Padri/Agostino/Lettere/217.txt Lettera 217 Scritta forse tra il 426/428. Agostino protesta contro Vitale di Cartagine, il quale affermava che l'inizio della fede non è un dono di Dio ( n. 1-5 ); lo confuta con la norma che regola le preghiere della Chiesa ( n. 6-11 ); propone dodici regole della fede cattolica sulla grazia di Dio, dandone ampia spiegazione ( n. 12-29 ) e affermando che la volontà umana è preceduta dalla grazia per poter volere il bene ( n. 30 ). Agostino vescovo, servo di Cristo e, in nome di lui, servo dei suoi servi, invia cristiani saluti al fratello Vitale 1.1 - Dono di Dio è credere in Lui e al Vangelo Dacché mi sono giunte notizie non belle sul tuo conto, ho pregato il Signore e, finché non ne riceverò di buone, non cesserò di pregarlo, che tu non solo non accolga la presente con disprezzo, ma la legga traendone giovamento spirituale. Se Dio esaudirà questa orazione che faccio per te, mi concederà altresì di offrire l'orazione di grazie riguardo a te. Se otterrò questa grazia, tu non avrai certamente nulla da dire contro il preambolo di questa mia lettera. Ecco che cosa chiedo per te nelle mie preghiere: che tu abbia la retta fede. Se dunque non ti dispiace che noi chiediamo ciò nelle nostre preghiere per i nostri cari, se riconosci che questa è una preghiera cristiana, se ti ricordi d'aver chiesto anche tu nelle tue preghiere tali cose per i tuoi cari, oppure hai la consapevolezza che avresti dovuto chiederle nelle tue preghiere, perché mai affermi ciò che sento dire che vai dicendo, cioè: " Il credere in Dio e l'aderire al Vangelo non è un dono di Dio, ma un atto esclusivamente personale nostro, cioè della nostra propria volontà senza che Dio lo produca nel nostro cuore "? Se inoltre a proposito di questa tua affermazione senti rivolgerti la domanda: " Cosa dunque significa ciò che dice l'Apostolo: È Dio a produrre in voi non solo il volere ma anche l'agire "? ( Fil 2,13 ) tu rispondi così: " Dio fa che noi vogliamo per mezzo della sua Legge e delle sue Scritture da noi lette o ascoltate, ma che noi acconsentiamo o non acconsentiamo ai suoi precetti è talmente in nostro potere che, se vogliamo, lo facciamo, se invece non lo vogliamo, facciamo in modo che l'azione di Dio in noi non abbia alcun effetto. Egli infatti - tu affermi - agisce, per quanto è in suo potere, per indurci a volere, facendoci conoscere i suoi precetti, ma se noi non vogliamo sottometterci ad essi, noi facciamo sì che la sua azione in noi non approdi a nulla ". Se affermi ciò, contraddici alle nostre preghiere. 1.2 - La norma del credere legata alla preghiera ecclesiale Ma allora afferma molto chiaramente che non dobbiamo pregare per coloro ai quali predichiamo il Vangelo, affinché credano, ma dobbiamo solo predicarlo. Tira fuori i tuoi argomenti contro le preghiere della Chiesa e quando ascolti il vescovo che dall'altare esorta il popolo di Dio a pregare per gl'infedeli, affinché Dio li converta alla fede, e per i catecumeni, affinché ispiri loro il desiderio della rigenerazione, e per i fedeli affinché, mediante la sua grazia, siano perseveranti nella fede cristiana abbracciata, volgi pure in ridicolo espressioni così sante e di' che non metti in pratica le esortazioni del vescovo, che cioè tu non preghi per gl'infedeli, affinché Dio li renda fedeli, adducendo a pretesto che queste cose non sono dono della bontà di Dio, ma merito della volontà umana. E poiché sei stato istruito nella Chiesa di Cartagine, condanna pure il trattato di S. Cipriano: La preghiera del Signore, nell'esporre la quale quel maestro dimostra che si deve chiedere a Dio Padre ciò che, secondo quanto tu affermi, l'uomo ha dall'uomo, cioè da se stesso. 1.3 - Dono di Dio l'inizio della fede Ma se credi sia poco quanto ho detto circa le preghiere della Chiesa e del martire Cipriano, prendi maggior ardire, rimprovera l'Apostolo che dice: Noi preghiamo Dio che non commettiate alcun male. ( 2 Cor 13,7 ) Non ci verrai certo a dire che non è affatto peccato il non credere in Cristo o l'apostatare da Cristo: per conseguenza colui che dice che non commettiate alcun male, non vuole nemmeno che si commettano peccati e non si contenta di comandarlo, ma dichiara di pregare affinché non se ne commettano, ben sapendo ch'è Dio a guidare e dirigere la volontà umana, affinché questa non li commetta. Sta scritto: I passi dell'uomo sono diretti da Dio e ( l'uomo ) vorrà la sua via; ( Sal 37,23 ) la Scrittura però non dice: " e non l'imparerà ", o: " seguirà la sua via ", o: " la percorrerà ", o qualcosa di simile, che tu possa affermare che è concesso certo da Dio, ma all'uomo che già vuole in modo cioè che la grazia di Dio con cui Egli dirige i passi dell'uomo affinché conosca la sua via, la segua come norma e la percorra, l'uomo la preceda con la sua volontà e meriti questa grazia di Dio in virtù della propria volontà precedente. Ma la Scrittura, al contrario, dice: I passi dell'uomo sono diretti da Dio e quello vorrà la sua via, per farci intendere che la stessa buona volontà con cui cominciamo a voler credere - che cos'altro è la via di Dio, se non la retta fede? - è dono di colui che, fin dal principio, dirige i nostri passi affinché ( in seguito ) noi vogliamo. La S. Scrittura non dice: " Da Dio sono diretti i passi dell'uomo, poiché questi ha voluto la sua via", ma: i suoi passi - dice - sono diretti e ( l'uomo ) vorrà. I passi, quindi, non sono diretti per il fatto che l'uomo ha voluto, ma vorrà per il fatto che sono diretti. 2.4 - La tesi di Vitale è pelagiana A questo punto nuovamente dirai che i passi dell'uomo sono diretti da Dio, mentre uno legge o ascolta i suoi insegnamenti, se con la propria volontà acconsente alla verità letta o ascoltata. " Se infatti - tu dici - uno fosse all'oscuro dell'insegnamento ( rivelato ), i suoi passi non sarebbero indirizzati affinché egli desideri la via di Dio ". Per questo motivo tu credi che i passi dell'uomo sono diretti da Dio, perché scelga la sua via per il solo fatto che, ignorando l'insegnamento di Dio, non può conoscere la verità in modo da aderirvi con la propria volontà. " Se uno - tu dici - vi acconsente ( cosa che ha la sua radice nel suo libero arbitrio ), allora solo si può dire a ragione che i suoi passi vengono diretti da Dio affinché desideri la via di lui, per il fatto che osserverà i suoi insegnamenti, ai quali darà l'adesione solo dopo averne avuta la convinzione. In virtù della libertà naturale uno fa ciò solo se lo vuole, ma non lo fa se non lo vuole, per cui riceverà il premio o il castigo a seconda delle azioni che avrà compiute ". Quest'opinione è quella perversa e tristamente famosa dei Pelagiani, giustamente riprovata e condannata, anche da Pelagio in persona, nel tribunale dei vescovi d'Oriente, per paura d'essere condannato lui stesso. Quegli eretici affermano che la grazia di Dio non è accordata per ogni singolo atto, ma consiste nel libero arbitrio, nella Legge di Dio e nell'insegnamento rivelato. Saremo noi tanto duri di mente, ( Sal 4,3 ) o fratelli, da seguire a proposito della grazia di Dio, anzi contro di essa, tale opinione pelagiana che perfino Pelagio, sia pure con finzione, tuttavia condannò per paura dei giudici cattolici? 2.5 - La volontà è mossa dalla grazia " Ma in qual modo - tu dirai - potremo rispondere? " In qual modo più facile e più chiaro credi che si possa rispondere se non che quanto abbiamo esposto più sopra riguardo al dovere di pregare Dio dobbiamo cercare di sostenerlo in modo che non ce lo porti via dalla nostra mente nessuna dimenticanza che vi s'introduca inavvertita, non ce lo strappi a forza nessun argomento capzioso? Infatti sta scritto: Dal Signore sono diretti i passi dell'uomo ed egli vorrà la via del Signore; ( Sal 37,23 ) e: È predisposta la volontà dal Signore. ( Pr 8,35 sec. LXX ) È infatti Dio ad agire e a volere in noi. ( Fil 2,13 ) Da molti altri passi consimili ( della Scrittura ) è messa in risalto la genuina grazia di Dio, ossia la grazia che viene accordata non conforme ai nostri meriti: è invece essa a dare proprio i meriti quando è accordata, poiché previene la buona volontà dell'uomo e non la trova nel cuore di alcuno ma ve la produce. Se dunque Dio preparasse e suscitasse la volontà dell'uomo, in modo da proporre al libero arbitrio solo la sua legge e la verità da lui rivelata, senza eccitare la sua coscienza con una attrazione profonda e misteriosa, in modo da concedere anche il consenso alla sua Legge e alla verità rivelata da lui, sarebbe senza dubbio sufficiente leggerla o comprenderla leggendola o anche esporla e predicarla e non sarebbe necessario pregare Iddio di convertire il cuore degli infedeli alla sua legge e, con l'abbondanza della medesima sua grazia, concedere ai convertiti di perseverare e di progredire. Se dunque, fratello Vitale, non neghi ch'è necessario domandare queste cose al Signore, che cos'altro ti resta se non dichiarare che sono concesse da colui al quale tu sei d'accordo che si devono domandare? Se invece neghi che dobbiamo domandare a lui queste cose, sei in contraddizione proprio con la verità rivelata da lui, poiché in essa abbiamo imparato altresì che dobbiamo chiederle a lui. 2.6 - Opera della grazia la conversione dei peccatori Tu conosci bene la preghiera del Signore e non dubito affatto che tu ti rivolga a Dio con le parole: Padre nostro che sei nei cieli, ( Mt 6,9 ) ecc. Leggine il commento scritto da S. Cipriano; considera attentamente e, docilmente, cerca di comprendere in qual senso egli spiega la frase: Sia fatta la tua volontà come nel cielo, così anche sulla terra. ( Mt 6,10 ) Egli t'insegnerà certamente a pregare per gl'infedeli, nemici della Chiesa, secondo il precetto del Signore che dice: Pregate per i vostri nemici, ( Mt 5,44; Lc 6,28 ) a pregare cioè che la volontà di Dio si compia sia riguardo a quelli che già sono fedeli e portano l'immagine dell'uomo celeste e perciò sono degni d'esser chiamati cielo, sia riguardo a coloro che, a causa della loro incredulità, portano l'immagine dell'uomo terrestre ( 1 Cor 15,47-49 ) e meritano pertanto d'esser chiamati terra. Per questi nemici, per i quali il Signore ci comanda di pregare, quel gloriosissimo martire espone la frase che pronunciamo nella preghiera dicendo: Sia fatta la tua volontà come nel cielo, così anche sulla terra, ( Mt 6,10 ) nel senso che dobbiamo chiedere anche per essi la fede che hanno già i fedeli; questi nemici della religione cristiana - ripeto - non vogliono affatto ascoltare la legge e la verità rivelata da Dio, in base alla quale viene predicata la fede cristiana, oppure l'ascoltano o la leggono solo per denigrarla, detestarla e bestemmiarla con la più accanita avversione possibile. La nostra preghiera rivolta a Dio per loro affinché abbraccino con fede la verità rivelata, da essi impugnata, sarebbe quindi un'azione inutile e finta anziché sincera, se non fosse opera della grazia convertire alla stessa fede la volontà di coloro che l'avversano. Sarebbe ugualmente un'azione inutile e finta, anziché sincera, rendere a Dio molte grazie quando alcuni di essi abbracciano la fede, se non fosse lui a compiere in loro questo effetto. 2.7 - Non difendere il libero arbitrio per perdere l'aiuto di Dio Non dobbiamo ingannare gli uomini, dal momento che non possiamo ingannare Dio. Noi non preghiamo affatto Dio, ma facciamo solo finta di pregarlo, se crediamo d'essere noi e non lui a compiere ciò che domandiamo nella preghiera; così pure noi non ringraziamo Dio, ma facciamo solo finta di ringraziarlo se non crediamo che sia lui a fare ciò di cui lo ringraziamo. Se usiamo labbra menzognere ( Sal 12,4; Sal 17,1; Sal 31,19 ) nei discorsi umani, almeno evitiamole nelle preghiere. Evitiamo assolutamente di negare col cuore ch'è Dio a fare quanto, con la bocca e con le parole, gli domandiamo di fare nelle preghiere, e di tacere nelle nostre discussioni questa convinzione al fine d'ingannare anche gli altri, cosa che sarebbe più grave. Evitiamo inoltre di perdere l'aiuto della preghiera presso Dio mentre vogliamo difendere il libero arbitrio presso gli uomini: evitiamo infine di non rendere vere grazie, mentre non riconosciamo la vera grazia. 3.8 - Uno diventa credente per dono di Dio e per il libero arbitrio Se veramente vogliamo difendere il libero arbitrio, cerchiamo di non combattere ciò con cui diventa libero. Infatti, chi combatte la grazia, che rende libero il nostro arbitrio, in modo che possa evitare il male e fare il bene, ( Sal 37,27 ) è proprio lui a volere che il suo libero arbitrio sia ancora schiavo. Rispondimi, per cortesia, qual è il senso della frase dell'Apostolo che dice: Ringraziando il Padre che ci ha resi capaci di partecipare alla sorte dei santi nella luce; è stato lui a strapparci al potere delle tenebre e a trasportarci nel regno del Figlio suo prediletto, ( Col 1,12-13 ) se non è lui a liberare il nostro arbitrio, ma è questo a liberarsi da se stesso? Per conseguenza noi diciamo una bugia quando ringraziamo il Padre attribuendogli un effetto che non è stato prodotto da lui. Oltre a ciò ha commesso un errore l'Apostolo, il quale ha detto ch'è lui a renderci capaci di partecipare alla sorte dei santi nella luce poiché è stato lui a strapparci al potere delle tenebre e a trasportarci nel regno del Figlio suo prediletto. Rispondi: in qual modo potevamo avere il libero arbitrio, per fuggire il male e per fare il bene, ( Sal 37,27 ) quando era ancora sotto il potere delle tenebre? Se da esso, come afferma l'Apostolo, ci trasse fuori Dio, è stato proprio Dio a renderlo libero. Se è Dio a compiere un sì gran bene solo mediante la predicazione della verità rivelata da lui, che diremo di coloro che ancora egli non ha strappato al potere delle tenebre? È forse necessario solo che venga loro annunciata la verità rivelata da Dio, oppure si deve anche pregare per loro, affinché siano strappati da Dio al potere delle tenebre? Se affermi ch'è necessario solo predicare loro, tu affermi una cosa contraria al precetto di Dio e alle preghiere della Chiesa. Se invece riconosci la necessità di pregare per loro, riconosci senz'altro che si deve pregare perché la loro volontà, sottratta alla schiavitù delle tenebre, dia il consenso alla medesima verità rivelata. In tal modo avviene che non diventano fedeli se non col libero arbitrio, e tuttavia diventano tali in virtù della grazia di Colui che ha liberato dal potere delle tenebre il loro libero arbitrio. In tal guisa non viene negata la grazia di Dio, che si dimostra essere la vera grazia solo se si esclude qualsiasi merito umano precedente, e nello stesso tempo viene difeso il libero arbitrio, in modo che venga rafforzato dall'umiltà senza che venga rovinato dall'orgoglio e, chi si vanta, si vanti non già nell'uomo ( in un altro qualunque o in se stesso ), ma solo in Dio. ( Ger 9,23-24; 1 Cor 1,31; 2 Cor 10,17 ) 3.9 - Il battesimo strappa al potere di satana anche i bimbi Cos'altro è il potere delle tenebre se non quello del diavolo e dei suoi angeli ( Mt 25,41 ) i quali, da angeli di luce quali erano stati, ( 2 Cor 11,14 ) non rimanendo saldi nella verità, ( Gv 8,44 ) ma cadendo da essa, diventarono tenebre? Non sto a insegnarti queste verità, poiché già le sai, ma solo te le richiamo alla mente perché tu le mediti. Il genere umano è soggetto a questo potere delle tenebre per causa della caduta del primo uomo, al quale quel potere persuase la prevaricazione, ( Gen 3,1-6; 1 Tm 2,14; Rm 5,12 ) e nel quale siamo caduti tutti quanti. Ecco perché vengono sottratti a tale potere delle tenebre anche i bambini, quando vengono rigenerati in Cristo. Ma questo effetto si mostra nel loro libero arbitrio solo quando saranno giunti all'uso della ragione se, con la propria volontà, danno il consenso alla verità rivelata, ch'è fonte di salvezza e nella quale sono stati allevati, e se vi restano fedeli sino alla fine della vita, qualora siano stati prescelti nel Cristo prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati al suo cospetto, nel suo amore, avendoli predestinati in vista dell'adozione a suoi figliuoli. ( Ef 1,4-5 ) 3.10 - Allontanano dalla fede gli angeli apostati Questo potere delle tenebre, cioè il demonio, detto pure il principe dell'impero dell'aria, opera nei ribelli ( Ef 2,2 ) ( a Dio ) da dominatore di queste tenebre, ( Ef 6,12 ) ossia degli stessi ribelli guidandoli secondo la propria volontà, che non ha neppure lui più libera per fare il bene, ma in pena del suo peccato l'ha indurita nel massimo grado dell'odio; ( 2 Tm 2,26 ) per conseguenza nessuno, che abbia la retta fede, crede o afferma che questi angeli apostati possano mai correggere la volontà e tornare alla primitiva bontà e innocenza. Quali sono dunque gli effetti prodotti da questo potere delle tenebre nei ribelli se non le loro azioni cattive, innanzitutto e soprattutto la perversione e l'infedeltà per cui sono nemici della fede? Il diavolo sa che, in virtù di essa, quelli possono essere mondati e guariti e ( quel che soprattutto cerca d'impedire loro ) possono diventare perfettamente liberi e vivere nel regno della felicità eterna. Per questo motivo permette che alcuni di essi, per mezzo dei quali riesce a ingannarne un numero maggiore, abbiano delle azioni apparentemente buone di cui riscuotono lode; di questi se ne trovano nei diversi popoli, che vissero in modo preclaro e molto glorioso, ma soprattutto nel popolo romano. La Sacra Scrittura però dice: Tutto ciò che non viene dalla fede, è peccato ( Rm 14,23 ) e: Senza fede è impossibile piacere naturalmente a Dio, ( Eb 11,6 ) non dice: agli uomini; per tal motivo questo dominatore delle tenebre, con questa sua tattica, ha di mira unicamente a che non si creda in Dio e che non si arrivi mediante la fede al Mediatore, dal quale sono sventate le sue trame. 3.11 - Legge, libero arbitrio, rivelazione non sono la grazia che salva Tuttavia lo stesso Mediatore in persona entra nella casa di questo potente, ( Mt 12,29 ) cioè in questo mondo di mortali, sottoposto, per quanto gli compete, al potere del diavolo, poiché di lui sta scritto che ha l'impero della morte. ( Eb 2,14 ) Entra nella casa di questo potente, ( Mt 12,29 ) che tiene sotto la schiavitù il genere umano: anzitutto lo lega, cioè ne fiacca e reprime il potere con i legami, molto più forti, del proprio potere e così strappa al suo dominio, tra gli uomini divenuti suoi strumenti, tutti quelli che aveva predestinati di strappargli liberandone la volontà dal dominio di quello, in modo che, senza che quello possa impedirlo, credano con la loro libera volontà in Lui. Tutto questo è perciò opera della grazia e non della natura. E - ripeto - opera della grazia apportataci dal nuovo Adamo e non della natura, mandata completamente in rovina, nella propria persona, dal primo Adamo. È opera della grazia che toglie via il peccato e torna a far vivere il peccatore morto; non è opera della legge che ci fa vedere il peccato ma non ci richiama alla vita dal peccato. Infatti il grande predicatore della grazia così proclama: Non ho avuto la nozione del peccato se non attraverso la legge; ( Rm 7,7 ) e altrove: Se ci fosse stata data una legge capace di dare la vita a quanti la osservano, la giustificazione deriverebbe realmente dalla legge. ( Gal 3,21 ) Questa invece è opera della grazia: chi la riceve, se prima era nemico della verità, apportatrice di salvezza, rivelata nelle Sacre Scritture, ne diventa amico; non è opera nemmeno della medesima verità rivelata, poiché tutti quelli che la leggono e l'ascoltano, senza la grazia di Dio, ne diventano avversari più fieri. 4.12 - La grazia è concessa per ogni atto La grazia di Dio non consiste, dunque, nel libero arbitrio e neppure nella legge o nella dottrina, come farnetica l'eresia pelagiana, ma ci viene accordata, per ogni singola azione, dalla volontà di Colui del quale sta scritto: Una pioggia accordata dalla tua volontà metterai a parte, o Dio, per la tua eredità. ( Sal 68,10 ) S'aggiunga il fatto che, a causa dell'enormità del primo peccato, noi abbiamo perduta la libertà d'amare Dio, e che la legge e la dottrina divina, sebbene santa giusta e buona, ( Rm 7,11-12 ) uccide se non la vivifica lo Spirito, ( 2 Cor 3,6; Gv 6,63 ) che ci rende capaci di seguirla non già con l'ascoltarla, ma con l'osservarla, non col leggerla, ma col prediligerla. Per tal motivo, credere in Dio e vivere timorati di Dio non è opera di chi vuole o di chi corre, ma della bontà di Dio; ( Rm 9,16 ) ciò non vuol dire che non dobbiamo volere o correre, ma ch'è lui a operare in noi il volere e il correre. ( Fil 2,13 ) Per la stessa ragione Gesù nostro Signore, distinguendo i credenti dai non credenti, i recipienti pieni della collera da quelli pieni della misericordia, ( Rm 9,22-23 ) affermò: Nessuno viene a me se non gli sarà concesso dal Padre mio. ( Gv 6,65-66 ) E avendo appunto detto ciò, alcuni suoi discepoli s'erano scandalizzati della sua dottrina e in seguito non furono più suoi seguaci. ( Gv 6,61-62.67 ) Non dobbiamo dunque dire che la grazia è la verità rivelata, ma dobbiamo riconoscere ch'è vera grazia quella che fa in modo che la verità rivelata ci giovi mentre vediamo che se essa manca, la verità rivelata è anche nociva. 4.13 - Preghiamo per raddrizzare la volontà Dio perciò, avendo previsto nella sua predestinazione tutte le sue opere, le ha disposte in modo che converta alla sua fede alcuni increduli con l'esaudire le preghiere dei credenti e con ciò vengano confutati e, se Dio è loro propizio, si emendino coloro i quali pensano che la grazia di Dio è la natura del libero arbitrio, con la quale nasciamo, oppure ch'è la rivelazione di Dio annunciata a voce e per iscritto, sebbene questa sia utile. Noi infatti non preghiamo per gl'infedeli affinché venga creata la loro natura, che cioè siano uomini, oppure che venga loro predicata la dottrina di Dio ch'essi ascoltano a loro danno se non credono ( e per lo più preghiamo per quelli che leggendo o ascoltando non vogliono credere ), ma preghiamo affinché si corregga la loro volontà, si acconsenta alla dottrina e venga guarita la natura. 4.14 - Nessuno può presumere di perseverare sino alla fine I fedeli inoltre pregano anche per se stessi, al fine di perseverare in ciò che hanno cominciato a essere. È infatti utile a tutti o quasi a tutti, per avere la saluberrima umiltà, il non poter sapere come saranno in futuro. Ecco perché è detto: Chi crede di stare in piedi, badi di non cadere. ( 1 Cor 10,12 ) In vista di questo utile timore, affinché, dopo essere stati rigenerati e aver cominciato a vivere nel santo timor di Dio, non ci leviamo in superbia ( Rm 11,20; Rm 12,16 ) a causa d'una immaginaria sicurezza, Dio permette o prevede e dispone che alcuni che saranno perseveranti siano mescolati con quelli che non lo saranno; atterriti dalla caduta di questi, cerchiamo di camminare con timore e tremore ( 2 Cor 7,15; Ef 6,5; Fil 2,12 ) nella retta via fino a quando da questa vita ch'è solo una prova sulla terra, ( Gb 7,1 ) passiamo all'altra, ove non dovremo più frenare l'orgoglio né combattere contro le sue suggestioni e tentazioni. 4.15 - La grazia e la perseveranza: un mistero Ciascuno però, secondo quanto gli è possibile, indaghi sul problema perché mai alcuni destinati a non perseverare nella fede e nella santità cristiana, ricevono tuttavia per qualche tempo questa grazia e si permette loro di vivere quaggiù fino a quando non cadano, mentre potrebbero esser rapiti da questo mondo affinché il male non alterasse la loro mente, come di quel santo, morto in età ancora acerba, sta scritto nel libro della Sapienza. ( Sap 4,11 ) Se troverà un'altra spiegazione plausibile, diversa da quella data da me, senza allontanarsi dalla norma della fede, la segua pure, come la seguirò anch'io, se ne verrò a conoscenza. Tuttavia, nella verità che abbiamo raggiunta continuiamo a camminare diritti fino a quando Dio non c'illumini se la pensiamo diversamente in qualche cosa, come ci ammonisce l'Apostolo nella sua lettera. ( Fil 3,16; 2 Gv 6 ) Siamo poi giunti ad alcune verità che fermissimamente sappiamo appartenere alla vera fede cattolica; nelle quali noi dobbiamo camminare alla stregua di esse con l'aiuto misericordioso di Colui al quale diciamo: Conducimi, o Signore, nella tua via e io camminerò nella tua verità, ( Sal 86,11 ) affinché in nessun modo ci scostiamo da esse. Dodici proposizioni antipelagiane 5.16 - Dodici tesi antipelagiane Poiché, per grazia di Cristo, siamo Cristiani cattolici, noi sappiamo che: 1 Coloro che non sono ancora nati, non hanno fatto nulla né di bene né di male ( Rm 9,11 ) in una vita loro propria, né vengono in questa vita a penare per i demeriti di una vita precedente, che nessuno di loro ha potuto avere come propria; ciò nondimeno tutti i nati dopo Adamo per via di generazione carnale prendono il contagio della morte antica fin dal primo istante della loro nascita e, dal castigo della morte eterna, che la giusta condanna si trascina dietro di sé passando da un sol uomo in tutti gli altri, non si salvano se non a condizione che, mediante la grazia, rinascano in Cristo. ( Rm 5,12 ) 2 La grazia di Dio non è concessa in conformità dei nostri meriti, né ai bambini né agli adulti. 3 Essa è concessa agli adulti per ogni singola azione. 4 La grazia non è concessa a tutti gli uomini; a coloro inoltre ai quali è concessa, non solo non è accordata in base ai meriti delle opere, ma neppure ai meriti della volontà di coloro ai quali è concessa, cosa che risulta evidente nei riguardi dei bambini. 5 Tutti coloro ai quali è concessa, la ricevono per gratuita bontà di Dio. 6 Coloro ai quali non è concessa, non la ricevono per giusta disposizione di Dio. 7 Tutti compariremo al tribunale di Cristo, per ricevere ciascuno il bene o il male secondo le azioni compiute quand'era nel corpo ( Rm 14,10; 2 Cor 5,10 ) e non secondo le azioni che avrebbe potuto compiere se fosse vissuto più a lungo. 8 Anche i bambini riceveranno il premio o il castigo delle azioni compiute per mezzo del corpo: compiute però non proprio da essi, ma per mezzo di coloro che, mentre rispondono invece di essi, si dice che rinunciano al diavolo e credono in Dio; per questo sono annoverati nel numero dei fedeli che appartengono alla categoria di coloro di cui il Signore dice: Chi crederà e sarà battezzato, sarà salvo. Per questo anche a coloro che non ricevono questo sacramento tocca la sorte espressa subito dopo: Ma chi non crederà, sarà condannato. ( Mc 16,16 ) Per questo - come ho già detto - anch'essi, qualora muoiano in quella tenera età, sono giudicati non alla stregua delle azioni che avrebbero potuto compiere quaggiù se fossero vissuti più a lungo, ma delle azioni compiute per mezzo del corpo, nel tempo cioè in cui vissero nel corpo, quando cioè credettero o non credettero mediante la volontà e la parola dei padrini, quando furono o non furono battezzati, quando si cibarono o non si cibarono del corpo di Cristo, quando bevvero o non bevvero il suo sangue. ( Gv 6,54-55 ) 9 Sono beati i morti che muoiono nel Signore ( Ap 14,13 ) e ad essi non sono imputabili le azioni che avrebbero potuto compiere se fossero vissuti più a lungo. 10 Coloro i quali credono nel Signore, nella sincerità della propria coscienza, lo fanno di propria volontà e in virtù del libero arbitrio. 11 Agiamo secondo la retta fede quando noi, che già crediamo, preghiamo Dio per coloro che non vogliono credere. 12 Per quelli di essi che hanno abbracciato la fede, noi non solo abbiamo il dovere, ma abbiamo anche l'usanza di ringraziare giustamente e sinceramente Dio come di altrettante grazie. 5.17 - Pelagio stesso affermò la gratuità della grazia Tu - a quanto io penso - ti rendi conto che a proposito delle verità che ho detto che noi sappiamo, non ho avuto l'intenzione di ricordare tutti i dogmi della fede cattolica, ma solo quelli relativi alla questione discussa tra noi sulla grazia di Dio, se cioè la grazia precede o segue la volontà umana ossia, per parlare più chiaro, se la grazia ci viene concessa per il fatto che noi vogliamo o se proprio per mezzo di essa Dio fa in modo che noi vogliamo. Se dunque anche tu, o fratello, insieme con noi tieni per vere queste dodici verità che - l'ho già detto - sappiamo appartenere alla fede cattolica, ne ringrazio Dio; ma il mio ringraziamento non sarebbe sincero, se non fosse la grazia di Dio a fartele tenere per vere. Se le credi vere, tra noi non resta assolutamente nulla da discutere su tale questione. 6.18 - Nei bimbi è lampante la grazia esser gratuita Esporrò rapidamente questi dodici articoli. 1) In qual modo la grazia può essere un effetto dovuto al merito della volontà umana, dal momento ch'è accordata anche ai bambini ancora incapaci di volere o di non volere? 2) In qual modo si può affermare che la grazia è preceduta, almeno negli adulti, dai meriti della volontà, se la grazia, affinché sia veramente grazia, non è una ricompensa data ai nostri meriti? Perfino Pelagio ebbe tanta paura di opporsi a questo articolo di fede che (per non esser condannato dai giudici cattolici, condannò senza esitare chi afferma che la grazia di Dio è accordata in ricompensa dei nostri meriti. 3) In qual modo si può affermare che la grazia di Dio consiste nella natura del libero arbitrio o nella legge o nella dottrina divina, dal momento che perfino Pelagio condannò tale opinione, riconoscendo che la grazia è accordata per ogni singola azione a coloro che hanno già l'uso del libero arbitrio? 6.19 - Chi si salva lo deve alla grazia 4) In qual modo si può affermare che tutti gli uomini riceverebbero la grazia qualora quelli cui non è concessa non la rifiutassero volontariamente, poiché Dio vuole che tutti gli uomini si salvino, ( 1 Tm 2,4 ) mentre invece non è concessa ai bambini e molti muoiono senza riceverla? E dire che essi non hanno la volontà contraria e alle volte i genitori desiderano e s'affrettano ( a procurargliela ), come lo desiderano e sono già pronti anche ministri ( del battesimo ), ma Dio non vuole e il piccino, per il quale ci si affrettava perché lo ricevesse, spira all'improvviso prima di riceverlo. Da ciò risulta chiaro che tutti coloro che si oppongono a una verità così evidente, non comprendono affatto in qual senso è stato detto che Dio vuole che tutti gli uomini sì salvino, mentre invece tanti non si salvano, non già perché siano essi a non volerlo, ma perché non lo vuole Dio, come appare lampante a proposito dei bambini. Ma allo stesso modo che la Scrittura dicendo: Tutti saranno vivificati in Cristo, ( 1 Cor 15,22 ) sebbene tanti vengano puniti con la morte eterna, volle intendere che quanti ottengono la vita eterna, non la ottengono se non per mezzo di Cristo; così l'espressione: Dio vuole che tutti gli uomini si salvino, sebbene non voglia che tanti si salvino, vuol dire che quanti si salvano, non si salvano se non perché Dio lo vuole; ma quell'espressione dell'Apostolo la si può intendere in qualsiasi altro senso purché non sia contrario a questa verità tanto evidente, mediante la quale constatiamo che molti non si salvano perché non lo vuole Dio, anche se lo vogliono gli uomini. 6.20 - La grazia è dalla gratuita misericordia 5) In qual modo la volontà umana potrebbe meritare che venga concessa la grazia, se a coloro, ai quali è concessa, viene concessa per pura gratuita bontà di Dio in modo che sia vera grazia? 6) Come mai, a proposito della grazia, si pesano i meriti della volontà umana, dal momento che coloro, ai quali la grazia non è concessa, per lo più non sono affatto inferiori per i meriti o per la volontà, ma sono nella medesima condizione di condanna di quelli che la ricevono e, ciononostante, viene loro negata per giusta disposizione divina, poiché in Dio non è nemmeno l'ombra dell'ingiustizia? ( Rm 9,14 ) In tal modo, coloro che la ricevono, dovrebbero comprendere quanto gratuitamente viene loro concessa, dal momento che non è concessa ad altri, che si trovano nella medesima condizione. 6.21 - Dono della grazia, volere e perseverare nel bene 7) E in qual modo non è effetto della grazia di Dio non solo la volontà iniziale di credere, ma anche la perseveranza finale ( Mt 24,13 ) dato che la fine stessa della vita non è in potere dell'uomo, ma solo di Dio? Egli però può accordare tale grazia anche a chi non sarebbe capace di perseverare, togliendolo da questo mondo affinché il male non alteri la sua mente. ( Sap 4,11 ) Infatti ognuno non riceverà il premio o il castigo, ( 2 Cor 5,10 ) se non conforme alle azioni compiute quand'era nel corpo, non già a quelle che avrebbe potuto compiere se fosse vissuto più a lungo. 6.22 - La grazia e i futuribili 8) Come mai può affermarsi che la grazia non è concessa a certuni mentre invece è concessa ad alcuni bambini che si trovano sul punto di morte per il fatto che Dio prevede la loro volontà futura che avrebbero se continuassero a vivere, mentre al contrario l'Apostolo dichiara decisamente che ciascuno viene premiato o punito a seconda delle azioni compiute per mezzo del corpo ( 2 Cor 5,10 ) e non a seconda di quelle che avrebbe compiute se fosse rimasto nel corpo? 9) In qual modo gli uomini vengono giudicati a seconda della loro volontà futura che, si dice, avrebbero, se fossero conservati più a lungo nel corpo, mentre invece la Scrittura proclama: Felici i morti che muoiono nel Signore? ( Ap 14,13 ) Ora, senza dubbio la loro felicità non è né certa né sicura, se il Signore giudicherà anche le azioni non compiute, ma che avrebbero compiute se avessero avuto una vita più lunga; inoltre non riceverebbe alcuna grazia chi viene strappato ( da questo mondo ) perché il male non alteri la sua mente, ( Sap 4,11 ) poiché subirebbe anche il castigo del male che gli sovrastava e al quale è stato sottratto. Non dovremmo nemmeno rallegrarci di coloro che sappiamo esser morti nella retta fede e dopo una vita santa, per timore che potrebbero esser giudicati di delitti, che forse avrebbero commessi, se fossero vissuti più a lungo; d'altra parte non dovremmo né compiangere né biasimare coloro che muoiono nell'incredulità e nella dissolutezza, perché, forse, se fossero vissuti più a lungo, avrebbero fatto penitenza e sarebbero vissuti nel timor di Dio e dovrebbero essere giudicati solo alla stregua di questa loro ipotetica condotta. Bisognerebbe disapprovare e respingere tutto il trattato del gloriosissimo martire Cipriano Sull'epidemia nel quale si sforza di farci comprendere che dobbiamo rallegrarci della morte dei buoni fedeli, dal momento che, liberati dalle tentazioni di questo mondo, sono destinati a vivere nella più felice sicurezza. Ma poiché ciò non è falso e sono felici i morti che muoiono nel Signore, ( Ap 14,13 ) è, un errore ridicolo ed esecrabile quello di pensare che gli uomini devono essere giudicati alla stregua delle loro azioni future, che però non saranno mai compiute da coloro che muoiono. 6.23 - Ciascuno crede in Dio perché lo vuole 10) Come mai può affermarsi che negano il libero arbitrio della volontà coloro che riconoscono che ogni uomo, il quale crede con la propria coscienza in Dio, non crede se non con la propria libera volontà, mentre a combattere il libero arbitrio sono piuttosto coloro che combattono la grazia di Dio, poiché è la vera grazia a renderlo libero e capace di scegliere e compiere il bene? 11) Come mai può affermarsi che sia effetto della legge di Dio e dell'insegnamento contenuto nelle Sacre Scritture ciò che proprio la Sacra Scrittura afferma dicendo: È Dio a preparare la volontà, ( Pr 8,35 sec. LXX ) e non piuttosto effetto di un'occulta ispirazione della grazia di Dio, dal momento che, per coloro i quali, opponendosi allo stesso insegnamento, non vogliono credere, noi preghiamo secondo la retta fede affinché lo vogliano? 6.24 - Chi crede, deve ringraziarne Dio 12) Come mai Dio aspetterebbe la volontà umana, perché l'iniziativa del volere appartenesse a coloro ai quali volesse poi concedere la sua grazia, mentre al contrario noi rendiamo giustamente grazie a Dio per aver concesso loro la sua misericordia e averli convertiti a lui stesso, con un atto facilissimo della sua onnipotenza, e aver suscitato in essi la volontà quando non volevano, quando non credevano in lui e con empia volontà combattevano la verità rivelata da lui? Perché mai lo ringraziamo di ciò, se non è stato lui a compierlo? Perché mai tanto più lo glorificavamo quanto più quelli rifiutavano di credere, mentre adesso ci rallegriamo che siano credenti, se non è opera della grazia di Dio il cambiamento in meglio della volontà umana? Personalmente - dice l'apostolo Paolo - io ero sconosciuto alle Chiese della Giudea che sono in Cristo. Esse avevano solamente sentito dire: Colui che un tempo ci perseguitava, adesso annuncia la fede che un tempo cercava di distruggere. E glorificavano Dio a mio riguardo. ( Gal 1,22-24 ) Perché mai glorificavano Dio, se non era stato Dio a convertire il cuore di Paolo con la bontà della sua grazia, dal momento che - come riconosce egli stesso - ottenne misericordia al fine d'essere fedele, ( 1 Cor 7,25 ) di ottenere cioè la fede che un tempo cercava di distruggere? La stessa espressione usata dall'Apostolo chi altri mai proclama autore di questo sì gran beneficio, se non Dio? Che cosa infatti significa: glorificavano Dio nei miei riguardi, se non: " esaltavano Dio perché magnanimo nei miei riguardi "? E come mai ne esaltavano la magnanimità, se Dio non era stato l'autore di quell'opera magnifica riguardante la conversione di Paolo? E in qual modo l'avrebbe compiuta, se non avesse ispirato la volontà a lui che non voleva credere? 6.25 - La volontà è prevenuta dalla grazia Da questi dodici articoli ( dei quali non puoi negare la conformità alla fede cattolica ), e da ciascuno di essi in particolare, risulta chiaro che la grazia di Dio previene le volontà umane e che per mezzo di essa le prepara, anziché concederla per i loro meriti. Se però neghi qualche punto di questi articoli ( di cui metto in evidenza il numero perché tu possa meglio distinguerli e tenerli con maggior facilità nella tua mente ), non aver timore di farmelo sapere nella tua risposta e io cercherò di spiegarlo nella mia replica, secondo il grado di capacità che al Signore piacerà concedermi. Per me, io credo che tu non sei seguace dell'eresia di Pelagio; ma desidero che tu sia tale che non passi o resti nel tuo animo nulla di quell'errore. 7.26 - Chiede a Valentino quale delle 12 tesi non approvi Potrebbe darsi però che tra questi dodici articoli tu vi trovassi qualche punto che ti sembrerà inammissibile o discutibile e che tu ci costringa a esporlo più esattamente. Ma proibirai forse che la Chiesa preghi per gli infedeli, per coloro che non vogliono credere, affinché lo vogliano, per coloro che sono contrari alla legge e alla rivelazione di Dio, perché le diano il loro consenso e Dio conceda loro - secondo la promessa del profeta - un cuore per conoscerlo e orecchie per ascoltarlo, ( Bar 2,31 ) orecchie che hanno di già, come diceva lo stesso Salvatore: Chi ha orecchie per ascoltare, ascolti? ( Mt 13,9; Mc 4,9; Lc 8,8 ) Ti asterrai forse dal rispondere: Amen quando sentirai il vescovo all'altare di Dio esortare i fedeli a pregare Dio, o pregarlo egli stesso con tono di voce squillante, affinché sospinga i popoli infedeli ad abbracciare la sua fede? Oppure oserai sostenere opinioni contrarie alla retta fede che s'esprime così? Saresti forse capace d'accusare, ad alta voce o mormorando, il beatissimo Cipriano quando c'insegna a pregare per i nemici della fede cristiana affinché anch'essi vi si convertano? 7.27 - Dio fa ciò che ci fa chiedere nelle preghiere Oseresti, infine, accusare l'apostolo Paolo di fare preghiere di tal genere per i Giudei infedeli? Difatti così dice a proposito di essi: Il desiderio del mio cuore e la mia preghiera a Dio procuri loro la salvezza; ( Rm 10,1 ) allo stesso modo si rivolge ai Cristiani di Tessalonica dicendo: Del resto, fratelli, pregate per noi affinché la parola di Dio si diffonda rapidamente e sia glorificata come lo è presso di voi, e affinché siamo liberati da individui perversi e malvagi, poiché non tutti hanno la fede. ( 2 Ts 3,1-2 ) In qual modo la parola di Dio potrebbe diffondersi rapidamente ed essere glorificata, se coloro, ai quali la si predica, non si convertissero, dal momento che a coloro che già credevano dice: come lo è presso di voi? S. Paolo è consapevole che ciò è opera di colui ch'egli vuole venga pregato, affinché lo compia, in modo da venir liberato da individui perversi e malvagi, i quali senza dubbio sarebbero rimasti increduli nonostante le preghiere dei fedeli. Per questo egli soggiunge: poiché non tutti hanno la fede, come per dire: " La parola di Dio infatti non sarà glorificata da tutti, per quanto voi preghiate ". In realtà avrebbero creduto precisamente coloro che Dio aveva preordinati per la vita eterna, ( At 13,48 ) predestinati a essere suoi figli adottivi per mezzo di Gesù Cristo ed eletti in lui prima della creazione del mondo; ( Ef 1,5 ) ma Dio concede la fede agli infedeli in virtù delle preghiere dei fedeli, appunto per dimostrare che un tal beneficio è solo opera sua. Nessuno infatti è tanto inesperto o così materiale o così sciocco da non vedere che è Dio a fare quanto ci comanda di chiedere nella preghiera affinché a compierlo sia lui. 7.28 - L'inizio della fede è da Dio Queste citazioni della Sacra Scrittura e molte altre, che sarebbe troppo lungo ricordare, provano ch'è Dio a estrarre, mediante la sua grazia, il cuore di pietra ( Ez 11,19; Ez 36,26 ) dal petto degli infedeli e a prevenire negli uomini il merito della buona loro volontà, di modo che è questa a esser preparata dalla grazia che la precede e non è la grazia a esser data per il merito precedente della volontà. Ciò è dimostrato sia dal ringraziamento che dalla preghiera: questa per gl'infedeli, quello per i fedeli. Colui infatti che dev'essere pregato, affinché compia la conversione, dev'essere anche ringraziato ogni volta che la compie. Ecco perché il medesimo Apostolo ai Cristiani di Efeso dice: Perciò anch'io, essendo venuto a conoscere la vostra fede nel Signore Gesù e il vostro amore verso tutti i santi, non smetto di rendere grazie per voi. ( Ef 1,15-16 ) 7.29 - La fede è dono di Dio Noi però adesso parliamo solo dell'inizio della fede, quando cioè gl'individui, lontani da Dio e suoi nemici, si convertono a lui e cominciano ad amare ciò che prima odiavano e ad avere la fede che non avevano. Affinché ciò si compia in essi, si prega per essi, quantunque non si preghi da essi. Come potrebbero, del resto, invocare uno in cui non hanno ancora creduto? ( Rm 10,14 ) Appena poi avviene la conversione per la quale si prega, viene ringraziato, sia per essi che da essi, colui che l'ha compiuta. Non credo che noi siamo in polemica riguardo alle preghiere innalzate da coloro che sono già fedeli, per se stessi e per gli altri fedeli al fine di progredire sulla via già intrapresa, né riguardo ai ringraziamenti fatti perché progrediscono: la nostra comune polemica su questi punti è rivolta contro i Pelagiani: questi eretici infatti attribuiscono al libero arbitrio tutto ciò che riguarda la fede e la pietà dell'uomo, e per conseguenza pensano che non è necessario domandarlo a Dio, ma dobbiamo averlo esclusivamente da noi. Tu invece, se è vero quanto sento dire sul tuo conto, non pensi che sia dono di Dio l'inizio della fede, da cui nasce anche la volontà del bene, ossia della pietà, ma sostieni che appartiene esclusivamente a noi dare il primo assenso alla fede. Quanto agli altri beni della vita religiosa, tu ammetti che siano concessi da Dio mediante la sua grazia a chi, spinto ormai dalla fede, glieli domanda, ne va in cerca, glieli chiede e bussa. Tu però non rifletti che noi preghiamo Dio per gl'infedeli affinché credano, poiché anche la fede è un dono di Dio, e lo ringraziamo anche per coloro che hanno abbracciato la fede, poiché è lui a concedere la fede. ( Mt 7,7-8; Lc 11,9-10 ) 7.30 - Perché pregare Dio per gli infedeli Perciò, per concludere una buona volta questa lettera che ti sto scrivendo, se tu neghi che si debba pregare affinché vogliano credere coloro che non lo vogliono; se neghi che non si debba ringraziare Dio per il fatto che hanno voluto credere coloro che non lo volevano, bisogna trattare con te in modo diverso perché tu non continui a rimanere in un simile errore o, se vi persisti, tu non vi trascini altri. Se invece - come preferisco credere nei tuoi confronti - tu credi e sei d'accordo con noi, che abbiamo il dovere e l'usanza di pregare Dio per coloro che non vogliono credere, affinché lo vogliano, e per quelli che sono contrari e adducono ragioni contrarie alla sua legge e alla sua dottrina, affinché l'abbraccino con la fede e la mettano in pratica; se pensi, e sei d'accordo con noi, che abbiamo il dovere e l'usanza anche di ringraziare Dio per individui di tal genere quando, convertiti alla sua fede e alla sua dottrina, da avversi diventano consenzienti, devi riconoscere senza esitare che è la grazia di Dio a prevenire la volontà degli uomini e ch'essi vogliano il bene al quale si opponevano è opera di Dio, il quale viene pregato perché la compia e al quale sappiamo ch'è bene e giusto rendere grazie quando la compie. Il Signore ti faccia comprendere ogni cosa, o mio signore e fratello.