Padri/Agostino/Lettere/178.txt Lettera 178 Scritta nel 416. Agostino scrive ad Ilario esponendogli in breve i capisaldi della eresia pelagiana ( n. 1 ), condannata da due Concili Africani in quanto si sforza di distruggere i fondamenti di tutta la fede cristiana, ( n. 2 ) e che perciò dev'essere combattuta da tutti i fedeli ( n. 3 ). Agostino saluta nel Signore il suo santissimo signore Ilario, venerando fratello nella verità di Cristo e collega di episcopato 1 - I punti principali dell'eresia pelagiana Lo stimato nostro figlio Palladio, sul punto d'imbarcarsi e partire da Ippona, mi ha pregato che te lo raccomandassi ma, chiedendomi questo favore, me ne ha fatto uno ancora più grande poiché, oltre a raccomandarti lui, raccomando me stesso alle tue preghiere, mio santissimo signore e venerando fratello nella carità di Cristo. Mentre te lo raccomando, sono certo che la Santità tua farà quanto tutt'e due speriamo da te. La Santità tua conoscerà dal latore suaccennato come noi ce la passiamo, poiché conosco il tuo affetto per noi, altrettanto premuroso del nostro nei vostri riguardi. A parte ciò, ti dirò, brevemente quel ch'è più d'ogni altra cosa necessario sapere. Una nuova eresia, nemica della grazia di Cristo, si sforza d'elevarsi contro la Chiesa di Cristo, ma ancora non se n'è separata in modo chiaro: i novatori osano attribuire tanta potenza alla debolezza umana, da sostenere che la grazia di Dio consisterebbe solo nel fatto d'essere stati creati col libero arbitrio e con la possibilità di non peccare e d'aver ricevuto i comandamenti, che noi possiamo osservare e adempiere da noi stessi senza bisogno d'alcun aiuto divino. Ammettono peraltro ch'è necessaria la remissione dei peccati in quanto non possiamo fare sì che il male da noi commesso nel passato non sia stato commesso. Ma per evitare e vincere i peccati nell'avvenire e per superare con la virtù tutte le tentazioni, basta - secondo essi - la volontà umana dotata di una capacità naturale senz'alcun ulteriore aiuto della grazia di Dio; i bambini inoltre non avrebbero bisogno della grazia del Salvatore, in virtù della quale vengono salvati dalla perdizione mediante il battesimo, poiché non hanno contratto da Adamo nessun contagio che li condanni alla dannazione. 2 - I due concili d'Africa contro l'eresia di Pelagio La Santità tua comprende perfettamente quanto queste idee sono contrarie alla grazia di Dio, concessa da nostro Signore Gesù Cristo al genere umano e come tendono a sovvertire i fondamenti di tutta la fede cristiana. Abbiamo dovuto parlartene perché la tua sollecitudine pastorale tenga a bada tali individui, che noi preferiamo vengano guariti in seno alla Chiesa anziché venirne separati. Al momento in cui ti scrivo la presente ho appreso che nella Chiesa di Cartagine è stato già redatto dai vescovi del concilio un decreto contro di essi, da spedire per lettera al santo e venerabile Papa Innocenzo; anche noi del concilio di Numidia abbiamo già scritto ugualmente alla medesima Sede apostolica. 3 - Tutti i Cristiani debbono condannare l'eresia Tutti noi, che riponiamo la nostra speranza in Cristo, dobbiamo resistere a questo funesto errore, condannarlo e colpirlo di anatema di comune accordo. Esso è in contrasto perfino con le nostre preghiere, poiché ci permette bensì di dire: Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori ( Mt 6,12 ) ma, pur permettendoci questo, sostiene che l'uomo mentre è in questo corpo corruttibile, che appesantisce l'anima, ( Sap 9,15 ) può arrivare a tanta perfezione con le sole sue forze da non aver neppure bisogno di dire: Rimetti a noi i nostri debiti. Quanto all'invocazione che segue: Non c'indurre in tentazione, ( Mt 6,13 ) non la intendono nel senso che si debba pregare Dio affinché ci aiuti a vincere le tentazioni dei peccati, ma affinché non siamo afflitti da qualche accidente fisico a cui è esposta la vita umana, poiché il vincere le tentazioni morali dipende dalle nostre capacità insite nella natura umana, sicché dovremmo credere non esserci bisogno di domandarlo nelle preghiere. Non possiamo raccogliere in una sola e breve lettera, come questa, tutte o la maggior parte delle prove per confutare sì pericoloso errore, soprattutto perché, mentre sto scrivendo, i latori sono sul punto d'imbarcarsi e non mi permettono d'indugiare più a lungo. Penso comunque di non essere stato importuno al tuo santo cuore parlando, com'era mio dovere, d'un male sì funesto da evitarsi con estrema vigilanza e con l'aiuto di Dio.