Diario di M. Faustina Kowalska

Indice

L'ingresso in convento

Varsavia, 1.VIII.1925

Fin dall'età di sette anni6 avvertii la suprema chiamata di Dio, la grazia della vocazione alla vita religiosa.

A sette anni intesi per la prima volta la voce di Dio nella mia anima, cioè la chiamata ad una vita più perfetta, ma non sempre ubbidii alla voce della grazia.

Non incontrai nessuno che mi chiarisse queste cose.

Diciottesimo anno di vita; insistente richiesta ai genitori del permesso di entrare in convento; rifiuto categorico dei genitori.

Dopo tale rifiuto mi diedi alle vanità della vita,7 non rivolgendo alcuna attenzione alla voce della grazia, sebbene l'anima mia non trovasse soddisfazione in nulla.

Il richiamo continuo della grazia era per me un gran tormento, però cercavo di soffocarlo con i passatempi.8

Evitavo d'incontrarmi con Dio intimamente9 e con tutta l'anima mi rivolgevo verso le creature.

Ma fu la grazia di Dio ad avere il sopravvento nella mia anima.

Una volta ero andata ad un ballo10 con una delle mie sorelle.

Quando tutti si divertivano moltissimo, l'anima mia cominciò a provare intimi tormenti.

Al momento in cui cominciai a ballare, scorsi improvvisamente Gesù accanto a me, Gesù flagellato, spogliato delle vesti, tutto coperto di ferite, che mi disse queste parole: « Quanto tempo ancora ti dovrò sopportare? Fino a quando mi ingannerai? ».

All'istante si spense l'allegro suono della musica; scomparve dalla mia vista la compagnia in cui mi trovavo.

Rimanemmo soli Gesù e io.

Mi sedetti accanto alla mia cara sorella, facendo passare per un mal di testa quanto era accaduto dentro di me.

Poco dopo abbandonai la compagnia e la sorella senza farmi scorgere e andai nella cattedrale di S. Stanislao Kostka.

Era quasi buio. Nella cattedrale c'erano poche persone.

Senza badare affatto a quanto accadeva intorno, mi prostrai, le braccia stese, davanti al SS.mo Sacramento e chiesi al Signore che si degnasse di farmi conoscere ciò che dovevo fare.

Udii allora queste parole: « Parti immediatamente per Varsavia; là entrerai in convento ».

Mi alzai dalla preghiera, andai a casa e sbrigai le cose indispensabili.

Come potei, misi al corrente mia sorella di quello che era avvenuto nella mia anima, le chiesi di salutare i genitori e così, con un solo vestito, senza nient'altro, arrivai a Varsavia.

Quando scesi dal treno e vidi che ciascuno andava per la sua strada, fui presa dalla paura: che fare? ove rivolgermi, dal momento che non conoscevo nessuno?

E dissi alla Madre di Dio: « Maria, fammi strada, guidami Tu! ».

Immediatamente udii dentro di me queste parole: di andare fuori dalla città in un villaggio,11 dove avrei trovato un alloggio sicuro per la notte.

Feci così, e trovai tutto come la Madre di Dio mi aveva detto.

Il giorno dopo di buon mattino feci ritorno in città ed entrai nella prima chiesa che mi si parò dinanzi.

Qui mi misi a pregare, per conoscere che cosa volesse ancora Iddio da me.

Le SS. Messe si susseguivano una dietro l'altra.

Durante una di queste, mi sentii dire: « Va' da questo sacerdote12 e spiegagli ogni cosa; egli ti dirà quello che dovrai fare ».

Terminata la S. Messa, entrai nella sacrestia e gli raccontai tutto ciò che era accaduto nell'anima mia, pregandolo di indicarmi dove entrare, in quale convento.

In un primo momento il sacerdote rimase sorpreso, tuttavia mi raccomandò d'aver molta fiducia perché Iddio avrebbe continuato a provvedere.

« Nel frattempo - egli disse - ti manderò da una pia signora,13 presso la quale potrai restare fino al giorno del tuo ingresso in un convento ».

Quando mi presentai a quella signora, mi ricevette con grande affabilità.

In quel tempo cominciai a cercare un convento, ma a qualsiasi porta ebbi a bussare, incontrai un netto rifiuto.14

Il dolore attanagliava il mio cuore e dissi al Signore Gesù: « Aiutami. Non lasciarmi sola ».

Bussai infine alla nostra porta.15

Quando mi venne incontro la Madre Superiora,16 l'attuale M. Generale Suor Michaela, dopo un breve colloquio mi disse di andare dal Padrone di casa e domandargli se mi accoglieva.

Capii subito che dovevo chiederlo al Signore Gesù.

Tutta felice mi recai in cappella e chiesi a Gesù: « Padrone di questa casa, sei disposto ad accettarmi?

Una delle suore di qui m'ha mandata da Te con tale domanda ».

Immediatamente udii questa voce: « Ti accolgo; sei nel Mio Cuore ».

Quando tornai dalla cappella, la Madre Superiora mi chiese prima di tutto: « Ebbene, il Signore ti ha accettata? ».

« Sì », le risposi. Ed essa: « Se ti ha accettata il Signore, t'accetterò anch'io ».

Fu così ch'io venni ammessa in convento.

Per varie ragioni tuttavia dovetti rimanere nel mondo per più d'un anno ancora, presso quella pia signora.17

A casa mia però, non feci più ritorno.

In quel periodo dovetti lottare contro molte difficoltà, ma Dio non mi risparmiò la sua grazia e cominciò ad invadermi sempre più la nostalgia di Dio.

La signora che mi ospitava, per quanto fosse molto devota, non comprendeva però la felicità della vita religiosa e, nella sua schietta semplicità, cominciò a prospettarmi altri progetti di vita, ma io sentivo di avere un cuore così grande, che nulla avrebbe potuto colmarlo.

Mi rivolsi allora verso Dio con tutta la mia anima assetata di Lui.

Fu durante l'ottava del Corpus Domini.18

Dio inondò l'anima mia di una luce interiore tale da farmeLo riconoscere più profondamente come il sommo bene e la suprema bellezza.

Compresi quanto Dio mi amasse: dall'eternità il suo amore per me!

Fu durante i vespri; con le parole semplici che mi sgorgavano dal cuore, feci a Dio voto di castità perpetua.

Da quel momento provai una maggiore intimità con Dio, mio Sposo; da quel momento costruii nel mio cuore una celletta dove m'incontravo sempre con Gesù.

Venne finalmente il momento in cui s'aprì per me la porta del convento.

Era la sera del primo agosto, vigilia della Madonna degli Angeli.

Mi sentivo infinitamente felice; mi pareva di essere entrata nella vita del paradiso.

Dal mio cuore erompeva, unica, la preghiera della gratitudine.

Dopo tre settimane però, m'accorsi che qui era così poco il tempo dedicato all'orazione e che c'erano molte altre cose che mi spingevano nell'intimo ad entrare in un convento di regola più stretta.

Tale pensiero prendeva sempre più forza dentro di me, ma non era questa la volontà di Dio.

Tuttavia quel pensiero, cioè quella tentazione si consolidava sempre più, tanto che un giorno decisi di parlarne con la Madre Superiora e di uscire decisamente dal convento.

Tuttavia Iddio diresse le circostanze in modo tale che non potei accedere alla Madre Superiora.

Prima di andare a riposare, entrai nella cappellina19 e domandai a Gesù di illuminarmi su questo problema; ma non ottenni nulla nel mio intimo; solo s'impadronì di me una strana inquietudine che non riuscii a comprendere.

Tuttavia, nonostante tutto, mi proposi di rivolgermi alla Madre Superiora di primo mattino, subito dopo la S. Messa e comunicarle la decisione presa.

Andai verso la cella; le suore erano già coricate e le luci spente.

Entrai, angosciata e insoddisfatta, nella cella.

Non sapevo più che fare.

Mi buttai a terra e cominciai a pregare con fervore per conoscere la volontà di Dio.

Dappertutto silenzio, come in un tabernacolo.

Tutte le suore, simili a bianche ostie rinchiuse dentro il calice di Gesù, riposavano e solo dalla mia cella Iddio udiva il gemito di un'anima.

Non sapevo che, senza autorizzazione, non era consentito pregare nelle celle dopo le nove di sera.20

Dopo un momento, nella mia cella si fece un chiarore e vidi sulla tenda il volto di Gesù molto addolorato.

Piaghe vive su tutto il Volto e grosse lacrime cadevano sulla coperta del mio letto.

Non sapendo che cosa tutto ciò potesse significare, domandai a Gesù: « Gesù, chi ti ha causato un simile dolore? ».

E Gesù rispose: « Tu Mi causerai un simile dolore, se uscirai da questo ordine.

È qui che t'ho chiamata e non altrove e ho preparato per te molte grazie ».

Domandai perdono a Gesù e mutai all'istante la decisione che avevo presa.

Il giorno dopo ci fu la nostra confessione.

Raccontai tutto quello che era avvenuto nella mia anima ed il confessore21 mi rispose che era evidente in ciò la volontà di Dio, che dovevo rimanere in questa Congregazione e che non dovevo nemmeno pensare ad un altro ordine.

Da quel momento mi sento sempre felice e contenta.

Poco tempo dopo mi ammalai.22

La cara Madre Superiora mi mandò, assieme ad altre due suore,23 a passare le vacanze a Skolimów, un po' fuori Varsavia.

In quel tempo domandai al Signore Gesù: « Per chi ancora devo pregare? ».

Gesù mi rispose che la notte seguente m'avrebbe fatto conoscere per chi dovevo pregare.

Vidi l'Angelo Custode, che mi ordinò di seguirlo.

In un momento mi trovai in un luogo nebbioso, invaso dal fuoco e, in esso, una folla enorme di anime sofferenti.

Queste anime pregano con grande fervore, ma senza efficacia per se stesse: soltanto noi le possiamo aiutare.

Le fiamme che bruciavano loro, non mi toccavano.

Il mio Angelo Custode non mi abbandonò un solo istante.

E chiesi a quelle anime quale fosse il loro maggior tormento.

Ed unanimemente mi risposero che il loro maggior tormento è l'ardente desiderio di Dio.

Scorsi la Madonna che visitava le anime del purgatorio.

Le anime chiamano Maria « Stella del Mare ». Ella reca loro refrigerio.

Avrei voluto parlare più a lungo con loro, ma il mio Angelo Custode mi fece cenno d'uscire.

Ed uscimmo dalla porta di quella prigione di dolore.

Udii nel mio intimo una voce che disse: « La Mia Misericordia non vuole questo, ma lo esige la giustizia ».

Da allora sono in rapporti più stretti con le anime sofferenti del purgatorio.

Fine del postulato 29.IV.1926.

I superiori24 mi mandarono a Cracovia per il noviziato.

Una gioia inimmaginabile regnava nella mia anima.

Quando arrivammo in noviziato,25 stava morendo Suor …26

Qualche giorno dopo Suor … viene da me e mi ordina di andare dalla Madre Maestra27 a dirle di chiedere al suo confessore, Don Rospond,28 di celebrare una S. Messa per lei con l'aggiunta di tre giaculatorie.

In un primo momento acconsentii, ma il giorno dopo pensai di non andare dalla Madre Maestra, poiché non capivo bene se si era trattato di un sogno o di realtà. E non andai.

La notte seguente si ripeté la stessa cosa in modo più chiaro, per cui non ebbi più alcun dubbio.

Malgrado ciò la mattina decisi di non parlarne ancora alla Maestra.

« Gliene parlerò soltanto quando la vedrò durante il giorno ».

Ad un tratto incontrai nel corridoio quella suora defunta; mi rimproverò di non essere andata subito ed una grande inquietudine s'impadronì della mia anima.

Allora corsi immediatamente dalla Madre Maestra e le raccontai tutto l'accaduto.

La Madre mi rispose che avrebbe provveduto.

Nella mia anima ritornò subito la pace.

Il terzo giorno quella suora tornò di nuovo e mi disse: « Iddio gliene renda merito ».

Al momento della vestizione,29 Dio mi fece conoscere quanto avrei dovuto soffrire.

Vidi chiaramente a che cosa mi stavo impegnando.

Fu questione di un attimo di tale sofferenza; poi il Signore inondò nuovamente l'anima mia con grandi consolazioni.

Verso la fine del primo anno di noviziato, cominciò a farsi scuro nella mia anima.

Non provo alcuna soddisfazione nella preghiera; la meditazione per me è una gran fatica; la paura comincia ad impossessarsi di me.

Penetro a fondo nel mio intimo e non vi scorgo nulla, all'infuori di una grande miseria.

Vedo anche chiaramente la grande santità di Dio; non oso alzare gli occhi fino a Lui, ma mi prostro nella polvere ai Suoi piedi e mendico la Sua Misericordia.

Passò così circa la metà dell'anno, ma lo stato della mia anima non cambiò affatto.

La nostra cara Madre Maestra30 m'infuse coraggio in quei momenti difficili.

Ciò nonostante questa mia sofferenza aumenta sempre più.

Si avvicina il secondo anno di noviziato.

Al pensiero che debbo fare i voti,31 la mia anima rabbrividisce.

Qualunque cosa legga, non la comprendo; non sono in grado di meditare.

Mi sembra che la mia preghiera non sia gradita a Dio.

Quando mi accosto ai santi Sacramenti, mi pare di offendere ancor di più Dio.

Il confessore32 però non mi ha permesso di tralasciare nemmeno una sola volta la S. Comunione.

Dio operava in modo singolare nella mia anima.

Non capivo assolutamente nulla di quello che mi diceva il confessore.

Le più semplici verità della fede mi erano divenute del tutto incomprensibili.

La mia anima si tormentava non trovando soddisfazione da nessuna parte.

In un certo momento mi venne una forte idea di essere respinta da Dio.

Questo pensiero spaventoso mi trafisse l'anima da parte a parte; per questa sofferenza la mia anima cominciò ad agonizzare.

Volevo morire e non potevo.

Mi venne il pensiero: « A che scopo cercare di acquistare le virtù? Perché mortificarsi, se tutto ciò non è gradito a Dio? ».

Quando ne parlai con la Madre Maestra, ricevetti questa risposta: « Sappia, sorella, che Iddio la destina ad una grande santità.

E un segno che Dio la vuole in paradiso, molto vicino a Sé.

Sorella, abbia molta fiducia nel Signore Gesù ».

Il tremendo pensiero di essere respinti da Dio è il tormento che in realtà soffrono i dannati.

Mi rifugiai nelle Piaghe di Gesù.

Ripetevo parole di speranza, ma quelle parole divennero per me un tormento ancora maggiore.

Andai davanti al SS.mo Sacramento e cominciai a dire a Gesù: « Gesù, Tu hai detto che è più facile che una madre dimentichi il bambino che allatta, piuttosto che Iddio dimentichi una Sua creatura e se pure essa lo dimenticasse, Io Dio non dimenticherò la Mia creatura.

Senti, Gesù, come geme la mia anima? Ascolta i vagiti strazianti della Tua bambina.

Ho fiducia in Te, o Dio, poiché il cielo e la terra passeranno, ma la Tua Parola dura in eterno ».

Però non trovai sollievo nemmeno per un istante.

Un giorno, subito dopo la sveglia, mentre mi metto alla presenza di Dio, incomincia ad assalimi la disperazione.

Buio estremo nella mia anima. Ho lottato come ho potuto fino a mezzogiorno.

Nelle ore pomeridiane cominciò ad impossessarsi di me un vero terrore di morte; mi cominciarono a venir meno le forze fisiche.

Rientrai in fretta nella cella e mi gettai in ginocchio davanti al Crocifisso e cominciai ad implorare misericordia.

Gesù però non ascolta le mie grida.

Sento che mi vengono a mancare del tutto le forze fisiche; cado a terra; la disperazione si è impadronita della mia anima.

Sto vivendo pene infernali che realmente non differiscono in nulla da quelle dell'inferno.

Sono rimasta in quello stato per tre quarti d'ora.

Avrei voluto andare dalla Maestra - non ne ebbi la forza.

Volevo gridare - la voce mi venne a mancare.

Per fortuna però entrò nella cella una suora.33

Quando mi vide in quello stato così fuori dal normale, avvertì subito la Maestra.

La Madre venne subito. Appena entrò nella cella, disse queste parole: « In virtù della santa obbedienza,34 le chiedo di alzarsi da terra ».

Immediatamente una forza misteriosa mi sollevò da terra e mi trovai in piedi accanto alla cara Maestra.

Con parole affettuose mi spiegò che quella era una prova mandata da Dio: « Sorella, abbia tanta fiducia; Iddio è sempre Padre, anche quando mette alla prova ».

Tornai ai miei doveri, come se fossi uscita dalla tomba.

I miei sensi erano come impregnati di ciò che aveva sperimentato la mia anima.

Durante la funzione serale la mia anima cominciò ad agonizzare in un buio spaventoso.

Sento che sono in balia del Dio Giusto e che sono oggetto del Suo sdegno.

In quei terribili momenti ho detto a Dio: « O Gesù, che nel Vangelo Ti paragonasti alla più tenera delle madri, ho fiducia nella Tua Parola, poiché Tu sei la verità e la vita.

Gesù, confido in Te contro ogni speranza, contro ogni sentimento, che ho nel mio intimo ed è contrario alla speranza.

Fa' di me quello che vuoi; non mi allontanerò da Te, poiché Tu sei la sorgente della mia vita ».

Quanto sia tremendo questo tormento dell'anima, lo può capire soltanto chi ha provato su di sé simili momenti.

Nella notte mi fece visita la Madonna con in braccio il Bambino Gesù.

La mia anima fu piena di gioia e dissi: « O Maria, Madre mia, lo sai quanto terribilmente soffro? ».

E la Madonna mi rispose: « Lo so quanto soffri, ma non temere, io partecipo e parteciperò sempre alla tua sofferenza ».

Sorrise amabilmente e scomparve.

Immediatamente nella mia anima ritornò la forza e tanto coraggio.

Questo però durò soltanto un giorno.

Sembrava quasi che l'inferno avesse congiurato contro di me.

Un odio tremendo cominciò ad insinuarsi nella mia anima, un odio contro tutto ciò che è santo e divino.

Mi sembrava che questi tormenti dello spirito dovessero far parte per sempre della mia esistenza.

Mi rivolsi pertanto al Santissimo Sacramento e dissi a Gesù: « O Gesù, Sposo della mia anima, non vedi che la mia anima sta morendo anelando a Te?

Come puoi nasconderTi così ad un cuore che Ti ama con tanta sincerità?

Perdonami Gesù; si compia in me la Tua santa volontà.

Soffrirò in silenzio, come una colomba, senza lamentarmi.

Non permetterò al mio cuore nemmeno un solo gemito di doloroso lamento ».

Fine del noviziato

Le sofferenze non diminuiscono affatto.

Debolezza fisica; dispensa da tutte le pratiche di pietà,35 o meglio loro sostituzione con giaculatorie.36

Venerdì Santo.37

Gesù attrae il mio cuore nel centro infuocato dell'amore.

Ciò è avvenuto durante l'adorazione serale.

Improvvisamente la presenza di Dio s'impadronì di me.

Dimenticai ogni cosa.

Gesù mi fa conoscere quanto ha sofferto per me.

Questo durò molto brevemente.

Una nostalgia tremenda.

Un desiderio ardente di amare Dio.

I primi voti.38

Un ardente desiderio di annientarmi per Dio mediante un amore attivo, ma che sfugga all'occhio anche delle suore che mi stanno più vicino.

Anche dopo i voti però l'oscurità continuò a regnare nella mia anima fino a circa metà dell'anno.

Durante la preghiera Gesù penetrò tutta l'anima mia.

L'oscurità scomparve.

Udii nell'intimo queste parole: « Tu sei la Mia gioia, tu sei delizia del Mio cuore ».

Da quel momento percepii nel cuore, cioè nel mio intimo, la Santissima Trinità.

In maniera sensibile mi sentii inondata di luce divina.

Da allora la mia anima vive in intimità con Dio, come un bimbo col proprio padre affezionato.

Una volta Gesù mi disse: « Va' dalla Madre Superiora39 e pregala di autorizzarti a portare il cilicio40 per sette giorni e durante la notte ti alzerai una volta e verrai in cappella ».

Risposi di sì, ma avevo una certa difficoltà a recarmi dalla Superiora.

Verso sera Gesù mi chiese: « Fino a quando rimanderai? ».

Decisi di parlarne alla Madre Superiora al primo incontro.

Il giorno dopo prima di mezzogiorno mi accorsi che la Madre Superiora andava in refettorio e siccome la cucina, il refettorio e la stanzetta di Suor Luisa si trovano quasi assieme, invitai la Madre Superiora nella stanzetta di Suor Luisa e le riferii la richiesta di Gesù.

La Madre mi rispose: « Non le permetto di portare nessun cilicio.

Nel modo più assoluto.

Se Gesù le da la forza di un colosso, le permetterò queste mortificazioni ».

Mi scusai con la Madre per averle fatto perdere tempo ed uscii dalla stanzetta.

All'improvviso vidi Gesù in piedi sulla porta della cucina e Gli dissi: « Mi ordini di andare a chiedere delle penitenze, che la Madre Superiora non intende permettere ».

Allora Gesù mi disse: « Ero qui durante il colloquio con la Superiora e so tutto e non voglio le tue mortificazioni, ma l'obbedienza.

Con questo Mi dai una grande gloria ed acquisti dei meriti per te ».

Una delle Madri,41 quando venne a conoscere il mio stretto rapporto con Gesù, mi disse che ero una povera illusa.

Mi disse che Gesù manteneva rapporti simili solo coi santi « e non con anime peccatrici come lei, sorella ».

Da quel momento fu come se diffidassi di Gesù.

In un colloquio mattutino dissi a Gesù: « Gesù, non sei per caso un'illusione? ».

Gesù mi rispose: « Il Mio amore non delude nessuno ».

+ Una volta stavo riflettendo sulla SS. Trinità, sull'Essenza di Dio.

Volevo assolutamente approfondire e conoscere chi è questo Dio …

In un istante il mio spirito venne come rapito in un altro mondo.

Vidi un bagliore inaccessibile e in esso come tre sorgenti di luce, che non riuscii a comprendere.

E da quella luce uscivano parole sotto forma di fulmini, che si aggiravano attorno al cielo ed alla terra.

Non comprendendo nulla di questo, mi rattristai molto.

Improvvisamente dal mare di luce inaccessibile uscì il nostro amato Salvatore, di una bellezza inconcepibile, con le Piaghe sfavillanti.

E da quella luce si udì questa voce: « Qual è Dio nella Sua essenza, nessuno potrà sviscerarlo, né la mente angelica, né umana ».

Gesù mi disse: « Procura di conoscere Dio attraverso la meditazione dei Suoi attributi ».

Un momento dopo Gesù tracciò con la mano il segno della croce e scomparve.

+ Una volta vidi una gran folla di gente nella nostra cappella, davanti alla cappella e sulla strada, perché non c'era posto nella cappella.

La cappella era addobbata per una solennità.

Vicino all'altare c'era un gran numero di ecclesiastici, poi le nostre suore e molte di altre congregazioni.

Aspettavano tutti la persona che doveva prendere posto sull'altare.

Ad un tratto sentii una voce che diceva che io dovevo prendere il posto sull'altare.

Però appena uscii dall'abitazione, cioè dal corridoio per attraversare il cortile ed andare in cappella seguendo la voce che mi chiamava, ecco che tutta la gente cominciò a gettarmi addosso tutto quello che poteva: fango, sassi, sabbia, scope, tanto che in un primo momento rimasi indecisa se proseguire o meno; ma quella voce mi chiamava con insistenza ancora maggiore ed allora, nonostante tutto, cominciai ad avanzare coraggiosamente.

Quando attraversai la soglia della cappella, i superiori, le suore, le educande42 e perfino i genitori cominciarono a colpirmi con quello che potevano tanto che, volente o nolente, dovetti salire in fretta al posto destinato sull'altare.

Non appena occupai il posto destinato, subito quella stessa gente e le educande, e le suore, e i superiori, e i genitori, tutti cominciarono a tendere le mani ed a chiedere grazie ed io non provavo alcun risentimento verso di loro, che m'avevano scagliato addosso tutta quella roba ed anzi stranamente provavo un amore particolarissimo proprio per quelle persone che mi avevano costretta a salire più rapidamente nel posto a me destinato.

In quel momento la mia anima fu inondata da una felicità inconcepibile ed udii queste parole: « Fa' quello che vuoi, distribuisci grazie come vuoi, a chi vuoi e quando vuoi ».

E subito la visione scomparve.

Una volta sentii queste parole: « Va' dalla Superiora e chiedi che ti permetta di fare ogni giorno un'ora di adorazione per nove giorni; durante questa adorazione cerca di fare la tua preghiera con Mia Madre.

Prega di cuore in unione con Maria; procura inoltre in questo tempo di fare la Via Crucis ».

Ottenni il permesso non per un'ora intera, ma soltanto per il tempo che avevo, dopo compiuti i miei doveri.

Dovevo fare quella novena per la patria.

Il settimo giorno della novena vidi la Madonna fra cielo e terra, in una veste chiara.

Pregava con le mani giunte sul petto e lo sguardo rivolto al cielo e dal suo Cuore uscivano dei raggi di fuoco, alcuni dei quali erano diretti verso il cielo, mentre gli altri coprivano la nostra terra.

Quando parlai di alcune di queste cose col confessore,43 mi rispose che potevano provenire realmente da Dio, ma che potevano anche essere un'illusione.

Siccome avevo spesso dei cambiamenti, non avevo un confessore fisso e per di più facevo una fatica incredibile ad esporre cose di quel genere.

Perciò pregavo ardentemente perché il Signore mi concedesse una grande grazia, quella di avere un direttore spirituale.

Ma questa grazia l'ottenni soltanto dopo i voti perpetui, quando venni a Wilno.

Si tratta di Don Sopocko.44

Il Signore me l'aveva fatto conoscere interiormente, prima che arrivassi a Wilno.45

Se avessi avuto fin dall'inizio un direttore spirituale, non avrei sprecato tante grazie del Signore.

Un confessore può essere di grande aiuto per un'anima, ma può anche procurarle molto danno.

Oh! come dovrebbero stare attenti i confessori all'azione della grazia di Dio nell'anima dei loro penitenti.46

Questa è una cosa di grande importanza.

Dalle grazie di un'anima si può conoscere il suo stretto rapporto con Dio.

Una volta venni citata al giudizio di Dio.

Stetti davanti al Signore faccia a faccia.

Gesù era tale e quale è durante la Passione.

Dopo un momento scomparvero le Piaghe e ne rimasero solo cinque: alle mani, ai piedi ed al costato.

Vidi immediatamente tutto lo stato della mia anima, così come la vede Iddio.

Vidi chiaramente tutto quello che a Dio non piace.

Non sapevo che bisogna rendere conto al Signore anche di ombre tanto piccole.

Che momento! Chi potrà descriverlo?

Trovarsi di fronte al tre volte Santo!

Gesù mi domandò: « Chi sei? ».

Risposi: « Io sono una tua serva. Signore ».

« Devi scontare un giorno di fuoco nel purgatorio ».

Avrei voluto gettarmi immediatamente fra le fiamme del purgatorio, ma Gesù mi trattenne e disse: « Che cosa preferisci: soffrire adesso per un giorno oppure per un breve tempo sulla terra? ».

Risposi: « Gesù, voglio soffrire in purgatorio e voglio soffrire sulla terra sia pure i più grandi tormenti fino alla fine del mondo ».

Gesù disse: « È sufficiente una cosa sola.

Scenderai in terra e soffrirai molto, ma non per molto tempo ed eseguirai la Mia volontà ed i Miei desideri ed un Mio servo fedele ti aiuterà ad eseguirla.

Ora posa il capo sul Mio petto, sul Mio Cuore ed attingivi forza e vigore per tutte le sofferenze, dato che altrove non troverai sollievo, né aiuto, né conforto.

Sappi che avrai molto, molto da soffrire, ma questo non ti spaventi.

Io sono con te ».

Poco dopo mi ammalai.47

I disturbi fisici furono una scuola di pazienza per me.

Solo Gesù sa quanti sforzi di volontà dovetti fare per adempiere i miei doveri.48

Gesù quando intende purificare un'anima, usa gli strumenti che vuole.

La mia anima si sente completamente abbandonata dalle creature.49

Talvolta l'intenzione più retta viene interpretata male dalle suore.50

Questa è una sofferenza molto dolorosa, ma il Signore la permette e bisogna accettarla, perché questo ci fa assomigliare maggiormente a Gesù.

Una cosa non sono riuscita a comprendere per molto tempo, cioè che Gesù mi ordinava di dire tutto ai superiori, mentre i superiori non credevano alle mie parole e mi commiseravano come fossi stata una povera illusa o una vittima della mia fantasticheria.

Per questo motivo, temendo di essere un'illusa, decisi di evitare interiormente Dio, dato che avevo paura delle illusioni.

Ma la grazia di Dio m'inseguiva ad ogni passo e quando meno me l'aspettavo.

Iddio mi rivolgeva la parola.

+ Un giorno Gesù mi disse che avrebbe fatto scendere il castigo su di una città,51 che è la più bella della nostra Patria.

Il castigo doveva essere uguale a quello inflitto da Dio a Sodoma e Gomorra.52

Vidi la grande collera di Dio ed un brivido mi scosse, mi trafisse il cuore.

Pregai in silenzio.

Un momento dopo Gesù mi disse: « Bambina Mia, unisciti strettamente a Me durante il sacrificio ed offri al Padre Celeste il Mio Sangue e le Mie Piaghe per impetrare il perdono per i peccati di quella città.

Ripeti ciò senza interruzione per tutta la S. Messa.

Fallo per sette giorni ».

Il settimo giorno vidi Gesù su di una nuvola chiara e mi misi a pregare perché Gesù posasse il Suo sguardo sulla città e su tutto il nostro paese.

Gesù diede uno sguardo benigno.

Quando notai la benevolenza di Gesù, cominciai ad implorarne la benedizione.

Ad un tratto Gesù disse: « Per te benedico l'intero paese » e fece con la mano un gran segno di croce sulla nostra Patria.

Vedendo la bontà del Signore, l'anima mia fu inondata da una grande gioia.

+ 1929.

Una volta, durante la S. Messa, sentii la vicinanza di Dio in una maniera particolarissima, nonostante che mi difendessi e mi tenessi lontana da Lui.

Talvolta sfuggivo a Dio proprio perché non volevo essere vittima dello spirito maligno, dato che qualche volta m'avevano detto che lo ero.

E questa incertezza durò per lungo tempo.

Durante la S. Messa, prima della S. Comunione, ci fu la rinnovazione dei voti.53

Quando uscimmo dagli inginocchiatoi e cominciammo a pronunciare la formula dei voti, improvvisamente Gesù si mise accanto a me.

Aveva una veste bianca ed una cintura d'oro e mi disse: « Ti concedo eterno amore, affinché la tua purezza sia intatta ed a conferma che non andrai mai soggetta a tentazioni impure ».

Gesù si slacciò la cintura d'oro che aveva e con quella cinse i miei fianchi.

Da quel momento non ho più provato alcun turbamento contrario alla virtù né nel cuore, né nella mente.

Compresi in seguito che questa è una delle più grandi grazie, che mi aveva ottenuto la Santìssima Vergine Maria, dato che per questa grazia L'avevo pregata per molti anni.

Da allora è aumentata la mia devozione per la Madre di Dio.

E Lei che mi ha insegnato ad amare interiormente Iddio e come adempire in tutto la Sua santa volontà.

O Maria, Tu sei la gioia, poiché attraverso Te Iddio è sceso in terra e nel mio cuore.

Una volta vidi un ministro di Dio in pericolo di commettere un peccato grave, che doveva avvenire da un momento all'altro.

Presi a supplicare Dio che mandasse a me tutti i tormenti dell'inferno, tutti i dolori che voleva e in cambio chiesi la liberazione e l'allontanamento di quel sacerdote dall'occasione di commettere peccato.

Gesù esaudì la mia preghiera ed all'istante sentii sulla testa la corona di spine.

Le spine di quella corona mi penetrarono fino al cervello.

Ciò durò tre ore ed il ministro di Dio fu liberato da quel peccato ed il Signore rafforzò la sua anima mediante una grazia speciale.54

+ Una volta, il giorno di Natale, sento che s'impossessa di me l'onnipotenza, la presenza di Dio.

E di nuovo evito interiormente l'incontro col Signore.

Domandai alla Madre Superiora il permesso di andare a « Józefinek »,55 per fare una visita alle suore.

La Madre Superiora ci diede il permesso e subito dopo il pranzo, cominciammo a prepararci.

Le consorelle mi stavano già aspettando sulla porta del convento.

Io andai di corsa nella cella a prendere la mantellina.

Ritornando dalla cella e passando vicino alla piccola cappellina,56 sulla soglia scorsi Gesù, il quale mi disse queste parole: « Va' pure, ma Io ti prendo il cuore ».

Ed all'improvviso avvertii di non avere più il cuore nel petto.

Dato che le suore mi avevano fatto osservare che dovevo andare più in fretta poiché era già tardi, me ne andai immediatamente con loro.

Ma una grande insoddisfazione cominciò ad opprimermi.

Una strana nostalgia s'impadronì di me.

Nessuno però, tranne il Signore, era al corrente di quello che era avvenuto nella mia anima.

Quando ci eravamo trattenute un attimo a « Józefinek », io dissi alle consorelle: « Torniamo a casa ».

Le suore chiesero di riposarsi almeno un momento, ma il mio spirito non riusciva a trovar pace.

Mi giustificai dicendo che dovevamo tornare prima che si facesse buio, dato che c'è un bei tratto di strada, e tornammo subito a casa.

Quando la Madre Superiora ci incontrò nel corridoio, mi domandò: « Non siete ancora partite o siete già tornate? ».

Risposi che eravamo già rientrate, perché non volevo tornare di sera.

Mi tolsi la mantellina e mi recai immediatamente nella piccola cappella.

Appena entrai Gesù mi disse: « Vai dalla Madre Superiora e dille che non è vero che sei tornata per essere a casa prima di sera, ma perché ti ho portato via il cuore ».

Sebbene la cosa mi costasse molto, andai dalla Superiora e dissi sinceramente il motivo per il quale ero tornata così presto e chiesi perdono al Signore per tutto quello che a Lui non piace.

E subito Gesù inondò la mia anima di una grande gioia.

Compresi che, all'infuori di Dio, non c'è contentezza da nessuna parte.

Una volta vidi due suore che stavano per entrare nell'inferno.57

Un dolore indescrivibile mi strinse l'anima.

Pregai Iddio per loro e Gesù mi disse: « Va' dalla Madre Superiora e dille che quelle due suore si trovano nell'occasione di commettere un peccato grave ».

Il giorno dopo lo dissi alla Superiora.

Una di esse è già in stato di fervore; l'altra sta sostenendo una grande battaglia.

Una volta Gesù mi disse: « Abbandonerò questa casa … poiché vi sono cose che non Mi piacciono ».58

E l'Ostia uscì dal tabernacolo e si posò nelle mie mani, ed io con gioia la riposi nel tabernacolo.

Il fatto si ripeté una seconda volta e io feci lo stesso.

Ma la cosa si ripeté una terza volta e l'Ostia si trasformò nel Signore Gesù vivo, e Gesù mi disse: « Io non rimarrò qui più a lungo ».

Allora nella mia anima si risvegliò improvvisamente un grande amore per Gesù e dissi: « E io non Ti lascerò partire Gesù, da questa casa ».

E Gesù scomparve di nuovo e l'Ostia si posò nelle mie mani.

La riposi nuovamente nella pisside e chiusi il tabernacolo.

E Gesù rimase con noi.

Per tre giorni mi preoccupai di fare l'adorazione riparatrice.

Una volta Gesù mi disse: « Fa' sapere alla Madre Generale59 che in questa casa … succede la tal cosa … che non Mi piace e che Mi offende molto ».

Non lo feci sapere subito alla Madre; ma il turbamento che m'inviò il Signore, non mi permise d'attendere un momento di più e scrissi subito alla Madre Generale e la pace ritornò nella mia anima.

Sperimentavo spesso sul mio corpo la Passione del Signore, sebbene ciò non fosse visibile all'esterno; di questo sono contenta, poiché Gesù vuole così.

Ma questo durò per un breve periodo.

Quelle sofferenze accesero nella mia anima il fuoco dell'amore per Iddio e per le anime immortali.

L'amore sopporterà tutto; l'amore andrà oltre la morte; l'amore non teme niente.

Indice

6 Diario, Q. p. 35 all'inizio; Q. V, p. 38 alla fine e Q. VI, p. 39 e 126
7 Con l'espressione « le vanità della vita » intendeva la vita normale della gente nel mondo, che presta poca attenzione alle ispirazioni interiori della grazia, ma si dedica totalmente alle faccende temporali, alle occupazioni, ai passatempi, ecc
8 Per « passatempi » intendeva probabilmente gli incontri con le compagne e anche i trattenimenti danzanti ( nota 10 )
9 Santa Faustina sottolineo qui che cercava consapevolmente di occuparsi di faccende della vita quotidiana, evitando pensieri che riguardavano il Signore.
10 Si trattava di una serata danzante presso una famiglia di conoscenti a Lòdi, dove Elena Kowaiska si trovava con la sorella.
Che il luogo sia la città di Lódz lo indica anche l'accenno, fatto in seguito, alla cattedrale di San Stanislao Kostka.
11 È difficile stabilire ora di che paesino si tratti. È stato accertato però che la chiesa di cui parla subito dopo, è la chiesa di San Giacomo, che si trova a Varsavia in Via Grójecka (Piazza Narutowicza, nel rione chiamato Ochota).
Ora nei pressi di questa chiesa c'era la fermata della ferrovia elettrica suburbana diretta a Pruszków, nelle cui vicinanze ci sono molti paesini.
È più che probabile che Elena abbia preso quel trenino, ma non si sa in quale paesino sia scesa, poiché ne lei ne alcuno dei testimoni durante il processo informativo (riguardante la sua vita e le sue virtù) ha ricordato il giorno del suo arrivo a Varsavia e dove ha passato quella prima notte
12 Questo sacerdote era Don Giacomo Dabrowsld, parroco di S. Giacomo a Varsavia.
Don Giacomo Dabrowsld è nato il 18.VH. 1862 ed è stato ordinato sacerdote nel 1888.
Per molti anni fu amministratore della parrocchia di S. Giacomo presso la chiesa dell'Immacolata Concezione a Varsavia, in via Grójecka.
Svolse le funzioni di decano del decanato suburbano di Varsavia e dal 1935 fu canonico del Capitolo della Collegiata di Lowicz.
E morto durante la seconda guerra mondiale. « Mio marito - racconta Aldona Lipszyc - aveva pregato il parroco di S. Giacomo del quartiere di Ochota di trovare una persona che mi aiutasse in casa.
Il canonico Giacomo Dabrowsld era stato in passato parroco a Klembów ed aveva fatto amicizia con mio marito.
L'ha battezzato, l'ha sposato ed ha battezzato tutti i nostri figli. Il canonico ci mandò, nell'estate del 1924, Elena Kowaiska con un biglietto in cui diceva che non la conosceva, ma si augurava che potesse andar bene » (A. SF. R.).
13 La signora era Aldona Lipszyc, che abitava allora a Ostrówek, comune di Klembów, distretto di Radzymin. Nata il 14.IV.1896 a Tbilisi, era figlia di Serafino Jastrzebski e Maria Lemke. Negli anni 1965/66 è stata uno dei testi nel processo informativo della Serva di Dio, Sr. Faustina.
14 Non è stato possibile appurare a quali conventi aveva bussato inutilmente
15 In ultimo Elena Kowaiska si rivolse al convento delle Suore della B.V.M. della Misericordia in via Zytnia 3/9, che nel suo Diario indica come « la nostra porta »
16 Incontro ad Elena andò M. Michaela Moraczewska che allora era superiora della casa di Varsavia. M. Michaela, Olga Moraczewska, era nata nel 1873.
Per quei tempi aveva un'istruzione superiore.
Conosceva alcune lingue, aveva ultimato gli studi al conservatorio.
In congregazione era entrata in età già avanzata.
Dopo i voti perpetui era stata nominata Superiora della casa di Varsavia.
Tenne tale incarico fino al 1928.
Dopo M. Leonarda Cielécka prese lei la direzione della congregazione. Nel periodo in cui fu superiora generale, vennero approvate le Costituzioni.
Amò enormemente la congregazione e si preoccupò perché si sviluppasse sia dal punto di vista spirituale, sia estendendo la sua attività all'esterno.
Fondò nuove case a Varsavia (nel quartiere di Grochów), a Rabka, a Leopoli e a Biala (presso Plock).
E morta a Cracovia il 15.XI.1966 ed è sepolta nel cimitero della congregazione (A. CSBVMM. Cron.).
17 Elena Kowaiska lavorò ancora oltre un anno presso la signora Aldona Lipszyc, dopo di che entrò nella congregazione senza far ritorno in famiglia
18 Nel 1925 la festa del Corpus Domini cadde il 18 giugno e quindi l'ottava al 25giugno
19 Nel convento c'era una cappella grande, un po' distante dall'abitazione delle suore, perciò ne era stata approntata un'altra più piccola, che le suore chiamavano « la cappellina » o « il Piccolo Gesù ».
20 Secondo l'uso della congregazione, dopo le 21 era obbligatorio il silenzio canonico.
A quell'ora le suore andavano a riposare in raccoglimento.
Non era certo proibito recitare nella cella le proprie preghiere private.
Probabilmente Elena considerava una trasgressione contro l'uso il pregare distesa sul pavimento, non la preghiera in sé.
21 Nella casa della congregazione a Varsavia c'erano a quel tempo come confessori ordinari (ogni settimana) Don Pietro Loewe (1875-1951) e Don Bronislao Kulesza (1885-?).
Confessore straordinario (ogni trimestre) era il Padre Luigi Bukowski S.J. (1873-1941). È difficile stabilire presso quale di loro si sia confessata quel giorno la giovane aspirante.
22 Il travaglio spirituale, il lavoro interiore troppo intenso, il cambiamento del sistema di vita le procurarono un esaurimento generale, che mise in allarme le superiore.
Elena fu inviata pertanto in una casa di riposo a Skolimów vicino a Varsavia.
23 La cronaca della casa di Varsavia è andata bruciata durante la guerra.
È difficile pertanto dire da quali suore sia stata accompagnata a Skolimów la giovane postulante.
24 Per « superiori » bisogna intendere la superiora generale e la maestra delle postulanti.
Sono state loro infatti ad ammettere alla vestizione Elena Kowaiska e ad inviarla al noviziato a Cracovia ( Appendice n. 2 )
25 Ultimata la probazione, l'aspirante fa otto giorni di esercizi spirituali; con la cerimonia della vestizione riceve l'abito religioso ed il nome ed inizia il noviziato.
È un'altra tappa della prova e dell'esame dell'aspirante, per vedere se è idonea alla vita religiosa e nello stesso tempo l'aspirante ha occasione di conoscere più da vicino la congregazione di cui deve far parte.
Nella CSBVMM il noviziato dura due anni. Il. primo anno, detto « canonico », è dedicato all'approfondimento della vita Ulteriore ed al modo di comportarsi nella vita religiosa.
Durante questo periodo la novizia non può frequentare nessuna scuola, dedicarsi allo studio o ad altre occupazioni che la impegnino in modo eccessivo. Nel secondo anno di noviziato le novizie, oltre che ai loro esercizi religiosi, possono dedicarsi agli studi o lavorare sotto la guida di una suora professa. Se la prova termina in maniera soddisfacente sia da parte della congregazione sia da parte della novizia, questa, dopo i due anni di noviziato, emette i voti temporanei per un anno, che poi rinnova per cinque anni.
In questo periodo la professa può abbandonare la congregazione o anche essere allontanata.
Se invece anche quest'ultima prova si conclude positivamente, la professa è ammessa alla professione perpetua (Cost. Congr.)
26 Don Sopocko aveva raccomandato a Santa Faustina di non scrivere i nomi delle suore nel diario (cfr. nota 172). Elena Kowaiska arrivò a Cracovia il 23.1.1926 per terminarvi il postulato.
Nello stesso giorno a Cracovia mori Sr. Enrica Losinska, nata il 20.1.1897.
Era entrata in congregazione nel 1920. Aveva lavorato da « calzolaio » ( A. CSBVMM. AD. )
27 Maestra del noviziato era allora Sr. Margherita - Anna Gimbutt - (nata nel 1857) che rese grandi servizi alla congregazione come maestra del noviziato, come superiora della casa di Wilno e come istruttrice della terza probazione.
Si distinse per spirito di rinuncia, di mortificazione, di grande severità verso se stessa.
Umile, silenziosa, sempre assorta in preghiera, attenta all'osservanza delle regole religiose, fu un esempio per le suore e particolarmente per quelle che furono sotto la sua guida.
28 Si tratta del vescovo Mons. Stanislao Rospond (1877-1958).
Dopo aver ottenuta la maturità nel ginnasio « S- Anna » di Cracovia, entrò nel seminario diocesano, dal quale un anno dopo fu inviato a studiare a Innsbruck, dove ottenne la laurea in teologia.
Ebbe l'incarico di prefetto nel seminario di Cracovia, di cui poi divenne rettore.
Fu confessore ordinario delle Suore della B.V.M. della Misericordia.
Fu consacrato vescovo il 12.VI.1927.
Per molti anni svolse le mansioni di vicario generale - Ebbe rapporti molto cordiali con la CSBVMM.
Due volte l'anno presiedeva alle funzioni per la vestizione e remissione dei voti religiosi. È morto il 4.II.1958 ed è sepolto nella tomba di famiglia a Liszid.
29 Fu nel giorno della vestizione, il 30.IV.1926. Sr. Clemenza Buczek ricorda il momento in cui, durante la cerimonia della vestizione, aiutò le aspiranti ad indossare l'abito religioso.
Ne scrive così nei suoi ricordi: « Nel maggio sic! del 1926 ebbi l'incarico di assistere nella vestizione Elena Kowaiska. Quando l'aspirante ricevette l'abito davanti all'altare, io le dico: "Su, Elena, sbrighiamoci, devi indossare l'abito".
Ma Elena svenne ed io dovetti correre a prendere l'acqua di colonia per farla rinvenire …
Poi la presi in giro dicendole che le era dispiaciuto abbandonare il mondo.
Solo dopo la sua morte ho saputo che il motivo dello svenimento era stato ben altro che il rimpianto per il mondo » (A. SF. Rie.; Summ., p. 310, § 930 ad 12)
30 La maestra era Santa Maria Giuseppina, Stefania Brzoza, nata nel 1889, entrata in congregazione nel 1909. Ebbe l'incarico di istitutrice delle ragazze nell'istituto di Cracovia.
Nel 1925 fu inviata in Francia a Lavai, affinché nella casa generalizia della congregazione potesse osservare da vicino la formazione che veniva data nel noviziato e per assimilare lo spirito della congregazione.
Ritornata da Lavai, prese la direzione del noviziato e la tenne fino al 1934. Fu una maestra di noviziato esemplare ed una grande conoscitrice di anime, esigente e nello stesso tempo piena di affetto materno e di gioiosa cordialità per ogni novizia.
Nel Capitolo Generale del 1934 fu eletta consigliera generale e contemporaneamente nominata superiora della casa generalizia di Varsavia.
Cinque anni dopo morì di cancro il 9 novembre 1939 ( A. CSBVMM. Cron. AD. )
31 Santa Faustina, per quanto stava passando nel suo spirito, si sentiva indegna di fare i voti ed aveva paura di questo passo
32 Confessore nel noviziato era Don Teodoro Czaputa (1884-1945).
Aveva studiato teologia all'Università Jagellonica di Cracovia.
Dal 1916 insegnò religione nei ginnasi di Cracovia.
In seguito fu nominato rettore nel seminario minore e giudice prosinodale.
Dal novembre del 1925 ebbe l'incarico di confessore nel noviziato della congregazione e lo esercitò quasi fino alla morte, riscuotendo grande fiducia da parte delle novizie.
Per riguardo al suo debole stato di salute, fu esonerato dagli impegni di rettore ed allora si trasferì stabilmente a Lagiewniki, dove tu cappellano presso la casa delle suore a Cracovia (A. Curia di Cracovia)
33 Durante le sofferenze morali descritte qui da Sr. Faustina, entrò nella cella la compagna di noviziato Sr. Placida Putyra (A. CSBVMM. Cron. Ric.)
34 « In virtù della santa obbedienza » le superiore possono dare ordini nella congregazione solo alle suore professe. La maestra delle novizie in effetti non aveva il diritto di dare un ordine in virtù della santa obbedienza, come pure Sr. Faustina, essendo novizia, noti aveva l'obbligo di eseguire l'ordine.
Se la maestra ha usato in questo caso le parole: « In virtù della santa obbedienza », evidentemente contava sulla buona volontà e sulla virtù della novizia, che accogliendo l'ordine poteva liberarsi da quella situazione di grave disagio (cfr. Cost. Congr. art. 96-99)
35 Santa Faustina si riferisce alle preghiere obbligatorie nella congregazione: la meditazione per mezz'ora al mattino, una parte del rosario, la Via Crucis, la recita del Piccolo Ufficio dell'Immacolata Concezione (Cost. Congr.)
36 La maestra, come gli altri superiori religiosi, ha la facoltà di esonerare una novizia dalle pratiche di pietà obbligatorie o di mutarle in altre
37 Nell'anno 1927 il Venerdì Santo cadde il 15 aprile
38 Santa Faustina emise la professione temporanea il 30 aprile 1928 ( nota 25 )
39 Da altre dichiarazioni di Santa Faustina si può dedurre che quanto detto qui avviene a Varsavia; lo indica la descrizione del luogo.
Superiora della casa di Varsavia era a quel tempo M. Raffaella Buczynska, una delle superiore più illustri.
Si distingueva per i suoi giudizi chiari e sani sugli uomini e sulle cose, per molto buon senso pratico e nello stesso tempo per una profonda vita interiore.
Amò molto la congregazione.
Si preoccupò del suo sviluppo all'interno ed all'esterno.
Nei suoi rapporti con le suore era cordiale, spontanea e perspicace. Sapeva apprezzare e valorizzare ogni suora. Non ha mai deprezzato alcuna, cercava anzi di sostenere tutte nello spirito, aiutandole e confortandole.
M. Raffaella - Caterina Buczynska - nata il 23.XK.1879, entrò nella congregazione il 18.X.1900, morì il 23.XH.1956 (A. CSBVMM Cron.)
40 « Il cilicio » è uno strumento di penitenza a forma di camicetta, fatto con pungenti crini di cavallo.
Si poteva indossare solo col permesso dei superiori
41 Si trattava probabilmente di M. Giovanna Battkiewicz (cft. Appendice n. 2)
42 La congregazione dirigeva istituti per l'educazione delle ragazze moralmente trascurate e che presentavano difficoltà nella loro formazione.
Nel linguaggio comune erano chiamate « educande » o « figliole ».
Venivano accompagnate agli istituti dai genitori o indirizzate dagli enti di assistenza sociale.
Spesso si presentavano anche spontaneamente per sottoporsi ad una volontaria penitenza per le loro colpe.
Nell'istituto ce n'erano circa 230, divise in tre gruppi, le cosi dette « classi ».
A capo di ogni gruppo c'era una suora educatrice, detta « la madre della classe ».
Tutta la descrizione della visione sembra un annuncio delle difficoltà, che incontra Sr. Faustina nell'opera di divulgazione del messaggio della Divina Misericordia.
Preannuncia anche il trionfo finale di quest'opera ed anche il suo
43 In quel tempo confessori nella casa di Varsavia erano Don Kulesza e Don Roslaniec, mentre P. L. Bukowski S-J. era il confessore straordinario ( nota 20 ).
Don Francesco Roslaniec nacque nel 1889. Fu docente nello Studio Biblico del Nuovo Testamento all'Università di Varsavia. Morì a Dachau nel luglio dei 1942.
È difficile stabilire da chi si sia confessata la Serva di Dio.
44 Il reverendo prof. Michele Sopocko, nato il 1.XI. 1888 a Nowosady nella regione di Wilno, studiò nel seminario cattolico-romano di Wilno.
Ricevette l'ordinazione sacerdotale il 15.VI.1914.
In seguito terminò gli studi all'Università di Varsavia e nell'Istituto Pedagogico Statale. Nel 1928 il ministero dei culti e della pubblica istruzione gli affidò la cattedra di teologia pastorale presso l'Università « Stefano Batory » di Wilno.
Nel 1934 fu nominato rettore della chiesa di S. Michele a Wilno.
Per molti anni ebbe la mansione di confessore in molte congregazioni religiose maschili e femminili.
Dal 1933 al 1942 fu confessore ordinario della CSBVMM a Wilno.
Durante la seconda guerra mondiale fu professore nel seminario di Bialystok, dove era. stato trasferito il seminario di Wilno (A.. SE. e il suo « curriculum vitae »).
Dalla cronaca di quella casa sappiamo che il 28 agosto 1938 Don Sopocko si trovava a Cracovia. Da lui stesso si sa che ha fatto visita anche a Sr. Faustina, che era ricoverata nel sanatorio di Pradnik, vicino a Cracovia; ma di questa visita Sr. Faustina non parla, avendo terminato il suo Diario nel giugno di quell'anno. Don Michele Sopocko morì nel 1975, proprio il 15 febbraio, giorno dell'onomastico di Santa Faustina.
Significativo il fatto che in questo stesso giorno si celebra la festa di S. Claudio La Colombière S.J., direttore spirituale di S. Margherita M. Alacoque, la messaggera del Sacro Cuore di Gesù.
I funerali si svolsero a Bialystok il 19 febbraio, e furono celebrati da S.E. Mons. Enrico Gulbinowicz, Ordinario dell'arcidiocesi. Assieme a lui concelebrarono altri 80 sacerdoti.
Il card. Wyszynski, primate della Polonia, inviò un telegramma di condoglianze.
Il processo diocesano per la beatificazione del Servo di Dio Don Michele Sopocko è già stato avviato a Bialystok il 4 dicembre 1987
45 Prima di giungere a Wilno, Santa Faustina aveva visto in visione per due volte il futuro direttore della sua anima.
Ciò si verificò la prima volta a Varsavia durante la terza probazione e la seconda volta a Cracovia fcfr. Duino, Q. I, p. 20 e p. 24 a metà)
46 Santa Faustina sottolinea qui l'obbligo grave che ha il confessore di guidare le anime secondo la volontà di Dio e non secondo la propria valutazione delle cose
47 Nota 22
48 Santa Faustina lavorava allora nella cucina delle educande, dove occorreva preparare i pasti per più di duecento persone
49 Santa Faustina si distingueva per maggior raccoglimento e fedeltà al Signore, ma purtroppo era incompresa e tenuta a distanza dalle altre suore
50 Siccome i medici non le avevano diagnosticato malattie organiche, le suore ritenevano che fingesse di essere malata, perché non aveva voglia di lavorare e preferiva pregare (A. SF. Rie.)
51 Probabilmente si trattava di Varsavia che era considerata la più bella città della Polonia ( nota 52 )
52 Come Sodoma e Gomorra furono distrutte dal fuoco caduto dal cielo ( Gen 19,24 ), così le città polacche e specialmente Varsavia, furono in realtà gravemente distrutte durante la seconda guerra mondiale dalle bombe dirompenti e incendiarie.
A questo proposito il direttore spirituale di Santa. Faustina, Don M. Sopocko, durante la deposizione testimoniale, ha fatto la seguente dichiarazione: « Aveva scritto inoltre nel Diario che Gesù le aveva detto che avrebbe distrutto come Sodoma una delle più belle città della nostra patria a causa dei peccati che vi si commettevano.
Quando in seguito, dopo aver letto il Diario le chiesi chiarimenti su tale questione, confermò che le cose stavano così.
Avendole poi domandato per quali peccati Iddio infliggeva tale punizione, rispose che ciò sarebbe avvenuto soprattutto per l'uccisione dei bambini non fatti nascere, essendo questo il più grave peccato che vi si commetteva » (Simun., p. 95 inizio, § 251, ad 54)
53 Nella CSBVMM c'è l'usanza che, terminati gli esercizi spirituali di otto e di tre giorni, tutte le suore rinnovano i voti emessi recitando insieme la relativa formula e terminando con le parole: « Mio Dio, concedimi la grazia di osservarli più fedelmente di quanto ho fatto finora » (Cost. Congr.)
54 Probabilmente si tratta di un peccato contro la purezza, come sembra di capire dalla corona di spine. In molti passi del Diario Santa Faustina ricorda che proprio per questi peccati ha ripagato il Signore con dolori al capo, simili a quelli procurati da una corona di spine (cfr. Diario, Q. I, pp. 127-128, 146 a metà; Q. u, p. 174 alla fine, e altri).
55 «Józefinek»: così veniva chiamata la nuova casa della congregazione che stava sorgendo a Varsavia in via Hetmanska 44, quartiere di Grochów, e che allora dipendeva dalla superiora della casa generalizia (A. CSBVMM)
56 Nota 19
57 Non si sa di chi si trattasse. Santa Faustina consapevolmente non cita i nomi delle suore, che in quella casa erano 50
58 Santa Faustina ricorda gli avvertimenti di Gesù, ma non da né la data né il luogo dove ciò è avvenuto.
59 La M. Michada Moraczewska ( nota 16 ) era la superiora generale, ma non si conosce ne il nome della casa ne di che cosa si trattasse.