Spirit/Imitaz/L01/L01.txt Imitazione di Cristo Libro I - Ammonimenti per la vita spirituale Capitolo 1 - L'imitazione di Cristo e il disprezzo di tutte le vanità del mondo 1 - " Chi mi segue non cammina nelle tenebre " ( Gv 8,12 ), dice il Signore Queste sono parole di Cristo con le quali siamo esortati a imitare la sua vita e i suoi costumi, se veramente vogliamo essere illuminati e liberi da ogni " indurimento di cuore " ( Ef 4,18 ). Principale nostro impegno sia dunque quello di meditare intimamente la vita di Gesù Cristo. 2 - La manna nascosta La dottrina di Cristo supera tutti gli insegnamenti dei santi. Chi ne cogliesse il vero spirito vi troverebbe la " manna nascosta " ( Ap 2,17 ). Ma accade che molti, ascoltando di frequente il Vangelo, ne sentano solo un languido desiderio, perché non possiedono lo spirito di Cristo. Chi dunque vuole pienamente intendere e assaporare le parole di Cristo, bisogna che cerchi di conformare tutta la propria vita a quella di lui. 3 - La somma sapienza Che cosa ti giovano le alte dissertazioni sul mistero della Trinità se poi ti manca l'umiltà e così dispiaci alla Trinità? Davvero non sono i discorsi sublimi che rendono santo e giusto l'uomo, ma è la vita virtuosa che lo fa caro a Dio. Preferisco assai più sentire la compunzione che conoscerne la definizione. Se tu sapessi tutta la Bibbia alla lettera e le sentenze di tutti i filosofi, quale vantaggio ne avresti se fossi privo dell'amore di Dio e della sua grazia? " Vanità delle vanità e tutto è vanità " ( Qo 1,2 ) all'infuori di amare Dio e di servire a lui solo. Questa è la somma saggezza: tendere al regno dei cieli, disprezzando il mondo. 4 - È vanità amare il contingente È dunque vanità cercare le ricchezze periture e in esse riporre la speranza. È pure vanità ambire gli onori e voler ascendere a una eminente posizione. È vanità seguire i desideri della carne e bramare ciò di cui si dovrà poi essere gravemente puniti. È vanità augurarsi una vita lunga e poco curarsi di una vita buona. È vanità guardare solo alla vita presente e non essere previdenti per l'avvenire. È vanità amare il contingente che passa in un attimo e non affrettarsi di giungere là dove ci attende un gaudio sempiterno. 5 - Amore per le cose visibili Ricordati frequentemente il proverbio: " L'occhio non si sazia di vedere, né l'orecchio si sazia di ascoltare " ( Qo 1,8 ). Cerca dunque di distaccarti dall'amore alle cose visibili e di sollevarti a quelle invisibili. Poiché coloro che seguono il fascino dei sensi insozzano la coscienza e perdono la grazia di Dio. Capitolo 2 - Il senso dell'umiltà 1 - " Ogni uomo naturalmente desidera di sapere" ( Aristot. ), ma che importa il sapere senza il timor di Dio? Val più di certo un umile contadino che serve Dio, di un superbo scienziato il quale, trascurando sé stesso, indaga il corso degli astri. Chi conosce bene sé stesso si disprezza e non si compiace delle lodi degli uomini. " E se io conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza e non avessi la carità " ( 1 Cor 13,2 ), quale profitto ne avrei dinanzi a Dio, che mi giudicherà secondo le opere? 2 - Smorza l'eccessiva brama di sapere Calma la smania di saper troppo, che è causa di grande distrazione e di illusioni. Quelli che sanno, volentieri procurano di mettersi in mostra e di essere chiamati sapienti. Vi sono molte cose che, a saperle, poco o nulla giovano all'anima. Insensato è chi si applica a cose diverse da quelle che interessano la sua eterna salvezza. Non la moltitudine delle parole sazia l'anima, ma la bontà della vita è refrigerio alla mente, e la coscienza pura produce una grande confidenza in Dio. 3 - Confessa la tua ignoranza Quanto più e meglio sai, con tanto maggior rigore sarai giudicato, se non avrai condotto una vita più santa. Non gonfiarti dunque per nessuna arte o scienza che credi di avere, ma piuttosto temi a motivo di ciò che ti fu dato di sapere. Se ti sembra di sapere molte cose e di essere perspicace, non dimenticare che molto più è quello che non sai. " Non inorgoglirti " ( Rm 11,20 ), ma piuttosto confessa la tua ignoranza. Perché ti vuoi anteporre ad altri, mentre vi sono molti più dotti di te e più esperti nella legge? Se vuoi sapere e imparare utilmente qualche cosa, ama di non essere conosciuto e di essere tenuto in conto di nulla. 4 - Il vero disprezzo di sé La cultura più alta e più utile è di conoscersi a fondo e di disprezzarsi. È grande saggezza e perfezione non avere alcuna stima di sé e avere sempre buona" e alta stima degli altri. Se tu vedessi qualcuno peccare manifestamente o commettere grave fallo, non ti dovresti per ciò ritenere migliore di lui, perché non sai fino a quando tu sarai perseverante nel bene. Tutti siamo fragili, ma non credere alcuno più fragile di te. Capitolo 3 - Il magistero della verità 1 - Felice colui che la Verità direttamente ammaestra, non per mezzo di figure o di voci fuggevoli, ma com'è in sé stessa La nostra ragione e i nostri sensi spesso ci ingannano e hanno corte vedute. A che servono le sottili disquisizioni su cose occulte e astruse, se al Giudizio di Dio non ci sarà rimproverato di averle ignorate? È una grande follia trascurare ciò che è utile e necessario per occuparci con ardore di curiosità dannose. " Con i vostri occhi non vedete nulla " ( Ger 5,21 ). 2 - O Verità, che sei Dio E che ci deve importare dei " generi " e delle " specie " dei filosofi? Colui al quale il Verbo eterno parla si sbarazza dalla folla delle opinioni soggettive. Dall'unico Verbo procedono tutte le cose e tutte proclamano l'unico Verbo, e questo è il " Principio che parla pure dentro di noi " ( Gv 8,25 ). Nessuno senza di lui intende le cose dello spirito o ne giudica rettamente. Quell'uomo per il quale tutte le cose sono Uno e che tutte riduce all'Uno e tutto vede nell'Uno, può avere stabilità di cuore e riposare con pace in Dio. O Verità che sei Dio, fa' che io sia una cosa sola con tè in perpetuo amore! Spesso il molto che leggo e che ascolto mi annoia: in tè trovo tutto quanto cerco e desidero. Tacciano tutti i dottori, ammutoliscano tutte le creature dinanzi a tè: tu solo parlami. 3 - Vincere sé stesso Quanto più uno è raccolto in sé e semplice di cuore, tanto più sublimi cose intende senza fatica, perché allora riceve dall'alto la luce dell'intelligenza. L'anima pura, semplice e costante non si dissipa in numerose occupazioni, perché tutto opera a onore di Dio; e, fuori di ogni sua utilità, si sforza di non ricercare il proprio io. Che cosa dà più impaccio e molestia degli immortificati affetti del cuore? L'uomo buono e pio dispone prima dentro di sé le opere che dovrebbe produrre all'esterno. Non sono esse che lo trascinano nei desideri di una cattiva inclinazione, ma è lui che le piega secondo i dettami della retta ragione. Chi sostiene una più dura battaglia di colui che si sforza di vincere sé stesso? Questo appunto dovrebbe essere il nostro grande impegno: vincere noi stessi, divenire ogni giorno più forti, fare quotidianamente qualche progresso verso il meglio. 4 - Vivere bene Ogni perfezione in questa vita è unita a qualche imperfezione e ogni nostra ricerca speculativa non manca di qualche oscurità. L'umile conoscenza di te è strada più sicura per andare a Dio che non l'approfondita indagine scientifica. Non già che si debba biasimare la scienza o qualsiasi semplice cognizione delle cose, la quale è buona sia in sé considerata e sia perché comandata da Dio; però sono preferibili una retta coscienza e una vita virtuosa. Ma poiché molti procurano più di sapere che di vivere bene, spesso dalla loro fatica riportano frutto scarso o quasi nullo. 5 - Ciò che abbiamo fatto Oh! se gli uomini nello sradicare i vizi e nel seminare le virtù ponessero tanta diligenza quanta ne hanno nel sollevare questioni dialettiche, non avverrebbero tanti mali e tanti scandali nel popolo e non vi sarebbe tanta rilassatezza anche in luoghi religiosi. Certo nel giorno del Giudizio non ci si chiederà ciò che abbiamo letto, ma ciò che abbiamo fatto; ne se abbiamo parlato elegantemente, ma se siamo vissuti religiosamente. Dimmi, dove sono ora quei signori e quei maestri da te ben conosciuti nella loro vita e nel successo dei loro studi? Ormai altri godono le loro prebende e forse di loro neppure si ricordano. Quando erano vivi sembrava fossero qualcuno e ora che sono morti non se ne parla più! 6 - Passa la gloria Quanto in fretta passa la gloria di questo mondo! Almeno la vita di quei dotti avesse avuto concordanza col loro sapere! Allora sì avrebbero letto e studiato con frutto! Quanti nel secolo per una vana scienza si perdono, mentre poco si curano del servizio di Dio! Poiché scelgono di essere grandi anzi che umili, " hanno perduto il senso nei loro ragionamenti " ( Rm 1,21 ). È davvero grande chi possiede la vera carità. È davvero grande chi è piccolo dentro di sé e reputa niente i vertici della gloria. È davvero saggio chi " tutto tiene in conto di scapito " ( Fil 3,8 ) per guadagnare Cristo. È davvero dotto chi fa la volontà di Dio e rinuncia alla propria. Capitolo 4 - La prudenza nell'agire 1 - Non bisogna credere a ogni parola ne a ogni moto istintivo, ma le cose vanno ponderate con cautela e riflessione secondo Dio Ahimè! Noi siamo così deboli che più spesso e facilmente crediamo e diciamo il male degli altri che non il bene. Ma gli uomini perfetti non prestano subito fede a tutto quello che odono raccontare, perché conoscono la debolezza dell'uomo incline al male e corrivo assai nel parlare. 2 - Non essere precipitosi È grande saggezza non essere precipitosi nelle azioni e non attaccarsi ostinatamente al proprio parere. Grande saggezza è pure non prestar fede a ogni cosa che gli uomini possono dire, né correre subito a raccontare ad altri quello che si è udito o ricevuto in confidenza. Consigliati con un uomo di senno e di coscienza e cerca di lasciarti guidare da chi vale più di te, invece di seguire le tue vedute. La vita buona rende l'uomo saggio secondo Dio ed esperto in molte cose. Quanto più uno sarà in sé umile e sottomesso a Dio, tanto più avrà saggezza e calma in tutte le sue azioni. Capitolo 5 - La lettura dei libri santi 1 - Nei libri santi bisogna cercare la verità, non l'eloquenza Ogni libro santo deve essere letto col medesimo spirito con cui è stato dettato. Nei libri santi dobbiamo badare più all'utilità che alla finezza stilistica. Dobbiamo leggere volentieri così i libri devoti e semplici come quelli profondi e sublimi. Non ti importi l'autorità dello scrittore, se di poche o di molte lettere, ma ti spinga a leggere l'amore della pura verità. Non interessarti di chi ha detto questo, ma interessati di ciò che è detto. 2 - La verità del Signore rimane in eterno Gli uomini passano, ma " la verità del Signore rimane in eterno " ( Sal 117,2 ); Dio ci parla " senza riguardi di persone " 1 Pt 1,17 ) delle quali si serve; è sempre Dio che ci parla " in vari modi " ( Eb 1,1 ). La nostra curiosità a voler capire a fondo e a discutere ci è frequentemente di ostacolo nella lettura delle Sacre Scritture, dove bisognerebbe passar oltre semplicemente. Se vuoi trarne profitto, leggi con umiltà, con semplicità, con spirito di fede e non aspirare ad aver nome di uomo di cultura. Interroga volentieri e ascolta in silenzio le parole dei santi, né ti dispiacciano i proverbi dei vecchi, non essendo stati riportati senza un motivo. Capitolo 6 - Gli affetti disordinati 1 - Ogni volta che l'uomo desidera qualche cosa contro la norma della retta ragione, subito dentro di sé diviene inquieto Il superbo e l'avaro non sono mai tranquilli; la pace invece è concessa copiosamente al povero e all'umile di spirito. L'uomo che non è ancora perfettamente morto a sé stesso presto è tentato e soccombe nelle piccole e spregevoli cose. Chi è debole nello spirito, appesantito dall'uomo vecchio e inclinato alla sensualità difficilmente si può distaccare del tutto dai desideri terreni. E perciò spesso, quando da essi si allontana, si immalinconisce e facilmente si sdegna se qualcuno gli si oppone. 2 - Non vi è pace per l'uomo carnale Se poi ottiene quel che brama, subito lo rode il rimorso della coscienza per aver assecondato la sua passione che lo delude non dandogli la pace di cui andava in cerca. La vera pace del cuore si ottiene resistendo alle passioni e non mai accondiscendendo ad esse. Non vi è pertanto pace nel cuore dell'uomo carnale ne in chi si è fatto schiavo delle cose esteriori, bensì in chi è fervente e spirituale. Capitolo 7 - La fuga della vanagloria e dell'alterigia 1 - Stolto è colui che ripone la sua speranza negli uomini o in qualsiasi creatura Non vergognarti di servire gli altri per amore di Gesù Cristo e di apparire povero in questo mondo. Non poggiare su te stesso, ma colloca la tua speranza in Dio. Fa' quello che puoi e Dio verrà in aiuto alla tua buona volontà. Non confidare nella tua scienza o nella scaltrezza di qualsiasi uomo, ma bensì nella grazia di Dio che soccorre gli umili e umilia i presuntuosi. 2 - Non gloriarti Non gloriarti delle ricchezze, se ne hai, o degli amici perché sono potenti, ma gloriati in Dio, che tutto ci dona e soprattutto desidera donare sé stesso. Non inorgoglirti per la vigoria e la bellezza del tuo corpo, perché una lieve infermità ti può deformare e sfigurare. Non compiacerti della tua abilità e del tuo ingegno estroso, se non vuoi dispiacere a Dio, dal quale viene tutto il bene che hai ricevuto per natura. 3 - Invidia e rancore Non considerarti migliore degli altri, se non vuoi essere ritenuto peggiore dinanzi a Dio, che conosce tutto quanto l'interno dell'uomo. Non ti insuperbire per le buone opere, perché sono diversi i giudizi di Dio da quelli degli uomini: spesso a lui dispiace quello che agli uomini piace. Se vi è in te qualche cosa di bene, credi migliori di te gli altri, al fine di conservare l'umiltà. Non ti nuoce se ti posponi a tutti; ti nuoce invece moltissimo se ti metti innanzi anche a uno solo. L'uomo umile gode una pace inalterabile; nel cuore del superbo invece vi è spesso invidia e rancore. Capitolo 8 - L'eccessiva familiarità 1 - " Non aprire il tuo cuore a chiunque " ( Sir 8,19 ), ma tratta delle cose tue con chi è saggio e timorato di Dio. Accompagnati di rado con giovani leggieri con estranei. Non adulare i ricchi e non comparire volentieri dinanzi ai grandi. Frequenta invece gli umili e i semplici, le persone di pietà e di buoni costumi, intrattenendole con discorsi edificanti. Non avere familiarità con nessuna donna, ma tutte le donne virtuose raccomanda in comune al Signore. Cerca l'intimità solo con Dio e con i suoi Angeli e schiva di essere conosciuto dagli uomini. 2 - La familiarità non conviene Si deve avere carità con tutti, mentre la familiarità non è cosa conveniente. Talvolta accade che una persona abbia una bella fama finché non la si conosce, ma poi, al vederla, cade l'impressione favorevole. Talora ci immaginiamo di piacere agli altri con la nostra dimestichezza e invece incominciamo proprio allora a essere antipatici per i difetti che si scoprono in noi. Capitolo 9 - L'obbedienza e la soggezione 1 - È molto grande vivere in obbedienza, sottomessi a un superiore, e non essere padroni di sé. È molto più sicuro essere subordinati che non trovarsi ai posti di comando. Non pochi obbediscono più per necessità che per amore, quindi ne soffrono e sono facilmente portati a mormorare. Costoro non acquisteranno mai la libertà dello spirito, se non si sottoporranno con tutto il cuore per amore di Dio. Corri pure qua e là, non troverai quiete se non ponendoti umilmente sotto il governo di un superiore. La fantasia di altri luoghi e la smania di cambiar residenza hanno ingannato molti. 2 - Le tue opinioni È vero che ciascuno fa più volentieri secondo il suo gusto ed è più inclinato verso quelli che la pensano come lui. Ma se Dio è fra noi, è necessario che qualche volta rinunziamo anche alle nostre idee per amore della pace. Chi è così sapiente che conosce interagente tutto? Non fidarti troppo dunque, delle tue opinioni, ma ascolta volentieri anche l'opinione degli altri. Se la tua opinione è buona e tuttavia vi rinunci per amore di Dio e segui l'altrui, ne ricaverai maggior profitto. 3 - È più sicuro ascoltare Ho udito spesso che è più sicuro ascoltare e ricevere un consiglio che darne. Può accadere che l'opinione dell'uno o dell'altro sia ugualmente buona; ma se non ci si arrende agli altri quando la ragione e le circostanze lo esigono, è segno di superbia e di caparbietà. Capitolo 10 - I discorsi inutili 1 - Evita, per quanto puoi, il tumulto degli uomini I discorsi sugli affari del mondo, anche se si fanno con semplicità di intenzione, sono di grave impedimento al progresso spirituale. Si fa presto ad essere contaminati dalla vanità che ci rende suoi schiavi. Il più delle volte vorrei avere taciuto e non essermi trovato in compagnia degli uomini. Ma perché tanto volentieri parliamo e confabuliamo tra di noi, mentre è raro tornare al silenzio senza aver leso la coscienza? Noi discorriamo insieme con piacere, perché a vicenda cerchiamo di consolarci e speriamo così di alleggerire il cuore faticato da molteplici pensieri. E molto ci diletta parlare e pensare intorno a quelle cose che amiamo e desideriamo oppure a quelle che ci contrariano. 2 - Il tempo non passi oziosamente Ma ahimè! spesso ciò riesce vano e senza frutto, perché questa consolazione esteriore è di non poco danno alla consolazione interiore e divina. Bisogna dunque vigilare e pregare, perché il tempo non sia perduto oziosamente. Se è lecito e conveniente parlare, parla di cose che edificano. La cattiva abitudine e la trascuratezza del nostro profitto sono in gran parte la causa per cui non custodiamo la nostra lingua. Giovano tuttavia non poco al progresso dell'anima i devoti colloqui su argomenti spirituali, soprattutto quando si trovano riunite nel Signore persone che hanno consonanza di sentimento e di spirito. Capitolo 11 - L'acquisto della pace 1 - Noi potremmo avere molta pace, se non ci volessimo occupare delle parole e dei fatti degli altri e di cose che non ci riguardano per nulla Come può a lungo conservarsi in pace chi si immischia nelle faccende altrui, o va in cerca di divagazioni esteriori, o poco o raramente si raccoglie in sé stesso? Beati i semplici, perché godranno molta pace. 2 - Troppo inquieti di ciò che passa In che modo alcuni santi divennero così perfetti e contemplativi? Perché si studiarono di mortificare tutti i desideri della terra, e perciò hanno potuto aderire a Dio con tutto lo slancio del loro cuore ed essere liberi di attendere a sé medesimi. Noi troppo siamo legati alle nostre passioni e troppo ci affanniamo per ciò che passa. Ben di rado riusciamo a sradicare totalmente un solo difetto; non ci brucia la brama di progredire ogni giorno; restiamo quindi freddi e tiepidi. 3 - Il maggiore impedimento Se fossimo interamente morti a noi stessi e liberi da impacci interiori, potremmo gustare le cose di Dio e sperimentare un poco della celeste contemplazione. Il maggiore e fatale impedimento è che non siamo svincolati dalle passioni e dalle concupiscenze, né ci sforziamo di entrare nella via perfetta dei santi. Quando ci sorprende una lieve avversità, subito ci abbattiamo e ci volgiamo alle consolazioni umane. 4 - L'aiuto di Dio Se come soldati valorosi fossimo fermi nel combattimento, non v' è dubbio che vedremmo l'aiuto di Dio discendere dal cielo su di noi. Colui che ci procura le occasioni della battaglia perché siamo vincitori è pronto a soccorrere quelli che lottano e sperano nella sua grazia. Se poi soltanto nelle pratiche esterne facciamo consistere il progresso nella vita religiosa, la nostra devozione sarà di corta durata. Poniamo invece la scure alla radice e così, purificati dalle passioni, avremo la nostra anima in pace. 5 - Un solo difetto all'anno Se estirpassimo un solo difetto all'anno, presto diverremmo perfetti. Ma al contrario spesso dobbiamo constatare che eravamo migliori e più puri prima che non ora. Il fervore e il profitto dovrebbero crescere quotidianamente; invece ora ci pare gran cosa se conserviamo una piccola parte del primitivo fervore. Basterebbe un po' di violenza da principio perché in seguito facciamo tutto con facilità e con gioia. 6 - Vinci nelle piccole cose È duro stroncare le proprie vecchie abitudini, ma è ancora più duro reagire alla propria volontà. Che se non vinci le difficoltà piccole e leggiere, quando supererai le più ardue? Resisti da principio alla tua inclinazione, rompila con ogni cattiva consuetudine, se non vuoi a poco a poco essere trascinato in maggiori difficoltà. Se tu pensassi quanta pace procureresti a te stesso e quanta letizia agli altri vivendo bene, avresti maggior impegno per il tuo progresso spirituale ! Capitolo 12 - I benefici delle avversità 1 - È bene per noi avere talvolta pene e contrarietà, perché sovente costringono l'uomo a rientrare in sé stesso, gli fanno riconoscere che quaggiù si trova in esilio e che non deve riporre nessuna fiducia nelle creature. È bene che talvolta soffriamo contraddizioni, che si pensi male o poco bene di noi, benché le nostre opere e le nostre intenzioni siano rette. Tutto ciò spesso giova alla nostra umiltà e a tutelarci dalla vanagloria. Quando siamo vituperati e disistimati dagli uomini, allora possiamo con più slancio cercare Dio, perché egli è il testimonio della nostra coscienza. 2 - Dio è necessario Dunque l'uomo dovrebbe così ancorarsi in Dio da non avere nessun bisogno di cercare tante consolazioni umane. Quando l'uomo di buona volontà e tribolato, è tentato e angustiato da cattivi pensieri, allora comprende che Dio solo gli è necessario e che senza di lui non può far nulla di buono. Allora si rattrista, geme e prega a causa delle miserie che soffre. Allora ha a noia il vivere più a lungo e desidera che venga la morte per " andarsene ed essere con Cristo " ( Fil 1,23 ). Allora ben si avvede che in questo mondo non vi è dimora per una piena sicurezza e per una pace completa. Capitolo 13 - Le tentazioni 1 - Finché viviamo in questo mondo non possiamo essere esenti da afflizioni e da tentazioni. Perciò in Giobbe sta scritto : " Non è milizia la vita dell'uomo sulla terra? " ( Gb 7,1 ). Ciascuno pertanto dovrebbe vivere sempre guardingo circa le proprie tentazioni e vegliare in preghiera per non lasciare possibilità alle sorprese ingannatrici del demonio, che non dorme ma " gira attorno cercando chi divorare " ( 1 Pt 5,8 ). Non vi è uomo così perfetto e così santo che non abbia talvolta tentazioni; non possiamo esserne del tutto immuni. 2 - Sono assai utili Eppure le tentazioni, quantunque moleste e penose, sono spesso assai utili all'uomo, perché l'umiliano, lo purificano e l'ammaestrano. Tutti i santi sono passati attraverso molte tribolazioni e tentazioni e ne hanno tratto profitto per la loro ascesa. E quelli che non hanno tenuto fronte alle tentazioni furono riprovati da Dio e si perdettero. Non vi è comunità religiosa tanto perfetta, ne luogo così solitario dove non entrino tentazioni e contrarietà. 3 - Una se ne va, eccone un'altra L'uomo finché vive non è mai pienamente al sicuro dalle tentazioni, perché in noi medesimi ve ne è il germe, la concupiscenza nella quale siamo nati. Una tentazione o una tribolazione se ne va, eccone un'altra che sopravviene; sempre avremo qualcosa da patire, avendo perduto il bene della giustizia originale. Molti cercano di ruggire le tentazioni e invece vi incappano peggio di prima. Non le possiamo vincere con la semplice fuga; solo con la pazienza e con la vera umiltà diventiamo più forti di tutti i nostri nemici. 4 - A poco a poco Chi si accontenta di evitare soltanto l'esterno del male e non ne svelle la radice, a poco riesce; anzi più presto gli torneranno le tentazioni e starà peggio di prima. A poco a poco, con la pazienza, la costanza e l'aiuto di Dio, vincerai, e più agevolmente se non sarai duro e uggioso con te stesso. Nella tentazione consigliati di frequente. Con chi è tentato non usare maniere aspre, ma porgigli quel conforto che vorresti fosse dato a tè. 5 - La mutabilità Principio di tutte le tentazioni sono la mutabilità dell'animo e la poca fiducia in Dio. Come la nave senza timone è sballottata qua e là dai flutti, così l'uomo languido e senza saldezza di propositi va soggetto a molteplici tentazioni. " La fornace prova la tempera dell'acciaio " Sir 31,31 ) e la tentazione prova l'uomo giusto. Spesso ignoriamo le nostre possibilità, ma la tentazione rivela ciò che siamo. Tuttavia si deve vigilare soprattutto all'inizio della tentazione, perché è più facile vincere il nemico quando non gli si lasci varcare la soglia dell'anima, ma al primo bussare si esca fuori della porta a ributtarlo. Perciò un poeta scriveva: " Combatti fin dal suo principio il male, che troppo tardi farmaco non vale " ( Ovidio, Rimedio di Amore, vv. 91-92). Infatti dapprima compare alla mente un semplice pensiero, poi una vivida immagina-zione, quindi il diletto, il movimento perverso e infine il consenso. Così progressivamente il nemico maligno invade l'anima, se non gli si resiste da principio. Quanto più uno sarà stato indolente a resistere, tanto più si afflosceranno ogni giorno le sue energie e il nemico diventerà più baldanzoso contro di lui. 6 - Alcuni e altri Alcuni soffrono le tentazioni più violente al principio della loro conversione, altri invece alla fine. Vi sono di quelli che stanno male quasi tutta la vita. Qualcuno è tentato abbastanza leggermente, secondo la sapienza e la giustizia della divina economia, la quale soppesa lo stato e i meriti degli uomini e tutto predispone per la salvezza dei suoi eletti. 7 - Più fervorosamente pregare Non dobbiamo dunque perderci di fiducia quando siamo tentati, ma più fervorosamente pregare Dio, perché in ogni prova si degni di aiutarci. Egli infatti, secondo la parola di Paolo, " con la tentazione vi procurerà anche il mezzo di uscirne e la forza di sopportarla " 1 Cor 10,13 ). Umiliamo dunque le anime nostre sotto la mano di Dio in ogni tentazione e tribolazione, perché egli " salva gli affranti di spirito " ( Sal 33,19 ) e li esalterà. 8 - Non presumere di sé Nelle tentazioni e nelle tribolazioni si conosce quanto progresso l'uomo abbia fatto; in esse il merito risulta maggiore e la virtù brilla più luminosamente. \ Non è gran cosa se l'uomo è pio e fervoroso quando non soffre afflizioni; ma se si sostiene con pazienza nell'ora dell'avver sità, da speranza di notevole profitto. Alcuni superano le grandi tentazioni e soccombono invece spesso in quelle piccole di ogni giorno. Questo avviene perché, così umiliati, non mai presumano di sé nelle prove gravi, mentre sono così deboli nelle lievi. Capitolo 14 - I giudizi temerari 1 - Ripiega gli occhi su tè stesso e astieniti dal giudicare i fatti degli altri. Nel giudizio del prossimo l'uomo spreca la fatica; assai spesso si sbaglia e commette facilmente colpa; giudicando invece ed esaminando sé stesso, lavora sempre con profitto. D'ordinario noi giudichiamo secondo i sentimenti del nostro cuore; così facilmente il giudizio obiettivo ci sfugge per colpa dell'inclinazione soggettiva. Se Dio fosse sempre il puro oggetto del nostro desiderio, saremmo meno turbati per l'altrui dissenso da una nostra opinione. 2 - La diversità delle opinioni Ma spesso c'è qualcosa di nascosto dentro di noi, o che viene dal di fuori, che trascina noi pure. Molti nelle loro azioni segretamente cercano sé stessi e non se ne avvedono. Sembra che si trovino in perfetta pace quando le cose vanno a seconda del loro volere e del loro giudizio, ma se accade il contrario dei loro desideri, tosto si agitano e si rattristano. La diversità dei sentimenti e delle opinioni da spesso origine a discordie fra amici e concittadini, fra persone religiose e devote. 3 - Un'antica abitudine Difficilmente ci si spoglia di un' antica abitudine, e nessuno si lascia volentieri condurre al di là del proprio modo di vedere. Se ti appoggi più sulla tua ragione e sulla tua capacità che non sulla potenza personale di Gesù Cristo, di rado e tardi sarai un uomo illuminato, perché Dio vuole che noi gli siamo completamente sottomessi e che trascendiamo ogni ragionamento umano sulle ali di un ardente amore. Capitolo 15 - Le opere fatte nell'amore 1 - Per nessuna cosa al mondo, né per amore di alcun uomo, si deve commettere del male; tuttavia, per rendere servizio a un bisognoso, si può liberamente tralasciare un'opera buona o sostituirla con una migliore. Con ciò non si sopprime l'opera buona, ma la si muta in meglio. " Senza la carità, l'opera esteriore a nulla giova " ( 1 Cor 13,3 ), ma tutto quello che si fa nella carità, sia pur cosa da poco o di nessun conto, diviene abbondantemente fruttuoso. Dio da più peso al motivo per cui uno agisce che non all'opera che fa. 2 - Molto fa chi molto ama Molto fa chi molto ama. Molto fa chi fa bene ciò che fa. Fa bene chi si preoccupa più del vantaggio altrui che del proprio. Spesso sembra che si tratti di carità e invece è passione; poiché è assai raro che nelle nostre opere siano assenti la propensione naturale, la propria volontà, la speranza di un ricambio, l'amore del comodo. 3 - Una scintilla Chi possiede la vera e perfetta carità in nulla cerca sé medesimo, ma desidera che solo e in tutto risplenda la gloria di Dio. Non invidia nessuno, perché non si augura alcun godimento personale; non pone il suo compiacimento in sé stesso, ma sopra tutti i beni pone la sua beatitudine in Dio. Non attribuisce nessun bene ad alcuna creatura, ma interamente Io fa risalire a Dio dal quale, come da sorgente, tutto deriva e nel quale, come ultimo fine, tutti i santi riposano felici. Oh! chi avesse una scintilla di vera carità riconoscerebbe che tutte le cose della terra sono estremamente vane. Capitolo 16 - Sopportare i difetti altrui 1 - Quel che l'uomo non può emendare in sé o negli altri, lo deve sopportare con pazienza, finché Dio non disponga altrimenti. Pensa che forse è meglio così per la tua prova e per la tua pazienza, senza la quale i nostri meriti pesano poco. Tuttavia dinanzi a questi ostacoli devi pregare Dio che si compiaccia di soccorrerti, perché tu li possa sostenere di buon animo. 2 - I nostri difetti Se uno, ammonito una o due volte, non ti da retta, non litigare con lui, ma affida ogni cosa a Dio, perché la sua volontà si attui ed egli sia onorato in rotti i suoi servi: Dio sa ricavare il bene dal male. Procura di essere paziente nel tollerare i difetti altrui e qualunque debolezza, perché tu pure ne hai una moltitudine che gli altri devono compatire. Se tu non puoi plasmare te quale vorresti, come puoi ridurre un altro secondo il tuo piacimento? Pretendiamo che gli altri siano perfetti, ma intanto noi non ci correggiamo delle manchevolezze nostre. 3 La stessa misura Vogliamo che gli altri siano ripresi severamente, ma noi non accettiamo correzioni. Ci urta l'eccessiva libertà degli altri, e tuttavia non ci rassegniamo che a noi sia negato quello che chiediamo. Vogliamo che gli altri siano infrenati da regole, ma noi ci ribelliamo alla minima coazione. E questo dimostra quanto raramente usiamo la stessa misura per noi e per il prossimo. Se tutti fossero perfetti, che cosa vi sarebbe da patire dagli altri per amore di Dio? 4 - Nessuno è senza difetti Ora così Dio ha disposto affinché impariamo " a portare i pesi gli uni degli altri " ( Gal 6,2 ). Nessuno è senza difetti, nessuno senza il suo fardello, nessuno è autosufficiente , nessuno è abbastanza saggio per guidarsi da solo; perciò bisogna sopportarci reciprocamente, consolarci e così pure aiutarci, istruirci, correggerci a vicenda. È nell'incidenza di una contrarietà che si manifesta meglio di quanta virtù uno sia ricco. Perché a rendere l'uomo fragile non sono le occasioni, ma queste piuttosto lo mostrano quale egli è. Capitolo 17 - La vita religiosa 1 - Bisogna che tu impari a reprimere te stesso in molte cose, se vuoi mantenere la pace e la concordia col prossimo. Non è cosa da poco vivere in conventi o comunità, viverci senza lagnanze e perseverare fedelmente sino alla morte. Beato colui che, dopo essere vissuto bene, ha felicemente terminato il corso dei suoi giorni. Se vuoi vivere come si conviene e progredire nella virtù, considerati come esule e pellegrino sulla terra. Bisogna che, nel giudizio degli uomini, tu divenga stolto per amore di Cristo, se vuoi condurre una vita religiosa. 2 - L'ultimo di tutti L'abito conferisce poco, ma la riforma dei costumi e la perfetta mortificazione delle passioni formano il vero uomo religioso. Chi cerca altro che non sia puramente Dio e la salvezza della propria anima " non troverà se non angoscia e noia " ( Sal 116,3 ). E non può a lungo mantenersi in pace chi non si sforza di essere l'ultimo di tutti e a tutti sottomesso. 3 - Servire, non dominare La tua vocazione cristiana è di servire, non di dominare, di patire e di lavorare, non di oziare e di chiacchierare. Su questo punto si provano gli uomini, " come l'oro nel crogiolo " ( Sap 3,6 ). Non si può durarla a essere persone religiose se non ci si è proposti di umiliarci con tutto il cuore per amore di Dio. Capitolo 18 - Gli esempi dei santi 1 - Mira gli splendidi esempi dei santi padri, nei quali rifulse la vera perfezione della vita religiosa, e vedrai quanto poco o quasi nulla è quello che noi facciamo. Ahimè, che cos'è mai la vita nostra se la confrontiamo con la loro? I santi e gli amici di Cristo hanno servito il Signore " in fatiche e pene, in veglie frequenti, nei ripetuti digiuni, nel freddo e nella nudità " ( 2 Cor 11, 27 ), in preghiera e sante meditazioni, in persecuzioni e obbrobri innumerevoli. 2 - Hanno odiato la loro vita Oh quante e quanto gravi tribolazioni hanno sofferto gli apostoli, i martiri, i confessori, le vergini e tutti coloro che hanno voluto seguire le orme di Cristo! " Chi odia la sua vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna " ( Gv 12,25 ). Oh quale vita di rinuncia e di austerità quella dei santi negli eremi! Quali persistenti e dure tentazioni sostennero! Quanto spesso furono tormentati dal maligno! Quante rigorose astinenze praticarono! Quale zelo, quale ardore per il loro profitto spirituale! Quale strenuo combattimento in-gaggiarono per domare le loro passioni! Quale pura e retta la loro intenzione che tennero fissa in Dio! Di giorno lavoravano e passavano la notte in continua orazione, quantunque, anche lavorando non cessassero di pregare in spirito. 3 - Straricchi di grazia e di virtù Tutto il loro tempo era speso utilmente; le ore consacrate a Dio sembravano loro corte. Era tanta la dolcezza della contemplazione che dimenticavano il bisogno del sostentamento corporale. Rinunziavano a tutte le ricchezze, alledignità, agli onori, agli amici, ai parenti; nulla desideravano dal mondo, prendendo solo quello che era indispensabile alla vita e, pur nella necessità, questo servaggio al corpo era loro increscioso. Erano perciò poveri di beni terreni ma straricchi di grazia e di virtù. Al di fuori stentavano, ma inferiormente Dio li confortava con la sua grazia e le sue consolazioni. 4 - Posti in esempio Erano forestieri al mondo, ma vicinissimi a Dio e suoi intimi amici. Ritenevano sé stessi come un nulla, e il mondo li disprezzava, ma agli occhi di Dio erano cari e preziosi. Si conservavano in vera umiltà, vivevano in semplice obbedienza, camminavano in carità, in pazienza, e quindi ogni giorno avanzavano nello spirito, guadagnando grandi meriti presso il Signore. Sono posti perciò in esempio a tutte le persone religiose, e più che non ci porti alla rilassatezza la massa dei tiepidi, essi debbono incitarci a procedere nella perfezione. 5 - All'inizio Oh quanto era il fervore dei religiosi all'inizio della loro dedizione a Dio! Quale la devozione nella preghiera, quale l'emulazione nella virtù, quale il vigore nella disciplina e come in tutti fioriva la riverenza e l'obbedienza ai superiori! Le vestigia rimaste danno ancora testimonianpza che furono davvero santi e perfetti quegli uomini i quali, valorosamente combattendo, calpestarono il mondo. Oggi sembra già grande chi si astiene dal trasgredire la legge, chi tollera con pazienza l'onere che liberamente egli medesimo si è imposto. 6 - L'antico fervore Oh! tiepidezza e indolenza, per cui tanto facilmente tramonta il primitivo fervore, e perfino per stanchezza e per accidia viene a tedio la vita! Voglia il Cielo che, dopo aver veduto molti esempi di uomini santi, tu non ti lasci assopire nel progresso della virtù. Capitolo 19 - Gli esercizi del buon cristiano 1 - La vita del vero cristiano deve essere adorna di ogni virtù affinché sia tale interiormente quale apparisce esternamente agli uomini. Anzi la sua vita interna deve essere più vigorosa che non compaia al di fuori, perché Dio vede il nostro cuore, e a lui, dovunque ci troviamo, dobbiamo la più alta riverenza, camminando al suo cospetto puri come Angeli. Quotidianamente dobbiamo rinnovare il nostro proposito, ridestando il fervore, come se ogni giorno fosse il primo della nostra conversione, dicendo così: Aiutami, Signore Iddio, a essere costante nel mio buon proponimento e nel tuo santo servizio; fa' che almeno ora cominci davvero, perché è nulla ciò che ho fatto sin qui. 2 - L'uomo propone e Dio dispone In proporzione alla fermezza del proposito sarà il profitto; occorre molta diligenza se si vuole andare avanti bene. Se chi prende forti risoluzioni frequentemente viene meno, che sarà di colui che ne fa raramente o con fiacchezza? In vari modi succede il cedimento dei propositi. Anche una leggera omissione nelle pie pratiche è difficile che avvenga senza scapito per lo spirito. I giusti poggiano le loro decisioni non già sulla loro saggezza personale, ma sulla grazia di Dio, nel quale ripongono tutta la fiducia, qualsiasi cosa essi intraprendano. Poiché l'uomo propone e Dio dispone; " la via degli uomini non è in loro potere " ( Ger 10,23 ). 3 - Mancheremo sempre in molte cose Se per un'opera di misericordia o per la utilità dei fratelli alle volte si tralascia qualcuno dei consueti esercizi di pietà, si potrà rimetterla a più tardi. Ma se l'omissione avviene con facilità, per noia o per negligenza, allora è colpa più o meno grave e ne risentiremo danno. Pur sforzandoci quanto possiamo, mancheremo sempre in molte cose, almeno leggermente. Bisogna dunque di continuo proporci un obiettivo determinato e soprattutto puntare su quanto ci è di maggior ostacolo spirituale. Dobbiamo pure indagare e regolare così l'esterno come l'interno di noi stessi, perché l'uno e l'altro contribuiscono al nostro profitto. 4 - Raccogliti Se non riesci a vivere in un ininterrotto raccoglimento, raccogliti di tanto in tanto, almeno una volta al giorno, e cioè al mattino e alla sera. AI mattino fa' i tuoi propositi nell'esame preventivo, alla sera vaglia la tua condotta, quali furono nella giornata le parole, le opere, i pensieri, perché in ciò, forse, hai offeso più volte Dio e il prossimo. Da uomo virile, armati contro gli assalti del demonio: frena la gola e più facilmente reprimerai tutte le altre voglie della carne. Non stare mai del tutto ozioso, ma leggi o scrivi, prega o medita o fa' qualche cosa di utile per gli altri. Le mortificazioni corporali sono da usarsi con discrezione e non in modo eguale per tutti. 5 - La contingenza del tempi Le pratiche personali, che non sono quelle comuni, non si devono mettere in vista a tutti; è più sicuro attendere in segreto agli esercizi particolari. Bada però di non essere pigro negli atti comuni e pronto in quelli di tua scelta, ma adempiuto fedelmente e integralmente ciò che è doveroso e imposto, se ti avanza tempo, applicati pure a tè stesso secondo che t'ispira la tua devozione. Non possono tutti dedicarsi alle medesime pratiche, ma a chi serve meglio l'una, a chi l'altra. Anche secondo le contingenze dei tempi piacciono pratiche diverse; così alcune si gustano di più nei giorni festivi, altre nei giorni feriali. Queste sono necessarie nel tempo della tentazione, quelle in tempo di pace e di riposo. Certi pensieri ci fanno bene quando siamo tristi, altri quando siamo lieti nel Signore. 6 - Da festa a festa Nell'avvicinarsi alle feste principali è necessario ravvivare le pie pratiche e chiedere con più fervore il patrocinio dei santi. Da festa a festa dobbiamo fare dei propositi quasi fossimo per partire da questo mondo e migrare al gaudio eterno. Bisogna pertanto prepararci con cura a queste salutari ricorrenze, vivere con più devozione, più diligentemente fedeli alle nostre osservanze, quasi fossimo alla vigilia di ricevere da Dio il premio della nostra fatica. 7 - Per apparecchiarci meglio Che se il premio eterno ci verrà differito, riteniamo di non esservi bene preparati, di non essere ancora degni di quella immensa gloria " che dev'essere manifestata in noi " ( Rm 8,18 ) al tempo preordinato, e vediamo di apparecchiarci meglio al nostro transito. " Beato quel servo, dice l'evangelista Luca, che il padrone troverà a fare così. In verità vi dico che egli lo costituirà sopra tutti i suoi beni " ( Lc 12,43 ). Capitolo 20 - L'amore alla solitudine e al silenzio 1 - Cerca il tempo propizio per pensare solo a te, alla tua anima, e sovente ricorda i benefici ricevuti da Dio. Tralascia ciò che favorisce la curiosità. Leggi attentamente quei libri che servono più a infervorare il cuore che a tenerti occupato. Se eviterai i discorsi superflui e gli oziosi vagabondaggi, nonché la smania di essere al corrente delle novità e delle dicerie, troverai tempo bastevole e utile per intrattenerti in devote meditazioni. I più grandi santi evitavano, per quanto era possibile, la compagnia degli uomini; preFerivano vivere in unione intima con Dio. 2 - Chi tace volentieri Disse un tale: " Tutte le volte che sono stato in compagnia degli uomini sono ritornato meno uomo " ( Seneca, Epist. VII ). Lo sperimentiamo sovente, quando le nostre conversazioni si prolungano. È più facile non aprire bocca che non eccedere il limite nel parlare. È più facile rimanere in casa che controllarsi sufficientemente fuori. Perciò chi si propone di perseguire una vita interiore e spirituale è necessario che, con Gesù, si allontani dalla folla. Nessuno può mostrarsi in pubblico con sicurezza se non chi ama volentieri vivere in ritiro. Nessuno parla con sicurezza se non chi conserva volentieri il silenzio. Nessuno governa con sicurezza se non chi si sottomette volentieri. Nessuno comanda con sicurezza se non chi ha imparato bene a obbedire. Nessuno gode con sicurezza una gioia se non porta in sé il testimonio di una buona coscienza. 3 - La sicurezza dei santi La sicurezza dei santi fu però sempre accompagnata dal timor di Dio. Ne essi furono meno timorosi e umili in sé stessi, sebbene emergessero per grandi virtù e per grazia. La sicurezza dei cattivi nasce invece dall'orgoglio e dalla presunzione e finisce in delusione. Non ti ritenere mai sicuro in questa vita, anche se sembri un buon cenobita o un pio asceta di eremo. 4 - L'eccessiva confidenza in sé stesso Spesso i migliori nell'estimazione degli uomini hanno corso i più gravi pericoli a causa della loro soverchia confidenza in sé stessi. E perciò a molti è più utile non essere esenti da tentazioni, ma subire frequenti attacchi, perché non si ritengano troppo sicuri di sé, né montino in superbia, né si abbandonino senza freno alle consolazioni esterne. Oh quale buona coscienza conserverebbe chi non fosse avido delle gioie passeggere e non si immischiasse nelle cose del mondo! Quanta pace e quiete possiederebbe chi trascurasse ogni vana preoccupazione, usando, delle cose del mondo come se non ne usasse, pensando solo alla sua salvezza e a Dio, e collocasse in Dio tutta la sua speranza! 5 - Entra nella tua cella interiore Nessuno è degno di essere celestialmente consolato se non chi si è a lungo e con diligenza tenuto in esercizio nella santa compunzione. Se vuoi sentire la vera compunzione del cuore, entra nella tua cella interiore e fuggi i rumori del mondo, come è scritto: " Meditate sul vostro giaciglio " ( Sal 4,5 ). Nella tua cella troverai quello che fuori spesso perderesti. La cella, se di continuo la si abita, diviene dolce, al contrario genera tedio se male custodita. Essa ti sarà diletta amica e grandissimo sollievo se fin dal principio della tua conversione vi avrai dimorato bene e l'avrai ben custodita. 6 - La fonte delle lacrime Nel silenzio e nella quiete l'anima devota progredisce e impara gli arcani sensi delle Scritture. Ivi trova la fonte delle lacrime e con esse ogni notte si monda e tanto più diventa familiare al suo Creatore quanto più si allontana dallo strepito del secolo. A chi si separa dalle sue conoscenze e dai suoi amici. Dio si avvicina con gli Aneli santi. Vale più vivere nascosto e prendersi cura della propria anima, disprezzando sé stessi, che fare miracoli. È cosa lodevole per l'uomo religioso uscire raramente, non amare di essere visto né di vedere gli uomini. 7 - Il mondo passa Perché vuoi vedere quello che non ti è permesso avere? " Il mondo passa con le sue concupiscenze " ( 1 Gv 2,17 ). I desideri dei piaceri traggono a divagarci; ma passata l'ora, che cosa riporti se non aggravio di coscienza e dissipazione di cuore? Una gioconda uscita produce spesso un mesto ritorno e una veglia notturna passata in allegria è causa di tristezza al mattino. Così ogni delizia dei sensi si insinua blandendo, ma alla fine morde e uccide. Che cosa vuoi vedere altrove che non dove sei? Ecco il cielo, la terra, gli elementi, dei quali sono fatte tutte le cose. 8 - Leva in alto gli occhi Dovunque tu vada, che cosa puoi trovare che sia durevole sotto il sole? Forse ti immagini di toglierti ogni desiderio, ma questa sazietà non ti sarà mai data. Quand'anche avessi dinanzi agli occhi lo spettacolo di tutte le cose, che sarebbe ciò se non una fuggevole visione? " A Dio che dimora nei cieli innalza gli occhi! " ( Sal 122,1 ) e chiedi perdono per i tuoi peccati e per le tue negligenze. Lascia agli uomini vani le loro vanità; non occuparti se non di quanto Dio ti ha comandato. " Entra nella tua stanza e, chiusa la porta " ( Mt 6,6 ), chiama a te Gesù, il tuo diletto. Rimani a lungo con lui nella tua cella interiore, perché non troverai altrove pace così grande. Se tu non fossi uscito e non avessi prestato ascolto ai rumori del mondo, meglio ti saresti conservato nella dolce pace; ma poiché talvolta prendi gusto a udire le novità, è ineluttabile subire, di conseguenza, i turbamenti del cuore. Capitolo 21 - La compunzione 1. Se vuoi fare qualche po' di profitto, conservati nel timore di Dio e non essere troppo libero, ma sottoponi i tuoi sensi a una severa disciplina e non abbandonarti a una smodata allegria. Attendi invece alla compunzione del cuore e troverai la vera pietà. La compunzione scopre molti beni che la dissipazione, di solito, tosto disperde. Fa meraviglia che un uomo in questa vita possa abbandonarsi pienamente alla gioia, se appena riflette e pondera il suo stato di esilio e i pericoli incombenti sull'anima sua. 2 - La nostra leggerezza A causa della nostra leggerezza e della noncuranza dei nostri difetti, noi non sentiamo i dolori della nostra anima e spesso scioccamente ridiamo, mentre piuttosto dovremmo piangere. Non vi è libertà ne sana allegrezza se non nel timore di Dio e nella tranquilla coscienza. Felice chi sa rimuovere ogni inciampo che lo distragga e tenersi completamente raccolto nella santa compunzione. Felice chi allontana da sé tutto quello che può macchiare la sua coscienza e appesantirla. Combatti virilmente. Un'abitudine è vinta da un'abitudine contraria. Se tu sai congedare gli uomini, gli uomini ben presto ti lasceranno attendere ai fatti tuoi. 3 - Le consolazioni Non prenderti sulle spalle gli affari altrui, né ingerirti nelle faccende dei superiori. Tieni l'occhio aperto innanzitutto sopra di te e, prima di riprendere persone a te care, riprendi in primo luogo te stesso. Se non godi il favore degli uomini, non volerti per questo affliggere; ma la tua pena sia di non vivere così bene e cautelato come si addice a un servo di Dio, a una persona religiosa. È sovente più utile e più sicuro per l'uomo non avere molte consolazioni in questa vita, soprattutto sensibili. Tuttavia, se siamo privi delle consolazioni divine o le proviamo solo raramente, la colpa è nostra, perché non cerchiamo la compunzione del cuore e non ripudiarne le vane consolazioni esteriori. 4 - Meritevole di molte tribolazioni Riconosciti indegno dei divini conforti, ma piuttosto meritevole di molte tribolazioni. Quando l'uomo è pervaso di una perfetta compunzione, allora tutto il mondo gli è amaro e gravoso. L'uomo buono trova Sempre sufficiente materia per dolersi e per piangere, sia che consideri sé medesimo, sia che guardi al prossimo che gli sta attorno; sa che non v'è nessuno quaggiù che non abbia le sue pene. E quanto più intimamente si esamina, tanto più profonda è la sua amarezza. Materia di giusto dolore e di interna compunzione sono i peccati e i vizi nostri, dai quali siamo tanto avviluppati e prostrati che di rado abbiamo la forza di contemplare le cose del cielo. 5 - Le pene future Se tu pensassi più spesso alla tua morte anziché alla possibilità di una lunga vita, non v'è dubbio che ti emenderesti con maggior zelo. Se inoltre tu meditassi con serietà i tormenti futuri dell'inferno e anche quelli del purgatorio, credo che volentieri sopporteresti le fatiche e le prove di questa vita e non paventeresti nessuna austerità. Ma poiché queste venia non ci penetrano fino al fondo del cuore e ancora amiamo i piaceri, perciò rimaniamo freddi e neghittosi nelle cose divine. 6 - Il pane delle lacrime Spesso causa delle facili lagnanze del miserabile nostro corpo è il languore dell'anima. Prega dunque umilmente il Signore che ti conceda lo spirito di compunzione: digli col Profeta: " Nutrimi, Signore, con un pane di lacrime e fammi bere il pianto in larga misura " ( Sal 80,6 ). Capitolo 22 - La considerazione dell'umana miseria 1- Tu sei miserabile in qualunque luogo ti trovi e dovunque ti volga, se non ti rivolgi a Dio. Perché ti crucci se le cose non avvengono come tu vuoi o desideri? Chi ha tutto conforme al proprio volere? Né io, né tu, né alcun uomo sulla terra. Nessun uomo al mondo, sia anche re o papa, è immune da qualche angoscia e tribolazione. Chi sta meglio? Senza dubbio chi sa soffrire qualche cosa per amore di Dio. 2 - Gli basta il poco Nella loro debolezza e scarsità di luce molti dicono: Ecco come se la passa bene costui Come è ricco, come è grande, come è potente, in alta condizione sociale! Ma se consideri i beni celesti, vedrai che tutte queste cose temporali non valgono nulla, sono molto malsicure e opprimenti, perché non si posseggono mai senza preoccupazione e timore. La felicità dell'uomo non consiste nell'avere gran copia di beni temporali; gli basta il poco. " L'uomo ha la vita breve, ma di dolori ne ha a sazietà! " ( Gb 14,1 ). Quanto più un uomo vuole essere spirituale, tanto più gli è amara la vita presente; perché allora fa migliore esperienza e più chiaramente intuisce le deficienze della corrotta natura umana. Difatti mangiare, bere, vegliare, dormire, riposarsi, lavorare e sottostare alle altre necessità fisiche è veramente una grande miseria e afflizione per l'uomo pio, il quale volentieri vorrebbe sentirsi sganciato da questi legami e libero da ogni peccato. 3 - Se potessero vivere sempre L'uomo interiore, in verità, si sente in questo mondo molto oppresso dalle esigenze corporali. Perciò il profeta devotamente pregava di essere soccorso, per tenersi lontano da ogni colpa che ne potesse derivare, dicendo: " Dalle mie angustie. Signore, liberami tu! " ( Sal 25,17 ). Guai a coloro che non conoscono la propria miseria e ancor più guai a coloro che amano questa miserabile e corruttibile vita. Perché alcuni vi si attaccano tanto che, pur ricavando dal lavoro o dalla questua appena il puro necessario, se potessero vivere sempre quaggiù, non si prenderebbero nessun pensiero del regno di Dio. 4 - Ne hai ancora il tempo O insensati e mutevoli di cuore, così sommersi nelle cose terrestri! " Quelli che vivono secondo la carne desiderano ciò che è carnale " ( Rm 8,5 ). Ma i miserabili alla fine della vita sentiranno, per loro sventura, quanto era vile e insignificante ciò che tanto amarono. I santi di Dio, invece, e tutti i devoti amici di Cristo hanno disprezzato i piaceri della carne e ciò che era in auge nel tempo, mentre tutta la loro speranza e ogni loro intenzione erano un anelito ai beni eterni. Ogni loro desiderio si innalzava alle cose durature e invisibili, perché dall'amore di quelle visibili non fossero trascinati nelle infime bassure. Non rinunciare, fratello, alla fiducia di progredire nella vita spirituale; né hai ancora il tempo e l'ora. 5 - Se non ti farai violenza Perché vuoi differire al domani l'attuazione del tuo proposito? Su, incomincia subito e di' a te stesso: Ora è il tempo di agire, ora è il tempo di combattere, ora è il tempo opportuno di emendarmi. Quando stai male e sei tribolato, allora è il tempo di meritare. " Noi passammo per il fuoco e per l'acqua, poi ci hai fatto riprendere respiro " ( Sal 66,12 ). Se non ti farai violenza, non supererai alcun vizio. Finché portiamo questo fragile corpo, non possiamo essere senza peccato, non possiamo vivere senza tedio e senza dolori. Ci piacerebbe vivere in un riposo immune da ogni miseria, ma col peccato originale abbiamo perduto l'innocenza e insieme anche la vera beatitudine. Bisogna intanto avere pazienza e aspettare la misericordia di Dio finché non passi la presente iniquità e " ciò che è mortale sia assorbito dalla vita " ( 2 Cor 5,4 ). 6 - Sempre, incline al vizio Quant'è grande la fragilità dell'uomo sempre incline al vizio! Oggi confessi i tuoi peccati e domani ricadi di nuovo nei peccati che hai confessato. Oggi prometti di stare guardingo e un'ora dopo torni a diportarti come se non avessi fatto alcun proponimento. Abbiamo dunque ben ragione di umiliarci e di avere una bassa stima di noi, perché siamo molto deboli e instabili. Possiamo, anzi, perdere in un momento per negligenza ciò che, dopo molti sforzi e con la divina grazia, eravamo riusciti ad acquistare. 7 - Che sarà di noi? Che sarà di noi alla sera, se siamo così tiepidi al mattino? Guai a noi se vogliamo adagiarci nell'inazione, quasi fossimo già nella pace e nella sicurezza, mentre non ancora appare nella nostra vita un segno di vera santità. Avremmo davvero bisogno di essere di nuovo ammaestrati, come se fossimo al principio della conversione e formati a ottimi costumi, con la speranza, se mai, di qualche riparazione per l'avvenire e di un più ardimentoso progresso nella vita spirituale. Capitolo 23 - La meditazione della morte 1 - Ben presto per te sarà finita quaggiù; ora vedi come stai, come ti diporti, se in coerenza con questa inesorabile realtà. Infatti l'uomo oggi è e domani è scomparso. E, tolto alla vista degli occhi, presto se ne va anche dalla memoria. O idiozia e durezza del cuore umano, che bada solo alle cose presenti anziché prevedere le future! In ogni azione, in ogni pensiero dovresti regolarti come se oggi dovessi morire. Se avessi una coscienza tranquilla, non avresti molto timore della morte. Meglio è evitare il peccato che pensare di sfuggire alla morte. Se oggi non sei preparato, come lo sarai domani? Il domani è un giorno incerto: e che sai se ci sarà per tè il domani? 2 - Che giova vivere a lungo? Che giova vivere a lungo se tanto poco procuriamo di togliere i nostri difetti? Ahimè, una lunga vita non sempre serve a renderci migliori, anzi spesso aumenta le nostre colpe. Volesse Iddio che fossimo vissuti bene anche un solo giorno su questa terra! Molti contano gli anni della loro conversione, ma spesso si sono poco emendati. Se è terribile morire, forse è più pericoloso vivere a lungo. Beato chi tiene sempre davanti agli occhi l'ora della sua morte e ogni giorno si dispone a morire. Se qualche volta hai visto un uomo morire, pensa che anche tu dovrai passare per la medesima via. 3 - La morte non ti sorprenda impreparato Il mattino fa' conto di non giungere alla sera. La sera non osare di riprometterti di arrivare al mattino. Sii dunque sempre ben disposto e vivi in maniera che la morte non ti sorprenda impreparato. Molti sono colpiti da una morte subitanea e imprevista. Perché " non sapete a quale ora il Figlio dell'uomo verrà " ( Lc 12,40 ). Quando si avvicinerà l'ultima ora, comincerai a giudicare ben altrimenti tutta la tua vita trascorsa e molto ti dorrai d'essere stato così negligente e infingardo. 4 - Finché sei sano Com'è felice e previdente colui che si sforza di essere ora, in vita, quale vorrebbe trovarsi in morte! E gli daranno grande fiducia di ben morire l'assoluto disprezzo del mondo, l'ardente desiderio di crescere nella virtù, l'amore alla disciplina, l'esercizio della penitenza, la prontezza nell'obbedienza, l'abnegazione del proprio io e il sopportare qualsiasi avversità per amore di Cristo. Finché sei sano, puoi compiere molte opere buone; ma se cadi ammalato, non so che cosa potrai fare. Sono pochi quelli che dall'infermità escono migliori; e quelli che amano gironzolare di rado si fanno santi. 5 - Il tempo è sommamente prezioso Non confidare negli amici e nei parenti e non rimettere all'avvenire l'attuazione della tua salvezza, perché più presto che non creda gli uomini si scorderanno di te. Val meglio provvedere ora, tempestivamente, e mandare innanzi a te un po' di bene che fare assegnamento sui possibili suffragi degli altri. Se non sei premuroso tu, ora, di te stesso, chi sarà premuroso di te in avvenire? Il tempo è ora sommamente prezioso. " Ecco ora il tempo favorevole; eccolo ora il giorno della salvezza " ( 2 Cor 6,2 ). Ma ahimè! tu non spendi nel modo più utile il presente che t'è dato e in cui potresti meritare di vivere in eterno. Verrà il momento in cui desidererai di avere un giorno solo, magari un'ora sola, per la tua purificazione, e chi sa se l'avrai. 6 - In attesa della morte Fatti animo, carissimo. Da quanti pericoli ti potrai liberare se starai sempre nel santo timore e in attesa della morte! Sforzati di vivere in modo che in punto di morte possa piuttosto rallegrarti che temere. Impara adesso a morire, al mondo per incominciare allora a vivere con Cristo. Impara adesso a disprezzare tutte le cose per andartene allora liberamente incontro a Cristo. Castiga adesso il tuo corpo con la penitenza per poter avere allora piena fiducia. 7 - La fine di tutti è la morte O stolto, che vai pensando di vivere a lungo, mentre non hai certezza di campare un sol giorno! Quanti si illusero e furono divelti dalla terra inaspettatamente! Quante volte hai sentito dire che il tale è morto di spada, il tale è annegato, il tale si è fracassata la testa cadendo dall'alto, l'uno è spirato mentre mangiava, l'altro mentre giocava. Altri morì di fuoco, altri di arma, altri di peste, altri vittima dei briganti; sicché fine di tutti è la morte, e la vita degli uomini passa rapida come un'ombra. 8 - Chi si ricorderà di te? Chi si ricorderà di te dopo la tua morte? Chi pregherà per te? Fa, fa ora, carissimo, tutto quello che puoi; poiché non sai quando morirai, né sai che cosa sarà di te dopo il tuo trapasso. Fin che hai tempo, accumulati ricchezze immortali. Non pensare ad altro che alla salvezza della tua anima e non ti curare se non delle cose DI dIO. Fatti adesso degli amici con la devozione ai santi di Dio e con l'imitazione delle loro opere, perché, arrivato al termine della vita, " essi ti accolgano nei padiglioni dell'eternità " ( Lc 16,9 ). 9 - Come un pellegrino Vivi sulla terra come un pellegrino, come un forestiero, al quale non importano gli affari del mondo. Conserva il tuo cuore libero e sempre volto in alto verso Dio, perché " non abbiamo qui città permanente " ( Eb 13,14 ). Che le tue preghiere, i tuoi gemiti quotidiani salgano tra il pianto al cielo, affinché la tua anima, dopo la morte, meriti di ascendere felicemente al Signore. Così sia. Capitolo 24 - Giudizio e inferno 1 - In tutte le cose guarda la tua fine. Pensa al momento in cui starai davanti al Giudice severo, al quale nulla è occulto, che non si placa con doni, che non ammette scuse, ma giudicherà secondo giustizia. O peccatore miserrimo e insensato, che cosa risponderai a Dio, conoscitore di tutte le tue colpe, tu che talvolta temi lo sguardo di un uomo incollerito? Perché non provvedi alle tue sorti in vista del giorno del Giudizio, quando nessuno potrà essere da altri scolpato e difeso, ma ciascuno avrà da fare per sé? Ora la tua fatica produce i suoi frutti, le tue lacrime sono accettevoli, i tuoi gemiti trovano ascolto, il tuo dolore soddisfa Dio e purifica l'anima. 2 - Un grande e salutare, purgatorio Ha già sulla terra un grande e salutare purgatorio l'uomo paziente, che quando è ingiuriato più si affligge della malizia altrui che del torto ricevuto, che volentieri prega per quelli che Io contristano e perdona dal fondo del cuore le loro offese, che non tarda a chiedere venia di quelle da lui recate; che è più facile alla compassione che all'ira, che fa spesso violenza a sé stesso e assoggetta completamente la carne allo spirito. È molto meglio purificarsi ora dei propri peccati e recidere i vizi che attendere di espiarli nella vita futura. Veramente noi inganniamo noi stessi con l'amore disordinato che portiamo alla nostra carne. 3 - Laggiù Che altro divorerà quel fuoco se non i tuoi peccati? Quanto più ora sei indulgente con te stesso e accontenti la carne, tanto più duramente subirai il castigo e più ammucchierai materia da ardere. In quelle cose in cui l'uomo più ha peccato, in esse più gravemente sarà punito. Gli accidiosi saranno trafitti da pungoli ardenti, i golosi saranno straziati da fame e da sete spasimanti. Gli impudichi e gli amatori dei piaceri del senso saranno immersi in pece bruciante e in fetido zolfo, e gli invidiosi urleranno di dolore come cani arrabbiati. 4 - Una sola ora di pena Non ci sarà nessun vizio che non avrà il suo proprio tormento. I superbi saranno ricolmi di ogni confusione; gli avari saranno angustiati dalla più sordida miseria. Sarà più atroce una sola ora di pena che non qui cento anni della più aspra penitenza. Là per i dannati nessuna requie, nessuna consolazione, mentre qui talvolta c'è una tregua alla fatica e si gode il conforto dell'amicizia. Sta' dunque ora pensoso e in dolore per i tuoi peccati, per essere sicuro, in compagnia dei santi, nel giorno del Giudizio. Allora infatti " il giusto starà ritto, pieno di sicurezza in faccia a coloro che lo oppressero e che per le sue sofferenze non ebbero se non disprezzo " ( Sap 5,1 ). Allora sederà a giudicare colui che adesso umilmente si sottomette ai giudizi degli uomini. Allora il povero e l'umile avranno una grande fiducia e il superbo avrà da ogni parte motivi di spavento. 5 - Allora Allora si vedrà come sia stato saggio in questo mondo chi agli occhi dell'uomo seppe essere stolto e disprezzato per Cristo. Allora ci tornerà cara ogni tribolazione sopportata con pazienza e " sarà chiusa la bocca a ogni iniquità " ( Sal 107,42 ). Allora i giusti saranno nel gaudio, gli empi nella tristezza. Allora esulterà ogni carne mortificata più che se fosse stata sempre satura di delizie. Allora le vesti povere risplenderanno e quelle sfarzose scuriranno. Allora si loderà più un povero capanno che un palazzo scintillante d'oro. Allora gioverà meglio la pazienza costante che non tutta la potenza del mondo. Allora un'obbedienza semplice sarà elevata più in alto che non tutta la scaltrezza di questo secolo. 6 - Impossibilità di coesistenza Allora si troverà più godimento nella purezza di una buona coscienza che nella dotta filosofia. Allora sulla bilancia avrà più peso il disprezzo delle ricchezze che ogni tesoro terreno. Allora ti consolerà più il ricordo di una devota preghiera che di esserti assiso alla mensa più squisita. Allora più ti compiacerai di aver mantenuto il silenzio che di aver fatto lunghe chiacchiere. Allora varranno di più le buone opere che le molte e belle parole. Allora, più ci allieteremo di aver condotto una vita austera e di ardua penitenza che d'aver goduto tutti i piaceri della terra. Impara dunque ora a patire piccole pene per essere allora liberato da gravi tormenti. Quaggiù fa' la prova di ciò che potresti soffrire di là. Se adesso sai tollerare così poco, come potrai sostenere i supplizi eterni? Se ora un lieve dolore ti rende così insofferente, che cosa sarebbe per te la Geenna? Ecco la impossibilità della coesistenza di due gioie: godere i diletti di questo mondo e poi regnare con Cristo. 7 - Tutto è vanità Se fino a quest'oggi tu fossi sempre vissuto negli onori e nelle gioie del senso, che cosa ti gioverebbe tutto ciò, se in questo istante dovessi morire? Tutto è dunque vanità, fuorché amare Dio e a lui solo servire. Chi difatti ama Dio con tutto il cuore non ha paura né della morte, né dei supplizi, né del giudizio, né dell'inferno, perché l'amore perfetto spiana la via sicura a Dio. Ma chi ha ancora affezione al peccato non è strano che tema la morte e il giudizio. Tuttavia se non basta l'amore a distoglierti dal male, è bene che dal fuoco eterno ti trattenga almeno il timore. Chi però è poco sensibile anche al timore di Dio, non potrà perseverare nel bene e cadrà assai presto nella tagliuola del diavolo. Capitolo 25 - La fervente emendazione 1 - Sii vigilante e diligente nel servizio di Dio e pensa di frequente: Perché sei venuto qui, perché ti sei distaccato dal mondo? Non forse per vivere a Dio e divenire un uomo spirituale? Infiammati, dunque, per il tuo progresso, perché fra breve riceverai la mercede delle tue fatiche e allora, giunto " dentro i tuoi confini " ( Lv 26,6 ), non vi sarà più né timore né dolore. Ancora un poco faticherai, ma avrai poi un grande riposo, anzi la perpetua letizia. Se tu persevererai fedele e fervoroso nell'azione, senza dubbio Dio sarà fedele e magnifico nella retribuzione. Conserva la ferma speranza di conseguire la palma, ma non adagiarti in una sicurezza presuntuosa per non intorpidirti o inorgoglirti. 2 - Sapessi che sarò perseverante! Un tale, sempre dubitoso, spesso ondeggiava fra il timore e la speranza. Un giorno, oppresso dalla tristezza, mentre stava prostrato pregando dinanzi a un altare, diceva e ridiceva fra sé: Oh, se io sapessi con certezza che sarò perseverante! E subito udì internamente questa divina risposta: Se tu lo sapessi, che cosa vorresti fare? Ebbene, fa' adesso ciò che vorresti fare allora e sarai fermamente sicuro. D'un tratto, consolato e rinvigorito, egli si affidò alla volontà di Dio, e le sue affannose agitazioni cessarono. Non volle oltre indagare per sapere quale sarebbe stato il suo futuro, ma piuttosto si diede a cercare quale fosse la volontà di Dio per cominciare e perfezionare ogni opera buona. 3 - La paura delle difficoltà " Confida nel Signore, agisci bene, dice il profeta, abita la terra, vivi tranquillo; poni nel Signore la tua allegrezza; egli soddisferà i desideri del tuo cuore " ( Sal 37,3 ). Una sola è la causa che ritrae molti dal profitto spirituale e da una salda riforma: la paura delle difficoltà e la fatica della lotta. Difatti progrediscono nelle virtù assai più degli altri coloro che con più coraggio si sforzano di superare gli ostacoli per essi più gravi o più contrastanti. Poiché l'uomo ricava più profitto e ottiene grazia maggiore quando più vince sé stesso e si mortifica nello spirito. 4 - Per una efficace riforma Non per tutti è eguale lo sforzo per vincersi e morire a sé stessi. Uno animato da diligente zelo, quantunque abbia numerose passioni, conseguirà maggiori progressi di un altro di indole buona ma meno risoluto per l'acquisto della virtù. Due cose reciprocamente giovano a un'efficace riforma: strapparsi con violenza da ciò a cui la natura è più inclinata e impegnarsi con gagliardia a raggiungere quella virtù di cui si ha maggiormente bisogno. Procura inoltre di scansare e di eliminare da te i difetti che più ti dispiace scorgere negli altri. 5 - Per divenire migliore Prendi da tutto occasione per divenire migliore; così se ti accade di vedere o di udire buoni esempi, accendi in te il desiderio della imitazione. Se invece ti cade sott'occhio alcunché di riprensibile, guardati dal fare lo stesso; e se una volta vi sei caduto, procura di correggerti quanto prima. Come il tuo occhio osserva gli altri, gli altri ugualmente osservano te. Gioconda e dolce consolazione è vedere fratelli fervorosi e devoti, di buona condotta e osservanti della disciplina. Come è invece triste e penoso vederne altri che menano una vita disordinata e non conforme agli impegni che erano stati chiamati ad assumere! Quanto è dannoso trascurare i doveri imposti dalla nostra vocazione e volgere l'animo a ciò che non ci riguarda! 6 - L'immagine del Crocifisso Sii memore del proponimento che hai fatto e poniti davanti all'immagine del Crocifisso. Ben devi arrossire contemplando la vita di Gesù Cristo, perché tu non hai ancora cercato di conformarti a lui, sebbene da molto tempo sia entrato nella via di Dio. L'uomo religioso che con devozione e attenzione si esercita a meditare la vita santissima e la passione del Signore, vi troverà in abbondanza tutto ciò che gli è utile e necessario. Non ha bisogno di cercare altro, fuori di Gesù. Oh, se Gesù crocifisso venisse nel nostro cuore, quanto presto e sufficientemente saremmo ammaestrati! 7 - Chi cerca la via larga L'uomo religioso fervente sopporta bene e di buon grado accetta ciò che gli si comanda. Il negligente e tiepido invece ha tribolazioni e gli vengono angustie da ogni parte, perché ha carenza di consolazioni interne e gli è vietato di cercare quelle esterne. L'uomo religioso che vive al di fuori della disciplina è esposto a gravi rovine. Chi cerca la via larga e poco faticosa avrà sempre inquietudine, perché una cosa o l'altra, tutto gli darà fastidio. 8 - Vergognosa la tua pigrizia Come fanno tanti monaci che nel chiostro osservano una rigorosa disciplina? Raramente escono, vivono ritirati, sono poverissimamente nutriti, vestono panni grossolani, lavorano molto, parlano poco, vegliano assai, si alzano mattinieri, pregano a lungo, fanno frequenti letture e si mantengono in tutto secondo la loro regola. Guarda i Certosini, i Cistercensi, i monaci e le monache dei diversi Ordini religiosi che si levano tutte le notti per salmeggiare al Signore. Sarebbe vergognosa la tua pigrizia nel servizio di Dio quando una così grande moltitudine di religiosi, in ore punto comode, già incomincia a cantare inni a Dio. 9 - Potessimo sempre lodare Dio! Oh, se tu non avessi altro da fare che lodare, con tutto il cuore e con le labbra, il Signore Dio nostro! Oh, se non avessi mai bisogno di mangiare o di bere o di dormire, ma potessi sempre dar lode a Dio e attendere soltanto a esercizi spirituali! Tu certo saresti allora assai più felice che nelle presenti condizioni, dovendo servire al corpo e a tutte le sue necessità. Oh, se non ci fossero queste necessità, ma ci bastasse il ristoro spirituale dell'anima! Ma purtroppo assai raramente lo gustiamo! 10 - Tutto in tutto Quando un uomo è arrivato a non più riporre la sua consolazione in nessuna creatura, allora incomincia a provare perfettamente il gusto di Dio e allora accetta volentieri quello che avviene. Allora non si esalterà per il molto, non si contristerà per il poco, ma si abbandonerà totalmente e con piena fiducia in Dio che, per lui, è " tutto in tutto " ( Col 3,11 ), per il quale nulla perisce, nulla muore, ma in lui tutte le cose vivono e al suo cenno tutte prontamente obbediscono. 11 - Scuotiti Ricordati sempre della fine e che il tempo perduto non ritorna più. Senza sollecitudine e sforzo non farai mai acquisto di virtù. Se incominci a cadere nella tiepidezza, incomincerà il tuo malcontento. Se invece ti darai al fervore, troverai una gran pace, sentirai più lieve la fatica a causa della grazia di Dio e dell'amore alla virtù. L'uomo fervoroso e diligente è preparato a tutto. Costa di più resistere ai vizi e alle passioni che sopportare le più estenuanti fatiche fisiche. Chi non schiva i piccoli difetti, a poco a poco sdrucciola nei maggiori. Avrai sempre motivo di gioia la sera, se avrai speso fruttuosamente la tua giornata. Vigila su te stesso, scuotiti, correggiti e, qualunque cosa sia degli altri, non trascurare te medesimo. Tanto farai profitto quanto farai violenza a te stesso. Fine degli ammonimenti per la vita spirituale