Padri/Agostino/Lettere/166.txt Lettera 166 Libro sull'origine dell'anima Scritta nel 415. Agostino invia a Girolamo la lettera per mezzo di Orosio ( n. 1-2 ); convinzioni di Agostino sull'anima ( n. 3-5 ). Il quesito: d'onde la colpa dell'anima? ( n. 6 ) Agostino chiede come contro i Pelagiani possa difendersi il " creazionismo " ( n. 7-9 ), che presenta molte difficoltà riguardo alla condizione dei bambini e alla loro eterna sorte se muoiono senza battesimo ( n. 10-25 ). Agostino vuole testi della S. Scrittura inequivocabili e argomenti apodittici, capaci di provare la tesi di Girolamo e di salvare la fede cattolica ( n. 26-28 ). Agostino a Girolamo 1.1 - Oh, se Girolamo fosse vicino! Il nostro Dio, che ci ha chiamati al suo regno e alla sua gloria, ( 1 Ts 2,12 ) l'ho pregato, mio santo fratello Girolamo, e lo prego tuttora affinché voglia rendere fruttuoso per entrambi lo scritto che ti mando per chiederti d'illuminarmi su un problema che non so risolvere. Quantunque tu sia più avanzato di me negli anni, tuttavia anch'io sono già anziano, eppure mi rivolgo lo stesso a te per aver suggerimenti. Quando ho bisogno d'istruirmi su qualcosa, nessuna età può sembrarmi avanzata, poiché, sebbene ai vecchi stia bene più insegnare che imparare, è meglio tuttavia che diventino discepoli anziché rimanere ignoranti su ciò che debbono insegnare. In mezzo a tutti i crucci che mi tormentano quando mi trovo ingolfato in questioni assai difficili, non c'è nulla che mi affligga tanto quanto la lontananza così grande della tua Carità, che a mala pena è possibile farti avere una mia lettera e riceverne una da te senza che passino, non dico giorni o mesi, ma alcuni anni, mentre, se fosse possibile, vorrei averti ogni giorno qui con me per poterti parlare di qualsiasi argomento che mi garbasse. Comunque, anche se non riesco a effettuare tutto ciò che vorrei, non sono obbligato a tralasciare ciò che adesso posso fare. 1.2 - Agostino invia quesiti per mano di Orosio È arrivato da me un giovane timorato di Dio, nostro fratello per la pace che conserva con la Chiesa, nostro figlio per l'età, nostro collega per la dignità del sacerdozio: è un certo Orosio, sveglio d'ingegno, abile nel parlare, appassionato allo studio, desideroso d'essere uno strumento utile nella casa del Signore, ( 2 Tm 2,21 ) per poter confutare le false e funeste dottrine che tra le anime degli Ispani hanno fatto strage molto più dolorosa di quanto non l'abbiano fatta di corpi umani le spade dei barbari. Egli s'è affrettato a venire da me fin dalle spiagge dell'Oceano, spinto da quanto aveva sentito dire, che cioè da me avrebbe potuto avere una risposta su tutte le questioni ch'avrebbe voluto conoscere, quali ch'esse fossero. Orbene, la sua venuta gli ha pur procurato qualche frutto: anzitutto quello di non dar molto retta alle voci che corrono su di me; in secondo luogo, gli ho spiegato quanto ero in grado di fare; riguardo invece a quanto non sono riuscito a spiegargli l'ho consigliato ed esortato a recarsi da te. Egli ha accolto con gioia e con sottomissione questa mia proposta, anzi direi questo mio comando, e l'ho pregato che nel viaggio di ritorno da te per recarsi a casa sua, passasse da me. Avutane la promessa, ho creduto che questa fosse un'occasione concessami dal Signore di scriverti su gli argomenti che desidero sapere da te. Stavo cercando proprio qualcuno da mandarti ma non mi si presentava facilmente alcuno capace di compiere il favore con fedeltà, ubbidire con alacrità, e abituato a viaggiare. Così, appena ho fatto conoscenza con questo giovane, non ho potuto dubitare ch'era proprio lui il tipo che domandavo al Signore. 2.3 - Non è parte di Dio l'anima immortale Ricevi pertanto questi quesiti, ai quali ti prego, per favore, di darmi spiegazioni ragionate. Il problema dell'anima mette in imbarazzo parecchi, tra i quali confesso d'essere anch'io. Ti manifesterò anzitutto i punti che io credo inconcussi riguardo all'anima e poi quelli che vorrei tu mi spiegassi. L'anima umana è immortale secondo un suo modo di essere particolare, non in modo assoluto come lo è Dio, di cui sta scritto che è il solo a possedere l'immortalità, ( 1 Tm 6,16 ) poiché la S. Scrittura parla spesso della morte delle anime, come nel passo che dice: Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; ( Mt 8,22; Lc 9,60 ) nel senso che l'anima allontanatasi da Dio muore ma senza tuttavia cessar affatto di vivere nella propria natura: se quindi per un aspetto è mortale, non è senza ragione che viene detta immortale. L'anima non è una particella di Dio, poiché, se lo fosse, sarebbe assolutamente immutabile e incorruttibile, e così non potrebbe né peggiorare né migliorare né potrebbe cominciare ad avere qualcosa che prima non aveva né cessare di possedere qualcosa che aveva anteriormente nell'ambito delle sue passioni o impressioni. Quanto invece sia mutevole a questo riguardo, non occorre provarlo con argomenti estrinseci; ne ha coscienza chiunque rivolga la niente a se stesso. Quelli che pretendono che l'anima sia una particella di Dio s'ingannano dicendo che le macchie e le brutture che osserviamo nelle persone depravate, che le debolezze e le malattie, le quali sappiamo per esperienza essere in tutti gli uomini, non le derivano da essa ma dal corpo. Che importa l'origine della malattia, dal momento che, se fosse immutabile, non potrebbe, per qualunque causa si voglia, essere ammalata? Ciò deriva dal principio che quanto è immutabile e incorruttibile nel vero senso della parola non può essere mutato o corrotto dall'aggiunta d'alcun nuovo elemento. Se non fosse così, anche la carne, e non solo la carne di Achille - come narrano le favole - ma ogni carne sarebbe invulnerabile, se non le capitasse alcun accidente. Non è, dunque, immutabile una sostanza se in qualche modo, per una causa qualunque, in qualche sua parte è passibile di mutazione. Sarebbe, per altro verso, una bestemmia credere che Dio non sia immutabile veramente e nel grado più alto. L'anima dunque non è una particella di Dio. 2.4 - L'anima è spirituale Che l'anima sia anche incorporea confesso d'esserne convinto anche se riesce difficile convincerne le persone piuttosto ottuse. Ma per non intavolare una discussione superflua sulla terminologia né doverla giustamente subire io ( poiché, quando s'è d'accordo sulla realtà delle cose, non c'è bisogno d'intavolare una disputa sul loro nome ), se fosse corpo ogni sostanza o essenza o - se è più appropriato chiamarla così - tutto ciò che in qualche modo è sussistente, l'anima in tal caso sarebbe un corpo. Allo stesso modo, se si vuol chiamare incorporea la sola sostanza ch'è perfettamente immutabile ed è tutta intera in ogni dove, l'anima sarebbe un corpo, poiché essa non possiede nessuno di quegli attributi. Inoltre se non è corpo nient'altro che ciò che si trova nello stato di quiete o in movimento nello spazio fisico occupandolo con una certa lunghezza, larghezza, larghezza e altezza in modo da occupare con la propria parte più grande uno spazio maggiore e con quella minore uno spazio minore in una parte che nell'intero, allora l'anima non è un corpo. L'anima infatti si estende per tutto il corpo ch'essa rende animato non mediante una diffusione nello spazio ma proprio mediante la sua tensione vitale. Poiché essa è presente tutta intera simultaneamente in ogni parte del corpo non già minore nelle parti meno estese e maggiore in quelle più estese, ma con una tensione maggiore in alcune e minore in qualche altra ed è tutta in tutte le parti e tutta nelle singole parti del corpo. Per lo stesso motivo, quando l'anima percepisce una sensazione in una sola parte del corpo, essa è intera a percepirla; se per esempio nella carne viva si tocca un punto sia pure con la punta d'un ago, sebbene quel punto non solo non abbia l'estensione dell'intero corpo, ma sia appena visibile nel corpo, tuttavia la sensazione è percepita dall'anima intera; la sensazione inoltre non si diffonde in ogni parte del corpo ma è avvertita solo nel punto in cui si produce. E come avviene allora che giunge immediatamente a tutta l'anima un'eccitazione che non agisce su tutto il corpo, se non perché essa si trova dove si produce la sensazione, senza peraltro abbandonare tutte le altre parti del corpo al fine di trovarsi tutta in quel punto? Tant'è vero che in virtù della sua presenza vivono anche le altre parti dove non si è prodotta l'eccitazione. Se però questa si verificasse, l'anima tutta intera percepirebbe entrambe le sensazioni. L'anima quindi non potrebbe essere tutta e simultaneamente in tutte e in ciascuna parte del suo corpo contemporaneamente, se in esse fosse diffusa al modo in cui vediamo i corpi estesi nello spazio occupare spazi minori con le parti meno estese e spazi maggiori con le parti più estese. Se dunque dovessimo dare all'anima il nome di corpo, non sarebbe comunque un corpo simile a quelli terreni o a quelli liquidi o aerei o eterei, poiché queste specie di corpi occupano uno spazio maggiore quando sono più grandi e uno spazio minore quando sono più piccoli e nessuno di essi è interamente presente in alcuna sua parte; e come lo spazio è divisibile in parti, così queste vengono occupate dalle rispettive parti dei corpi. Si comprende perciò come l'anima - la si debba chiamare corpo o sostanza incorporea - possiede una sua natura specifica, creata con una sostanza più eccellente di tutti i suddetti elementi che formano la massa del mondo, natura che non può essere pensata nella sua vera essenza immaginandola come le realtà materiali che percepiamo coi sensi esterni; essa invece la si comprende con l'intelletto e la si avverte nell'esperienza vitale. Non parlo di queste cose per insegnarle a te, poiché ti sono ben note, ma per farti conoscere quali sono i punti riguardanti l'anima che io credo indiscussi. In tal modo, quando arriverò ai punti sui quali chiedo spiegazioni, nessuno potrà pensare che io non ho alcun concetto dell'anima ben radicato nelle mie convinzioni. 2.5 - L'anima, caduta per sua colpa, è redenta da Dio Sono certo anche di questo: se l'anima è caduta in peccato, non è stato per alcuna colpa o necessità di Dio o per alcuna necessità della propria natura, ma per volontà sua personale e non può liberarsi di questo corpo di morte ( Rm 7,24 ) né di sua propria volontà, come se per farlo avesse in se stessa una forza sufficiente, né per la morte del proprio corpo, ma solo in virtù della grazia di Dio per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore; ( Rm 7,25 ) inoltre in tutto il genere umano non esiste assolutamente nessun'anima che per esserne liberata non abbia bisogno del Mediatore tra Dio e gli uomini, cioè dell'uomo Cristo Gesù. Qualunque poi sia l'anima che esce dal corpo, a qualsiasi età del corpo, senza la grazia del Mediatore e il sacramento da lui istituito, è destinata alla pena e nell'ultimo giudizio riprenderà il corpo per il castigo. Se invece, dopo la generazione umana, ch'è incominciata da Adamo, viene rigenerata in Cristo venendo a far parte della sua Chiesa, dopo la morte il suo corpo troverà riposo e riprenderà il corpo per entrar nella gloria. Questi sono i capisaldi che io credo in modo assolutamente fermo a proposito dell'anima. 3.6 - D'onde la colpa dell'anima Sta ora a sentire, per favore, i punti sui quali chiedo spiegazione e non pigliarti gioco di me in modo che non si faccia beffe di te Chi s'è degnato di esporsi alle beffe per noi. Ecco il quesito: dov'è che l'anima s'è macchiata del peccato, per causa del quale è trascinata nella condanna anche quella del bambino colpito da morte prematura se non gli viene in aiuto la grazia di Cristo mediante il sacramento del battesimo che si conferisce anche ai bambini? Tu non appartieni al numero di coloro i quali hanno cominciato a buttar fuori nuove teorie, affermando che da Adamo non viene trasmessa alcuna colpa che in un bambino debba esser lavata col battesimo. Se io sapessi che tu hai tali idee, o meglio se io non sapessi che tu non le hai per nulla, non ti chiederei affatto spiegazioni su questo argomento e non penserei neppure a porti il quesito enunciato in principio. Ma sappiamo benissimo che su questo argomento il tuo parere è concorde con la inoppugnabile fede cattolica in base alla quale, confutando le ciance e le panzane di Gioviniano, ti sei servito come prova del seguente passo del libro di Giobbe: Nessuno è esente da macchia al tuo cospetto, neppure un bambino che abbia un sol giorno di vita sulla terra; ( Gb 15,4-5 sec. LXX ) ed hai aggiunto: E siamo ritenuti colpevoli a somiglianza di Adamo che ha prevaricato. ( Rm 5,14 ) Anche il tuo libro sul profeta Giona spiega molto bene e molto chiaramente questo punto, poiché lì affermi che giustamente i bambini ( di Ninive ) furono sottoposti a forzato digiuno per causa dello stesso peccato originale. Ecco perché non mi pare fuori proposito domandarti: quand'è che l'anima s'è macchiata di questa colpa per cui è necessario che, per esserne liberata anche in quell'età, le sia amministrato il sacramento della grazia di Cristo? 3.7 - Quattro tesi sull'incarnazione dell'anima nel Libero arbitrio Io, a dirti il vero, scrivendo alcuni anni fa certi libri Sul libero arbitrio, che sono venuti nelle mani di molti e tutt'ora posseduti da moltissimi, passavo in rassegna quattro teorie sull'infusione dell'anima nel corpo e cioè: le anime derivano tutte per generazione dall'unica che fu data al primo uomo? Oppure vengono create tutt'ora per ogni singolo uomo? Oppure, ammesso che preesistano in qualche luogo, vengono infuse da Dio o scendono da se stesse nei corpi? Avevo pensato di esporle in modo che, qualunque di esse fosse quella vera, non rendesse vano lo sforzo che in quel tempo impegnava tutte le mie risorse intellettive contro coloro i quali tentano d'introdurre, in opposizione a Dio, una sostanza dotata dell'intrinseco principio del male, cioè contro i Manichei. Nulla infatti avevo ancora sentito dire dei Priscillianisti, i quali vanno blaterando bestemmie non molto dissimili da quelle dei Manichei. Non vi ho aggiunta la quinta teoria, quella cioè da te ricordata allo scopo di non tralasciarne alcuna assieme alle altre nella tua risposta a Marcellino, persona di santa memoria e a noi carissima nell'amore di Cristo, quando t'interrogava su questo problema: secondo tale teoria l'anima sarebbe una particella di Dio. Non ho esaminato questa teoria anzitutto perché questa non riguarda il modo come l'anima entra nel corpo umano ( ed è questo il nostro problema ) ma la sua natura; in secondo luogo perché questa è l'opinione di coloro contro i quali allora combattevo e lo facevo soprattutto per distinguere la natura incolpabile e inviolabile del Creatore dai difetti e dalle macchie della creatura, dato che i Manichei sostengono che la sostanza stessa di Dio buono è stata corrotta, violata e trascinata - nella parte in cui fu attaccata - a peccare necessariamente dall'essenza del male al quale attribuiscono un principio proprio e indipendente. Ecco insomma quel che desidero sapere: messo da parte l'errore di questa teoria eretica, quale delle quattro rimanenti teorie deve essere scelta? Qualunque sia quella da scegliere, non dovrà mai essere in opposizione con la dottrina della fede che noi crediamo con assoluta certezza, che cioè ogni anima, anche quella di un bambino in tenera età, ha bisogno d'essere sciolta dalle catene del peccato, il che non è dato se non per grazia di Gesù Cristo crocifisso. 4.8 - La tesi di Girolamo: creazionismo Per non farla lunga, tu pensi certamente che Dio crei anche adesso di volta in volta un'anima per ogni persona che nasce. E perché contro questa tua opinione non si opponesse l'obiezione che Dio completò la creazione di tutte le creature nel sesto giorno e nel settimo si riposò, ( Gen 2,2 ) tu citi un passo del Vangelo: Il Padre mio continua a operare tuttora. ( Gv 5,17 ) Così infatti hai scritto a Marcellino nella lettera, in cui hai avuto la cortesia di ricordare con gran bontà anche me, dicendogli che in me aveva qui in Africa uno che avrebbe potuto spiegargli più facilmente la tua opinione. Ora, se avessi potuto farlo io, egli non avrebbe posto il quesito a te, lontano come sei, nel caso almeno che ti abbia scritto dall'Africa. Quando egli ti abbia scritto non lo so davvero. So soltanto che s'era accorto chiaramente della mia incertezza sull'argomento, per cui si decise a farlo senza sentire il mio parere. È vero, però che, se me l'avesse chiesto, ancora di più ve lo avrei esortato e l'avrei ringraziato della possibilità che avrebbe dato a noi tutti di scambiarci le vedute. Senonché tu hai preferito inviargli un biglietto invece di una vera risposta, per non sobbarcarti - credo - a una fatica inutile, dal momento che c'ero io che tu pensavi essere versatissimo sull'argomento sul quale t'aveva chiesto spiegazioni Marcellino. Ebbene, io desidero far mia la tua teoria, ma ti dico francamente che non è ancora la mia. 4.9 - Preferisce ascoltare un maestro che essere ascoltato qual maestro M'hai inviato degli scolari perché io insegni loro ciò che non so ancora io stesso. Insegnami allora quel che io devo insegnare Parecchi, a dirti il vero, mi chiedono con insistenza di far loro da maestro e io dichiaro loro che tra le altre cose che ignoro c'è pure questa. E anche se non osano di spiattellarmelo in faccia per un sentimento di rispetto, forse dentro di sé dicono: Tu sei maestro in Israele e non sai queste cose? ( Gv 3,10 ) Veramente questa frase il Signore la disse ad uno di quelli che si compiacevano d'essere chiamati " Rabbi " e proprio per questo era andato di notte dal vero Maestro, ( Gv 3,1-2 ) poiché facilmente si vergognava d'imparare, dato ch'era abituato a fare da maestro. A me invece piace piuttosto di sentire un maestro che di essere ascoltato come maestro, poiché ripenso a ciò che Gesù disse a coloro che aveva prescelti fra tutti: Ma voi - disse - non fatevi chiamare " Rabbi " dagli uomini, poiché il vostro maestro è uno solo, il Cristo. ( Mt 23,8-10 ) Non fu un altro maestro a insegnare a Mosè, anche se lo fece per mezzo di Ietro, ( Es 18,14-23 ) né fu un altro a insegnare a Cornelio, anche se lo fece per mezzo di Pietro, il primo in autorità tra gli Apostoli, ( At 10,25-48 ) né fu un altro a riprendere Pietro, anche se lo fece per mezzo di Paolo, ( Gal 2,11-21 ) apostolo di grado inferiore rispetto a Pietro. In realtà chiunque dice la verità la dice sotto l'influsso di Colui ch'è la Verità in persona. Che c'è quindi di strano se ancora non sappiamo risolvere questo problema e non siamo riusciti a trovarne la soluzione né con la preghiera né con le letture né a forza di pensarci e di ragionarci su? Non è questa una prova non solo del dovere che abbiamo d'insegnare con la massima carità agli altri, ma anche del dovere che abbiamo d'imparare con umiltà dai dotti? 4.10 - Come può il "creazionismo" spiegare il peccato originale? Orbene, insegnami per favore che cosa dovrei insegnare; fammi Sapere quale teoria devo abbracciare e dimmi se le anime vengono create tuttora ad una ad una per ognuno che nasce, quando hanno potuto peccare nei bambini per aver bisogno che vengano loro rimessi i peccati nel sacramento di Cristo una volta che hanno peccato in Adamo, da cui per generazione è stata trasmessa la carne del peccato. ( Rm 8,3 ) Oppure, se non hanno peccati personali, in base a quale giustizia del Creatore sono schiave d'un peccato d'un altro - allorché vengono infuse in membra umane derivate per generazione da Adamo - di modo che finiscano per esser dannate se non vengono soccorse dalla Chiesa, tanto più che non hanno da se stesse la possibilità di far sì che possano essere messe in salvo dalla grazia del battesimo? In base dunque a quale principio di giustizia vengono condannate tante migliaia d'anime che si separano dal corpo dei bambini, i quali muoiono senza il perdono procurato dal sacramento di Cristo, se esse, create nuove, si unirono ciascuna ad un bimbo che nasce, non in castigo di alcun peccato da loro commesso in precedenza, ma solo per volontà del Creatore, che le ha create e destinate perché animassero dei corpi? Lo sapeva pur bene, lui, che ognuna di quelle anime sarebbe uscita dal corpo prima di ricevere il battesimo senza alcuna sua colpa personale! Ora, poiché non possiamo affermare che Dio costringe le anime a diventar peccatrici o che le punisca se sono innocenti, e poiché d'altra parte non ci è lecito negare che quelle che escono dal corpo, comprese quelle dei bambini, senza il sacramento di Cristo, vanno a finire nella dannazione, ti scongiuro: dimmi con quali argomenti può difendersi l'opinione la quale sostiene che tutte le anime non derivano dall'unica del primo uomo, ma, allo stesso modo che quella fu creata da sola per una sola persona, così ciascuna verrebbe creata per ciascuna persona? 5.11 - Si scioglie una obiezione Penso d'altra parte di poter facilmente confutare gli argomenti che si adducono contro questa teoria; tale è per esempio quello dal quale ad alcuni sembra d'esser messi alle strette: come mai Dio ha completato la creazione di tutte le cose al sesto giorno e s'è riposato al settimo, ( Gen 2,2 ) se poi continua a creare tuttora nuove anime? Se noi rispondiamo loro col passo del Vangelo, da te citato nella tua lettera summenzionata, e cioè: Il Padre mio continua ad operare tuttora ( Gv 5,17 ) essi ci possono rispondere: continua ad operare è detto nel senso di governare le creature già esistenti, non già in quello di crearne delle nuove; e ciò al fine di evitare che ci sia contraddizione con quanto sta scritto nella Genesi, dove si legge in modo chiarissimo che Dio aveva terminato tutta la sua opera. In realtà il fatto che nella S. Scrittura si dica che Dio si riposò si deve intendere che si riposò senz'altro dal creare altre nuove creature, non dal governarle. Infatti in quei sei giorni creò le cose che non esistevano e dal creare le quali si riposò, in quanto aveva terminato tutte le cose che aveva visto di dover fare prima che venissero all'esistenza, per creare e produrre in seguito non le cose che ancora non esistevano, ma tutto ciò che gli piacesse produrre servendosi di quelle già esistenti. Si dimostra in tal modo che i passi citati sono veri entrambi, tanto quello che dice: si riposò da ogni sua opera; quanto l'altro: Continua ad operare tuttora, poiché il Vangelo non può contraddire la Genesi. 5.12 - Obiezione contro il creazionismo Alcuni sostengono questa ipotesi perché non si pensi che Dio crei tuttora nuove, come la prima, le anime che non esistevano, ma le crei facendole derivare dall'unica già esistente oppure le infonda nei corpi prendendole da qualche vivaio o da non so quale deposito creato allora. A costoro però si può rispondere facilmente che in quei sei giorni Dio creò molte cose servendosi delle sostanze già create da lui, come per esempio gli uccelli e i pesci tratti dalle acque, come gli alberi, l'erba e gli animali tratti dalla terra; è comunque chiaro che in tal caso creò cose che non esistevano. Poiché non esisteva ancora alcun uccello, alcun pesce, alcun albero, alcun animale, e si comprende bene che Dio si riposò dal creare quelle cose che non esistevano e poi furono fatte, ossia pose fine alla creazione di altre cose che non esistevano ancora. Ora invece, quando si dice che Dio infonde nei corpi le anime non prendendole già esistenti da non so quale vivaio, che non le diffonde come piccole emanazioni dal proprio essere, che non le trae dalla unica creata per Adamo all'origine dell'umanità e che non le incatena nei corpi per causa di peccati commessi prima d'unirsi alla carne, bensì che ne crea una nuova per ognuno che nasce, quando si dice questo, non si afferma affatto che Dio faccia qualcosa che prima non aveva fatto. In realtà già nel sesto giorno aveva creato l'uomo a sua immagine, il che vuol dire precisamente che l'aveva creato con l'anima razionale. Ciò continua a farlo ancora adesso non creando una sostanza che non esisteva, ma moltiplicando quella già esistente. È quindi vero che si riposò dal fare altre cose che non esistevano, come è anche vero che continua ad operare anche adesso non, solo governando le cose già create, ma anche creando, col moltiplicarle, non già le cose non ancora create, ma le già create. Dunque sia questo o un altro il modo con cui usciamo dall'obiezioine che ci si fa che Dio riposò dalla sua opera, non c'è motivo di non credere che anche adesso vengano create anime nuove non dall'unica del primo uomo ma uguali ad essa. 5.13 - Perché Dio dà l'anima ai destinati a morir presto? All'obiezione: " Ma perché crea le anime per coloro che sa che morranno presto? " possiamo rispondere: " Ciò prova solo che i genitori hanno dei peccati e li scontano ". Ma possiamo anche - e sarebbe bene - rimettere la cosa alla sua Provvidenza, poiché sappiamo che tutte le cose che durano un certo tempo e poi passano, tra cui sono comprese la nascita e la morte degli esseri animati, sono disposte da Dio in un piano stupendo e ordinatissimo; ma noi non possiamo comprenderlo poiché, se ci riuscissimo, proveremmo una dolcezza e una gioia ineffabile. Non senza ragione infatti il Profeto disse a proposito di Dio la seguente espressione appresa per ispirazione divina: È lui a produrre le cose in modo armonioso. ( Is 40, 26 sec. LXX ) Ecco perché la musica, ossia la scienza o il senso di modulare i suoni, è stata largita da Dio per un dono della sua liberalità anche ai mortali forniti di anima razionale per ricordare grandi avvenimenti. Se pertanto l'uomo, abile a comporre un canto, sa quali tempi di pausa intervallare alle singole voci in modo che il canto possa snodarsi e scorrere nel modo più bello, con suoni che cessano e si riprendono alternativamente, quanto più Dio, la cui sapienza, con la quale ha creato ogni cosa, sorpassa di gran lunga ogni arte, non permette, rispetto agli esseri che nascono e che muoiono, che in quella specie di meraviglioso cantico di cose che passano, scorra, con movimento più breve o più lungo di quanto lo richieda il ritmo conosciuto in antecedenza, alcuno degli attimi di tempo che appartengono come altrettante sillabe e parole ai brevi periodi di questo mondo. Ora, poiché questo potrei dirlo anche a proposito delle foglie d'un albero e del numero dei nostri capelli, ( Mt 10,30; Lc 12,7 ) quanto più posso dirlo a proposito della nascita e della morte dell'uomo, la cui vita non si estende né più né meno di quanto Dio, ordinatore dei tempi, sa che s'accorda con l'armonia dell'universo. 5.14 - Quanto ha inizio può essere immortale Si dice pure che tutto ciò che ha avuto inizio nel tempo non può essere immortale, poiché tutte le cose che nascono, muoiono e quelle che crescono, invecchiano. Si vorrebbe con ciò costringerci a creare che l'anima umana è mortale solo perché creata prima di tutti i tempi. Ma neppure questo ragionamento smuove affatto la nostra fede. Per tacere di altri argomenti, anche la carne di Cristo che pure è immortale, ha avuto inizio nel tempo e ciononostante ormai non muore più, e la morte non avrà più dominio su di lui. ( Rm 6, 9 ) 5.15 - La creazione delle anime per i feti adulterini Nel tuo libro contro Rufino hai scritto anche questo, alcuni criticano questa teoria perché, a loro modo di vedere, parrebbe sconveniente che Dio infonda un'anima anche nel feto di chi è concepito da unioni adulterine: costoro quindi si sforzano di sostenere che tali anime possano benissimo essere gettate per così dire in simili carceri, in castigo di colpe commesse in una vita trascorsa prima d'incarnarsi. Ma anche questo non mi fa alcuna difficoltà, avendo escogitato molti argomenti per confutare una simile falsità. Calza proprio bene al nostro argomento il paragone da te portato nella tua risposta: non è colpa del grano seminato se il raccolto mi è stato sottratto con un furto, ma è tutta colpa di chi l'ha rubato. Dovrebbe forse la terra non tenere e proteggere nel suo seno la semente, solo perché il seminatore che la sparge ha le mani sporche? Anche prima di leggere questo tuo paragone, la suddetta obiezione a proposito dei feti adulterini non mi faceva alcuna difficoltà per quanto riguarda il nostro problema, considerando in generale che Dio trae molti beni anche dai nostri mali e dai nostri peccati. Ora, se la creazione di un qualunque essere animato, purché la si consideri con animo religioso e attento, suscita sentimenti ineffabili d'ammirazione verso il Creatore, quanto più li susciterà la creazione non già d'un qualunque essere animato, ma d'un uomo? Se poi si ricerca il perché della creazione, non si può dare alcuna risposta più spontanea e migliore di questa: perché ogni creatura di Dio è buona. E che cosa c'è di più conveniente del fatto che il buon Dio crea cose buone che nessun altro può creare all'infuori di Dio? 6.16 - Le pene dei bimbi innocenti Questi ed altri ancora sono gli argomenti, che riesco a escogitare, con cui rispondo, nel modo che sono capace, contro coloro che si sforzano di scalzare questa teoria, in base alla quale si crede che per ciascuno venga creata i un'anima come quella del primo uomo. Ma quando s'arriva al problema delle pene dei bambini, mi trovo - credimi - come stretto in grande imbarazzo e non riesco a trovare che cosa rispondere. Non parlo solo delle pene della dannazione dopo questa vita, in cui è inevitabile siano trascinate le anime che abbandonano il corpo senza aver ricevuto il sacramento della grazia di Cristo; parlo anche delle pene che osserviamo coi nostri occhi e con dolore in questa vita; se volessi elencarle tutte, mi verrebbe a man care il tempo prima che non i vari tipi di esse. Certi bambini sono infiacchiti dalle malattie, tormentati dai dolori, afflitti dalla fame e dalla sete, restano invalidi nelle membra, rimangono privi degli organi dei sensi, vengono straziati dagli spiriti immondi. Occorre dimostrare con precisione come possa essere giusto che soffrano simili pene senza averne alcuna colpa personale. Sarebbe senz'altro un'empietà dire che questi fatti avvengano senza che Dio ne sappia nulla o che non sia in grado di opporsi a chi ne è la causa, oppure che sia ingiusto nel farli o nel permetterli. È forse possibile e giusto dire dell'uomo ciò che diciamo con ragione degli animali privi di ragione, che ciò è giusto che questi siano dati in uso a nature superiori per dignità anche se corrotte come è evidentissimo nel caso di quei porci che nel Vangelo vediamo essere stati abbandonati al volere dei demoni che se ne servissero come loro gradiva? ( Mt 8,32 ) Anch'egli è un animale, certo, ma, pur essendo mortale, è dotato di ragione. In quelle membra c'è un'anima razionale che sconta le pene tra tanti patimenti! Dio è buono, è giusto, è onnipotente, sarebbe segno d'estrema pazzia dubitare di ciò Ci si dica perciò qual è la giusta causa di tutti quei malanni che affliggono i bambini. Poiché quando a soffrire quelle pene sono degli adulti, diciamo di solito che vengono messe alla prova le loro virtù, come nel caso di Giobbe, o vengono puniti i peccati come nel caso di Erode; e così, in base ad alcuni esempi che Dio ha voluto fossero evidenti, è concesso all'uomo di valutare per via di congetture gli altri che sono difficili a capirsi. Ma questo è sempre limitato al caso di persone adulte. Al contrario, nel caso di bambini, fammi sapere che cosa devo rispondere, se è vero che in essi non c'è alcun peccato che debba esser punito con pene sì gravi. Poiché in quell'età non c'è sicuramente alcuna santità da sottoporre alla prova. 6.17 - D'onde le anomalie psichiche dei bambini? Che dire poi della diversità, anzi della discordanza che si riscontra nelle doti dell'intelligenza? Se essa non si manifesta nei bambini, appare invece chiaro negli adulti che deriva dalla loro originaria conformazione naturale. Alcuni di essi sono talmente ottusi e privi di memoria, da non esser riusciti ad imparare neppure il sillabario; altri sono talmente stupidi da non essere molto differenti dalle bestie e comunemente vengono chiamati idioti. Forse mi si può rispondere: " È il corpo a produrre tali effetti ". Ma in base alla tesi che adesso vogliamo difendere si può forse dire ch'è stata l'anima a scegliersi il corpo e che ha sbagliato per essersi ingannata nella scelta? Oppure che, essendo costretta a entrare in un corpo che doveva nascere, non ne ha trovato uno libero, dato lo sciame di anime che avevano occupato altri corpi prima di essa e, come in teatro si occupa l'unico posto libero, così l'anima è entrata non già nel corpo desiderato ma in quello ch'è riuscita a trovare? Possiamo forse dire cose di tal genere o dobbiamo pensare proprio così? Insegnami dunque che cosa dobbiamo pensare, che cosa dire affinché ci risulti chiara la causa per cui per ciascun corpo vengono create distintamente delle anime nuove. 7.18 - Come Agostino spiega le pene dei bimbi nel De libero arbitrio Io, per dirti il vero, nei miei libri intitolati: Sul libero arbitrio ho detto qualcosa non delle qualità intellettuali ma, se non altro, delle sofferenze a cui sono esposti i bambini in questa vita. Qualunque sia il contenuto, ti dirò perché non mi soddisfi riguardo al problema che abbiamo tra le mani e ti trascriverò in questa lettera il passo accennato, stralciato dal terzo libro. Esso dice così: " Parlo poi dei tormenti fisici che affliggono i bambini, i quali per la loro età non hanno peccati. Se le anime che danno loro la vita non sono cominciate ad esistere prima che esistessero gl'individui umani, la lamentela che comunemente si esprime sembra più fondata e per così dire più commovente, quando si dice: Che cosa hanno fatto di male, per soffrire tanto? come se potesse esserci alcuna colpa negli innocenti, prima cioè che ciascuno di essi abbia la possibilità di far del male. Quando invece Dio opera qualche bene nell'emendare gli adulti, torturandoli col far soffrire e far morire i loro bambini tanto cari ad essi, perché non si dovrebbero fare le stesse lamentele? Infatti, una volta passate quelle sofferenze, è come se non ci fossero state per quelli nei quali sono avvenute, mentre quelli per i quali esse si effettuarono o diventeranno migliori, seppure purificatisi attraverso le disgrazie temporali, preferiranno di vivere una vita più retta, oppure non troveranno scuse nel castigo che seguirà al giudizio finale qualora non abbiano voluto rivolgere le loro brame alla vita eterna pur tra le angosce della vita presente. Ma chi può sapere il premio riserbato da Dio a questi bambini, mediante le cui sofferenze viene fiaccata la durezza di cuore o viene messa a dura prova la fede degli adulti? Chi può dunque sapere - ripeto - quale premio riserba loro in contraccambio, Dio, nei suoi segreti disegni, a quei bambini poiché, se non hanno fatto nulla di bene, non hanno fatto però neppure nulla di male pur avendo sofferto tanti dolori? Poiché non senza un motivo la Chiesa accoglie ed eleva alla gloria dei martiri anche i bambini uccisi da Erode, quando questi andava in cerca di nostro Signore Gesti Cristo per farlo morire ". 7.19 - Come Agostino giudica ora quella spiegazione Questo dicevo allora, quando volevo dare solidi argomenti alla stessa tesi che stiamo trattando adesso. Come accennavo poc'anzi, qualunque sia la vera ipotesi circa l'infusione dell'anima nel corpo tra le quattro elencate precedentemente, mi sforzavo di dimostrare che la natura del Creatore è esente da ogni colpa e infinitamente distante dall'aver qualcosa in comune con i nostri peccati. E pertanto, qualunque di quelle ipotesi potesse essere dimostrata falsa e ripudiata dalla verità, non aveva alcuna relazione col problema che mi assillava, dal momento che dopo che si fossero vagliate con scrupolosa disamina tutte le ipotesi, qualunque fosse quella che avesse a suo favore argomenti superiori alle altre, mi avrebbe trovato perfettamente al sicuro, in quanto potevo dimostrare che il punto di vista che difendevo rimaneva inconfutabile. Ora invece, se mi fosse possibile, vorrei scegliere tra tutte l'unica teoria giusta, basata su motivi conformi alla ragione e alla verità; proprio per questo, considerando più attentamente queste mie parole citate più sopra e prese da quel mio libro, non le vedo una difesa valida e sicura della teoria che stiamo trattando. 7.20 - La compensatio delle pene dei bimbi e il battesimo Infatti l'argomento fondamentale di essa è quello che ho trascritto prima e cioè: " Ma chi può sapere quale premio Dio riserverà a questi bambini, mediante le cui sofferenze viene fiaccata la durezza di cuore e viene messa a dura prova la fede degli adulti? Chi può dunque sapere - ripeto - quale premio riserba loro in contraccambio Dio a quei bambini nei suoi segreti disegni?". Ma comprendo che questo si può affermare con ragione delle persone, che o soffrono quelle pene per il nome di Cristo e per la vera religione anche senza rendersene conto, oppure sono state già iniziate col sacramento di Cristo, poiché non possono salvarsi dalla dannazione senza far parte della società dell'unico Mediatore. In tal modo potrebbe esser loro data una ricompensa anche per i mali da loro sopportati sulla terra nelle diverse sofferenze. Ora però il problema che trattiamo non può esser risolto se non si dà una risposta anche per questi bambini i quali spirano dopo aver sofferto atroci tormenti senza ricevere il sacramento della comunità di Cristo: quale ricompensa si può immaginare per essi, dal momento che per essi è già pronta, per giunta, anche la dannazione? D'altronde in quello stesso mio libro ho dato in qualche modo una risposta anche a proposito del battesimo dei bambini: risposta non certo esauriente ma quanto mi pareva sufficiente per quel lavoro; dicevo ch'esso è efficace per la salvezza anche di coloro che non ne hanno coscienza e che non possiedono ancora una fede personale. In quel lavoro non ho creduto opportuno far cenno della dannazione dei bambini che passano da questa vita senza il battesimo, poiché trattavo un argomento diverso da quello di cui si tratta ora. 7.21 - Il creazionismo e il peccato originale Ma non badiamo e non diamo importanza alle sofferenze che affliggono per poco tempo e, passate che siano, non tornano più. Possiamo forse, al contrario, non prendere in considerazione il fatto che per colpa d'un sol uomo è venuta la morte e da un sol uomo è venuta la risurrezione dei morti? Poiché allo stesso modo che in Adamo tutti muoiono, così tutti riavranno la vita in Cristo? ( 1 Cor 15,21-22 ) Da questa chiara affermazione dell'Apostolo, e perciò di Dio, appare evidente che nessuno incorre nella morte se non per causa di Adamo, nessuno arriva alla vita eterna se non per mezzo di Cristo. Questo vogliono significare quei due tutti: come tutti hanno relazione con Adamo per via della prima generazione cioè la carnale, così tutti gli uomini che giungono a Cristo vi arrivano attraverso la seconda generazione, cioè quella spirituale. Ecco perché nei due membri del periodo si trova il termine omnes cioè tutti; e cioè: come tutti quelli che muoiono non muoiono se non per la loro relazione con Adamo, così tutti quelli che riacquisteranno la vita non la riacquisteranno se non per la loro unione con Cristo. Per conseguenza, chiunque verrà a dirci che nella risurrezione dei morti uno può riacquistare la vita facendo a meno di Cristo, dev'essere aborrito come una peste della fede comune a tutti i Cristiani. Allo stesso modo, chiunque affermerà che per mezzo di Cristo acquisteranno la vita eterna anche i bambini che lasciano questa vita senza aver ricevuto il suo sacramento, non v'è alcun dubbio che vada contro la verità predicata dall'Apostolo e per di più condanni tutta la Chiesa nella quale, allorché si devono battezzare dei bambini, ci si affretta e si corre, poiché crediamo con fede sicura che non v'è per essi assolutamente alcun'altra possibilità di ottenere la vita se non in virtù di Cristo. Orbene, a chi non ottiene la vita mediante la grazia di Cristo, non resta altra alternativa che rimanere sotto la condanna di cui parla l'Apostolo: Per colpa d'uno solo è venuta la condanna su tutti gli uomini. ( Rm 5,18 ) Che i bambini nascano macchiati di quella colpa è dottrina di fede professata nella Chiesa universale e tu stesso - come accennavo poco prima - l'hai ribadita con fede assolutamente autentica nella tua polemica contro Gioviniano e nel commento al profeta Giona e penso che tu l'abbia fatto anche in molti altri passi dei tuoi scritti, che io non ho letti o in questo momento non ricordo. Insomma vorrei sapere qual è il motivo della condanna di questi bambini, dal momento che, nel caso che le anime vengano create di volta in volta per ciascuno, non vedo quali peccati le anime di essi possano avere alla loro età né d'altronde credo che Dio ne condanni qualcuna che sa non avere alcun peccato. 8.22 - È forse la carne causa dei peccato? Ma bisognerebbe forse sostenere un'altra teoria? Che cioè nel bambino è la sola carne a peccare, ( Rm 8,3 ) mentre viene creata per lui un'anima nuova? e che questa, vivendo secondo i comandamenti di Dio, con l'aiuto della grazia di Cristo, può procurare il merito dell'incorruttibilità anche alla sua stessa carne domata e soggiogata? Ma poiché l'anima del bambino non può ancora fare una simile cosa senza aver ricevuto il sacramento di Cristo, sarebbe solo in virtù di questa grazia che l'anima procurerebbe alla carne quello che essa non è ancora in grado di effettuare con la sua condotta? Si potrebbe invece dire forse che, se l'anima del bambino abbandona il corpo senza aver ricevuto il battesimo, essa entrerebbe nella vita eterna, dalla quale nessun peccato l'ha potuta separare, mentre invece il suo corpo non risorgerebbe in Cristo per non aver ricevuto il battesimo prima di morire? 8.23 - Il battesimo salva l'anima, non il solo corpo Quest'ipotesi non l'ho mai né sentita né letta; ho invece udito chiaramente ed ho creduto - e per questo ho parlato: ( Sal 116,1 ) Poiché viene il momento in cui tutti quelli che sono nei sepolcri udranno la sua voce e quelli che avranno compiuto il bene ne usciranno per la risurrezione con cui entrare nella vita; ( Gv 5,28-29 ) è appunto la risurrezione di cui è detto: e grazie a un sol uomo avverrà la risurrezione dei morti; ed è la stessa in virtù della quale tutti acquisteranno [ di nuovo ] la vita grazie a Cristo; ( 1 Cor 15,21-22 ) mentre quelli che avranno compiuto il male risorgeranno per subire la condanna. ( Gv 5,29 ) Ma in questo caso che cosa dobbiamo pensare di quei bambini i quali sono morti senz'aver ricevuto il battesimo prima d'aver la possibilità di compiere il bene o il male? Nel brano citato non si parla affatto di essi. Se però il loro corpo non risorgerà, in quanto non hanno fatto nulla né di bene né di male, non dovrebbe risorgere neppure il corpo di coloro che, dopo aver ricevuto la grazia del battesimo, sono morti in quell'età in cui non erano in grado di agire bene o male. Ora se questi risorgeranno insieme ai santi, cioè insieme a coloro che hanno agito bene, insieme a chi risorgeranno quegli altri, se non insieme a coloro che hanno agito male? Salvo che si pensi che alcune anime umane non riprenderanno il proprio corpo né per risorgere alla vita né per risorgere alla condanna. Ma una simile ipotesi ripugna per la sua stessa novità prima ancora che ci sia bisogno di confutarla. D'altra parte, chi potrebbe rassegnarsi al, pensiero che coloro, i quali s'affrettano al battesimo coi loro bambini, credono di farlo per salvare non tanto la loro anima quanto il loro corpo? S. Cipriano, per esempio, senza stabilire alcuna norma nuova, ma attenendosi alla costante credenza della Chiesa, per correggere l'errore di quanti pensavano non doversi battezzare un bambino prima di otto giorni dalla sua nascita, disse che " non si doveva mandare in perdizione " l'anima, non disse: " il corpo " e con alcuni suoi colleghi d'episcopato decretò che il neonato poteva benissimo essere subito battezzato. 8.24 - Perché il battesimo non si dà ai morti Ognuno pensi quel che gli aggrada anche in contrasto con qualche opinione di Cipriano in problemi in cui egli stesso non comprese ciò che avrebbe dovuto comprendere, purché nessuno pensi diversamente da quanto credeva in modo evidentissimo l'Apostolo, il quale proclama altamente che tutti siamo trascinati alla condanna per la colpa d'una sola persona; ( Rm 5,18 ) condanna dalla quale non ci libera se non la grazia di Dio per virtù di Gesù Cristo nostro Signore, ( Rm 7,25 ) e in lui riacquistano la vita tutti quelli che tornano alla vita; ( 1 Cor 15,22 ) e purché nessuno la pensi in modo contrario alla tradizione saldamente fondata dalla Chiesa, secondo la quale se al battesimo si corresse solo per salvare il corpo dei bambini, si dovrebbero presentare al battesimo anche i morti. 8.25 - I veri termini del problema Stando così le cose, bisogna cercare ed esporre la causa per cui le anime che vengono create nuove per ognuno che nasce, incorrono nella dannazione qualora i bambini muoiano senza aver avuto il sacramento di Cristo. Che si dannino qualora abbandonino il corpo come abbiamo detto, ce lo assicura tanto la S. Scrittura quanto la santa Chiesa. Pertanto se la tesi, che sostiene la creazione d'anime nuove, non è in contrasto con questa credenza profondamente in noi radicata, sia pure anche la mia, ma se si trova in contrasto, non sia neppure la mia. 8.26 - Con quali argomenti risolvere il problema Non mi si venga a dire che a sostegno di questa tesi debbano accettarsi quei passi della S. Scrittura che dicono: [ Il Signore ] Che ha creato lo spirito dell'uomo nel suo intimo; ( Zc 12,1 ) e: Che ha plasmato i loro cuori ad uno ad uno. ( Sal 33,15 ) Quello che si deve trovare è un argomento inoppugnabile e incontrovertibile che non ci costringa a credere che Dio condanni alcuna anima esente da qualsiasi colpa. Del resto il termine " creare " ha un significato equivalente o forse più forte del termine " plasmare ", eppure sta scritto: O Dio, crea in me un cuore puro. ( Sal 51,12 ) Neppure si può pensare che in questo passo l'anima esprima il desiderio d'essere creata, prima di esistere. E perciò allo stesso modo che, avendo già l'esistenza, viene creata mediante il suo rinnovarsi nella santità, così, avendo già l'esistenza, viene plasmata secondo il suo modellarsi all'insegnamento che riceve. Parimenti non è neppure una conferma di questa tesi - che vorrei fosse anche mia - quanto sta scritto nell'Ecclesiaste: Allora la polvere tornerà alla terra, com'era prima, e lo spirito tornerà al Signore che l'ha dato. ( Qo 12,7 ) Il passo infatti gioverebbe piuttosto come prova per coloro che pensano che tutte le anime derivano da una sola. In realtà - dicono essi - come la polvere torna alla terra com'era prima, eppure il corpo, di cui parla il passo, non torna all'uomo da cui deriva per generazione, ma torna alla terra con cui è stato formato il primo uomo, così anche lo spirito, sebbene derivato dallo spirito dell'unico primo uomo, non tornerebbe tuttavia ad esso, ma al Signore che gliel'ha dato. Ora, siccome questo testo non ha per costoro un senso tale da non sembrare del tutto in contrasto con questa tesi che ho in animo di sostenere, ho creduto opportuno solo d'avvertire la Prudenza tua di non affaticarti a tirarmi fuori da quest'imbarazzo servendoti di testi simili ai citati. Sì, è vero: nessuno riesce a far essere vera una cosa che non lo è solo col desiderarla, tuttavia sarei proprio contento, se fosse possibile, che questa tesi fosse vera, allo stesso modo che io desidero che, se è vera, sia tu a difenderla con argomenti della massima chiarezza e inoppugnabili. 9.27 - Il corpo non è il carcere dell'anima Questa, è una difficoltà che sentono incalzante anche i seguaci dell'altra ipotesi, secondo la quale le anime esisterebbero già in qualche luogo, preparate fin dall'inizio della creazione fatta da Dio e verrebbero poi successivamente infuse nei corpi. Identico è in realtà il quesito che si pongono costoro: se cioè le anime, senza aver alcuna colpa, ubbidiscono e vanno dove sono mandate, perché mai vengono colpite quelle dei bambini che muoiono senz'essere battezzati? Sia per l'una che per l'altra ipotesi la difficoltà è senz'altro la medesima. Da essa credono di cavarsi fuori più facilmente coloro i quali sostengono che tutte le anime vengono relegate nei corpi in castigo di non so quali colpe, commesse in una vita precedente. Essi infatti pensano che appunto questo sia " morire in Adamo ": scontare cioè le pene nella carne derivata da Adamo per via di generazione: è la grazia di Cristo - dicono costoro - a liberare dal peccato sia i bambini che gli adulti. È certamente giusto, vero e ben detto che la grazia di Cristo libera dal peccato sia i bambini che gli adulti, ma che le anime pecchino in una vita precedente d'onde verrebbero precipitate nel carcere dei corpi non lo credo affatto, non lo digerisco, non sono per nulla d'accordo. Anzitutto perché non capisco attraverso quali cicli costoro dicono che si debba tornare in questo pesante ammasso di carne corruttibile per scontare le pene; è questa una teoria di cui non so se possa pensarsi nulla di più orribile. In secondo luogo quale giusto mai esisterebbe, dopo la morte del quale non dovremmo preoccuparci ( se pure costoro dicono il vero ) per timore che cadendo in peccato nel seno di Abramo venga gettato nelle fiamme di quel famigerato riccone? ( Lc 16,22-23 ) E perché mai, del resto, non potrebbe peccare anche dopo aver ricevuto questo corpo, se l'ha potuto far prima? Infine è una cosa del tutto diversa l'aver peccato in Adamo - come lo afferma l'Apostolo: per colpa del quale tutti hanno peccato ( Rm 5,12 ) - e l'aver peccato non so dove ma senza relazione con Adamo e perciò venire precipitati in Adamo, cioè in un corpo derivato per generazione da Adamo, come in un carcere. Riguardo alla teoria che vuole derivare tutte le anime da una sola, non voglio neppure discuterla salvo che ciò sia necessario; voglia invece Dio che questa di cui trattiamo tu possa difenderla - qualora fosse vera - in modo che non si debba più parlare dell'altra. 9.28 - La soluzione del problema deve salvaguardare la fede Infine, sebbene io non solo desideri, ma preghi innalzando ardenti voti e aspetti che il Signore per mezzo di te mi tragga fuori dall'ignoranza in cui mi trovo riguardo al presente problema; se però - Dio non voglia - non me lo meriterò affatto, chiederò a Dio nostro Signore che mi dia la rassegnazione. La nostra fede c'insegna che se qualche volta Dio non ci apre, anche quando noi bussiamo, in nessun modo dobbiamo mormorare contro di Lui. Ricordiamo che fu detto agli stessi Apostoli: Ho ancora molte cose da dirvi ma adesso non siete in condizione di portarle. ( Gv 16,12 ) Per mio conto tra queste cose metto anche il presente problema e non me l'avrei a male, se fossi reputato indegno di non saperlo, per non dare a vedere d'essere ancora più indegno per l'eventuale mia permalosità. Tanto più che ci sono tante altre cose che ignoro al pari di questa e non potrei né elencarle né ricordarle; mi rassegnerei inoltre ad ignorare anche questa, se non temessi che qualcuna delle ipotesi suaccennate si possa insinuare inavvertitamente nelle menti incaute in opposizione alla dottrina della nostra fede inconcussa. Ma prima ancora di sapere qual è l'ipotesi da preferire, dichiaro apertamente e senza leggerezza questa mia convinzione: l'ipotesi vera non può contraddire la fede incrollabile e ben radicata, in base alla quale la Chiesa di Cristo crede che neppure i bimbi appena nati possono essere salvati dalla dannazione se non per grazia del nome di Cristo, ch'egli stesso ha affidata ai sacramenti.