Summa Teologica - I

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Teologia e visione di Dio

Tommaso ha offerto una formulazione tecnica del rapporto di dipendenza che lega la teologia alla fede in quella che per convenzione chiamiamo la teoria della subalternazione.

Essendo stati consacrati a questo tema numerosi studi dettagliati, sarà sufficiente ricordare di esso l'essenziale e soprattutto valorizzarne il significato profondo.17

Il presupposto di base è la nozione aristotelica di « scienza ».

Questa è troppo diversa da ciò che noi intendiamo oggi con tale parola e quindi non possiamo esimerci da alcuni chiarimenti.

Anche se, come vedremo, Tommaso la modificherà sensibilmente per il suo proprio uso, lo schema generale del suo modo di procedere resta proprio quello.

Per Aristotele, possedere la scienza di una cosa significa averne una conoscenza certa grazie al ragionamento che permette di dimostrare perché essa è necessariamente così e non altrimenti.

Questa conoscenza la si ottiene mettendo in relazione alcune verità conosciute in modo evidente chiamate « principi », con altre verità meno note ( che si scoprono in effetti a partire dalle prime ) chiamate « conclusioni ».

Il legame necessario della verità-conclusione alla verità-principio fa sì che si possieda allora la « scienza ».18

Seguendo l'esempio dato regolarmente da san Tommaso, la risurrezione del Cristo costituisce la verità-principio che permette di spiegare la risurrezione dei cristiani, che risulta la verità-conclusione.19

Questo esempio, che ritorna spontaneamente sotto la penna di san Tommaso ogni qualvolta debba proporre un modello di ragionamento teologico, mostra contemporaneamente la difficoltà maggiore contro cui urta la trasposizione in teologia del modello aristotelico della scienza.

La scienza parte da principi che le sono « evidenti », verità di base, assiomi o postulati, che restano indimostrati e che non hanno bisogno di esserlo dato che sono immediatamente colti alla luce dell'intuizione.

Questo non può accadere nel caso della teologia: essa non ha e non può avere l'evidenza dei suoi principi.

Lungi dall'essere evidente, la risurrezione di Gesù non può essere che oggetto di fede.

L'esempio che Tommaso propone sembra dunque provare il contrario di ciò che vorrebbe, quasi spiegasse una cosa oscura con una più oscura.

E qui che interviene la nozione di scienza « subalternata ».

Aristotele aveva previsto il caso di alcune scienze che non hanno l'evidenza dei loro principi, ma che dipendono da un'altra scienza che fornisce loro l'equivalente ditale evidenza tramite la certezza delle sue dimostrazioni.

Così l'ottica dipende dai principi che le fornisce la geometria, e la musica dalle leggi della matematica.20

Non è necessario qui entrare nei dettagli della dimostrazione, è sufficiente sapere che la teologia si trova in una situazione analoga.

La « scienza » che possiede l'evidenza delle verità di cui tratta la teologia è la conoscenza che Dio ha di se stesso e del suo disegno di salvezza.

Questo sapere egli lo comunica innanzitutto ai beati in patria, i quali lo vedono faccia a faccia grazie alla luce della gloria, ma tramite la luce della fede, lo comunica anche agli uomini che, essendo in cammino verso la patria definitiva, non lo vedono ancora.

La fede è dunque il luogo spirituale in cui l'ignoranza dell'uomo si articola con la scienza divina; questo è il senso profondo della subalternazione, secondo san Tommaso.

Essa fu molto combattuta nel suo tempo poiché non corrispondeva evidentemente a tutte le condizioni della subalternazione secondo Aristotele, ma possiamo qui tralasciare tutto ciò.

Come spesso accade quando utilizza del materiale preso in prestito dallo Stagirita, Tommaso gli fa subire una trasposizione radicale per il fatto stesso che lo utilizza in un clima evangelico completamente sconosciuto al filosofo pagano.

Sarebbe ingiusto rimproverare l'uno o l'altro, ma se da un lato la teologia non può costituirsi come scienza propriamente detta secondo il canone aristotelico ( visto che non potrà mai acquisire la scienza dei suoi principi, ma sarà sempre obbligata a crederli ), dall'altro è proprio questo che ne costituisce per noi la grandezza.

La trasposizione effettuata da Tommaso sottolinea la necessità imprescindibile della fede teologale per il lavoro teologico: « Colui che pratica una scienza subalternata non giunge alla perfezione di essa che nella misura in cui la sua conoscenza è in continuità con quella del sapiente che pratica la scienza subalternante.

Anche in questo caso, egli non avrà la scienza dei principi che ne riceve, ma soltanto delle conclusioni che ne trae necessariamente.

E così che il credente può avere la scienza di ciò che conclude a partire dagli articoli di fede ».21

Se ci si ricorda ora del desiderio di vedere che anima questa ricerca, si è allora in grado di situare la teologia nella vita cristiana.

Essa non è estranea al movimento dell'essere cristiano alla ricerca di Dio; anzi, essa si situa esattamente sulla traiettoria che va dalla fede alla visione beatifica.

E di conseguenza il teologo che la pratica si trova in una situazione completamente diversa da quella di uno studioso di qualsiasi altra branca del sapere.

Egli non ha nessun bisogno di abbandonarla per trovare Dio, gli è sufficiente spingere al massimo l'esigenza della sua scienza per essere irresistibilmente diretto verso Colui che è lo scopo ultimo della sua vita di credente.

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17 Si potrà completare questo accenno con J. -P. TORRELL, La théologie catholique, cap. 3, oppure con H.-D. GARDEIL, La méthode de la théologie, in S. THOMAS D.AQUIN, Somme théologique [della «Revue des Jeunes»], La Théologie, q. I, a. 1, Paris 1968, pp. 93-140; o il più erudito, ma fondamentale: M.-D. CHENU, La théologie comme science au XIIIe siècle, Paris 1957 più recente: J.-P. TORRELL, La scienza teologica secondo Tommaso d’Aquino e i suoi primi discepoli, in G. D.ONOFRIO (ed.), Storia della Teologia nel Medioevo, TI, Piemme, Casale Monferrato 1996, pp. 849-934.
18 Super Boetium De Trinitate, q. 2, a. 2, Leon., t. 50, pp. 94-97; Expositio libri Posteriorum I, 2-4; Leon., I 2, 1989, pp. 10-22;
T. TSHIBANGU, Théologie positive et théologie spéculative, Louvain-Parjs 1965, pp. 3-34: «La notion de science selon Aristote».
19 I, q. 1, a. 8; De uer. q. 14, a. 2 ad 9; Sent. I, Prol., a. 5 ad 4.
20 I, q. 1, a. 2; Sent. I, Prol., a. 3, q. 2; SuperBoetium De Trin., q. 2, a. 2 ad 5.
21 De Ver. q. 14, a. 9 ad 3.