Fratel Teodoreto ( Prof. Giovanni Garberoglio )

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La « biografia » di Fra Leopoldo

La vita di Fra Leopoldo fu narrata dal Re, P. Maccono, in un opuscolo di 160 pagine, intitolato « Un apostolo di Gesù Crocifisso » ( Torino 1947, Convento Parrocchia di San Tommaso ), e, più ampiamente, dallo stesso Fratel Teodoreto, in un volume: « Fra Leopoldo », d'oltre 300 pagine, edito da A. e C. Torino 1944.

Per una più ampia conoscenza si rimanda a questi scritti, mentre qui richiamiamo i soli dati essenzialissimi.

Luigi Musso ( poi, in religione, Fra Leopoldo ) nacque a Terruggia Monferrato ( diocesi di Casale ) il 30 gennaio 1850: data rotonda, facile da ricordare.

Frequentò le scuole elementari del paese fino alla terza; ma non vi divenne molto forte né in ortografia, né in grammatica e sintassi, come lo prova il suo amplissimo Diario da adulto.

Diede invece evidenti prove di facilità e d'amore per il canto delle laudi sacre e per tutto quanto si riferiva alla pietà.

Fu presto messo a servizio, a volta a volta, come aiutante nei lavori di casa, come giardiniere o cocchiere o cuoco, dapprima a Terruggia stessa, indi via via a Vercelli, a Torino, a Viale d'Asti, a Casale Monferrato, mostrandosi ovunque esemplare per il senso del dovere, l'onestà più assoluta, i buoni costumi, il fervore religioso.

Nell'ultima residenza nominata, presso i Padri Camillini, egli ebbe i primi contatti occasionali con i figli di S. Francesco.

Nell'insegnare al cuoco del convento di Sant'Antonio, fra Bernardo, che ne lo aveva pregato, l'arte di far cucina, s'innamorò dell'ideale francescano, convogliando verso l'Ordine dei Frati Minori il proposito generico, da tempo nutrito, di farsi religioso.

Mortagli la vecchia mamma, poté seguire gl'impulsi del suo animo fervido: chiese d'essere ammesso fra i figli di San Francesco, il che avvenne a Torino, nel dicembre 1900 ( date sempre più rotonde! ), dapprima come terziario, ma già in convento; finalmente, il 1° aprile 1905, per iniziare il Noviziato vero e proprio nel convento stesso di San Tommaso, ove già abitava e dove avrebbe passato l'intera sua vita religiosa.

Quel 1° aprile l'Ordine Francescano pescò, ma non per burla, un pesce della miglior razza!

Nello stesso convento torinese Fra Leopoldo trascorse dunque tutta l'esistenza, facendo il cuoco ( più vero «coquus perpetuus » che non Cesare Baronio! ), e santificandovisi fino alla morte, avvenuta il 27 gennaio 1921.

Così, la sua vita esteriore si ridusse a quanto di più umile si possa immaginare.

Ciò che la rese invece straordinaria fu il suo quotidiano colloquiare con Gesù, a lui parlante da un vecchio Crocifisso che il pio Frate aveva riparato alla meglio per rimetterlo in venerazione, e che un giorno si era fatto ardito a chiedere al Padre Guardiano per custodirlo nella propria cella.

« Quanto desidero quel caro Crocifisso! », aveva detto accoratamente.

E il Superiore: « Lo vuole? ... Lo prenda pure; ma si ricordi bene che quella sacra Effige è stata, per molti anni, all'adorazione che i buoni fedeli venivano a fare genuflessi e prostrati ai suoi piedi il Venerdì santo.

La prima adorazione che Lei farà, La prego di farla per me ».

« Così feci - scrive Fra Leopoldo - e da quell'epoca in poi non lasciai passare giorno senza fare l'adorazione a Gesù Crocifisso, alimento dolcissimo dell'anima mia » ( Segretario del Crocifisso ).

Fra Leopoldo adorava, e Gesù gli parlava.

Egli poi consegnava al proprio Diario i colloqui scambiati con il suo Signore; colloqui sulla cui attendibilità deve pronunciarsi la Chiesa, ma che la santa vita del Frate garantisce assai favorevolmente.

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