La nube della non-conoscenza

Capitolo 43

Se uno vuol diventare perfetto contemplativo, deve per forza perdere ogni conoscenza e coscienza di sé

Vedi che non ci sia nulla che lavori nella tua mente e nel tuo cuore, se non Dio solo.

Cerca di sopprimere ogni conoscenza e coscienza di qualsiasi cosa che sta al di sotto di Dio, e ricaccia il tutto ben lontano, giù giù sotto la nube d'oblio.

Devi capire che in quest'opera vanno dimenticate non solo tutte le altre creature al di fuori di te ( e le loro azioni, nonché le tue personali ), ma anche il tuo io, e perfino le azioni che hai fatto per amore di Dio.

Infatti, questa è la condizione di chi ama in maniera perfetta: costui non solo ha un grande amore per la cosa che ama più di se stesso, ma in certo qual modo ha anche in odio se stesso per amore della cosa che ama.

Così bisogna che tu faccia con te stesso: devi provar disgusto e fastidio per tutto quanto lavora nella tua mente o nella tua volontà, a meno che non si tratti di Dio.

Qualunque altra cosa al di fuori di lui, verrebbe sempre a inserirsi tra te e il tuo Dio.

Non meravigliarti se hai in odio e ti ripugna pensare a te stesso, dal momento che devi aver sempre coscienza del peccato come di un blocco massiccio orribile e puzzolente, un non so che di frapposto tra te e il tuo Dio.

Questo blocco massiccio, infatti, non è altro che il tuo io.

E tu devi pensarlo unito e fuso con la sostanza del tuo essere, come se fosse inseparabile da te.

Perciò spazza via qualsiasi conoscenza e coscienza di ogni genere di creature, ma in particolar modo di te stesso.

Dalla conoscenza e coscienza di te stesso dipende quella di ogni altra creatura.

Al suo confronto ogni altra creatura la si dimentica facilmente.

Infatti, se vorrai metterti alla prova per verificare questa mia affermazione, troverai che quand'anche tu avessi dimenticato tutte le altre creature e le loro opere ( anche le tue personali ), rimarrà pur sempre tra te e Dio la coscienza pura e semplice del tuo essere.

E anche questa coscienza deve andar distrutta, prima di poter veramente sperimentare la perfezione del lavoro contemplativo.

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