S. Clemente Romano

Opere

I Lettera ai Corinti

II Lettera ai Corinti

Clemente di Roma ebbe tanta autorità nell'antichità cristiana, benché sia rimasta una sola opera di sua produzione, la Lettera ai Corinti.

Da Origene, da Eusebio e da Girolamo, l'autore di questa lettera è identificato con il "collaboratore" di S. Paolo, nominato nell'epistola ai Filippesi: ( Fil 4,3 ).

Secondo Ireneo, Clemente sarebbe stato il terzo successore di Pietro sulla cattedra di Roma: Pietro, Lino, Cleto e Clemente.

Tuttavia Tertulliano afferma che Clemente fu ordinato dallo stesso S. Pietro.

Già Epifanio cercò di conciliare le due affermazioni, spiegando che Clemente fu sì consacrato da S. Pietro, ma per amore della pace come primo successore di Pietro fu scelto Lino.

La cosiddetta prima lettera di Clemente venne già utilizzata e citata nella lettera di S. Policarpo.

La lettera scritta da Clemente Romano alla comunità di Corinto in Grecia verso il 96-98 d.C., la si assume generalmente come il documento patristico più antico.

Si tratta di un intervento autorevole della chiesa di Roma negli affari interni della chiesa di Corinto, dove i presbiteri , cioè gli anziani della comunità, erano stati deposti dalla ribellione di alcuni non meglio identificati giovani riottosi.

Abbiamo con questa lettera la prima manifestazione storica della coscienza del primato romano basato sull'autorità degli apostoli fondatori, Pietro e Paolo.

Con il richiamo al ravvedimento e alla penitenza, a piegare le ginocchia del cuore, Clemente intende restaurare l'autorità violata della gerarchia locale che costituisce il fondamento e la garanzia della pace e dell'armonia dei membri che formano la Chiesa, il vero Corpo di Cristo.

L'uso intensivo delle Sacre Scritture deve dimostrare quanto abbia nuociuto l'odio all'umanità e quali beni, invece, produce la concordia voluta dal Creatore.

Sotto il nome di Clemente è stata tramandata anche un'omelia, una predica che in realtà è da attribuire a un ignoto autore di area siriaca.

Essa risale al 150 d.C. circa, ed è quindi da valutare come la più antica omelia cristiana che ci sia pervenuta essa è contenuta un'esortazione all'esercizio della castità, rivolta ai neo-convertiti nel quadro della liturgia dell'iniziazione battesimale.