Fratel Teodoreto ( Prof. Giovanni Garberoglio )

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Verso lo sbocco

Nella mente del Fratel Teodoreto gli orientamenti si delineavano sempre più chiari, anche se qualche voce dissidente si faceva a quando a quando sentire.

Molti Soci erano stati al servizio militare durante la guerra: ricuperarli e rincanalarli nello spirito dell'Unione non fu per tutti la cosa più facile.

Alcuni avevano idee alquanto personali in merito all'apostolato da svolgere: il solo catechismo sembrava loro campo ristretto; benché, a dir vero, si facesse anche altro nell'Unione già da quei tempi: doposcuola e scuola serale, visite ai malati, oratorio festivo, ecc.

Tra l'altro, è ricordata una seduta alquanto tempestosa, d'un sabato 5 aprile 1919, in cui due Soci, impressionati dall'ambiente esterno in quei giorni molto movimentato per ragioni politiche e per il lancio del Partito Popolare Italiano, avrebbero voluto tirare l'Unione a lanciarsi con tutto il suo peso in quell'arringo, con conferenze, propaganda, ecc.

Mentre due dei « fedelissimi », frementi, vorrebbero interrompere e rispondere per le rime, Fratel Teodoreto, fermandoli con lo sguardo, lascia piena libertà di parola, e ascolta sino alla fine con imperturbabile calma.

Solo allora, con molta carità, ma con altrettanta fermezza, dichiara di ritenere che l'Unione debba seguire il suo programma catechistico, e ciò anche per direttive che sono venute attraverso Fra Leopoldo.

Del resto. pure le altre attività sono da lodarsi in chi si sente attratto ad esse; quindi resta a tutti la libertà di scelta e il merito di aver seguito la volontà di Dio.

Così si opera, come naturalmente, la separazione del buon grano dalla zizzania vera e propria possa parlarsi.

Scrive il Dott. Tessitore, nel già citato articolo:

"L'attività dell'Unione si svolgeva così, silenziosamente, tutta fondata esclusivamente sulla vita spirituale.

Ciascun Catechista esercitava il suo apostolato presso qualche Parrocchia, e ci fu un periodo in cui molte Parrocchie di Torino, e alcune della Provincia, furono servite dai Catechisti; ma il sabato sera si trovavano tutti riuniti per l'adunanza, e il giorno del Ritiro escogitavano tutti gli espedienti per parteciparvi, senza pregiudizio dell'apostolato parrocchiale.

"Molti giovani vennero all'Unione, ma non tutti perseverarono.

Attorno ad un nucleo sempre più affezionato, si moveva una massa alquanto fluida, che continuamente si rinnovava.

"Però il nucleo si andava confermando nella fedeltà al Fratel Teodoreto, nelle cui direttive riconosceva sempre più chiaramente le linee programmatiche della propria ascesa.

Gli anni passavano, e la scelta definitiva del proprio stato veniva sempre rimandata o implicitamente risolta restando in quella condizione che garantiva la pace interiore e nutriva ideali così semplici, ma così puri e così alti.

Qualcuno si sposava. "C'era nell'aria come un'attesa.

Sapeva il Fratel Teodoreto che rimaneva da salire un ultimo gradino, oppure attendeva anche Lui che la Provvidenza manifestasse chiaramente i suoi disegni?

Sta di fatto che, nel 1925, Egli aveva riveduto tutto il Regolamento dei Catechisti e vi aveva incluso l'osservanza dei Consigli evangelici.

Che cosa mancava ormai per un'autentica vita religiosa, se non i Voti?

"Fu il Cardinale Gamba a fare ai Catechisti la rivelazione di se stessi e a dare al Fratel Teodoreto l'ultima indicazione per il compimento dell'Opera sua.

"Una dozzina di Catechisti accolse immediatamente l'idea del Cardinale Gamba e si legò definitivamente all'Unione con i Voti religiosi.

Era lo sbocco naturale di una lunga preparazione e incominciava un periodo nuovo, quello definitivo.

La Costituzione Apostolica "Provida Mater" avrebbe ancora tardato venti anni, ma l'Istituto dei Catechisti era ormai nato".

Tutti si rendevano conto, poco per volta, che Fratel Teodoreto aveva ragione di essere esigente nella scelta; « Non dobbiamo preoccuparci se abbiamo pochi Soci; dobbiamo procurare di trovarne dei nuovi, a condizione che siano davvero buoni ».

E a infondere coraggio, ricordava le grandi cose operate da Dio per l'« Unione ».

Diceva: « Siamo i beniamini del Signore, in quanto poche sono le Società come la nostra dirette, anche nelle minime cose, da Lui stesso ».

« Il nome del Bollettino ( "L'amore a Gesù Crocifisso" ), la dicitura per le offerte che venne dettata dalla Madonna ( "Il Bollettino è inviato gratis, ma non si rifiuta la carità di chi voglia venire in aiuto dell'istituzione" ) e l'omissione dell'elenco dei benefattori ( per ordine del Crocifisso, che promise di scrivere il loro nome in Cielo ) sono come tre miracoli perenni soltanto nel frontespizio del Bollettino, che del resto fu fatto per ordine di Dio ». ( Riunione del 9 ottobre 1918 ).

Nel seguente mese ( 18 novembre 1918 ), Fratel Teodoreto esorta i Catechisti a conseguire dei titoli di studio, perché tra le opere apostoliche antivede la scuola serale e domenicale da assumere in proprio, e prepara così anche, senza saperlo ancora, i quadri per la futura Casa di Carità.

Più che tutto però, e sempre, lo preoccupava la perfezione spirituale dei Catechisti, destinati nelle divine previsioni a diventare degli autentici religiosi, pur vivendo in famiglia.

Come abbia avuto luogo la realizzazione del sogno di vera « vita religiosa » per i Soci dell'Unione, Fratel Teodoreto narra minutamente nella vita di Fra Leopoldo, e a quella rimandiamo per i precisi trapassi da una fase all'altra.

Le note di Diario dei Catechisti, relative alle riunioni in cui si studia la forma da dare alla nuova Congregazione, sono di un interesse commovente, e meriteranno certo d'essere, in parte almeno, pubblicate.

Certi colloqui con il venerato Pastore, l'Arcivescovo Gamba dapprima, e poi con il Cardinale Fossati, vanno veramente al cuore.

Essi hanno parole d'elogio e d'incoraggiamento, anzi di viva ammirazione per i Catechisti, e prendono nelle proprie mani il condurre in porto la navicella ancora fragile, che naviga in acque ... proibite.

Fratel Teodoreto ha studiato l'Opera del Card. Ferrari, e altre simili sorte fuori d'Italia; i venerati Presuli recano essi stessi parecchi esempi di Congregazioni moderne senza abito religioso ...

La grossa difficoltà contro cui urtano, è la mancanza di vita comune.

I primi assaggi a Roma, per sentire se una tale forma di vita religiosa potrebbe venire approvata, danno risultati scoraggiantemente negativi.

Ci volle l'audacia innovatrice del Santo Padre Pio XI per ... tagliar la testa al toro.

All'Ecc.mo Arcivescovo di Torino che, perorando calorosamente la causa dei suoi protetti, diceva a Sua Santità l'opposizione della Curia Romana, rispondeva, con il suo tipico stile: « Se il mondo cammina, noi non possiamo fermarci.

Se sarà necessario, modificheremo anche i Canoni ».

Ed egli stesso dava pratici consigli, tra i quali alcuni avrebbero finito tuttavia per menomare alquanto la integrità della vita religiosa - come, ad esempio, la proposta di sopprimere il voto di povertà - in ragione di prevedibili opposizioni e difficoltà che un giorno poterono essere superate, perché venne finalmente concesso tutto quanto era stato desiderato e richiesto.

Per gradi, ben inteso: l'approvazione dell'Istituto, prima d'essere definitiva, fu « ad experimentum » per un quinquennio ( 1933 ).

Ma si finì per avere più assai che non si fosse osato pensare, nonché sperare: un decreto che riconosceva la nuova forma di vita religiosa in famiglia, sotto il nome di « Istituti Secolari »: e la magna carta che s'intitola « Provida Mater Ecclesia » reca la data del 2 febbraio 1946.

All'« Unione di Gesù Crocifisso » va dunque la gloria, e più che la gloria il merito, d'aver notevolmente accelerato con le sue insistenze, e più assai con l'esempio d'una vita veramente religiosa nel secolo, una riforma che farà epoca nella Chiesa di Dio, e della quale beneficeranno tanti altri Istituti già abbozzati, o pienamente operanti, o di là da venire.

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