Diario di Cesone

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8 febbraio 1931

Umiltà ( 446 - 447 - 448 - 449 )

Noviziato dei Catechisti

Conferenza del Fr. Teodoreto.

La luce dataci dall'umiltà deve risolversi in virtù.

Iddio vuole che l'umiltà si estenda a tutto il nostro essere e che si eserciti con tutti.

Essa deve vivere nei nostri cuori ( umiltà del cuore ), regolare il nostro spirito ( umiltà di spirito ) ed anche il corpo ( umiltà esterna ).

Deve esercitarsi verso Dio, verso il prossimo e verso noi stessi.

"Umiliatevi in ogni cosa e troverete grazia innanzi a Dio".

Dominus intuetur cor: se l'umiltà non è del cuore è ipocrisia.

Il cuore sentimento può avere ripugnanza per le opere dell'umiltà, ma il cuore volontà ( l'unico di cui possiamo disporre ) dev'essere umile, vincendo, sorpassando, trascinando lo stesso sentimento.

Dobbiamo pregare molto e lavorare con molta energia per piegare un cuore così vano.

Nell'umiltà si proverà la gioia di incontrare Dio, di essere uniti a Lui, di lasciare libera affluenza di Dio nell'anima nostra.

L'umiltà è fra le virtù più esposte: conviene quindi farla abbondare in noi e restare vicini alla sua fonte.

Se il cuore è umile sarà sobrio nelle sue affezioni, nel desiderio di averne su questa terra, nel desiderio di avere dimostrazioni di affetto e di goderne, nell'uso di quelle che Iddio concede.

Non bisogna ordinariamente, sacrificare ogni desiderio di essere amati.

Questo sarebbe uscire dalle vie comuni.

É un sacrificio grande, riservato a pochi.

L'uscire dalle vie comuni per motivi secondari e senza una speciale vocazione è un vero smarrimento.

Altra cosa è la gioia dell'amore ricevuto e altra è il bene che si può ricevere per essere amato.

L'amore che si dà è meno pericoloso di quello che si riceve.

Il cuore più umile può desiderare il cuore di un amico e legittimamente rallegrarsi di averlo provato.

Ma se è umile ne farà un elemento di progresso.

La stessa cosa si deve dire dell'approvazione.

Al di là di una certa misura, o per se stessa cercata, o con certi caratteri, è vanità.

L'umiltà non la condanna, in una data misura.

Non c'è nessun peccato nel conoscere il bene che è in noi e nellapprovarlo e neppure nel cercare che le nostre opere siano approvate. "Sic luceat lux vestra ut videat opera vostra bona et glorificent Patrem vestrum".

Il desiderio della gloria non è vizioso, ma lo è bensì quello della vana gloria.

Fa parte della perfezione dell'uomo di conoscere sé stesso, ma l'esser conosciuto da altri no.

Perciò l'esser conosciuto non è per se stesso cosa da desiderare, ma solo in quanto ha qualche utilità: sia per glorificare Dio, sia perché gli uomini approfittino dell'esempio, sia perché noi stessi siamo incoraggiati a maggior zelo nel bene.

Se un'anima ( sapendo e confessando da chi le viene il suo bene ) se ne rallegrasse con semplicità e per buoni motivi, non offuscherebbe l'umiltà più delicata.

Vi sono anime timide e diffidenti di Sè, per cui una lode a proposito le afferma, le spinge, le dilata.

Per esse la lode è uno stimolo.

In questi casi però conviene procedere con precauzione.

L'amore naturale di primeggiare e dominare dev'essere assolutamente e con franchezza bandito, altrimenti l'umiltà non c'è più.

Se talvolta una certa evidenza interiore, una magnanimità lodevole può impedire a taluno di paventare le cariche ed anzi inchimarvelo, mai però gli sarà lecito di amarle.

Nelle cariche non si deve vedere altro che l'occasione di una virtù più perfetta, di un sacrificio più completo, di una carità più ampia, di una vita più feconda.

Quello in cui l'uomo eccelle gli è dato da Dio affinché serva agli altri, dice S. Tommaso d'Aquino, perciò l'uomo non deve mai compiacersi della dimostrazioni rese alla sua eccellenza, se non in quanto gli aprano la via a fare un maggior bene.

Il desiderio dell'onore è sregolato quando si ferma all'onore stesso, senza rapporto all'utilità altrui.

Non si acceterà di essere più grandi e più aotolocati se non per essere il servo di tutti.

I magnanimi son pochi e sarebbe temerario mettersi nel loro numero.

É prudente senz'altro far tutto il possibile per evitare le cariche.

Ricordiamo il detto di S. Teresa, che l'onore si perde quando si cerca.

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