Fratel Teodoreto ( Prof. Giovanni Garberoglio )

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« Unione » e Azione Cattolica

Invece una difficoltà d'ordine permanente si trovò essere l'utile convivenza dell'« Unione », nelle case dov'era eretta, con l'Azione cattolica: due istituzioni che hanno in comune quasi tutte le mete, ma che per raggiungerle seguono vie in qualche aspetto diverse, o per lo meno reputate tali.

Occorreva una soluzione, e non tutti indicavano come migliore la medesima.

Tra le varie formule possibili, le principali parevano essere le seguenti: scegliere una delle due Associazioni, escludendo l'altra; o anche farle vivere a fianco a fianco, con totale indipendenza; oppure considerare l'Unione come un gruppo scelto nelle Associazioni d'Azione Cattolica; o finalmente dare all'Azione Cattolica nelle nostre Case la fisionomia totale dell'Unione stessa, che all'Azione Cattolica era ed è globalmente iscritta.

Quest'ultima formula, prediletta dal Fratel Teodoreto e dai Catechisti, pareva invece ad alcuni Fratelli di non facile attuazione: essi temevano non sarebbe stata gradita a parecchi fra gli aspiranti all'Azione Cattolica, vagheggianti attività di ordine più variato e forse anche meno impegnative a una intensa vita interiore, dall'Unione perseguita invece come preminente.

Forse, a rendere perplessi gli animi, concorreva il fatto che non sempre era tenuta ben presente la distinzione tra i Catechisti membri dell'Istituto Secolare, - che sono l'élite nella élite - e gli altri Gruppi dell'Unione - Ascritti, Zelatori, Allievi-Catechisti - tenuti a impegni assai più leggeri dei primi.

e forse aggiungeva nuove perplessità il riputare a torto che l'A. C. avesse esigenze assai minori, quando invece le sue mire sono alle altezze, anche se non tutti sembrino tesi alla conquista della vetta, come inevitabilmente avviene nelle masse, quanto più sono numerose.

Ci fu un'ora che poteva essere molto favorevole alla accettazione integrale della formula di Fratel Teodoreto: e fu quando l'Azione Cattolica stessa, volendo qualificare meglio le sue associazioni, promosse, a traverso intese ufficiali con i responsabili, dei corpi specializzati atti a riflettere meglio l'ambiente in cui vivevano e la spiritualità della quale erano nutriti.

Nacquero così la Gioventù di Azione Cattolica Salesiana, Calasanziana, Antoniana, Lasalliana ...

Il santo Fratello non mancò d'insistere allora, illustrando meglio che seppe e poté il suo punto di vista; ottenne che nelle case nostre l'Azione Cattolica si intitolasse: « Gioventù Lasalliana di Gesù Crocifisso e di Maria Immacolata »; ma la formula piena, con la caratteristica della specializzazione catechistica, non venne adottata neppure allora, per gli stessi motivi o timori che vi avevano sempre resi alcuni Fratelli contrari, altri esitanti.

Fratel Teodoreto portò questa spina nel fianco fino al termine della sua vita.

È probabile vi abbia contribuito anche il fatto, finora non abbastanza messo in evidenza, che Fratel Teodoreto mancava d'una segreteria efficiente per chiarire, sollecitare, dare direttive precise sull'« Unione ».

I Catechisti erano pochi, oberati di lavoro e forse non sempre in grado di fronteggiare un movimento come quello che si prospettava.

Viceversa dal Centro della Gioventù Cattolica arrivavano frequenti circolari, pubblicazioni varie e interessanti, direttive precise fino alle minuzie in fatto di organizzazione.

Avvenne così che sorsero molte Sezioni dell'Unione nelle Case lasalliane, perché molti Fratelli avrebbero desiderato mettersi nella scia di Fratel Teodoreto; ma poi, abbandonate a se stesse, vennero presto travolte.

Tutti erano d'accorso nel rispondere all'appello del Papa a favore dell'A. C.; ma, ad eccezione di Fratel Teodoreto, nessun altro seppe dare una risposta personale tipicamente lasalliana, contentandosi di accettare le formule comuni a tutti, anche se interpretate con intelligente larghezza e con magnifici risultati.

In sostanza, si trattava di fare accettare una valutazione specifica contro altre valutazioni generiche, e Fratel Teodoreto o non ebbe i mezzi o non riuscì a farsi capire.

Eppure le sue perorazioni sull'argomento era quanto mai chiare e fervorose.

Mi piace citare qui - quasi a ripasso e precisamente anche maggiore dell'anzidetto - un lungo brano della Conferenza tenuta da Fratel Teodoreto ogni anno ai Fratelli raccolti per il Ritiro annuale.

È senza data; ma l'accenno a al Fratel Giocondo, all'imperfetto anziché al presente, dice che questi era già defunto e si deve quindi trattare d'una delle ultimissime redazioni del Nostro:

"Eccomi all'ultimo punto: Come l'Unione segue l'Azione Cattolica.

Fu detto che quando si parla dell'Unione molti Fratelli approvano, ammirano... poi... non fanno nulla.

Quale sarà la causa di questo modo di procedere?

Forse alcuni contrasti con i Catechisti Congregati? Ovvero il disturbo dei ragazzi dell'Unione?

Non può essere questa la causa. Tali cose vengono e vanno; sono facilmente superabili.

Saranno forse le incopatibilità tra il Regolamento dell'Unione e quello dell'Azione Cattolica?

Neppure questa: infatti i Catechisti Associati e Congregati della Sede Principale dell'Unione sono aggregati all'Azione Cattolica dal 1917.

In questi vent'anni nei quali hanno osservato il proprio Regolamento e nello stesso tempo hanno svolto le attività dell'Azione Cattolica non incontrarono mai nessuna incompatibilità tra i due Regolamenti.

Una sola divergenza vi fu, quella che esiste ancora oggi in tutte le Associazioni di Azione Cattolica e che le porta a conservare i migliori Soci, mentre la Federazione vorrebbe farli passare al Consiglio Diocesano.

L'Unione però seppe vincere tale tendenza col dar al Consiglio Federale, in un momento di crisi, il Presidente e quasi tutti i Consiglieri.

Non vi fu dunque nessuna incompatibilità e neppure contrasto tra le autorità dell'Unione e quelle dell'Azione Cattolica, perché le due autorità hanno sempre avuto lo stesso fine e adoperato gli stessi mezzi.

Se non vi furono incompatibilità nel passato, non ve ne saranno neppure per l'avvenire, perché L'azione Cattolica ha fatto suo il programma catechistico e spirituale compilato e attuato dall'Unione fin dal 1914.

Quale sarà dunque la causa della inazione di tanti Fratelli?

Ritengo che tale causa stia in un'idea sbagliata riguardo l'Unione.

Molti Fratelli credono l'Unione troppo elevata, troppo santa, e perciò dicono: "Non mi sento di organizzarla, di condurla; non è adatta alla spensieratezza dei giovani".

Se si trattasse di formare dei Catechisti Congregati, si avrebbe qualche motivo di pensare così; ma i Congregati hanno il loro Noviziato e il loro Maestro di Novizi.

Il lavoro dei Fratelli nelle diverse Sedi dell'Unione si limita a preparare i giovani al diploma di Catechisti e regolare l'andamento della Sezione in modo da concedere quei divertimenti che sono necessari ai giovani senza che si diano al gioco per il gioco, ma per il sollievo opportuno.

È dunque un'idea sbagliata quella di credere l'Unione troppo alta.

L'Unione è anzi un aiuto per noi Fratelli ad attendere all'Azione Cattolica.

Sono cinquant'anni che nel nostro Distretto si studia il problema dell'Azione Cattolica e non è ancora risolto.

Le difficoltà nel risolvere detto problema le ebbero specialmente quei Fratelli che vollero abbracciare in pieno tutte le attività dell'Azione Cattolica.

È inutile illuderci, noi siamo e saremo sempre sovraccarichi di lavoro.

Più aumentiamo di numero e più aumenta il lavoro; è sempre stato così, e così sarà sempre.

Di fronte a tanta mole di lavoro, i Superiori non possono esonerarci se non quando siamo vecchi e malati.

È quindi un'illusione l'aspettare un personale apposito per l'Azione Cattolica.

Un'altra illusione è quella di attendere un orario speciale.

A cominciare dai tempi di S. S. Papa Leone XIII, tutti i nostri Superiori Generali hanno sempre raccomandato le opere postscolastiche e l'Azione Cattolica; ma in tutte le loro circolari troviamo, in principio o alla fine, la condizione esplicita o sottintesa che tali opere non siano di impedimento agli esercizi spirituali.

Queste condizioni od ordini saranno sempre rinnovati perché contenuti nella Regola, che sta sopra tutti i Superiori.

Quindi che cosa faremo noi? Lasceremo da parte l'Azione Cattolica?

Non possiamo, la sua necessità è troppo evidente, le direttive di S. S. Papa Pio XI e i desideri dei nostri Superiori devono essere appagati almeno nella misura del possibile.

Ed ecco che l'Unione Catechisti ci viene in aiuto per risolvere il problema dell'Azione Cattolica.

Con l'Unione, coltivata non solo da uno o due Fratelli di una Comunità, ma da tutti sotto l'impulso del Fratel Direttore, noi non abbandoniamo nessuno dei nostri allievi, ma li inquadriamo tutti come Zelatori, o almeno come Ascritti, e li riuniamo qualche volta nell'anno anche quando avranno lasciato le nostre Scuole.

Tali riunioni includeranno nel loro programma, non solo il divertimento e lo sport, ma una funzione religiosa e un'adunanza ben preparata con una breve relazione sulla diffusione della "Divozione a Gesù Crocifisso" fatta dagli allievi ed ex-allievi stessi.

Nello stesso tempo coltiviamo nella nostra Unione il gruppo dei pochi, ma scelti, e li formiamo facilmente, anche con poche adunanze settimanali, all'apostolato catechistico e all'Azione Cattolica.

Quando l'Unione sarà completa in ogni città ove si trovano i Fratelli, avremo i Catechisti Congregati che veglieranno di sera al posto nostro, per assistere alle adunanze dei dirigenti l'Azione Cattolica e che ogni Domenica verranno nella nostra casa per attuare d'accordo con noi le direttive emanate da Roma.

Potranno, se sarà necessario, tenere adunanze serali per gli adulti, in località fuori delle nostre case, senza disturbare il nostro riposo.

Questi Catechisti Congregati, ora sono pochi; ma, se noi li aiutiamo, saranno presto una falange posta a nostra disposizione.

Con l'aiuto dei Catechisti Congregati noi potremo tenere l'Unione sempre a contatto con l'Azione Cattolica limitandoci, per parte nostra, a curarne la disciplina e l'istruzione catechistica.

Potremo così applicarci ai nostri esercizi spirituali, alla correzione dei lavori scolastici e all'osservanza completa del nostro orario.

È un aiuto che la Divina Provvidenza ci offre per completare l'educazione scolastica, così assorbente in questi tempi, con quell'Azione Cattolica, indispensabile e possibile nelle nostre condizioni.

Sono venticinque anni che l'Unione esiste, lavora e si sviluppa, sebbene con fatica; eppure, tolto pochi Fratelli, tutti gli altri non la conoscono; i Domenicani, i Gesuiti, i Francescani la stimano; i Salesiani non solo la stimano, ma stanno organizzandola nei loro oratori.

Tutto ci dice che andiamo verso tempi nei quali staranno in piedi solamente gli uomini tetragoni nella fede e nella morale; è dunque tempo di coltivare questa Unione che ci è offerta da N.S. Gesù Cristo per formare dei giovani pronti a dare la vita per Gesù stesso e per difendere la Chiesa e gli Ordini Religiosi.

Come diceva benissimo il Caro Fr. Giocondo, l'A.C. lascia ad ogni Assistente Ecclesiastico l'incarico di dare ai giovani della sua Sezione regole di vita adattate al loro ambiente, purché tali regole conducano al fine generale che l'A.C. si propone.

Ecco quello che facciamo nell'Unione la quale ha un Regolamento ricavato dai metodi educativi del nostro caro Istituto e dal pensiero del nostro Santo Fondatore, e nello stesso tempo risponde perfettamente alle direttive dell'A.C. come lo dimostra l'esperienza di venti e più anni.

Conviene dunque che ogni Fratello incaricato dell'Azione Cattolica adotti il Regolamento dell' « Unione » ".

La perorazione pare convincente, eppure ottenne solo in piccola parte i frutti desiderati.

Non mancarono altre contraddizioni.

Avvenne per es. un anno, che un Superiore Maggiore ora defunto - non so se per un momento di malinteso personale o se per mettere alla prova la virtù del Fratel Teodoreto - gli vietò per l'appunto di tener ai Fratelli riuniti negli Esercizi Spirituali annui quella conferenza sull'Unione, ch'era ormai tradizionale.

Solo consentì che si recassero a consultarlo, in un momento fissato, i Fratelli che avessero da Lui bisogno di chiarimenti.

La riunione non raccolse che una ventina di membri.

Il Fr. Ernesto ricorda d'aver veduto in quella circostanza il Fratel Teodoreto pallido, tremante, come disfatto ... pur senza dire una parola che potesse sonare lamento.

Si intuisce che l'acuta sofferenza veniva a Lui dal contrasto fra i desideri espressi da Gesù Crocifisso e le disposizioni dei suoi legittimi Superiori; forse anche dal timore di essere stato trastullo e vittima di illusioni! ...

È facile immaginare l'intima sofferenza del Nostro nel constatare quanto fossero tiepidi non pochi tra i suoi Confratelli a favorire le sante iniziative ch'Egli fermamente riteneva volute dal Signore.

Affinché si avverasse anche nella sua persona il detto che « nessuno è profeta in patria », questa tiepidezza Egli riscontrò soprattutto nei Distretti italiani, e particolarmente nel suo.

Lo deduco da alcune frasi, che leggo in lettere da Lui scritte a zelanti Confratelli del Distretto romano, come la seguente: « Continuiamo sempre a pregare e ad offrire sacrifici, uniti a Gesù, nella Santa Messa, per vincere la battaglia dell'indifferenza riguardo all'Unione; ... che il demonio è riuscito a infiltrare in molti Fratelli italiani.

Facciamo una crociata. Mi scriva se Le viene qualche buona idea » ( 3 gennaio 1953 ).

In altra lettera al Fr. Saturnino, aveva già scritto: « Credo che Lei abbia missione di influire anche sui Fratelli delle province settentrionali d'Italia: sono più freddi » ( 8 aprile 1952 ).

Egli arriva a mettere le sue speranze principalmente nei Fratelli di là dall'Oceano.

In una lettera si rallegra di ciò che venne fatto in Brasile, a iniziativa d'un Fratello che ottenne dal Visitatore la stampa della « Divozione » in lingua portoghese.

E in altra lettera, senza data, giunse a dire: « La ringrazio di avere scritto ai quattro Fratelli americani.

Forse i Fratelli italiani saranno spinti dagli americani ».

Che abbiamo proprio da batterci il petto con qualche « mea culpa » solenne noi che pure avemmo per il nostro santo Confratello la più costante e illimitata ammirazione!? ...

In queste varie contraddizioni che, per venire dai propri domestici, sono le più sensibili al cuore, quale fu il comportamento di Fratel Teodoreto?

Cito tre sole testimonianze di per sé eloquenti:

"Qualche anno fa si tentò, da parte dei Superiori, una fusione tra la GLAC e l'Unione; la quale fusione pareva prendere l'aspetto di un assorbimento dell'"Unione" alle dipendenze della GLAC.

"Nell'assemblea dei Fratelli incaricati dell'Unione e dell'Azione Cattolica, provenienti dalle principali Comunità e tenuta al Collegio San Giuseppe di Torino, l'atmosfera si riscaldò, perché si voleva conservare all'Unione la fisionomia sua tipica.

Alla fine della discussione, prese la parola il Fratel Teodoreto e dichiarò che "avendo i Superiori manifestato questo desiderio, a noi tocca sottometterci.

Penserà il Signore a salvaguardare la sua Opera" ( Sono testuali parole ).

Io ne rimasi profondamente impressionato" ( Fr. Dario Luigi ).

"Ebbi occasione più volte di parlare a Fratel Teodoreto dell'Unione del SS. Crocifisso, che mi stava e mi sta tanto a cuore.

Sempre mi convinse che l'opera di Dio avrebbe trionfato senza imposizioni: il lavoro nostro doveva essere calmo, scevro da eccessiva esteriorità, ma profondamente religioso.

E su questa formazione spirituale insisteva continuamente.

"Quanta semplicità, quanta piena fiducia in Dio nelle conferenze che teneva agli Esercizi Spirituali sull'« Unione », e quanta umiltà!

Non entrò mai in polemica: esponeva quello che era convinto fosse desiderio di Dio e lasciava a Lui il trionfo dell'Opera sua.

"Anche dopo brillanti conferenze di altri oratori, la sua parola calma, priva d'ogni attrattiva umana, penetrava profondamente nell'anima, conquideva, ci rendeva più buoni!" ( Fr. Gustavo Luigi ).

"Più d'una volta ebbi ad ammirare la pazienza di Fratel Teodoreto e il suo abbandono alla Provvidenza, di fronte alla diversa concezione che Fratel Giocondo e altri zelanti Fratelli avevano riguardo all'Unione-Azione Cattolica.

Non ebbe la gioia di vedere ben risolto questo problema che gli stava sommamente a cuore; pure, seppe custodire nel suo intimo la pena che provava, attendendo le indicazioni del Cielo" ( Fr. Arcangelo ).

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