Padri/agostino/Lettere/119.txt Lettera 119 Scritta nel 410. Consenzio pone ad Agostino questioni sulla Trinità, quali la relazione tra le due nature in Cristo, fra le tre Persone divine ( n. 1-5 ) ed afferma che tali delucidazioni saranno utili a molti ( n. 6 ). Consenzio saluta il santo e beatissimo padre Agostino 1 - La ragione e la fede nelle verità rivelate Al tuo santo fratello, il vescovo Alipio, ammirabile per tante virtù del suo animo, avevo già esposto in poche parole l'oggetto specifico della presente domanda nella speranza che si degnasse di raccomandarti la mia istanza. Purtroppo, poiché hai dovuto recarti in villa, sono stato privato della possibilità di un incontro personale con te: per questo ho preferito esporti per lettera la mia preghiera, anziché rimanere nell'ansia e nell'incertezza della aspettativa; e ciò soprattutto perché, se comprenderai la necessità d'accordarmi il favore richiesto, la tua mente si troverà nella condizione migliore per penetrare i profondi misteri, in quanto adesso ti trovi in un luogo lontano dal chiasso e dalle distrazioni. Io poi sono intimamente e pienamente convinto che la verità riguardante la natura di Dio deve raggiungersi più con la fede che con la ragione: se la dottrina della santa Chiesa potesse comprendersi per mezzo della ragione e non in virtù del sentimento religioso della fede, nessuno, tranne i filosofi e i professori, arriverebbero al possesso della felicità. A Dio però, che ha scelto le cose deboli di questo mondo per confondere i forti, è piaciuto di salvare i credenti mediante la stoltezza della predicazione; ( 1 Cor 1,27 ) quando perciò si tratta di problemi teologici, non si deve andare in cerca d'argomenti razionali, quanto piuttosto è da seguire l'autorità dei santi. Eccone una prova: se avessero prestato fede alle Sacre Scritture anziché alle proprie argomentazioni, non avrebbero persistito nella loro eresia gli Ariani, i quali considerano il Figlio minore del Padre, mentre noi lo confessiamo generato dal Padre; allo stesso modo i Macedoniani non avrebbero cacciato via dall'eccelso trono della divinità lo Spirito Santo, che noi non crediamo né generato né non generato. 2 - Consenzio si affida al magistero di Agostino Ciononostante ascoltami, o ammirabile uomo, poiché il Padre nostro, il quale è il solo a conoscere i misteri ed ha la chiave di Davide ( Ap 3,7 ) ti ha concesso la grazia di penetrare con l'acuto sguardo della tua mente limpidissima il mirabile congegno dei cieli e contemplare a faccia scoperta la gloria del Signore. ( 2 Cor 3,18 ) Nella misura in cui Colui, che ha infuso nella tua mente un pensiero così profondo, ti concederà anche la facoltà di esprimerlo, spiegaci qualcosa dell'ineffabile natura di Dio; per quanto puoi e con il suo aiuto, sforzati di esprimere con parole un'immagine della sua natura. Se non ci verrai in soccorso tu, come guida e maestro, per un'impresa così ardua, la nostra mente avrà paura di fissare lo sguardo nella natura stessa di Dio, come accecata dalla sua sfolgorante luce. Penetra dunque nella nube oscurissima dei misteri di Dio, ove il nostro sguardo non può entrare. Correggi anzitutto in me e poi nei miei libri la soluzione di certe questioncelle che riconosco sbagliate, poiché preferisco seguire con la fede l'autorevole giudizio della Santità tua, anziché avere idee storte a causa di argomentazioni della mia mente sedotta da false immaginazioni. 3 - Le due nature in Gesù Cristo Ora io, con tutta la prudente semplicità del mio spirito, ho sentito dire ed ho creduto che nostro Signore Gesù Cristo è luce secondo quanto sta scritto: Fate conoscere di giorno in giorno come una lieta novella la felicità promessaci da Dio, ( Sal 96,2 ) come è detto pure nella Sapienza di Salomone: È candore di luce eterna. ( Sap 7,26 ) Credevo quindi, pur non arrivando a una fede degna di sì alto mistero, che Dio è potenza infinita di luce inconcepibile, della quale la mente umana ( a qualunque altezza possa innalzarsi col pensiero ) non può giudicare la natura né misurare il volume né immaginare la forma; pensavo tuttavia che è qualcosa, qualunque essa sia, dotata d'incomparabile e inconcepibile bellezza, che almeno Cristo può vedere anche con gli occhi del corpo. Orbene, verso la fine del mio primo libro, come certamente hai la bontà di ricordare, volendo dimostrare che il Signore Gesù Cristo, cioè l'uomo assunto, possiede la divina potenza senza perdere la materia della carne umana da Lui assunta, avevo spiegato che nelle sue viscere era sparita solo la debolezza: a questo punto mi è stata fatta la seguente obiezione: se l'uomo assunto da Cristo s'è trasformato in Dio, non doveva essere localizzato in uno spazio determinato; perché dunque dopo la risurrezione disse: Non toccarmi, poiché non sono ancora asceso al Padre mio. ( Gv 20,17 ) 4 - La Trinità e l'Unità di Dio Mentre dunque mi sforzavo di dimostrare che Cristo è dovunque con la potenza, ma non con le azioni, con la divinità ma non col corpo, ho scritto sull'unità di Dio e la trinità delle Persone espressioni di questo tenore: V'è un solo Dio, ma tre Persone. Dio è in sé indistinto, mentre le Persone sono distinte tra di loro. Dio è presente in tutte le cose e al di sopra di tutte, abbraccia gli esseri infimi, riempie quelli intermedi, trascende i più sublimi; si diffonde oltre l'universo e per l'universo; le Persone della Trinità invece, sussistendo in se stesse, si distinguono per le rispettive proprietà né si confondono mescolandosi tra di loro. Dio dunque è uno solo ed è dovunque, poiché non può essercene un altro oltre a Lui, né vi è spazio vuoto in cui possa essercene un altro. Tutte le cose sono piene di Dio e non v'è nulla al di sopra di Dio. Lo stesso unico Dio è nel Padre, nel Figlio e nello Spirito Santo; perciò il Padre e il Figlio e lo Spirito Santo non sono altrettanti dèi, ma uno stesso ed unico Dio. Il Padre non è il Figlio e il Figlio non è lo Spirito Santo. Il Padre è nel Figlio e il Figlio nel Padre e lo Spirito Santo in ambedue, poiché Dio, uno ed indivisibile, abita nelle tre Persone: tre per numero ma non per grado, e non distinte per potenza. Tutto ciò che appartiene al Padre, appartiene pure al Figlio; tutto ciò che appartiene al Figlio appartiene pure al Padre e tutto ciò che appartiene a loro due appartiene pure allo Spirito Santo, poiché possiedono non una sostanza quasi uguale, ma la medesima sostanza della uguale, identica, indivisibile divinità. Nessuna delle tre Persone è quindi superiore all'altra per maestà o per età, poiché l'assoluto non può dividersi, così come nell'assoluto non può esservi neppure qualcosa che possa separarsi in modo da rimanere una parte maggiore ad una e minore ad un'altra. Per quanto riguarda invece le Persone non è così, poiché la Persona del Padre non è quella del Figlio, né la Persona del Figlio è quella dello Spirito Santo. Una sola dunque è la potenza posseduta dalla potenza delle tre Persone, una sola è la sostanza nella quale sussistono le tre Persone. Per questo motivo il Padre e il Figlio e lo Spirito Santo sono dovunque rispetto alla maestà, poiché sono una sola cosa, mentre soltanto riguardo alle Persone ciascuna è in se stessa, poiché sono tre Persone distinte. Svolgendo concetti consimili sono arrivato alla conclusione che le Persone sono presenti ovunque ma riconfermando [ quanto detto sulla sostanza ], che è una e identica e che è per la sua maestà sopra i cieli, di là dai mari e oltre gli abissi. Da ciò dimostravo doversi trarre la conclusione che l'uomo, assunto da Cristo, divenuto Dio, non ha perduto la natura da Lui assunta ma non deve essere considerato una quarta persona. 5 - Impossibile immaginare l'essenza di Dio A te però è stato concesso, a mio parere, di penetrare il cielo con l'acume del tuo pensiero, poiché verace è Colui che ha detto: Beati i puri di cuore perché vedranno Dio. ( Mt 5,8 ) Tu quindi innalzi la purezza della tua mente sopra tutte le stelle fino alla contemplazione e dici che Dio non deve essere pensato come un corpo. In realtà quand'anche s'immaginasse una luce mille volte più smagliante e più intensa di quella del sole, non ci si potrebbe formare alcuna immagine che abbia una certa somiglianza con Dio, poiché tutto quello che si può vedere è sempre qualcosa di materiale. Ma allo stesso modo che non possiamo pensare come qualcosa di corporeo la giustizia e la pietà se non forse immaginando una creatura femminile ( come erroneamente la concepivano i pagani ) così pure dobbiamo pensare Iddio senza ricorrere per quanto ci è possibile ad alcuna immaginazione della fantasia. A me poi che a mala pena posso percepire con la mia debolissima mente ragionamenti troppo sottili, sembrava che nella giustizia, considerata come sostanza, non potesse esserci alcunché di vivo; finora quindi non riesco a pensare Iddio, ch'è natura vivente, come un essere simile alla giustizia, appunto perché la giustizia vive non in se stessa ma in noi, o meglio siamo noi a vivere secondo la giustizia, mentre la giustizia non vive affatto di vita propria, salvo che per caso si affermi che la giustizia non è il sentimento umano della giustizia, ma quella che si identifica con Dio. 6 - Rinnovata istanza d'essere illuminato Vorrei quindi venire rassicurato in proposito non solo con una risposta a viva voce, ma più completamente con una tua lettera. Non sta affatto bene che i tuoi consigli ritraggano soltanto me dalla via dell'errore in cui siamo molti a camminare. Purtroppo nelle isole in cui abitiamo, molti, mentre avanzavamo sul retto sentiero, sono andati a imboccare senz'avvedersene nel viottolo di questo tortuoso errore. Vi sarà forse qui un Agostino, al cui autorevole giudizio cedere, al cui insegnamento credere, dal cui ingegno lasciarsi vincere? O forse, spinto dal tuo affetto paterno, tu preferisci guidarmi con segreti consigli, anziché indirizzarmi un rimprovero come ad un compagno fuorviato? No, il tuo rimprovero non sarà né inutile né sgradevole, dal momento che desidero avanzare speditamente più per il bene dell'anima che per essere lodato dal mondo, soprattutto se penso che un tale rimprovero potrà recare vita e lode non solo a me, ma pure agli altri. Sicuro: penso che nessuno potrebbe essere così ingiusto che, per il fatto che una volta sono uscito dalla retta via, preferisca accusarmi di stoltezza anziché andare adagio ed aver la prudenza di giudicarmi per l'indirizzo giusto da me scelto. Non si Possono infatti giudicare stolti coloro, ai quali l'apostolo Paolo, affinché non corressero a casaccio, rivolgeva il suo ammonimento: Correte anche voi in modo da raggiungere la mèta. ( 1 Cor 9,24 ) È necessario quindi che io non solo lasci la via finora percorsa, ma trovi chi me la sbarri e me la tronchi addirittura, affinché per caso non tragga in inganno altri con la falsa apparenza dell'amore. Ma oltre a ciò, se non erro, t'ho scelto non tanto per farti leggere i libri da me pubblicati, quanto per farteli esaminare e correggere. Difatti nella lettera, da me premessa come piccola prefazione ai miei libri, si legge la seguente espressione: '' Ci è piaciuto di fissare l'ondeggiante barchetta della nostra fede al giudizio del beato vescovo Agostino ". Perché dunque tu, che sei maestro insuperato della dottrina cristiana, perché mai esiti a riprendere apertamente un tuo figlio al fine di correggerlo, dal momento che l'àncora del tuo giudizio non mi può dare sicura stabilità se non morde profondamente? Ora, non può considerarsi in realtà soltanto lieve e biasimevole una discussione, in cui non solo si corre il pericolo di non far proseguire la verità, ma in cui - come hai detto tu stesso con tanta forza - l'accecamento dello spirito conduce al peccato d'idolatria! Ebbene, io vorrei che tale questione fosse da te discussa con circospezione e prudenza, in modo che la limpidezza del tuo sapere e del tuo ingegno dissipasse la nebbia della mia mente. In tal modo quel che ora non sono capace di pensare, potrei poi vederlo con gli occhi del mio spirito, una volta spiegato chiaramente dalla luce della tua intelligenza. Ti auguro, signore mio santo e padre beatissimo, d'essere sano e d'arrivare dopo una vita felice al possesso del regno celeste; ricordati ognora di me.