli imperatori perseguitavano i cristiani, li costringevano con minacce; tu fai lo stesso per mezzo di lusinghe. Vuoi persuadere il cristiano a dire che non è cristiano: ciò che fai tu ricorrendo alla persuasione non lo fece il persecutore che condannava a morte. Fra le tue file vive chi ha negato d'essere cristiano. Ha negato questo, e vive. La sua vita è perduta; quello che parla a te è un cadavere. Colui che fu colpito dalla spada del persecutore cadde ma vive; colui al quale tu stai parlando così sta in piedi ma è morto. Comunque, tu fai cose di questo genere, e se ne subisci la pena, sarebbe questo un'ingiustizia? Non voglio che tu continui a lusingarti: se tutte queste cose che tu fai sono inique, qualsiasi pena te ne incolga è giusta. Ma a favore di chi esegue il giudizio colui che custodisce la verità in eterno? A favore di chi subisce ingiustizia. 17 - [v 8.] Non gli eretici, ma Cristo, ci libera dalla mortalità Ma tu va' pure avanti! Facci sentire i tuoi raziocini, certo buoni, anzi quasi geniali nella loro sottigliezza. Dimostraci che tu sei un [ vero ] pastore; dicci: Un affamato può sfamare gli altri? Cioè: Un peccatore può distribuire cose sante? Un affamato può sfamare gli altri? Un malato può operare guarigioni? Uno che è legato può sciogliere? Sono queste le argomentazioni, in effetti notevoli e sottili, con cui gabbano gli inesperti. Turi loro la bocca il nostro salmo, che parla di colui che dà il cibo agli affamati. Ecco, non ho nulla d'aspettarmi da te; Dio, dà il cibo agli affamati. A quali affamati? Tutti. Che significa: Tutti? Che egli nutre tutti gli animali e tutti gli uomini; e non terrà in serbo alcun nutrimento per i suoi amici? Se avranno un'altra fame, ci sarà [ per loro ] anche un altro cibo. Indaghiamo prima quale sia la loro fame e troveremo quale sia il loro cibo. Beati coloro che hanno fame e sete di giustizia perché saranno saziati. ( Mt 5,6 ) Dobbiamo essere degli affamati di Dio; dobbiamo mendicare pregando alla porta della sua presenza, ed egli darà il cibo agli affamati. Come ti arroghi, o eretico, il potere di sciogliere, di rialzare, di illuminare? Forse vorresti dire che tu hai raggiunto la libertà, la stabilità e sei luce per gli altri? Non sia mai! Bada alle parole dette sopra: Non confidate nei potenti né nei figli degli uomini, nei quali non c'è salvezza. ( Sal 146,2-3 ) Non sono loro a dare la salvezza. Vadano quindi a spasso una buona volta tutti gli eretici! Il Signore scioglie gli incatenati; il Signore rialza i caduti; il Signore rende sapienti i ciechi, cioè rende sapienti coloro che sono ciechi. In maniera splendida con questa frase ci fornisce il senso di tutte le precedenti. Dobbiamo però notare che le parole: Il Signore scioglie gli incatenati non vanno riferite a quegli incatenati che, per qualche colpa da loro eventualmente commessa vengono legati [ con catene ] dai loro padroni; e così pure le altre: Il Signore rialza i caduti non debbono farci pensare a qualcuno che è inciampato e ruzzolato a terra ovvero a qualcuno che sia caduto da cavallo. Ci sono altre cadute, ci sono altri ceppi, come ci sono altre tenebre e altra luce. Così è delle parole: Rende sapienti i ciechi. Non dice: Dà la luce ai ciechi, per impedirti d'interpretarle in senso materiale, come fu illuminato dal Signore colui che fu risanato da Gesù dopo che gli ebbe spalmato gli occhi con del fango formato con lo sputo ( Gv 9,6-7 ) Perché tu non ti ripromettessi qualcosa del genere, mentre in realtà il salmo parla di cose spirituali, ti ha mostrato come c'è una luce della sapienza con cui vengono illuminati i ciechi. Orbene, come vengono illuminati i ciechi attraverso la luce della sapienza, analogamente vengono anche sciolti gli incatenati e rimessi in piedi i caduti. Per qual motivo, peraltro, siamo noi degli incatenati o dei caduti? Il nostro corpo fu un tempo nostro ornamento; peccammo ed esso divenne, proprio a causa del peccato, una nostra catena. E qual è la nostra catena? La nostra stessa mortalità. Ascolta l'apostolo Paolo e com'egli pure fosse in catene durante il pellegrinaggio terreno. Quante regioni non attraversò quest'uomo incatenato! Delle catene egli non sentì il peso ma, pur in ceppi, predicò il Vangelo a tutto il mondo. Lo spirito della carità gli sottrasse le catene ed egli percorse tutti i paesi che poté. Tuttavia cosa diceva? Desidero dissolvermi ed essere con Cristo. ( Fil 1,23-24 ) Cos'è questo dissolvermi? [ Essere sciolto ] dalle catene della mortalità. Mosso però da compassione desiderava essere ancora incatenato: e questo per amore di quegli incatenati di cui si sentiva servo. Diceva: Quanto al restare nella carne, ció è necessario per il vostro bene. Ebbene, il Signore scioglie gli incatenati: da mortali cioè li rende immortali. Il Signore rialza i caduti. Perché sono caduti? Perché si erano innalzati. Perché ora li si rialza? Perché si sono umiliati. Cadde e precipitò Adamo: lui cadde, Cristo discese. Perché discese colui che non cadde se non per rialzare colui che era caduto? Il Signore rende sapienti i ciechi, il Signore ama i giusti. Per questo motivo interviene in giudizio a favore di quanti subiscono ingiustizie. 18 - [v 9.] Il cristiano e l'intera Chiesa sono pupilli e vedove quaggiù E questi giusti chi sono? Attualmente, poi, in che senso sono giusti? Nel senso che ti dicono le parole: Il Signore custodisce i proseliti. I proseliti sono forestieri: e tutta la Chiesa dei gentili è una proselita. Rispetto ai patriarchi infatti è una comunità aggiunta, non generata dal loro sangue ma divenuta figlia imitando [ la loro fede ]. A custodirla c'è comunque il Signore, non un qualsiasi uomo. Egli accoglierà l'orfano e la vedova. Nessuno pensi trattarsi di pupilli a motivo dell'eredità o di vedove per non so quale privata faccenda. In effetti, è vero che anche a costoro Dio provvede e che, fra tutte le iniziative che si possono prendere dall'uomo, opera eccellente compie colui che si prende cura del pupillo e non abbandona la vedova. Tuttavia, da un punto di vista un po' particolare, tutti siamo dei pupilli: non perché il nostro padre sia morto, ma perché è lontano. Nell'ordine umano, è vero, si diventa orfani alla morte del padre; tuttavia, fratelli, ad appurare sino in fondo la verità, siccome l'anima non muore, i nostri genitori vivono, e quelli che sono chiamati orfani in realtà lo sono solo perché i genitori sono assenti. Essi vivono nelle pene se sono stati cattivi, mentre, se sono stati buoni, vivono nella pace: tutto comunque rimane nella sua interezza dinanzi al Creatore. Lo stesso in sostanza vale per noi. Finché siamo uniti al corpo mortale e dimoriamo nel luogo del nostro esilio, è assente il nostro Padre, a cui gridiamo: Padre nostro che sei nei cieli. ( Mt 6,9 ) E anche la Chiesa è vedova: perché lo sposo, il marito, è ora assente. Un giorno però tornerà colui che adesso, non veduto ma desiderato, la protegge. Grande infatti è il desiderio che ci rapisce a lui, e, sebbene non lo vediamo, lo desideriamo mossi dall'amore. Fruiremo stabilmente dei suoi amplessi quando lo vedremo, se ora che non lo vediamo conserviamo la fede in lui. Cosa volle dunque intendere, o fratelli, parlandoci di orfano e di vedova? La gente priva di ogni risorsa e di ogni aiuto. L'anima che nel mondo si sente abbandonata da tutto conti pure sull'aiuto di Dio. Qualunque cosa tu possegga quaggiù ( possiedi ad esempio, l'oro? ), se facessi assegnamento su queste cose tue, non saresti, in tal caso, un proselito; non saresti un orfano; non rientreresti nel numero delle vedove. Hai un amico? Se fai assegnamento su di lui e [ per lui ] lasci da parte Dio, non sei un derelitto. Hai tutte queste cose, ma non fai assegnamento su di loro né te ne insuperbisci? Sei un pupillo di Dio, una vedova di Dio. Egli in effetti accoglie chi è derelitto. Così infatti diceva: Accoglie il pupillo e accoglie la vedova. 19 - Non deprimerti di fronte alla fallace prosperità degli empi E sconvolgerà la via dei peccatori. Qual è la via dei peccatori? Burlarsi delle cose che stiamo dicendo. " Cos'è questo pupillo? e cos'è questa vedova? E questo regno dei cieli e questa pena dell'inferno che cosa sono? Sono favole a cui credono i cristiani. Quanto a me, voglio vivere per le cose che vedo. Mangiamo e beviamo, poiché domani morremo". ( 1 Cor 15,32 ) Sta' attento e procura che gente siffatta non ti persuada. Non lasciarti entrare in cuore attraverso gli orecchi persone di questo genere. Che trovino nei tuoi orecchi una siepe di spine, di modo che, se qualcuno avesse cominciato a entrarvi, punto dalle spine se ne debba allontanare. Difatti le cattive conversazioni corrompono i buoni costumi. ( 1 Cor 15,33 ) Ma a questo punto potresti, forse, domandarmi: Se le cose stanno così, com'è che sono così fortunati? Eccoli là. Non si curano di Dio, anzi ogni giorno commettono mali su mali; eppure abbondano di tutte quelle cose di cui io miserello esperimento la scarsità. Non essere geloso dei peccatori! Vedi ciò che ricevono adesso, e non vedi ciò che è a loro riservato per l'avvenire? Risponde: Ma come potrei vederlo se sono cose che non si vedono? Anche la fede ha ( e come! ) i suoi occhi: occhi più grandi, più potenti, più penetranti. Questi occhi non hanno mai ingannato nessuno. Siano questi occhi sempre rivolti al Signore, ed egli sottrarrà i tuoi piedi da questi lacci. ( Sal 25,15 ) La via dei peccatori ti piace perché è spaziosa e molti camminano in essa. Ne vedi la larghezza e non ne vedi la fine? Guarda! là dove termina c'è il precipizio; dove finisce c'è uno strapiombo che pare abissale. Quanti si allietano spaziando a destra e a sinistra per tale strada finiranno in quel baratro. Se non ti è dato di poter estendere lo sguardo fino a scoprire il termine della strada, credi almeno a chi lo vede. E che? c'è forse qualche uomo che lo vede? Di [ semplici ] uomini, credo di no; ma è venuto a te il tuo Signore affinché tu prestassi fede a Dio. O che non vorrai credere nemmeno al Signore tuo Dio, che dice: Larga e spaziosa è la via che conduce alla rovina e molti sono coloro che camminano in essa? ( Mt 7,13 ) Questa è la via che il Signore sconvolgerà, perché è la via dei peccatori. 20 - [v 10.] Ama l'eternità E quando avrà terminato di sconvolgere la via dei peccatori, cosa rimarrà per noi? Venite, benedetti del Padre mio; ricevete il regno che vi è stato preparato fin dalla creazione del mondo. ( Mt 25,34 ) In tal senso si chiude il salmo: E sconvolgerà la via dei peccatori. E tu che farai? Il Signore regnerà in eterno. Godi perché lui regnerà in te; godi perché tu sarai il suo regno. Osserva infatti anche le parole successive. Tu certamente sei un cittadino di Sion, non di Babilonia. Non sei - voglio dire - cittadino della città di questo mondo, destinata a perire, ma di Sion, la città che per un certo periodo di tempo è fra gli stenti e nell'esilio ma poi regnerà in eterno. Hai quindi ascoltato quale sia la tua fine: tu sei di lassù. Il Signore regnerà in eterno; il tuo Dio, o Sion. O Sion, il tuo Dio regnerà in eterno, e potrà accadere che il tuo Dio regni senza di te? Nella generazione e generazione. L'ha ripetuto due volte perché gli era impossibile ripeterlo sempre; ma tu non credere che, per essere finite le parole, finisca anche l'eternità. La parola " eternità " è composta di quattro sillabe, ma l'eternità in se stessa è senza fine. Non poteva però essere inculcata a te se non in questa maniera: Il tuo Dio regnerà nella generazione e generazione. Ha detto poco. Se avesse detto: Per tutto il giorno, sarebbe stata un'espressione ancora troppo delimitata. Se avesse detto: Per tutta la sua vita, non avrebbe dovuto forse alla fine tacere? Ama l'eternità. Regnerai senza fine, se tuo fine sarà Cristo, col quale tu regnerai nei secoli dei secoli. Amen.