Fratel Teodoreto ( Prof. Giovanni Garberoglio )

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Ubbidienza

L'ubbidienza è la virtù più tipica del Religioso, e quella in cui egli sacrifica ciò che di meglio possiede: la libertà nelle proprie scelte per cose interessantissime, come la residenza, l'ufficio, gli studi, i viaggi, le frequenze, gli impegni, ecc.

Purtroppo parecchi religiosi si illudono di essere ubbidienti, pur avendo ridotto i superiori ad accomodarsi in tutto ai loro desideri, o averli circuiti per farsi comandare ciò che loro piace.

Si disilluderanno al giudizio del Signore, che conosce i maneggi più nascosti e le intenzioni più segrete.

Fratel Teodoreto fu l'ubbidiente per antonomasia.

Credeva davvero che il Superiore tiene il posto di Dio, e vedeva in lui proprio soltanto il Signore.

Neppure faceva distinzione fra Autorità religiose e laiche: purché fossero legittime, Egli venerava in esse il riflesso della divina podestà.

Il Fr. Gaetano ricorda che, quando l'Ispettore Scolastico Prof. Benferroni veniva a ispezionare le nostre Scuole della R.O.M.I., Fratel Teodoreto lasciava ogni altro impegno per accompagnarlo, e gli dava segni non finti di viva deferenza.

Perfino la .. campana Egli riteneva investita di divina autorità, come quella che chiama ai vari doveri della casa.

E fu notato che, al primo tintinnio, egli era puntuale a troncare qualsiasi occupazione e a lasciar sospesa la parola che stesse scrivendo.

Nessuna nota afferma che venisse un Angelo a terminare lo scritto con inchiostro d'oro, come pare accadesse ai Padri del deserto; ma non c'è dubbio che tanta esattezza era segnata sul libro della vita.

Fratel Teodoreto aveva la cella al quarto piano, negli ultimi anni suoi.

Si era installato in Collegio, proprio a quell'epoca, un ascensore, che serviva magnificamente ai giovani per salire anche solo al primo piano o al secondo piano, evidentemente in omaggio al progresso!

Fratel Teodoreto, coi suoi ottant'anni suonati o prossimi a suonare, si faceva invece a piedi gli ottanta gradini circa che lo portavano lassù, evidentemente in omaggio allo spirito di povertà e mortificazione.

Ma non appena la cosa venne notata dal Fr. Direttore, il quale gli raccomandò di valersi dell'ascensore, fu fedele all'ubbidienza: e così ascendeva in due modi diversi, fisicamente e spiritualmente.

Di qui sarebbe quasi lecito concludere non essere i Santi quei solenni minchioni che paiono ai così detti furbi! ...

Ma tagliamo corto a questa smania di scrivere impertinenze e torniamo alla mirabile ubbidienza del Nostro.

Dico mirabile, perché risplendette proprio là dove essa si presentava più difficile.

Noi vedremo in appositi capitoli che Fratel Teodoreto divenne fondatore dell'« Unione Catechisti di Gesù Crocifisso », e lo divenne, attraverso il Servo di Dio Fra Leopoldo Musso, che trasmetteva le ambasciate all'andata e al ritorno.

Come Superiore e Fondatore, Fratel Teodoreto aveva una visione del suo Istituto secolare, che stava crescendo all'ombra benefica dell'Istituto maggiore dei Fratelli delle Scuole Cristiane, del quale era una emanazione.

Occorreva quindi accordarsi con i Superiori « Fratelli » per tutto quanto si riferiva ai contatti necessari - ma non tutti evidenti nei modi di produrli - fra le due Congregazioni.

E fu proprio in questo campo che sfolgorò lo spirito d'ubbidienza del Fratel Teodoreto.

Egli faceva di tutto per ottenere che i desideri di Gesù Crocifisso fossero bene accolti nelle Case dei Fratelli; ma quando vi incontrava ostacoli da parte di qualche Superiore meno persuaso dell'assoluta realtà delle divine comunicazioni, non si ostinava menomamente.

Che a Fra Leopoldo parlasse Gesù dalla Croce Egli era certo; ma ancora più certo era che nei legittimi suoi Superiori si esprimesse la volontà di Dio nei riguardi di Lui, e dell'Opera sua in quanto da Lui dipendente.

Ricordo io stesso, quand'ero Direttore al Collegio San Giuseppe, ed Egli invece stava di comunità a Santa Pelagia, che veniva spesso a chiedermi ospitalità per i suoi Catechisti durante il Ritiro Mensile.

Di solito lo potevo contentare; ma se qualche volta vi si opponevano le circostanze, Egli non insisteva menomamente; ringraziava, egualmente grato, sicuro che il Signore gli avrebbe fatto trovare altra soluzione.

Più autorevole è la testimonianza che l'Assistente Generale Fr. Gioacchino m'inviò dal Brasile, ove era in visita, e che qui riferisco testualmente:

"Fu sempre umilmente sottomesso ad ogni ordine e desiderio dei Superiori, in maniera edificante.

Accettò con serenità ammirevole le disposizioni del Fratello Assistente che stabilivano di inquadrare l'"Unione" nell'Azione Cattolica come "Sezione Catechisti".

Fratel Teodoreto avrebbe desiderato che l'"Unione" tenesse il posto dell'Azione Cattolica nelle Case dei Fratelli; ma si arrese alle decisioni dei Superiori, con deferenza e umiltà.

La sua convinzione è sempre stata questa: essere i Superiori che devono regolare i rapporti tra l'"Unione" e l'Istituto nostro".

Sentiamo ripetere la stessa cosa, in termini perentori e commoventi, in un dialogo tra Fratel Teodoreto e Fratel Anastasio, secondo ce lo trascrive questo suo fedele aiutante:

"In un momento di gravi difficoltà ebbi a dirgli:

- Fratel Teodoreto, se i nostri Superiori, constatando gli ostacoli che incontra in quest'opera di bene, Le dicessero di non pensarci più, di bruciare tutti gli scritti riguardanti l'"Unione" e di finirla così... dopo tanti anni di immensi sacrifici, di dedizione completa a queste nuove idealità, come si comporterebbe Lei?

- Io vedrei nei Superiori nostri la volontà di Dio e accetterei, obbediente, il loro consiglio, né mi occuperei più mai dell'Unione Catechisti".

Come pare semplice tutto questo per chi è fuori causa!

Quanto a me, sento nelle poche battute riferite qui sopra la sostanza, se non la poesia, del dialogo francescano sulla « perfetta letizia ».

E vi sarebbe utile materia di meditazione per noi, se fossimo di quei mezzi religiosi che sembrano fare una netta distinzione tra gli ordini che li riguardano nella vita strettamente conventuale, circa i quali non muovono obiezioni o contestazioni di sorta, e gli ordini relativi ai loro impegni, alle opere loro affidate o da essi avviate, alle iniziative apostoliche, in merito alle quali sembrano pretendere la più ampia indipendenza, quando appena abbiano avuto una generica autorizzazione di occuparsene.

Ma in quali Regole o Costituzioni, in quali norme di Diritto Canonico, in quale prassi ufficialmente riconosciuta dalla legittima Autorità si trova una tale distinzione?

Fratel Teodoreto non la fece mai, ed è questo soprattutto che ci permette di salutarlo un perfetto obbediente.

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