Padri/Agostino/Lettere/201 Lettera 201 Scritta il 9 giugno 419. Gl'imperatori Onorio e Teodosio, pubblicata una nuova sanzione contro i Pelagiani e i loro fautori ( n. 1 ), danno mandato ad Aurelio e ad Agostino, con lettere distinte dello stesso tenore, di esigere dagli altri vescovi la sottoscrizione alla condanna dell'eresia ( n. 2 ). Gli imperatori Onorio e Teodosio, augusti, salutano il Vescovo Aurelio 1 - Proscrizione imperiale di Pelagio e Celestio Veramente già da parecchio tempo era stato stabilito che Pelagio e Celestio, autori di un'esecranda dottrina, fossero banditi da Roma come corruttori della verità cattolica, affinché per mezzo d'una funesta convinzione non pervertissero la mente degli ignoranti. Nel prendere quella disposizione la nostra clemenza ha seguito il verdetto pronunciato dalla Santità tua, dal quale risulta ch'essi sono stati condannati da tutti quanti in seguito a imparziale inchiesta giudiziaria. Ma poiché l'arrogante e criminale ostinazione nell'errore ci ha obbligati a rinnovare il provvedimento, abbiamo ordinato, anche in virtù di un recente decreto, che se uno venisse a sapere in qual parte dell'Impero si nascondono ( Pelagio e Celestio ) e indugiasse a bandirli o a deferirli, cadesse sotto la pena prescritta, in qualità di complice. 2 - Obbligo di correggere i vescovi favorevoli agli eretici Converrà, tuttavia, che tu, carissimo ed amatissimo Padre, faccia valere l'autorità della Santità tua soprattutto per reprimere la caparbietà di certi vescovi i quali accreditano, col loro tacito consenso, le dannose disquisizioni di quei tali anziché screditarle combattendole pubblicamente, affinché la sollecitudine di tutti i Cristiani unisca gli sforzi per fare scomparire del tutto questa assurda eresia. La Santità tua notificherà pertanto con opportune lettere a tutti coloro i quali verranno a sapere che in virtù del decreto della Santità tua è ingiunto l'ordine che chiunque tralasciasse con empia ostinazione di sottoscrivere la condanna dei due eretici al fine di fare apparire la purezza della propria fede, sarà punito con la perdita dell'episcopato, sarà scomunicato e scacciato per sempre dalla propria città. Orbene, siccome in conformità del Concilio di Nicea confessiamo sinceramente ed adoriamo Dio creatore di tutte le cose e sostegno del nostro Impero, la Santità tua non tollererà che degli affiliati a uno scisma detestabile, escogitando nuove ed insolite teorie a danno della religione, occultino con scritti clandestini la dottrina sacrilega già condannata dalla pubblica autorità. Commettono la stessa, identica colpa coloro i quali o dissimulando la connivenza o non condannando l'errore daranno ad esso un aiuto dannoso, Padre carissimo e amatissimo. ( E, d'altra mano ): Iddio ti conservi sano e salvo per molti altri anni. Da Ravenna, il 9 giugno sotto il consolato di Monassio e Plinta. Spedita anche al santo vescovo Agostino con l'identico contenuto.