Imitazione di Cristo

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La vana scienza del mondo

Capitolo 43

1 - Il Signore

Figliuolo, non ti seducano i discorsi brillanti e sottili degli uomini; « non nella parola sta il regno di Dio ma nella virtù » ( 1 Cor 4,20 ).

Ascolta invece le mie parole, che accendono i cuori e illuminano le intelligenze, eccitano la compunzione e danno conforto in tante maniere.

Non leggere mai una sola parola allo scopo di sembrare più dotto e più sapiente.

Studiati invece di mortificare le tue passioni; ciò ti gioverà assai più che non la conoscenza di molti astrusi problemi.

2 - Verrà tempo

Quando avrai letto e imparato molte cose, ti converrà sempre tornare all'unico principio, cioè a Dio, causa suprema dell'essere, del conoscere, dell'agire.

Io sono colui che insegno la scienza all'uomo e do ai piccoli un più chiaro intendimento di quello che non possa l'insegnamento degli uomini.

Colui al quale io parlo, in breve sarà sapiente e molto progredirà nello spirito.

Guai a coloro che vogliono sapere dagli uomini molte cose curiose e poco si curano di imparare la strada da battere per servirmi.

Verrà tempo e apparirà il Maestro dei maestri, Cristo, Signore degli Angeli, che vorrà udire quello che ciascuno sa, cioè esaminare le coscienze di tutti, e allora « frugherà Gerusalemme con le fiaccole » ( Sof 1,12 ), « darà luce ai segreti delle tenebre » ( 1 Cor 4,5 ), e taceranno le argomentazioni delle umane lingue.

3 - Io insegno

Io sono colui che in un istante elevo la mente umile, perché apprenda più nozioni dell'eterna verità che se avesse studiato dieci anni nelle scuole.

Io insegno senza strepito di parole, senza confusione di opinioni, senza fasto di onori, senza polemica di argomenti.

Io sono colui che insegna a disprezzare le cose terrene, ad avere in fastidio le attuali, a cercare e gustare le eterne, a fuggire gli onori, a scansare gli ostacoli, a riporre in me ogni speranza, a non desiderare nulla fuori di me e ad amarmi ardentemente al di sopra di tutto.

4 - Con gran fulgore rivelo i miei misteri

Vi è stato qualcuno che, amandomi intimamente, ha imparato le cose divine e ne ha parlato in maniera mirabile.

Guadagnò di più lasciando tutto che non con lo studio delle più sottili questioni.

Ad alcuni dico cose comuni, ad altri cose speciali; ad alcuni mi manifesto dolcemente per mezzo di segni e di figure; ad altri invece con gran fulgore di luce rivelo i miei misteri.

Unico è il linguaggio dei libri, ma non istruisce tutti nello stesso modo, mentre io internamente sono il dottore della verità, lo scrutatore del cuore, il conoscitore dei pensieri, il movente delle azioni, e vado distribuendo i miei doni ai singoli, come giudico conveniente.

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