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Lettera 115

Scritta dopo la precedente.

Agostino prega Fortunato, vescovo di Cirta, d'interporre i suoi buoni uffici a favore di Favenzio.

A Fortunato, suo signore felicissimo, fratello venerato e carissimo e collega di sacerdozio Agostino augura salute nel Signore

1. La Santità tua conosce bene quel Favenzio ch'era fittavolo della tenuta di Parati.

Egli, per timore di qualche danno da parte del proprietario della tenuta, venne a mettersi sotto la protezione della Chiesa d'Ippona.

Ivi soggiornava, come sogliono fare coloro che invocano il diritto di asilo, aspettando di poter concludere la questione mediante la nostra intercessione.

Ora, come spesso accade, essendo di giorno in giorno sempre meno preoccupato, giunse alla convinzione che il suo avversario avesse ormai rinunciato ai suoi propositi, quand'ecco che una sera, uscendo dopo cena dalla casa di un amico, fu fatto improvvisamente arrestare per ordine di un certo Fiorentino, ufficiale giudiziario - come lo chiamano - del governatore, da una schiera di armati in numero sufficiente a compiere quella prepotenza.

Il fatto mi fu riferito quando ancora non si sapeva da quale o quali individui era stato arrestato.

Il sospetto però cadde sul proprietario della tenuta, per salvarsi dal quale Favenzio si era venuto a mettere sotto la protezione della Chiesa.

Io allora mandai subito ad avvisare il tribuno comandante della difesa costiera, il quale inviò dei funzionari, ma le loro ricerche risultarono vane.

Il mattino seguente però venimmo a sapere in quale casa era stato condotto e che dopo il canto del gallo aveva lasciato la casa insieme a chi lo aveva sequestrato.

Allora mandai a vedere sul luogo ove si diceva fosse stato condotto a forza, ma vi fu trovato il summenzionato ufficiale giudiziario, il quale però non volle accordare al prete da me inviato neppure il permesso di vedere Favenzio.

Il giorno seguente gli inviai una lettera chiedendogli di concedere a Favenzio quanto ordinato dall'imperatore per tali casi: che cioè fosse interrogato presso la cancelleria della polizia municipale, come avviene per coloro ai quali è fatta intimazione di presentarsi in giudizio, per sapere se vogliono, sotto moderata sorveglianza, trattenersi per trenta giorni nella città ove si trovano per preparare la propria difesa o anche procurarsi il denaro per le spese.

Pensavo, naturalmente, che durante quei giorni avremmo potuto definire la vertenza in via d'amichevole discussione.

Favenzio invece è stato fatto partire di là sotto scorta di quell'ufficiale e si teme che, una volta condotto all'ufficio del governatore, abbia a soffrire qualche maltrattamento.

Egli ha da fare, purtroppo, con un individuo quanto mai danaroso e ho paura che il denaro possa esercitare una forte pressione sul magistrato giudiziario, quantunque l'integrità del giudice sia nota a tutti per chiarissima fama.

Ecco perché ti chiedo, signore dilettissimo e venerato fratello, di consegnare questa mia lettera all'onorevole e a me carissimo Governatore e di leggergliela; poiché ho pensato che non era necessario esporre due volte i termini della medesima causa.

Pregalo di rinviare l'udienza della causa, dato che non so se Favenzio è colpevole o innocente.

Chiedigli inoltre di non trascurare il fatto che non sono state osservate le disposizioni di legge nei suoi riguardi quando è stato arrestato, poiché non è stato condotto all'ufficio municipale di polizia per venire interrogato se voleva usufruire del beneficio della dilazione di trenta giorni; vorremmo durante un tale periodo definire la vertenza col suo avversario.

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