Pensieri

Indice

Serie XXIII

468

Miscellanea.

Quando si scopre che in un discorso ci sono delle parole ripetute, e le si trova così appropriate che cercando di correggerle guasteremmo il discorso, bisogna lasciarle, sono il suo segno distintivo.

Si tratta di invidia, che è cieca e non sa che quella ripetizione in quel passaggio non è un errore, perché non esiste una regola generale.

Piace la sicurezza, piace che il Papa sia infallibile in materia di fede e che i dottori autorevoli lo siano in fatto di morale, così da avere la propria sicurezza.

Se sant'Agostino venisse oggi e avesse poca autorità, come i suoi difensori, non potrebbe fare nulla.

Dio è stato previdente rispetto alla Chiesa avendolo mandato prima e con autorità.

Scett.

L'intelligenza estrema è accusata di follia come l'estrema debolezza; solo la mediocrità è bene: è la maggioranza che ha stabilito ciò, e che morde chiunque se ne allontani verso uno dei due estremi.

Non mi opporrò, acconsento a che mi ci mettano, e rifiuto di collocarmi all'estremità più bassa, non per la sua bassezza, ma perché è estrema, e per questo rifiuterei l'estremità più alta.

Uscire dalla medietà vuol dire uscire dalla condizione umana.

La grandezza dell'anima consiste nel sapere rimanervi; è falso che la grandezza consista nell'uscirne, piuttosto nel non uscirne.

« Natura non può … La natura ci ha così ben messo nel mezzo che se spostiamo un piatto della bilancia cambiamo anche l'altro: « Je faisons », « zoa trekei ».

Ciò mi fa pensare che nella nostra testa ci siano delle molle disposte in modo tale che toccarne una vuol dire toccare anche l'altra. »

« Ho trascorso molto tempo della mia vita credendo che ci fosse la giustizia, e non m'ingannavo, perché c'è quella che Dio ci ha rivelato, ma io credevo, e in questo mi sbagliavo, che la nostra giustizia fosse essenzialmente giusta, e che c'era modo di conoscerla e di giudicarla, ma poi mi sono trovato tante volte privo di un criterio sicuro, che alla fine ho diffidato di me e poi degli altri.

Ho visto tutti i paesi e tutti gli uomini mutevoli; e così, dopo aver cambiato opinione molte volte sulla vera giustizia, ho capito che la nostra natura era di una continua mutevolezza, e da allora non ho più cambiato opinione.

E se cambiassi, confermerei quell'opinione.

Lo scettico Arcesilao che torna dogmatico. »

« Può essere che si diano vere dimostrazioni, ma non è certo.

E questo dimostra che non è certo che tutto sia incerto, per la gloria dello scetticismo. »

« Quell'uomo, così afflitto per la morte della moglie e del figlio unico, che ha questo grande problema che lo tormenta; perché a un certo punto non è più triste, e lo si può vedere libero da tutti questi pensieri dolorosi e inquietanti?

Non bisogna stupirsi.

Gli è stata servita una palla e la deve rilanciare al suo compagno.

È intento a prenderla mentre cade dal tetto per guadagnare un rimbalzo.

Come volete che pensi alle proprie faccende, con quest'altra faccenda da sbrigare?

Ecco un'occupazione degna d'impegnare un'anima grande, e di allontanare ogni altro pensiero dalla mente.

Quest'uomo nato per conoscere l'universo, per giudicare ogni cosa, per reggere uno Stato, eccolo occupato e assorbito dal prendere una lepre.

Ma se non si abbassa a ciò e vuole rimanere sempre teso, sarà solo più stupido, perché vorra elevarsi al di sopra dell'umanità e in fondo non è che un uomo, capace di poco e di molto, di tutto e di niente.

Non è un angelo, né una bestia, ma un uomo. »

« Un solo pensiero ci occupa; non possiamo pensare a due cose contemporaneamente, da ciò viene il bene secondo il mondo, non secondo Dio. »

« Bisogna giudicare in modo sobrio le disposizioni divine, Padre mio.

San Paolo nell'isola di Malta. »

469

Montaigne ha torto.

La tradizione deve essere seguita per il solo fatto di essere tradizione e non perché sia ragionevole o giusta.

Ma il popolo la segue per questa sola ragione: che la crede giusta.

Altrimenti, per il solo fatto di essere tradizione, non la seguirebbe, perché si accetta di essere soggetti solo alla ragione o alla giustizia.

Senza di questo la tradizione passerebbe per tirannia, ma il dominio della ragione e della giustizia non è più tirannico di quello del piacere.

Sono i principi naturali dell'uomo.

Sarebbe dunque bene che si obbedisse alle leggi e alle tradizioni in quanto leggi; che [ si ] sapesse che non ve ne sono di vere e di giuste da introdurre, che non sappiamo niente a riguardo e che dobbiamo solo seguire quelle che abbiamo ricevuto.

In questo modo non le lasceremmo mai.

Ma il popolo non si adatta a questa teoria, e così, dal momento che crede sia possibile trovare la verità e che essa si trova nelle leggi e nelle tradizioni, crede ad esse, e prende la loro antichità come prova della loro verità ( non della loro sola autorità, senza verità ).

Per questo obbedisce loro, ma è pronto a ribellarsi se gli si mostra che non valgono niente, e questo è possibile con tutte, basta guardarle sotto un certo profilo.

Il male è facile, ce n'è un'infinità, il bene è pressoché unico.

Ma un certo genere di male è difficile da trovare quanto ciò che chiamiamo bene, e per via di questa particolarità spesso lo si fa passare per bene.

Ci vuole anche una straordinaria grandezza d'animo per arrivarvi, come per il bene.

Gli esempi si fanno per provare altre cose, ma se si volessero provare gli esempi, toccherebbe alle cose fare da esempi.

Perché, dal momento che si crede sempre che la difficoltà stia in ciò che si vuole provare, si trovano gli esempi più chiari e facili per la dimostrazione.

Così, quando si vuole dimostrare una cosa generale, bisogna darne la regola particolare per un caso, ma se si vuole dimostrare un caso particolare, bisognerà cominciare dalla regola [ generale ].

Perché si trova sempre oscura la cosa che si vuole provare e chiara quella che si impiega nella prova, infatti quando si propone una cosa da provare, s'incomincia con l'idea che sia oscura, mentre al contrario quella che la deve provare deve essere chiara, e così la si capisce facilmente.

Mi sono trovato male con questi complimenti: « Vi ho dato disturbo », « temo di annoiarvi », « ho paura che ciò sia troppo lungo ».

O ci convincono o ci irritano.

Com'è difficile proporre una cosa al giudizio di un altro senza alterare il suo giudizio tramite il modo di proporgliela!

Se si dice: « lo trovo bello », « lo trovo oscuro », o altre cose simili, o s'inclina l'immaginazione verso questo giudizio, o la si eccita verso il contrario.

È meglio non dire niente e così ognuno giudica secondo se stesso, cioè secondo quello che è allora, e secondo quello che vi avranno messo le altre circostanze di cui non siamo responsabili.

Ma almeno non vi avremo messo niente di nostro, a meno che anche il silenzio non abbia le sue conseguenze, secondo il modo e l'interpretazione che l'altro vorrà dargli, o secondo le congetture che trarrà dai movimenti del volto o dal tono della voce, se sarà fisionomista, a tal punto è difficile non esprimere un giudizio con il proprio aspetto naturale, o piuttosto, così pochi ce n'è di fermi e stabili.

470

Ogni nostro ragionamento si riduce a cedere alle opinioni.

Ma l'immaginazione è simile e contraria alle opinioni; così che non si può distinguere tra questi contrari.

Uno dice che la mia opinione è immaginazione, l'altro che la sua immaginazione è opinione.

Ci vorrebbe una regola.

La ragione si offre, ma può essere piegata in tutte le direzioni.

E così non ce n'è.

471

Le cose a cui teniamo di più, come nascondere la nostra poca ricchezza, spesso non sono niente.

Un niente che l'immaginazione fa diventare una montagna; basta un altro po' d'immaginazione per farcelo capire senza fatica.

472

Princìpi.

Trascriverò qui i miei pensieri senza seguire un ordine, ma non forse senza un disegno.

Sarà il vero ordine che denoterà sempre il mio oggetto attraverso il disordine stesso.

Farei troppo onore al mio soggetto se lo trattassi in modo sistematico, dal momento che voglio dimostrare che non è suscettibile di ordine.

Ci si immagina Platone e Aristotele solo paludati nei loro abiti da pedanti.

Erano uomini di mondo come gli altri, che ridevano con i loro amici.

E quando si sono divertiti a fare le loro leggi e la loro politica, è stato per gioco.

Era l'aspetto meno filosofico e meno serio della loro vita; l'aspetto più filosofico consisteva nel vivere in modo semplice e sereno.

Quando hanno scritto di politica, l'hanno fatto come per mettere delle regole in un ricovero di pazzi.

E se hanno mostrato di parlarne come fosse una gran cosa, è stato perché essi sapevano che i pazzi a cui parlavano credevano di essere re e imperatori.

Essi entrano nei loro principi per moderare la loro follia e renderla più innocua che possono.

Quelli che giudicano un'opera senza un criterio sono, in confronto agli altri, come chi ha un orologio rispetto a chi non l'ha.

Uno dice: « Sono due ore »; l'altro dice: « Sono solo tre quarti d'ora ».

Io guardo il mio orologio e dico a uno: « Voi vi annoiate »; e all'altro: « Per voi il tempo non è un peso, è trascorsa infatti un'ora e mezza ».

E non dò retta a quelli che dicono che il tempo mi pesa e che giudico in base alla mia immaginazione.

Essi non sanno che giudico in base al mio orologio.

Ci sono dei vizi che si attaccano a noi solo per mezzo di altri, e che vanno via come i rami quando si taglia il tronco.

473

Dio e gli apostoli, prevedendo che i semi dell'orgoglio avrebbero fatto nascere le eresie e non volendo dar loro l'occasione di nascere alle loro condizioni, hanno messo nella Scrittura e nelle preghiere della Chiesa parole e semi contrari, perché nel tempo producano i propri frutti.

Così nella morale Dio fa dono della carità, che produce frutti contro la concupiscenza.

Quando la malvagità ha la ragione dalla sua parte, essa diviene fiera e dispiega la ragione in tutto il suo lustro.

Quando l'austerità o una scelta severa non sono pervenute al vero bene e si deve tornare a seguire la natura, esse sono fiere di questo ritorno.

Chi conosce la volontà del padrone verrà battuto con più colpi, a causa del potere che possiede con la conoscenza.

« Qui justus est justificetur adhuc » a causa del potere che possiede con la giustizia.

« A chi più ha più sarà chiesto » a causa del potere che possiede con il soccorso.

C'è una differenza universale ed essenziale tra le azioni della volontà e tutte le altre.

La volontà è una degli organi principali della fede, non che formi la fede, ma perché le cose sono vere o false secondo il modo in cui le guardiamo.

La volontà, a cui piace una cosa piuttosto che l'altra, distoglie l'intelletto dal considerare le qualità della cosa che non ama vedere, e così l'intelletto, camminando all'unisono con la volontà, si ferma a guardare l'aspetto che piace a questa, giudicando da quello che vede.

Nel mondo si possono trovare tutte le buone massime; non c'è che da applicarle.

Per esempio, non c'è dubbio che per difendere il bene pubblico si debba rischiare la vita, e molti lo fanno; ma nessuno per la religione.

È necessario che ci sia ineguaglianza tra gli uomini, questo è vero; ma una volta concesso, ecco aperta la porta non solo al dominio più grande, ma alla più grande tirannia.

È necessario rilassare un po' lo spirito, ma questo spalanca la porta agli eccessi più grandi.

Se ne segnino i limiti.

Non ci sono confini nelle cose.

Le leggi ne vogliono mettere, e lo spirito non lo sopporta.

« Natura diversifica Artificio imita e imita e diversifica. »

« Il caso dà i pensieri, il caso li toglie.

Nessuna tecnica per conservare né per acquistare. »

« Pensiero sfuggito.

Volevo scriverlo.

Al suo posto scrivo che mi è [ sfuggito ]. »

« Digressione. »

« Minime astuzie, va bene. »

« Mi rimproverate di mettermi al riparo?

I padri, e i … »

« In seguito li ho rilevati, perché non li avevo … »

474

« Omnis Judaea regio, et Jerosolimitae universi, et baptisabantur », a causa di tutti i tipi d'uomini che venivano.

Figli d'Abramo possono essere le pietre.

« Tutto quello che c'è al mondo è concupiscenza della carne o concupiscenza degli occhi o orgoglio della vita ».

Libido sentiendi, libido sciendi, libido dominandi.

Infelice la terra maledetta che questi tre fiumi di fuoco incendiano invece di irrigare.

Beati quelli che trovandosi su questi fiumi, non immersi, non trascinati, stanno immobili e saldi, non in piedi, ma seduti, in basso e al sicuro, da dove non si alzano prima dell'alba, ma dopo essersi riposati in pace tendono la mano a colui che li deve risollevare per farli stare diritti e fermi nei portici della santa Gerusalemme, dove l'orgoglio non potrà più combatterli e abbatterli; e che tuttavia piangono, non perché vedono scorrere tutte le cose deperibili che i torrenti trascinano, ma per il ricordo della loro cara patria, la Gerusalemme celeste, di cui si ricordano incessantemente nel lungo esilio.

Gli eletti ignoreranno le loro virtù e i riprovati la grandezza delle loro colpe: « Signore, quando ti abbiamo visto affamato, assetato, ecc. ».

Gesù Cristo non ha voluto la testimonianza dei demoni, né di quelli che non erano stati chiamati, ma quella di Dio e di Giovanni Battista.

Se ci si convertisse, Dio guarirebbe e perdonerebbe.

« Ne convertantur et sanem eos ».

Isaia.

« Et dimittantur eis peccata ».

Marco 3.

Gesù Cristo non ha mai condannato senza ascoltare.

A Giuda: « Amice, ad quid venisti? ».

Lo stesso a quello che non aveva l'abito per le nozze.

475

« Pregate per timore di entrare in tentazione ».

È pericoloso essere tentati.

E coloro che lo sono è perché non pregano.

« Es tu conversus confirma fratres tuos », ma prima « conversus Jesus respexit Petrum ».

San Pietro chiede il permesso di colpire Malco.

E lo colpisce prima di udire la risposta.

E Gesù Cristo dopo risponde.

La parola Galileo che la folla degli Ebrei pronunciò come per caso accusando Gesù Cristo davanti a Pilato, fornisce a Pilato il motivo di mandare Gesù Cristo da Erode; e con ciò si realizzò il mistero secondo cui egli doveva essere giudicato dagli Ebrei e dai Gentili.

In apparenza fu la sorte a causare il compiersi del mistero.

L'immaginazione ingrandisce i piccoli oggetti fino a riempirne la nostra anima con una valutazione fantasiosa, mentre con temeraria insolenza rimpicciolisce i grandi riducendoli alla propria misura, come quando parla di Dio.

« Lustravit lampade terras ».

Il tempo e il mio umore hanno scarsi legami.

È dentro di me che ho le mie nebbie e il mio sereno; anche il buono o cattivo andamento dei miei affari incide poco.

A volte mi sforzo da solo di oppormi alla sorte.

La gloria di domarla me la fa domare allegramente, mentre a volte resto disgustato quando tutto va bene.

476

Scrivere contro quelli che approfondiscono troppo le scienze.

Cartesio.

477

La forza, non l'opinione, è la regina del mondo, ma è l'opinione quella che usa la forza.

È la forza che forma l'opinione.

Secondo la nostra opinione la vita agiata è bella.

Perché?

Perché chi vorrà danzare sulla corda sarà solo, e io farò un partito più forte di gente che dirà che ciò non è bello.

478

Alcuni parlano bene ma non scrivono bene.

Il fatto è che il luogo e il pubblico li scaldano e sollecitano dalla loro anima più di quanto, senza questo calore, vi troverebbero.

« Quando ero piccolo chiudevo il mio libro e poiché qualche volta capitava che … credendo di averlo chiuso diffidavo. »

479

Le lingue sono scritture cifrate dove le lettere non vengono cambiate con lettere, ma le parole con altre parole.

Così che una lingua sconosciuta è decifrabile.

Vastità di ciò che è diverso: tutti i toni di voce, tutte le andature, le tossi, le soffiate di naso, gli starnuti.

Tra i frutti distinguiamo le uve, e tra questi i moscati, e il Condrieu, e il Desargues, e il tale innesto.

Basta?

Si sono mai prodotti due grappoli uguali?

E un grappolo ha forse due acini uguali? ecc.

Non ho mai giudicato una stessa cosa esattamente allo stesso modo; non so giudicare un lavoro mentre lo faccio.

Devo comportarmi come i pittori, allontanandomi, ma non troppo.

Di quanto dunque?

Indovinatelo.

480

Miscellanea.

Linguaggio.

Quelli che formulano delle antitesi forzando le parole, fanno come quelli che fanno delle false finestre per via della simmetria.

Non importa loro di parlare in modo giusto, ma di tracciare delle figure giuste.

481

Sepolcro di Gesù Cristo.

Gesù Cristo era morto, ma in vista sulla croce.

Egli è morto e nascosto nel sepolcro.

Gesù Cristo è stato sepolto solo da santi.

Gesù Cristo al sepolcro non ha fatto alcun miracolo.

Solo i santi vi entrano.

Là Gesù Cristo prende una nuova vita, non sulla croce.

È l'ultimo mistero della Passione e della Redenzione.

« Gesù Cristo ammaestra da vivo, da morto, da sepolto, da resuscitato. »

Sulla terra Gesù Cristo ha avuto dove riposare solo nel sepolcro.

I suoi nemici non hanno smesso di tormentarlo che nel sepolcro.

482

Essi dicono che le eclissi sono presagio di sventure solo perché le sventure sono comuni, così che indovinano spesso quel male che spesso accade, mentre se dicessero che sono presagio di felicità, spesso sbaglierebbero.

Attribuiscono la felicità a rare congiunture del cielo.

Così sbagliano di rado.

483

Ci sono solo due tipi di uomini, i giusti che si credono peccatori, e i peccatori che si credono giusti.

484

Eretici.

Ezechiele.

Tutti i pagani parlavano male di Israele e anche il profeta.

E manca poco che gli Israeliti avessero il diritto di dirgli: « Tu parli come i pagani », a lui che si fa forte del fatto che i pagani parlano come lui.

485

L'unica e vera virtù consiste dunque nell'odiare se stessi, dal momento che la concupiscenza ci rende odiosi, e nel cercare un essere veramente degno d'amore per amarlo.

Ma poiché noi non possiamo amare ciò che è fuori di noi, bisogna che amiamo un essere che sia e non sia in noi.

E questo è vero di ciascun uomo.

Ora, non c'è che l'Essere universale che sia tale.

Il regno di Dio è in noi.

Il bene universale è in noi, è noi stessi e non è noi stessi.

Pagani J.C.

Maometto

Ignoranza di Dio

486

Tutto volge al bene per gli eletti.

Anche le oscurità della Scrittura, perché essi le onorano in virtù della chiarezza divina, mentre tutto volge al male per gli altri, anche la chiarezza, perché essi la bestemmiano a causa delle oscurità che non comprendono.

487

Non bisogna giudicare ciò che è il Papa da qualche parola dei Padri ( come dicevano i Greci in un Concilio. Regole importanti ) ma dagli atti della Chiesa e dei Padri e dai canoni.

L'unità e la molteplicità: « Duo aut tres »

« In unum », errore a escludere uno dei due, come fanno i papisti che escludono la molteplicità, o gli ugonotti che escludono l'unità.

Non è possibile credere ragionevolmente contro i miracoli.

Il Papa è primo.

Chi altro è conosciuto da tutti, chi altro è riconosciuto da tutti, potendo penetrare in tutto il corpo perché possiede il ramo principale che s'insinua dovunque?

Com'era facile far degenerare ciò in tirannia!

Per questo Gesù Cristo ha dato loro questo precetto: « Vos autem non sic ».

488

Giuseppe figura di Gesù Cristo.

Innocente, molto amato dal padre, inviato dal padre per vedere i fratelli, è venduto dai fratelli per venti denari.

E con questo è diventato loro signore, loro salvatore e salvatore degli stranieri, e salvatore del mondo.

Ciò non sarebbe accaduto senza il disegno di perderlo, la vendita e la riprovazione da parte loro.

In prigione, Giuseppe, innocente, tra due criminali.

Gesù Cristo sulla croce tra due ladroni.

Predice a uno la salvezza e all'altro la morte, basandosi sulle identiche apparenze.

Gesù Cristo salva gli eletti e danna i reprobi a parità di colpe.

Giuseppe non fa che predire, Gesù Cristo opera.

Giuseppe domanda a colui che sarà salvato di ricordarsi di lui quando sarà nella gloria.

Anche quello che viene salvato da Gesù Cristo gli chiede di ricordarsi di lui quando sarà nel suo regno.

Si cade nell'eresia a spiegare sempre « omnes » di tutti.

Ma eresia anche a non spiegarlo qualche volta di tutti.

« Bibite ex hoc omnes ».

Gli ugonotti eretici spiegandolo di tutti.

« In quo omnes peccaverunt ».

Gli ugonotti eretici facendo eccezione per i figli dei fedeli.

Si devono dunque seguire i Padri e la Tradizione per sapere quando, perché c'è da temere l'eresia da una parte e dall'altra.

489

Miscellanea.

Modo di parlare.

Mi ero voluto applicare a ciò.

490

La sinagoga non periva perché era una figura.

Ma poiché non era che una figura essa è caduta in schiavitù.

La figura è sussistita fino alla verità, così che la Chiesa fosse sempre visibile, o nella raffigurazione che la prometteva o nell'effetto.

491

« Un miracolo », si dice, « rinsalderebbe la mia fede ».

Lo si dice quando non lo vediamo.

Certe ragioni da lontano sembrano limitare il nostro sguardo, ma quando ci si avvicina si comincia a vedere anche al di là.

Niente ferma la volubilità del nostro spirito.

« Non c'è regola », si dice, « che non abbia qualche eccezione, né verità così generale che non presenti qualche aspetto dove non funziona ».

Basta che non sia del tutto universale per darci motivo di applicare l'eccezione alle circostanze presenti e dire « Ciò non è sempre vero, dunque ci sono casi in cui non vale ».

Rimane solo da mostrare che questo è uno di quei casi, e se non si è maldestri o sfortunati la connessione si trova.

492

Stravaganze degli Apocalittici e dei Preadamiti, Millenaristi, ecc.

Chi vorrà trovare fondamento per opinioni stravaganti sulla Scrittura, prenderà esempio da questo.

È detto che « questa generazione non passerà senza che tutto ciò si realizzi ».

A tal proposito dirò che dopo questa generazione ne verrà un'altra e così di seguito.

Si è parlato, Paralipomeni, di Salomone e del re come se si trattasse di due persone diverse.

Dirò che erano due.

493

Le due ragioni opposte.

Bisogna cominciare da lì; senza questo non si capisce niente, e tutto è eretico.

Ma anche in fondo a ogni verità bisogna aggiungere che ci si deve ricordare della verità opposta.

494

Se non si dovesse agire che per il certo, non si dovrebbe fare niente per la religione, perché essa non è certa.

Ma quante cose non si fanno per l'incerto: viaggi sul mare, battaglie!

Dico che allora non si dovrebbe fare niente del tutto, perché niente è certo.

E che c'è maggiore certezza nella religione che nel fatto di vedere la luce domani.

Perché non è certo che arriveremo a domani, mentre è certamente possibile che non ci arriviamo.

Non si può dire la stessa cosa della religione.

Non è certo che sia, ma chi oserà dire che è certamente possibile che non sia?

Ora, quando si lavora per domani e per l'incerto, si agisce in modo razionale, perché si deve lavorare per l'incerto, secondo la regola delle spartizioni che ho dimostrato.

Sant'Agostino ha capito che si lavora per l'incerto sul mare, in battaglia, ecc., ma non ha capito la regola delle spartizioni, secondo cui è necessario.

Montaigne ha capito che ci si offende per uno spirito zoppo e che l'abitudine può tutto, ma non ha capito la ragione di queste conseguenze.

Tutti questi hanno capito le conseguenze, ma non hanno visto le cause.

Rispetto a quelli che hanno scoperto le cause sono come quelli che hanno solo gli occhi rispetto a chi ha l'intelligenza.

E benché gli effeti si capiscano con l'intelligenza, questa intelligenza, rispetto a quella che capisce le cause, è come i sensi del corpo rispetto all'intelligenza.

495

L'eloquenza è un'immagine del pensiero, e così quelli che, dopo aver dato la raffigurazione, aggiungono ancora qualcosa, al posto di un ritratto fanno un dipinto.

496

« Carrozza capovolta » o « ribaltata » a secondo dell'intenzione.

« Spandere » o « versare » a secondo dell'intenzione.

Arringa di Le Maître sul cordigliere per forza.

Simmetria.

In ciò che si vede con un colpo d'occhio.

Fondata sul fatto che non si ha ragione di fare altrimenti.

E altresì fondata sul volto dell'uomo.

Da cui deriva una simmetria in larghezza, non in altezza e profondità.

497

Scaramuccia che pensa solo a una cosa.

Il dottore che parla un quarto d'ora dopo aver detto tutto, tanto è preso dal desiderio di parlare.

498

Cambiare aspetto a causa della nostra debolezza.

499

« Indovinare quanta parte prendo al vostro dispiacere ».

Il Cardinale non voleva che lo si indovinasse.

« Ho l'animo pieno d'inquietudine ».

« Sono pieno d'inquietudine » è meglio.

Eloquenza che persuade con la dolcezza, non con il dominio, da tiranno non da re.

500

Esiste un modello di piacere e di bellezza che consiste in un certo rapporto tra la nostra natura, debole o forte che sia, e la cosa che ci piace.

Tutto quello che è formato su questo modello ci piace, casa, canzone, discorso, verso, prosa, donna, uccelli, fiumi, alberi, stanze, abiti, ecc.

Tutto quello che non è fatto su questo modello non piace a chi ha gusto.

E come c'è una relazione perfetta tra una canzone e una cosa fatte su questo modello buono, in quanto sono simili a questo unico modello, sebbene ciascuno secondo il proprio genere, così c'è una relazione perfetta tra le cose fatte sul modello cattivo.

Non che il modello cattivo sia unico, perché ce ne sono infiniti, ma qualsiasi cattivo sonetto, per esempio, su qualsiasi falso modello sia fatto, assomiglia perfettamente a una donna vestita secondo questo modello.

Niente fa capire meglio come sia ridicolo un falso sonetto che considerarne la natura e il modello, immaginando in seguito una donna o una casa fatte secondo questo modello.

Bellezza poetica.

Come si dice « bellezza poetica », si dovrebbe anche dire « bellezza geometrica » e « bellezza medica », ma non lo si dice, e il motivo sta nel fatto che si sa bene qual è l'oggetto della geometria, e che esso consiste in prove, e qual è l'oggetto della medicina, che consiste nella guarigione; ma non si conosce in cosa consiste la piacevolezza, che è l'oggetto della poesia.

Non si sa quale sia il modello naturale che si dovrebbe imitare, e in mancanza di questa conoscenza si sono inventati certi termini bizzarri: « secolo d'oro », « meraviglia dei nostri giorni », « fatale », ecc.

E a questi modi di dire si dà il nome di « bellezza poetica ».

Ma chi immaginerà una donna fatta su quel modello, che consiste nel dire piccole cose con grandi parole, vedrà una graziosa fanciulla tutta piena di specchietti e catenine, di cui riderà, perché si conosce meglio in cosa consista la piacevolezza di una donna che quella dei versi; ma coloro che non se ne intendessero, ammirerebbero questo abbigliamento, e in molti villaggi la prenderebbero per regina, e per questo noi chiamiamo i sonetti concepiti secondo questo modello: « le regine del villaggio ».

In società non si viene riconosciuti come intenditori di versi se [ non ] si espone l'insegna di poeta, matematico, ecc., ma le persone colte non espongono insegne e non fanno differenza tra il mestiere di poeta e quello di ricamatore.

Le persone colte non vengono chiamate poeti, né geometri, ecc.

Ma essi sono tutto ciò e giudicano tutti quelli.

Non li si indovina, e parleranno di ciò di cui si parlava quando sono entrati.

Non ci si accorge in loro di una qualità piuttosto che di un'altra, se non all'occorrenza di metterla in atto, ma allora ci se ne ricorda.

È una loro caratteristica che non si dica di essi che parlano bene quando non si tratta di lingua, e si dica che parlano bene quando se ne discute.

È dunque una falsa lode quando si dice di un uomo, che sta entrando, che è molto bravo in poesia, ed è un cattivo segno non ricorrere a un uomo quando si tratta di giudicare dei versi.

501

La fede è un dono di Dio.

Non crediate che diciamo che è un dono del ragionamento.

Le altre religioni non dicono questo della loro fede.

Esse non davano che il ragionamento per arrivarvi, il quale tuttavia non vi conduce.

502

Il diavolo ha turbato lo zelo degli Ebrei prima di Gesù Cristo, perché ciò sarebbe stato salutare per loro, ma non dopo.

Il popolo ebreo irriso dai Gentili, il popolo cristiano perseguitato.

503

« Adam forma futuri ».

I sei giorni per formare uno, le sei epoche per formare l'altro.

I sei giorni di cui Mosè parla per la creazione di Adamo, non sono che la raffigurazione delle sei età per formare Gesù Cristo e la Chiesa.

Se Adamo non avesse peccato e Gesù Cristo non fosse venuto, non ci sarebbe stata che una sola alleanza, una sola età degli uomini, e la creazione sarebbe stata raffigurata come realizzata in un solo tempo.

504

« Ne si terrerentur et non docerentur, improba quasi dominatio videretur ».

Agostino, Ep. 48 o 49.4 To. Contra mendacium, ad Cosentium.

Indice