Summa Teologica - I

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Articolo 7 - Se Dio sia del tutto semplice

1 Sent., d. 8, q. 4, a. 1; 1 Cont. Gent., cc. 16, 18; De Pot., q. 7, a. 1; Compend. Theol., c. 9; Opusc. 37, De Quatuor Oppos., c. 4; De Causis, lect. 24

Pare che Dio non sia del tutto semplice.

Infatti:

1. Le opere di Dio sono imitazione di Dio, per cui tutti gli enti derivano dal primo ente e tutti i beni dal primo bene.

Ma tra le cose provenienti da Dio nessuna è del tutto semplice.

Quindi Dio non è del tutto semplice.

2. Tutto quanto vi è di meglio deve essere attribuito a Dio.

Ma presso di noi i composti sono migliori delle realtà semplici, come i corpi misti sono migliori degli elementi e gli elementi delle loro parti.

Non bisogna dire, quindi, che Dio è del tutto semplice.

In contrario:

S. Agostino [ De Trin. 6,6.8 ] dice che Dio è veramente e sommamente semplice.

Dimostrazione:

Si prova in più modi che Dio è del tutto semplice:

Primo, in base a quanto si è detto sopra [ nella presente argomento ].

Infatti, dato che in Dio non vi è composizione alcuna - non quella di parti quantitative, non essendo egli un corpo; né quella di forma e materia; né distinzione tra natura e supposito; né tra essenza ed essere; né composizione di genere e differenza; né di soggetto e di accidente -, è chiaro che Dio non è composto in alcun modo, ma è del tutto semplice.

Secondo, poiché ogni composto è posteriore ai suoi componenti e da essi dipende.

Ora Dio, come si è dimostrato [ q. 2, a. 3 ], è il primo ente.

Terzo, poiché ogni composto è causato: infatti realtà di per sé diverse non vengono a costituire una qualche unità se non in forza di una causa unificatrice.

Ora, Dio non è causato, come si è visto [ q. 2, a. 3 ], essendo la prima causa efficiente.

Quarto, poiché in ogni composto è necessario che vi sia la potenza e l'atto, il che non può verificarsi in Dio.

Infatti o una delle parti è atto rispetto all'altra, o per lo meno tutte le parti sono in potenza relativamente al tutto.

Quinto, poiché ogni composto è un qualcosa che non conviene ad alcuna delle sue parti.

Il che è evidentissimo nei composti di parti eterogenee: infatti nessuna parte dell'uomo è uomo, e nessuna parte del piede è piede.

Nei composti invece di parti omogenee qualcosa che si dice del tutto si dice anche della parte, come una parte dell'aria è aria e una parte dell'acqua è acqua; tuttavia qualcosa si dice del tutto che non conviene alla parte: se p. es. tutta la massa dell'acqua è di due cubiti, altrettanto non si può dire delle sue parti.

E così abbiamo che in ogni composto vi è sempre qualcosa che non gli è identico.

Ora, se ciò può dirsi di un essere il quale ha la forma [ ma non è la sua forma ], che cioè esso ha qualcosa che non è esso stesso ( come in una cosa bianca vi è qualcosa che non appartiene alla natura del bianco ), tuttavia nella forma stessa non vi è nulla di eterogeneo.

Quindi, essendo Dio la sua stessa forma, o meglio il suo stesso essere, in nessun modo può dirsi composto.

E accenna a questa ragione S. Ilario [ De Trin. 7,27 ] quando dice: « Dio, che è potenza, non è costituito di debolezze; lui, che è luce, non è composto di oscurità ».

Analisi delle obiezioni:

1. Ciò che deriva da Dio è imitazione di Dio come le realtà causate possono imitare la causa prima.

Ora, è proprio della natura dell'ente causato essere in qualche modo composto, dato che per lo meno il suo essere è distinto dalla sua essenza, come vedremo più innanzi [ I, q. 50, a. 2, ad 3 ].

2. Quaggiù, tra noi, i composti sono più perfetti degli enti semplici perché la bontà perfetta della creatura non può trovarsi nell'uno, ma richiede la molteplicità; la perfezione della bontà divina si ritrova invece tutta nell'unità e nella semplicità, come vedremo in seguito [ q. 4, a. 2, ad 1 ].

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