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Lettera 247

Scritta dopo il 395.

Agostino rimprovera Romolo, una persona potente da lui generata a Cristo, di essere un severo e ingiusto esattore dei tributi, pagati dai coloni ai suoi amministratori; lo perdona delle offese ricevute da lui ( n. 1-3 ) minacciandogli il più rigoroso giudizio, se continuerà ad agire tirannicamente ( n. 1 e n. 4 ).

Agostino invia cristiani saluti a Romolo, dilettissimo signore e figlio

1 - Agostino biasima la esosità di Romolo verso i coloni

La verità talora è dolce, talora amara.

Quando è dolce, perdona; quand'è amara, guarisce.

Se non rifiuterai di bere la medicina che ti porgo in questa lettera, ti renderai conto di quanto ti ho detto.

Dio voglia che gl'insulti rivoltimi da te, non t'arrechino alcun danno come non l'arrecano a me!

Voglia inoltre Dio che l'ingiustizia, da te commessa verso individui infelici e poveri, almeno non ti nuoccia più di quanto nuoce a coloro che la subiscono da parte tua!

Essi infatti sono afflitti per breve tempo, tu invece bada quali castighi ti vai accumulando per il giorno della vendetta e della rivelazione del giusto giudizio di Dio, che ricompenserà ciascuno secondo le sue azioni. ( Rm 2,5-6 )

Io scongiuro la sua misericordia affinché ti faccia ravvedere quaggiù nel modo che sa lui, anziché serbarti il castigo per quel giorno in cui non vi sarà più possibilità di ravvedersi; scongiuro la misericordia di Colui che ti concesse il suo timore, ( Ger 32,40; Bar 3,7; Ml 2,5; Sir 36,2 ) ( in virtù del quale non dispero della tua salvezza ), affinché apra la tua mente per farti vedere le ingiustizie che hai compiute, e ne abbia orrore e ti possa ravvedere.

A te queste colpe sembrano lievi, quasi un'inezia, mentre sono tanto gravi che, quando avrai vinto la tua cupidigia e potrai esaminarle attentamente, bagnerai di lacrime la terra per ottenere misericordia da Dio.

Se invece sono io nel torto chiedendoti che dei poveri e infelici non siano costretti a pagare due volte l'imposta dovuta e consegnata dai coloni al loro esattore, poiché essi sono sottoposti ad un fattore ed ubbidiscono ai suoi ordini, non potrà neppure lui negare d'averla ricevuta.

Se dunque ho torto io di ritenere ch'è ingiusto esigere due volte l'imposta da persone che possono pagarla a malapena una volta sola, fa' ciò che vuoi; se invece capisci che ciò è ingiusto, fa ciò ch'è giusto, fa' quello che Dio comanda e che io prego che tu faccia.

2 - Agostino perdona le offese ricevute da parte di Romolo

Non tanto per quegli sventurati - lo sa Colui che io temo - quanto per te stesso io ti supplico - come sta scritto - che ti prenda pietà dell'anima tua rendendoti accetto a Dio. ( Sir 30,24 )

Ora veramente ti si dovrebbero rivolgere non già preghiere, ma rimproveri poiché sta anche scritto: Colui che io amo, lo riprendo e lo castigo. ( Ap 3,19 )

Se tuttavia si trattasse di pregarti a mio favore, forse io non ti pregherei; ma, poiché devo pregarti nel tuo interesse, ti prego di non danneggiare te stesso con l'ira, d'essere in pace con te stesso affinché sia in pace con te Colui al quale tu rivolgi le tue suppliche.

Sabato mandai ad avvisarti, mentre eri ancora a pranzo, di non andartene via dalla città prima d'esserti incontrato con me.

Tu mi facesti sapere che l'avresti fatto.

La domenica ti alzasti e - a quanto mi è stato riferito - venisti in chiesa a pregare e te ne andasti senza volermi incontrare.

Dio ti perdoni! Che cos'altro dovrei dirti? Solo che Dio sa quanto io lo desidero.

Ma io so pure che, se non ti ravvederai, ti attende la sua giustizia.

Avendo riguardo verso di te, lo avrai anche verso di me, poiché io non sono tanto miserabile e lontano dal cuore di Cristo, da non sentire una profonda ferita al mio cuore quando si comportano così coloro che ho generati nel suo Vangelo. ( 1 Cor 4,15 )

3 - Un podere procurato con frode

Tu replicherai: " Ma io non avevo dato loro l'ordine di consegnare l'imposta a Ponticano ".

A ciò ti si risponderà: " Ma tu ordinasti loro d'essere sottoposti a Ponticano ".

I coloni inoltre non potevano capire chiaramente fino a qual punto dovevano ubbidire o meno, soprattutto per il fatto che quello esigeva quanto sapevano di dover pagare.

Essi invece avrebbero dovuto avere un tuo ordine scritto da mostrare al tuo esattore, se avesse preteso una somma da te non voluta, e da leggere alla loro volta a lui, per mostrare che non avrebbero dovuto pagare tranne che nel caso che avessero ricevuto un tuo ordine scritto.

Infatti, se tu solo a voce hai proibito di non dar nulla all'esattore, è difficile ch'essi se ne ricordino, è difficile che tu stesso ti ricordi se hai dato un ordine siffatto ad essi o ad altri o a tutti, soprattutto perché, anche adesso, hai sentito dire che il denaro era stato consegnato a un altro esattore ed è in buone mani e non t'è dispiaciuto che quelli l'abbiano dato.

Ma avendo io aggiunto: " E se costui si fosse appropriato del denaro, avrebbero forse i coloni dovuto pagare un'altra volta? ", all'improvviso ti dispiacque di nuovo che i coloni avessero pagato.

Spesso inoltre mi avevi detto di non aver mai incaricato di far le tue veci né Valerio né Agnese, ma a un tratto, mentre si discuteva del vino poiché dovevano avvertire se il vino cominciava a inacidire e a te si diceva che Valerio era assente, ti dimenticasti - credo - quello che mi avevi detto tante volte e affermasti che avrebbero dovuto mostrarlo ad Agnese e fare secondo il suo consiglio.

Allora io ti dissi: " Ma tu di certo non sei solito incaricare questi due di far le tue veci! " e tu mi rispondesti: " Ma Agnese aveva un mio ordine scritto ", come se coloro ai quali tu dai qualche incarico leggessero i tuoi ordini scritti ai campagnoli, per convincerli che l'ordine viene da te!

Poiché però essi vedono il modo con cui tu dai il comando, non possono credere naturalmente, che gli esattori abbiano la presunzione e la temerità d'arrischiarsi a fare alcunché se non è stato dato loro il potere da te.

Non è quindi chiaro, tra simili incertezze, quali siano i tuoi ordini e perciò i coloni non possono tenere per certa e sicura nessuna cosa se non qualora abbiano ricevuto da te un ordine scritto da esibire a tutti, in modo che ubbidiscano solo ai tuoi ordini scritti, allorché devono consegnare qualcosa agli esattori.

4 - Agostino teme più per Romolo che per i suoi coloni

Ma che bisogno c'è di stare a discutere tanto a lungo con te e renderti più gravi con le parole le tue occupazioni, col pericolo che, sdegnandoti tu per le mie parole, voglia incrudelire contro individui sventurati?

Sarà loro imputato a merito il fatto che sopportano il tuo sdegno per la tua salvezza, per la quale io mi intrattengo a parlare sì a lungo; quanto a te invece non voglio dirti qualcosa di più grave perché non creda ch'io te la dica, non già avendo paura ma desiderando con malanimo una simile cosa.

Temi Dio, se non vuoi rimanere ingannato.

Chiamo Dio a testimonio sulla mia anima ( 2 Cor 1,23 ) che parlo così, preoccupato più per la tua sorte che per quella di coloro per i quali ti do l'impressione d'intercedere.

Se mi credi, Dio sia ringraziato; se invece non mi credi, io mi consolo con queste parole del Signore: Porgete il vostro saluto dicendo: " Pace a questa casa! "; se c'è uno che la meriti, la vostra pace riposerà su di lui; se invece ne è indegno, a voi tornerà la vostra pace. ( Mt 10,12-13 )

Ti protegga la misericordia di Dio, o mio carissimo signore e figlio.

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