Diario di Cesone

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8 ottobre 1929

Umiltà - Grazia ( 331 - 332 )

Adunanza Congregazione

Le lotte interne intime.

Noi conosciamo che Dio è il padrone di tutte le creature e che noi come tali dobbiamo a Lui sottostare.

Con la meditazione del nostro fine veniamo a convincerci di questa verità.

La ragione l'ammette e dice di sì, ma c'è in noi la ribellione contro Dio, una sete di indipendenza, effetto dell'orgoglio.

Si vince con l'umile confessione dei nostri difetti.

S. Agostino richiesto sulla più grande virtù e sulle meno grandi ripeteva sempre umiltà, umiltà.

Riconoscere i diritti imprescindibili di Dio e per meglio disporsi meditare il fine nostro.

La vita naturale si può elevare alla vita soprannaturale.

Vi sono due specie di comunicazione di questa vita: Nell'essenza e nel modo.

L'elevazione è un dono grande che oltrepassa la natura degli esseri creati e questa da sola non può produrre ne esigere.

La vita soprannaturale è un dono di valore infinito, è in noi qualcosa di divino.

É il divino partecipato a noi.

La comunicazione di questa vita nell'essenza manifesta o meglio avviene in due forme; colla Incarnazione e con la grazia.

Nell'Incarnazione Dio si comunica all'umanità per mezzo della persona del Verbo e questo per l'Unione personale o ipostatica.

La natura nostra misera e mortale è stata trasportata sul trono di Dio del paradiso.

Questo il gran favore della SS. trinità nell'Incarnazione.

L'uomo per mezzo della grazia è modificato divinamente.

Non diventa Dio, ma deiforme, cioè simile a Dio, capace di raggiungere Dio.

Partecipazione nel modo che le virtù infuse.

L'insieme di questi due doni costituisce la giustizia originale.

Iddio poteva lasciarci coi soli doni naturali invece per sua bontà ci abbellì con quelli soprannaturali.

Questo pensiero ci invita alla riconoscenza, perché è sublime il poter dire con verità di partecipare alla vita divina.

Per questa partecipazione le nostre opere hanno il loro merito per il paradiso, anche le più minuscole e meno appariscenti.

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