Diario di Cesone

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16 novembre 1930

Conversazioni - Silenzio ( 417 - 418 )

Noviziato dei Catechisti

Conferenza del Fr. Teodoreto sulle conversazioni come mezzo di apostolato-

Le conversazioni siano sempre fatte con circospezione, cioè senza dissipazione e sanza troppa espansione.

La circospezione fa evitare le mancanze ordinarie ( maldicenze, calunnie, burle, vanità, esagerazioni, adulazioni, troppa libertà, irriflessione, bugie, dispute, desiderio di comparire, di primeggiare ).

Siamo sempre esatti affinché si formi attorno a noi l'opinione della attendibilità sicura.

Ricordiamoci che le dispute dividono gli animi.

La circospezione ci induce a vigilare sul soggetto della conversazione facendo evitare le frivolezze, introdurre qualche parola buona che porti a Dio.

Quando si è ripieni di Dio, facilmente si trova l'occasione di parlarne, senza mancare mai di rspetto né contro l'umiltà e la prudenza.

Non si potrà mai essere edificati nei discorsi se si parla troppo.

É nel silenzio che si impara a parlare bene, perché in esso vi vuotiamo delle cose create e ci riempiano di Dio.

Il silenzio non deve essere solo della lingua, ma anche del cuore e dello spirito: invano la lingua tace se il cuore e lo spirito divagano in cose vane.

Quando siamo in silenzio, escludiamo tutto ciò che allontanan da Dio.

stiamo in sacro commercio con Dio per mezzo di giaculatorie.

Allora l'anima viene illuminata, preservata dal peccato, fortificata, arricchita, consolata, trasportata quasi in cielo.

Passando poi dal conversare celeste a quello umano, si farà del bene.

Non dimentichiamo che nel giorno del giudizio si chiederà conto anche di una parola inutile.

S. Paolo scongiura di lavorare in silenzio.

Anche glu uomini stimano chi lavora in silenzio.

Nel mondo sovente è necessario parlare, ma senza necessità e bisogno, o per motivi di carità o per la gloria di Dio, stiamo sempre zitti.

Mezzi per riuscire nell'apostolato.

Farsi un dovere di non rifiutare nessun ragionevole servizio, specie se conforme allo scopo della Congregazione e all'intenzione dei Superiori.

Lo scopo sarà sempre quello di contribuire all'utilità spirituale del prossimo in cui si vede Dio: "Tutto quello che avrete fatto al più piccolo, lo riterrò come fatto a me".

Nella scelta della propria occupazione, non badate all'interesse, al gusto, ma alla gloria di Dio, alla salute prorpia e altrui, preferendo il posto dove si compiono maggiori opere di misericordia.

Tenere in gran conto l'educazione dei giovani, pur senza trascurare altre forme di bene ( soccorsi spirituali ai malati, mezzi di conversione ai peccatori: libri, esercizi spirituali ... ).

I catechisti non devono soltanto occuparsi della santificazione propria, ma anche del bene del prossimo.

Essi devono considerarsi venuti per servire e non per essere serviti.

Ognuno sia tutto a tutti per guadagnare tutti a G. C.

Ad imitazione della SS: Vergine, siano il sostegno dei deboli, il rifugio dei miseri, il conforto degli aflitti.

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