Fratel Teodoreto ( Prof. Giovanni Garberoglio )

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Amore del prossimo

L'amore del prossimo è ancor più tipicamente il grande precetto del Cristianesimo, avendo Gesù detto: « Il mio comandamento è questo, che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi » ( Gv 15,12 ).

E altrove: « Da questo conosceranno che siete miei discepoli, se vi amerete gli uni gli altri » ( Gv 13,35 ).

Ad apertura dell'argomento, riporto per intero la testimonianza del Fratello Arcangelo, che di carità s'intendeva e tanto!

Con lui percorreremo l'intero panorama, riprendendolo poi punto per punto sulla scorta d'altre testimonianze.

"Sempre, ma specialmente in questi ultimi anni, era commovente vedere la cordialità sorridente e lieta, la dolce sorpresa - direi - con la quale accoglieva chi andava a lui - soprattutto se non lo vedeva da qualche tempo - o i forestieri.

Per parecchio tempo, finché le forze gli mancarono poi assolutamente, si prestò ad accompagnare in visita alla città i Fratelli di passaggio, prima e dopo il Secondo Noviziato.

A volte questa carità gli era assai gravosa, ma sapeva nascondere la sua pena senza mai dar a vedere di essere scocciato.

L'amor di Dio che ardeva nel suo cuore si trasformava, secondo il desiderio del Signore, in un grande, tenero amore per il prossimo.

A parte le grandi realizzazioni a favore delle anime ( Unione, Messa del povero, ecc. ), le sue giornate erano infiorate da continui atti di carità.

L'animo suo delicato gioiva con chi godeva e si attristava con chi soffriva.

Ricordo, in tempo di guerra, la sua commozione, dopo qualche pasto di festa, un pochino diverso dal solito, al pensiero di tanti che non avevano di che sfamarsi...

Si commoveva pure tanto, al pensiero dei molti che soffrono per la fede, sotto il comunismo.

Era attento a visitare ed a confortare i Fratelli malati, mostrando d'interessarsi vivamente del loro stato di salute e compatendo le loro sofferenze.

In Comunità, la sua vita di continuo raccoglimento e di silenzio lo faceva apparire piuttosto austero; tuttavia bastava parlargli per trovare in Lui tanta dolcezza sorridente e premurosa!

Non era quasi mai il primo a parlare; ma. per evidente motivo di carità, sapeva interpretare largamente la Regola del silenzio, quando gli si rivolgeva la parola.

Accoglieva volentieri lo scherzo e il motto di spirito, ridendo di un riso aperto e comunicativo.

Mai, in tutto il tempo delle mie relazioni con Lui, ricordo d'averlo sentito parlar male di alcuno; mai, neppure per constatare qualche leggero difetto; sapeva però ascoltare chi gli confidava qualche pena dovuta a manchevolezze altrui, incoraggiandolo, e riconoscendo, quando era il caso, il torto dove si trovava".

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