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Lettera 244

Scritta dopo il 395.

Agostino consola Crisimo afflitto per gravi danni nelle sostanze ( n. 1 ) e lo esorta a sopportare da forte le avversità ( n. 2 ).

Agostino porge cristiani saluti a Crisimo, davvero e meritatamente carissimo signore ed encomiabilissimo fratello

1 - I beni terreni non paragonabili ai celesti

M'è giunta all'orecchio la notizia - Dio voglia che non sia vera - del tuo animo sconvolto, tanto che io sono stupìto perché mai un uomo saggio come te, e un'anima così cristiana, non rifletta abbastanza che la natura delle cose terrene non può paragonarsi affatto a quella delle celesti, nelle quali dobbiamo riporre sempre il nostro cuore e la nostra speranza.

Forse che la tua felicità, giudizioso amico, era in quei beni che ora - a quanto pare - hai perduti?

Oppure pensavi che in essi vi fosse tanta felicità che, per il fatto che ti è stata sottratta, l'anima tua si copre di tenebre a causa della eccessiva tristezza, come se la sua luce fosse la terra e non già Iddio?

Ho infatti sentito dire - ma ho già detto: " Dio voglia che abbia sentito dire il falso! " - che volevi perfino toglierti la vita; preferisco però credere che un tal proposito non sia neppure sorto nel tuo cuore, né sia uscito dalla tua bocca.

Siccome tuttavia il tuo turbamento è stato così forte ch'è stato possibile attribuirti un simile proposito, ne sono rimasto profondamente afflitto e ho creduto bene farti giungere queste poche righe per consolarti, mio caro amico.

Non dubito del resto che Dio nostro Signore possa suggerire al tuo cuore propositi migliori, poiché so con quanto amore hai sempre ascoltato la sua parola.

2 - Sopportare le avversità pensando all'eternità

Fatti quindi coraggio, fratello in Cristo carissimo; Dio non è mai perduto per i suoi cari né mai perderà i suoi cari, ma vuole ricordarci quanto siano fragili e malsicuri i beni terreni troppo amati dagli uomini, affinché spezziamo le catene della cupidigia che ci legano ad essi, catene dalle quali siamo impastoiati e trascinati, e affinché ci abituiamo a rivolgere tutto il nostro amore all'indirizzo di Colui dal quale non dovremo temere alcun danno.

Egli stesso ti esorta per mio mezzo: pensa con tutta l'energia dell'anima che sei Cristiano, che sei stato redento dal sangue di Colui che c'istruì, non solo con l'eterna sua sapienza ma pure con gli esempi della sua umana presenza, a disprezzare con moderazione le prosperità di questo mondo e a sopportare coraggiosamente le avversità, promettendoci in premio una felicità che nessuno potrà mai toglierci.

Ho scritto anche all'onorabile Conte una lettera, ma dipenderà da te se vorrai che gli sia fatta recapitare.

Non dubito che non potrà mancare, con l'aiuto di Dio, chi potrà recapitargliela, un vescovo o un prete o un altro qualunque.

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