Padri/Agostino/Lettere/061.txt Lettera 61 Scritta forse alla fine del 401 o poco dopo. Agostino ripete a Teodoro che i Cattolici non odiano i Donatisti, ma il loro errore ( n. 1 ) e lo prega di mostrare loro la presente lettera per rassicurarli che, se abiureranno i loro chierici saranno ricevuti col loro grado e dignità ( n. 2 ). Agostino al dilettissimo fratello Teodoro 1 - Odiare l'errore, amare gli erranti Trattando la tua Benevolenza con me sul modo di accogliere nella Chiesa i chierici provenienti dalla setta di Donato, qualora volessero diventare cattolici, mi è piaciuto ripeterti, anche con la presente, la risposta che allora ti diedi, affinché, se qualcuno t'interrogherà su questo argomento, tu possa mostrare, pure con questa lettera scritta di mia mano, che cosa pensiamo o come ci comportiamo a tal riguardo. Sappi dunque che nei Donatisti noi detestiamo solamente la loro discordia per cui sono diventati scismatici o eretici, poiché non conservano né l'unità né la verità della Chiesa Cattolica; li condanniamo per il fatto che non mantengono la pace col popolo di Dio sparso su tutta la faccia della terra e per il fatto che non riconoscono il Battesimo di Cristo nelle persone [ già battezzate ]. Biasimiamo come un male l'errore ch'essi possiedono, mentre riconosciamo in essi e veneriamo e onoriamo come un bene il nome di Dio e il suo sacramento, che essi possiedono. Per questo motivo compiangiamo gli erranti e desideriamo guadagnarli a Dio mediante la carità di Cristo, affinché il santo Sacramento che fuori della Chiesa hanno per loro rovina, nella pace della Chiesa lo abbiano per la salvezza. Se dunque si toglieranno di mezzo i mali degli uomini e si onoreranno i beni di Dio, ci sarà la concordia fraterna e l'amabile pace, di modo che nel cuore degli uomini la carità di Cristo trionfi sulle ispirazioni del diavolo. 2 - A nulla vale la carità senza l'unità Quando pertanto vengono da noi gli scismatici Donatisti, noi non accogliamo i loro difetti, cioè la discordia e l'errore, ma questi sono tolti di mezzo quali impedimenti della concordia e abbracciamo i fratelli; li abbracciamo rimanendo con essi, come dice l'Apostolo: nell'unità dello spirito, nel vincolo della pace, ( Ef 4,3 ) e riconoscendo in essi i benefici di Dio e cioè non solo il santo Battesimo, ma anche la benedizione dell'ordinazione, la professione della continenza, il voto della verginità che li ha contrassegnati del suo sigillo, la fede nella Trinità e tutti gli altri benefici che possono esservi: benefici che sebbene fossero in essi, tuttavia non giovavano loro nulla dal momento che non vi era la carità. ( 1 Cor 13,3 ) Chi può dire di avere la carità di Cristo, quando non abbraccia la sua unità? Quando dunque vengono alla Chiesa Cattolica, non vi ricevono ciò che già avevano ma, affinché cominci a giovare loro ciò che già avevano, vi ricevono ciò che non avevano. Poiché qui ricevono la radice della carità nel vincolo della pace e nella comunione dell'unità, affinché tutti i sacramenti della verità ch'essi hanno servano loro non per essere condannati ma liberati. Poiché i sarmenti non devono gloriarsi di essere legno non dei rovi ma della vite. ( Rm 11,18 ) Se infatti non vivranno nella radice, saranno gettati nel fuoco nonostante tutta la loro apparenza. Di alcuni rami troncati l'Apostolo poi dice che Dio è potente per reinnestarli. ( Rm 11,23 ) Perciò, dilettissimo fratello, a tutti quelli che per caso vedrai dubitare in quale grado saranno accolti da noi, mostra loro questo scritto dai caratteri a te ben noti e se lo vorranno tenere per sé, lo tengano pure, poiché chiamo Dio a testimonio sull'anìma mia che li accoglierò in modo che mantengano non solo il battesimo già ricevuto, ma pure l'onorario pattuito e il mantenimento.