Diario di Cesone

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14 - 15 - 16 - 17 agosto 1942

Vinchio ( 676 - 677 - 678 )

Visita a Vinchio d'Asti col Fratel Teodoreto.

Una nuova prova di affetto e d'incoraggiamento ho ricevuto dal C.mo Fratel Teodoreto con l'invito ad andare con lui a Vinchio.

Mi disse prima di partire: "Io ti presento e siccome io non ci tornerò più a Vinchio, tu sarai già conosciuto".

Di seguito quindi passo a passo il suo affettuoso ritorno al paese natio ed ho notato che se da una parte Egli manifestava la gioia di rivedere persone e luoghi cari, dall'altra mi fu di esempio di perfetto distacco.

Salutendo tutti i compatrioti e parenti in dialetto del luogo non si lasciò sfuggire occasione per incoraggiare al bene e alla virtù.

Era con noi il Fr. Annibale Torchio, Segretario del Visitatore Fr. Amedeo.

Dopo la S. Messa mi portò sul punto più alto del Castello e mi fece ammirare il magnifico panorama, indicandomi i nomi e le frazioni e facendomi notare le tre diramazioni del paese, usandomi particolari riguardi perché non scivolassi nella discesa.

Più tardi mi accompagnò alla sua casa paterna dove trovammo il cognato Angelo e la nipote Teresa.

Il suo sguardo abbracciò prima d'entrare tutta la casa paterna e disse: "Questa è proprio la casa dei vecchi.

Il nonno era chiamato Carlun" perché grande e grosso.

Io ero chiamato "Giuanin del Carlun"

Entrato in casa e abbracciati affettuosamente i parenti si sedette e guardò con infinita e manifesta gioia quelle pareti, quei mobili e disse:" É ancora tutto tale e quale ... allora però mi pareva tutto grande .. adesso invece lo trovo piccolo".

Ho giudicato che tale espressione fosse il sintomo del suo totale distacco.

Parlando poi al cognato Angelo di oltre 80 anni, gli raccomandò di far chiamare il prete appena si fosse sentito male, perché - disse - ad una certa età bisogna essere pronti.

"Virginia ti aspetta, viene incontro".

Consumata modestamente un po' d'uva uscì da quella casa senza sguardi indiscreti, come un forestiero, con contegno umilssimo.

sempre sorridente e disinvolto nei suoi atti di virtù.

Invitato a pranzo dalla nipote, a tutta prima si schernisce, ma dopo che Fr. Annibale gli fa notare che quella dopo tutto è la casa paterna, accetta.

Durante tutta la sua permanenza a Vinchio si mantenne cordiale con tutti, senza impegnarsi in visite particolari.

Parlò anche con quattro o cinque compagni di leva.

A tavola con il Sig. Prevosto accetta con deferenza quanto gli si presenta e partecipa con moderata cortesia a tutti i discorsi.

Il Prevosto gli chiede chiarimenti sull'origine dell'Unione e li riferisce con esattezza, ma sempre parlando in terza persona.

Era presente anche il Frate Annibale.

L'ultimo giorno della nostra permanenza mi conduce al cimitero dove sono sepolti i suoi cari.

La tomba dei suoi genitori che era vicino all'antica cappella mortuario non esiste più.

Si prega ad ogni tomba ed infine prega il vice Parroco D. Ugo Brondolo che ci accompagna di recitare una preghiera per tutti.

Dopo si volta ancora un istante, visibilmente commosso a pregare, poi usciamo dal Camposanto.

Al mattino si va alla Messa nella cappella di S. Sebastiano e a mezzogiorno Fr. Teodoreto dichiara che non era più entrato in quella chiesa da quando era ragazzo.

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